KOBOA - SALA D'ASPETTO DI OH TRIBUNALE , --S.OCIETA ~RUSSA· STUDENTI ~ !ORNI FA sono andato al deposito a lQJ' comprare legna. Ho comprato mezza sagen di quella . di frassino e penso con amarezza: •••.. , Ecco, l'accetta c'è, ma non c'è nessuno per spaccar legna. E io stesso non posso: la salute non me lo permette ... •. Sono un casere debole, il mio organismo è un organismo cittadino: ho I~ ossa fragili, piccolo-borghesi. Càpita d'alzare l'accetta, e ti spiventi, non sia mai, si sfasciasse qualche parte importante dello scheletro. , t una rovina, con questa legna. Bisognerà•, penso, e noleggiare un uomo, per spaccarla e portarla al piano di sopra•. Ed ecco che s'avvicina a me, qui, al deposito stesso, un tale con un cappellino da donna in testa, ed i pantaloni sbrindellati. S'avvicina e mi dice: • Posso spaccare, posso segare e posso portare su, in qualsivoglia piano, la legna•. ~ Si può combinare•, dico. Ci accordiamo sul prezzo e ci avviamo. Entriamo in casa, ma la padrona si rifiuta di darci l'accetta. • lo•, risponde, • son cinquant'anni che sto al mondo. Il mio occhio è un occhio esperto, e l'uomo lo giudico di colpo. Quest'uo010, sebbene all'aspetto sia simpatico, è vestito cosi miseramente che, senz'altro, farà scomparire la mia accetta. Io sono vedova e vivo a carico dello Stato e non posso sprecarmi in accette a destra e a sinistra. Io le accette non le fabbrico, io•· Le ho lasciato in deposito del denaro e cosi ho avuto l'accct1a. Il mio compagno dunque prende l'accetta, si sputa sulle mani e comincia a spaccare la legna. Lo guardo. L'amico spacca un mucchietto; poi lo porta di sopra. La padrona si agita: gira per l'appartamento, conta e riconta la roba: non avesse a scomparire qualcosa! Suo figlio, Miscka, sta vicino all'attacCàpanni tenendo d'occhio i mantelli. ._Ah•, penso, • piccola-borghese del diavolo!•. Però il mio mantelluccio l'ho tolto, l'ho portato in camera e l'ho celato sotto un giornale. • t meglio•, penso, • nasconderlo sotto il giornale che essere costretti n tenerlo d'occhio continuamente. ' 11 mio uomo si offenderebbe•. Be', vedo che il mio cittadino ha finito. La paga gliela do per intero; poi gli dico gentilmente: • Sedetevi a tavola. Berremo un po' di tè"· •No•, dice,• grazie. Devo scappare: ora ho lezione•. • Ahi dite un po': come fn a progredire la i.cienza e la tecnica se i professori si occupano di legname? •· •No•• risponde; • io sono st.1dente del VUS. E, in legname, lavoro a scopo numtivo Resto molto male: anacco il mantello all'attaccapanni, metto gli occhiali sul naso e dico gentilmente: • Scusate. Ho detto una sciocchezza•. Voglio aggiungere ancora qualche parolina in francese o in tedesco, ma per la sorpresa non rammento le lingue straniere, e taccio. Sto in piedi e saluto in silenzio. Lui mi fa cenno col capo cd esce con passo da intellettuale. Ecco, dunque, questo è l'unico caso in cui io ho visto uno studente. Fino ad ora non ni: avevo mai avuto l'occasione. Ne sentivo proprio il bisogno. Tutti gridano: • studenti, studenti•. Ed io non sapevo quali fossero questi studenti. Non hanno l'uniforme. Come li puoi riconoscere? BAGNI fì ICONO CHE in America gli stabiJg limenti di bagni siano proprio magn~fici. Là, per esempio, un cittadino entra, si toglie la biancheria, la getta in un apposito cassetto, e poi va a lavarsi. Non ha paura d'esser derubato. E non prende nemmeno lo scontrino. Bene. Forse qualche americano più sospettoso arriverà a dire al bagnino: • Gut bai•, vale a dire: • Dateci un'occhiata•. E basta. Quest'americano, dunque, si lava. Quando torna indietro gli porgono la biancheria pulita e stirata. Le mutande sono bianche come la neve, i pantaloni cuciti e rattoppati. Una bellezza. Anche da noi gli stabilimenti di bagni funzionano. Un po' peggio che in America; benché e( si possa anche lavare. Soltanto, con gli scontrini, da noi, le cose vanno male. Sabato scorso sono andato al bagno. Mi • dànno due scontrini: uno per la biancheria, l'altro per ìl cappotto e il cappello. Ora, un uomo nudo dove può mettere gli scontrini? ~ difficile dirlo. Tasche non ce ne sono; soltanto pancia e gambe. Una vera disgrazia. Gli scontrini non ~i possono davvero attaccare alla barba. Bene: ho finito per le~are gli ~contrjni alle gambe: uno per ogni gamba, m mOOo da non perderli tutti e due in una volta. Poi sono entrato nel bagno. Gli scontrini ora mi battevano sui piedi. Era noioso camminare, e invece bisognava camminare. Dovevo trovare la tinozza, perché senza tinozza come si fa a lavarsi? Senza la tinozza è un disastro. E allora mi metto a cercare la tinozza. Da lontano vedo un cittadino che si sta lavando in tre tinozze. In una sta ritto, nell'altra s'insapona il capo e in quanto alla terza, la tiene stretta con la mano sinistra, per non farsela portar \'ia. Ilo cercato di strappargli via la terza tinozza. Ma il cittadino l'ha stretta con tutte e due le mani. .eChe fai ", si mette a dire, , ti spacco la tinozza sugli occhi•. • Non siamo in regime zarista•, gli dico, • per scaraventare tinozze. Guarda un po' che egoismo. Dovranno pure lavartti anche gli altri. Non siamo mica in un teatro•. Ma il cittadino mi volta il didietro e sèguita a lavarsi. • Quello è capace di lavarsi per tre giorni di seguito, per farmi dispetto•, penso. E mi allontano. Dopo un'ora vedo un tale che s'è distratto e non tiene stretta la tinozza con le mani. S'è chinato a raccattare il sapone, o s'è perduto in un sogno ... non si 11a,Fatto sta che quella tinozza me la sono presa e portata via. Ora ho la tinozza, ma non- si sa dove sedere. Lavarsi in piedi è un disastro. Come fare? Bene. Resto in piedi: reggo la tinozza con una mano e mi lavo. Intorno a me sembr3 funzioni una Lavanderia Autonoma. Un tale lava i pantaloni, un altro strofina le mutande, un terzo torce qualche panno. Ecco che, appena uno ha finito di lavarsi, si trova sporco di nuovo. Sono glì altri a inzaccherarli col loro bucato. E dappertutto un chiasso, un frastuono. Passa la voglia di lavarsi. Nemmeno si sente dove si strofina il sapone. Un vero disastro. •Be'•, penso, • si sprofondino nel pantano. Finirò di lavarmi a casa•. • Vado nello spogliatoio. Consegno lo scontrino e mi dànno la biancheria. Controllo gli indumenti, a uno a uno. Tutti sono miei, eccetto i pantaloni. •Cittadini•, dico, • sui miei pantaloni il buco era qui. E su questi invece sta qui•. Il bagnir\o risponde: • Noi non siamo preposti ai buchi. Questo non è un teatro•. Bene. M'infilo quei pantaloni, e chiedo il cappotto. Ma il cappotto non me lo dànno: vogliono lo scontrino, e lo scontrino è legato alla gamba. Bisogna spogliarsi. Mi tolgo i pantaloni, cerco lo scontrino. Non c'è. Lo spago è ancora attaccato ìntorno alla gamba; ma il pezzetto di carta è scomparso. S'è sciolto nell'acqua. Porgo al bagnino lo spago, ma non lo vuole. • Non posso consegnarvi il cappotto. Ogni cittadino potrebbe preparare una provvista di pezzi di spago. Troppi cappotti ci vorn·hhero, allora. Aspettate che la gente se ne sia andata e poi vi darò quel che è rimasto•. « Fratellino•, rispondo, • e se rimane soltanto qualche porcheria? Non siamo in un teatro. Ti spiego com'è fatto: una tasca è stracciata, l'altra manca del tutto; in quanto ai bottoni, quello in alto c'è. Gli altri non contano•. Insomma, ha finito col darmelo. E non ha voluto nemmeno lo spago. Mi sono vestito, allora, e sono uscito. A un tratto m'è venuto in mente che avevo dimenticato il sapone. Sono tornato. Col cappotto non mi lasciano entrare. •Spogliatevi•• dicono. •Cittadini•, dico,• non posso spogliar- --------------------------~-"! mi per la ter.1.:avolta. No'} siamo in un teatro. Datemi il prezzo dd sapone i>. Non mi dànnCJniente. Ne faccio a meno, e me ne vad6 Scpza sapone. Il lettore, fotse, s'incuriosirà. • Qual è questo stabilimento di bagni?• si domanderà. • Dove sta? A ltuale indirizzo?•. Quale staOilimento? Ma, uno qualunque: uno di quelli da dieci copechi. IDEOLOGIA LA SEDUTA era alla fine. L'impiegato della anione ammintstrativa Sergio Blohin toasiva da un peno, poggiando il suo grosso corpo sulle gambe accavallate; alfine, sentendo che l'anima gli era già scesa ai talloni, chiese la parola. , Benissimo ... Parla, ma sii conciso•, gli disse il presidente. Sergio sali al banco degli oratori e, in piedi, guardò spaventato la folla. Gli tremavano i denti. • Co .. co ... co ... compagni •, fece Sergio Blohin: • io... causa il.. il.. il... causa il preopinanle ... a... ba ... ba ... •. In altre parole, Sergio Blohin avrebbe voluto far notare ai presenti che l'oratore precedente aveva ingiustamente rinfacciato, a quelli che servivano negligentemente, di non avere ideologia. Avrebbe voluto anche aggiungere che l'accusa era ingiusta e che l'ideologia esisteva nel cervello di tutti. Sergio avrebbe vòluto dire qualche altra cosa ancora, specie sulla fondazione dello Stato, ma si confuse e, dopo aver detto ancora tre volte: • A... ba ... ba ... •, scese dalla pedana. E che c'è di strano? Non tutti gli uomini hanno il dono dell'eloquenza. Non tutti sono nati per fare i tribuni ... Sergio, appunto, non era nato per fare il tribuno: Poco dopo, asciugandosi il su- ' dore che gli bagnava le fronte, usciva dall'aula, un po' nervoso per la cattiva figura. Egli andava per l.t strada agitando le mani e oltraggiando fra sé e s~ i suoi avversari. • Uhm! Ci viene rinfacciata la nostra negligenza, mentre noi, o compagni, siamo pronti a deporre le nostre vite sull'altare della patria. Il preopinante ingiuria delle personalità. Bastonatelo, compagni I Arrestatelo! Impeditegli di parlare! Strappatelo dalla pedana I • pensava. Sergio Blohin rincasò tardi. A casa, inghiottendo la zuppa fredda, narrava alla moglie lo svolgimento della seduta. • lo, cara Lùscia, dissi cosi a quel tale: "Ei: una porcheria biasimarci e rinfacciai-ci la nostra presupposta negligenza. Noi", dissi, "possiamo deporre le nostre vite sull'altare della patria; se questo può servire allo Stato. E voi, invece, affermate che non abbiamo ideologia. Uhm", dissi, "compagni! ...". Ti giuro che dissi proprio cosi..,•. La moglie ascoltava inquieta le parole di Sergio, scuotendo il capo. • Ecco, tu, Lùs.cia, scuoti il capo•, disse Sergio spaurito: • non devi aver paura di nessuno, anche se io, come si dice, intervengo generalmente per la causa comune, e adopero parole energiche. Bisogna pure che qualcuno difenda gli intere8Si comuni ... Dissi proprio così: "Non preoccupatevi per noi. Non siamo dei fannulloni, noialtri!"•. isparmiateten1po godreptieùalungo elsoggiorno p escelto PER LE VOSTREVACANZE SERVITEVI DELLELINEE AEREEDELLA BOMA • AEBOPOBTODEL LITTORIO ... ancht" l'1Jlu11re IEIIUMD0 illLI è entu1i1111 della lozione "PII.OC.l&· P1Jrl l&IID". Cod 1u1orcvoli Oerm,toloRi prC"scri\'ono qucu, famou lo:tion~ pC"rI loro.p1:tltnti perchè la "PILOCUPDR UDD" contiene il Cloridrato di P1locarpin1 N:Iè pr,ep1nt1 1c1cnti6c1men1e 10110controllo chimico permanente, gann1n1 d• cuti6c110 di 1n1li1i chimica. LOZIONE PILOCARPINE BBEBEB DiltnlH• lafalU"U.•t.a la tor11n, arrtrt& I& eado.ta dli eateW .. nua o ,rvtio llLI CUI. In vendita onnque o Inviando L. 15 alla Ditta A. MARIBI, Via Aleuandrla 17S•A (Rop. F) • BOMA • Ma via, smettila una buona volta con ,---------------------------- questa tua mania di discutere•, esclamò contrariata la moglie. • Sarebbe meglio se facessi valere le nostre ragioni presso l'amministratore della casa che ci ha cresciuto 111 pi~ione a quattordici rubli ... •. • Come mai?• chiese Sergio. • Perché proprio quattordici? Perché? Sono forse un impiegato, un borghese, io?•. • Conta poco l'indignarsi•, disse la moglie: • la notifica legalizzata è già affissa alla porta ... è là... •. • Ma guarda un po' l • fece Sergio, prendendosi la testa fra le mani. • Quattordici rubli!. .. Ma che roba è questa? lo, Lùscia, dissi alla seduta anche questo: "Non possiamo andare avanti cosi, o compagni; perché deporre la nostra vita sull'altare della patria? E riaffermo che non ~ pr?prio necessario deporla ... almeno la mia ... •· La moglie guardò spaventau il marito. • Dada, potrebbero arrestarti per queste frasi •· •M'arrestino•, dis:C Sergio: • m'arrestino pure. Mi deportino pure a Narimska. lo non posso più resistere a questo sistema. Per me, la cosa più importante è la verità ... Dissi proprio così.. "Non posso", dissi, "accettare un'ordinanza statale come questa". Puahl non ne sei indignata, Lùscia? Aspetta, ora corro dall'amministratore della casa,. Sergio mise in testa il berretto e usci di casa. Cinque minuti dopo, senza aver visto l'amministratore, era già di ritorno e si fregava le mani. • Si è turbato, quel diavolo calvo•, fece Sergio. • Ha detto d'esse,rsi sbagliato nel conteggio. E io gliel'ho cantata sonoramente: "Noi interveniamo in favore di voialtri perfino nelle sedute ;egrete; partecipiamo, per così dire, all'accomodamento collettivo, e voi", ho detto, "che fate mai, o compagno considcrabilissimo?" •. • E lui, che cosa ha risposto? ■ chiese la moglie, indifferente. • Lui ha abbassato la coda. "Ho sbagliato", ha detto, '•nove rubli, conteggiando la pigione della vostra abitazione''. "SI; proprio così", ho soggiunto io ... •. Sergio prese un atteggiamento di soddisfazione continuò il desinare interrotto. MICHELE ZOSCENKO ('fradu:::. dal rimo di A. M.). ~ Jl nemic.o... FfJ ...c. he offuscadi giorno in giorno11 candoredel vostri dentiè li fumoovvero i prodotti calramosl in esso contenuti. Solouna razionale, assidua pulizia del denti riesce a vincere quesfonemico e a far scomparire quella patina glallaslra chevienea formarsisul lorosmalto. Abbiatecura, quindi.dellavostra bocca, usate due o tre volte al giornoun denti• frlcio di fiducia dando la preferenza alla Insuperata PASTA DENTIFRICIA ERBA GIVIEMME La Pasta dentifricia Erba Givtemme schiude la boccaal sorris~. .
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