IL SOFM DELLE MUSE W&lliil~~&1~ IIT~l,BABIA <>>N\~l!LIO RADIUS con Nati per uivere (Ce-schina, Milano), ha inteso scrivere il romanzo della ~~ gente mediocre. Ultimamente non pochi racconti hanno avuto •• protagonisti personaggi umili e di .,çarso rilievo; anzi, gli eroi della 111odcm;1narrativa italiana hanno spes- ,o .,pparcnzc dimesse. Così Giuseppe Bi:uwhi, l'ex-sottufficiale di Nati per :;ù.,ae. Del resto, si traua d'un pcr- 'iOna,::gio ormai tradizionale nella lettcr,ttura italiana moderna. Bianchi è lri ltJ.lia uno ::lei rognorni più generici l" ,cialbi : quando La (I oct: volle ironiu.1re ceno borghese italiano lo chiamò Cino Bianchi: e fra Gino e Giu- ..,t·ppe la differenza è poca: questi due nomi rispondono a una medesima mediocrità familiare. Le esperienze di Gino Bianchi vcnnL'ro ,('ritte da Jahicr circa vcnticin- 'luc anni fo; ma Jahicr non voleva che ..t.endere un esiguo rapporto. Non romanzo, non novella, le sue « resuhan1.c > intendevano mostrare, con la verità volontariamente nuda che piace ,ti letterati, la moralità d'un pcrsonag- ~io cornun,·. Gino Bianchi era, insomma, il mediocre messo sotto giudizio d.1 UII morali.sta valaese. JI suo ritratto, poi, ora aveva dell'autobiografico, ,- ,i avvicinava alla evocazione lirica. or., del documento, e restava un som111.uio di o~crvazioni fra psicologiche ,. 111or.\listiche. Emilio Radius, al contrario, non ha 111t(•~o dare del suo personaggio il rilrJ.ttO morale soltanto. Ha voluto seri- \ emc- la !>toria. Il ~uo Giuseppe Sian- < hi, las<·iato il proprio paese, viene 1r1 città ,t cercarvi lavoro. Ha quar;mt.J.ntli; le ~ue ambizioni sono vai,:hc e 111ode..t.c. Càpita in una pen~ione knut.1 d.dla madre di alcune ragazze. Ciuscp >e, entrato in quena famiglia, non pc'trà più liberarsene. Sposerà una delle ltglic della padrona di casa; e ,mcht· i ,uoi amori saranno natura.1rncntt- facili e senza slanci. Fino a che, r- .,bb.m fonato dalla moglie, torna ad .,bitar~ in campagna_, per farvi qual- . 1 os.1 ome la guardia campestre. La ,u~, •.tori3. fini!.Cc con una morte rorn.w.tesc.i, alb c1uale Radius non man- (-.t di dare quelle giustificazioni che po,sono renderla verosimile soltanto r)'·lla cronaca mentre fantasticamente il 1omanzo non ha corso. Le prime pa- •~inc mostrano un abile e piacevolé ri1r:.1ttodi uomo mediocre; poi il ritratto vuole allargarsi a romanzo pieno di p..-r~naggi e di avvenimenti, ma, in ,,ucsto Natt per vivere, gli avvenimenti -emprc finiscono col parere più piccoli degli effetti che producono. Radiu~. abile nel darci, non con l'a- ,prt·aa di J.ihier, e anzi con una sua < .1 Inta piacevolmente o;orniona che :-ve• 1.1 in lui il gusto per certe letture fra P,rn.,ini e· Baldini, il ritratto d'un pcr- ~ona~gio. ha qua~i ambito scrivere- un /1Pl--Am1 italiano. ~a nel romanzo di ~f.Hlpas,;;ant, come in ogni romanzo di •t uola ,uturalista, volontariamente in11.-.. c, J.d a\'C're per eroe un personaggio n1<:diocrL', non mediocri sono i fatti, e ,<,prattutto non ncc~sariamentc generi<i. Accade fors.c .1 Radius quello che 1· <1CCJ.duto .1 molti scrittori italiani, ma- !.{J.ri1utur~1lmcnte portati al romarno: di -.<,·_~uircun.t tccniCd narrativa che, poi risulta un'illusione. Si seguono ccr• u ..c. hc-mi i.ti quali. nel cono del rac- ( orno. la fantasia quasi si ribella. Molte p.1~inc di Nati per lliueu, al contrario, .1lTn111,rno .1 qurllo che ~arcbbe potuto n\t.·1 e quc<ilOromanzo. :"l'on una crona1 ., r.m,iliarc, con intrecci di interessi e dr c,1,i matrimoniali; ma il tranquillo profilo d'un personaggio della moderna provincia italiana. Del resto, anche certi dfl·tti letterari, che Radius persegue ,1 può dire in ogni pJgina, e specie dove ,i trova più libero dall'impegno roman- .,,•-,co, fanno pensare di trovarci di fron• le ..i uno di quegli autori pieni di nalur,dt·✓.ta quando, nei loro racconti, pJiono te11C'rCun piano discorso, ora di- 'i>Chti a brevi pitture, or,t a un honario In pri,11.1 _i{111n,1~i;.1tl1c,tduccndo le pri1m· propt>\izioni applicate agli elc11u-nti fond.-,mcntali della grammatica, , rag,1ai ,i annoiano. Càpita d'incontr.in•. m·i <..ipitoli degli e~rci.1.i1 ragion.unenti d'una moralità OV\': 1 e gene• ,i<.J.. Fra,i did.1'!caJiche e moraleggianu . ._ La virtù è bc-lla »; « Gli uomini .un.tno l.1 bontà »; « I.a vecchiaia deve 1·,,crc ono1at.1 > • sentenze troppo cor1 ,·,,ti p<'r commuovere l'intelletto di 1 hicrtn ,i.1 rl ragazzo si ,urnoia da van• ti .1 un ,imilt mora!i,rrir'>. E ,i tratta OlHQUANTA OOORt VI GUARDANO davvero di massime che non hanno alcun legame con la società di cui dovrebbero cmre la guida e l'ammoni• mento. E che, in fondo, niente può dirsi più facile che il formulare pensie- '( GIARDINETTO ) ri. Per chi vuole comporre massime, non A OREC ç 1110 occorre che l'essere disposti a dire cose I! • . di tutti. Vien fatto di pensare ,questo, • ~ leggendo i Pensieri di Oreste Frecchia• fr1: LI SCRITTORI francesi furono scm. mi. Egli, fin dalla prefazione, pare pre- ~ prc abili nel comporre romanzi d'atvcnirc .: pos,.ibili obiezioni. ~a ncssu- tualità: d'un'attualità che voleva esno può certamente muovergli obie- sere politica e sociale, mentre poi si· con- .t:ioni in quanto le sue mas:sime nascono eludeva in un vago e spesso facile pittoda una esperienza comune e non dallo resco. Da Merimée a Loti abbiamo as- \tudio. frecchiami se la prende con j sistito al volgarizzamento di un genere profes~ori: tiene a rivendicare i suoi ~~=ss:::~~:'rne!a:rc::~. ~;t:it:~i::;~t~ diritti, ma tutto questo non interes~ francesi di romanzi , attuali• sono senza ai lettori. Nessuno pretende che i cpen. dubbio di poco conto; né meriterebbe iicri » siano scritti da gente dotta e ac- occuparsi di essi (come non merita di C'ademica; anzi, tutto il contrario. Il occuparsi dei vari autori ameni, siano itapcnsatore non può essere né un dotto liani, anglosassoni o ungheresi), se certe né un ingenuo. Le e massime> non cir'costanze non rendessero tale argomento possono sortire che da una sicura os- meno generico di quanto solitamente sia. ~rvazione della vita quotidiana, e scm- Abbiamo letto negli ultimi numeri delle pre finiranno col sottintendere una po- Nouv~llu littérairu le prime puntate d'un !emica con un costume e una società. singolare romanzo di Picrre Frondaie in• Frccchiami, al contrario, ha scritto titolato: L~ volontaìre. Si tratta d'un racalcune diecine di massime, i cui tennini conto •italiano, a orecchio, che non logici possono essere perfetti, m.:l non vuole essete soltanto di colore, ma celeperciò pcnuasivi. Sfogliando il suo li- brativo. Si vuole celebrare in Francia il briccino (e ogni massimario vorrà essere volontarismo italiano di questi ultimi poco folto), s'incontrano ragionamenti anni: quello cioè della campagna etioche hanno veramente i segni di quella pica e della guerra spagnola. genericità che :si diceva. « Un atto di le;ge::r~~;::an~:lo~;~,: 1~~: ~e/r~ 1 ~0n~ giustizi.1 non è mai inopportuno>; la firma di uno scrittore abile soltanto a « L'arte è la signora assoluta della sto- compilar narrazioni frivole anche quanria > ; « r ricchi donano per diletto, i do vorrebbero essere altamente drammapoveri per solidarietà >; come altre tiche. Frondaie è senza dubbio l'autore non dicono che una particolare opinio• meno adatto a comprendere l'Italia connc- rn certi argomenti, come: e :-.1:cglio temporanea. La sua attenzione per l'ltauno spettacolo di artisti buoni che quel. lia non può essere che occasionale: i suoi lo di un artista buonissimo fra compa- italiani non saranno necessariamente che ~ni scadenti » ; mentre alcune non sono quelli desunti da una tradizione narra• che trovate di gusto incerto: < Il di- tiva francese onnai esaurita miseramente. ~prezzo è un filo di couente ad alta Da Stendhal ai nostri giorni, l'Italia non tensione>; « Lo starnuto è nato sotto è mutata per gli autori francesi: gli epibuona stella; pur contenendo un piz- goni di Fabrizio del Dongo sono avventurieri da strapazzo. tico di piacere e un grano di epilessia, Pierre Frondaie è uno degli ultimi scritncssuno lo biasima e mette rossore > ; tori estetizzanti della Francia letteraria. e Il pudore è l'aperitivo dell'amore>. Ma c'è di più: accanto a quelli di questo Invece, Frccchiami è: un osservatore d- scrittore, le pagine di un qualsiasi Malficacc solo quando si contenta di es- r-au:>d; ivengono addirittura geniali. Fron- ~re modesto: e Se scivola un cavallo, daie è tipicamente il romanziere ar1ì11e. diciamo "povera bestia", se invece è Vale a dire, del tutto insensibile a quella una persona che va a gambe all'aria, che è la bellezza nuda delle cose. Non non possiamo trattenerci dd ridere. sappiamo come sia giunto a possedere gii Cli è che il cavallo non si indispet- elementi necessari al suo racconto itatisce della caduta, e non ci iocca per Iia~o. C_h'egli sia stato i~ Italia, o eh~ lui in qurll'istantc che la pietà. sa• mai a.?~•a varcato 1~_frontiera ~elle Alp.,, d · h ' d / non c1 interessa. Ci mteressa, invece, nf>Cn o_m~ece C e u_na persona, quan ° levare che la sua I talia moderna pare vicade m 1str~da, vie.ne punta. nel su.o sta attraverso una pessima guida turistica: decoro, proviamo piacere e lo mani- il colore, poi, glielo dànno le più cattive fcstiamo ». letture. Frondaie è uno di quelli scrittori Frecchiami ha l'aria di essere l'uhi- che si commuovono quando sentono ram1110 pensatore: colui che difende non la mentare Venezia, Firenze, Assisi, Sorrenrnoralità, ma un genere letterario fra i to. Non conoscono altra Italia che quella più ambiziosi, tornato di moda ultima- dei• fresch;, medievali di d'Annunzio o, mente. :Molti gli scrittori italiani che peggio, di Sem Benelli e di Nino Berrini. hanno scritto e: massime». E non era- I personaggi di Le volontairt, che vorno che letterati intenti a combinare rebbe essere di proposito l'esaltazione .,bili prose. Fra i nostri contemporanei, dell'Italia fascista, rammentano quanto non ci viene in mente un autore di c'è di meno fascista in Italia. Non .sono mas~ime che abbia fede in una precisa che epigoni dannunziani e benclliani, ai morale. O si tratta di dilettanti, come quali per l'occasione si è concesso la diè il caso di Frccchiami, 0 rii letterati visa e la disciplina fucista. Fin dai primi • capitoli, incontriamo volontari della guer- ,imbiziosi di tentarle tutte. ra e della Marcia su Roma che poco hanno ARRIGO BENEDETTI dello squadrismo. Non sono altro che • eroi per definizione,. Basta riferire quelli che sono i nomi dei personaggi principali. Ci sono i Mazzuccato, un Rosario Mazzarino, un Pietro Neponte, un Ettore Falconi, una Lorenza Abbadessa, un Luigi Astrua. Nomi di evidente tradizione dannunziana. C'è perfino un• San~ giorgio de Venise ,. La Mort è scritta spesso con la maiuscola. Insomma, mes• so.si a scrivere delJ'ltalia, Frondaie pare raggirarsi in un vecchio salotto pieno di ricordi di pessimo gusto. I suoi scarsi ricordi italiani vengono chiamati a raccolta: in questo romanzo, l'Italia non c'entra; c'entra, appena, certo pessimo gusto che sempre impedisce ai francesi di guardare come stanno le cose italiane. Se in Fran• eia, dunque, c'era un autore meno adatto a scrivere il romanzo del volontario italiano in Spagna, era proprio Frondaie. Non è nemmeno un abile mestierante: è semplicemente un esteta di ultimissimo ordine. Questa nota, è bene rilevarlo, potrebbe es.sere giudicata ingiusta. Si potrebbe obiettare che sempre sarà di giovamento all'Italia un romanzo sui nostri volontari, pubblicato in un settimanale molto diffuso e letto. E non è che un'illusione: dei lettori delle Nouvelles littiroires solo una parte, e certamente quella più spregevole, leggerà il romanzo di uno scrittore come Pierre Frondaie; gli altri, che se anche pochi restano pur coloro cui sa• rebbe necessa.rio fare comprendere quella che è l'Italia moderna, rifiuteranno di seguire le puntate d'un racconto di cosi scarso valore letterario. E nel loro disprezzo, finiranno con l'accomunare anche l'argomento trattato. UN NOVELLIERI ~ APSODIA PRIMA di Tullio Colsal- !l} vatico è una raccolta di novelle come ne venivano scritte correntemente in Italia prima della guerra. li titolo di questo volume è già una rivelazione. Dalla nota informativa, scritta da Lucio D'Ambra, si apprende come Colsalvatico abbia assalito la letteratura d'i~pcgno. Vi si legge: • Nelle giovani lettere italiane ecco un novelliere di razza, nelJa grande tradizione dei maggiori narratori di scorcio. Se un sottotitolo si volesse dare a questo primo libro di Tullio Colsalvat1co non potrebbe essere che "La terra è l'uomo". Ognuna di queste novelle ha infatti un personaggio tipico di sangue e di carne che cerca, ossia soffre e gioisce, perché nella parola amore sono chiuse la vita e la morte, entro la cornice e lo sfondo mobili della terra. L'autore non stacca mai le sue creature da questa; e insieme alle ansie degli uomini segue con un'orgia di colorite imprevedute immagini, le ire e i sorrisi dei cieli e delle campagne ... ,. Ma c'è di più; Rapsodia prima sarà se• guita da altre quattro e rapsodie•; Colsalvatico, dunque, assalta il mondo con un piano strategico da generale. Jmanto, le sue novelle stanno fra la • Peretola , di Fucini e la • Pescara• di d'Annunzio. A pagina 59 si legge: • A questo sole di marzo le ragaz;,,e come ci stanno!,. A pagina 66: • La notte era in camicia nera•. A pagina 162: • La notte, simile a una gallina nera, aveva fatto come un uovo la terra bianca,. A pagina 162: • Il parroco, enorme stìlografica nera, tmcciò per primo un'asta sulla pagin., bianca della piazzetta ,. ( CORRIERE TEDESCO) BOLDBBI~II {r;\ ON QUESTO titolo, una delle prinua_ cip-ali riviste tedesche, Dìe Literatur, dava qualche settimana fa curiose notizie sull'importanza, sull'attualità e sull'influenza di H0lderlin - il grande poeta tedesco, il più grande, si dice generai~ mente, dopo Goethe - in alcuni poeti moderni, proprio quelli che ora s'affacciano in Germania a una certa rinomanza: \Vcinheber, G. F. J0nger, F. L. Barthel, Kommerell, ecc .. In quanto all'11attualità• non sapremmo facilmente giustificarla se non nel senso che in un tempo il quale, per certi aspetti della teoria del • sangue e zolla•, corre il rischio (e di questo i tedeschi più accorti sono coscienti) di volgeni a concezioni troppo materialisti• che, H0lderlin significa un poeta in cui la parola •spirito• risuonò con una forza e una purezza e qualche volta anche con un impeto di apostolo nuovo quali forse furono sconosciuti allo stesso Goethe. Son note le vicende del grande poeta tedesco. H0!derlin mori a Tubinga nel 1843, però da circa quarant'anni viveva completamente pazzo nella casa di un falegname. Nei decenni dopo la sua morte ebbe un lungo periodo di quasi assoluta dimenticanza; ma, già presente e vivo nei versi di Nietzsche, egli rinacque in una maniera clamorosa e strana una ventina d'anni fa, quando un giovane studioso, che doveva morire combattendo davanti a Verdun, Norbert von Hellingrath, sco• prì le sue ultime poesie, fino allora mai pubblicate: poesie scritte poco prima della pazzia, quelle che, secondo la parola di un critico famoso, furono composte quando già il poeta era • protetto dalla notte della follla •; e da allora l'opera di lui apparve così grande che non è stata più dimenticata nella leaeratura tedesca contemporanea. Se ne impadronl subito la filologia e ancora oggi durano le indagini e gli studi; a lui ri\'olsero la loro attenzione George e il suo circolo, che diedero del poeta di Jptrion~ un'interpretazione sui ge11en·1 e un poco viziata; se ne impadronì Rilke, e si sa che quando i • miti •• i • delicati • si mettono intorno a un argomento o a un uomo, sanno essere i più terribili trasformatori e violentatori. In un libro recente di memorie, in cui si parla appunto di Georgc e di Rilke, ricordò H6lderlin e il suo influsso nei primi tempi della guerra un altro scrittore famoso: Hans Carossa. I:: di qualche mese fa uno studio critico di Martin Heidegger, il teorico della filosofia del- !'• esistenza», che pubblicò l'opera lasciata ir<compiuta da von Hellingrath. t infine di questi giorni un saggio di Walter Otto su un aspetto importante di H61derlin: i suoi contatti col mondo greco; e infatti il saggio s'intitola Il mito greco i11 Goti/re e in fltilderlin, ma con riferi• mento speciale a quest'ultimo. In Francia la fortuna di H0lderlin non è Stata men viva in questi ultimi anni. Nel 1930 uscl una traduzione delle sue poesie, di P.-Jean Jouve, e l'anno scorso Pierre BertaJx ha scritto sul poeta un volume di critica. In Italia, la rivista Strtdi gen,1a11ici, oltre il saggio di Heidegger, tradotto da Carlo Antoni, ha pubblicato alcuni canti di H0lderlin tradotti da Errante, e, recentemente, lo studio di Walter Otto già ricordato. Altre poesie del poeta usciranno presto tradotte da Errante, Vigolo e Valeri. O. TECCHI (CORRIEARMEERICAN ) &1~lli®~&1~ l"'ARMIRI ~ •\TO N 1-;L 1908 in California, ., Frt>sno Vineyard, da genitori ar meni, William Saroyan è lo scrittor. ;,1111cr1cano a mio giudizio più intcrcuant dei molti rivelatisi in questi ultimi anni li suo primo libro The d11rint1oun1 ma. on the flyirit t,apec.t (ossia: c. Intrepido, 1 giovanotto, sul trapezio a volo>) è dcll'ot tobre '35, e subito venne salurat~ dall. critica, più che dall'americana, dall'1nglc1.:, con parole di ammirazione commossa. Ur se-condo libro, /nhale and txhale (ouia: < Inalare, esalare>), ~gul, 'esattamente • un anno di distanza, nell'ottobre '36, e In c.ritica, di nuovo soprattutto l'inglese, eh, è più spregiudicata e viva dcll'amcrican .., confermò con abbastnnt.a calore, seppur fra contrasti, la sua ammirazione: Tht ta. and mtlancholy /lux, teno libro, apparsi nel gennaio del '37, conteneva quattro , cinque composizioni ch'erano senz'altro I migliori scritte da Saroyan, ma nel complesso appariva come una raccolta di avanz., dei due primi, e la critica, anche l'inglese eomineiò a rilevar difetti, ammonire, conii gliare. Queno perch~, naturalmente, noi. si vedeva più la < novitl > ; non si era più abbagliati dalla < novità >; si era fatt .. l'abitudine a quel genere, quello nilc, quei mondo; e si poteva giudicare a freddo secondo le formule generiche che la critic: usa di wlito ptr giudicare. Ed ecco che ora alla pubblicazione, avvenuta lo scorso otto- !:,re, del quarto libro ( Li1tle child,en, ossi, < Bambini :, o e Ragaui • che dir si voglia editore americano: Harcourt Brace & Co. New York; ~ditore inglue: Faber and FA ber, Londra}, la. critica parla addirittur~ di un ravvedimento del Saroyan e di u1 suo < rito1no alla normalità >, come 1e fini all'anno scorso non lo avcue invece portat• alle Ut:lle proprio per quel tanto di nuov, e anzi d'eccu.ionale che era in lui. In che consisteva, fino al terzo libro questa novità? Considerato come novelliere (un Ceco, amt'ricano, fu anche chiamato da qualcuno), Saroyan presentava caratteri umani o mo menti di vita, mai 1ituaz.ioni, mai fatti in un caldo Auirc di considerazioni perso nali che sembrava spiegare, commentare. dare il significato di quei caratteri e mo menti, ma che in wnanza li complicava, arricchiva e approfondiva, li rendeva « più specialì >, lasciando ai lettori, come sempre. le cose d'arte devono, di trovarne, ove ave,- scro voluto, il vero significato o di (cr mani semplicemente al sapore. Un po', ........ pore a parte, come il nostro Luigi Bartolini. O come, in tono minore, il franceit Jcan Giono. Senza quasi raccontar nulla, egli riusciv• cosl :id esprimere un mondo con intcnsit} lirica di poeta; liriche erano le considera ~:~:~~~it;1ls~ 0 outht;s~~!ri:o1:":a~;avu,nf~:~o e tutto in una ccrt'aria di favola. I 1uo penonaggi, operai, 1tudenti, disoccupati barbieri, pugiliui, fattorini del telegrafo, giornalai, portieri, wldati, maestre, ragazzt da marciapiede e bambini, tutti, IU terra d'America, di origine chi armena, chi g:appones-e, chi polacca, chi jugoslava, chi italiana, chi filippina, ehi 1pagnola e via d· seguito, non facevano che incontrarsi r scambiarsi opinioni. In complesso, era uno ,pettacolo pittoresco che, malgrado l'andatura turgida e impressionistica della prosa, peraltro molto cadcnz.ata, aveva l'incant,. !Ottile delle miniature persiane. L'inncsu di qualcosa. d'orientale e di arcaico sul tronco della letteratura anglosassone moderna era palese. Veniva in mente Le mili, e una notle. Non delle Mille e una no::, dove volano geni ; ma di quelle (aecond.. mc più favolose) dove 1i 1tringe conoKeni. con mercanti, facchini e barbieri, dove I· Zobeide e le .Amine tramano inganni co1nc i personaggi femminili del nonro Bocca< cio, e il califfo Harun,al-Rascid passcggh nottetempo per le vie di Bagdad in inco gnito. I barbieri di William Saro1•an wnc, infatti i più vivi e piccanti di colore chr la letteratura dell'uni\'crso abbia dato da. tempo in cui qualcuno tra gli autori 1ou• sulmani delle Mille e una notlt scrisse l'in dimenticabile < Storia del barbiere che aveva sette fratelli >. Di tutto quello nel quarto libro (ripeto l.ittle thildr4n), uscito due mesi fa, è venuto meno l'accompagnamento delle considerazioni personali che, ho detto, sembraw spiesare e commentare i caratteri e i momenti di vita raccontati, ma che in sostanza li complicava, arricchiva, approfondiva, ec ce.tera. La critica si era stancata di quel· l'accompagnamento, lo giudicava un'intru• sionc, lo trovava antinarrativo, lo chiama va didascalico, e non s'accorgeva come CIS(. non era che un accompagnamento lirico t difficile stabilire per quali ragioni Saroyan non si aouandoni p.ù, in quest'ultimo libro, al suo diffuso considerare ch'era eomr il segno della sua esuberanu (« e1Uberanza da elisabettiano >, scntcnZ.:b una volta il Times); cppu1e la critica s'inganna ragionando di ravvedimento. La novità di Saroyan è rimasta quella che era: le considerazioni personali non fanno più massa e colore ndla sua prosa, ma continuano a esserne un elemento cssenz.iale. I suoi raccontì wno pur sempre uno sfogo lirico, e i fatti in essi restano pur sempre delle esemplificazioni ; i pcnonaggi dei simboli. Intanto. il campo del sottinteso si è allargato e abbiamo racconti come « I messicani•• < li me»aggero >, < L'inverno più freddo che si fos.seavuto dopo il 1 854 > t Il gatto>, < Unico nella città>, nri qual. i penonaggi sembrano disegnati quasi nel nulla. Saroyan appare allora deci!amcnte in progreno sulle sue composiz.ioni precedenti. Ma in altri racconti, quel mistero è un puro vuoto e non si pub non rimpiangere il caldo del ragionamento lirico che, nei primi libri, dava, in ogni caso, concretezza all'esile segno da miniatura persiana col quale Saroyan traccia volti di uomi11i e profili di COie. ELIO VITTOR!Ni
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