IWDBIE DI llARDISTINìll UNA M.IMIATURA DI IIUNOERUVA (lluteo Ohloo di Palumoì (CONTINUAZ. DAI NUMERI PRECEDENTI] J I PRESA la strada per Malaga, cd ivi giunti, i superstiti della mischia s'imbarcarono per Gibilterra, e di Il, il 14 agosto 1823, per Cad1cc, dopo qualche Kiomo costretta a capitolare. I battaglioni della milizia di Madrid furono posti fuori legge, e il Mangeruva, che intanto aveva avuto la promozione a tenente colonnello, ma non il soldo arretrato, ebbe la fortuna di poterai nascondere e poi di prt:ndere imbarco su una feluca inglese diretta a Gibilterra. Ebbe il permesso di soggiornarvi 10ltanto otto giorni, spirato il qual termine si trasferl ad Algcsiras, ed ivi, nel i-énembre, partecipò alla difesa del ca- ■tclJo, attaccato da due fregate francesi: vi soffrirono i tormenti della sete e della fame a tal punto che qualcuno, avendo letto di tale espediente nella Slorio d' Amm('Ò di Robertson, suggerì di mettere •- mollo, a scopo gastronomico. il cuoio degli arnesi e delle scarpe; ma nessuno degli assediati riuscì a inghiottire una p1.nìcella di così $ingoiare vivanda. rt 12 ottobre, non potendosi più resistere alla sete, il ì\langeruva· fu spiccato come parlamentare al campo francese, il cui comandante - probabilmente sedotto dalla eloquenza, che conosciamo, del messo - acconsentì che gli assediati uscissero dal castello con le loro robe e s'imbarcassero per Gibilterra. Qui nuove traversie di Andrea, cui fu inibito l'ingresso in città. e che tentò di penetrarvi di nascosto, prima in una botte da tabacco vuota, in cui sta\'a morendo per asfissia nicotinica: poi a nuoto, e non meno infruttuosamcl\- te, scoperto come fu, e preso a fui;ilate, dalle sentinelle costiere; e, infine, av\'alendosi di un regolare permesso di sog- ~iorno intestato ad altro straniero, Visse indisturbato, ma in estrema inopia, p~r akuni mesi. campando la \'ita con lo\'oretti di pittura, fra cui la bandiera di un brick portoghese; ma nel marzo del 1824 fu ancora una voha scoperto ed espulso, insieme con il fratdlo C11rlo,che lo aveva raggiunto. 11 15 aprile dello stesso anno 1 due siciliani si trasferivano sull'opposto continente, a Tangeri. A questo punto finisce la prima parte del manoscritto mangeruviano: quella cht:, ~ccondo la poco attendibile versione di Giorgio v•••, si sarebbe trovata sulla spiaggia di Villanova di ì\Iilfontcs. Con le avventure marocchine ha inizio la seconda parte che, sempre secondo <1uella versione, il Mangeruva avrebbe stesa a Palermo nel 1844, I fratelli ~langeruva avevano scelto Tanweri come loro nuova residenza, per aver molto sentito parlare di certe miniere d1 nitro, da nessuno sfruttate, e che sì sarebbero prestate ad ottime speculazioni: all'uopo si erano muniti di buone commendatizie, fra cui una per lo stesso Pascià. Risultò poi, all'atto pratico, c-he non si trattava già di salnitro, bensì di sai marino o salgemma. Ma se lo sfruttamento mineraf!O rapprt:- sentb una delusione, altri oriu:onti si aprirono all'attività di Andrea. Pre$entata al Pascià la commendatizia, e assai cortesemente accolto, fu da quegli richiesto se fosse in grado di fabbricare polvere da sparo. Rispose affermati\'amente, manipolò e presf'ntò I campioni, che furon trovati egregi, ed ebbe la promessa che gli s1 sarebbe concesso l'impianto di una fabbrica non appena l'imperatore fosse tornato dalla guerra che and2va facendo a certi suoi congiunti, pretendenti al trono. Si adattò, per il momento, a fabbricar zolfanelli, fino ad allora ignoti nel !\larocco, e ciò gli fornì, come al fratello Carlo, i mezzi di sussistenza. Dopo qualche tempo, e quasi a conforto d1 una grave crisi di dolori artritici, giunse al Mangcruva, attraversò il bene\'olo Pascià, la risposta dell'imperatore, che appro\'ava l'impianto di una fabbrica di polvere da sparo, nonch~ di un saponificio. Fu stipulato il relativo contratto, ilSsai favorevole al concessionario, e senz'altro si pose mano alla costruziol\e degli opifici, la quale procedette assai lentamente, mancando buone maestranze. In questo periodo di aspettativa, e pur attendendo alla fabbricazione e allo smercio dei fiammiferi, Andrea esegui, in una sola seduta, il ritratto, riuscito somigliantissimo. di \lna signora spagnolo; e ciò lo pose in contatto con le penonalidt pili eminenti della colonia turopea, avendo da parecchi l'inca• rico di dar lezione ai loro figliuoli, Fu in quel torno di tempo che, per\fenn..: al \langeruva la notizia ddla morte, avvenu1a in Palermo, della mogli~ Rosalia. V'era, Ira gli allievi, un ragazzino decenne di svegliato ingegno, nel quale egli pose tanto amore, da non abbandonarlo neanche quando le cresciull' esigenze delle fabbriche lo obbligarono 11. licenziare tutti gli altri. Era, qud ra~azzino, il iìglio dell'incaricato d'affari di uno Stato dell'Europa st>ttentrionalc, vecchio e semiparalizzato da un colpo apoplettico: la madre, im•ece, di iiazio,1e spagnuola, giovane, bella, di imo spirito il più culto e gentile, squisitamente ed11cataalle lettere e all'arti, e fra i molti idiomi che a fondo co• ,1osceva sertJentesi dell'italiano come de//(, lingua ma propria, Non faticò e non tardb, l'impetuoso Siciliano. a innamorarsi della madre del suo allievo. né la signora tardb a corrisp0ndere; ma era una donna profondamente onesta e non \'Olle mai che il loro amore uscisse dallo stadio della inutile e supplichevole speram.a. Puri roppo la incolpevole relazione ebbe una 1riste e inaspettata conclusione. Nell'in\'erno del 1826, un'orda di ottocento scheletrici nomadi. che la famt aveva cacciati dal\'intt:rno verso là c-os1a, penetrarono in Tangeri per sfamarsi e vi la!lc1a~ rono i germi di un tifo maligno, che rapidamente si diffuse facendo numeroi;.e vittime, fra cui - alla fine di aprile - la povera Adt•le. Non tentiamo neanche dì descrivere la cupa disper.tzionc in cui piombò il Mangeruva, che fu a :JUa volta attaccitto dal male, ma riuscì. con la sua invitta cdstituzìonl· fisica, a superarlo. Il soggiorno a Tangeri gli era oramai diventato intollerabile; incurante dei do\'cri che gli veni\'ano dal contratto cmt il ~overno, e che dO\'C\fan durare ancora quattro anni, s'imbarcò furtivamente su una bombarda e passò a Gibilterra; dove, però. la nave fu messa m contumacia: durante la quale il Pascià richiedeva, ma im·ano, al go\'er• natore della piazza inglese la consegna del fuggiasco. Non diremmo a questo punto, per spi"rito d'imparzialità, che Andrea peccasse di troppa gratitudine verso le autorità marocchine! Terminata la con• tumacia, il governatore accordb un permesso di rcsìdenza di soli otto giorni, trascorsi i quali Andrea e il fratello fecero vela per t .,sbona, Il 2 ago:;to 1826, Andrea ~langeruva giunse a Lisbona e cercò, per quei suoi precedenti spagnoli, di tenersi il più possibile in disparte e in incognito; ma egli era, come i leuori si sono accorri, uno di quegli uomini privilegiati che l'Avventura elegge come loro preda, e li rag• giul\ge e li ghermisce anche nl'i luoghi più deserti e nella più profonda pace. Una notte, in una stradetta oscura, fu aggredito da un tale che, impugnando un coltellaccio, lo richiese della borsa, pena la vita. Non sapeva. l'infelice, che razz.a di uomo fosse la sua designata \'ittima ! • Né la borsa, né la vita!• rispose Andrea, che, a\'endo previsto l'attacco, potè sferrare all'aggressore un così formidabile pugno nel petto che le costole scricchiolarono sotto il colpo ... e il giorno dopo si seppe che un uomo, in quella strada, era staro trO\•ato morto, Per fortuna si trattava di un disertore bandito, colpevole di molti crimini. Ed ceco un'altra av\'entura. ma 1utt'altro che truculenta, Era stato parlato al ;\'langeruva della trattoria di un /sidro, dove, con la spesa di un trn.:wdo nuo"o, pari a tre lire, si acquistava il diritto d1 mangiare e bere a volontà, senza limita• zioni di sorta. Una domenica. con tempo bellissimo e un "ento di tramontana chl· aguzz.a"a l'appetito, il Siciliano, di cui già conosciamo le portentose qualità di mangiatore, volle farne la esperienza. Piacerà il colorito e solleticante racconto di quella impresa. i,, un attimo fu ù1 ta1,·ola il primo servito. Due ,,,foutre, un filetto di manzo arrostito, w, ragù di vitello guernito con pomi d, terra, uua fritturà mistia, e un piatto di riso asn'uuo, t•i,;anda imma,1. cabile a qualsiasi tat,ola porroghese. Tutto poi era ;,, così abbondm,ti proporzùmi che l'occhio uesso ne rts1ava sopraffatio, t wtta quella roba avrebbe potuto satollare almmo dieci carurati, Da buo11generale ditde w,'ouhiata al mo rampo di battaglia, e cominciò brt.mamente l'atlacco. Benché lo minestra in brodo fosse la ma leccorniafa1,·orita(a ugno rhe dopo avf'r la11tamente prun:::11ton, o,i avet.:a mai fatto mal viso a un rotolo di huon risQ alla ve,~:::ia,in, "in se lo era umprt sci/oppato comt u,ia tazza di u,ffè), pure yuella i;olta volle lasciare da parte le mintstrt, p,.,, far meglio l'obbligo suo colle altre pietanze. Principiò qui11didal filetto, e siccomtwtra in tterità eccellente 110n tiolle rhe il cameriere avesse altro infomodo che riportarsi i,i cruù,a la fiamp1i11gavuota: quasi lo stesso avvem1t della vitella; poi idem del fritto; idem idem del riso. Il cameriere spalanrm:ll tanto d'ord:i e lo guardava fiso fiso proprio sb(l/ordito. Intanto imbtmdivagli la seconda /J()rtata, cht cousisteva i11 pesce, pastirceria, po/la1tri; e tutto f11 rictvuto con imparziale accoglime11to.Vuotata la prima bottiglia, glie 11efu sostiwita u11aseco11da:si tagliò una buona fetta di formaggio, assaggiò tm r,o' di trlltt ft frntta, e collo stomaco ben addobbato pagò il suo crociato m,ot·o e se ne andò, contl'ntone d, fJt.'tr proprio trm•ato il trattore che faretJa al caso suo, La domenica segut'nte, infat1i, si ripresentò nella osteria di /sidro. accolto dalla visibile inquietudine dei camerieri; nondimeno il pranzo fu servito con la solita abbondanza e con la solita lestezza fu consumato. Al momento di pagare, il padrone si presentb col berretto in mano all'indesiderabile a\'- vcntore e g\1 disse che era ben lieto di rinunci1tre ai tre rruzados dovutigli, ma che si permeue"a di pregare il signori: di non tornare: mai più ad onorare la sua cucina. altrimenti a\'rebbe dovuto chiudere bottega. l\la fecero, poi, grande amicizia, e spesso Andrea fu il commensale dell'oste che era, anch'esso, un emigrato dalla Spagna; ricompensa alla ospitalità furono i ritratti del capo e di tutti i membri dell, famiglia. E ritratti, e decorazioni di mobili, e altre piccole industrie consentirono al ;\tange• ruva di \'Ìvere nella capitale portoghese per quattro anni, fino a quando, scopertasi e soffocata nel 1830 la congiura che mira"a a rimettere sul trono donna ì\'laria, venne inasprito all'estremo il regime di terrore instaurato da don Michele di Braganza e dalla sua anima dannata José Verissimo. Andrea era già tenuto dalla poli-, zia in sospetto di liberale, e strettamente sorvegliato: una notte sente picchiare all'us..:io della sua casa, si affaccia, vede la strada piena di armati; altra via di scampo non v'è se non saltare da una finestra po• steriore, alta 40 palmi dal suolo, Si ricorda dell'ammonimento materno, che di due mali bisogna scegliere il minore; meglio. dunque, tentare il pericoloso salto, che cadere nelle mani dei satelliti di don Michele, e finire fatalmente su quella tremenda e raffinata forca, la garotta, che rese cosi tristemente celebre la reggenza. Salta dunque. la fortuna continua a favo~ rirlo, non muore, si trascina eroìcamente sulle gambe doloranti, viene raccolto dai familiari di una buona signora, che lo tiene per oltre un anno nascosto in uno stambugio, simile, per le dimensìonì e per la umidità, al nascondiglio palermitano. Viene poi trasferito, sempre a cura della sua benefattrice, in una soffitta, che è, al• meno, un poco più aerata, e vi trascorre 1n perfetta solitudine altri mesi, fino a quando. travestito da mariha10, riesce a imbarcarsi su una frtgata francese, che lo conduce a Brest. Nel settembre del 1832 è a Parigi, dove ritrova il fratello Carlo. I ,e sfortunate \'iCcnde della Polonia, alle quali avevano avuto ·mano alcuni fuorusciti italiani residenti in Francia, determinarono la monarchia di luglio non solo a sospendtre l'assegno di un franco e mezzo al giorno concesso agli emigrati, ma persino a decretare la loro espulsione in mas• sa. 11 Mangen.l\'a, che si era nUO\'amente ammalato, invocò la protezione della buona regina ;\laria Amalia (mi pare superfluo avvertire che ella era una Borbone di Napoli) e ottenne il permesso di soggiorno. Passeggiando un giorno, col fratello Carlo, nel giardino detto Tivoli, si fermò incu• riosito innanzi a uno strumento detto pug,ierometro, che servh·a a calcolare la forza di un uomo, registrandola dalle ripercussioni di un pugno vibrato su un cuscinetto di velluto, comunicante con la lancetta indicatrice. Il massimo punto segnato era di 214 libbre; intenenne il formidabile pugno di Andrea ad elevarlo al fantastico numero 964 ! Qualche tempo dopo l'esperimento venne ritentato a Versailles, e, sia che ~langeruva fosse in miglior forma, sia che la macchina fosse più debole, certo è che questa andò in frantumi. fra la disperazione e i pianti della vecchietta proprietaria, che bisognò indennizzare. Il 13 aprile 1833 Carlo :Vlangeruva parti per Palermo e Andrea, chiamatovì da affari, si recò a Londra, e si spinse poi fino a Edimburgo: l'una e l'altra città non mancando di accuratamente descriverci, Passò quindi in Olanda (descrizione obbligata di Amsterdam) e ritornb poi a Parigi, do\'e riprese le sue abituali occupazioni, che consiste\'ano nel colorir lito• grafie, dipingere trasparenti, eseguire ritratti e•lavori in marmo artificiale; percepi\'a inoltre dal governo francese il sussidio di 6o franchi mensili come tenentecolonnello emigrato dalla Spagna. Nel luglio del 1836, il principe di Butera, ambasciotore delle Due Sicilie a Parigi, lo av\'erti cortesemente che gli eran dischiuse le porte della patria. Folle di gioia, non pose tcmpo in meno. Diligenze, vaporini flu"iali sul Rodano, arrivo a .:'Vlarsiglia, imbarco sul \'apore francest' Francesco primo, sosta a Lìvoino e beght con le autorità granducali, arrivo a Napoli dopo nove giorni di viaggio. il s agosto partenza per Palem,o, arrivo colà, per un contrai• tempo di navigazione, dopo altri nove giorni. e Andrea potè finalmenle strin• gersi al seno (speriamo che non stringesse troppo!) le figlie Arianna e Carolina. Qui terminano le memorie nella edizione originale del 1847; dai capitoli aggiunti a quella del 1891 e da altre fonti possiamo ricostruire la residua vita del nostro. Sempre fermo nell'idea di ro,·esciare il governo borbonico, chiesl' e ottenne 11 bre• vetto d'invenzione di una macchina per la fabbricazione di polvere da cannone; e ciò t'gli fece allo scopo di tenere sempre presso di sé una certa ,quantità di polvere, a uso della \'agheggiata rivoluzione, Impiantò l'officina alle falde del monte Pel- r;===========================;-i legrino, ed i"i rice\'Cva gli amici cospiratori, che a\'evano fissato la data del movimento per il settembre del 1837; ma, prima, la polizia gli intimb la chiusura della fabbrica e la consegna al castello di tutta la polvere manifauurata. Abita\·a di fronte al convento dei Crociferi, in \'ia ;\,laqucda; una mattina uno di quei rtligiosi gli confidb che un 1ale, in confessione. gli aveva confidato dì aver avuto l'incarico di av,•elenare esso '.\.langtrU\·a. Po,·ero pantagruelico Andrea, costretto per due mo-si a nutrirsi esclusivamente d1 riso e di patate lesse! Continub, nondimeno, a cospirare. e due o tre ,·olte .Ml'anno si recava a Napoli. portandovi oggetti ar,tichi, di cui aveva iniziato un piccolo commercio, e riportandone mode femminili. Alla rivoluzione del 1848-49, se bene non vi avesse la parte preponderante che egli stesso ,·orrebbe attribuirsi, partecipò come capitano della 11 compai;:nia della Guardia Nazionale; fu poi promosso colonndlo e comandante del batto.glionl' dei Municipali. Face\'a parte della stessa loggia massonica a cui erano iscritti il barone Riso e il principe d1 San Giuseppe. Domata la ri,·oluzione dal F1langieri, e sopravvenuta la reazione, Andrea fu tra i 43 esclusi dall'amnistia, Costretto, più che sessantenne, a esulare di nuovo, \·endette la sua biblioteca al libraio Fiorenza, ebbe un po' di denaro dal fratello Carlo, e s'imbarcò su un vapore di Florio, diretto a Malta. d0\'c fu poi raggiunto dalla figlia Arianna. Raccontava il prof. Dl· Maria (tengo questo aneddoto dalla cortesia del prof. Cutrera) Che, non avendo denaro sufficiente per il biglietto di prima classe, viaggib in seconda, dov'erano i domestici dei signori palei mi1ani mandati in esilio; e che, sdegnando dì sedere a mensa con il strvidorame, preferì rimaner digiuno ptr due giorni. Nel '50, per il colera ivi scoppiato, lascib Malta per ~1arsiglia e Parigi. poi per Bruxelles, e quindi ritornb a Parigi rimanendovi fino al '59, quando partì per Napoli. A Parigi, "enutagli meno, per l'avvento della fotografia, l'industria della miniatura, si diede a escogitare delle invenzioni. fra cui una \'ernice minerale cristallina inalterabile a qualunque acido, anche all'acqua forte, più un coloi bianco conosciuto nel commercio in Francia come Bìanro Cittri, dal nome di un suo socio. Tornato in patria dopo la rivoluzione del '6o, attese a completare e ritoccare le memorie, concludendole ct:1nqueste serene parole: • /_.a mia vita procede pacatamente al mo fine, come placido rivo che dopo il /o,itano rimbalzo di scoscesa cataratta scorre ltntamtntt verso il gran lago i,i cui le poverr sue acque denno alla fi,re sparire•. Al gran lago pervenne il I s febbraio 1868. Lo.seib detto che le figliuole do\'essero ricordare di lui: Amb n:isceratame11te lt figlie e ,ie f11 con altrelta,ita te11erezza riamato; gli amici: Soffrl molto, fu sempre o,itsto e mai vile; i concittadini: Amb Dio e In patria. (fint/ CINO DOIUA VOLUMl 01 PAGINE xx1v.s.5 CON -'8 Il LUSTR,AZIONI INTA. VOLE FUOR.I nsro LIRE J0 F"" ~LVIO CRESPI r ALLADIFESA D' ITALIÀ t INGUERRAEAVERSAILLES e1 DIA.1:U0'917•tQIQ I" t t PitfFAZIONE 01 S. E. Al:R.ICiO SOLM,. ~INISTJlO DI CillAZIA l GIUSTIZIA Se11atoreSILVIO CR._ESPI ALLADIFESAD'ITALIAIN GUERRAE AVERSAILLES Spuo che d,_i.'"tKerJ _tfNtslt' f~tine potr~ rsurmi ir~to ,li ,oerg_li /11110 t01to1art' !11 writ11, rome 10 /11 ,,,J, e '""'" ,o /11conoMn, 1u lfUl'tli ,wveHimeHti, inluroni fr11 C11porrtlo t fil p11et Ji S11i,rt-Gu,,,,,;,,, cl,e lwu,o 11v1rtoJuisi,•11 i'!}l,u1t{" sull'orJi,uutt~nlo r 11,/111 vit11 Jellr ""{ioni J11/ 1919 11J otgi, eJ 111tr~e rn/111 vita p11rtico/,m• Ji ti1t1tNlf cit111Jinos, ul suo 1t11to1oriale, politiro, eronomiro, 1tHfi11unt11/r, puri,; oini 11omo J J,llrlt Ji wn tutto. (D.1ll.a preiuionc dcll'.avtorc) Io mi trovo ., unii tnoL. btenlc e guudo spesso Orl ..ndo. V cdo che un uscie_rcg~ port., un telcgr~mm.a. lo legge, si .agiu, si nbbui.a i mi cere.a cogli occhi; m1 f.a un segno, e m1 f.a port.ut cl.allostesso usciere il tclegumnu. È brm-,to cl.al ministro dcll.a guerr.a Alberi. È p.artito d.a R.oou .al1e I o, 1 o; è uriv.ato .a P.arigi -,Ile 6,7. Il tempo intercorso fu nccess.uio .a dccifurlo, Dice testu.almcntc : "Sito.azione guno per esercito in questi ultimi giorni si è .and.at-, .agguv.ando in modo pericoloso. Occorre concorso immedi.ato Alluti. lmmedi.ato deve intendersi con ,1rrivi in lt.ali.a non oltre la prima dcc.ade di dicembre. Ministro Al~eri ". Ù prim.a dcc.ade di dicembre I E si.amo nella nottt' d.al 3 .al qu.attro. Appcn.a ultinuto il punzo mi .avvicino .ad OrL.ndo... (D.I 1,;..,0 r•pito/ 1)1 A. MONDADORI - MILANO --r ' l I
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