Omnibus - anno II - n.1 - 1 gennaio 1938

ID ON CEFERINO era raggiante. L'albergo dove aveva stabilito il suo quartiere generale echeggiava ancora di fucilate, e i soldati continuavano a sparare gli ultimi colpi contro i tiratori nascosti sui tetti, quando la notizia del- -ia sua vittoria arrivò al Comando. Il capo delle operazioni gli aveva inviato, col treno che doveva trasportare alla capitale J)rigionieri e anni, un giovane dai baffetti chiari, che gli aveva portato in una bustina un'aquila• dorata : la sua nomina a generale. Don Ceferino era eccitato come un bambino dopo la visita della Befana. Girava tra le mani l'aquila d'oro, ne guardava i particolari; il serpente, il fico d'india e la coccarda tricolore che l'incorniciava. Chiese un ago e un filo e, seduto su di una sedia spagliata, la lingua tra le labbra, la fronte aggrottata, cominciò a cucire l'insegna sul suo cappellaccio unto. L'aquila di generale se la voleva cucire da sé. Al pianterreno 1 la sala da pranzo dell'albergo era un inferno. I soldati festeggiavano la vittoria; scaricavano le pistole sulle bottiglie vuote e tiravano sedie contro il muro; dopo aver trascinato nella. stanza tutte le donne che avevano potuto afferrare, le spogliavano e le ubriacavano di tequila. Quando Don Ccferino apparve, il tumulto ::rc:bbeancora. Il Generale s'era fermato in cima alla scala che scendeva ,elio stanzone, dritto come una st.a- .ua, per lasciarsi ammirare. Sorrideva soddisfatto e confuso come un bambino. Due colonnelli, le tre ,telle d'argçnto cucite sulle maniche della lurida camicia, la cartuccera stretta attorno al petto come un amu• leto, le facce scure d'indiani rigate di sudore e di sangue, si precipitarono su di lui e lo trascinarono sulle ginocchia nude di una ragazza, ubriaca di tequila, che rideva convulsamente. E cominciarono a festeggiare la nomina del Generale. Un'ora più tardi la notte era ,!?ià scesa. Nella stanza da pranzo il tequila aveva addonnentato tutti. Le lampade a petrolio ardevano sinistramente, proiettando una luce livida sopra una distesa di corpi caldi, scomposti, puzzolenti, su ragazze e soldati che s'erano addormentati senza staccarsi. I muri, scrostati dai colpi di pistola, vtacchiati dalle bottij?lie tirate contro ad essi, si perdevano verso il soffitto in una nuvob di fumo acre di sigarette da poco prezzo. Don Ccfcrino s'era addonnentato anche lui, sopra una tavola, e i suoi capelli polverosi sfioravano quelli unti d'una ragazr.ta. La sigaretta gli era scivolata dal!c labbra e forava silenziosamente il suo cappello aqu1lato. Dormiva e sorrideva beatamente : era il suo primo sonno di vincitore e di generale. Fu sve~liato di colpo. J I giovane dal baffetti, che gli avcv,t 1>ortato l'aquila d'oro, lo scos~e urlando, senza che nessuno in quella folla ubriaca l'udisse. Don Cefcrino aµrì gli ocçhi lentamente: al vedere il giovane, abbozzò un sorriw idiota e m0~trò l'aquila sul suo cappello bruc,aw. F.ra la prima volta che lo chiamavano ufficialment<' « signor Generale ». llEBBIOO - BOALllfATA DEL TEMPIO DI QOETZALOOATL Il giovane era agitato. I baffetti gli tremavano per l'emozione. Un branco di traditori aveva tentato di far saltare il suo treno. Più di venti metri di rotaie erano stati asportati, ed il treno del Comando doveva aspettare la volontà di Dio prima di ripartire con il suo carico d'anni. Dei sabotato.ri, uno era stato arrestato : si chiedevano istrui:ioni al Generale. Il giovane dai baffetti chiari anne,KÒ la sua emozione nel tequila, e il liquore gli sciolse la vena retorica. e t il vostro dovere di Generale. La vostra autorità. Il vostro dovere di Generale. Giustizia, morte, tradimento. Il vostro dovere di Generale. Le vostre nuove respomabilità. Non siete più un bandito, siete un Generale della Rivoluzione. Giustizia, esempio, necessità. La causa della Rivolui:ione. Il vostro dovere di Generale >. E seguitò a bere e a urlare e a bere fino a che cadde in un sonno rantolante. Don Ceferino si alzò. Gli parve strano d'essere l'unico sveglio e diritto tra quella folla coricata e dormiente. E trovò anche strano l'essere generale_. Nuove responsabilità: il giovane aveva ragione. Uscì in cerca d'aria. Fuori dell'albergo era buio pesto e la strada appariva quieta e silenziosa. Soldati ebbri dormivano sui marciapiedi, accanto ai carretti su cui avevano raccolto i morti della battaglia. Il silenzio era rotto soltanto da lontani colpi di pistola e da gridi di donne spaventate. Il e sabotatore> era fuori della porta, ammanettato. Le sentinelle che lo avevano accompagnato sonnecchiavano1 sdraiate sul marciapiede, e il poveraccio era stato attaccato per le manette alla grata di una finestra. Aveva un vestito bruciato dalle micce e ·stracciato dalla lotta, una faccia illividita dalla paura e dalle percosse. Don Ceferino lo guardò senza parlare, deluso che il traditore fosse un tal miserabile. Gli faceva pena e1 se provava qualche avversione per lui, era solo perché vedeva in quell'uomo il primo che l'qbbligava a far atto di autorità. Guardava senz'odio quella povera creatura troppo abbrutita per essere spaventata: guardava e non sa4 peva che dirgli. Infine, gli mostrò l'aquila sul cappello e disse: « Sono il Generale>. Il disgraziato non rispose, non dissr nulla. I suoi occhi si dilatarono alla vista di quell'uomo lurido e stracciato come lui, che, per via di quell'aquila, aveva la sua vita nelle mani. Tacque. Don Cefcrino passeggiò nervoso. Era Generale, e doveva prendere una decisione. Tutta.via, non sapeva che fare. Alla fine, per guadagnar tempo, prese a calci una delle sentinelle, che si sn~- gliò di soprassalto. « Corri per il prete >, gridò, e che questo traditore muoia da cristiano >. 11 prete arrivò dopo pochi minuti, tremando sotto la tonaca unta e scolo4 rit:t. Era tanto spaventato che non vo4 leva dare la comunione al traditore; ma Don Ccfcrino insultò, gridò, diede ordini. Alla fine, mostrò l'aquila d'oro :-.ulcappello. e Sono il Generale», di~- ~c, e così gli parve d'aver spiegato tutto. Il prete non sapeva che fare ; disse che era arrivato scn1,.1 prrndcr niente, e non aveva con sé gli « attrezzi per la cerimonia». Don Cefcrino entrò nell'albergo e ritornò con le mani piene. Con un pezzo di galletta fecero un'ostia; il prete benedì l'olio di una oliera e impartì l'estrema unzione. Jl traditore si confessò e si comunicò, !~gato alla.grata 1 senza cambiare c,.spres;. s1one. Lo spavento, la stanchezza, le b:~ 0 Cer~~n!vi:~ò f/ fJ:::~~~ occhio pensieroso, e alla fine offrì del liquore :il prete1 che ne ingoiò un sorso scusandosi, e fuggì di corsa per la strada deserta e buia: Il generale e il prigioniero rimasero soli. Don Ccfcrino ricominciò a passeggiare. Ora, il prigioniero era pronto per il suo destino, e H generale lo guardava con occhio compiaciuto 1 sicuro d'aver agito come un gentiluomo e come un militare. Ma le cose erano allo st~sso punto, ed eglì non sapeva che fare. Le sentinelle, i soldati, tutti dormivano il sonno della vittoria, o erano sparsi per le case, affaccendati con raga-zze. Il generale pensava con soddisfazione a quell'esecuzione in piena regola, all'alba, nel cortile della cascnna, a quegli ordini che avrebbe dato con sicurezza, dopo aver firmato carte e documenti. Ma non sapeva neppure dove fosse la caserma e i suoi soldati erano in tale stato che non poteva neppure contare su due sentinelle. Guardò l'aquila d'oro sul cappello, e respirò profondamente. Cominciò a parlare con il prigioniero. Era un uomo nato nel paese, un minatore che aveva messo la dinamite sotto le rotaie per salvare la Vergine di Guadalupe e la famiglia dagli orrori della guerra. Era un uomo semplice come il Generale. E il Generale, che avrebbe voluto aver tra le mani un rib:,ldo impertinente cd croico1 sentiva a. poco a poco svanire tutte le cattive intenzioni. A un certo punto pensò di farla finita1 e, deciso a far giustizia sommaria, accarezzò il calcio della pistola. Ma si tmttenne : un generale non può ammazzare un nemico come un cane, non può comportarsi come egli s'era comportato fino a quel momento. Sfogò la sua impazicm-,a prendendo a calci una delle sentinelle stese sul marciapiede, che, troppo ubriaca per destarsi, si rivoltolò e ricadde nel sonno profondo, mormorando frasi sconnesse. 11 traditore gli faceva pietà. Avrebbe voluto che quel disgraziato andasse td l'altro mondo in stato di grazia, dopo aver soddisfatto tutti i suoi desideri e dopo aver gettato sulla terra uno sguardo compiaciuto. Invece questo disgraziato stava morendo sin da quando lo avevano preso, morendo di paura, di percosse, di sgomento. Se fosse stato più coraggioso o più sicuro, Don Ccferino avrebbe fatto giustizia, avrebbe compiuto il suo dovere di generale. Ma in quelle condizioni, non si sentiva capace di fare il suo dovere. Gli sembrava un compito da boia. Alla cintura della sentinella, Don Ccferino trovò la chiave delle manette. Il traditore fu sciolto, si stirò1 si guardò attorno, guardò il Generale con occhi languidi e spavcntati 1 incapace di capire e di godere quella libertà inaspettata. Don Cefcrino chiuse gli occhi e si voltò;· voleva in qualche modo togliere il traditore dall'imbarazzo in cui l'aveva messo, agendo inconsultamente proprio nel giorno della sua nomina. Passò qualche minuto, e quando il Generale si voltò il traditore era ancora là, e s'accarezzava i polsi doloranti, con la stessa espyvssione inebetita e spaventata. Don Ceferino allora lo guardò sorridendo e e:li offri da be.re. La bottiglia che la sentinella aveva con sé era vuota, e così rientrarono nella sala da pranzo dove l'armata vincitrice dormiva. Il Generale riprese il suo po,to alla tavola ; la sua amica anq>ra dor• miva e il giovane che gli aveva ricordato il suo dovere russava facendo vibrare i baffetti. Trasognato, il traditore seguì il ge4 neralc. Ad un suo invito si sedette accanto a lui e bevve alla bottiglia di tequila con avidità. Un sorriso comparve sulle sue labbra spaccate dai pugni. A poco a poco cominciò a parlare, a confessare, a pregare, a vantarsi. Ritornava in vita. Passò il tempo. E il traditore beveva e perdeva la paura, beveva e diventava loquace. Si sentiva rinascere, e a poco a poco diventava un Icone. Se per la Guadalupana aveva fatto saltare venti metri di rotaie, per· Don Cefcrino avrebbe fatto saltare tutta la ferrovia. Don Ccferino, volere o no1 aveva un servitore e un soldato di più ; mai avrebbe abbandonato la sua ombra, a una a una avrebbe seguito le sue peste, non fosse altro che per baciarle. Don Ceferino lo ascoltava con gli occhi fissi nel vuoto. Alla fine, chiese al traditore se si sentiva davvero rinato; se la comunione, il ttquìla e la libertà lo avevano reso felice. Il traditore giurò per tutti i santi del Paradiso e tutte le anime beate del Purgatorio. Finché don Ceferino sorrise, gli battè una mano sulle spalle, e disse : e Sono il Generale; dovrei compiere il mio dovere. Ma voglio che anche tu festeggi la mia nomina. Corri, vattene, scompari, e che Dio ti aiuti>. Il traditore parve trasfigurato dalla gioia. Si alzò di scatto, si guardò attorno smarrito, prese la destra di Don Ccferino, la strinse, la baciò. E balzando sopra i dormienti si avviò verso la strada.. Era sull'uscio quando Don Ceferino lo richiamò. Si voltò sorridendo e mise la mano alla fronte : « Comandi 1 mio Generale». Don Ccferino fissò per un attimo quel corpo diritto. che stava per scomparire nell'oscurità. Voleva essere sicuro di quel sorriso, di quella devozionf', di quella feroce gioia d'esser vivo. Poi mise mano alla pistola e sparò due colpi. 11 giovane dai baffetti chiari e la ragar.ta si svegliarono, ~uardarono con occhi attoniti senza vedere e ricaddero sulla t:wola. li traditore era restato per un attimo in piedi, mentre un rivo di sangue gli usciva dalla bocca, e sani:rue gli si spargeva sui vestiti stracciati. Poi cadde, e ruzzolò convulso per terra, in agonia. Don Ceferino sospirò, prese sulle ginocchia il suo cappello unto e bruciato 1 e si mise :l. guardare l'aquila d'oro. LUCIO VAZQUEZ (T rodution, doIlo 1po1nolo di R. Serino). Questa no\lella dello scrittore messicano Lucio Vazque2, ! stata scritta raccogliendo i ricordi di un episodio della guerra nello Stato di Morclos. Lucio Vaiquez a quinditi anni segul il generale Don Ceferino Ortega ne11a campagna contro il generale Pablo Conz:\les. Emigrò più tardi negli Stati Uniti e or:i \'ive a South Chicago, dove ! operaio nei Corn11i1 Jll. Stul Mills. Il generale Ortcga ! il protagonista della novella, che ! :usoluta.mente Originale e scritla appositamente per Omnibus. I I. T a Collezione "Omnibus", che ha già pubblicato L le Novelle per u11 011110 di Luigi Pirandello e e-A11to11c1,0Adver.re di Hervey Allen, presenta la prima traduzione europea del romanzo che ha battuto tutti ,primati di vendita MAR_GAR_ET MITCHELL VIACOL VIITO POLUMF. DI 1054 PAGINE fl.lLEGATO IN TELA, Llfl.E 10 " È uno dei più giganteschi e superbi romanzi della nostu epoca". Cli;,,,~.,D-,ily N,., "Un ronunzo che ha qualitl straordinarie, una superba vi:)ione panoumica Jclk viti e della storia che tutti coloro che provano piacere a leggere debbono conoscere". N,. Yo,~ r;,.,,, B~ /{.,"i,w . .. ... per la prima volu nella storia editoriale d'America e forsenel mondo, I.i tiratuu di un rom.3nzo è riuscit.3 a toccare\ in .3pfKna sci mesi, un milione di copie l" c.,,,,,-..,, ,lr//,, ~,,, MONDADORJ MILANO ABBONAMENPTEIRIL1938 ALLEPIO' BRILLANTI E DIFFUSEPUBBLICAZIONDIELREGNO ODJBUS kl111n. ,Il. d, 12 JNllf. d, 1rt:111dcfor. mulo. :,,, U<'<:up-.ù1 1>0hhr11. lcucrnlura. •l<>ru1, N"<>uomu,. •rii.'. lcatr<>. moda, e,. '"'"'"• t'<'t.; • 0,11nibu-. i: li, gr11nde ri,rla.iiooc ,::1or1111..l.ti1C"f<t lei 19\i e ro•l1tu1,cc un riuo CM'in11111 d •h11ç1tli i:iur1111l,-11ç11d.i ch111rc-«a. ,tih- ,ti<",11. di 1x:rfo11◄ 11u• 111i,o,:r,1fka. U• num. L. I. Alo/1011.tmf'nto - Italia ~ Colo11ie: annun !,. 42, ,,m. L. 22. E•ttro: a,muo I.. 70. f<'nl. I•. 36. BERTOLDO h1!Ctlim11111alc, ,,j ~llubo~ano .i 1>oua.q;ut1 d1,;t•,c•u•ton " ~n1tor1. Pu,,.-ou. a .. s1rmc &1 t()1Umcnt, ,r11n.ionall dti 1•iÌ1 hp•r• 11,,enimcnti, un gruppo 1.lt ruln1rhc •·•1l11,u11t1.U11nom<"ro rcul("MDll CO. Ablmt1111111'11lo - ltMII• t ("olonhi: n1111uo L. CO. l-('111. I •• IS. t:,t,ro: lllllt/10 , •. 70. •trn. l. 36. LADONJIA ndlc u<' % 1>4f'"'" ~1110-.a11,rulc ,IL pn""'l'nh1 1111 «-rt11ouule -wrJ~.11 ,li nw<lclli prr ogni occa,.,ol'll' r tk'r tutt,· le C!il· it('n,;e. I.a moda ,i ~ tr111l11ta \'n•hN11ocotr in ~f.{"!:,~~~~~:;;'; r.~~."-..i:~~~.:t':.l• ~rl.fi~ :~:,~~•e~~~ t'lna. nl!t",11101:ntu t'<I t'lhll'll.tionc dei bumhi11i. fUrt" ,J •t•. ruhriehr d0eeonom1A dom~tira. di icallllkO, l°i:C:. Un t11M"kolo I.. s. Al>bonam11110 - lt11li11 e-C<1frmit: annuo I•. 48. ll'm. I•. 25. 1-:11ero: ,.,wuo I.. 60. wm. I.. 31. SCEHARIO~ranttr ri,i,u, ,1111,1.,. ductt11 ti• (CO■IEDLl) :,:~~!~. ~~:·l<-~~:~~7;. :t1~ ~r!f,t.,~j 1•~IN1c-1c-d rconomic-1 drllu ~ffllll. _,.,Q,l'C1111d1o1 :~r~:;:;:~.,;;:'.'O;,;, '(;~::.~ri:;to' 1 t~~:.i.i~ :":~.~~~!~: 1111',lut.,,,...._lita I' to~lll J.. 5. ,4.l,lxm.-m,.,,fo - 11,.u,, ,. Colon, .. .- ,u.,,uo L. 48. 1.-m. I•. 25. 1-.'•lrro: nnnutl I .. 65, lt"ltl. I.. 33. NOVELLA \l't" antolc1,:1a di 1.-tltralurll. 1rnrr1\li,a: ogn, 1111111,·ro {'tlllh("II(' M"lll" no,elle d0 11.utorc. fotorralic: d, c111cmu. un 1trandc romau.iu a pu11lnle In pitto!~ 110c!!lad, Mura. Sett1111,n11tr. l'u llUOl('tl) fCHIC:SIIIII50. A.l•bommitnlo • lt11lla t Co/011{(': a,1111.10 l,. 20. ~m. L. 11. E,tuo: 111111110 l. co. ,.-m. l,. 21. LEI IK'tiOOico 1llu11ra1odì ,ita <' •1mrt~ fr111- ~111nrn~:••~:<'•o~r;;r::: ~n~~:~:: 0:!r'' ~u 1i:1::; lJ:"ICOI! r lx-1\c.iu, le.tro e c-iur-111a,modu. J,,.,,ri. ruron11, r-c:r. Srt11manolt. Uu uurncru Ct"nl. !'-0. Al,IH>nam .. 11to - Italia f' Co/011ir: ,11111uo I .. 20, ,em. L. Il. E.ino: a1muo L. CO, ,,,n1. I,. 21. CIXEMA ILLUSTRAIIONE la pii\ al("iit- e ,ton-u~a ru,~c-,:-1111 111•1n10\i111rn1n eint•11111toi:r11fioo:primi:t1t. 111d1u•rr1,o,1i, ror1111n11.tnnror-1, e<'<'. :-Or11,111,oalc. Un ruunrro rc-nt<"lilrli 50. !~/:;i,~•~~~t°,;.j,.~::' 1 :n:u~ 01t'i;b:•;~•,~~ L;~: PICCOU raraUtri•tfro IK't1001ro "1•llimt111t1lc di ,·arirtÌI. e11r10,11à 1llu,.1ralt'. av• •('nturr. rarconti. Uu mun,:-ro n·n11-.imi 50. Abbonam.-nto - Itali• ., Coloni,~ 1111nuo l. 20. lt'ltl. L. 11. t:11..ro; annuo l. ◄O, 11:'ltl. l. 21. .18801'1 ■ 1:l"TJ cv•UL1Tlfl In <'4h0 <lo 1bhon111urn10 • due 1., piì1 1111hh!i,•J• ;:::a~/;.n'a..\'i~:1.t~•~~~r:!~n:0~11~~~::~n~~II<' ,11rit Omnlf,,,- .. H,,rtoldo ... I.a Oo11n■ . Ci11,-ma ......... . S, r11ari11(ComwdiaJ. Il $reo/o lllu~frttlo . \'ov,lla .. , ... , ............. . Cl11,m11 lllu1/ri,1lo11r Pi,,oln. '"" a1Col • ll('ffl. .. 1T .. .. .. IO "" " IO J:1Wo ~. .. " .. " "" " " " " Il .. Il ,. Il .. Il " Il ,. Coloro cht aggiungeranno 6 lire alla quota dell'abbonamento ad uno o pltt del suddottt ciornall, rlcnor&nno fr&nco di porto UCllondarloArtl1tlco BOLOGNA 1938, S. A. MOBILI VACCHELLI "CASA MIA" ~rred~pleto per la Votlru cua, intimo, peri1onAlc, cleg.11nte, c-onvenicn1e A CONTANTI A HATE 5 Ambienti com1>leti 53901 -- 1~ ~er, 9r.~~als IIIC da ~ I 14so 464 354 2ss Camera malramomale 10 pei.u 19S0 ~ W 113 91 Sala da pranw 8 • 1850 1 650 153 117 95 Salotlo 6 • 650 220 50 39 31 lngrcHo • • 3 420 140 33 25 20 Cucina razionnlc . 4 .. 520 170 41 31 25 l'er po.go.mento anticipato . L. 5200 franco di porlo fino a 250 chilometri da Carrara - Franco di porto ,_ Milano e Roma Prenotar.siindirinando: S.A. Mobili Yacçl1clli, Ufficio V1>mli1e,a Carrnra oppure a: Milur10, caaelto pmtalc 1380; o Roma. f"Uaella posto I" 3 "

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