Omnibus - anno II - n.2 - 8 gennaio 1938

r ( PALCHETRTOI MAN) I WJ])~ilffiil® t/ep/ersonaggio ELEONORA DUSE e Luigi Piran. dello, che in vita si odia\lano dal più profondo del cuore, ora, ridotti a ombre, si riconciliano sul palcoscenico del Teatro delle Arti, per merito di Valeutino Bompiani e di ri.h.ria Letizia Cclii. \1 Sulla grafia del nome Letizia, i pareri so- ' no divisi. Alcuni pochi scrivono Lactitia, e .r- t"tti ,;li altri Letizia. Noi siamo fra quc• sti. Gli arcaismi ci ripugnano. Al tempo dt'llc dittature letterarie, i Carducci, i d'Annunzio, i Pascoli, anziché dare alle patdc lettere poesia e verità, le tatuavano con false eleganze, con preziosismi sciatti. I risultati li vediamo: un pugno di mosche da una parte, un sacco di cattivo gusto dall'altra. La progressiva chiarcna della mente, il progressivo approfondirsi dello spi• •ito determinano un'altrettanto progrcssi- \a semplificazione dei mezzi d'espressione. Come la carta d'Armenia nasconde il puz- .to delle case, le pasticche di menta il fia• 10 che sa di monc, cosi le eleganze da Upim nascondono qu3lcosa « che non si deve vedere>. Quan10 alla t, siamo troppo rispettosi della proprietà, per sostituire il suo suono n.-.turale con quello della zeta. Che concetto vi fareste dell'avvenire del mondo, se vedeste Laetitìa che con maestitia \t.cchia la liquoritia? Un &Ospetto di ciò che avene da essere Delirio del perJonag1io aveva penetrato il nostro animo anche prima che modo ci si porgcsst di conoscere de visu questi tre 3Ui di Valentino Bompianì. Con 13. nostra ""'\ abituale K"mplicità avevamo creduto che il cane da caccia non mangia la pred~, che il cuoco assaggia, ma non si nutre con i ribi da lui stesso preparati ... Il sospetto \eniva dalla copertina dell'Almanacco Bompiani: dalla faccia di Lui11:i Pirandello che empie essa copertina: d3lla fronte di Lui nella quale pirandellianamente appaiono i Sei Personaggi quali li vedemmo tredici anni fa al Teatro d'Arte d1 Roma: da Egino Olivieri in ispecie di capocomico perplesso: da Cino Cervi in veste di figlio pazzo: dalla signora Jonc Fri• ~e-rio in abiti vedovili: dal giovane Fcrrari travestito da ragazzo, coi calzoncini corti e gli occhi calamarati ; e « Ah! > abbiamo pensato, e questo è delirio, è delirio di ~-'l~t:~;:11:":~ta:! >~rande scrittore: uno scrittori: tanto più grande, quanto più riu• Kiva a nascondere, a liberarsi, a guarire del e pirandellismo>. A che rinverdire il Suo morbo, nell'illusione di ulteriori in- ~anni? _a personificazione dei ricordi non è conceuo poetico: è un trucco. E come tale va usato. O»ia con misura e astuzia. Nei pae• si civili gli spettri non è che manchino, ma vanno tenuti al guinzaglio. Ben altre soluzioni si offrivano a Valentino Bo1npiani: buttarsi a corpo morto- nel trucco, e tra personaggi reali e e figli della ricvocazio• n.. >, darci una ridda truculenta di gente viva, di gente morta, di gente ricordata, di gente dimenticata; soprattutto dimentica• ta. F:usa curiosa e divertente. ~fa che non avrebbe e fatto pensare >. Meglio A noi non piace pensare. O piuuosto, piacendoci pensare, dispiace delirare. Cosi com'è, ossia serrato in limiti aari, Delirio 4,1 per• 1onaggio dà l'impressione dell'abituccio del morticino custodito sotto vetro, con la medaglia della scuola e il bracciale della prima còmunione. Da quanto abbiamo detto, anche i ciuchi avranno capito che Delirio del p,,sonaggio rientra nella specie « do)orista >. In seguito alla nostra nota su le Cramatica, un benevolo corrispondente ci scrisse che, ferito e degente all'ospedale, si strappa di notte dalla ferita parecchi centimetri quadrati di pelle, e perché chi non sa as• saporare un grande dolore, neppure una grande gioia sa assaporare •· ti nostro benevolo corrispondente, spcria. mo che, guarito della ferita, lo trasferiscano in altro reparto. In ogni modo, e a ri. schio di vederlo scuoiato come San Batto• !omeo, ripetiamo che l'uomo civile, e dunque l'artista civile, non esalt .. il dolore ma lo nasconde, e che le manifeuazioni del dolore - peggio, del dolore stemperato con r~Jtetismo - sono indizio di plebeismo mentale. Quale valore d'altra parte, e sia pure co• me invito alla maternità, in opera che della maternità non mostra se non lo strazio e le delusioni? Quanto all'effetto che sugli uomini, s'intende gli uomini normali, fanno , le saccenterie, le pensosità, i dottoralismi ' di certe donne, citeremo questa profonda verità, cbha or non è molto dalla viva voce di Sacha Cuitry: e: Ell1 était une maitruu fidèle, c1 ri'nt plus qu'une emmerd,uu >. Lctiiia ci vuole, laetitia ... Poiché la parola preziosissima ci è sfug• gita di bocca, passiamo a dire dell'inter• pretazione. Maria Letizia Cclii è una grande attrice, ma una grande attrice rimasta ,a metà urada La sua recitazione ricorda il doc:1mento chiuso in una bottiglia dal capitano Crant e raccolto in mare da lord Glencrvan, e nel quale, su dieci parole xritte, se ne potevano leggere appena tre. Gu,glielmo Barnabò invece, che non ci te• neva a fare il grande attore, recitò bene. Onesta (in senso antico) e misurata Elli Cosmai. Al passaggio della barella con SO· pra il ferito o morto che fosse-, chiavi e cornetti funzionarono a dovere. Còmpito della regla non è mutare le qua• li1à dell'opera, ma vestirle di movimento e luce. In questo senso, la regla di Giulio Pi!<'uvio è stata in1elligen1e e accurata. A. S. Il ROMA· VIA DEI SERPENTI. FINE8TR.A DELLA BOUOLA DI TAGLIO, lii Il I PASSANDO per una delle strade meno frequentate del centro, Giacomo Baldizzone, grossista in olio d'oliva e saponi per bucato, vide i cartelli con la scritta e affittasi > !lu una serie di negozi vuoti. Poiché da un pezzo aveva in mente di trasportarsi coi magazzini in quei paraggi, cercò la portinaia, si fece aprire e vide i locali: ~li parvero adattissimi per lui. e: E per il prezzo?> chiese. e lo non lo so», rispose la custode, con aria compunta, e: per quello bi• sogna intendersi col signor dottore. Giri l'angolo, cd entri dal portone bello. Vedrà che c'è la targa>. li grossista scorse infatti, vicino alla porta padronale, ·ma insegna in ottone lucidissimo, grande come un vassoio, con la scritta e Oott. Rag. Randanni Solcri • Commercialista >. Lo scalone era in marmo candido, con la ringhie• ra e i candelabri in ferro battuto. e Ca. spita, qui c'è del valore >, mormorò Raldizzone salendo. Da una porta in mogano, a vetri, entrò in un'antica• mC'ra1 poi in un locale dove una dattilograf a1 quando lo vide, si alzò per annunziarlo. Il commerciante rimase in piedi, col cappello in mano, a guardare i quadri e le ceramiche che adornavano le pareti. e Pare la casa di d'Annunzio>, pensò. L'impiegata venne a dirgli che il signor dottore l'attendeva. 8aldizy,0nc entrò nello <-tudio,quando il ragioniere era già pronto a riceverlo. Seduto dietro al grosso tavolo, con il seggiolone cinquecentesco che gli formava una specie di cornice di borchie d'ottone dietro alle spalle, il dottor Randanni Soleri invitò il commerciante a sedersi, depose la matita automatica d'oro, intrecciò le dita sulla cartella di cuoio bulinato e p19nunziò: e ~li dica>. Baldir..lonc capì che era meglio mct• tcr subito le mani avanti. «Guardi, dottore>. disSf', e: non ~on mica qui per affari legali; son venuto per affittare i ma~azzini da basso>. Randanni si tolse il pince·riu. con aria mezzo infastidita. e Già, la casa non è mia >, precisò: e: è di mia sorella, io l'amministro soltanto, son cose che trauo così, di sfuggita. Ha visto i locali?>. e Li ho visti, e mi pare che possano andare. Dovrò spender qualcosa per le scaffalature, ma spero ci intende• remo>. e Il loro prezzo>, disse l'altro, e: è di seimila lire all'anno: prezzo definitivo, intendiamoci, perché non intendo con• cedere riduzioni. E poi, mi dica, a quale uso le servirebbero quei locali?>. Baldizzone sorrise: la cifra richiesta non lo spaventava. e Jo tratto olio e saponi >, disse contento, e ma non creda che questo possa dar noia agli altri in• quilini: tutta roba di marca, che arriva qui negli imballaggi e già pronta per la vendita, quindi niente chiasso e niente cattivi odori, mica come quel• li che trattano il merluzzo >. e Lo immagino>, interruopc il dottore, e: neanche da parlarne di certa roba >. « Con me stia tranquillo. Ho visto che c'è un bel cortile, andrà benone per il mio camion e per lasciarci i carrettini e i tricicli dei garzoni dei clienti che vengono a prender la merce. Solo pcl orczzo, si potrebbe trattare>. Il viso del ragionier Randanni si oscurò del tutto. e: Credo non sarà possibile concludere >, sospirò. e Questa è una casa signorile, e gli inquilini non tollererebbero mai in cortile un traffico del genere che dice lei. Sono molto ,;piacente, ma non c'è nulla da fare >. llaldizwne voleva ribattere, ma l'altro, con cortese fermezza, lo riaccompagnò deluso, coi soliti convenevoli, fino alla porta imbottita dell'ufficio. Circa mezz'ora dopo, capitò a fare una visita la sorella: il dottore aveva già superato la quarantina, ma la sua amministrata, benché nubile, era ancor più anziana di lui. Randanni le andò incontro, le baciò la mano (certe galanterie farnjliari del ragioniere erano apprezzatissime dalla buona società del po<ito), le offrì una sigaretta, poi raccontò, con senso di di~nità offesa, della proposta del gro5sista. e Quei magazzini son vuoti da molti mesi >, osservò la sorella, accomodandosi la pelliccia. e Mia cara ! > irruppe il dottore, « spero non potrai ammettere che il cortìle della nostra casa divenga una specie di ritrovo dei bottegai della città! Hai ragione, io son qui per curare i tuoi interessi, ma si tratta del nostro decoro>. Anche dopo che la signora. fu uscita, Randanni rimase col cattivo umore ad• dosso. Fuori era già buio. e Potrei fare una visitina a Marcella », pensò. Era questa una st.a cx-impiegata, ch'egli ora proteggeva e alla quale aveva regalato un negozio di profumeria. In città si parlava molto di questa relazione, si diceva che il ragioniere non s'era deciso al matrimonio solo per un riguardo ai parenti ( e questione di tempo, dopo tutto>, assicuravano i bene informati), i giovanotti schcr.tavano sulle infedeltà della giovane amica. Randanni scese le scale infilandosi i guanti scamosdati, salì in automobile e accese i fari: g:i caddero così sott'occhio le saracinesche dei negozi sfitti, e ripensò al commerciante. « Càpita di vederne tutti i giorni >, disse a se stesso, serrando le labbra, « certa gente non ha proprio il senso della misura >. MASSIMO ALBERINI CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla oa.rraztone d.lun ratto qua111u1, rn.lment.e accadut.o a chi 1crive. La. oa.rra.zlone non deve auperare le tre colonne del giornale, e deve euere lnvla.ta ,crtt.ta a. macch1:na, da una. sola pa.rt.e del roillo. 0go1 na.rrutone pubbllca.ta, ucondo l'ordine di arrivo e d'accettazione, verrà compennt& con Lire 300 (elnq_uec.ento).• I da.ttuo,cr1ttl non accet.-- tatl non ,1 reat1tul■cono. - Per la. va.ll- :h'!n~~u:t::P4ft! 0 ::, :~r~~:t:i:~ aulla. bu,ta. DA TAGLIARSI CONCORSO_PERMANENTE Alla Direzione di OMNIBUS VIA DEL SUDARIO N. 28 L ROMA I . DA. CJOH'"rOl'WA. bi.Bano, gennaio. ' E lunga quest'opera, lunga come la Quaresima. E, giustamente, pretende di essere ascoltata fino alla fine, e che il pubblico se la mandi giù tutta : giu!rotamente, ripeto. Tuttavia, in questo mestiere, quando ci !>i è invecchiati, quando si ha uno .)lato di servizio come il mio, basterebbe intingere la punt.1 del dito nella lirica brodaglia di Tizio e di Caio1 o inghiottirne una cucchiaiata, come ra l'ufficiale di picchetto quando as• saggia il rancio, per giudicare se vale o non vale. Lo :.eopo dei no,tri pellegrinaggi, da Roma a Milano, da Milano a Napoli, e magari da Napoli a Venezia, e di tanto affannoso e continuo viaggiare qua e là (con le scarpe di coppale e il Crac nella valigia, !r,()ttOun mucchio di arance che ballano fra colletti, bottoncini e camicie), è quello di trovare un musicista che sappia o prometta di saper scrivere un'opera o, per dir meglio, un musicista che c11entual111enteabbia del genio. L'altra sera alla Scala _.,j dava, in prt• mière, l'opera Margherita da Cortona del mae!rotroLicinio Rcfice. Appena il sipario si muove e cominda ad andar su, scoppia un subisso di applausi all'indirizzo della scena che non si vede ancora, all'indirizzo, che so io, dei cantanti dei quali non scorgi che le gambe. Oh, sorpresa : dunque tutto è preordinato, e la claque esplode in anticipo? L'episodio ci dà un'idea del come sia previsto e rcgol::tto il successo d'una serata 11elpiù gran teatro del mondo. Una volta (a Venezia mi pare) si stava per andar in sc<'na con un'operetta del maestro Usiglio (se Usiglio non fosse, è lo stesso). Usiglio era un uomo di spirito, e un cinico del mondo teatrale. Alla vigilia della rappresentazione. che è che non è, il maestro sembrava inquieto. Un amico lo scuote, gli fa: e: Hai paura d'un fiasco, Usiglio? >. « Cosa credi >, replicò il maestr·o, e: se fischiano, non mi riguarda; saran fischi per gli altri, fischieranno senza volerlo la musica di ben sette o otto compositori fra i più celebri della nostra storia >. L'altra sera, alla Scala, l'autore di 1\fargherita da Cortorw, non correva neanche lui, e in nessun caso, il rischio di veder fischiata la sua musica. Ecco qua. Il primo atto è già in piena efficienza. L'orchestra sbruffa contro la scena pap. pardelle su pappardelle, come da un imbuto pieno di lattemiele, o da un cannone bolso rimpinzato di gonfi.etti nutrienti, e i cantanti s'ingegnano, secondo i loro mezzi privati, di lanciare sull'orchestra bigné caldi e meringhe di risposta. Son pillacchere di cha11tilly che cadono qua e là, anche sui pili lontani istrumenti, e colano e glissando > giù per le corde dell'arpa. In pochi istanti, tutto è impiastricciato di panna montata, e la gazzarra ,tumenta. Da una parte e d,1ll'altra, attori 'e orchestrali si scaraventano in faccia focacce di crema, cialdoni alla vaniglia da noue di San Silvestro, come nei film di Charlot. Quel che c'è, sotto que5te pizze che si sfasciano sulla testa e sulle spalle dei mu5icisti, non si distingue più. Oov'è il tenore, qual è la prima donna? Tutti sembrano soccombere, coperti e piegati dal peso della crema musicale, come tanti alberelli troppo carichi di neve. Og-ni volta che vengo a ).1ilano, tro• vo questa prodigiosa città cambiata da capo a fondo. Interi quartieri appaiono alla superficie della periferia più prc5to che se lo sognassi. Edifici di mille e mille camere. sor- ~endo come un ascensore dalle viscere della terra, vengono immediatamente invasi dai loro abitanti. Ovunque ricchezze e novità, vetl'O e marmo a profusione, acqua di mare nelle vasche, riflettori, fontane circondate di specchi, tartine fresche, calo• rifcri m:tscherati e generosi, scalee a nastro di linoleum che van su nei regni variati dell'aperitivo, del ri'iotto e del panettone, un'aria carica di vitamine e di cordialità mcneg-hina, un movimento incredibile di signori ben calzati che vanno e ven(?ono su soffici tappeti e di grassottelle signore coperte di calde pellicce. Il centro stesso con la famosa Galle• ria, benché sia rimasto in piedi sulle sue vecchie basi, non fa che tra~forman.i nei rispettivi ambienti. Gu.ardate i celebri ristoranti, i caffè e i negozi. Varcate le soglie, non !roÌriconoscono pÌù. t un favoloso cambiamento che avviene di punto in bianco, da una !!,era all'altra, come sullo e spazio riM.·rvato alle affissioni >. Quanta potenza creativa e rinnova• tricc in questi milanesi; e che dire della loro capacità di costruire. per e!r,empio, un castello dentro una ~tanza d'ufficio, o d'introdurre un'intera balena dietro i cristalli lucenti della mostra di una trattoria? Mi pare che a ~filano si faccia di mcgiio e più presto che in America. Svecchiare, ingrandire, attrezzare. Lottare contro l'iner.da, ricercare gli !ropazi,la comodità, il lu~, e trovar questo tono di vita solida che mena.no i milan('si nella loro invidiabile città. In tutti i rami, in tutti i campi fan progressi incredibili, a passo di gigante. Nella musica, tuttavia, non riescono a muoversi C' andare avanti. Anzi potremmo dire, a proposito dell'altra sera, che le ,;tudiano proprio tutte per anr~oiarci a morte. Hanno aperto la -stagione della Scala rnn un'opera che dovrebbe e!,.-',C'reliminata da molto tempo, il A1rfutofele. Han pro:-cguito la !ltagione con un altro spettacolo che si reggeva sui trJmpoli: Goyescar di Granarlo~ e ÀtitichP dani.e ed arie di Respighi. E ora, ultima, viene J\1ar1:herita da Cortona, un'opera che migliora strada facendo (c.-.sendo il secondo atto meglio del primo, e il terzo meglio del secondo, poi il quarto meglio del tcrt0) senza riuscire a raggiungere l'agiatezza e il benessere musicale, ché a tal uopo di atti ce ne sarebbero voluti almcnò venticinque. Margherita da Cortona finiva col suo quarto atto all'una di notte, concludendosi con un successo globale di ventinove chiamate. BRUNO BARILLI ~L~c4:\a DEL VANTAGGIO J E NUOVE architetture d,i quartieri & alla periferia di Roma vengono scioc• "m1ente chiamate utilitarie, stbbene J·emprt, in ogni tempo, l'architettura abbia avuto la funç,iori, di uruire a qualcosa. Cosi, in nome dell'utilità, si t1ogliona giustificar, l~ brultiJSime facciate pi,ne di terraç,.d de• serti. Come se in ozni appartamwto /osre indispensabile, al pari detli altri serviti, il te,raç,_ç,.oper i fiori. Il te11ui10 ha umca dubbio una funcione non utilitaria. Presume una uita tranquilla e comoda; , quasi semp,e si ebbe davanti ad aperti p,u1a1gi, su piacze, 1u giardini, rn st,ad, do· ve sia piacevole affacciarsi. Il terracco inol• t,e esig, una ctrta intimità, non è insom• ma affatto conciliabil, con archiletlure eh, vogliono soltanto sert1ire di ricot1ero a centinaia di famiglie. Nessuna donna pa1urtl ore tranquille SII ,rn terra~co che guarda alt,e centinaia di ,e,ra<.<.i,La vita ddle no1tr, famiglie borghesi ; semprt stata /ortunatam,nt, risewata e g,fosa. Non ci 1i venga a obitttare che i t,rrau_i seruono almeno a procurare un po' d'aria libera a chi è costr,tto a passare i suoi tiarni al rinchiuso. Ci appare ueramente miJerabile la vita di chi, o2 una data ora, ,i affaccia al terrauo-bagnarola per ,espirare liberamt"r.1,. Semp" chi uuole aria aperta per ragioni di igiene, v,2 a cercarla /actndo piauuoli paJSeggiate pu giardini o in cam• pagna. Non è davvero imma1inabile un uamo che riduca tuua la Jua vita ad atti igienid. IL LUNGO Teuere Flaminio, gra(ie al Foro Afuuolini, va div,ntnndo Jemprt più una Jtrada di tra/fico. Lo di1.1unl ancor più quando dauantì a quel Foro Jarà coJtruito il ponte Sen1.a ct>ntare eh, v,no il Viale Pinturicchio non manca un uucionalt sviluppo ,dili{io. Con lutto que,10, sa,à b,ne Jaluaguardar, I, riu, dtl fium, eh, in qud luogo Jono bellissime. Niente impone che si prouveda a un'ar1inatura c~- me richiedono quartieri più u,cchi. D'altra parte, la cona fra il Flaminio t il Foro Muuolini non vuole euere nJ commuciale né industriale. Sarà la cona delle grandi mani/estacioni politiche e J/)ortiue d11li italiani. Un quartiere singolarmenle priuilegiato dout Id belltu.a del patsaggio natural, at1rà la sua importan(a. Le grandi adunate non p~tranno auert uno scena.rio più adatto. :\·tASSIMINO l..EO LONGANESI - Direttore responsabile S. A. IWITRll,,;E ~ O~INIUUS" • MILANO Propritt~ arri•riu t ltnn11ria ri1otl'\t1a. Rl7.7.01.I & C • "n pt>r l'Arlt dtlla Stampa • \lilaM Rll'KOU\JZIO:,;"J E))E{,UITb: COS \\ATF.RIAJ.E FOTOl.N.AFl('O • FERRANIA •.

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