j ANNO Il· N. J • ROMA 15 GENNAIO 1938-XVI O lJANDO le gr.1ndi democrazie ~1ccusanogli Stati autoritari di avere determinato la corsa al riar. mo, offendono anzitutto la ve• raà. Se c'è stato un governo che, dal 1922 al 19~5, non abhi'l trascurato nulla µer favorire la c.1us.1 del di~armo, è stato p1oprio il governo fasci~ta. Non c'è stat.1 iniziativa rivolta alla tutela dcli., pace che non abbia trovato I., ll'alc adbione dell'Italia, dal tr,ttt,Ho di Locarno .11 patto Kellogg. li go\Cf• no f.,3Ci~tafu il primo ad accettare I.i propo:tta di un generale disarmo al qua. le:, dt'I r~to. le Potenze ~i erano imp(•- gn.1tc fino d~1itempi di Vcr!kkillt.·.!I. ·on diverso è il ca~ della Germani.,, , hc, fino .il 1933. ~i accontentav., di un riarmo p.,rt.i3lc. di un mas!limo di tn.·.ct.·ntomil.l uomini. Fu l'o:itinazionc ddl.1 Francia. 1.-t-.ua tl'nacc oppo~izione fond.1t~\,ulfa prcgiudìzi...tle della e: :iicurcaa > a m...tndarc all'aria qut'i piani rJgiooc\oli che erano stati1 fra l'altro, t·labor.lli a Roma durante la ,i~ita di ~acDon.1ld e di Simon al Duce. Ma chi avn·bbc mai pcnsaw che lt._· l';randi plutocrazie ,i :iarcbbcro trovate ...tdi~gio di fronte .igli Stati autoritari -.ullo i,tr,:io terreno del riarmo? Pare chi: il dt.•naro non basti ad assicurare uud. ~uprcmazia. L'Inghilterra. ad c~m• pio non trova difficoltà a :itanziarc mili.,rdi pt'r la costruzione di nuow unità n,wali, ma non rit•:)(..Cad d.rruolarc un numero sufficiente di marinai e di piloti. 1 quadri organici della ~1arina da ttUl'1ra, :iecondo le ..ifre ufficiali di pubhlico dominio. sono coperti per un tcr- ✓O. Pare anche che la co:itruzione degli .1croplani non offr.1 le necessaril' t~ar'dtl.t.iedi :iicurt:zza e di precisioni:. Si prrannuqciano inchieste, o;iva già alla ricerca di re:ipons.abilità. "\'.--~11 rf'r<ll:t,m,.:~lio vanno le cr-,sc in Francia. L'na parte dell'opinione •JUbhlica dom.rnd.1 una e pronta » cd e cfficJCC• ri.:i~t:1 all'Italia, cioè 1H10Yi ,tan.tiamenti navali; ma un'altra parte n·µlica che la guardid del m.irc ~pctta all'Inghilterra, dato che la Francia si è _.)$untoil compito, onerosi~simo, degli .,nnamenti tcrrc,tri. Senonché a Londra si ossc·rva che il M!condo impero dd mondo non può affidarsi e,clw,i- \ anwnte al primo, nella prote.t.ionc cldl•· comunic,1zioni imperiali. ;\on llld.IlCano nemmeno in Francia J.;li uomini politici e i giornali che ac• n1,ano di insipienza il governo, specie 111 matcri.s di c;1viazione.Perché, ha dorna,1dato un deputato, b c:t.pdcità produtti\ ..t è di dppt:m, 50 aeroplani al rm.·•,e L0ntro quella di 500 dcll'lnghiltC'rra e di 2i:-,o dcli' lt.1lia? Non .i vendo ottt.·nuto ri-.~ta, quel dcput.ito ha ini- ✓i.tto un'inchiesta per <onto proprio. \Itri f.1 uotd.rc che non si può ~riarnc::ntcparlare di ripre:-.a n.wale S(' non ~i puo cont...trc sulla disc.iplina e :iulla continuità del l.,v<,:-·odelle ma1..•,tr.i.n.t(' opt ,ail· St.:IIJ ,tt·,~ .\m1•ri, a, eh(' pun.· di- ~1>0n<d·i in<",,tUrihili ri:)()r!!C, 1I quadro p1(•'le11t,1 ,,mbrc fo:iehc. Si è fi11,tlrne11t(' -..s·put..1l,l ragione \era dell'irritazione d1 Roche\<·lt contro gli Stati autoritari. L'h.i ,\ddta l'.1mmiraglio L,1 Bruyèrc V il Gi..tpponc. come p.tre (trto, co- ~truirà < oraa.1tc di oltre 42.000 tonnel- !.1t1• 4,; .mnatc di cannoni di 4o6 mm.. ~li St.tti L'niti si troHTJnno in quc:!otJ -.itlutir,n<·: o la"'-i.u,i wrpa-.,.1n· dal Gi.1ppom·. o 1ng1.tndin· le chiu5(· dd t ,1nrtlt· di P..in.,m;,1, o rinun1iJre ad cv "<-"rlU' J!ltf•n1poran<·.a1nc.·nµur·c·')('nt1nell'Atl.1nt100 e n<-1PJcifico. /\ conti fatti, lt· grandi plutoc-1...1✓ i1.: 1nr1 ri(•'>(ùnù m:m,n,-110 a < ompN1·u· ,,11 ~li Swti ..1utorit<11 i 'Jul tnrcno dt·lla .1c1 ;.1r111J.ld.\I<1nc-.1 k,,o l'unità dt·I· 1-J ✓U•Ju 1.x·nhé rnan,·...1 loro un'ide,1. O~ni ~iorno piÌI I ipicg...1no)ulh.1con\Cr• \"..t✓tone, ,inouimo di n-..aionl' L'bprc'J· ,,on,· ultima di que,to ,t.ito d'animo e· ndl.t prop(J')ta. <hl· ,1ffiord di t,ullc 111 t<U1toin Ameri<·a come in Fr,mcia :iffarn.u<· gli St.sti autò1i1'1ri, chiudt·n· loro I rnc•rcati, pri\ arli delle 11<•cc,'-Mit· llldtt:rn· prime. froppo tJrdi. L'a\M:" Rmn.1-Bcrli110 < on l..t di1...1m.uione" ·1okio, non ,i l.t ,n·rà <.Otprendf"r<")-:dia ne,-.., EuropJ <l'f1llO•Oril:ntale, \l'rb.ttoio di m.itNii· prirnc. le poi,;,1bilità!>Onovarie (' .t portala di rn.ino. Sotto <1u('~tori~petto I.i 1-J<>liticdaei Protocolli di Roma a~\utne una poi tata imo~pettata. È prr qu<·\to che la Conferent.i di Budd.jX''-'t,fo,ì ft·liccmcntt' conchiu'ia, 110nrientra nel· l'ordinaria amminhuationc. Anzi. ... E A LONDRA dalla Commerciai Road in Whitechapel voltate a destra, vi trovate in pochi passi .1 Limchouse, il quartiere dei u11<·,1.Non è un quartiere allegro. Di notte, poi, è così deserto e desolato da parere abbandonato. Soltanto qua e là i;piCCdnel buio il riquadro luminoso dcll'ingre'iSO d'un caffè cinese; ma se vi affacciate sulla soglia, la stanza ha l'aria d'un androne dove non siede che il padron<· dalla gialla faccia imper- :-.erutabilc. Dalla via mac'!ìtra, le viuzze 'ii ,;taccano tortuoSt: e Mretti.ssime, sulle catapecchie hat.1sce grige non v'è nc·anchc una finc'!ìtra illuminata; e fra l'un .,. ca~a e l'altra s'.1prono intercapcdi11ihuie e paurose come agguati. Dove \ivc, di notte. la gente di Chinatown? Di t.,nto in tanto, appare una coppia di ragauc imbellettate, e a volte giunge lo )trano 'iUOnodi un violino cinese monocorde. S'intravede il luccicore dorato dei foegni ideografici ,;ull'inscgna 1x:rp("ndi<olar("d'una bottq~a; e .se la lun,1 è propizia, 'iCorgctc oltre le <1r• cale dei docl.s le alberature delle navi .incorau· ••ll'Albcn Dock. C'è, dJ <1uellc parti, un'o:itcri.i che fra i rnarinai è fom~.t dal Porto di Loudr.i. fino ..ii bazar di MJndalay. 1:. un'mtcri..l dove ~•incont1ano gli uomini dei romanzi di Jo'iCph Conr<1d. A "qualunque uomo può accadere di ~t'ntir~i, almeno una \'Olt.t 1,ella v1tJ, pre')() dall'impuho di <.onfidd.rea qu.tl• tuno un M:grcto inconfc\todbile; e µuò .,ccad(•rc che un,1 nott<·, dopo aver be· \'Uto im1cmt alla tawrna di Chinatown. uno .,cor10\Ciuto, camminando [J('r i \icoli doH ogni .1ndrone termina con un.t gradin..tt.t che ,,d alta mJrea il Tamigi .-,ornmcrgc, \'i narri la c;toria dt·IJ'-'o;u.t ( uga d"'lla Cui.ma. Quc,tù è \ldto il r.tc<:<mtodello \CO· nosc:iuto • « La fug:J. è l..t. 'oOla ,pt.:ro1nz..1dtc t1<-ncvivi i prigionini della Guiana. Dopo I prirni due o tre anni, si rinunzia Il PAGINE UNA llRf I I SPEDIZIONE IN ABB. POSlAlE SPAGNA· CO)IBATTIM:ERTl NEI 80BBOBOHI DI TEROEL "' tenere la "conta" dei giorni, Soit.tntO l'arrivo della galera Martinière indica che è passato un altro anno. La nave porta un ottocento nuovi galeotti; e di questi la metà in dodici me:ii muore. I prigionieri sono, a seconda della loro condotta, distribuiti in pri• gioni dove ognuno deve fare qualche lieve lavoro, come l'andare in giro a sbrigar commissioni, o il falciare un praticello. Finito il lavoro, può stan,cne tutta la giornata sdraiato a sognare la fuga. Solt,rnto a notte :ii ritorna ga• )cotti, incatenati nelle gabbie: ~o o 40 per gahbia. In quelle gabbie: di ferro ...1vvengonocose terribili. La meno terribile è che i prigionieri si ammazzino fra di loro. li movente è quasi scmpn· il furto. Alla Guiana, un prigioniero ha un solo modo di salvare il poco dcn.tro che ha nascosto in un tubetto d'alluminio, lungo quanto due falangi del dito medio: cd è di nascondere il tu· bctto dentro il suo corpo... Qudndo nella gabbia si crede che un compagno .ibbia accumul,1to 10 o 1 ='> dollari, lo !ti ammazza . « L1 vitd .tlla GuiJna non è dura, ma ogni <1ttod'indi<,ciplina è punito con la ~cgre~azionc nelle celle sotterranee dovt:, per due, tre e persino cinque anni. 11prigioniero non vede pi1'1 I.\ luce dd ...olco un.1 faccia umana. In <JUl".. tC n:lk chi ha i nervi deboli !oiu(cidc, !opac• <".:tnclo\il cranio contro i muri di pietra, o si dii.inia il vcmre, o si cava t:on le dita un ùCchio pcr il rcfrig_crio di (Jualchc giorno ndl'infcrrneriJ. -Chi, dH·ndo tentato di fuggire, viene ripreso, va nella fortcaa, dove ognuno è ine ,ttl'nato .1 un,l pietra inlhsa nel muro. Qudndo ,i è \Contata la pcn..1, si di• vent.t dei liberti. f lih<:rti della Cuian.1 -.ano tanti <,<:Ìagurati ridotti a vivere f.J.c<"ndo<JU.ìlunc1ueJ.woro, 1>er,ino<,cr· virc i negri; <1ualunquc <·o~ per un po' di cibo. Se un liberto ritorna in prigione, va diritto Jl!C' cdle '.!Otterr.1nee. ~1a .1nchc chi muore alla Cui,.uw. muorr ~gnando l..t fugJ. « Noi l'avevamo preparata per due anni, misurando ogni giorno e ogni nqttc il nostro coraggio e la nostra paura. Perché è soltanto la paura che trattiene dal tentare la fuga. La strada della libertà, alla Guiana, passa attraverso orrori. Nelle vigilie pazienti corrono bisbigli,tti i racconti paurosi: la giungla impenetrabile, popolata di gia• ~uari e di serpenti, dove le mosche attaccano a nuvole e soffocano un uomo, dove vi :,0no le formiche rosse. I prigionieri della Guiana sanno che quando un uomo è r,ttaccato dalle formiche ro~sc:,può ritenrr~i fortunato se gli rimane la for.ta di ta~liarsi la gola. Ogni anno circa 250 prigionieri ttnta1hJ la fuga, rna qu.i.nti arrivano veramente .11la libertà? Tre, quattro. Un ccnti• naio viene catturato dai negri che li restituiscono per il compcmo di J dol• lari per uomo, e un centinaio, dopo dver supc:rato tuttr le prove, cade nelle mani della polizia della Guiana olandc·~ o del Bra!oilco del Venezuela, che li ricon:iegna alle ~rntorità francesi. Gli alu i ,i perdono per strada: i 'icqx-nti, i gi,1guari, e le formiche ros:ic. « lo ero fuggito il 14 luglio. Er.ivamo 111 dodici nel co111plotto, ma la fuga <'ra a\ vc·nut..1a c-oppie. A distan1:a di dur· o tre settimane, e, per strade diHr~e, dovevamo ritrovarci al 111are,dov'era pronta l'imbarca✓ionc. Ci siamo ritr0\<1ti al mare in sette, e l'accordo (·ra di non .tspeuarc. Il mare dà l'illu ,ione della libertà. Ma la libt·rtà è ancora lontana 550 miglia, tant.1 è la di- ,tan.ta fìno all'isola di Trinidc1d, la sola terra dov<· un fuggitivo può metter pit·dc !relli't·,'t<'rc subito re\tituito ai frnncc~i : un vi,lg~io di 550 migli.1 in pieno Atla11ti<;o,da tent,ir'ii 111 una di quelle canoe ap("rtc 1.:hci negri dei Caraibi adopr~1no sui fiumi, La nmtra barca era lunga 7 metri, l.1rg,ì meno di un lll('tro e- profonda appena 75 ccmimttri. E do\c:vamo starci in sette. Quell(• bd.n:hc hanno un &alo vantagl{io• di non affond,1rc mai. « Vi avevamo cretto due alberi, con una vela maestra e un trinchettino i e le nostre vele erano fatte con la tela dei sacchi che :-tvcvamo per tanti anni cucito. La barca non avrebbe resistito alla pressione dei remi ; e chi potrebbe remare per I o o 12 giorni sotto il sole tropicale? Avevamo un barile d'acqua e uno di viveri, bastanti per due set• timanc.'. Infine, ci siamo adagiati nella barca, tre con la schiena a prua e quattro a poppa, co:iì che i tre di prua potessero sempre guardare in faccia quelli a poppa; e, una volta preso un po:ito, bisogna restarci fino alla fine del viaggio, anche se si muore d'insolaziont. Il minimo spo:itamento basterebbe a far capovolgere la barca. e Co:iì :,;iamo partiti. Senza bus:,0la, µcrché ...1llaGuiana non !r.itrov:i.no bussole o M!'it.:mtdi a na\'igazionc. Di notte, :-,iregge il timone con la guida di due o tre stelle che abbiamo imparato a mente, e, di giorno, c'è il sole; e sapcvarno d'r\scrc sulla rotta gimt:t M:: il sole era .tlla no,tra ~inistra al mattino e alla nostra des.tra al pomeriggio. Per fortuua, nel Sud.Atlantico non vi sono nebbie. Andav.1mo, affidati alla corr1..•ntc he dalla Guiana risale al nord, e con quel poco di vento che soffia d.1ll'(',t. La corrente poteva essere fat.ik S<: un,1 piega imprevista ci tra• ~poitav.1 sui banchi di fango di Nickcric. Per evitare questi banchi, abbiamo tenuto il timone dritto per 30 ore; e dopo abbiam piegato a nord-ovest nella speranza di essere sulla rotta di Trinidad, pregando che la sorte non ci \pingcssc a destra o a sinistra dcll'i'iola, o cc l...tfacesse mancare del tutto, buttandoci ~ulk coste del Venezuela, in braccio alla polizia. , « Avev.tmù contato su 13 o 14 giorni di viaggio. Eravamo :icttc, e uno av~v.i più di se~sant'anni. Era un tipo robu- ,to, che aveva re\i~tito a tre anni di segregazione, e ~•intendeva di ma.re. Ma dopo quattro giorni il vecchio si rannicchiò, con la testa stretta fra i i;rinocchi, e due giorni dopo morì. li nostro nemico più tremendo era il sole, quel sole che pur ci serviva da bussola. E oltre al sole c'era l'acqua. L'acqua maledetta che entrava nella barca a ogni respiro delle onde. Giorno e notte bisognava scodellarla via, giorno e notte. Buttare via acqua, per giomi che sembravano senza fine, e per notti interminabili; con le mani, con le gamelle. finché le mani ci si paralizzavano per la corrosione salina. E poi c'era il supplizio della nostra posizione. Dopo :ictk od otto giorni era diventata un'agonia. Non osavamo alzarci in piedi per paura di far sbandare la barca; e qualunque mutamento bisognava farlo carponi, strisciando; e quando il sonno ci prendeva, ci rannicchiavamo sul fondo della barca, con l'acqua fino ai fianchi. « Il vecchio morì il M!Stogiorno, e il nono giomo morirono altri due, più di pazzia che di privazioni. Undici giorni su quel mare che sembrava di metallo incandescente, senza vedere né vela né fumo, paralizzati in un tronco d'albero che le onde sollevavano, intenti a reggere il timone fatto di una pala, e a buttare fuori acqua 1 acqua, acqu,t. Quando il vecchio morì, per poco non rovesciammo la barca per cercare di gettare il morto in mare; e qu:-tndo morirono gli altri due, non o:,ammo più toccarli; così rimasero in fila con noi. con la testa reclinata sui ginocchi. « Siamo arrivati alla sera dell'undic("• simo giorno. Era nel '35; allora le autorità inglesi con,;cntivano che :,i rima· nessc quel tanto wfficicntc per rimetterci dal viaggio j e poi, dopo .1lcunc settimane, il Governo dava una barca e-on remi e una vela, e la polizia diceva che l'ospit.tlità di Trinidad era finita. Un rimorchiatore portava la barca fuori del porto, ritirava la corda e augurava buon viaggio. A chi toccava questo, era libero di andar'icnc dove voleva: ma dove? Soltanto Haiti era terra libera; e da Trinidad ad Haiti vi sono 900 miglia; e una barca a remi, anche se ha un ponte 1>er proteggere dalla crrsta delle onde, è poco adatta per una gita di 900 miglia sul Mare dei Caraibi. « Come sono arrivato a Londra? Que-'to è un segreto che io non dirò a neo;suno•· C. M. FRANZERO
~'1 t-ac e )~Uc4::\a DEL "GHA1'I uo~s•GL•o Il I. GRAN CONSIGLIO dd Fa- ,ci"rno fu convocato la prima ,-olta dal Duce nel 1-uo ap1>ar• ta.mcnto privato al Crand I lotcl la notte del 12 gennaio 1923. Notte vcranll'ntc storica fu quel1,,. p<:ffhé il Gran Consiglio. come suo primo atto, approvò il disegno di tra- ,formarc le squadre d'azione che avcv,mo dato vita a.I Regime fondcndoll· in un.-t Milizia di carattere ufficiale, dc- ,tinata ad c~~rc il presidio della Rivoluzione. La lotta contro la ma,.~ncria fu proclamata un mese dopo con una deliberazione che stabiliva l'incompatibilità fra l'i,crizionc al Partito t.' j'appartcncnza ad una M!tta segreta. li ~i- ,tcma elettorale maggioritario fu d(·· < iso nel Gran Consiglio, che doveva. poi, approvare le liste dei candidatì nelle succc~sivc consultazioni del Paes<:. Cosi l'abolizione della molteplicità delle bancht: di emi,;sionc, a-.:.urdo ,tvJ.111.0 delle ;.mtichc divisioni tt.·rritoriali. Ed è significativo che, fino dal 7 mar.:o del f 923, il Gran Consiglio facesse voti per la cr("azionc dì una capitale degna della nuova Italia, di una e nuova Roma imJX>rialc». M..1 l'attrnzionc del Gran Consiglio. in <1uei primi anni, fu richiamata inuanzi tutto dalle necu~sità di dar vit.t ad una nuova ~truttura :>)tatalc fondata C\Chhivamcntc sul lavoro. Fu nel marLo del '23 che il Gran Consiglio ch·libcrò il totale inquadr,rn1cnto :>)incfacalc degli itali.111i, e fu nel gen11,1io dd '27 che votò le lince fondamentali dt·lla C;1rta del Lavoro. Er;wo qua:>)ik'i anni dll' il Gran Con- ,iglio c,crcitava un IX':>)0decisivo ,ull,1 \ ita del Paese· e tuttavia e,so rimaneva un organi::)mo ancor:, M:>lt.tntoufficio,o. I.a sua autorità veniva certamente dall'invc:-ititurn del Capo, 1:1a ciò non gli d:n·a un po,to prcci,o nella vita to- ,tituzion.1k. Lo :>)tatutodel P~1.rtitod('l1'8 ottobre 19'26 lo .ivev;t pc-r la prim.1 volta ricono..ciuto cornt.· « l'org.rno ,upremo clc·I fa,;(i~mo ». a:>)~cgnandogli il c·ompito cli e fi,,,,re le din·uivc delI'.11.ionc che il P.1rtito dnc wolg('fL' in tuui i e-ampi della vit,t ddl:1 nazio1w >. ).fa il Gran Comiglio rimancv.i put ~emprc 11ulL1più che un organo inh•rno d1:I Partito. Orcorrc-v.t f.uc un pa,,o 1vanti, conferir(' !-antiont· giurìcliL,1 ,1ll0 ,1.1w di fatto. A tale ,c.opo. ncll,1 "'• rluta del 7 frbbr.iio 1928. ('<..,o,ot,1\il 111 ordirn.: del giorno ro,ì concepito: li Gran Con,iglio ritiene giunto il •no1m·11todw la su,1 co,;tillnionc, il ,uo I11nzion.111u·nto e la ,ua po,i;,ione tr., -!li org,111ieo~tltution.tli dello St,1to ,i;1no rcgol.ni per legge •· E quc,to .n - \ ('IHlC ro11 l.1 kgge q din,mbre 1928. d1(' è un.1 ckllc lc_ge;ifondamentali ddlo Stato it,diano. E~~o è com1>0'>l0 cli du(' <·at(·gori1· di 11w111broi ltn· i Quadrurm iri dC'llil ~l.1ri~, su Roma : quelli ch1._v• i app..1rten1:orw in \ irtl1 dt'ilc loro funtioni e pe1 b dur.11.1 di <lUL':ile: quelli che , i ,tp1urtc11gono in \·irtù d(•i loio rn<'nti t per I.1 dur.11.1 di un tri1·11nic1 Qual (' IJ po ..iLionl' ,pt·c·ific.1 dd G1 ,Hl Con,iglio nl'il,1 \ it,1 ddlo Stato? .\;t'll.1 rd,11i~n<' con la <1uak il Duce pn•,L·nt,1,·.t al P.irl,u11<·11toil cli,C'gno di kgc,1 rt'lativo. l't.''-tt·11,ionl' t.' i limiti del nuo- \O i-.iillltO di diri1to pubblico \'l'lli\,1no p11·,·i,.1ti in modo rigoro:,.i"imo. « 11 I·,1,ci,1110h.1 f.lltO quello dw il wn:hit1 libc:r.cli-.1110e· l:t :il(•,,.,adnmx.1.11ÌJ an·- Lll!O ,t·mp1<· 1r.1~cur.ito: ,i è,\\ virin.1to il pùpolo. è pcn<·tL1to fr:i. i (OntJdini. i.:li opcr,ti, g-li ;".•1icoltori, i piaoli hor- ~hc•,.,j; <..i è .1C1o,t,tlo ,ti f.trHiulli, ai g:io- , .-wi: ,i (; rc,o intC'1pn'lt' dc:i bi-.ogni dcl popolo, lo h.1 cduc..1to politicarncntr t' 1110r,dnwnu·. lo h,1 on.{,1ni11.1tonon ,olo tbl punto di vista profr~!lionalc cd economico, ma anche dal punto di vi- ,ta milit;irt.'t tulturalc. t~ducativo, ricr1·,1tivo. Una moltitudine di i!otituzioni 5j è venuta così crl'ando, per cui l.1 vita dd Fascismo !)i è )Clllpre più identificata t·on la vita della Nazione. Tutta qut,t.1 mirabile rete di i!)tituzioni fa oggi parte: dell'ordinamento giuridico dello Stato. Per cs:-.alo Stato ra~cist::i.,i afferma. non );()!tanto com(• uno Stato di autorità. 111:t anche come uno Stato popolarl', il :-iolotipo di Stato wrarncntc 1>01>0larlc' he il mondo modcmo ah. bia firlo ad oggi creato». La novità cs,.cnzi,ilc d(•llo Stato f,t• ,cista t·ra e di po~:>)cdt:.'rl,',1cc,rnto alla nonnalc organizz<1zionc dei pubblici j>Otcri, un'altra organiu ..1. tiom· comprendente un'infinilà di htituzioni, le quali hanno 1>er iscopo di avvir-inar(· lo Stato ri.llc mas..'>c,di pt.:nctrarc profondamente in e~!c. di organir.1.,1rlc, di curarne più da vicino la vita economica e :>)pirituale 1 di fa~i tr:11nitc l'd intl'rpn.'tc dei loro bi:iogni ». Fra quc~ti due ordini di i~tituzioni occorreva « un organo di :>)inte:>()•i di collegamento». ~essuno dC'gli i.stituti preesistenti ci :>)i prestav:1. Non il Senato, per l:t :>)llJorigine non popol;1re; non la Camera dei Deputati, per la sua incompleta o comunque non dirl'tta rapprc,t·ncanza dC'lla maggior parte delle istituzioni soprft _ac~cn11.11e; non il Consiglio dcti rnumtn, f>cr la :>)uanatur.1 prcvalentcm1._•nl(1•:5cruti,v.1:Occorre\ a un organi- ,1110 agile t' 111s1cm<,'cgrL·to. come richiedev,, In cklic.1teaa di ;:ilcuni compiti clw do\ cvano (':>)')erg-laiffidati, (' compo,tn in modo c·ht· tutte le i,titutioni \'i fo,:iero r,1ppn.·,c11tatl'. le nuovt' <orne k· antiche-. Qu<·,to non pokva c,- 'l'n· che il Cra11 Comiglio. <1u.:t!c ,.j cr.1 formato '>Otto k irnp1irio,c nccL·~,,ità della n·altù quotidi.u1;1. Sinte,i (' colle~ g.uncnto: qut·,to il fin<· pcrlll:lllL'nte. Ond~· i.I J?urt· pott•va fi"',lrtll' in qu<'~ti tl'nnnu il compito t' l.t po~izione: « ~lcntrt· la ,intc:,.i pt·rwn.1lt· dello Stato ,,j nmc1("t.1 11dla IJl'r,ona .rngust.i dd Re.. C:'lpo Supremo. la ,intt·,i colkl!i,d1· ddlc varie org-;1nia.11ioni t•,Ì<,tt·nti ndlo St.1to ,i n·,iliut.1 nd GrJn Con- ,,~Jio ». . L.1 lt.·A~C'. nt· f.i in partt un lOffW dt·- libt.·r,1ntt·. 111 p.1rt(' 1111 corpo co,...,ultivo. I.C' ,m· fu111ioni. comi· <orpo dclilx-r.rntt', ,i ri;11.<,u1110110 llt'll,1 form.u:ionc delle li,t1· dC'i ch-put;1ti de,i~nati .ti (Orpo t·- ll·ttorall· l>t.'J ogni kgi,,latur.1. t.· ndltdt·t·i,ioni rit.:uarcl.mti I.i \lruttura l' l,1 , it.t lnH·111.i dd P.1nitn. Que,t,1 li1111t.11inrw di c.ompi1i <· di fw11ioni I iH·I., ( hi,11,1111(·1ttle.t preon up.viorw di 11011 f.n·t· dt·I rrnO\O ('Omt',"IJ un doppi(lllt.' di qm·lli pili r>rettanu.:nk politici t' cldi. lwr.1111i I lw gi:\ t·,i,ll'\ ,lllo e· chi· ,i vollno <'011',('t,•an·. « Ri,pt·tto al Gov1._•1110•· ..1 k,cc:t· rwll:-1rd.11io1w dc.·1 Oun·. • il Gr.111Corbi~lio .1dc111pÌl;'dia dupli- (T f11111ionrdi t1.11nil(• fra <·,,o(' I<.• ,dt11· fo11<· on;.111i11..ilt'dell,1 ;,.:.11ionr l' cli \011,ull'ntt· ordi11.11io in 1n,1teri,l poli1i1 ;1 .1rd)l>t: t.·11om·o p('li,.tre .id un.i ,it11.11iom· di diJ>t·ndt·n,,t <lei Co, e1no d..il G1.111Comig-li,>. Il CO\crno non di1wnd<"<l,d Gr,111Co11,1glio pili di qudlo dw dip<•ncl.1 cbl P.1rl.unt·nto. Il G1.111Co1higlio non ,t,1 <..op.1.L,ti Covl'r110. ..i,1 o.HT,mto .. ti Go\ nno p<'r coll,1• hor.ul· con <'"o. a,<·oltando i ,uoi propo,iti t' lt· ,li(' i11form,11ioni, cltndogli .t ..u.1 \olt,1 notitil' ,ullt.· nmdi1io111 m,ttl'- ri.1li l' morali dt'II(' nia,,t' t· ,ul loro ,ta10 di ,pirito ,. ,u tutto libc1,unentc di- ,< utc11do, e p1opon<'ndo le --<.>lu1:ioni , he gli ,<·111h1,1norni,diori :-+.l.1la re- 'IJ01h,1hili1;'1drll'atiozw poli1i1·.1 rim.111t· pur ,1•111pH;·d Gmuno. a t ui ,pt·tt.1 l.1 c.kri,io11e. I II t,11 rnodo il Gran C.:on,i- ~lio 11011 i:. ro111<·1>otr~·hl)('.1pp.trirc .1 1111 O'--.C't\.1IOlt,'11p<'rfici,1lt·.1111dupli1,tto cld Corn,iglio dl:'i ~linistri. Quc,to rim,tm· pur ,;crnprc l'organo dclibcrantL' collcgiak dd GovC'rnO, quello che dice l'ultima p.\fola in tuttL' le qu(·stioni po• litich(·. anche quando ,u di (•~(' ,i ~i.1 prcccdcnttmcntc pronunzi.tto il Gran Comiglio ». Ri'lpCtto al Parlamcnw. non ml.'no pn·ci:>)Jriman<· la fiAura di qut.·,to nuo• vo organo co-,tiluzionall'. « ... Il Gr,1n Con~iglio ... può intnloquirL· in qut·:-.tioni che ~ono nonnalmcn• te wttrattc- all'c,amc dd Parlamento, come il diritlO di guerra e di pace, che M>no, :.econdo lo Statuto. prC'ro~ativ<· della Corona ». E<l dc.ori alla fun1.io11c pn·valcntc <· più importante del Gran Comiglio. qUt•ll,1 appunto di corpo consultivo. È un corpo con.,,ulti, o Jtà .1:eruris, in <1u,1nto la. m.1tcria, clw ,11 \uo parl'rc può e,,crc );()ltOpo.'lt,1. è illimit.,ta ·• Ogni qlll·~tionc politic,1, ,ulla quall ,ia intcno~ato dal Capo <lei Governo». Co,ì la lcj!'.g'--'R· imane. dunque. in -.o- )t,11w:'lquello che fu nei M:ttc .1nni ci1Y;1 della ,u.1 virn non .rncor.1 ufficiak: t' .rnche ora, non c'è- quc~tionc importanti' ncll'ordinC' nazion.-i.k o intl'rnazion.1h· <,u cui il Duce non voglia ,(•ntirc Jttr.wer~o il Gran Con,,iglio - l't·.,,prc:-i- .,jonc di tutte lt- for1.t.· nuove opt.·r,rnti nel Paese. Ll· quc:>)tionidi politit.t e.'lter,1 in particolar modo, dal di,.1r1110 :tl Patto a Qu,1ttro. dalla gul'rra ctiopic.t ,tlla fondazione dell'Impero, all'u,cita ddl'lplia d:i Ginevra, ~ono :>)[,\11,(.·_m' - pre ..ottopoqc al Gran Con,iglio. Se..· tutto )i fov,t.' ridotto .1 quc·,to. l'l,1 inutilL· la lq~gc. ~IJ. la ltgg(' ha ,ig~iunto qu:i.ko~.1 dl(• prim:1 non c'era nf I i 1)(1k\.l r-..,(•r~·.Ila, cioè, 1t.·,,1ohhli~.1tori.1 l.1 C'Omult,ìzionL' dc-I Cr,rn Corhig-lio m talune qu{·~tion, di fond,llll<'nt .. tlt· 11nportan;,,1 politicì, chl' \t'ngono qualifìfate di cmatlnt.· tostit11<,io11alc. Qu.1li \C:>110 11·qut.·,tioni che ,i p<h'-0110dt·• finiH· t,ili? Fino .il 19·18, ndlo St.,to tt.diano non c,i,1ev,1 un.i di,ti111ion1• fr.i leg,gi oidinaric.· e• lc,l{git.·o,tituzionali. In .alcuni p.t1._•t,·i'>i,tevano or~~1ni ,p<'- ci,tli del potere co,titm·nt<·. ,i cht.· allt• kggi di c.u.,ttcre ro~till11io11.ilc O('forr(•va un,, ,p(·ci,1\l' form.1 di .ipp10\,11ionc. D,l 11oi. l.1 m,u1c,11lt.1 di un 01g-ano di t::i.lL1·1.1tur.1Jvt·v., f.nto attrihuirt.· .1\ potrn· lcgi,l.1tÌ\'O ordinario 1:t f.H'olt:1 di lq,6frr.llT ,1ndw in m;11t'ri.1 n1,titu1ion,dc·. e Fino ,1d Ot::,({i >. not.1\,1 ~Iu,- -.c:1lini11dl.1 ,u ì r('la7iom·. « tulk l<' di- ~po,i1io11id(·llo St.ttulo dd Rt.·g-nt1c, omprc,c le più impor tanti. romt· qudl.1 dC'll'.,n. 1. dw rcgolil l.1 ,ucfc"1one .il l'H)JlO, qudlt- dq,:li .trticoli 'i, I· 1- 6. 7, R, dw 11·gol.lno le pre1og.1tiH· ddl.t Coro11.\1 ,i pole\·a1H1 11111!.ln·nm una lt·~f.{(o' rdin.1ria. ,og~l·lt;.1 alk no1mt· comuni dw rel{olano LI fo, rn.11iom· di tultt· ll· lf"gt.:"..i, Tutto riti non .. a1 .'1 più µo ..,ihil<· pt·r l',1vvc·11i1t'.lntroch1t10 1wll.1 lllhl1.., l1·g-i,l;.vio11ci·l conntto ddl.1 lu.:~e ,o,t1tu1io11.ilt·. non ,.irà <·011,t·ntit,t .1k1111Jinnm.viom· 1wlk gr.1\i 111.itlrit· indicate- d.dl'.u1. 11 dl'I di,t·~110 di kt.:t.:t·. '-<.'nt,1 il J),ill'lt' p1t·\1·ntin, dd Ci;m Con,iglin. Ciò ,i~nifit.1 non ,olt.111to 1..ii_:,ir;1111id.i1 1111pili lll,1tu10 c•,,1ll,t'. 111,1,rn, lw l.1 irnpo"ihilità di pn- ,1·111.1rl' .11 P,11l.111wntoun.i propo,t.1 ,u qudlt· p.11 tit ol.1ri 111.1t1·1 it· "'·111,1 1'.1,,1·11- ,0 dd C,tpo Jd Govc·1no. d.1 cui dipcn• d, L1 (omo( a1ion1• c!t•IGr,111C:011,iglio, 1· 't'll1,1 il p1n<·n1i,-o co11,L'nti111t·11dtoel R,·. rlu· d1·\t· ,111torit1;11eil Cou·rno .ill,1 rd.1t1\.1 prnt<11t,11101wdd dht"gno di lq,!Q'.t'.1n \ 11 tì1 ckl 1rnm·o, i-.iituto'. rn,1~- 1.:ion· ,t.1h1li1:1,.1r:1 .1"u-u1.1l.1 .1gli ordin.111H·tH1fo11d,tt1w11t,d1ddlo Stato :t. .\hhi;11no dunque· un,, n·mor,1 t•_ ,,I l<'tnpo ,1c...o... un.i pron·dur,1 ,pct.-i.1\i-t' pi,'1 ( nruplu .11.1pn lt· lqigi nMitu,inuali. l.l.' quc ..tioni di natur.1 CO:>)tituzioruh· --<lllO)l,1tc definite ed elencate ncl1:t lcg~e q dicembre 1928 : 1 °) la succcs- ,ionc al Trono, h· nt1ribuzio11i t· le prcrogati,1: della Corona; 2") la rompo,titionc e il fumionamento del Gran Con- -.iglio. dt·l St~nato dd Ri:-gno e ddl.1 Callll'r,1 dei Deputati; 1°) le attribuzioni e lt.·pr<·rog:1tivc d<'I Capo del Govrrno, Primo ~•tini,tro Sc·grctario di Stato; 4 ') la facoltd del potere l'M.'<.;tttivo di c1n,1n,11Ln' om1c giuridiche; e,") l'ordin;unc•nt() ,indacale e corporativo i 6°) i r.1ppo1ti fra lo St,110 e la S. St·dc; 7") i tr,1t1Jli intc-rnazionali. cht' importino , ,tri.izioni .ti tt·rritorio dello Stato L' delli· Colonie, O\'\('ro rinuncia all'J<.;- qui,.,to cli tt·rritori ». (11 qu<',t,l materi.i. dunqut·, la con- ,u!tJzionc è obbligatoria ,otto 1wna di nullità. e L'autori1à giudi:i-iaria •· ,tvvntì :-+.lu"olini. e ncll'c-.c.:rcizio del ~uo t ontrollo di lcgittìmità, 1;:i.ràd'ora in11;111:.i:-rintoriaata a m·~art.· o~')('rvanL.i ,1lk legi:;i co,tituzionali, L'man.ttc ,cnza l.1 fonnalità dd previo c,.,mc del Gran Con,iglio :t. Accanto a qut~ta. c:'è un.i 111rt1l'riadi pari import,1111:a e dcli1·,H1._•zz.1 in c-ui il Corhiglio può t•,,crc chiamato (nnn. :!\ihadi. dr&''-' l''"'rC- chiama• to) a coll,\hor.in.- nll potere ..upn•rno dl'IIO Stat9. E,:>)o,infatti, « .,,u proposta dc·I C::ipo <lt·l Governo. form,1 t' ticn<' agp,iorna1:i. la li,ta dt·i nomi da prl.',ell• t:trt: alla Coron,11 in ca,o di v;,canza. pc.-r la no111in,1dl'i C.1po del Cowrno. Primo ~lini,tro Sr.c,rrtario di St:ito • e-. « ft·rnw rnt.1ndo k ttttribuzioni e 1...- prerogatiH· del C.ipo del r.oH·rno. il Cr,m Con:-.it.:"lio forr11.;1 altrcsi e til:'tW ,1f,.l:giorn.1tala li:>)t,tddlc pL·rM1ncd11._·. 111 caw di vacanì'l', (',~ rC'puta idonee .1d •"'>UJ!lt•refunzioni di Go\'t·rno ». Que~t.t di,1>0,i;,iorw ,u:>)citòin un pri1110 rnona·nto qualchl' in,giu.:tificato turh.11nr11to. pt.Tché ~i ,·olle ,·t.·dcn i un,1 nu•non,ationr dl·i dii itti della CoronJ. là do,c. itWl'ct·. ('l,1 f.1cil1•,corgc-1t· una ~.ir,1n1i,1 nuova di ,t.1bilità. « In ogni Stato ro,titu;,Ìonak ». ,0110 p.,role del Dun·. e l.1Crn 011.1.prima di proct·clt·r<' .dl,1 ,~dt,1 dei ,uoi ~li11i"'1ri. ,i ,on,ult,1 c·on f.{liutirnini µil, ('lllint.·nti dt·llo Sta• to. '.\ 11'1 n•gimc· pJd<1nw11t.11t ,i t•r,t e 1-c.llo liii \TIO ,. prop1io diritto cli <t1rl- ,ult,1✓iniw, ,i,r,, .1tt1 IJL'fÙ .1 po< hi uomini n11...,idn.11i 10111(' C,ipi dd P.1rl.1111t·nw. ,1>t·< ial11a·n11.:dtll.i C.1111<·r,1 l'- il'lliv.i. c-d intC'rp1t.·ti dt·ll.1 ,u.t volontù. Er.1 q111•qa u11,1ron"·C:-Ul'llta ddl'uq11pa1iot1(· della ,ovr.rnità co111piut.1 da p.trtl' ddla C.1mn.1 ckì D<'putati .1 d,mno degli .tlt1i pot('ri d('llo Stato. È. 11,1tttr,llt· dw nd R<'giml· fa,11,t.1, dw e· pu1 ,1·1111n·<11· 11Rq;~imt· l(hlitu1io11.1l1·, ,i.1 ,0111.t·1,.1to qunto di1itto cli proJl(ht,1, 111.1 ,i.i 11.i...forrn,110in 1J1.111ic·1.1 d.1 rcndnlo dt•I tutto co1·11·111.t1·11.1, 0111 c·,iout· t.,,c i,1,1 ddlo St.11t1. Po11hé- il C1.111C:c11i...ig)io1i.1"111111ll·llh' 11·lrn11· dd l{1·c.i111t· t' m· è I., ,inh• ..i pili e t1111ph•t,1, i· 11,11111,iltl·,w .1d (·"o ,i.1 1 01111·• rit,ì l.1 f.1(0\1.1 d1 p1opoi1t· 1i,pt•tl(1',11m·ntt· .111.1Cl,1011.1I,· p1:r,011t· ,qrnlJh' py'1 .,d.ittl· .id ,1 .... 111111·1itl· Go\t·tnn dello St,1to ». \\ \('rtÌv,t .111h1e .\lu, ..oli11i I In· ,i tl,lt· t.n.1. in O,L{llci.1,0. d,1 (J,llh' dd G1,Hl Con,iglio. di « un di1itto di propo,t., ,lw non ,ul111·1,1.lff.itto il di11tto di d1·1i,1<11u•e.he ,1,1·t1,1in,ind.1t .1hil11wn1t· .d St1, 1.1110 ».. \l.1, pm e.mi limit,110. t' un dii ittt1 di gr.mclt.· , .don· 1><1litito. p1·1,l1t ,1d L'"O i: afficl.11.1 l.1 ,nntin11it;'1 dd Rt·•...:i11u·. (lu.11 i:. 111 uhiuu .i11,.li,i. 1'1111p1111.111 1.1 dd Ci.m Con,,glic, nl'I qu.adrn 1,tit111ion.1lt-dello Stato L1,<i,t.1? E...o.. 1". lo ,tn1111e11toddl..1 nllltinuit,'t 1· ddl'unit;'i dd Rq.:imt·. Con l.1 f.Holt.'i dì dl'- ,1:l.!ll,llt' il ,unt',Mllt.'. wghc.• .il Rt•ginw l'nu o~nit.L d(·! do111,111i.e Qut',t.i kgc;,· •· <lit"hi.1ro ~1u,,olini in S{'n.Jto il 1 i nmt·rnhrc 1928. e d.ir;Ì il ,t·n,o d,•\. b illi111i1a1.1durat.1 ciel Rt•ginw. , lw vuol f.m· l.1 P.1tri.1 (tr.1ndc » PRECEDENZEALLACORTE ~ "lt\TTA.\IE:-/TE un anno dopo l'al,dj. l.!) c.1.zionc di Edo.trdo V 111, è app;,,n .. l'edizione pt-r il 1938 del Bu,Ar'J rn,01e. E non è a dire quan10 vi\amenttroht" .ttt<.-sa questa rista1opa, d.uo che uno dei moti\ i più gravi ddb. inquietudine pubblica <' privata in lnghihi:1u. c:1.1 l'i11c.er1cr1.a che rcgna\a ncll'ordint" delle p1ectt• deule a Corte i:: nei r.anghi mondani. in segui10 a quella specie di cat.acliM1a sociale che e1.. st.t1a l'abdicJZionc. Il denso e grouo \Ohtu\e, dunqut-, ben 3.122 p.&~ine è: giunto in buon punto per eliminare qur• stc- gr'av1 ragioni di an,ietà. e di preoccup.1zioni. t stato definiti\ amen te chiarito che molti pari, baronetti e ca\ ati"ri c::nnbiano posto nell'ordine dclii· precedcnu per l'anno nuovo. Naturalmente il più importante di questi spostamenti è quello dei prrsonaggi che oggi portano il titolo di Duchi di Windsor. F..doardo VIII era, l'anno scono, il primo genrlrman del Re. g110 Unito e occupa\a il primo pos10 nrl- ~~:~:~: d;!~e ft:~;nte1~1~ab~!~f·e~~~:~: qu4.'u'anno il Duca di Windwr è rele!iifalo al quarto pos10, dopo il re, suo fratello, l' dopo Cloucester e Kent. Che il re gli ~ia panato avanti, si capiKe facilml'nle; ma puché gli siano passati a\'anti gli ahri due r1 a1elli, che sono più ~iovani, questo non ~ dato alla nostra debole compett'n~a in materia di cerimoniale di capire. Ancora più incomprensibile è il rango assegnato alla Duchessa di Wind,or Costei, come consorte del e pili giova1w > fr.1tdlo del re- eh,· è: al quarto posto, avrebbe dovu10 avere un• rango corrispondente r cioè l'ottavo po- ,to. Invece, il B11,J.r's P,ua1.e la rd<'~i\ al \ entino\ esimo posto. La faccenda, già per M' stessa così d"licata e complcwa, divc•n1a inl'~tri<'abilc Jo;t' ~i p.:ua~on.-1 il Bu,J.e·s ,il V;-b,t"lt'J l'urnct, pubblira,.ione alt1ettanl0 auto1e\'olc quau• 10 la prima Il D,b,,11's dunqu,·, nella e-di• ,iom· p,·r il 19381 rlas,ific.1 l,1 Dud1rssa di Wi11d\01 tt17.a Dudw,~a reale (dopo lr Dud1<·,,e di C:louC('§l1•r ;:-d1 Ke11t) e k .,~ \Cgn;i. l'o1ta\o post() 1wll'mdin(' tlt'llr pi<"· ,c·d1•111.c Quhla {t1.nr di~ncp,111;,;a f1.1 du(' puhlihc ,u•ioni tgu.,lultllll' .ul(01(•\oli ,. ~tim,,lt po- ,,,,hl)(' ::ivr-rt· l(l,1\i 1ip,•1('t1'>(Ì011i ,ullo ,1,110 Jdlo )' ;rito puhhlil'O, il q11;1le, alm1·11u m fatto o, ;:-t1cht·tta e di cerimoniale, aHrblw tiiwgno di so,t,1111.iose ce1wne. S intf'mlono. l}l'ITiò, facilrnrnk lt· r.H,iio11i t h1• h.111110 iu- ~t~ 1 1~~o ~:'.:~•::~n:~'·':;' 1 R:i.::t'~;~ll~'t;~md~' ~t;':.:~ 11 qu.11\•, a quan10 par(', è 1'01·gi'luo ro111• pNenlç .l C''-)UÌllll'/t' pan:1i lll (jut•q,1 dt·- lic.,,a 1n,1tuia E il R"ale C.:011('1.tido',\1111i. 1m1 f,,.endo tutt;:- le risenr 1· I;:- 1·autl'i;:- dd c"o, ,i (' 1110,uato indi1w .• 11tf'11c-1e <'hl' il DrlHr/(1 l'rringe abbia piì1 1.-ur;io1wdel /fo,A, ·, l',,,n,:,; ma ha l·m,r\11\0 che e ,olo il Ile può ,1.1bd11r l'r<.1t1.1 po,izione > l'n fu111io11.uiod1•l dc·tto Colk~io li,1 .111;• l(llllllu < ~1,·uo ,e IIC p.111.l, llh'Q:lio ~ MESSAGGIOREALE ,1 t_llt)Jll)l\;\I puhhli1a10no.. , ,11,, lJ 1t·111µ0, 11 .~nlf~ dd lllt\~,l~'lio , h,· !'.u, \l:irs.tà (,1or~ 10 VI d Ingh1lt,·11.1, 111 •1~ C.t\Ìonr drl San10 :'\.italè', lanc-iò .11 ~uhi .. ,ddi1i d,·l R,•1;no Unito e dd\'lmpth) .\l,·,(,l'l'lio htcH' e \1·1nplids,;1110 e, ron- \ ien 1iC'ono\tctlo, .tpputllo per qu,·,1.1 ~ua ,emplicità non pri\O di un,, Cnl.t uol,'li.ì. c. :..'folti d1 voi 1i1ord1•1,111110, di~~· Su,l \l.wstà Cioni:iu \'I, « 1 11ws,.11(.,dpi N.1 . t.dc dC'~]i ,inni )(01,1, qu,uuto mio p,1da µ.ì1l.1\a .11 Mi01 popoli ddl,1 111,1di.· p.,1,i,1 ,. d'oltre 111,11e, co1u;:- 1\ 1.1po 011111.11<0li 1111,1 1(1,111d<f,'11ni1<li.1 Le ~ue p.irok 1>011.1\,1110 \,1 frl1111i\ .l\h- • ,t\•· 1• ,1i ruori dei ~uoi .1~oh,1h>11 111 11111 0 11 uumdo , E. q11i, forse, Su.1 ~l.ie,1:i. (;io,- "< o \Il ~i f.1ct·\,1 qu;i.lche illu\ÌOnt· ci1c,1 l'dht·,u·i., ddla p.1rol.1 di suo p.tdu· (..)u111di, dopo a\'Cr prot1'~t,1to thL· l"ICh 111,n può ,1,pir.ur ,1 pr('1Hk11· il po,tu dd p.ulr,•. continu,1\,1 I., Kn,;i11,1 ,·d 111 ,c11t1,11110 dw dol, 111,1111tn0,tnd,11\'i Ull,\ µ.1101.1 di i,:1.itit11d111t: 1u·1 l'.111101t· e l.1 ft•dd1à dw ci ;het;:- di 1110~11.11d1.1 o~ni :"1111,;olo ddl'lmp...-o dut,llltt· <1ut,IO 1ndimt11tu·.1bik .111110<, ht· or.1 \Oll(c ,dl.1 hne :t. f:, dopo .net ql'lt,110 un r.1p<lv ,~u.u.lo .,11'.rnno the h11i,.,, co11chiud1·\·a ton s;li ,ILll{IIIL: E co,1 10 d1u, ,1 \tH, o t h,· \l,tlc- ndk \o,ue_ LI\, fr,1 lr \O,tu· f.lmii;t;lie,o C'he ,1.111·111o,prd.1\t' (Ji(I, o rht \Ìatt· ,Il \1i...t11 poui, per l'.tdt·mpimento di do\c:ri che nou possono rimanere inadempiuti, noi vi mandiamo 11nonro saluto di Natale, e vi auguriamo, con la benedizione di Dio, salute e prosperità per gli anni prossimi >. Ogni \Olta che Sua Maestà Giorgio VI de\ e parlare 111 pubblico o alla radio, i $uoi fcdc:li ,udditi gli dànno nuo\e prO\(' del loro amore fact'ndo pettegolezzi sul modo in cui egli pronunzia il discorsetto: e, 1)c1 esempio, contano quanti minuti 1:'gli impieghi per pronunziarlo, prendono nota del' parole 111 cui incHp;cni, e cosi di seguito. Tuui sanno che Giorgio VI ha un difc110 di pronunzia e chr ques10 difetto gli pro• cura i più crudeli imbarau1 ogni qualvolta gli accada di dover parlare in pubblico. Ma non ci sembra generoso che i suoi fedeli t' affc:.cionati $udditi, all 1indomani di ogni suo discorsetto, gli ricordino chf' (' balhuzienie. Nel raccogliere alcuni dei péttegolez-:t.i, cui il messaggio na1alizio ha dato occasione, tt>niamo ad a\•vcrtirc che ci li1ui1e.emo a 1r.tdurre da giornali o da ri"iste i11gle1>i. Quel che hanno scritto e pubblicato i fed~ t' affe:Lionati ,udditi di Sua Mat"Stà. britannica, ben pof..,i:uno ripubblicare noi, stm.i in• correre - \IOgliamo sperare nt'll'accusa di manc.r di rispelto al Capo di una n.&- zione, diciamo cosi, amica. I penegoleui cominciano da prima dd discorso, dalla fase preparatoria o di incubazione. Sembra, infatti, che quando ~i comincib a parlare di un messaggio reale p(·r Natale, Giorgio VI fosse contrario « Lo diuuade\ano dall'acconsentire alla propo- :Ha non solo il ricordo dt'lla \OCe magne1ica di ~uo padre, ma anche il pcmicro della prova della 1u.1 balbuzie (th~ ordtal v/ hiJ Jtammer), cht' ! notevoll' quando e1.tli p,1rl:1 rn pubblico >. A quanto par<•, furono L11tl' delle p,o,·e: il re !use il rne~~ag'lio impn·ssionando un disco, poi ascoltò il di- \c.O (e una rivis1a inglese lo dcscris~c:- ('Qll le .)()pracciglia agg1ottate, tutto intento ad .ucollau• ~· ~te.uo nella sala dellt' p10\C d1 Sandrin~ham HouSt'): infine, avendo i,:i11di. mio M>ddisfot'enl(' la prova, decise rhr ,H r;:-bbe fatto gli .11,i;iuri ai ~uoi :t.ffl·~io11.1ti <" f,·ddi suddi1i \l('nnr il ~io1110 dl'll.1 p10\.1 Il Il' ,111.ucù 11 ml"is.1i;:;_gio con ri«>lu1c1.1..1 I.., 11ttur., del p111110 p1·riodo non fu relin·: ,.Ile p.t1olr q11an<lo 111io p:td1t' p;1r\,1\,l ,,t ,11oi popoli comi' il capo onorato di u11.1 ~1.111d1• f.1111ii;ili•.•, il r<' incontrò difficoltà ~op1.1ttu1to imi,rn11,ò ndl.1 parolA •('.tpo > (h,(l(J). Poi aud('I ,t\,Hlli mrglio \Ila fin<', p,ul.1\,1 più f,•111111 t· t".1lmo "i1·iup1r 11na 1i\1,1., i11,1.:l~·)e.t,>:{t1unAe, ti\ not,1, <'hc·, 1>f'rdf·~iderio dd 1e, dut.'.lnlc' la 11a~111is.~ioneil \UO 111~c·gnantc di di,iorw, dott Liourl l.ogue 11011idi era :1<'<31110 P. un ullimo pc·lltll'Ok110, di C'111 ~i .,p 1H"77t1à l,1 malilo!nità ..,.. ,1 Jlt'll~.i (h<', Imo ,td o~r.;i o, 1111 ~\io, fi110 .1 011.mdo 1.1 d1•1·.1 1Ì\1,1a 110n <I f'r.1 1.1pil,1t.1 f1,1 \r m.1111, p,·r tonto 110,tr,:, i~1101,1v.-1110 th,· 5'11.1 \l.ic•,t?t <:io1i;i:10\'I ;He,..,.• un 111;1<·,uodi d11.iom· , th<'. in t1c,.,~•011r di .,loi cti.... 01,i. ,i ro ...,. f.1110 ,1..._i,lt'1•· d.1 ('O\IUÌ U.JC(.;IAHIH•: I I 0 ANNO li N 3. 15 GENNAIO1<t38-XVI OMNIBU SETTIMANALE DI ATTUAL11"A POl,!TICA E LETTERARIA ESCE lL SABATO LN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI li:1.li~,.Colonit1lHDOL. 42, gfmutr,:,1,.22 E~t..ro:111u1L0, 70, ~emutre L, 36 OGNI NUMtR.O UNA LII.A M.11.1101er1dui1•egoi , futografit, anch1 ,,. nnii pubhheat1, noo •i rt11t1tnlirono. Dlrulooe: Rtuna • Via dtl Sudu10. 18 T,lefooo N. ~61.636 Amnlinl11J'ufon1: M1l1uo• P1usa Carlo Erba, 6 Teltrono N, 24.808 PubbUdti: Ptr 011l\1111tltro di 11te111b,au una ~.il1,nna L, 3. Ruolgenl 1\l'A§en11l O. Bre.cbÌ :~~~;~• 6~:•R~:ld~n~• ~ ~u~~ 1 'J!fn\ 20 .·:~~ Soc. .tnoo. tdhrlc:t "OMNIBUS,, . M.ll&llO
I ARDO t' nuhih-, don Giovanni ~e Candia n.lcquc d Cagliari à~~ 11 _'7 ottobn.: 1810 dal cavalier<· ~ Stdano Dc Candi:1 d'Alghero 1· dalla nobildonna Caterina Crìxoni da Oz.icri. Non, come fu detto. duchi e marchesi i :,uoi (la leggenda ebbe forM: origine da uno :,chcr.-.o di Mario il quale. qu;mdo cant.1va ndla Lucre_::.iaBorgia, solcv.1dire che la prota~omst;.\ tra quasi w.1 zia: alludendo a quel Giovanni Borgia du(:a di C:lndia, appunto, che il V.ilcntino avrebbe fatto gcttarc nel Tcvtn·), non duchi t· marchesi, ma di quella nobiltà isolana fcdcli~sirna ..ti Savoi,,, riC"ca di tradi- ✓.ioni militari quaç.i quamo quella del vecchio Piemonte. Con una famig:li;1 to:,Ì, tutt.i picn.1 di ~1·1wrali l' d'aiutanti di c.ainµo di rt· 1· di principi, avendo sempre sotto gli ,w·_chi quel panorarna d'uniformi, di ,c1ahole1 di decorazioni, un rag:\zZO :-.a :,,ubito qualt~ llarà In ,ua carriera. A dodid anni. infatti, lo m,rndano a Torino, .,ll'An:ademia milìtarc. Siamo nel 1822 e il momento è dcli- <·ato. Delicato !1pecialmcntc in quei cortili, in quelle camerate dove i nomi degli ufficiali che capeggiarono la rivoluzione dcll'.rnno ~1vanti - i Santaro!l<t i San Mar.lana, i Collegno - sono Sl; tutte le bo<-che: dove, al momento dell'appello, il nome dell'allievo Dc Candia Giovanni segue di poco il nonw dell'allit·vo Cavour Camillo. prccedt·ndo di non molto il nome dell'allievo Lamarmora Alfomo. Per il figlio d'un rigido con~crvatore, di un fedele di Carlo Fdin•. non c'è male. Quelle mormorazioni, quei ,;.u;;.~urrii,quei fremiti .1giscono ;;;u di lui. Sua madre, la iX'lli:,,,:,i111Caatcrin;1 (e on ne peut oublier une telle beau- ,;, >, dirà Luigi Filippo al figlio, anni dopo)i amante ddlc arti 1 musicista, è una di quelle donne che i cronisti del Risorgimento chiamerebbero e di liberi -.cmi ». Giovanni le ra:,som~lia in tutto. Una carezza che gli ha fatto Byron. J Nizza, quand'era piccino, è stata la ,ua prima cresima: è in lui il senso lirico, anzi melodrammatico della lihcrtà. Sui banchi dell'Accademia, perciò, le mappe militari lo interessano ..p. ccialmente come pezzi di pittura. Fuori, al campo, lt· marcette dei tamburini gli servono soprattutto come inl'itamcnto, come weglia jX'r la voce. Ecco, la voce. L'allievo Dc- Candia Giovanni ha una voce! Qui ci vuole un tecnico, un intenditore. Viene il tecnico, t' clas:,ifica di colpo quelle adole- ,centi note: has~. Ma questi benedetti tecnici non capiscono che dargli una voce di basso, a un ragazzo come quello, __ .._è come consegnare a un guerriero un'elsa senza lama? Per fortuna arriva in tempo Mercadante, di passaggio a Torino, lo sente, e, con uno dei suoi caratteristici scoppi tra pugliesi e napoletani, devia felicemer1te il corso della storia : e Ma che baslO, ma che bas.so! ChiJto è tenore. caro mio. e che tenore! >. Qu..i.ndo uno h<1vent';111ni, :,tupcndc f,lttezzc e le spalline dei Cacciatorì di Sardcgna 1 il meno che gli possa toc- <·arc in sorte è di essere addetto alla Persona di una dama illustre. Come giusto preludio alla vita tenorile, ecco infatti il sottotenente Dc Candia Giovanni al seguito della Duchessa di Bcrry, a Genova, nell'estate del 1831. Idea pili infelice. dal loro punto di vi!lta, i suoi ~uperiori non potev;mo ;1vere. .\1aria Carolina infatti cbhe tutti ~li istinti della primadonna. non r-sclu- ,o quello di non considerare mai il proprio ciclo finito. A Genova, poi. con quell'aun .-.oL-ldi esule pt;~guitata, in un ambiente già scaldato abhastanza dal Ruffini e dai .\1azzini, la sua pre- ,1.:nza aveva llpiccati caratteri di teatr.tlità. Con quc:IL.1pcricolo!IJ \ icinanz... tr.'l i µrimi amori e i primi contatti coi ~iovani carbonari. si decise for!ICil de• ~tino di Giovanni. Fatto ,ta che allorquando, partita fin,1lmcntc l'irrequieta duchessa. don Stefano Dc Candia, governatore milit..-1.rld·i .'.'l'izza, riC'hiamò presso di sé il figlio, qualcosa, anzi molto, tra i due era mutato. E furono tre a1111id'incomprensione, di ~il<:nzi, di urti '-mOrlati appena dalla prescnu della madre: tanto più che proprio in quei tre anni. tra l'e!lilio di C:,vour a Bard, l':i.rrcsto di .\•lazzini, la 1r.igic<1fine di Jacopo Ruffini nel carcere della Torre e la condanna .1 morte di Garib.ildi. I~ materia di di\\idio tra un gc:ncralc lcali~ta e un ufficialctto the contJva i lluoi amici migliori tra gli affiliati alla e Giovine Italia :, e ai e Cavalieri della Libertà », non mancò di rerto. A conflitto apçrto. a rottura ,1vvc11uta, rice\'etu· l'ordine di tornare a Genova e di prcsentar:,i al marchC\C Paulucci, soprannominato e il tt·rribilc ~ per la ~uil severità \·trw la gente politicainc:nte so~petta. Il Paulucci 1 dopo un di~orsetto agrodokc, gli con- •,c.:gna un incart.1mento da portare a Cagliari. T'utto qui? Tuuo qui. Se non che tra qul·i gio\ ..ini ufficiali cir1·ola una leggenda - non del tutto IC"ggcnda,par<' - M:condo la quale a Cagliari -,i comincia con gl'incartamenti e -.i finisce in forteuai prigioJCA&IO lfELLA PABTE DI B.AOUL BEGLI "UOOlf'OTTI" nieri1 magari per qualche anno. Al tenentino, con tutte quelle sottane attorno, fra l'altro, l'idea di una crociera così ricca d'imprevisti non va. Ma forse è solo un sospetto il suo, forse la sua e testa calda » gli fa vedere la burrasca dove è solo il sereno. In quc- :,to stato d'animo chiede un colloquio al suo Re. Peggio. Carlo Alberto, che non è più il Carlo Alberto della radiosa Reggenza e non è ancora il Carlo Alberto della prima guerra liberatrice, lo riceve con freddezza e lo congeda con parole evasive. F. la disgrazia certa, dunque, è la fine. La sua « testa calda> ~li suggerisce allora l'estrema risoluzione. Cominciò a que-:•o punto il melodramma della sua vita, con tumultuose battute d'aspetto in cui parve, a tratti, che dovesse naufragare ogni cosa. La fuga, intanto, fu tutt'altro che facile. Quando si accorsero della sua sparizione, la sorveglianza ai porti e sul confine fu raddopJfiata, mentre spie e poliziotti frugavano da per tutto. Da per tutto, ma non, s'inten<l(', nelle stan7,e reali dove Giovanni stètte rinchiuso circa un mese, con la tenera complicità di una dama di Palazzo. (Forse il suo e Almaviva » famoso nasce lì, tra i fruscii dei vestiboli segreti, in mezzo ai bisbigli delle ridenti cameriste). Quando la vigilanza della polizia si fece mcno,accanita, si travestì da pe- -..catorc e con l'aiuto di amici generosi potè finalmente imbarcarsi su un battello diretto a Marsiglia. Diciassette giorni tcmpcsto:,Ì 3u un harconc carico d'emigranti e di fu~c6aschi. Melodramma. A completare il 'quddro del tra\estimento manca solo quel « Di' tu se fedele il flutto m'aspetta > del Ballo in maschera, che ~ario canterà poi, a distam.a di un buon quarto di ..ccolo1 d.svanti ai parigini, lanciando ntlla chiusa uno di quei si acuti «auxqutU le pubhc rèpo,1d toujouTI par des applaudisume,it frinlliques ». ~a se dobbiamo credere al racconto che di questa fuga romanzesca ha fatto Giuditta Gautier, non mancò invece, du• rante la traversata 1 una pittoresca anticipazione dcli'«~ scherzo od è follia >. A bordo c'era infatti una zingara: e ... ella abbraccia d'un solo colpo d'occhio quella sagoma maschia e fiera che gli stessi cenci di cui è vestito drappeggiano con la precisione d'una uniforme. E le sue labbra si atteggiano ad un fine sorriso, mentre ella mormora: "Questa mano di gentiluomo non ha mai tirato la rete ... ". E mentre il giovane si guarda attorno 1 dapprima ~paventato1 ma poi subito rassicurato dall'indifferenza dei suoi compagni, ella aggiunge, rapidamente: "Vedo la tua fronte cinta dei lauri della gloria! " ». Sbarcato a Marsiglia, avrebbe dovuto essere la quiete, o almeno un principio di <1uicte,per lui. Niente affatto. Quando uno nasce col destino dell'eroe byroniano, accade nella vita come nei poemi e nei romanzi: che fino all'ultima pagina le avventure gli si precipitano addosso. A Marsiglia, dunqut, la polizia attendeva da un momento all'altro l'arrivo del capo dei Carlhti, pretendente al trono di Spagna. A quel tempo Don Carlos avc\'a quarantascttt~ anni e Giovanni Dc Candia venticinque. Era possibile un ec1uivoco? Ma poiché tutte le epoche hanno il loro h1telligence Seruice, servito da persone pochissimo intelligenti, stavolta le spie marsigliesi trovarono che doveva es• sere lui Don Carlos. Insomma lo acciuffarono. E se non era per l'intervento di un funzionario meno ingenuo, l'episodio avrebbe varcato i Iirniti del farscscu. Comuçque 1 bastò per fargli camhiarc itinerario. Aveva deciso in un pnmo tempo di recarsi in Spagna; ma ora, dopo un preludio simile, meglio Parigi, meglio l'Inghilterra. Giungevano intanto a .\.far~iglia le prime notizie dello scand.tlo che quella fuga aveva ,u-«"itato. Nel diario del OIULIA OBISI 11AXOBE DEL TENORE" cognato, don Francesco Roych, si legge : « Ottobre 1 835. La spariziouc: di Giovannino ha cagionato gran dolore in famiglia. Suo padre disse che disonorando se stesso aveva disonorato la famiglia >. Ed è proprio il cognato che s'incarica di portargli a Marsiglia le condizioni del perdono, semplici e terribili secondo il costume del tempo : riveli Giovanni i nomi di coloro che l'hanno aiutato nella fuga, e riavrà il ,uo grado. Ma son proposte da farsi a un ufficiale sardo, nobile e cavaliere? .'.'Jo,se quc,;;to piace al. Re e a suo padre, don Giovanni Dc Candia tornerà in patria e starà tra i soldati come semplice soldato: quanto ai nomi, nemmeno pa,;arnc. non esistono, non sono mai esistiti. Nel dicembre, a Saint-Laurcnt, in uno scenario di neve, ci fu l'addio alla madre e alla sorella Teresa, venute ,ld abbracciarlo, a scongiurarlo ancora una volta di tornare. Momento durissimo per lui1 pericoloso per la storia del bel ca,ito italiano. Ma i santi protettori del melodramma esistono per qualche cosa ; e insomma quel momento fu lluperato. Quando i vecchi romanzieri ci dc,cri• vono quei giovani pallidi e tristi, avvolti in ampi ferraioli, che s'incamrninano JX:r una 'itrnda lunga, volgendo a quando a qu,rndo il capo all'indietro, col cicdio umido di pianto, forse i \'CC· chi roman.lieri ci parlano di lui, di Giovanni Dc Candia che s'avvia sulla i.trada di Parigi, M:nzaprogetti e senza ,;;pcranze. I fcinc diceva che l'lt.-:llia aveva prodotto tre mer..tviglie: Raffaclloi Ros- ,ini e Cri•aina Belgioioso. Certi accolltamenti son fatti unicamente per <tOrprcndere; ma in questo caso servono a darci un'idea di quel che rappresentavano a Pari)?i, in quegli anni, la bella princ1pc55a e i1 suo fammo salotto. Al n. 28 della Rue du ~fontparnassc. dove s'affollavano in numero sempre crescente gli esiliati italiani, capitò, com'era naturale, ii futuro idolo delle frequentatrici della Salle Ventadour. E poiché alle serate di casa Belgioioso si finiva appena d'inchinarsi a Thiers che ci s'imbatteva in Balzac, si sfuggiva la Sand e1 peggio, si cascava nelle braccia di Lady Blcssington, è il caso di dire che Giovanni Dc Candia vi trovò quel che faceva per lui. Tra 9uel\e pareti si :)arebbc esaltato il più freddo negatore di ogni fede politica; in arte, il peggio filisteo si sarebbe fatto rivoluzionario. I rinfreschi non erano copiosi1 forse, nel periodo che precedette la restituzione ai Belgioioso dei beni confiscati (quando fu \ ~to Thiers intento a cuocere due uova per la colazione dell'adorata Cristina), ma in compenso lì dentro l'arte si beveva, si respirava fino a esserne storditi. Tra le varie conversazioni degli ospiti, :,,'insinuava ora un discor~o nuovo1 a proposito di quel tcnentino senza spalline ma con una voce incantevole. pittore e scultore per necessità, che portava con tanta dignitosa grazia la :,ua miscria1 in attesa di una delle dut: ,oluzioni vagheggiate: o entrare a far parte dell'esercito inglese o emigrare in America. Non accadde né quC!llOné qucllo1 ché per il viaggio in America gli mancò !ICmprc il denaro neces.5ario, e quanto alla prome:)sa d'impiego, fattJ.gli pcr- !IOnalmcnte da Wellington, non :)C ne f~cc nulla. Accadde invece che una \Na il suo amico marchese De BrC.mc lo condusse a un ricevimento della contCllS.aMcrlin, quella stcslla Merlin che una diecina d'anni addietro aveva lanciato la ~1alibran negli ambie")ti pa• rigini. Al ricevimento c'erano stavolt., .\1cycrhcer e il direttore dcll'Opéra, il signor Duponchcl, grandi cacciatori di voci. Lo sentono e s'accorgono eh':!quel ragazzo ha in gola una minier., di luigi. Il 1c·atro. Non è la prima volta ( he Kht:lo dicono. M.t quaudo u11u ,1 t.h1;1 ma don Giovanni Dc Candi:.,, cd t: nobile, CJ.v..ilicr~, 1..· h.l degli ,1ntl'flall che han fatto illustre l'imcgna di fa. miglia in battaglie e tornei medievali, a tutta prima l'idea del teatro fa un certo effetto. Pregiudizi? Co:.ì radicati. però, a quel tempo1 che appch.J la notizia della !IUa decisione giunse in p:~ tria, un funzionario del Governo S.irdo .1 Parigi ,1ndò a i.congiurarlo che non f.,cc~:)C'un simile affronto al ,uo ca• .a. to, all\•scrcito, al Re. Troppo tardi, ormai il pili eia f,Hto: c-ioè lo :,tudio del canto col ~cveri:,:,imo Bordogni, rol Ponchard e con lo stesso .\frycrbcrr; lo :,tudio della scena con Michelot della Comédie: infine c'era la scrittur;1 all'Opéra. Che cosa manCa\·a? ;\1ancava il llOHlC: un 110111c d'arte da ~stituirc a quello di famigli,l ; pn <·ancellarc ogni traCC'iadel passato, per nascondere al genitore lontano quella che un vero De Candia avrebbe con• ,idcrata come l'estrema vergogn::t. U,, nonw brev(', di bell'effetto, già storicamente illus.tre in materia di ribellioni e di fug-hc: Mario. Nei co1bC1hi che accu11lp,1g11.1ronuil :,uo e:,ordio. in qud dicembre dd 1838. non è facile di!ltingucre quanta partt· gli toccasse di diritto e quanta invcct· fo:,,c un ~cmplice riverbero della lotta dei partiti all'Opéra. Allora le questioni dei divi cr~t110 lJUestioni nazionali. Sicché la pr !St:ll· t:uione di Mario nel Roberto il dia· volo. nel teatro dove adc,.,so regnava colui che aveva spodestato il famon ~ourrit, vale a dire Gilberto Duprcz ai lc:gittimisti, didamo così. fece un pi,l• <Tre enorme. Si cominciò a parlare di lc·ggcdel taglione, di dito di Dio. e gli applausi ...alirono al ciclo. Tanto più che il e tim· brc flattfur » c'era sul :,< rio, e così gli .attacchi, d'una rar.-i predsiont'. e il >t 11aturt1lt' tenuto e dr manière à remplit la rnll~ >. Ma non mancarono le mormorazioni da parte di quegli altri. di<:t: il flemmatico Engcl1 che è poi tra i biografi di Mario il più autorevole sotto l'aspetto musicale. L'inesperienza del tenorino, il suo nervosismo e soprattut· to l'emissione appoggiata su certe vocali - forse quel cantare aperto di cui parla il Monaldi, che lo udì però negli anni della decadenza - suscitarono accese di~cussioni. I vecchi abbonati criticavano specialmente la sua pronuncia: « found Mario sang with ari accent ». Quella cadenza sarda non lo abbandonerà mai del tutto, ma nemmeno gli impedirà di avere mezzo mondo ai suoi piedi e di guadagna.re qualcosa come una dozzina di milioni di franchi (d'allora). Fosse rimasto all'Opéra 1 tra le beghe interne, i convenzionalhmi accademici e le forzature dello stile mcycrbceri,ino. la :-ua carriera sarebbe :,tata probabilmente diversa. A salvarlo venne in buon punto il crepuscolo di Rubini, l'uomo che ebbe il potcoc di fan· andare in be ,eia il giovane Wagner (e magari pc1 questo non ci voleva molto)1 ma di cu lo stesso .\.-fariodiceva, confidandosi co, l'impresario Strakosch: e Davanti < Rubini, noialtri cantanti non siamo chf dei coristi >. C'er,, da tremare a presentarsi al "J\•atro degli Italiani, dove alla cavatina di un Lablachc :,uccedcva la romanza di una Persiani,.pcr finire con la cabaletta di un Tamburini. Mario, di >tirpc guerriera, non tremò. E il :,uo Elisi, d'amore inebriò le parigine dL"irnillt·ottocentoquarant.1. In quei giorni la /levue des deu'Cmo,ides scriveva del giovane tenore: e Mai '-'intese un organo più dolce e pili inrantevole. un'emissione di voce più ftci.- \ibile e meravigliosa >; cd Arrigo Heinl'. esclamava : e Quale voluttà allorché Mario canta! >. Quando parlano di lui. i croni:-ti hanno il loro quarto d'ora d'estasi. Uno lo chiama e :.uperbo cantore dal viso di Celadone, dall'occhio nero pieno di fuoco »; un altro, « bello come oggi non si sa più esserlo, il più affascinante dei tenori e degli attori »; il parigino dice che ha e u,ie douce,n mag11étique dans le so11rire >; il londinese che è e 011 idt·al stage louer ». E infine Giuditta Gautier: e Questo giovinouo è di una bellezza estrema: il :,uo volto richiama in modo imprell!iionante qudlo di RafT.\ClloSanzio, col suo pallore ainbrato 1 i ,;;uoiocchi neri dolci t languidi, frangiati di ci~lia superbe, la !ì.uabocca dì un rosso vistoso tra la lanugine leggera della barb.t ». Quel che fa meraviglia, dopo ~i1111l descrizioni, è che le assidue della S.11lc Vcntadour, dove si da.vano convegno I( uinolinc più illustri della mondanità t della galanteria, non lo rapis.sero pe1 troppo amore. Si accontentavano le belle e i loro amici - i Rothschil:I. 1 Poniatow:,ki, i Wale\0;ski, i Polignac - di dargli la caccia anche dopo teatro a quel ristorante italiano di Rue Le Pclletìcr. che un fiorentino astuto Paolo Broggi. aveva rnc,;;sosotto la pr~tezio1,c dei cantanti. Nei tavoli di fronte 1 le dame indillcrct~ si ~mllurravano la storia meravigliosa del mo amore per Giulia Crisi. (cot1lt'1ua) EUGENIO GARA
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