Omnibus - anno I - n. 39 - 25 dicembre 1937

I ~ fÀ, Frcd Astaire •• è Olivcr Hardy che parla, e Fred Astaire ! Da• temi il suo orecchio, le sue gambe, I:\ sua voce e la sua figura, e poi vi faccio vedere se non sono buono anch'io di fare quello che fa lui e forse meglio; le sue danze più popolari piacciono tanto perché sono divertenti e ,;piritosc, e io non son meno divertente e spiritoso di lui ». Olivcr ha ragione, e anche il grande Astaire lo riconosce: e È terribilmente difficile rendere popolare una danza ; perché essa possa piacere al pubblico occorre prima di tutto che sia sostenuta da un tema comico o grottesco; altrimenti non se ne fa niente, o tutt'al più essa può arrivare al pubblico dopo molto tempo e indirettamente, attraverso la moda, le Jodi degli s,:obs~ o l'ostinazione di un grande ballerino a ficcarcela nelle sue creazioni ; ma la comicità e il grottesco sono i più sicuri veicoli del ~uccesso per una danz.."l>. Ma Fred Asta ire sa che non è facile: e Se il vento dell'ispirazione· è intorno a mc quando io danzo, ebbene, lasciatemelo dire, danzo veramente bene; e .spesso quando la Muc;a guida i miei passi, sento che se le mie evoluzioni rimanessero iscritte nell'aria e• quelle linee si potessero trasformare in un equivalente poetico, io scriverci dei poemetti non meno armoniosi di quelli di Baudelaire. Ma quanto a piacere al pubblico, è un'altra cosa; qui cominciano i compromessi : una danza con un tema altissimo aleggerebbe troppo al di sopra della platea; una danza con tema troppo basso sarebbe una degradazione inutile, perché il mio stile, la mia tecnica ,;tessa di dan7.a non sopporterebbero un tema troppo banale; occorre dunque trovare qualcosa che stia fra la sinfonia e la canzonetta, ed è appunto quel che mi sfor-.to di trovare quando debbo piacere al pubblico. Qualcoc;a in cui entri quel minimo di pazzia e d'imprevisto, senza di che la danza più tecnicamente perfetta del più perfetto virtuoso sarebbe insipida, e in cui però questa pazzia non degeneri mai in pantomima meccanica e farsesca >. Fred A.staire non dice queste cose dall'alto di una cattedra, perché pensare in termini di danza è per lui naturale come vivere e camminare in termini di danza. Quando egli cammina per i fatti suoi. ed è magari soprappensiero perché gli vogliono imporre un gag che egli trova troppo volgare, quando insomma se ne va in giro pensando a tutt'altro che alle sue piroette e ai suoi balletti, si ha sempre l'impressione che da un momento all'altro la sua pas- -.e~giata debba e rompere> in un passo di danza. Il suo nome rimarrà legato al .empo di swing che s.i potrebbe tradurre e tempo a dondolo», ma sarebbe tradotto male, perché lo swing è un più grazioso e più malizioso e nervoso ondeggiare di tutta la persona, e dondolio non ne <uggerisce l'idea. ' Pe~a quarantotto chili, ha i capelli di un biondo cenere, gli occhi un po' nanchi, come 3..$$0nnati, con un'aria cli far--;i perdonare il suo successo e la c;;uafama, con un'espressione piena di una sorridente e fanciullesca timidezza e, come un fanciullo, lesto e leggero in tutta la persona. Anche quando si c;;icde, si butta indietro con tutto il cor?(•; e ,;e non fosse per il decoro del nome e dell'età, certamente butterebbe le gambe in aria. Le interviste lo infastidiscono perché lo obbligano a pen- 'lare e, sotto questo riguardo, egli è pi~ric;simo. Gli chiedono come si fa ad avere '>UCce,;w a Hollywood, ed egli dice che il mez.,.o più sicuro è quello di fare dei buoni film. Il giornalista capisce ]'antifona e cambia argomento: e Qltal è il film che _preferite fra quelli da voi girati? >. « {,.2uello che giro in questo momento, e se mi rifarete questa domanda l'anno venturo, quello che ,tarò ~irando allora. E. se volete sapt:re perchc mi sono dìviso da Cinger Rogers> vi dirò che per il suo bene e il mio occorre ogni tanto farci vedere in compagnia di altra gente, altrimenti il pubblico si stanca di noi, come si stanca allo ,pcttacolo di un matrimonio felice, anche se la coppia è la meglio assortita del mondo. E se volete sapere i miei progetti, vi dirò che sto stu• diando le danze per un film con musiche di Jrving Berlin, e dopo ho in animo di fare un film sulla vita di Irene e Vernon Castle, e anzi ho trovato già il titolo: Cast/es in the air. E dovete ammettere che è una di1crcta trovata >. E'. infatti una trovata: caslle significa castello: ora trattandosi di un film ba,ato sulla rievocazione degli aerei virtuosismi dei Castle, una famosa coppia di ballerini, ~o~ c'è. tit0l_o più az- /C'Ccato di Castelli in aria. Gmger Rogers ~arà di ~uovo a lato di Fred in qucMa produzione. . . « Può dar.si che qualche volta m, <1a ripetuto, ma mai l'ho fa~to cosciente· mente. Ogni volta che introduco un pas~ o un balletto in _un.film, lo facci~ ,empre con la convinzione che mai prima d'allora io o altri l'abbiano danI zato :t. E siccome è lui che crea tutti i suoi numeri, è facile comprendere quanto laboriosa sia la sua gloria. li metodo di lavoro di Fred Astaire è il seguente : quando un film è progettato per lui, va dal produttore e si fa dire, in generale, di che si tratta. Se è possibile, si fa dare anche la musica. Poi comincia a pensarci sopra. P. questione d'ispirazione. Se è in vena i temi di danza scendono nelle sue gambe a decine, suggeriti dai più comuni incidenti o dagli oggetti più imprevisti. Se invece l'estro non funziona, non insiste. Va a prendere una boccata d'aria, un doppio whisky, va al circo equestre, all'esposizione dei cani, senza pensare alla danza; è sicuro che lo stato di grazia non può tardare. E, infatti, un pretesto qualsiasi basta spesso per aprire il rubinetto della fantasia creativa: un uomo che insegue il cappello in una giornata di vento, le manovre di uno zerbinotto per . fcnnare una bella ragazza, il passo cadenzato di un e piz,.r.ardone> o quello malcerto di un ubriaco. « I balletti della grande città >, egli li chiama, e appena uno di essi gli suggerisce un'idea, , inizio di <lanza, o soltanto il sospetto che contenga un'idea o un inizio di danza, corre a cas.t o allo studio, in sala di prova, e comincia a trasformare quel tema di cronaca in tema di danza. Spesso questo tema si incontra con altri temi che gli giravano per la testa da anni, cd è ìl caso più fortunato, perché allora il balletto si può considerare già pronto nelle sbe lince fondamentali. Altre volte, sono veri o propri lampi di genio che folgorano il suo cervello, persino nel sonno. Il balletto di Top hat in cui Astaire spara e abbatte col suo bastone un fila di ballerini in frac e cilindro, gli venne una mattina verso l'alba. Era in preda ad un sonno agitato perché da alcuni giorni cercava un'idea pef quel balletto, e non la trovava. La trovò in sogno. Vide perfettamente la fila dei ragazzi in marsina, e lui si divertiva a sparar loro addosso con un bastone. Si svegliò di. botto, sede dal letto, prese dall'armadio un ombrello e cominciò a provare il balletto. Andava a meraviglia. Finalmente liberato dall'incubo, se ne tornò a letto e dormì fino a mczzogiomo. Talvolta accade ch'egli non abbia nessuna idea, ma soltanto il pre- ,;cntimento che le idee verranno, non appena stuzzicate da un motivo mu~icale. Va in sala di prova e prega ìl suo pianista di cominciare: si mette nel centro della sala e aspetta. Oziosamente, senza un preordinato disegno, !ascia che i suoi piedi tentino dei passi, e pian piano, mentre il pianista adatta la musica a quel barlume di danza che comincia a intravedersi nei vaghi movimenti degli arti del ballerino 1 questi prende sempre più coraggio finché l'idea, per quanto rudimentale, del balletto comincia a prender forma. In un angolo, Hcrmes Pan, un direttore di danza, prende nota dei particolari della prova, in modo da suggerirli in seguito al ballerino, nel caso che se ne scordasse; e così nasce il numero di danza. Quando il tema è stato trovato, Astairc comincia a ripulirlo, a lucidarlo, a verniciarlo, e questo lavoro che è il più delicato, ~ non il più importante, prende ~ttimanc, persino mesi. A teatro, questo lavoro di rifinitura avviene durante le rappresentazioni stesse, e il balletto migliora strada facendo. Ma per il cinema non è pos,c;ibile. f: necc,;sario, quando egli ~i presenta davanti all'obiettivo, che il numero sia già perfetto in tutta la sua struttura e in tutti i ~uoi dettagli. « Un'altra differen1,a fondamentale c'è tra teatro e cinema, almeno per quel che mi riguarda : sul palcoscenico, una dan7,a o un gruppo di danze vanno bene per almeno due anni; nel cinema, non è possibile ripetersi in due film successivi, e siccome in due anni io giro quattro film almeno, il mio cervello, da quando faccio il cinema, lavora quattro volte di pili di quando facevo il mllsic-holl >. Astairc ha una particolare avversione per le sale da ballo. Non vi entra quasi mai e, se vi entra, è difficile che balli. e Mi sembrerebbe di ritornare a lavorare>, egli dice e non ha torto. e: Soltanto se si tratta di una buona orche,tra e il motivo è originale e provocante, allora l'istinto professionale si risveglia e mi mette in agitazione, e debbo_ fare ~m paio di giri per calmann1 >. Una delle cose che più gli dànno fa- 'itidio è l'essere paragonato ai oiù grandi ballerini, come Nijinsky o Serge Lifar. Questi nomi gli mettono soggezione, e preferisce che si parli di lui come di un buon ballerino di commedie musicali, e 'nemmeno il migliore. È però una modestia a buon mercato, perché Serge Lifar ha dichiarato più volte che Astaire è uno dei due o tre più grandi ballerini moderni, e l'ultimo ~upplcmcnto della grave, solenne, prudentissima Enciclopedia Britannica dedica alla voce e Astaire> più di due colonne. A. o. ROM'! . OENTRO SPERIM:ENTALE DI 01.NEIUTOORAPU: UH'ALLI&VA SERATA KONDAlU. AD BOLLYWOOD1 OONBTANOE BE:HNETT E IL 1UR0HE8E Dl POLIONAO lii. t'INTELLIGENZA di Lub1tsch non è di quelle che turbano e fanno pensare. h un'intelligenza tranquilla, frivola e piacevole: un'intelligenza media o, meglio, una mezza intelligenza. Tedesco, Lubitsch ha imparato dai francesi l'arte di divertire con pochi mezzi e d1 apparire profondo essendo soltanto scalrro. Il suo •spirito• è d'origine parigina, e ha lo splendore superficiale e vano ch'è proprio degli spiritosi scrittori di pochadts e vaudevillts. In fondo, è uno spirito assai comune t": borghese, che si giova d1 una certa abilità verbale, e tien conto del successo provvisorio di una battuta, d1 una pausa, di un 'allusione. Passato quel fulgore momentaneo, la povertà delle vicende narrate e l'inconsistenza dei personaggi appare evidente e lascia un senso d1 gelo. L'abilità e l'astuzia d1 Lubitsch sono senz'altro considci-evoli, ma si direbbe che consistono solo nel dar vigore a vecchi schemi e motivi di una letteratura teatrale anemica e moribonda. Le operette di Lubitsch fanno spesso pensare a certe vecchie signore galanti che s'affidano alle tinture e ai massaggi per conservare un'apparente fresche:::za. Ogni mezzo è valido pur di raggiungere lo scopo di piacere. Quella di Lubitsch è una dolce mania senile, un fervore mondano e instancabile. Vuol piacere ad ogni costo, e specialmente a un pubblico femminile, e ogni sua opera testimonia lo sforzo di rivelarsi sempre più maestro di eleganze, sottile narratore di casi ambigui. Ma quèsta sua maschera preziosa e brillante a malapena nasconde l'aridità del temperamento. I luoi personaggi sono fatui e generici, come le vicende in cui si trovano sospinti: quel che conta, per Lubitsch, è che si muovano in ambienti raffinati, e sian protagonisti di avventure licenziose e sentimentali. Si comprende facilmente, perciò, come le sue vicende si svolgano quasi sempre in Europa, anzi in f.'rancia, paese che una vasta letteratura ha descritto come teatro di tutte le avventure e di tutte le libertà. E si comprende anche come, tornando alla vecchia tradizione del teatro borghese, i suoi film trattino volentieri di disavventure co- _., niugali, di personaggi dissoluti e fatui, di vedove annoiate, di mariti compiacenti. di avventurieri bene educati e civili, • NaturaJmentc, lq scaltro impiego d'ambienti esotici attrae la curiosità del pubblico americar.o, senza urtare certe moralistiche abitudini, che sarebbero offese se, invece d'infedeltà coniugali inglesi o francesi, fossero rappresentate le infedeltà delle fedelissime moglie d'oltre oceano. Anche in Angtlo i protagonisti non sono americani, e dovendo l'avventura trattare di un adulterio, seppure non consumato, come sempre Lubitsch ha scelto Parigi quale luogo d'incontro dei suoi personaggi. Come se quella città soltanto possa offrire un'atmosfera fa\•orevole alla libertà delle passioni. La vicenda di Arigelo.è, come al solito, fuule e mondana. I casi del diplomatico inglese e dell~_sua bellissima moglie sono soltanto un pretesto per un'abile descrizione di ambienti sfarzosi. Se pub apparir abbastanza plausibile che una moglit" provi il desiderio di tradire il marito. soltanto perché questi legge il giornale a tavola e trascorre troppo tempo nei consessi ~inc\•rini, sembrerà invece un po' strano ch'ella attraversi la Manica in cerca di awenture e si presti alle voglie libertine di un compatriotta incontrato in una casa equivoca. Nessuna giustificazione ai vari casi di quei personaggi si scopre, che non sia artificiosa e conge~nata meccanicamente. NesJun motivo umano spmgc la moglie a tradire il marito e poi a pentirsi d'averlo quasi tradito; e nemmeno la tardiva resipiscenza rlello sposo, e la generale e finale amnistia di tutti gli errori trovano giustificazione. Il film s'avvale d1qualche equivoco dì seconda mano e, al principio, perfino di uno scambio d1 persone, secondo la vecchia tradizione teatrale che va da Aristofane a Labiche. Gli incontri àei personaggi sono casuali e risentono anch'essi di quell'artificio tealrale che \•uole che i protagonisti si trovino tutti, a un certo punto, nella stesi.a scena. Atton come Herbert Marshall e Marlene D1etrich non potevano non recitare secondo le facili convenzioni di Lubitsch. Sta di fatto che Herbert Marshall, al solito, porta con molta disinvoltura la malinconica sorte d'apparir sempre, nei suoi film, marito infelice e rassegnato. La sua recitazione è patetica e piena d'intelligenza, ma era impossibile dare al suo personaggio una coerenza e una realtà che non poteva avere. Marlene Dietrich appare un angelo dimagrito, imffiobile e sfiduciato: purtroppo questa attrice sta perdendo le antiche attrattive di donna pericolosa, sensuale, perduta. Va acquisrnndo invece un aspetto modesto e familiare, e se prima sembrava destinata alle avventure turbinose e febbrili, oggi sembra destinata soltanto alle quiete gioie casalinghe, agli affetti serenì e mediocri. MARIO PANNUNZIO

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