Omnibus - anno II - n.3 - 15 gennaio 1938

' l i I ~ CB~®ffiUA :- S ~~0~~-~.~~~~~~e ,. pornt·ngg10, verso le cinque, nd mm • I~ ,olito b..ir, quando vidi entrare una comi- lv tiva di giovanotti. e: Dcv'cucr finita adcuo \ . f la partita >, disse il cameriere. Coi nuovi \ H"nuti c't'ta un piaui11a della mia dilla; ~ •·.·~Nnbra\.'a rhc gli ahri, ridendo, lo prcn• ~; ~ dc..icro in giro. Mi av"·icinai, chiesi cosa n fone di nuovo. Era stato al campo 1pot- ~ , nvo per la prima volta ad assistere ad una 11 partita di olcio; poco pratico delle con- • suciudini, .wcva, parlando con un vicino, loda10 la squadra ospile: un t,tle, seduto da,•an1i a lui, aveva sentito e 1ub1to si era .iluto 111inacciandolo e dicendo: e Lo ripeta )C ha coraggio >. Il nostro agente ne era .ancora disgustato; gli altri ridevano. , Se verrà con noi qualche ahra domenica >, gli disse uno, c. ne vedrà anche di ~.uù bdle. Per fortuna abbiamo vinto, se no poteva ,rndarle peggio. Oggi nemmeno lui >, indicò un altro, c. è finito in Que- ,tura :.. i .-,- L'ahro sorn~e, deponendo il bicchiere del- ,- l'americano bianco: gli ero vicino, e chiesi qualr- fosse la causa di questi suoi arrc1ti rli\t"nuti proverbiali. e Sa, d si app2ssion.1 per il gioco 1>, mi ri~pose, e e cosi qualcosa succede sempre. Non wn più gli anni del dopoguerra, quando le finali di campionato si facevano in carnpo neutro e senza pubblico, e quando i $0~tenitori )i prendevano a revolverate, ma, msomma, hisogna nare all'erta. Volete sat,t·re l'uhima trovai a? All'incontro d('\la no- ~tr.1 squadra con quella di v• ... cr.1Yamo ROllA 800llPAB.l!A: PUZZA BABBEB.INI NEL 1'100 m scuc od otto in tribuna a din· il noStro part're alrarbitro, quando venne una guardia .ì. chird~rci i nomi. Il giorno dopo fum1110 chiamati, r sentimmo che l'arbitro ci .1.\·e._.1d1ato querda per ingiurie. C'è voluca dell:t pa:i.icnza per mettere in chiaro tutto>. Il barisu,, che in quel momento non aveva niente da fa:e, intervenne nel discono. c. Cl·rto che può correre più pericoli uno tome il s,~norc (e indicò il nostro pianista) che ,ia nuovo dell'ambiente, chc uno che sappia come regolarsi ancht se vola qualche pugno 1>. e Mio zio c'è proprio rimasto,, inttr• H·nne un altro. e Si trovò a passarr la domenica a e• ..., Yide che c'rra la nostra 1q_uadra e, con un amico, decise di andare llla p:u ti1a, bt'nché da anni non Ycdcsse <iocare. Voi sapete che con quelli dell11 :.:• . non siamo mai andati d'acco1do ,. e Nd 1934 ,, diue il giovanotto della qucrf'la, c. la parlita di ricupero fu sospesa pt·r con1cgno ostile del pubblico ,. < Bene, mio zio " il suo amico •i sc.det• lero nei popolui e cominciarono a parla~ fra loro, nel nonro dialetto, sc.nu cur ...ui 1roppo della partita. J Yicini stettero ad .1.scohuli un poco, poi uoo gridò: " Sono di ~r ~i!~1:::~'. ! i" d~~ ri~r:va~~:o v:~~,:~r: } nlci giù dai gradini. Se la presero special- I menLe con mio zio, che a,•eva un cappello 1·hiaro che si distingueva mc-glio dell'altro. Mio zio tornò a casa senza cappello: ogni tanto lo facciamo inquietare per questa ~1oria •· Il di"K"OUointcrc.ua,•a ; altri, alzando la ,oce, ccrca,·ano di raccontar qualcosa. Mi ,I :!~:o ~h/;ra "':!~! 0 pite 1 vo~:cn~~•Q~~-~:ra~ J « Scorie di qm:no genere :t, mi disse, e •e J Il r ne possono sentire da tutti, ne càpitano a t'hiunqur frequenli 11• partite. Persino l'av- ,oca10 Perclti (era una delle persone più dhtinte della città) a B• ... è stato picchiato d I tifosi. ~on le dico poi q\icl che 1uc- ' e,M.: 1 v• . dopo una partita decisiva che .,vr,•amo ,·into nell'aprile del '32: dovemmo \ott,1rc un'ora J)('r rtmontare sui torpedoni, io' ci rimi~i la manica di una giacca, e poi C"iaC"c-orgemmoche qu~i vigliacchi ci ave• \ .in tagliate le gouH'nc con il coltello. Quando, nrll'autunno dell'anno dopo, loro sono ,<nuti qui. naturalmf'ntt·, prima che i calJbinicri ci portaucro \•ia, ci 11iamo vendicatj >. Notai rh'e-~li cita,·a con grande sicurezu lt varie partite e mc ne meravigliai '!Orri- ~h-ndo. ., Lui?> intervrnnc a dire il ba1i- ,t.1. • Ma non u che conosce tutti i nomi dri componenti della squadra, fin da quan• do hanno fond:ua la nostra ~ictà? >. Credetti opportuno congratulanni. < Ha una l>l"'llacuhura >, di5$i. e No, solo un po· di u)emoria >, mi rispose modestamente, ma , 1di rh'erJ contento. < Sa, è tutta passione vcr il gioco>, e continuò a nJrrarmi aneddou e ~toriellc fino a quando ci lasciammo Es1~te persino un luogo comune che ne- _.,, ehe ciò che anima questi appaMionati ~i.1 aut~·ntico ~pirito sportivo (non sa.preb: bt ro fart· nulb. di ciò che ammirano, il dice}, ma certo cui possiedono una particolare disposizione che li porta ad e•scre _.~grruivi cd intramigenti al massimo gra- ,lc., come non lo unno cl$ere in nessuna alOJ circo~1anza H.icordo d'a\·er sentito rac· C"ontarc, quand'ero ragazzo, di certi circoli d<'i -.obborghi, ove i gioYanoui del luogo 11npcdivano con la ..i.olcnza l'ingresso ai fo. re~ticri o, quanto meno, alle ragaue più hdlr di ballare coi venuti di fuori: per quc>li umpioni della contrad.t. il di ..c. rti11)cnto serale stav• tanto ndle danz.c che nelle s.cenate di gelosia. Nei sostenitori delle ~quadre di calcio mi pare che accad.1 qualcosa di simile: in fondo, la domer,ica «·ui 1i rrcano alla partita con tutta I.a huon.t \·olontà di menar le mani per ma. uifcstarc il loro fervore e prr impedire , l1e ,di avversari lo manifestino. Brave pcr- ,onl' che fuori dallo stadio, ri1pet1ano la forL.., co;tituita e il proHimo, nel recinto dd l)Opolari o in tdbun:1 si sentono dei fuorilegge e dei violenti: e lo sanno gli ·•Ktnti in borghese e i carabinieri che da 1,mti anni, crssa1i gli scioperi e i ta!fcru• l(li, vedono in questi svaghi domenicali uno dei più fa1icosi servizi di ordine pubblico. Confuso la mia incompetenza in fatto di ,11ioco,e comprendo che ciò mi impedisce dt valu1are nella giusta misura tali uagc- t r;.,ioni di çjmpatia; certo però che que1ta l mtollcrania sportiva è uno sfogo per il 1<mpcramento esuberante di molte perso• ,u·, costrette alla vi1a sedentaria, co,l po• ,cr.1 di avventure. Al loro fianco le donne ',areggiano in isterica espansione, come modirne c.astcllanc ad un torneo appiedato. MASSIMO ALBERINI -rr ·rw:ir--n-.,, ,1, .. Q.w.. L ------=-- tt~~ ..... vi~~1•1· ~ ;1,tmi; ( ~ "1 _, 11 .ti nT. 1f : i'l.,..-.·· ■, •. • JJfffi • •1~·,.,. ~-. 'lii i ~' ., . ,:. ~~~~--,. ,'' ' - • - BO.MA 800llPAR8i: IL TEVERE J. PONTE 818TO HEL 1880 LA STORIA delle inse1ne dei neiot.i o, comunque, de1li uffici i impo,tantuJirna per dar, Ju un COJlume 11n 1i11dit.io attendibile. l: foru p,ustJla ormai l'epoca. delle 1'nugne da.nnunt_ia.nt, che d,rit;avano ,Ju d' Annunt.io il fUJto ue,so immtJgini che poco aueuano tJ che fare ion q11anto Ji dou, ua indicate. Un'inlftna deu, avere 11n1J tHrtmu umpJicità II uuol essere ef~CIJct. /1,1Jtce, avemmo botteghe d'arte dove mo- ,1ari Ji facet•ano foto11afie, oppu;e si uendeua,10 quod,-i, o si tatlitJi;ano I capelli. futto fu boue1a a qiul tempo: e Ji ,i,or• 11ua a quelfo pa,ofo popolare con prelen• t.ioJa 11.miltà. Si ebbero botte1he di poesia, del pane, della Jtouiglia, del lib,o, d,l 9'11.a• d,o, e di tutte I, tOJe ehe H voleutJno ven• dere, non più bruta.lmenle, mtJ ton 11n ga.,- bo veramente poetico. Ci furono poi le in• u1ne come « Jloua Italia,, c. Jloi;a Vilto.- ria •• eccetertJ; e l'elisione della u ump,, apparivo neceJJa11a, ,egno ancora una uolttJ di utrtica ricerttHeU,IJ. Il dopo1uerra fu ,anche l'epoca delle inse1ne f,iuole, sebbene non poco continuaJsero ad auere fortuna quelle uteth· ianti e floretJli. Cli artiJti continutJva.no o usere chiamati dai poneltieri, dai pro/11• mieri, dai bo,bie,-i per decorare l, loro JttJn• t.e. Tutti abbitJmo 11iJto macellai 1con la. po,ttJ decorata. di marmi sontuo1i: salumieri felici pe, il soffitto dipinto del loro ne10• t.io; o,ti non meno 1oddis/atti per le tJlle• 1orie delle ptJreti. E non ertJno più le Jolite alle1orie detli alletti conuiuiali, della sel1Jat1in1J,delle frut:a; mo piultoJto fitura- <,ioni vaghe con le quali l'appetito auei;a paco a che fare. Il tempo, poi, è stato uendi€1Jtit10. Le mouhe hanno Jporcato po anni tanle bellet.t.t plastiche e pi1to11scht. Niente ; più dtsofonte, e quasi diremmo macabro, qutJnto ,erte macellerie dalle decortJt.ioni luride di J1Mtu• e di altre IO«ure. • Ultimamellle è i;enuto di moda il neon. Il neon, Jtnt.a pretendert i noJtri entusiajmi, ha il pre1io di riJpondere a certt i,,-e. rise nectJ1ità. Tutto al più, occorrtrtbbt untJ mauiore serietà nelltJ scelttJ dei ttJ- ,aueri. I caratteri pubblicitari non vo1liono tssere clauici, d'aceordo, ma JlontJno quanrlu diventano arbitrari. Tanti', 1,oppe volte, ltttere una. in111na di un bar diventa fatica. Ma un 1enere di inse1ne UIJ div!JlltJndo di moda ,pecitJlmente a Roma. Quello delle lapidi di traa,,tino, ton i mar,1ini • sman• titJti, q11asi a dare un'illusione di tuta an• tiehità. Se n, servono par,ucchieri, Jarti, macellai, barbieri, e a poco alla volta. 01ni ne10.cio romano V()rrà avere una di quellt inse1ne di 1u1to 1J1cheologi,o. Ma c'ì di p111io: tJnche gli aui;r,coti hanno un de• bole per le ltJpuii, anche i medici, e perfino moltiJJimi u/fid pubblici o commtreiali. Avremo presto una città con le case pi,ne di lapidi t,isliJsime; percorreremo le suade col ,o"tinuo ricordo del cimitero. E " VERAMENTE pietoJo che ,n uno città moderna, e ant.i nei quartieri che uo1liono usere esempio di edilit.ia, si cost,uìuano inurrati da affiltare. Cli interra.ti a JltJpoli utn10110 detti con dispreu.o i c. ba.J· si>; abitat.ioni cioJ Jimili a quelle dei coolics dti ,omant.i di Conrad. Roma è certamente wna delle città p,it. umide d'Italia. Si ueda con qwtJle rapidità l'acqua 1i infiltro ne, fobb,icati Jalendo fino ai piani Juperiori; tanto che, quando si demoliue q11alcht edificio, sfo pure di non antica costrut_ione, lt muraglie e le pareti cadono fradicie tome foJJero un biscolto in- (uppato. Si utda, di conse1uent.o, qu.ali potranno euere le condidoni i.(ieniehe di tJP• parlamenti pe, metà JOttoter,a. Le fami1/ie eh,, p,r le loro tristi condit.ìoni, vi si adattano, non ltJrda.no a p,ovtJrne tli tffelti pernicio1i. Ma è Jop,a.ttutto strano che 11.n'a,chitel• 11ua che si dichiara rat_ionalt, che Ji interessa solo alle tJi,tent..e pratiche dei ciltadini, si adatti ad accetlare questi JÙlemi edilit.i. Cli inter,tJtÌ o Roma non dovrebbero euere abitali, ma soltanto ma1auini per merci. Seppur, poua t,ovtJrJi un commerciante disposlo a manda,-, in rouintJ lo propra ,obtJ. Miurtvo/e i la condit.ione di /omi1lie coJtrttte a uiu,,-, in locali che prendono luce dall'alto; doat manca 01ni intimità fcmiliare ,' doue, d' etlatt, pen,tra la polvere della sttadtJ e d'inuerno la /an1hitli1J, Di fronte a una simile situ1Jt.1one,tJltro non re• Jta che p,oibirt la €0Jlru,tion, di Jimili locali. 1 GIORNALI annun(iano come imminente lo e w,rnt11Jmenlo, dì piaua Santi Apostoli. Palat..co Bale,t,a, da cui ui;,ebbe infr.io 11na nuova arteri'a ,omana, vtr1à ,osi sentaltto 1Jbba1tuto, il cht equivale a fa, perdere a Roma un'alt,-a dell, s11e piat.,t,I, e for,e una delle più. Jin1olari. P1at.t_oSanti ApoJtoli J uno delle più belle di Roma, 11110 delle più o,ijinali piaue d'Italia.: rettan,~lo perfetto, oppa,e armo• nico e ben definita archilettonicamente, 11bbene dal lato di uia Cesare 81Jt1i11i JitJ 11010 gut1Jtat1Jquando, tJnni ftJ, ai si uotle aprire 11.npiù ampio accesJo. Pala«o Bale1t,a, di beli, p,oport.ioni cinquecenteuhe, ui sta come tesla, come ar1ine, tome fondale: una chieJo au,tera., due palaui nobili la /ianehe11iono, e tonto l l'tJ,monia ddle archiletture ehe a sera le campani vi ,uuonano chiare, tQ.me fo musica in un Ja• lotto; e veramente queJta piat.t.a i un ,i. trovo discreto e raccolto. Vi l una piccolo e modesta birreria; epp1ue, ogni sera, nell'aria tJnnebbiata, anche ft cou più frivole e scialbe fanno pensare o una uita si1no,ile, C)n'outomobile che SI ferma, una donna che nt uende e StJle tli ,ca/ini illuminati della bir,eria, dànno l'illuJione di un modo di i;iut:re proprio di untJ ,,onde cillà. E le città, dou11nque, non sono /atte che di queste appa,-ence, e que• ste appa.rtnr.e. non si dànno che quando tulto, dalle strade 01 mu.ri, appare a,- monico. Se piat.t.a Nauona i popolare, piat.t.a StJn Pi,tro Jolenne, piaua di Trtvi /antash€a., quella dei Santi ApoJtoli invece testimonia un ,ostumt civico. Chi vi Ji ,o/ferma, non p11ò non <:onside,tJre come tanta semplice eltgont.a Jia frullo di untJ tradir.ione illustre. Piaua. StJnti Apo,toli crediamo che non debba andtJre perd11t1Jper RomtJ. Quando non IIJ,-à che un'arteria. doue ptJSJeranno i brutti camion del Coue,natorato con lt bottiglie del latte che tintinn1J110, non ci Jarò nu.lla di gua.dtJgnato per RomtJ. Nenuno Ji awed,à più della chiesa, dei palat.t.i; e una pia.ua che ortJ rella nello mente di chi l'ha uiJta anche una ,ola uolttJ, sarà pe,- co,so da pouanh diJlralli. MASSIMINO Taormina, gennaio. ~ ,KO L>IRETTORE, e The best prt• IQ ,ent of Sicily u ihe ber1amotte >. E,c. co quello chr diccv3no al panante, d.alle vetrìnc dei barbieri e dti parrucchieri, taluni cartoncini che le lampade resero leggibili sino al tocco. Sera di gala, quella di ieri 1 Migliaia di teste rinnova. rono la permanente. Gli alberghi, distribuiti nel seno della notte, in giri concentrici, cocnr di nuvole su nuvole, rigurgi• tavano di stranieri e di siciliani: la superficie di tutte le grandi vc1ratc si può dire che ribolline di figur<' umane. Si capiva che un numero strabocchevole di persone occupava il colle di Taormina, coll a ridosso dd mar(' che chi si affaccia dalla ringhiera della pìanctta vede la propria. • ombra stendersi p1·r il pendio diucminato di giardini e di tcrrane, e toccare con la testa la spuma della riYa. Non posso dirle quanti gioYani siciliani lasciano, la nottr di San Silvenro, le loro case di Catania, di Palc1·mo, di ~-tessina, di Enna, di Siracusa e d: Caltanissetta, ove il padre sedendo a ta\•ola col soprabito e il cappello, a cau,a dt:I freddo, leggero prr chi Ya fuori, ma insopportabilr per chi rimane dentro scru..1.camino, senza stufa e srnza u•rmosifone, f(:uarderà con amarena il posto dcll'assrnte e l'inu1ile abbondanza dei piatti. Cli ,tranicri spiccavano poco; e del rr- )to, a Taormina, non spiccano mai. lnol1randosi nel silenzio e nella malinconia del sud, cui domandano, agli altri e a se ucs• si, il segreto di questa antica civihà riuosa e taciturna. La risposta li affa,cina. Come se camminanero davanti a una fi. xura col dito sulle labbra, essi rallcnt.lno il passo. Gli americani, che un giorno avanti, a Roma o a Torino, •i gettavano. l'acqua di selz in piena faccia, ora si parlano ..!l'orecchio e sf'ggono composti ai tavoli dei grandi alberghi, quasi tutti ricavati da monasteri e c.onventi bclliuimi, e dominati, nel loro lusso recente, da figure di santi e da lapidi latine che consigliano il silenzio. I mariti austriaci, romeni, unght!resi e tedeschi, divenuti siRgolarmente gdosi, tengono la J00.!1:lieper un braccio, t- le impediscono di ballare con gli estranei. L.i nobile malinconia araba fa sprofondare come per sempre nelle poltrone le giovani inglesi, dimentiche dei salti del tennis, dc). lo sci e del pattinaggio . Gli stranieri, a Taormina, sono sempre dipinti dei colori siciliani. {E queuo fa la disperazione dei nostri giovani che, sulla via di Taonnina, hanno premuto disperatamente il piede ,ull'acceleratore, credendo di volare Yrrso un paradiso di conversazione t' di liberi rapporti, e ora urtano la fronte, coi loro inchini d'invito al ballo, in freddi nùct " noun !). Ma icrì, notte di San Silvrstro, lo erano più che mai. Nel ~:~: ;: 1 t1:;;ro K;:!;ea1::~~c ce:•~~!~: ~ei ~:: lcrmo e di Catania. Nello stcuo tempo, le nostre §iovani donne erre.avano di farsi scambiare prr amcricanr e per tedesche, e e, ncvano la bocca socchiuu in modo che pareva trattenessero ancora, dopo averne detta mezza poco prima, mezza parola straniera. Era una splendida mascherata di abili, usi e costumi. Se ci fone stata una giuria, il primo premio dei costumi siciliani lo avrebbe ottenuto una giovane ateniese che, camminando, per caso, dietro il podestà di un nostro piccolo paese, ne ICtn• brava la figlia ; e il primo prrmio dei costumi anglouuoni, una ragazza ca1aneu: che si ficcava ogni tanto le dita entro i capelli di platino, e con l'atto di chi mastica qualcosa di amaro espirava adagio adagio il fumo della sigaretta. t inutile dirle che questo scambio di c<,stumi non piace ai giovani siciliani. Nella grande u!a drl San Oornf'nico, che accoglieva la cena e il ballo della notte di San Silvcsllo, lo sforzo maggiore di questi giovani consistette nr! 1og1i('fe dai visi delle s1ranicrc la masch,·rina siciliana. Ciò si otteneva con bicchierì di uischi e- di u1amP41n. Sul banco del bar, molti giovani spesero, con un solo sesto, settimane di vento r di pioggia nei campi dei loro padri e nonni~ Ncllr mani del btJrman, che li raccolsero come una palla, rotolarono gli ombrelli e i cappotti a cui le madri avevano dnunciato o lt ,carpe con le quali era h·mpo di sostituire quelle vecchie del padrr. Ma, in compenso, le arnerìcanc e le ungherNi ridivennero americane e ungheresi. e le siciliane siciliane. La gelosia tornò a chi spettava di diritto, e la libertà fec" la stessa strada nell'altro senso. li cielo di palloncini, wtto il· quale si svolgeva la cena fredda, barcollò tentato dalle pertiche, e cadde. Le signore inseguirono e raggiunsero con la punta accesa della sigaretta le sfrrc multicolori; l'aria si ricmpl di scoppi Una signora ungherese si alzò con un grido perché, fra i miei giovani amici, aveva trovato il suo e tipo>. li marito udl quel grido, che tante Volte aveva turbato la sua pace domestica, e divenne pallido. E poi• ché, nella sua modrstia, credeva di possedere, agli occhi della moglie, la sola atrrattiYa di saper giocare come un bambino, si armò in tutta fretta di quena sua unica buona qualità, e si diede freneticamente ai giuochi e agli .scherzi. Poco dopo, stava per morire asfissiato perché, ballando con un'arancia in bocca, solo in mezzo alla sala, due giov.ani messinesi gli strinsero l'arancia come una tromba e ,mandarono il succo fin dentro i bronchi. Le signore e signorine di grande nome sedevano a larghi taYoli rotondi che, se a.venero potuto girare rapidamente e mr-scolare i colori degli abiti, avrcLbcro ll'landato la luce bianca del sole, essendo quei colori esattamente i colori dell'iride. Il I A menanottc, apparve un enorme I nel fondo della ,ala. Come quando la figura di un poliziotto si profila sulla 1oglia di un ritro\'o notturno americano la luce si spegne, le donne si addossano alle pareti alzando le mani e colpi di rivoltella detonano da ogni parte; così l'apparizion.e di quell'alto, asèiutto, scvrro <uno• ponb nel salone un disordine senza pari, fraca.- so di tappi che saltavano, e un vero e r,roprio spavento. t innegabile che, quando apr,aiono questi e uno >, la vita fa un tu· more singolare, qu:i,i un criu, e rivrla la povertà della sua macchina. Un <".a\•aliuc ci condusse per una .cala dell'albergo e ind:Cò il quadro che ivi si comcrva: di una donna giovane- che allat· ta un Yecchio CQn la barba bianca. Non ~ un brl quadro. Ma il cavaliere, appena lo "ide, parve che avei,sc attaccato le la~bra al ieno stesso della Gioia: 1eoppì6 a ridere, divcnnt> rosso in viso, rivoltò gli occhi, cercò di dir" alcunr cose ma la sua bocca, picn.a. di riso, non mandò che •uoni insignificanti. Sc(.lldcndo le scalc, incontrammo alcune coppie- che furtivamente venivano a vedere il quadro- dd tardo lattante. Ntl salone, gli avvenimenti precipitavano: o, pc~ meglio dire, precipitava la cronaca degh avvenimenti. Giovanotti scuri in viso an• Ounciavano continuamente •candali, flagranze, c_adute di donne irreprcniibili: no- :~t=n~o~:~~~a:~:,eriqu~\ c;:~~/o~~~t! agl'informatori, seguiva.mo di minuto in minuto le avvé'nturc mondane, come, attraverso la radio, le spedizioni al polo. Tutti s'intrressavano alla sorte della piccola amc• ricana che, in quel momento, •i trovava sul quinto gradino della 1cala e l'era fermata, nono11ante I~ insistenze del do_nor ~ ;~; ~:;v~,ri~~ rra;ea~.;ri: 10 d~l~ap:::mv~:1\~ ma. Sarebbe ancortl salita? Sarebbe tornata indietro? Finalmente, un di1paccio conclusivo: era salita! Ma lei non può immaginare la sgradevole impreuione che io hQ avuta, quando ho compreso <'he quegli annundaiori avevano detto la verità, ma che la verità rra del 1utto diversa. La notte di San Silveuro è stata candida e pura: nn· ,uno di qurgli scandali, che la mente accesa dcgl'informatori ha rulmente visto, è rtalmcnte aYvenuto. Le groue .Yerità dei giovanotti scuri in viso non rie1eono a entrare nelle piccole verità della ,tori.a obiettiva.,. Ci siiuno alzati alle undici. Pioviggina. Il tempo non è bello. Ma l'oriuonte di Taormina ~ assai vasto, e accade raramente che tutto il ciclo 1ia coperto: o sul continente, o sull'Etna, o in alto mare una nuvola rotta si vede sempre, e un raggio cli 10lc rirKe sempre ad entrare. Al lume di que• sto iontaninimo raggio, tutta la scena si colora con dokcua; la luce visita i giar• dini e la riva, anche quando eHi sono CO• perii da nuvole nere. Qui il verde non abbandona mai b, terra, e anche l'inverno produce grandi fiori {per de1crivere la grandezza di questi fiori, una •ignora romena univa ieri l'indice e il pollice della dcsha all'indice t' il pollice della 1inistra e spalancava la bocca come per gridare). Data la po1itura della città, è facile, in molte ca.se, collOCare il letto in modo che, aprend1> le imposte al mattino, colui rhe •i •veglia veda nei vetri unicamente uno 1pazio di mare. Questo fa la gioia di un dottore mio amico, che ha rit•mpito la camera di berretti da capitano di lungo corso, pipe, buuole e cartine atlantichr. li Ycnto sof• 6a raramente, ma anche sotto le sue sferiate il mare riesce a mourani prìmavcrile, e trova sempre, fra KOglio e scoglio, un pouo per brillare coo tutti i colori imma- ~inabilÌ. Torno qu,·ua sera a Catania ; Cra pochi giorni, un lungo treno deserto riporterà mc e una valigia ·nell'interno dt:lla Sicilìa. Cordialmente. VITALIANO BRANCATI P. S. • Se ,edc Alberto Savìnio, lo ringrazi pel' Il' gentili parole di consenso che ha YOluto pubblicamente ri\olgere a una mia lettera. Se vcdr Moravia, gli dica che ho letto in Omnib1os il suo ultimo articolo su Huxley. Moravia rimprovera a Huxley di non aver capito che la società del 1cmpo, in cui egli vive, è tragica. Mi pnre che un'affermazione altrettanto accet• tabile sia quella che definisce la società del tempo, in cui Huxley Yivc, come noiosa o comica. Un russo chiese. a Stalin, che voleva premiarlo di talune benemerenze, il privilegio di poter sbadigliare rumorosamente davanti a qualsiasi personaggio, Il privìlcgio era grandiuimo e mirava a sostituire l'altro, di origine feudale, che aveva permesso a taluni nobili di tenere il cappello in testa davanti al re, Ma Stalin rsiliò il russo. Né fu, in questo, uno sciocco Stalin ha giu1tamente paura degli fbadi• gli. Sa bene che non sarà il pugnale di Trouki a uccidere un uomo come lui: dopo avere fermato la vita in Runia, egli sarà diYorato dagli sbadigli del ,uo popolo. In un enorme sbadiglio spariranno lui, il suo brillante Stato Maggiore, la Ghcpeù e tutti coloro che da venti anni ripe:10"0 che vivere pensando sempre la stessa cosa sia la più felice delle vite. LEO LONGANESI • Direttore responsabile S. A. EDITRH;E "OMNlllUS • • )111.ASO Propriirt:1 •ni,ika • liruirr■rla rl5'rv1.1a. RIZ7.01.I & C.: • An. prr \•Artt della S!•mpa • ~lilaM RIPRODUZIONI E~l::t.UITE CON ~M.Ti:.WIAI.)-; FOTOf~R.\FICO • FERRA1"1A •·

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