t·hc pos.sa paragonarsi con Londra? Vi M>nole regioni carbonifere e industria• li della Ruhr, della Saar e della Slesia superiore: le due orimc entrano facilmentt nella nostra sfera d'azione. Insieme con le miniere della Sassonia, ,·o~tituiscono centri d'industria pesante chC' corrispondono ai nostri distretti dcJ South Wales, dei Midlands, della Clydc e del Tync. Considerandoli, tuttavia, come località per. un possibile attacco, la cui distruzione dovrebbe avere un effetto immediato e decisivo sulla for1:a di resistenza tedesca, nes• suna può essere paragonata con l'enorme arC"adi Londra, la cui distruzione equivarrebbe a un colpo mortale. In un conAitto breve e violento, quale può essere dato dalla forza aerea, le aree di bcnaglio iniziali saranno scelte da entrambi i combattenti per ottenere risultati il più possibill' immediati. La distruzione di centri indu.;triali assai distanti fra loro - come quelli tedeschi - non raggiungerebbe 'lucsto sco• po, poiché la loro importanza non è decisiva. Altro bersaglio può essere offerto da Berlino. 11:a Berlino è una capitale con metà superficie di Londra, e la cui importanza non può essere confrontata ._ con la metropoli britannica. Dal punto ~ t!i vista dell'agricoltura. la Germania µuo"qua~i bastare a se stessa, e la sua popolazione è distribuita in tal modo che la fornitura dei viveri e la loro distrihu:,.ionc non potrebbero essere fa. cilmcntc clisorganizzate. Berlino, per• ciò, non dipende unicamente come Londra da un fiumt·, sua principale via di vettovagliamento, ma assorbe la sua sussic;;tcnzadall'intera periferia, cosicchJ l'afflusso dei suoi .viveri non può essere tagliato alla sorgente. La debolezza di Londra corrisponde perciò alla fort:a di Berlino, cd esattamente lo stesso contrasto appare confrontando gli altri centri cittadini nei due paesi. La verità è che l'Inghilterra, a causa della sua fonna allungata, della sua ?Osizionc rispetto al continente e del suo lungo asse che corre da nord a sud, è sempre estremamente vulnerabile da un attacco aereo. Se la Gran Bretagna è il cuore dell'Impero Bri• tannico, la sua capitale, Londra, è il cuore della Gran Bretagna. Si asserisce da taluni che, se ancfie Londra fosse distrutta come metropoli, in seguito d un bombardamento aereo, un simile disastro non porterebbe con sé la tragedia della resa al nemico, e che il paese - anche così amputato - potrcbhe continuare ad esistere. lo sono fra coloro che disgraziatamente sono <.:ostrctti a C'rederc tutto il contrario. La Cit)• e la Contea amministrativa di Londra hanno avuto recentemente un enom1e aumento d'industric e di popolazione: 15 milioni di persone SO· no ormai racchiuse in quest'area, e ognuna di esse dipende dai docks d: Londra pt·r il nutrimento, dài servizi di Londra per i trasporti e dalle cor• porazioni di Londra per tutte le altre necessità della vita. Se questa vasta e f ~ ANNOIl • N, a. 8 OENNAIO 1838-I~,, OMNIBUS' I SETTIMANALDEI ATTUALITÀ 11 'i POLITIOAE LETTERARIA :,il ESCE IL SABATO IN 13·16 PAGINE ABBONAMENTI 11 Italia• Oolonl•1•nno L. 43, 11mutre L. aa Elt.1101aono L, 70, Hmutre L, 36 !1 I OGlfl NUMERO UIU LJR& MnoaoriUI, diugnl e fotografie, 1ncl..1 10 0011pnbbllca~I, non ai re1litul1«1110, I Dl.rulou: 11 &ima • Via dii Sudarlo, 38 Telefooo N. 561.835 I 11 Am.mlal1truJ001: Milano • Piana Oarlo Erba, 6 I ,1 Ttlefot10 N, 24.,808 I lii Pubblldtt: I Per millimetro di alteua, b11eaua eol00,n1: I t,!~!iV~~gS~i~1:~~'ftT~i1:r~a·o B28.'3J1 I Parigi, 58, B111da P111houg Salot.-Honore I So-. .I.non.td..ltrice "OMNIBUS" • Mll1..11:o I I= NUOVA KITOLOOIA1 1, IL BATTO D'EUROPA intricata organizzazione vt·nissc improvvisamente ad arrestarsi, l'enonne massa della popolazione si troverebbe con la carestia alle porte, e non potrebbe ave. re nessun altro mezzo per assicurarsi il nutrimento necessario. In tali circo• :,tanzc, si può sicur:tmente orcv.cdere che, se anche il popolo fosse an11n:3to dallo spirito più indomito, sarebbe impossibile a qualsiasi governo contmuarc la guerra. Ecco un ca~ in cui anche la più poterne marina del mondo non sarebbe più utile d'una flotta di latta in fon• do ad una vasca, poiché non potrebbe far nulla; nemmeno un esercito mcc• ca.niznto al ma~simo potrebbe far nul• b. La forla aerea soltanto sarà qucua che dominerà e nemmeno gli alleati continentali potrebbero aiutarci al principio delle ostilità, ossia in quel brcv_c periodo durante il quale q':1esto tern· bile di<1.astropotrebbe 3\'vemrc. Il nemico si concentrerà ~enza dubbio sopra Londra. Dalle sue basi della Frisia orientale, senz'alcun preavviso, e C'Onun volo di solo un'ora l' mena, una cnonnc massa di apparecchi da bom· bordamcnto può esser su Londra e ritornarvi, a regolari intervalli, di giorno e di notte. Dall'Inghilterra, come base di partenza per la nostra offensiva, che cosa.possiamo ri:-.ponderc? I.ncht.,modo pos~i.1mor('ndcre b nostra risposta rapida ed efficace? Attaccare gli ae~- dromi nemici non serve a nulla, poi• ché è e:,trcmamcntc difficile ottenere risultati precisi sopra un bersaglio !a cui arca consiste in piccole superficie sparse su un grand~ territorio. Brcm~, Kicl e Amburgo s1 trovano tientro 1I nostro raggio d'azione, ma sarebbero scarsi compensi per una serie di attacchi distruttivi su Londra, coi suoi otto milioni di abitanti e con gli altri sette milioni che ne dipendono. Se il Belgio fosse un alleato anziché un neutro, ~i potrebbe invadere la Rubr. ch'è un centro industriale molt. popolato. Quest'attacco in forza po• trebbc forse compensare lo sforw che costerebbe. Ma, data la neutralità del Belgio, la Ruhr non può essere avvici• nata che dalla costa della Frisia, at• traverso 160 rn..igliadi territorio dove il nemico impiegherebbe tutti i possibili mezzi d'intervento contro i nostri bombardatori. Senza dubbio, abbiamo una conven. zione milit:irc con la Francia, cd è ragionevole .ntendcrsi che, dalle basi aeree poste sul tC'rritorio francese, potremmo. in<1.iemecon la nostra alleata, bombard.ire Berlino e qualunque altra parte della Gem1ania entro u.n raggio di azione efficace. Ma, :1nche 111 questo caso, doblJiamo sottometterci alla prima serie di atlaC'ch1 senza potervi rispondere, poiché l'iniziativa no~ sarà nostra quando la guerra scopp,er~, c ~P<:· razioni partenti da aerodromi stramcn. per quanto previste in ogni particolarc 1 non possono essere intraprese in poche ore. D'altra parte 1 la fr::mcia1 minacciata d'invasione da tre frontiere, per terra e per ari<,, dagli alleati del suo nemico principale, potrebbe venire rapidamen. te demoralizzata dalla fort:a spiegata contro di lei, e costretta ad accettare una pace separata. La C'ruda verità è - come le cose stanno attualmente - che la Gran Bretagna non è in condizione di uscire con successo dalla guerra futura. Per quanto amara, questa constatazione è meglio sia fatta. La sicurezza, o meno, delle comunicazioni imperiali diventa una con.:iderazionc secondaria, perché se basta per essere disfatti un attacc~ al cuore, a quale scopo preoccuparsi della protezione dei singoli arti? L epoca della forw navale è passata, e i possibili nemici dell'Inghilterra lo sanno molto bene. L'avvenire dell'aviazione la cosiddetta canna dei p0veri» 1 ha distrutto per sempre la superiorità inglese. Oggi, di tutte le grandi nazioni, la Gran Bretagna è quella che dovrà soffrirc maggiormente della sua nuova indistruttibile inferiorità. L. E. O. CHARL TON Commodoro inglese dell'Aria (Copvrighl 1Hundopress LJd. e, per l'Italia, di «Omnibus>). IILL& lii 11111 &\a CD"'-.Y?®G3~ ì PROPRIO VERO che c'è del nuovo nelle relazioni fra la Francia e la Cennania? A ,en• tire certi giornali di Parigi le novità sono tali che saltano agli occhi. Vi par poco che il barone von Neurath si sia recato alla stazione a salutare Dclbos durante il suo passaggio per BerHno? E il tono moderato della :,tam. pa tedesca durante la tournée del ministro degli Esteri francese nell'Europa centrale? E gli elogi del Voelkische Beo• bachter? E i colloqui di Berlino fra il capo ufficio ~tampa del Quai d'Orsay e il suo collega della Wilhelmstra~sc? Certi problemi, scrive un annotatore in vena d.i ottimismv, che fino a poco tempo fa non si potevano nemmeno fonnulare, oggi si possono discutere in perfetta serenità. La ragione del mutamento va ricercata nella stretta co11 .;'!• borazione franco-britannica, nc:)J'~·1 1 Par'igl• Londr:i.. Berlino vuol metter,i d':,,ccordo con Londra, ma la via di Londra pass:i. per Parigi. Ecco spiegato il mistero. Senonché c'è :.tato qualcuno che ha voluto rccar:,i sul luogo, per una visita di controllo cd è l'ex ministro Flandin. Che cosa è andato a fare a Bcrlir!o il signor Flandin? t andato a Berlino per istruirsi. « Ogni uomo politico ha il diritto e, vorrei aggiungere, il dovere, di tenersi al corrente dei problemi intcr• naz;onali. Ed è j)cr un'evidente ragione di riguardo che, prima e dopo il viaggio, ho fatto visita al presidente Chautcmps ». V'è motivo di credere che fu per negligenza, per non essersi tenuto al corrente, che si lasciò sorprendere il 7 marw dall'init.iativa tedesca. Comunque sia, di ritorno da Berlino, l'ex ministro Flandin ha scritto nel Paris-Soir un articolo che voleva parere sensazionale e, più ancora, ha parlato nei corridoi d! Palazzo Borbone. • F.d ecco che cosa ha imparato Flan• din nel suo viaggio di istruzione, avendo parlato con Gocring, con von Neu• rath ed altre personalità del mondo politico e diplomatico. Riferisce uno dei frequentatori di Palazzo Borbone che hanno udito: « Egli stupì i suoi colleghi della Camera quando riferì loro che i suoi interlocutori di Berlino gli avevano esposto delle richieste molto forti, che comportavano, oltre all'oc· cupazione delle colonie, una completa libertà d'azione in tutto quanto si rifcril>CCallo statuto delle minoranze tedesche in Europa (in particolare ncll;.1 Cecoslovacchia) cd ai rapporti fra il Reich e l'Austria. Unica contropartita, l'impegno di non attaccare la Franria e, più genericamcnte 1 gli Stati occiden• tali. Gli sarebbe stato detto, fra l'altro: "Con voi, senza di voi, contro di voi". E non è iutto, perché1 se si deve credere a certe versioni, che non furono mai smentite, i suoi interlocutori non gli avrebbero nemmeno nascosto lo staro molto ayanzato degli armamenti te• deschi ». Le indiscrezioni dei corridoi di Pa. lazzo Borbone trovano una conferma nell'articolo del J>aris•Soir, nel corso del quale l'antico presidente e ministro degli Esteri non esita a suggerire di fare alla Germania tutte le concessioni possibili. E al più presto. « Ricordiamoci che dobbiamo agire con la massima rapidità. I\'on c'è tempo da perdere. La pace non può aspettare nel dormiveglia dei discorsi ginevrini ». Chi oserebbe, dopo ciò, negare che c'è veramente del nuovo nelle relazioni franco•tcdcsche? Non ha alcuna impor• tanza, per la cosa in sé1 indagare se questo nuovo è dovuto alla « stretta » collaborazione franco-britannica o all'intesa italo-germanica, all'asse ParigiLondra, ovvero all'asse Roma-Berlino. Basta la novità. Un'altra novità, che non m,mchc'rà di far colpo su tutti gli O'iservatorì impaniali, è la « 'itrctta » collaborazione anglo•franccse che a 'ientire certi ottimisti - ma non Flandin - avrebbe operato quei tali mutamenti di stati d'animo e di atmo~fcra. Nes..,uno se n'era accorto, a tutt'oggi, a meno che per « stretta :t collaborazione non si vo• glia intendere l'attaccamento dell'edera alla quercia, della vite all'olmo. In questo senso nessuna collaborazione fu mai più intima e più « 'itretta » di quella franco•inglesc. Parigi segue Londra pni11de ac cadauer. Senza nemmeno con~ultare Parigi, Londra :.anzionò il riarmo tedesco: quello aereo. quello navale, quello terrC'.ltre;conclul>Cun accordo navale con Berlino all'insaputa del Quay d'Or5.ay, che si trovò di fron• te al fatto compiuto e all'indomani del 7 ,marzo, dopo dodici gio:-ni di :,evere n~~--•on:, dichiarò a f◄Jrigi che 5,j trattava dt materia opinabile. Dal canto suo, la Francia ha seguito. Ha seguito l'Inghilterra nelle 'ianzioni contro l'Italia, 5.enza contropartite per e.asi analoghi, l'ha seguita a ~1ontrcux due volte, per la questione degli Stretti e per l'abolizione delle capitolazioni i:i Egitto; l'ha seguita a .Nyon. Nei giorni scorsi la $tampa francese non esitava a dichiarare che, ncJ caw dei casi, la flot• ta della Repubblica avrebbe potuto far la guardia nel ~frdite'rraneo in sostituzione della flotta britannica qualora gli avvenimenti dell'Estremo Oriente aves• sero richiesto un concentramento delle fon.e navali inglesi nel Pacifico. L'Inghilterra non ne ha profittato. Pare che sottovaluti la flotta franC'csc. Una rivista di politica estera ultra fron• tC popolare non ha esitato a scrivere che nei recenti collO<]_udi i Londra il Primo ministro Chambcrlain giustificò certi atteggiamenti della diplomazia bri• tannica non in tutto conformi a quella tale « stretta » collaborazione, con lo . )tato preoccupante in cui si troverebbe la Aotta francc<1.eS, arà vero? Nessuno può dirlo. Certo è che altri scrittori francesi, quali il Dominiquc, non temono di lanciare dei sintomatici gridi di allarme : il secondo impero del mondo dispone della quint;'l marina del mondo. « Parli;'lmoci chiaro: la l>ituazione navale,· quindi imperiale, della Francia, sarà gravissima fino a tutta la metà del 1940. Durame tutto que'ito periodo dì tempo noi non :,arcmo in grado di difendere con le nostre sole forle le nostre vie imperiali. Nes~un dubbio che l'Inghil• tcrr.1 ci aiuterà, ma noi saremo i suoi subordinati. Non sono pochi i francesi che proveranno un certo malessere ad una simile eventualità ». Anche questa è una novità. 111'11918 i: 1tpp:1rsonm 11n11t1t'Slt' lipo,f:r,!.fto, rÙ111(J1•11/11 in O,f!,,ip11rtirof 11 re t' ron 1111 ro,tlt'mtl(J f!Ù~ rirrf>, ,~eile t' 1•,irio. Il uromlo 111m1ero i/,./ 1111()'V0 1111110 1Jfir,Ì mt'rro!t'l/i u _fenn,,io r ronterrll, 11elle Jllt' 16 p,~l{Ùu, ,fato,ert!fle, Tllc<Onti, 11rtiroli it'I pùì ,dto Ùtlernu t' /" .rrront!11 pmll,tl,1 t!i (i.,,,,,,.,; .!rl r•pi,.,,.-11ti/.J.-l1,•11.-r,,/.-/ll,ll.-r) li "Secolo lllu$tu10" ( in vtnJiu in tulle lt edicole ~ ccnlnimi 50. LIBERARSI DEL DIPENDENTE (iJ ONTRARIA~1ENTE a quello che han- ~ no pubblicat.o i giornali! n~n fu affatto il Governo inglese ad invitare a Lon. dra i rnininri francesi, m.- furono i mini• stri francesi che si fecero invitare. Più pre• cisamentc fu Chautemps che, per primo, ebbe l'idea di solleci1arc un colloquio a qua1tro occhi col Primo ministro inglese, Chamberlain ; e pare che l'idea gli venisse quando Chambcrla.in, al pranzo dc! Lord Mayor, fece mcnz1one dello scambio non ufficiale di messaggi, che aveva avuto col Capo del Governo italiano. Il signor Chau• to:mps ne argomentò che un siffatto me1odo, se era buono per la poli1ica fascista, dovene esser buono per la politica radicale. E subilo disse all'ambasciatore d'Inghilterra, Sir Eric Phipps, che voleva avere qualche conversazione prh·:ua col signor Cham• berlain. Mentre la richiesta era esaminata dagli esperti del Foreìzn 0/fic, (i qua.li devo_no considerare tutte le innumerevoli oscuruà dclrelichetla diplomatica prima di potere agire), il « pio » Lord Presid~nte ~cl .Consiglio, si recava, nella quali1à di signor Lord Halifax, a far visita al generale Coc: ring. nella qualità di grande amatore d1 caccia. E questo rese Chautemps più che. mai desideroso di ottenere una convcrsaz1onc con Chamberlain. Senonché, - r"'ccon1a una. rivista londi. nesc, di solito assai bene informata, - Chau1cmps dcsidera,a parlare con Chamberlain proprio da solo 3 solo, e cioè con elClusionc di entrambi i ministri degli Es1eri. Non la in1endeva cosl il signor I von Del• bos, il quale - come diceva pittoresca. mente la suddetta riviua - a neuun CO· SIO era disposto a rimanere al freddo, fuori dell'uscio. Infiammato di sacro zelo diplo• matico, egli rilevò, con insis1enza e ~on encrg:a, che non sarebbe stato convcmente per Chautemps a11raversarc il Canale senza una imprcssionan1e scona dì esperti diplomatici. Chautcmps dovette acconsentire a condurre con sé gli esperti, e soprat1utto il pcninace suo ministro degli Esteri. ~fa, pri• ma di lasciare Parigi, aveva fatto il suo piano per avere un ti1e-à-tit1 con Cham• berlain. Com'è noto, Chamberlain, ,i.Ila sua ,olta, per poter mandare Lord Halifax .in G_e~ma. nia, aveva do,•uto auendcrc che 1I mmuiro Edt-n fosse lontano. Profirtando della Lno• re,ole circostanza che il 1uo imbaraz.zan1c iegrc1ario agli Uteri si era recato a rac• cogliere allori alla infelicissima di tutte le conferenze infelici - quella di Bruxelles, - egli avc"a sottoposto al Cabinc1to l'idea della missione Halifax e aveva fa110 parlire il Lord Presidente per Berlino. Si è, poi, raccontato che il rninili:tro .Eden.' tor• nato carico di allori da 8ruxclac1, s1 mostrasse es1remamcn1e indign:Ho di quanto t'.ra, ?lato .rl~ciso \in sua usfnza J', per dir megl.o, allè sue ,palle. Ma, comunctut, dall'uno e dall'altro cpi• sodio - d.a quello francese, come da quello inglese - si 1r:i.e la modesta morale che, nellt democ:raz..it, il miglior servizio che possa rendere un minisrro degli Esteri al suo capo è quello di allontanarsi. Proprio il serviz:o che un ministro degli Eneri è meno disposto a rendere. (~fcntre scri,iamo queste note, il niinisiro Eden è in Riviera, e Chambcrlain ha assunto l'interim degli Esttri, con Sir Robcrt Vansi1tart già scgre1ario permanente al For,i,tn btfic,, ele,ato alla funzione di e principale consigli tre diplomatico. di. Giorgio Vl >: formula che può s1gmficare molte cose, 1u1te quantt alle stato d'ipo• tesi nel momento in cui scrivi ..1110). PRANZI ~ LONDRA, i due ministri france~i furono irwitali a pranzo dal signor (.:hamberlain in Oowning S1rcct n. 10. 1:, pJre che, ivi, tutto andasse bene. Gli onori di casa furono fatti assai amabilrr.entc dalla signor.t Anne Chambcr! ..in, che nell:l buona società londinese è chiamala « Annie II e che i giornali inglesi definiscono charming. Essa pcrsonahncotc aveva ordinato e curato il nienu; fra raltro, un iucculento agnello di quindici giorni e vini vecchi francesi, che ccriamcnte spianarono la via ",- conversazioni. Il Prenuer Chambcrlain, come è noto, sof• fre di go11a ed osserva, perciò, rigorosa• mente una dieta \'Cgetariana. Ma, quel giorno, derogò alle prescrizioni dei m~dici:. e mangiò carne e bev, e vino: tutto ciò, s lii· 1endc, in onore degli ospiti e per l'int~s~ sempre p:ù cordialt fra Londra e .Pang1. Chi ha dc110 che gli inglesi non usino far sacrifici per l'a1niciz.ia? Assai di,ersamcnce, imccc, proccdc11cro le cose all'ahro pronzo, quello offerto dal ministro Eden. Pare che, fra il signor Oc\bos e miJlt:r Eden, non corrano rapporti di ,eia e propria ammirazione reciproca. Dclbos non ap. prezza molto le maniert alquant~ brusche , e la imtabilità di Eden, e questi non ap• apprtu:a molto l'oratoria diploma1ica di Delbos. Proprio pochi giorni prima, alla Conferenza di Bruxelles, e,ra accaduto fra i due ministri dcmocra1ici un incìdentc as• sai spiacevole. Il signor Dclbos aveva preso la parola ed aveva cominciato ad esporre il suo punto di vista a ~orman Oavis con francheua poco diplomatica. E Eden lo ave,a interrotto più volte, intimandogli: e Basta, basta :t. (Tut, tut !}. Er:ino passali s61o pochi giorni, e ora il ~ignor Dclbos si trovava invitato a pranzo proprio da colui che. con tanta energia, gli aveva intimato il silenzio in piena Con• fcrcm:a internazion).\c. ~cssuna meraviglia, perciò, ch'egli avesse !'.aspetto d'un uomo • condannato a subire qualcosa di terribil• mente spiacevole, anziché d'un invi1ato a pranzo. E, mentre a11raversava i saloni del Fo,eign Office, lo si udì mormorare: « Speriamo che qui, almeno, non ci saranno troppi ., bast.t, basta!"> (tut•tutlìng). COSE D'EGITTO rn EL 188 I' scoppiò Ìll Egitlo Ul1 moto UJ nazionalista, captggiato da un colon• nello ambizioso, Arabi Pascià. La Francia c l'Inghilterra che, fino a quel momento :wtvano escrcita10 una specie di p1otettorato a due sull'Egitto, se ne commos~tro. ~1"' mentre I"' f'r"'nci;,., prco~cu• pata della rninaccia tedesca e i~np2cc1au• dalle sue ~risi, si mostrò lenta e 1rrc~lu1a, l'Inghilterra non perdclle tempo. L anno successivo, infatti, gli inglesi bomba~darono Alessandria, occuparono il Canale, duCe~ero il piccolo e~rci10 egiziano a Tell.cl-Kcb1r, e marciarono sul Cairo. Tcwfik Pascià, ~hc Arabi :neva deposto, fu ricondotto al Cairo, e ,\rabi Pascià fu deportato a Ccylon; e 1u1to rientrò nell'ordine. Quell'apostolo della libertà dei. ~poli, che fu Cladstone, si affreuò a d1ch1ara~~ che « la questione egiz.iana dipendev:.. P•~ che per il passato dircuamcnte ~al Gab,1• netto di Londra». Ciò che, nel hnguagg10 di Cladstonc, significava che l'lngh.iltcrra era padrona dell'Egitto e la Francia era messa alla porra. Peraltro, l'Egiuo rimase in uno stato di dipendenza meramenlt teorico1 dall'Impero ottomano. Alcuni anni dopo, nel 189 1, lo stesso Gladstonc, parlando a N~wc.astle, dichiarava che e l'occupaz.ione dcli Egitto era tempo• ranca e a,rcbbc avuto termine». !\'essono credette alle sue parole. E meno di tutti vi credeva Gl.tdstone. \•la le cose andarono diversamente da ca.mc gli inglesi desidera\'ano. Scoppiò la guerra, il nazionalismo egiziano diventò forte e l'Inghilterra diventò debole. Per cui, nel J 922, il GoHrno bri1.annico fu co• nrcuo a proclamare l'indipendenza del• l'Egiuo, con alcune riM-n.c (le famo5e quatlro clausole). Cli egiziani non furono soddisfatti e continuarono ad agitarsi, ma difficilmente avrcbbtro otlenuto qualcosa se non fosse scoppiata la crisi eriopica .. L'lnghil_i~rra, trovando~i anco1"' uno1 volta m cond1z1onc di deboleua, do,ettc ced<"re e concluse con J'l::gitto un trattato di :illeanr.t militare, con cui ~.:i.h-òquel che potè delle sue po• sizioni. Cosicché, in definitiva, l'indipendenza del. l'Egitto è ua1a opera dei .ttrz.i, più che degli cgii.iani o degli inglesi. Kl· fuad 11101ìnel1'1.prile del 1936, la• M:i.tndo la \'CdO\.l, :,..'azli, che è stata detta e una resina più bella di Cleopatra •• e cinque figli, qu.a11ro femmine e un maschio, l'attuale re. Fuad er,ì dell'opinione che i nomi comincianti pc1 F fossero stra.ordina• riamcnte di buon augurio; e, COèrentemente .t questa dottrina, a tutti i figli diede nomi cht· cominciano per F: alle figlie, Fawz.i)·a, Faiia, F.aika, Fathia e, al figlio, Faruq, che \ uol dire « colui che distingue accu• ra1amt-nte fra il giusto e l'ingiusto> t-'aruq, 4uando sall al trono, non avev.a ancora 17 ,1,nni e fu messo sotto un cons1. glio di reggenza. Il defunto re Fuad, tr~- dici anni µrima, aveva redauo una specie di test.amento poli1ico ~gn:to, in cui aveva designato chi do, eS$ero enere i membri del Consiglio di reggenza nel caso che, al 100• mento della rsua morte, il figlio fosse ancora in eta 1ninor_., Quhto documento fu aperto e letto in una i,eduta solenne del Jjarlrnan, cioè del l' . ulamcnto, e si trovò che uno dei Ire penonaggi, designati dal defunto re, er<l morto da un pczz.o; gli altri due non piacquero al Barlman, cioè al Wa/d, che ha la maggioranza, e cioè a :-..1ahasPascià, ohe t il capo dd Wa/d. E il Ba,lman, con quel rispelto per il proµno re - specialmente se mono - che è caratteristico di ogni Parlamento, nominò tre membri, tutti di\'ersi da quf"lli desi. i,;n,m da Fuad. Era stabilito che il giovane re .av1cbbc assunto i poteri sovrani nel luglio dello scor• so anno c che, con questo, sarebbero ccuait le funz.ioni del Co11siglio di reggcm.a. E cosi è stato. ~fa quante ansie e quante preoccupauoni pri111a della cerimonia! L3 ragione di tan1c incertcu.e consisteva nel fatto che manca~a quabias1 precedente, perché da circa 2000 anni, e cioè da Cleo• patra in poi, in t.gn10 non si era mai a\•uto occasione di inHsurc un re. Cerimonia religiosa o laica? Con la corona o stnz..a la corona? <...on la spad-a o senza la spada? Questi gravi dubbi, per più mesi, non fecero dormire il primo ministro, Kaha:. Pascià; che tanto più si prcoccu• pava del fasto e della pompa della ceri• 1nonia, quanto più era rìsolu10 a fare di Faru un rc•pupazio, come dicono gli inglesi, e ad essere lui il 11tro rt d'Egitto. LA BENDA D'ORO ~ OPRATTUTTO si diKussc )C ci do- ~ vessc tsscre incoronazìone. Nahas Pa. scià, al colmo delle incertcuc, telefonò dal Cairo a u11 esperto di cerimoniale e di protocollo a Vichy. ~Ll la difficoltà più. grossa si presentò dopo il parere dell'esperto: per incoronare qualcuno biso~na che ci sia una corona. Ora, la corona non c'tra affa110. Farla fare? Nahas Pascià non si perdette d'animo e pose mano ... a che COf>:l?Alla benda d"oro del Faraone Tu. t:mkamen della XVlll di11astia. I millenni non sono un ostacolo allo zelo di un rcdele ministro. ~i a quando una corona era trovata, sorse un'altra diffic0ltà: si scopri che i sovrani musulmani non hanno mai por1a10 corona. Allora \ enne in mcn1c a ~ahas Pascià un'altra idea: egli riclJrdò che i sultani ottomani soh•vano cingere la spada; non c'en che da trovare una spada. Quale spada pi1'1 adatta di quella 1cmpe• stata di pietre preziose, che appartenne a ~fohamed Alì, il fondatore della dinastia? Ora nou c'era che da tro,·are la spada di ~,fohamed Alì. La si cercò da per tutto: nei musei, nelle collezioni private, ma non si riusci a tro\are la spada di Mohamed Alì, chc, comt si è deno, era ctmpcuata di gemme, quando c'era. Allo1a non rimase che accontentarsi di un corteo di automobili: il re in testa, i ministri al seguito. Poi il corteo fu ridotto a un'automobile - una limou.sìne rossa per Nahas Pascià - e a un cocchio splendente d'oro per re Faruq. La folla applaudì e acclamò ; ma accl.1. mò con ass-:ii maggiore cntusiasmo al re c.hc al ministro. Non era.no ancora compiuti cinque mesi dal giorno in cui qutsta bella cerin1onia tbbc luogo, quando il diciasstttenne re Faruq ha mes.so alla porta il suo ambizioso ministro. Abbiamo detto che il nome Faruq significa « colui che sa distinguere il giusto dall'io. giusto>.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==