/ / / e NTICA è la storia del commercio italiano in lmrhilterra; tra i primi nomi di mercanti italiani ricordati in documenti. ing e:i1 è queno del fiorentino Ottone de' Gherardini. Amanti dell'avventura non meno che del guad~gno, dalla Champagne i mercanti di Firenze si erano spinti nelle Fiandre, e dalle Fiandre, movendo da Dieppe, da Calais o da Bruges, cominciarono presto ad attraversare la Manica facendo scalo a Southampton, che chiamavano Antona, cd a Londra. Né tardarono Veneziani, Genovesi, Senesi1 Lucchesi ed altri « Lombardi :t a seguire il loro esempio. Gelosi gli uni degli altri, venne la loro aspra concorrenza à:bilmcnte sfruttata dai sovrani inglesi i qual: accordarono privilegi commerciali a quella tra le « nazioni ,. italiane che di volta in volta più largàmente li su~idiasse. Fu un triste alternarsi di privilegi ora accordati e ora tolti, a favore ora dei « merca.tores Tusciae >, ora dei Veneziani, ora di altri. Nei primi tempi le merci italiane furono importate e le merci inglesi esportate via Francia e Lombardia. li traffico marinaro diretto venne aperto nel 1313 con l'arrivo a &>uthampton di alcune galee veneziane, e andò d'allora in poi intensificandosi di anno· in anno. L'Inghilterra, paese economicamente arretrato essendo ancora prevalentemente agricolo, offriva agli ltaliani, audaci mercanti e al tempo stesso pionieri culturali, quasi inaudite opportunità di espansione commerciale e di penetrazione finanziaria con il negoziare - a interessi d'usura - ingenti prestiti ai so,. vrani, ai prelati e ai nobili inglesi stretti da necessità di denaro per le continue guerre, i viaggi e la vita spendereccia. I rischi erano gravi : non sempre i sovrani tennero fede ai patti; un'offerta pi\1 vantaggiosa di concorrenti poteva d'un tratto annientare i guadagni e causare anche disastrosi fallimenti - notissimo quello dei Bardi e dei Peruzzi, se pur non esclusivamente imputabile al mancato pagamento dei prestiti inglesi ; - grave era anche il rischio personale, poiché questi mercanti non erano protetti da nessuna forza militare e la loro unica forza era la loro capacità diplomatka. Nondimeno questi pionieri, i veneziani e i fiorentini in ispecie, non rinunciavano al commercio con l'Inghilterra. Verso la fine del Trecento esportavano ingenti quantità di lana inglese, apprezzatissima per l'ottjma qualità dagli artigiani fiorentini; importavano i bei tessuti e i fini panni fiorentini, spezie d'Oriente e altre merci di lusso; erano e campsores Papae >, fungevano da collettori per la Curia pontificia; concedevano prestiti in iscambio della libera esazione di certe gabelle e tasse inglesi. Né i loro metodi d'esazione fu. rono sempre molto blandi, cosi che il popolo, imputando ad essi, e ad essi soli. la propria miseria, li ebbe ad odiare ferocemente (donde probabilmente la famigerata denominazione di e lombards > tuttora viva in Inghilterra). Spesso i documenti inglesi ci parlano di assassinii, di rapine, di violenze a danno dei mercanti italiani; e i sovrani punivano di solito severamente i col• L'ULTIMO LOBD pevoli e dichiaravano i mercanti coperù dalla loro personale protezione; privilegio questo che non era certo gratuitamente concesso. Finché tale ostilità fosse localmente ristretta o diretta contro speciali individui, la generalità dei mercanti non si dava gran fatto pensiero; anzi la scompana di tratto in tratto di qualche pericoloso concorrente, fosse pure un compaesano, non afflisse sempre eccessivamente i Veneziani, i Fiorentini o i Genovesi. Ma sul cadere del Trecento e più ancora sui primi del Quattrocento si fecero innanzi, nuovi avversari. i mercanti inglesi che avevano nel frattempo appresa dagli Italiani l'arte del mercanteggiare. Ed ecco petizioni rivolte al re e anche più al Parlamento intese ad ostacolare e magari djstruggcre il commercio italiano; petizioni che il Parlamento accolse con favore, ma che i sovrani non poterono tradurre in atto non potendo rinunciare all'oro dei banchieri italiani con la denuncia dei trattati cornrperciali con gli Stati italiani. Però, l'ostilità popolare contro tutti gli stranieri cd in ispecie contro gli odiati mercanti italiani che risiedevano sontuosamente nei più bei palazzi di Londra, andò crescendo. Forse non senza il tacito consenso reale i funzionari inglesi, nei porti sovrattutto, si dfedero a molestare efficacemente ,:tliaffari. Dal 1450 in poi leggiamo di frequente, in documenti inglesi e veneziani, di navi sequestrate, di proibizioni regionali o locali che impediscono il regolare commercio, di molestie diverse senza fine. I dogi protestarono e minacciarono ff' rappresaglie. Un decreto del ~nato veneziano del 6 ottobre 1455 allude direttamente a queste molestie e parla di salvacondotti nei termini seguenti : « Dato che la somma di 6oo ducati, pagabile per salvacondotti dal console di Bruggia, è troppo piccola, tale somma viene aumentata di 400 ducati che saranno rimbonati dagli ufficiali dei conti vecchi... Il Senato dà ordine al capitano di condurre le galee a Londra. Ma dato che questa città e l'intiera isola d'Inghilterra è, come abbiamo appreso, in fuoco e fiamme, le galee saranno in grandissimo pericolo. Se il capitano vede che i presenti disturbi a Londra continuano, le conduca senz'altro in un porto sicuro. La decisione rimanga intieramente nelle mani sue>. La «nazione> fiorentina mandò, nel 1455, il proprio console dal sovrano per ottenere i salvacondotti. e Li affary di q_ua (sono) in grandi gharbugly, vorrei aver messo questa ragione al netto>, scrive il 27 ottobre 1455 Simone Nori, l'agente dei Medici a Londra, a Cosimo de' Medici. E il sovrano, dopo aver strizzato cospicue somme dai mercanti, concesse loro nuovi privilegi, con la solenne promc,ssa della sua illimitata protezione. Ancora ogni e nazione> italiana agiva gelosamente per proprio conto. Ma nel maggio del 1456 il popolaccio londinese, levatosi a furia, provocò una vera sommossa contro tutti gli Italiani residenti nella capitale; furono massacrati i mercanti e i fattori, né donne né bambini furono risparmiati; le. case vennero saccheggiate ed arse. PB.AllOE JULJTAIRE • I superstiti, di fronte alla violenza della sommossa, cercarono rifugio nel contado. Un decreto del ~nato veneziano del 14 giugno 1456, illustra la situazione : e per cagione degli inauditi insulti e delitti commessi dai cittadini di Londra contro i mercanti italiani, dobbiamo prendere tutte le misure per mettere al netto le fattorie di Londra accioché i mercanti veneziani possano partire senza riguardo alle fattorie ,. Per la prima volta il comune pericolo soffocò le gelosie particolari e la antica diffidcn1.a. Per la prima volta le diverse e nazioni > italiane si costituirono in un unico blocco. A poche diecine di chilometri da Southampton, a Winchester, antica capitale decaduta durante le lunghe guerre, nei palazzi abbandonati si erano rifugiate le e nazioni > fiorentina, veneziana, genovese e lucchese. Ciascuna elesse due delegati e questi firmarono un patto di reciproca assistenza con cui si stipulò un vero boicottaggio, 01 per dirla coi termini del documento stesso, si inflissero e sanzioni > contro la città di Londra. e In nome di Dio Onnipotente e della Beata Maria Vergine e di tutti i Santi del Paradiso>, comincia con inconsueta solennità questo documento in data 22 luglio 1456 conservato fra le carte Strozziane negli archivi di Firenze. I delegati dei mercanti di Venezia, Genova, Firenze e Lucca, residenti a Londra, impegnano tutti i mercanti delle rispettive e nazioni > a osservare i termini e clausole del patto sotto una penalità di 200 Lire sterline : una somma ingente davvero. l Consoli delle e nazioni , sono resi responsabili del mantenimento di questo patto sotto una penalità personale della stei..~asomma. Stipulano di lasciar Londra con tutti i loro averi, e ciò immediatamente - eccezione fatta per i commercianti in vino ai quali viene · dato esplicito permesso di restare a Londra ancora 6 mesi per sbrigare i loro affari - e di stabilirsi in altre località distanti non meno di 30 miglia da Londra. Ciascun mercante è obblif~~dr: e"~nnosr::n~!~~i:~c :éer~fret~ ODJBUS ~Nhm. 111.d1 t.! pag. di irirnde for• 1111110. !), l)t·cu1111d1 puhllc•. l,twr•- tura. ~toria, ttano1nia. •rie, lt•tro. moda. Cl• :.~~r 1!•1~~~d•~;n.~)~ 1 ~ t:.,:,::uf!:, 11 ~~ ':;;~ac~,!~ JIIO di \I\IC'llli ,:1urnahttu·a. d1 rl1i11rrna ~llh- ..,1,a, di 11('rfe1.1onellf>O,:rdica. Un rrnm. I .. I. AMwnamtnto . llttli• ~ C'ulonir: a1111uoL ◄2. Hm- L. 22. t.,trro: •nnuo I.. 70. '""'· /,. 36 BERTOLDO b11("tl1muiale: ,·i coll•borano, f'r<"~nla. •H1~1 1 /~f' •:r~l~l~~:~•~~11:0'::::·~t:, ~~-~~:r,i_ t ;e 0n~~~~:,~i~~~~J.'~r~. d1 r11hr1rhi• i~:i;:,n~•a"'Of:;t:::~{••:.i;,:/r.il;o::;~~~ t" ;~• LA DODA :li'. 11 ~r~-;n~ ::~J::,;i~~i:rr 111 ::i:: d, modrlli 1wr og11i orca~ionr r per tulk I, e,,. ,ctnl1'. La mvda ,·i I- tr•llala trahrameolC' in ~ft', 1 ~~~~~"..°! 8:1t'.~~':d!ll:-e:1~e J,ft~ ~g!~'c"~~ cm•. alle,•amC'DIIJ Nf NJucazione dei bambini. ntrr d"i1til'ne. rvhr1rhr d·1>("onon1iadomr~lira. d1 K•l•teo. tt<". Un raM"icolo L. 5. Al,hon•mtnlo . lt•II• t Colo11lt: •n11uo I,. 48 «-m. L. 2.5. f:lttro: a1"1uo i,. 80. 1tm. I . 31 CllfEMA r:randl" rn 181■ qu1ndicin,lr ili., dw traila _1 probh:n:ii tumc-1. estel1ci. <"uhurall. l"l'.'Onom1ci, l'.'dut.all\1, tt<". de.I t.illfcm•- ~~,,~~o~r:,.1• d~ 1 !; if~~:~i°t ~'d-;wf:•:,~~.,~~"~ 1·1.1. t• l .. 2. Abl,on•mt11t11 - lt•li• t Colo11lt: annuo J.. ◄O. 1tm L. 22. t:.trro: an11uo L. 60. ,,.m, L. 35. SCEllflRJO ~randt ,.,..,,. illu<llr .• dirfclta d11 (CO■O:Dl&) ~~~!~T_ 1~·1,~;~~i;. ~:t1 :,~f:lr~:: r .. 1tll<"1 cd rrouomic, della ,rrna. 11 ocrupa d, dr11m1na. 1uus,ca. dnuo11. d11nua, .<J«no,tnfia aren~lttnica. Ogni fuc1rolo con1ient- una rom'. ml'.'d,1 ine.dil• e r<>tta I.. 5. Abbonamento • /111/1• e Ca/anlr: ,nnuo L. 41. 1fcm. L. 26. E11tro: •nnuo L. 65. um. L. 33. 1 ILSECOLOILLUSTlllTO la più accurata . . _rronaca. fotogrdica degli a• •·cn1ment1 di tutlo 11 mundo, romanzi. no,·(')lc. 1at1cuì. ane.ddoti. gio,chi. Sc1ti11>u1ale. Un numC"Toccnte.fmi 50. !~":""t"':~~",.;;,;::!'•.:,.;:'1~ 1 ~0~ 11 ;::i~ t:~~'. Abbonamenti per il 19'38 alle più brillanti e diffuse pubblicazioni del Regno NOVELL'A"'" anlol0,1(111 d1 lcUoal11r11 11arr11ll•11 11,:111 nurnC"rO contiene .\-elle no,el!C' d·•u1orr, fotvll'r11fic d1 cin1"1<1a.un gr•n- 't.~~n~~•0n:i~- •ollu~ 1 ti~;r~:, ~~~~~~1 ir.osi:. d1 \l11ra Abbç1111mt'r1l0 • lf•l•• t Color1it: •nnuo (,. 20 • Hffl L.• 11. t:tttro; a/111110 t. 40. IC"ffl. /,. Zl LEI J1tr1odic-o illu~1r11t<1 d1 ,1111 C' ,11r1t'l11 frm• ~unwn~"d~e·m':~;~~r~• ;n~i:~~!'\'!/~~ 11 J~~::· 1,;u·11r 1• hellr.n.•. lcitlro C' t"ID<"ma, moda. la,ori. rurina. ttr. ~Uiin•nalr Un numrro t"C'Dl. 50 Ablx,namf'nln - ltall11 , C'a/011i,: •nn11c> l. 20, ,,m. L. 11. filtro; annuo L. 40. Jtm. I,. 21 ctJfEMA ILLUSTRAZIONE :,~r,r~~.!:.:~;; ,lrl mmtm<-nlo c1nt•r111tl11j.'rafit'O; 1or1m1r.1c. ind1- ,rrr1,on,. ruman,1. c-unro,,,. rf<". "it'tl11n11nalr U11 numtru C'rrotC-~!011 50. fh/1Q1111mt,1lo • lt11l1• <' Colo11i,: •n11uo L. 20. llfnt l. Il t,"llrro: u111110 I,. 40. ,,,n. L. 21 PICCOLA J~ ': ! 1,';~ 1 ,à' :•;~ ~;::;;! 'j 1 :;:1 1 :~ ~~~ 11 : !~ ,-..,ntur<". nrru111i. Uu uumrrn 1-ente~un, 50. ,lh/l()n•m~n/o . 1,all• r Co/m,i;t: annuo /,, 20 Mm, I,. 11 1-.•ltro: •11nuo l. ◄O. •tm l,. 21. 111ow1•1 ■ Tl CD ■ DLATlfl In ce..,, d1 abbonamcntu • dur o l)IÙ pubhh\·•· 11oni. 1 1,rr-11.1-ba~t' dn ..01nn111tt" ntllt' 111rit' rvmhin11,io<11 ,1,,.,ntc'nnno 1 ~,iu~nll; <>n,11/bu• 8rrloldo . ,,. /)onna . f'illl'lrlll •• , ••••• S<-tt1.11ru, (Com~di•J Il Srrolo l/ludralo . fVov~lla . LAi•••••••••.•••. Cfnrm• lllutlr•tlonr Pfr('o/•. UaliuCol. aon. ~m. .. " .. " " .. .. .. " " Il IO Il IO Il IO Il IO Il 10 ...... ann.r &l'm. .. .. .. .. n .. n .. .. Il .. IO .. IO .... u IO " " lnoiare impurli ('On oa1tl• 11 /ra,1cobolll • BI.ZZOLI E C. EDITORI P1'D.l CilLO EllJ. I. I · ■:n.llO oppurt o~r••rli u,I C11nt11 Carr,ntt' Po,1al.- {V 1-201& i,it~Ual,, .t1 RIZZOl,/ & C. tamente né indirettamente con alcun londinese. S'ingiunge ai Consoli d'invitare le altre e nazioni > italiane e i mercanti siciliani (che apparentemente non venivano considerati italiani) e quelli catalani (famigerati truffatori e disprezzati commercianti) a far causa comune con loro e a partecipare a queste e sanzioni>; ove non consentissero cadano anch'essi sotto le sanzioni e le misure discriminanti, siano con ogni meuo boicottati e in primo luogo con il rifiuto di trasporti su navi italiane, punizione questa che era terribile, siccome i trasporti marittimi per la Francia, Spagna. Italia e per l'Oriente erano più o meno controllati dai Veneziani, Genovesi e Fiorentini. Spetta Oiuliu Slfv•I ~ l'•tlri« c~lllni ,ona d1,1,e ,uidwi ldto.-1 di • Omnibu,. pure ai Consoli di comunicare il patto ... ____________________ ,;_,;;;_;;_ ____ _J con le clausole ai rispettivi governi, ottenendone la ratifica ufficiale e la legalizzazione delle eventuali penalità. E infatti il Senato veneziano non tardò a concedere la chiesta autorizzazione, col decreto dell'agosto 1456: e Per ca- . gione dei crudeli delitti commessi da certuni artigiani e bottegai londinesi contro le nazioni italiane, i mercanti delle nazioni italiane, veneziani, genovesi, fiorentini e lucchesi, dopo essersi dovutamente consultati determinarono di comune accordo di lasciare Londra per la loro sicurezza personale e per salvaguardare i loro averi. Come rifugio elessero \i\1inchester stipulando fra di loro a non commerciare, I\é individualmente né comunemente, colla città di Londra, come risulta dalle clausole dell'accordo. I mercanti scrissero ai loro superiori.,. perché questi provede1-sero a rendere legali tali clausole. Il Senato, di conseguenza, ordina che tutte le persone che non seguiranno ubbjdientemcnte tali clausole. vengano punite a secondo quel che è detto nelle clausole, purché i governi delle altre nazioni le riconfennino ugualmente. Inoltre ordiniamo che ogni Veneziano disuhbcdil'nte abbia da pagare, oltre alle penalità menzionate nelle clausole, al nostro Console la somma di 500 lire, venga escluso per dieci anni da ogni commercio coll'Inghilterra e abbia da annullare a costo suo gli affari contrattati ... ,. I delegati delle e nazioni > stipularono pure di non fare ritorno a Londra per un periodo di tre anni, salvo che i tre quarti dei delegati presenti non denunciassero il patto prima che spira.sse. Alla fine i d,,.Jcgati prestarono giuramento sul SS. ~.i.cramento di ilnpcdire ogni danno e pregiudizio reci• proco tra i contraenti, e di far sì che le conseguenze eventualmente risultanti delle sanzioni fos~ero subite in comune. Londra ben presto senti l'efficacia di queste sanzioni, che però, non risultarono così gravose né decisive, anzi i danni sofferti dai mercanti italiani sanzionisti erano molto più grandi. Inoltre, pare che i fiorentini, specialmente la succursale dei Medici, abbiano ben presto seguito la loro propria politica realistica tradendo la causa comune o almeno non attenendosi troppo strettamente alle clausole del patto. Il sovrano inglese, più che mai bisognoso di soldi, dopo aver dimostrato il proprio buon volere con la punizione dei ribelli e malfattori, rinnovò - senza pagamento questa volta - tutti i privilegi, garantendo al solito la propria protezione personale alle e nazioni> italiane, specialmente a quella fiorentina. Questo fu l'unico e magro risultato vantaggioso per gli Italiani di queste sanzioni italiane ... Un anno dopo, nel 1457, gli Italiani, dopo aver abolite le sanzioni, rientrarono a Londra, tutt'altro che trionfai• mente ... e ripresero la concorrenza. CURT S. GUTKIND Polumr Ji P"KK· r 54 l'Off 8 l11volr 11 ,·o/orri ,,,o/tiJirr,,:11iwi wuoJi P. B,,,-,,",,J;,,; Lir" 20 Ecco una s~renna d~vertcnte, ~riginale, ~tile. Gli antichi miti greci e romani hanno tn sé molti clementi che possono affascinare la fantasia dei ragazzi, ma quali sono i libri che li sviluppano e li mettono in luce? Generalmente queste storie sono raccontate in modo freddo e pesante, e pèrdono perciò ogni attrattiva. ~i invece dèi ~ semidèi. tornano ~ nuova vita: ci vengono ipcontro quasi sempre in atteggiamento d, ragazzi, belli come Apollo, birichini come Merc~~io, mat~acchioni come Bacco, oppure, se si tratta di fanciulle, agii, e graZiose come Diana, Ebc cd Erato, e tutti si muovono allegramente tra la festa della natura nei suoi vari aspetti e nelle varie stagioni. Al racconto ha saputo conformare le sue illustrazioni Piero Bernardini con originalità e con quell'umorismo che gli è abituale. A. MONDADORJ - MILANO
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