Omnibus - anno II - n.3 - 15 gennaio 1938

I ARDO t' nuhih-, don Giovanni ~e Candia n.lcquc d Cagliari à~~ 11 _'7 ottobn.: 1810 dal cavalier<· ~ Stdano Dc Candi:1 d'Alghero 1· dalla nobildonna Caterina Crìxoni da Oz.icri. Non, come fu detto. duchi e marchesi i :,uoi (la leggenda ebbe forM: origine da uno :,chcr.-.o di Mario il quale. qu;mdo cant.1va ndla Lucre_::.iaBorgia, solcv.1dire che la prota~omst;.\ tra quasi w.1 zia: alludendo a quel Giovanni Borgia du(:a di C:lndia, appunto, che il V.ilcntino avrebbe fatto gcttarc nel Tcvtn·), non duchi t· marchesi, ma di quella nobiltà isolana fcdcli~sirna ..ti Savoi,,, riC"ca di tradi- ✓.ioni militari quaç.i quamo quella del vecchio Piemonte. Con una famig:li;1 to:,Ì, tutt.i picn.1 di ~1·1wrali l' d'aiutanti di c.ainµo di rt· 1· di principi, avendo sempre sotto gli ,w·_chi quel panorarna d'uniformi, di ,c1ahole1 di decorazioni, un rag:\zZO :-.a :,,ubito qualt~ llarà In ,ua carriera. A dodid anni. infatti, lo m,rndano a Torino, .,ll'An:ademia milìtarc. Siamo nel 1822 e il momento è dcli- <·ato. Delicato !1pecialmcntc in quei cortili, in quelle camerate dove i nomi degli ufficiali che capeggiarono la rivoluzione dcll'.rnno ~1vanti - i Santaro!l<t i San Mar.lana, i Collegno - sono Sl; tutte le bo<-che: dove, al momento dell'appello, il nome dell'allievo Dc Candia Giovanni segue di poco il nonw dell'allit·vo Cavour Camillo. prccedt·ndo di non molto il nome dell'allievo Lamarmora Alfomo. Per il figlio d'un rigido con~crvatore, di un fedele di Carlo Fdin•. non c'è male. Quelle mormorazioni, quei ,;.u;;.~urrii,quei fremiti .1giscono ;;;u di lui. Sua madre, la iX'lli:,,,:,i111Caatcrin;1 (e on ne peut oublier une telle beau- ,;, >, dirà Luigi Filippo al figlio, anni dopo)i amante ddlc arti 1 musicista, è una di quelle donne che i cronisti del Risorgimento chiamerebbero e di liberi -.cmi ». Giovanni le ra:,som~lia in tutto. Una carezza che gli ha fatto Byron. J Nizza, quand'era piccino, è stata la ,ua prima cresima: è in lui il senso lirico, anzi melodrammatico della lihcrtà. Sui banchi dell'Accademia, perciò, le mappe militari lo interessano ..p. ccialmente come pezzi di pittura. Fuori, al campo, lt· marcette dei tamburini gli servono soprattutto come inl'itamcnto, come weglia jX'r la voce. Ecco, la voce. L'allievo Dc- Candia Giovanni ha una voce! Qui ci vuole un tecnico, un intenditore. Viene il tecnico, t' clas:,ifica di colpo quelle adole- ,centi note: has~. Ma questi benedetti tecnici non capiscono che dargli una voce di basso, a un ragazzo come quello, __ .._è come consegnare a un guerriero un'elsa senza lama? Per fortuna arriva in tempo Mercadante, di passaggio a Torino, lo sente, e, con uno dei suoi caratteristici scoppi tra pugliesi e napoletani, devia felicemer1te il corso della storia : e Ma che baslO, ma che bas.so! ChiJto è tenore. caro mio. e che tenore! >. Qu..i.ndo uno h<1vent';111ni, :,tupcndc f,lttezzc e le spalline dei Cacciatorì di Sardcgna 1 il meno che gli possa toc- <·arc in sorte è di essere addetto alla Persona di una dama illustre. Come giusto preludio alla vita tenorile, ecco infatti il sottotenente Dc Candia Giovanni al seguito della Duchessa di Bcrry, a Genova, nell'estate del 1831. Idea pili infelice. dal loro punto di vi!lta, i suoi ~uperiori non potev;mo ;1vere. .\1aria Carolina infatti cbhe tutti ~li istinti della primadonna. non r-sclu- ,o quello di non considerare mai il proprio ciclo finito. A Genova, poi. con quell'aun .-.oL-ldi esule pt;~guitata, in un ambiente già scaldato abhastanza dal Ruffini e dai .\1azzini, la sua pre- ,1.:nza aveva llpiccati caratteri di teatr.tlità. Con quc:IL.1pcricolo!IJ \ icinanz... tr.'l i µrimi amori e i primi contatti coi ~iovani carbonari. si decise for!ICil de• ~tino di Giovanni. Fatto ,ta che allorquando, partita fin,1lmcntc l'irrequieta duchessa. don Stefano Dc Candia, governatore milit..-1.rld·i .'.'l'izza, riC'hiamò presso di sé il figlio, qualcosa, anzi molto, tra i due era mutato. E furono tre a1111id'incomprensione, di ~il<:nzi, di urti '-mOrlati appena dalla prescnu della madre: tanto più che proprio in quei tre anni. tra l'e!lilio di C:,vour a Bard, l':i.rrcsto di .\•lazzini, la 1r.igic<1fine di Jacopo Ruffini nel carcere della Torre e la condanna .1 morte di Garib.ildi. I~ materia di di\\idio tra un gc:ncralc lcali~ta e un ufficialctto the contJva i lluoi amici migliori tra gli affiliati alla e Giovine Italia :, e ai e Cavalieri della Libertà », non mancò di rerto. A conflitto apçrto. a rottura ,1vvc11uta, rice\'etu· l'ordine di tornare a Genova e di prcsentar:,i al marchC\C Paulucci, soprannominato e il tt·rribilc ~ per la ~uil severità \·trw la gente politicainc:nte so~petta. Il Paulucci 1 dopo un di~orsetto agrodokc, gli con- •,c.:gna un incart.1mento da portare a Cagliari. T'utto qui? Tuuo qui. Se non che tra qul·i gio\ ..ini ufficiali cir1·ola una leggenda - non del tutto IC"ggcnda,par<' - M:condo la quale a Cagliari -,i comincia con gl'incartamenti e -.i finisce in forteuai prigioJCA&IO lfELLA PABTE DI B.AOUL BEGLI "UOOlf'OTTI" nieri1 magari per qualche anno. Al tenentino, con tutte quelle sottane attorno, fra l'altro, l'idea di una crociera così ricca d'imprevisti non va. Ma forse è solo un sospetto il suo, forse la sua e testa calda » gli fa vedere la burrasca dove è solo il sereno. In quc- :,to stato d'animo chiede un colloquio al suo Re. Peggio. Carlo Alberto, che non è più il Carlo Alberto della radiosa Reggenza e non è ancora il Carlo Alberto della prima guerra liberatrice, lo riceve con freddezza e lo congeda con parole evasive. F. la disgrazia certa, dunque, è la fine. La sua « testa calda> ~li suggerisce allora l'estrema risoluzione. Cominciò a que-:•o punto il melodramma della sua vita, con tumultuose battute d'aspetto in cui parve, a tratti, che dovesse naufragare ogni cosa. La fuga, intanto, fu tutt'altro che facile. Quando si accorsero della sua sparizione, la sorveglianza ai porti e sul confine fu raddopJfiata, mentre spie e poliziotti frugavano da per tutto. Da per tutto, ma non, s'inten<l(', nelle stan7,e reali dove Giovanni stètte rinchiuso circa un mese, con la tenera complicità di una dama di Palazzo. (Forse il suo e Almaviva » famoso nasce lì, tra i fruscii dei vestiboli segreti, in mezzo ai bisbigli delle ridenti cameriste). Quando la vigilanza della polizia si fece mcno,accanita, si travestì da pe- -..catorc e con l'aiuto di amici generosi potè finalmente imbarcarsi su un battello diretto a Marsiglia. Diciassette giorni tcmpcsto:,Ì 3u un harconc carico d'emigranti e di fu~c6aschi. Melodramma. A completare il 'quddro del tra\estimento manca solo quel « Di' tu se fedele il flutto m'aspetta > del Ballo in maschera, che ~ario canterà poi, a distam.a di un buon quarto di ..ccolo1 d.svanti ai parigini, lanciando ntlla chiusa uno di quei si acuti «auxqutU le pubhc rèpo,1d toujouTI par des applaudisume,it frinlliques ». ~a se dobbiamo credere al racconto che di questa fuga romanzesca ha fatto Giuditta Gautier, non mancò invece, du• rante la traversata 1 una pittoresca anticipazione dcli'«~ scherzo od è follia >. A bordo c'era infatti una zingara: e ... ella abbraccia d'un solo colpo d'occhio quella sagoma maschia e fiera che gli stessi cenci di cui è vestito drappeggiano con la precisione d'una uniforme. E le sue labbra si atteggiano ad un fine sorriso, mentre ella mormora: "Questa mano di gentiluomo non ha mai tirato la rete ... ". E mentre il giovane si guarda attorno 1 dapprima ~paventato1 ma poi subito rassicurato dall'indifferenza dei suoi compagni, ella aggiunge, rapidamente: "Vedo la tua fronte cinta dei lauri della gloria! " ». Sbarcato a Marsiglia, avrebbe dovuto essere la quiete, o almeno un principio di <1uicte,per lui. Niente affatto. Quando uno nasce col destino dell'eroe byroniano, accade nella vita come nei poemi e nei romanzi: che fino all'ultima pagina le avventure gli si precipitano addosso. A Marsiglia, dunqut, la polizia attendeva da un momento all'altro l'arrivo del capo dei Carlhti, pretendente al trono di Spagna. A quel tempo Don Carlos avc\'a quarantascttt~ anni e Giovanni Dc Candia venticinque. Era possibile un ec1uivoco? Ma poiché tutte le epoche hanno il loro h1telligence Seruice, servito da persone pochissimo intelligenti, stavolta le spie marsigliesi trovarono che doveva es• sere lui Don Carlos. Insomma lo acciuffarono. E se non era per l'intervento di un funzionario meno ingenuo, l'episodio avrebbe varcato i Iirniti del farscscu. Comuçque 1 bastò per fargli camhiarc itinerario. Aveva deciso in un pnmo tempo di recarsi in Spagna; ma ora, dopo un preludio simile, meglio Parigi, meglio l'Inghilterra. Giungevano intanto a .\.far~iglia le prime notizie dello scand.tlo che quella fuga aveva ,u-«"itato. Nel diario del OIULIA OBISI 11AXOBE DEL TENORE" cognato, don Francesco Roych, si legge : « Ottobre 1 835. La spariziouc: di Giovannino ha cagionato gran dolore in famiglia. Suo padre disse che disonorando se stesso aveva disonorato la famiglia >. Ed è proprio il cognato che s'incarica di portargli a Marsiglia le condizioni del perdono, semplici e terribili secondo il costume del tempo : riveli Giovanni i nomi di coloro che l'hanno aiutato nella fuga, e riavrà il ,uo grado. Ma son proposte da farsi a un ufficiale sardo, nobile e cavaliere? .'.'Jo,se quc,;;to piace al. Re e a suo padre, don Giovanni Dc Candia tornerà in patria e starà tra i soldati come semplice soldato: quanto ai nomi, nemmeno pa,;arnc. non esistono, non sono mai esistiti. Nel dicembre, a Saint-Laurcnt, in uno scenario di neve, ci fu l'addio alla madre e alla sorella Teresa, venute ,ld abbracciarlo, a scongiurarlo ancora una volta di tornare. Momento durissimo per lui1 pericoloso per la storia del bel ca,ito italiano. Ma i santi protettori del melodramma esistono per qualche cosa ; e insomma quel momento fu lluperato. Quando i vecchi romanzieri ci dc,cri• vono quei giovani pallidi e tristi, avvolti in ampi ferraioli, che s'incamrninano JX:r una 'itrnda lunga, volgendo a quando a qu,rndo il capo all'indietro, col cicdio umido di pianto, forse i \'CC· chi roman.lieri ci parlano di lui, di Giovanni Dc Candia che s'avvia sulla i.trada di Parigi, M:nzaprogetti e senza ,;;pcranze. I fcinc diceva che l'lt.-:llia aveva prodotto tre mer..tviglie: Raffaclloi Ros- ,ini e Cri•aina Belgioioso. Certi accolltamenti son fatti unicamente per <tOrprcndere; ma in questo caso servono a darci un'idea di quel che rappresentavano a Pari)?i, in quegli anni, la bella princ1pc55a e i1 suo fammo salotto. Al n. 28 della Rue du ~fontparnassc. dove s'affollavano in numero sempre crescente gli esiliati italiani, capitò, com'era naturale, ii futuro idolo delle frequentatrici della Salle Ventadour. E poiché alle serate di casa Belgioioso si finiva appena d'inchinarsi a Thiers che ci s'imbatteva in Balzac, si sfuggiva la Sand e1 peggio, si cascava nelle braccia di Lady Blcssington, è il caso di dire che Giovanni Dc Candia vi trovò quel che faceva per lui. Tra 9uel\e pareti si :)arebbc esaltato il più freddo negatore di ogni fede politica; in arte, il peggio filisteo si sarebbe fatto rivoluzionario. I rinfreschi non erano copiosi1 forse, nel periodo che precedette la restituzione ai Belgioioso dei beni confiscati (quando fu \ ~to Thiers intento a cuocere due uova per la colazione dell'adorata Cristina), ma in compenso lì dentro l'arte si beveva, si respirava fino a esserne storditi. Tra le varie conversazioni degli ospiti, :,,'insinuava ora un discor~o nuovo1 a proposito di quel tcnentino senza spalline ma con una voce incantevole. pittore e scultore per necessità, che portava con tanta dignitosa grazia la :,ua miscria1 in attesa di una delle dut: ,oluzioni vagheggiate: o entrare a far parte dell'esercito inglese o emigrare in America. Non accadde né quC!llOné qucllo1 ché per il viaggio in America gli mancò !ICmprc il denaro neces.5ario, e quanto alla prome:)sa d'impiego, fattJ.gli pcr- !IOnalmcnte da Wellington, non :)C ne f~cc nulla. Accadde invece che una \Na il suo amico marchese De BrC.mc lo condusse a un ricevimento della contCllS.aMcrlin, quella stcslla Merlin che una diecina d'anni addietro aveva lanciato la ~1alibran negli ambie")ti pa• rigini. Al ricevimento c'erano stavolt., .\1cycrhcer e il direttore dcll'Opéra, il signor Duponchcl, grandi cacciatori di voci. Lo sentono e s'accorgono eh':!quel ragazzo ha in gola una minier., di luigi. Il 1c·atro. Non è la prima volta ( he Kht:lo dicono. M.t quaudo u11u ,1 t.h1;1 ma don Giovanni Dc Candi:.,, cd t: nobile, CJ.v..ilicr~, 1..· h.l degli ,1ntl'flall che han fatto illustre l'imcgna di fa. miglia in battaglie e tornei medievali, a tutta prima l'idea del teatro fa un certo effetto. Pregiudizi? Co:.ì radicati. però, a quel tempo1 che appch.J la notizia della !IUa decisione giunse in p:~ tria, un funzionario del Governo S.irdo .1 Parigi ,1ndò a i.congiurarlo che non f.,cc~:)C'un simile affronto al ,uo ca• .a. to, all\•scrcito, al Re. Troppo tardi, ormai il pili eia f,Hto: c-ioè lo :,tudio del canto col ~cveri:,:,imo Bordogni, rol Ponchard e con lo stesso .\frycrbcrr; lo :,tudio della scena con Michelot della Comédie: infine c'era la scrittur;1 all'Opéra. Che cosa manCa\·a? ;\1ancava il llOHlC: un 110111c d'arte da ~stituirc a quello di famigli,l ; pn <·ancellarc ogni traCC'iadel passato, per nascondere al genitore lontano quella che un vero De Candia avrebbe con• ,idcrata come l'estrema vergogn::t. U,, nonw brev(', di bell'effetto, già storicamente illus.tre in materia di ribellioni e di fug-hc: Mario. Nei co1bC1hi che accu11lp,1g11.1ronuil :,uo e:,ordio. in qud dicembre dd 1838. non è facile di!ltingucre quanta partt· gli toccasse di diritto e quanta invcct· fo:,,c un ~cmplice riverbero della lotta dei partiti all'Opéra. Allora le questioni dei divi cr~t110 lJUestioni nazionali. Sicché la pr !St:ll· t:uione di Mario nel Roberto il dia· volo. nel teatro dove adc,.,so regnava colui che aveva spodestato il famon ~ourrit, vale a dire Gilberto Duprcz ai lc:gittimisti, didamo così. fece un pi,l• <Tre enorme. Si cominciò a parlare di lc·ggcdel taglione, di dito di Dio. e gli applausi ...alirono al ciclo. Tanto più che il e tim· brc flattfur » c'era sul :,< rio, e così gli .attacchi, d'una rar.-i predsiont'. e il >t 11aturt1lt' tenuto e dr manière à remplit la rnll~ >. Ma non mancarono le mormorazioni da parte di quegli altri. di<:t: il flemmatico Engcl1 che è poi tra i biografi di Mario il più autorevole sotto l'aspetto musicale. L'inesperienza del tenorino, il suo nervosismo e soprattut· to l'emissione appoggiata su certe vocali - forse quel cantare aperto di cui parla il Monaldi, che lo udì però negli anni della decadenza - suscitarono accese di~cussioni. I vecchi abbonati criticavano specialmente la sua pronuncia: « found Mario sang with ari accent ». Quella cadenza sarda non lo abbandonerà mai del tutto, ma nemmeno gli impedirà di avere mezzo mondo ai suoi piedi e di guadagna.re qualcosa come una dozzina di milioni di franchi (d'allora). Fosse rimasto all'Opéra 1 tra le beghe interne, i convenzionalhmi accademici e le forzature dello stile mcycrbceri,ino. la :-ua carriera sarebbe :,tata probabilmente diversa. A salvarlo venne in buon punto il crepuscolo di Rubini, l'uomo che ebbe il potcoc di fan· andare in be ,eia il giovane Wagner (e magari pc1 questo non ci voleva molto)1 ma di cu lo stesso .\.-fariodiceva, confidandosi co, l'impresario Strakosch: e Davanti < Rubini, noialtri cantanti non siamo chf dei coristi >. C'er,, da tremare a presentarsi al "J\•atro degli Italiani, dove alla cavatina di un Lablachc :,uccedcva la romanza di una Persiani,.pcr finire con la cabaletta di un Tamburini. Mario, di >tirpc guerriera, non tremò. E il :,uo Elisi, d'amore inebriò le parigine dL"irnillt·ottocentoquarant.1. In quei giorni la /levue des deu'Cmo,ides scriveva del giovane tenore: e Mai '-'intese un organo più dolce e pili inrantevole. un'emissione di voce più ftci.- \ibile e meravigliosa >; cd Arrigo Heinl'. esclamava : e Quale voluttà allorché Mario canta! >. Quando parlano di lui. i croni:-ti hanno il loro quarto d'ora d'estasi. Uno lo chiama e :.uperbo cantore dal viso di Celadone, dall'occhio nero pieno di fuoco »; un altro, « bello come oggi non si sa più esserlo, il più affascinante dei tenori e degli attori »; il parigino dice che ha e u,ie douce,n mag11étique dans le so11rire >; il londinese che è e 011 idt·al stage louer ». E infine Giuditta Gautier: e Questo giovinouo è di una bellezza estrema: il :,uo volto richiama in modo imprell!iionante qudlo di RafT.\ClloSanzio, col suo pallore ainbrato 1 i ,;;uoiocchi neri dolci t languidi, frangiati di ci~lia superbe, la !ì.uabocca dì un rosso vistoso tra la lanugine leggera della barb.t ». Quel che fa meraviglia, dopo ~i1111l descrizioni, è che le assidue della S.11lc Vcntadour, dove si da.vano convegno I( uinolinc più illustri della mondanità t della galanteria, non lo rapis.sero pe1 troppo amore. Si accontentavano le belle e i loro amici - i Rothschil:I. 1 Poniatow:,ki, i Wale\0;ski, i Polignac - di dargli la caccia anche dopo teatro a quel ristorante italiano di Rue Le Pclletìcr. che un fiorentino astuto Paolo Broggi. aveva rnc,;;sosotto la pr~tezio1,c dei cantanti. Nei tavoli di fronte 1 le dame indillcrct~ si ~mllurravano la storia meravigliosa del mo amore per Giulia Crisi. (cot1lt'1ua) EUGENIO GARA

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