MUNITO, dunque, del prezioso talismano materno, al quale per fortuna non dovette far ricorso, il nostro Andrea, dopo otto mesi trascorsi nd modo descritto, con l'accentuarsi dei dolori reumatici e con 11 prolificare degli orrendi scorpioni, cominciò a pensare seriamente alla fuga. 11 fratello Carlo, che era uomo di mare, noleg~ìò una barca, di quelle adibite al trasporto del vino fra Palermo e Castellammare del Golfo; c. quanto al passaporto. si sarebbe usufruito di quello d'un cavalier Raffaele Mango, somigliante abbastanza .td Andrea, di cui era stato compagno di pTigionia a Napoli e a Gaeta. La sera del 13 settembre 1822, il Man- ~cruva, divenuto venerando per la folta e lunghissima barba che s'era lasciata crescere, e travestito da cappuccino, ma con un buon pugnale nascosto sotto la tonaca, lasciava il tenebroso nascondiglio e si trasfrrìva in una casa ~ulle mura di porta San Giorgio, dove provvedeva a tosarsi, sbarbarsi e sfratarsi. Quindi, ridiventato di aspetto umano, s'imbarcava sulla navicella, di cui Carlo assumeva il comando, proponendosi di costeggiare la Sicilia fino alla località detta degli Scoglitti. li giorno seguente, la fuga del Mangeruv8 veniva scoperta, il Mango era tratto in arresto, e una fusta cannoniera si sl~nciava, ma sen- ,..a risultato, all'inseguimento del fuggiasco. Dapo sette giorni di lenta navigazione, la barca raggiunse gli Scogliui, donde drizzò la prua a S.-S.0., facc.!ndo rotta per Malta. Sorpresa, però, da violento fortunale, fu ricondotta sulla costa siciliana e a stenti riusci a toccare la spiaggia dei Mazzarelli, presso il capo Passero. Tutta la costiera era in quei giorni gremita di gendarmi, che spiavano o la fuga o il ritorno dei ricercati per i casi del ·20-21, e un picchetto, che sta.i:ionava appunto ai Mazzarelli, esaminò attentamente le carte di Andrea, ma le trovò in regola. Tuttavia i fratelli Mangeruva, avvertendo il vento infido che spirava da terra, tentarono di riprende1e subito il mare: quattro volte si staccarono dalla riva patria e altrettante vi furono ricondotti dal mal tempo. Risparmiamo il racconto, che riuscirebbe monotono, delle successive vicende ed emozioni; basti dire ..,.:hesoltanto il 1 6 ottobre, cioè più che un mese dopo la fuga,. da Palermo, si gittò l'àncora nel porto di Malta. Lo stesso giorno, per uno 1trano caso, vi dava fondo anche la fusta cannoniera dianzi ricordata: il capitjlno, in nome del governo di Napoli, chiese la estradizione del Mangeruva; m11 il governatore, conosciuta la causa della fuga, non volle concederla, imponendo però al fuggiasco di abbandonare l'isola entro un mese. E Andrea, avuto un regolare passaporto dal console spagnolo, s'imbarcò il 21 no\'cmbre, su un hrickschooner inglese, alla volta di Gibilterra. Dopo cinque giorni di buona navigazione, si ebbe un periodo di bonaccia, poi una spaventosa tempesta, poi cominciarono a scarseggiare i viveri, poi ,,enne meno l'acqua - e questa privazione fu piì.1d'ogni altra intollo:rabile ,- e poi, come Dio volle, si raggiunse la mèta, il 16 dicembre. Ad Andrea, a causa del suo passaporto spagnolo, fu inibito l'accesso a Gibilterra, sicché dovette pro::eguire per Algesiras, dove tro,•ò fraterne accoglienze in parecchi esuli italiani ivi residenti: vi sog• giornò circa quattro mesi, guadagnando qualche soldo con l'eseguire ritratti a miniatura, e studiando la lingua spagnola. Ed eccoci al periodo spagnolo, non poco interessante, della mirabile vita di Andrea Mangeruva. Non vogliamo attribuire molta importanza a certe pure coin• cidcnze che han creato il mito della storia a ripetizione; pure non è senza interesse, per chi scrive oggi, e per chi legge, osservare la identità fra la Spagna odierna e la Spagna di 114 anni fa: due fazioni in lotta fra loro, intervento di milizie straniere, accorrere di volontari, atrocit.à di guerra civile. Ma non sono altro se non coincidenze, giova ripetere. Durante il soggiorno ad Algcsiras, toccò al l\1langeruva quella che potremmo chiamare la sua o: disfida di Barletta». In un pomeriggio domenicale, verso la fine di marzo del 1823. era egli andato a diporto, con un suo amico piemontese, sulla ,•ia che conduce a San Rocco, piccolo paese fra Algesiras e Gibilterra. Si noti, intanto, che da molto tempo il nostro Alcide non aveva avulo occasione di eserc'itare la sua prodigiosa forza muscolare, non al tutto fiaccata dagli stenti sopportati a Palermo e dalle pericolose navigazioni. In un viale adiacente alla '-trada maestra, alcuni borghigiani erano in1enti a una spc<)e di giuoco del disco, con la differenza che il disco classico era sostituito da rm palo di ferro di mez::a,u: gra,u/ez::a simile a quel/,; dze suolri u.sare dai nostri muratori per isrottficcare o demolire. Andrea, fermatosi a osservare il giuoco con il suo compagno, notò che il lancio più lungo non superava i nove o dicci metri e disse al piemontese, a voce piuttosto alta, esser quello • uro da bambini•. Uno dei giuocatori, e precisamente quello che aveva fatto il 1iro più lungo, o perché conoscesse la lingua italiana, o perché interpretasse il gesto, si sentì offeso da quella osservazione cd esclamò con arro~anza: MANOEROVA BATTE IL •◄ poONOMETRO'' ", .. lUNOERUVA A 80A VOLTA SNUDO lL 800 TEMIBILE BRANDO ... " ~ Scommetto cento contro uno che tu non farai mai arrivare il tuo tiro a metà del mio•. • Anche questo può darsi •, rispose Andrea con ironia. E lo spagnolo, ancora pili stizzito: • Voi altri Italiani ~icte più donne che uomini e non sapete far altro che ciarle, ciarle e mai fatti•. Il l\1angeruva, a q1Jella scappata, non co,itro lui solo ma contro tutti gli Italiani, si sn,tì proprio mon:are la mosca al naso, e n'ebbe tutti i n111uulico111.:ulsamentctontralli. Raccolto il palo, e calcolatone il peso, si rese conto che avrebbe potuto tenere benissimo la scommessa; onde al borioso provocatore (ma non era stato Andrea, in giustizia, a provocare?) rivolse questa con• citata, e nondimeno tornita, apostrofe: • Se tu sapessi l'istoria del IIIO paese e q,ulla di tutta la terra, ct?Ttorhe rion penseresti a sparlo.re degli italiani i11 cosi sconda guisa come hai fatto tntè.. Ma a pror.wrti che tu menti per la gola, e che gl'ltaliam· t1011so110 11omi11dia ciarle ma da fatti, al co,itrario di r111ellcohe tu t. 1ai gracchiando, io Italiano scommetlo cento co11tr'w10di tirare questo tuo palo (be11chésia la prima volta che mi ci pr()l)o) almeno w, altrettanto pili in Il, del wo ugtto •. Detto fatto: scommessa di cento onze spagnole, pari a 640 onze di moneta siciliana: denaro versalo in specie, senza batter ciglio, dal piemontese, tanto più ammirevol<- in quanto, ignorando la vera forza e destrezza del suo compagno, arrischiava il suo per l'onore dc:I comune nome italiano. Il Mangeruva era già in posizione di lancio, giocherellando col palo, che, confrontandolo mentalmente con lo staderonc della dogana di Palermo, gli pareva uno stuzzicadenti o un fil d! paglia. Alla distanza di oltre tre volte il tiro eseguito dal suo provocatore stava un gruppetto di algcsirani, awiluppati nei loro mamelli e con la sigaretta fra le labbra. che discutevano fra loro pacificamente, sapendo di essere ad almeno 40 passHuori del tiro dei giuocatori. Andrea chiese che venissero fatti scosrnrc, il che provocò nuovi sarcasmi da parte degli spagnoli, che gli domandarono schernevolmcntc se per avventura egli non fosse, nel corpo e nello spirito, la reincarnazione del leggendario Diego Garcla; ma Andrea, sicuro del fat10 suo, rinnovò pacatamente la richiesta, e fu necessario obbedirgli. Si let:ò l'obito, certo che allo sfor::odtl bicipite e del• la scapola si sarebbe in mille parti lacerato, e g1wrda,1dosi il braccio nudo con 1m sor• riso sciamò• o vi,ici o ti rompi•· .. sfrom• bolò il palo/Mafe d1t fendè l'aria ro111ba11do, partito con la rapidità di ,m razzo alla , Co11grt,.,e.Cade il palo, e più di mezzo si conficca dentro il terrrno, e non giù nel luogo di do1;e prudc,i::ialmente aveva fatto allo11tanare il 11otogruppo di perso11ema otto metri almt110 pi,ì in là, 1;ale a dire cinque volte app,mto lo spazio d,l tiro eseguito dallo smargiasso competitore. Stupore, come può credersi, degli spagnoli, seguito poi da sincera ammirazione; il vincitore rifiutò nobilmente l'am• montare della scommes!>.a,ma non volle ri: sparmiare al soccombente un'altra schiacciante e monitoria apostrofe, nella quale fra altro era detto: • Se del tuo Garda la l11aSpagtlLI in tanti secoli 11onne va,ita che 11nsolo, degli omiciattoli del mio stampo, e a11che u11tantino pi,ì forti, la mia Italia n' i piena zeppo <Omela è. pima sempre di llltto ciò d1e f.\ha di piri bt>llo,di più grande e di pili ge11erosoin que$IQmondo•. In quel tempo la Spagna era in preda alla guerra civile: in seguito alla rivoluzione del 1820, Ferdinando Vt I era stato costretto a ridare fa costituzione del 1812, ma ora, istigato dalla Santa Alleanza, si apprestava a ritirarla di nuovo, onde era in conflitto con il governo costituzionale. A dargli man forte, Luigi XVII I aveva mandato in Spagna un corpo d'esercito al comando del duca d'AngoulC!me: la storia di questa seconda invasione fu, dipoi, scriua da Abele Mugo, fratello di Vittore. li governo, avendo bisogno di uomini, aveva ordinato che tutti gli stranieri validi residenti nel regno si Krruolassero, pena la espulsione; Andrea, attratto da un mestiere che gli era sempre piaciuto, aderì volentieri e partì per Siviglia, che era re• sidenza provvisoria del governo, e sede del quartier generale dell'esercito: ,·i giun- ~e il s aprile 1823, e dopo tre giorni fu aggregato, come semplice volontario, a1 battaglioni della Guardia nazionale di l\ladrid; ma poco dopo, in \lirtù di un nuovo decreto che riconosceva ai volontari stranieri il diritto di ottenere lo stesso grado che avevano nella loro patria, fu nominato maggiore in un reggirnenlo della Legione straniera. li i\langeruva non manca di darci una accurata descrizione e notizie storiche di Siviglia, così come non sfugge all'imperativo, subuo da ogni visitatore della Spagna, di narrare con colorita minuzia le fasi di una corrida, e certo Andrea doveva averla seguita con animo diverso - dirci quasi, pi\1 tecnico - dei suoi precursori e successori, fra Baretti e Dc Amicis. Potrebbero anche interessare - ma non si ha. qui, il tempo di riassumerli - gli scoppi del suo entusiasmo di fronte ai Murillo della chiesa dei Cappuccini, specie ali' Elemosina di Sa11 Tomaso. Intanto, sempre più avanzandosi i Francesi, le Cortes avevan deciso il trasferì• mento della capitale a Cadicc, le cui forti• ficazioni erano garanti di maggior sicurezza. 11giorno 11 giugno. con un caldo tropicale, la spedizione si pose in marcia; a un certo punto, lungo il Guadalquivir, il Mangcruva e alcuni suoi compagni, distanziali dal grosso della truppa, furono sorpresi da un numero soverchiante di faziosi: vi fu un aspro combattimento, durato due ore, e concluso con la fuga degli as._a\uon. o:.:hcla:.ciaronn :.ul tc1 rcno umi v('nlina d1 morti: dal lat0 d1 .--\ndrca si cbbuo otto uomini lra morti e fent1. Inoltre 1I Ì\langL·ruva fu dom•to da un v1nl0 nemico, cui nveva voluta sah a la vita, d1 una larga ventriera d1 cuoio cordovan11 zeppa di onze d'oro e d1 pietre preziose. 11 13, scnz'ahri 1ncidcn11, si giunse a Cadice, che pochi giorm più tardi fu cinta d'assedio dai Francesi. 11 battaglione àcl .\lanJ:wruva ebbe l'ordine di oper:.irc la cong1unzio11e con il corpo d'annata del generale Ballesteros, che aveva il suo quar• ticr generale a Granata. Il 15 luglio si partì per Algcsiras, dove si giunse il 16; imbarco per :'\lalaga il 18, il s agosto partenza per Granata. E fu durante qu<:• st'ultima lappa che il nostro Alcide, dopo avn realizzaw, come si C visto, una nuova disfala di Borlttta. t:bbe a rivivere nuovi Vespri sir·ilia11i. La mattina del 7 agosto, mentre il gros:.o della truppa riposava. il maggiore Mangeruva cbbt' ordine di csplornre un'altura fra ì\lalaga e Granata, propriamcme pres- :.o Velez: gli era di scorta un soldato spas;i:noloa cavallo. A una svoha della strada si trovò faccia a faccia con un uffiziale a cavallo. scortato pur esso da un soldato. L'uffiziale gridò in francese: ' Siete priJ(ionicro, arrendetevi!•· • A chi, di grazia?• chiese Andrea. E quegli, traendo la sciabola dal fodero: All'armi di Francia•. Il Mnngcruva, a sua volta. snudò 11suo temibile brando. Era - c1 rncco111a egli stesso - una b11onalama fl due tngli fllttfl dn foi a posta costruire nella migliori' fabbrica di Sitliglia lunga larga , p,$attte qual, appu11toro11v1,nfra lla 1;igoriadel suo braccio. All'atto aggiunse il minaccio:.n avver. timcnto: • Francese. bada che io son Sic1hano! • E qui la mischia. L'ufficiale fra,lcesc.! che corre a spron battuto sul siciliano; lo spadone di Andrea che ·entra dalla mammella dec;tra dt:ll'awcrsario p<:r uscire di mezzo palmo dalla scapola sinistra; caduta e mone istantanea dell'infelice; A.Ccorrcre del soldato francese che vibra un fendente sul cranio del :'\1:mg<'ruva; furiosa reazione di Costui, ancorché intontito e sanguinante: rizzatosi ro11t;ulsame11u i11 mli, st11flescarat.·e11tòdi ma,irQt),:scionl mal capitoro un ta11tof11/mi,umt,· rolpo del mo spado11tcht l'aria 11efischiò, t at:e11dofo giusto giusto azzeccato al mento gh rme netta la t,sui dall'osso 1ugale all'occipite, cosiuJ,é rotolando qu,lla sul terre110mulò a fermarsi flllato il radat.1,re del suo padro11e,me11tre (le lettrici di animo sensibile sàltino il n:sto di questo brano) ;/ mozzo corpo di cima a cui spillar·ano due grossi zampilli di sa11g11~ si ri'Ssc ancora alcu11iseco11di it sullu sella, poi slrnmaz::ò gravt e n'mbombante impacàmulo w, pit nelle, staffa /)l'r modo rhe il Nlt:allo spr.- vemato ~ unzajreuo u lo strMci11m.:1d1ietto m~feramente correndo con disordinati slanri qua e là all'impaz::ata. :\ 1 la il !\langeruva, esausto dallo sforzo, i;: forse anche, vogli.11110credere, soprnffatto dall'orrore, non potè più reggersi in sella, si appiedò, tentò di fasciarsi :'!Ila meglio con una pezzuola il cranio spac• cato. non \'Ì riuscì, e cadde lungo disteso, privo di sensi, in quella gora di sangue. Rinvenum dopo alcune ore, si tr-ovò in una cameretta sconosciuta, la testa bendata, assistito da un uomo con una gamba di legno. Era l'abitazione. di una povera vedova del villaggio di i\ lolinero, dove due mandriani lo avevano trasportato: mandriani che gli avevano salvata, si, l,l vita, ma non si eran fatto scrupolo di appropriarsi, dilc.·.guanclosi poi, il ricco contenuto della ricordar~ Vèntricra di cuoio cordov,mo. 11 cruento duello, risaputo, valse grandi elogi al suo eroe, che rifiutò nohihncnte l'offena di denaro fauagli dal suo colon• nello, e appena potè ricavare un pugno di monete dalla vendita dei due ca, alh appartenuti agli estinti francesi, l~gittima preda di guerra. In poche.ore, per mutabile fort"una. egli era diventalo ricco e ritorn:no povero. 1\1a so110queste di r.;ero - egli esclama, - troppo freque,,ti t.•iremledi gt1erra, 11e' quali (sic) me11tret•i par, che i danari 1.1i sb11chinofuori dalle boaht' dr' mosclwtti, t:e li t:edete poi all'isrm,te stesso sfumar 1;ia p,r le bocche di cannoni t di bombe. Ripresa la marcia, per congiungersi con le fo,ze del Ilallesteros, il ì\langeru\'3 vi partecipò, nonostante. fosse allo stremo delle forze, e arso da violenta fcbhrc: uni. co suo conforto. l'ammirare, da buon conoscitore, le contadine andaluse eh<' popolavano le campagne auravcrsate, e specialmente i loro occhi, parngonabili sol• tanto a quelli delle sicilianl·. Bello e maestosa t il grande occhio br,mo dt'll'italiaua. ma d11ramn1tealtero; leggiadro e gra::.ioso q11ello della francese ma s0t·erchiammte sdolci11ato;s.:mvissimal'a::.::.11rrp<u1pilla delle bianche fanciull, d' Albio,w, ma troppo lm1g11idae fredda, insomma lr, sicilia11a e la spagnuola ma11ifestm10nf'l loro sguardo tutto l'ardore della loro aninu, ccc .. Dopo dicci miglia s1 ebbe una sanguinosa zuffa con una banda partigiana del Rey absol,,to: il colonnello, scavalcato e ferito, stava per essere trucidato dagli assalitori, quando sopraggiunse. menando botte du orho, il maggiore italiano. che, sbara~liati i nemici, abbrancò per la vita il suo superiore, ~e lo si rin se souo il braccio sinistro e, continuando a far mulinelli con lo spadone, riusci a trarlo .'.I salvamcn10, guadato che ebbe il fiume che è tra Vclez e Molinero. Andrea si guadagnò, nell'azione, due ferite di sciabola. una ncll'an~uinaglia manca vicmo all'attaccamento del muR.eginaMAR.IA di R.OMANIA IL MIO DIARIO DI G[!ERRA VOLUME DELLA COLLEZIONE "LE SCIE", DI PAGINE 432. CON 32 ILLUSTRAZIONI t DUE AUTOGRAFI. LIRE 2S LA pri,w• rMro//1 J.,/1,. Jt{,,,,.orir Ji Jtf.,.;,. ,li /?,1J"'""ì" (Stori,1 dd\,1 mi,1 .,jt,1) ,i ,t>/"ltt j,.11/J <0•1J1Urr il J.,,.,.,,,,,., p11td!ro Jr• l11lli ,. 1J111Jffl ,./ /•l&,liàl• uppi,n ;,,,,,jJilr, Jr/I,, Jo111t•,1,,., Jr1li1t•ftt " rurrr Nti""• J,.,,. Jist•U•riÌ ,I,. /.Jlr, f•,.1/o ,.J,,. J,., ,.,,,_ prr1,.lttl1J /,. ,,,,, vii• lffll'i•f1t11{i• ,. 11,1/1pri1111ti1ovr1tl;,, I"'' ,.J,.u,.rsi ,.,I 11/tri t1Jlli, -,J 11/t,i r<J1l11•i, ,,J 11/t,i /•"''".f/i, i'!fi•r ,.,J ,.,,',./1,., p•lri•. /11 flln!IJ vol1111tr, i•- rrrr, 111llo ; Ji,,rrso: il J,,..,,,,. Ji ,./1,,,.t,,, 1i /• ;,.,.,,.,,,11: r •1111 ; pil, il J,,..,,,,.,. Ji '"'" Jo11••• •• t11rllo ,li ,.,,,. N•{io•r, J',,,, f'IJJwlo, rùin11ti1 1io,,,o pr tior•fl J,,IJ,. ,,,,, R._,r,-••· l" 10,tr J,/1,, R.,_.,,,,,,,,;,, J11,,o,tr /,. ,,,,.,,,, ,.,o,,Ji,./r /• P•rliro/,,,. /IIU11tr J,,,,,: J,, ,,.•rrior p,11rltJr/ lrrriloria ""{io•Jtlf /11 ;,,,.,,,,, J,,; TrJr1r#i r l'rurrito r•1111, ,1,, Jl7T.H'~IIftNl/1"'"" ,.//,. Jij,.,,. Jr/ P,uu, ,11/10u11ppi11Jr/1,11R,_;.,ol11- {Ù1•r rrJrttr, ,i JiJ1olu, uo .. p•rrr, l,1111/0 rlu f• R,_owt111itt ,-,; rrfJrrr p,011,',.,,, r ,-,,,.,;,,,&,;/,. l'r,ln,,,,, ,~;,,,.. M,,,;,, ,li R..""'"";" ri r,,1uo11I• li,11,i 1"'"'',i ./,.,,,.,,,,., J.t l11•ça praloço J,/1,. ,,,.,,,,.lit/r ;,,,~11ilil, J,·•a ,.1/',.,.,,,11,izio r ,,l/'i•rrr11-> 1,i1J11f•lr ;,, 8MtArr,I, ri j,. ,tlJ/llrrr ,./l'i•izio Jrll• R_;.,1J/11zio11r r1 11", ,,; tior•I ,,,.,.; Ji Jisprr•• zù,•r r " t11rl/; ,,, o,i 11/Jwx1i• ,,,, 1,,.,./,,,..,.Ji 1prr••{", ,.;""""""J" u111pr, ;,, pri11t11 pi11lf1J ,,,.,,., ;,, 1""/li ,.,,,,; tr•ti<i, /11 u,.,p,r 1• pri111,fril• prr /,. Jt"',i1(_Ìù#r r ,,.., il 1,1rr{jfù1. E ti J#, "'",)'" ,,,,,. ,alt•, "" J;J.,o rl,r, 11,/1., .,,.,,,. lrtlu,,,,.,,,, •sril,. ' J.,/1,. r•rrr•, p11d Jir,i ,,,,;.,-, r ;,,;,,,;,.,J,i/r. "'Ho qui d.avanti .1 mc un.il m.iiSs.limponente di documenti e ogni p.1gin.ii. ha I.ii sua d.iit.t, ogni giol'no t descritto con tult.l l'intensitl del momento, con le sue eS,Jgcrazioni, le sue paure, le sue sptuntt; pagine piene di p.tssionc nelle quali ritrovo mc stessa con tutti gli 41.ltie b.usi del mio C.iinttcrc. "So benissimo come si si.li detto e ripetuto che io ho influenuto Re Ferdin,mdo e che, essendo ambiziosissima, ho voluto com.llndare e dominare. Lo si t detto talon per dumcnc lode, talaltu per dcnignrmi; m.il. in cntnmbi i C.ll.sio ho sorriso ... " C1trissi1t111 Missy, ..... lo u1:110 uffr1tl111m·11!t· le tr11tl,1tin.' l'l,t' si rou~i:onu tn1 i 1J1Jri .~(l(J1•r11i. Dno /rnnr11111enlr ton/asure rl,e si1111lflmollo s/1,piti prr /; ".rtr11orJin11rir'' ri,l,iolt' Jr! vostro p,uu ... (0,1 \In.I lttt(U dello z,, N1,ol.1 Il "' M,n.. di Rom,1r,i,1) Mio C.ll.ro Nicky, S(' vi scrivo oggi non è come cugin.ii., m.ai come regimi d'un e d.aimc uumcntc 41.nl.ll.tSo.iamo entrati in guerra couggios..lmcntc, ben upcndo quel che facevamo e consci che le nostre risorse non possono andue oltre un certo limite. Da tutte le parti, i nos1ri Alleati ci assicuurono che avrebbero fatto tali sforzi su lutti i fronti che noi non ci urcmmo trov.aili a dover lottare contro forze superiori .lllc nostre. Ora comprendi.uno che ci troviamo di fronte a un grande e immcdi.aito pericolo e se voi non ci aiutiltc s,ì/,ito sarl forse troppo tardi e dovremo provuc tutti gli orrori dell'invasione e del s.cchcggio l È come donna e come regina ch'io rivolgo il mio .lppcllo a voi, all'uomo e .all'imperatore! Mandateci l'aiuto che noi invochiamo s1ìbi10 ,· non è questione di settimane m:l di giorni, o s.1ri troppo tardi e un altro p.acsc ancor.i cadrà vittiuu dello spiri10 dell'odio e della distruzione. Non occorre ch'io vi dic,'l che in questo caso l'odio non conoscerebbe limiti ... scolo ret10, l'ahra aur.wcrso la scapola j diritta; molte e non lievi erano anche le ferite del colonnello. ma - mirabile: a I di,si! - egli si doleva p,i, che ahco delle A.MONDADQDI _., MILANO \ contusioni prodoueRli dal suo salvatore .L\ """ J neJ tcners/:o stretto fra il braccio e il fianco! (co,itimw) GINO D0RIA l.,i;::;:::;:::;:::;:::;:::;:::;:::::=;;:;:;::;;::-::::;:;;:;::;:;::::::"::"::":::: t \ , \ . ! I I I
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==