tA PDI./Ifll:,OA [P~[bll,[1[D~ (i:;I I PUO' oramai redigere il bilancio dc• ~ gli avvenimenti dell'Estremo Oriente. rJ Giappone va avanti: ha occupato Sciangai, ha occupato Nanchino e ha di• ,perso il Governo di Ciang Kai Scck. Oggi accerchia Canton aggirando le posizioni britanniche di Hong-Kong con uno sbarco a Towshan a sud-ovest del grande porto cinese. Caduta Canton la Cina avrà perduto tutte le sue grandi porte sul mare e i suoi mezzi di comunicaz.ionc col mondo cucmo. Sarà alla mere.è del Giappone. l Tutto ciò era preveduto. Non era preveduto, invece, anche da parte di osservatori competenti delle cose dell'Estremo Oriente, l'atteggiamento dcll'lnghiltcrra e degli Stati U■ili. Si s.a che all'inizio del confli110 cino. giapponese l'lnghiht'rra ttntò di fare la voce gro"a rifugiandosi dietro le spalle dell'America. • Andrei fino nell'Alasca pur di , avere la collaborazione degli Stati Uniti >. Non ru neceuario andare tanto lontano. Sanò un viaggio a Bruxelles, dove il ministro degli Esteri inglese potè incontrarsi , col rappresentante dcli' America, il grande Norman Oavis. Che cosa abbia concluso la confrrcnza di Bruxelles è risaputo: deplorazioni e voti platonici. Invitato a prendervi p~t,. per dare e spiegaz.ioni >, il Giappone rifiutò; invitato una seconda volta, pregò di non insistere. Ora abbiamo le impressioni del signor Norman Oavis rientrato da una settimana negli Stati Uniti. Interrogato dai giornalisti egli si è dichiarato felicissimo dei risultati ottenuti nella recente riunione diplomatica. Lo scopo principale per cui la conferenza era stata convocata - la conciliazione fra la Cina e il Giappone - non è nato certo ottcnuio e Norman Oavis non se lo na• se.onde , ma questo non infirma il suo sereno ottimismo. t: La Conferenza ha chiarito le ragioni del conRit10 e nella sua dichiarazione finale sedici Potenze hanno I proclamato che la guerra, dovunque accada, interessa e colpisce tutte le oaiioni. t stato solennemente riaffumata la fedeltà al patto delle nove Potenze. Da ultimo la conferenza ha ribadito i principi fondamentali che debbono presiedere alle relazioni fra i popoli e in bas-e ai quali si dovrà comporre il conflitto dell'Estremo Oriente. A lungo andare questò pr;ncipi finir.inr,G p<r impt".ni Intanto le nazioni interessate continueranno a studiare i problemi originati da questo doloroso conflitto fino al momento della loro ~oluzione :t. L'uomo che si esprime in questi termini non è un umorista; è un personaggio di primiMimo piano, che rappresenta. regolarmente l'America nei negoziati più importanti. Quando !Sorman Davis si muove tutta la s1ampa, tutta l'opinione pubblica del mondo anglos,usone vh-ono in trepidaUone Ebbene, questo altiss:mo personaggio, nonostant' la situaz:ione militare dell'Estremo or nte, parla ancora della fedehà al trattato delle nove Potenze, che, come tutti ~anno, garanti~e l'integrità della Cina. Il signor I\'orman Oavis era ancora in viaggio quando la cannoniera americana Panay veniva bombardata dai giapponesi e il Presidente Roosevelt inviava al Mikado quel tdegramma t: personale > che ha avuto un solo effeuo: la rivolta dell'opinione pub. blica americana che non vuole avventure. S1 leggano i giornali americani dei giorni scorsi. Il gesto del Prl'sidente viene giudicato inopportuno e pericolo,o, sproporzionato alle caus-e che l'hanno determinato. In ne11un caJO, mai, la guerra t: Il popolo 1 americano ritiene che la difesa dei cin,.si contro i giapponesi non valga la vita di un solo marinaio americano >. Sono parole del Daily Jleu.1 di New York, il giornale più di ogni altro devoto a Roosevelt. Se il giornale per eccellenza ufficioso par: la così, è facile imma1Jinan: il tono degli altri. Anzi, 1Jli altri non si abbandonano nemmeno a dei ragionamt-nti di ordine 1dMlogico; compulsano delle uati1tiche. Il mercato cine~t- - dimostrano con cifre alla mano - non è, dopo tutto, gran cosa pt'r ~li Stati Uniti, mentre il volume derçli affari col Giappone ~ in continuo incremento. o·a1tra parte fra pochi mrsi il commt'rcio cinese ~arà controllato dal Giappone. Sono facili lt' conclusioni Questo è il punto di vista del pac.sc che nt'I 1898 dichiarò la 1 IJ'.Ut'rra alla Spa1Jna perché un suo incrociatore era stato colato a picco nelle acque di Cuba. Ed è per se~uire i suggerimenti I d: queuo paes-e che all'indoma,1i della guerra mondiale l'ln1Jhilterra denunziò l'allunza C'OI Giappone JI punto di vista inglese nelle cos-e del1'Estremo Oril"nte non differisce gran che da quello americano. Le truppe britanniche hanno prest'ntato le anni alle truppe giap- ' ponesi che entravano trionfalmente in Sciangai attraverso lr Conccuioni, men1rc il govrrno di Londra non ha trovato nulla da ridire di fronte alla presa di pouesso, da parte dei giapponesi, drlle dogane di S<:ian- ~ai, che garantiscono i prestiti britannici alla Cina. Nri giorni scorsi cerli giornali anglosassoni, imitati dalla stampa francese, hanno avuto il pcuimo gusto di accennare al pericolo giallo e di rimproverare alle nationi totalitarie la loro solidarietà col Giappone, vero tradimento alla razza bianca Noi sap• piamo che i valori della civiltà non sono affatto affidati alla raua, che è un dato clemcnt.are della natura, ma alla storia alla quale tutti ~ p1>poli pouono egualmente collaborare. Ncuuna falsificazione. anglosassone potrà mai persuaderci a rinunziare a questo presuppo1to del pcnsirro cristiano ~a 1Juai - a noi se non fosst cosi. Guai a noi se c-5istesst' davvero un pericolo giallo, da10 che la razza bianca dovrebbe es$t're presidiata da Norman Davis e dal mini1tro Edt-n coi ,istrmi della Conferen:t.1 di Bruxellc, R EL 1920, quando l'Unione Sovietica si dibatteva ancora nel comunismo di guerra, cioè tra guerra civile e carestia, es'-a non tra'icurò, fra i suoi programmi di e"pamione ideologica nei paesi esteri, la contrada che fu ~mpre storicamente nelle mire della Russia, zarista o bol- .!SCcvicache fo-.'iC. contrada da cui la Ruo;;,;;iaera ..tata dominata 'iCtteccnto anni prima attravcro;;o i mongoli che v'erano penetrati seguendo il corso del Volga, di cui le città ru,;;~ conservano ancora fortezze, mura e torri come la loro più vrra archeologia, nonché qualcosa nel carattere che negli slavi è tartaro e mongolo: questa contrada è la Cina. Contro di eo;;"ail piccolo regno di Yloscovia era arrivato a potenza, 'ii allargò più tardi fino alla ~fongolia a sud, fino al Pacifico a oriente. Uno degli epi'iOdi di tale espansione è stata la guerra del 1905 contro il Giappone. Da dicias\Ctte anni la Cina è lavorata dal bol'iccvismo. In realtà la Cina tend<•va a un movimento na7ionale sullo \Chcma di quelli europei i vi tendevano i suoi intellettuali e pochi illuminati della classe dirigente: il bolscrvismo doveva profittare· di questo stato d'animo e confondere in uno l'impulso verso que,;;ta forma1.:ionc unitaria e gli intere'isi della sua espansione che da idc·ologica doveva diventare politica, commerciale, induurialc e militare: una delle tappe per la conquista di tutto l'Oriente, inclu'la l'India, che è nel programma ideale del bolsccvic;mo. Non è più un mic;tero che il m:.r'<i'imo 'iia divenuto in Russia uno d<.·i mezzi di occidentalizzazione r di espansione tipici della o,toria ru,;:sa: esw traduce in linguagJ;'iO a,;iatic<;>, C'Oll unJ. violcnz.a. inaudita e un numero enorme di o;;acrifici. tutta l'cspcricnw della civiltà occidrntalc- con qur,;:to ,te"'° meno l'U.R.S.S. lenta di sollevare l'Occidente e di farlo condiscendente alle sue mire; mentre lo ebbe sempre storicamente arginatore. L'U .R.S.S. si considera l'erede dell'impero britannico, e a tale scopo ha formulato una dottrina anticolonialc: inventando un colonialismo di nuovo- genere, sulla base di un'espansione ideologica cui deve lieguirc una c,;pansione commerciale. La Cina è-stata per molti secoli niente altro che un mercato per l'Europa, !avorat:i appena dalle missioni cristiane, ma rimasta a una civiltà feudale con una dottrina religiosa e civile che si può condensare in poche righe della dottrin;t di Confucio: « Nessuna considcr.:1zione meritano i soggetti. La punizione non deve essere applicata ai ricchi ». Paese esclusivamente agricolo, esso si fonda su un fcudalio;;mo terriero, ignora quello che è Stato e Nazione, e lo ignorò fino agli ultìmi avvenimenti. Poiché la vita pubblica non offre alcuna specie di ideale, la famiglia è tutto. « Il pericolo esterno della Cina è il Giappone ; quello interno è la fa. mi.~lia. L'unione per una rt''iistenz,a effettiva contro il pericolo encmo si può ottenere soltanto con la c;oppr,.ssione della famiglia; al disopra della famiglia si può liberar l'individuo e unirlo ,;u un terreno nazionale», sono parole di un intellettuale cinese, C1angHung; e si capisce che una simile teoria calzi come un guanto con quelle bol~cviche. La traduzione delle forme occidentali di vita, i concetti di Stato e Nazione, arrivarono agli intellcuuali cinrsi attraverso Il traduzione marxi- .sta. Bisogna dire subito che il comunio,mo in Cina, la storia dei suoi primi 'iuccessi e delle sue disfatte tra~ichc, si confonde con il risveglio ste1;~ delle CO$Cienze,con l'anelito vCr'iOuna fonna di vita superiore, \ull:t scia del ~rande movimento delle :,azionalità che fece lo splendore dell'Europa nel secolo XIX. Si confuse in Cina bolscevismo e na1ionalismo; i bolscevichi fecero leva sul patriottismo di alcune classi e di alcuni uomini : vi si alle;i,rono per 1>0i distaccarS<"nc e p1:r tentare una nuova alleanza, :tppcna si profilò l'azione giapponese. Nel 1920 l'organizzazione del partito comunista cinese, seguito gelosamente da ~fosca, fu opera di due intellettuali, Ceng Tu Scin e Li Ta Ciao. Nell'ottobre di quell'anno, dopo il primo con• grc!-S0di Scianvai, cominciarono a fun1ionare i rami provinciali del partito, che si prese cura di organi1J,are attraverso gli agenti sovietici i gruppi cinesi reo;;identi in Fran<'ia, a ~ifosca, in Giappone, e più tardi anche in Germania, appena nella Germania democratica i bolo;;ccvichi riuscirono a installarsi con le loro organiznizioni, le loro librerie, tra le simpatie degli intellettuali oggi profughi. I primi iscritti al partito comunista cinese furono ferrovieri, minatori e alcune categorie di impiegati municipali e i:;-ovcrnativi. Durante l'inverno rntrarono nel pri.rtito alcuni studenti. Agli occhi dei Cinesi il marxismo era un mezzo per colpire il muro ingombrante delle tradizioni feudali. T;rnt'è vero che Ciang Kai Scek, capo delle fora! annate nel 1926, e nello stesso anno presidente del Congresso Nazionalista e del Kuomintang, si alleò al nuovo movimento: ma nell'anno ,;;eguente si metteva a capo degli antibohcevichi, adottava per il suo partito l'appellativo di Nazionalista, e apriva la lotta antibolscevica a Sciangai e a Nanchino, lotta che doveva diventare più tardi « guerra di sterminio contro i banditi sovietici ». Dopo il secondo congrcsw comuni,;ta cinese, tcnutmi anch'esso a Sciangai, nell'inverno del 1922. fu tentato con la "olita procedura uno sciopero gc.-- neralc. Il terzo congresso fu tenuto a Canton e vi comparvero pubblicamente j:!;)i organizzatori russi. Avvenne dopo questo congresso l'alleanza col Kuomintang, allo scopo di creare un fronte unico contro i militaristi del nord, guerrieri di preda e di profc-o;;sione,scn7.a scrupoli e senza un'ide:t di patria. Nel 1926, come abbiamo detto, Ciang Kai Scck ribadiva l'alleanza dei nazionali,;ti coi bolscevichi, per romperla l'anno seguente. Solo nel 1928 anche il movimento dei contadini cominciò ad avere consistenza e la lotta fu estremamente sanguinosa. A Nanchino, a Sciangai, a Canton, furono adoperate le armi micidiali inventate in occidente, e contro una popolazione, questa volta, che non tiene in nessun conto la vita e che non cerca neppur di difrndersi, fatalista e capace di ogni sopportazione come è l'uomo cinese. ~1olte dannose tendenze minavano la compattezza dell'armata roi.sa; prima fra tutte il « parti,zianismo », che si risolveva in mancanza di disciplina, in mancanza di organiaazione o via dicendo. Altro inconveniente era il vagabondaggio; avversione a sottomettersi ai compiti assegnati, desiderio di cambiamento e di nuove e1;pericnze. Inoltre, i comandanti potevano ancora battere i 'iOldati. Molte di queste debolezze furono denunciate in un'ac;:scmblca tenutasi a West Fukicn, dicembre 1929, assemblea che preparò la via alla nabilizzazione del potere dei Soviet i nel Kiang'ii. L'anno seguente <1uasi tutta la parte sud del Kiangsi cadde ~tto l'armata rossa. Nel fchbraio 1930 si riunì nel Kiangsi drl Sud un'altra conferenza durante la quale fu posta la questione della di- ~tl'lbuzionc della terr..1 .ti contadini. In quella regione i contadini vennero collettivizzati a~traverso una lunghi~<- ma opera di persuasione: si oppon..!va a questo la loro mentalità, la loro re 1zionc al libero amore, la loro ribellione alla dottrina dell'uomo ~n✓.a Dio, la loro concezione tradizionale secondo cui doveva e,stre il destino a dare loro il bene e il male. Alcuni desideravano di tornare ai vecchi metodi feudali, e sebbene temessero il ritorno dei grandi proprietari spodestati, seguitavano in alcuni call'"i a pagare segretamente- a questi il loro tributo. Tre erano i problemi agricoli che do~ vevano affrontare gli organizzatori bolscevichi : primo, la scarsità del pote1e lavorntivo cauo;;ato non tanto dalle diserzioni, quanto dal bisogno di adoperare gli stessi contadini per la guerra, che naturalmente era il fatto più importante; secondo, la mancanza di capitali agricoli causata dalla scarsezza di fondi liquidi, per mandare avanti una guerra difensiva, insieme col ritiro di molto capitale privato dalle regioni comunistiznte; ter?'.0 1 la scarsezza degli :Jtcnc;ili agricoli necessari alla produzione, a causa della distruzione degli arnesi il cui metallo veniva adoperato per l'equipaggiamento militare. Per alleviare il problema dell'insufficiente potere lavorativo, i comunisti adoprarono i metodi a loro familiari. Anche c1ui furono creati come in Russia i corpi speciali per la coltivazione delle terre, le brigate di assalto cui è confidato il massimo del lavoro nel minimo tempo. Accanto a questi, come in Russia, era istituito un corpo di polizia che doveva accertare i casi di sabotaggio 1 dcnunziandoli in varie maniere, inclusa la denuncia affissa ai muri. Insomma, per il contadino cinese bolscevizzato, questo equivaleva a una condanna ai lavori forz."lti; egli non trovava nessuna differenza tra il regime fcudalis:tico e quello comunista: in tutti e due i casi, il potere compariva soltanto per riscuotere i tributi; il contadino cinese imparò l'e!listcnza di un governo, che aveva sempre ignorato fino a quando era stato soltanto a 1icrvizio d'un 'tigno1c:
FJ.NTERU GIAPPONESE IN ON VIOOLO DI CIAPEI il nuovo concetto del governo si presentò alla sua semplice fantasia sotto fonna di un nuovo esattore di tasse. Alla fine la massa ragionò che « meno governi ci sono, meglio è». Naturalmente il comunismo doveva fare leva sul :.entimento nazionaie. Aveva cominciato con idee intransigenti che dovette abbandonare di fronte alta realtà, e nggi si sente parlare dai comunisti cinesi un linguaggio non dissimile da quello democratico: che tutti i partiti debbono essere rappresentati in un parlamento o congresso, disposti a sbarazzarsi del sovietismo se queste riforme non venjssero adottate, e altre richieste per essi e per gl'interessi che rappresentano; lo scopo è di organizzare la Cina contro il Giappone e difatti i generali stessi delle annate comuniste sarebbero disposti ad aderire all'azionr di Ciang Kai Scek. Gli stessi comunisti hanno organizzato una specie di frsta nazionale, chiamata « il ,giorno dell'umiliazione >, che celebra l'.-·miversario (quest'anno è il quinto) ~ella occupazione giapponese nel Manciukuò. Prima della conferenza di Fukien t>armata rossa aveva imposto tre norme ai suoi ci.oldati: pronta obbedienza agli ordini, nessuna confisca di cose appartenenti a contadini poveri; pronta con- 'legna di tutto ciò che veniva confiscato ai po.s!identi perché il governo ne disponesse come credeva meglio. Dopo la confert•n7.a del 1929 furono aggiunte otto nuove nonne a quelle tre : rimettere a posto le porte (usate di solito per dormirci sopra) quando si lascia la casa ; restituire e arrotolare la stuoia che è servita per dormirci; essere gentili e corretti con la gente e, quando si pu_,, aiutarla; restituire tutto ciò che si è, avuto in prestito; sostitufre tutto ciò che si è danneggiato; onestà in tutti gli affari coi contadini; pagare tutto ciò che si acquista ; ricordarsi dell'igiene, e specialmente preparare latrine a buona distanza dall'abitato. Queste otto norme ottennero un grande successo e ancor oggi sono il codice del soldato rosso cinese. Altri tre compiti fondamentali furono insegnati all'armata rossa: primo, combattere fino alld morte contro il nemico; secondo, armare le masse; terzo, trovare denaro per sostenere la lotta. La tattica rossa, poi, era contenuta nelle seguenti nonne : « Quando il nemico avanza, ritirarsi. Quando il ne• mico si fenna e si accampa, disturbarlo. Quando il nemico si ritira, inseguirlo>. Queste massime furono avversate dapprima da molti che non condividevano il metodo, ma l'esperienza provò che erano giuste. Ogni volta che l'armata rossa si allontanava da esse, di $Olito non era un successo. La più importante tattica dell'armata rossa cinese era, e rimane, la sua abilità nel concentrar(' le forze principali nell'attacco e subito dopo disperderle e separarle. Questo implicava l'abbandono della guerra di posizione. Con l'espansione dell'area sovietizzata, la tattica dell'armata rossa favorì uno sviluppo a ondata o marca, piuttosto che una avanzata irregolare ottenuta per mezzo di sbalzi, di salti e senza un profondo conrolidaroento nei territori occupati. Anche la parte politica seguì una linea prestabilita come lo erano le tattiche già descritte. tito comunista cineie, specialmente da Li Li-san, che allora ne era segretario, che invece avrebbe voluto attacchi a sbalzi senza preoccuparsi del consolidamento1 avanzate senzi assicurarsi le spalle, assalti sensazionali a grandi città accompagnati da rivolte e atti di terrorismo. Nell'autunno 1929 l'annata rossa OC• cupò molte città dello Kiangsi inflig• gendo numerose disfatte alle forze del Kuomintang, ma, a poca distanza da Nanchang, le truppe rosse si volsero bruscamente veno ovest dirigendosi verso Changsha, per congiuhgersi con altre forze, e nel giugno 1930, stabilita la solidità della linea di fronte, si prepararono all'attacco di Changsha. Sulle teste dei principali generali dell'armata rossa erano imposte taglie; le mogli, i figli, i parenti di essi catturati e giustiziati. Un solo generale, Cheg Hen, è libero da taglia avendo una volta salvato la vita a Ciang Kai Scek, durante una sfortunata battaglia. Intanto i Kuomintang stavano raccogliendo nuove e grandi forze per combattere l'armata rossa che anch'essa dal canto suo reclutava nuove truppe e sovietizzava le nuove aree rurali. L'attacco a Changsha fu un errore: erano stati mandati g-randi rinforzi nella città e l'armata rossa, che nella sola grande bauaglia che ci fu• eliminò due brigate di truppe nemiche, dovette tuttavia ritira~i nel Kiangsi. Li Li-san aveva stimato troppo la forza dell'armata rossa di quel tempo e anche aveva su• pervalutati i fatton rivoluzionari e politici. Egli credeva che la rivoluzione generale fosse imminente e che sarebbe riuscita vittoriosa su tutto il paese. Questo pensiero era incoraggiato dalla lunga ed estenuante Ruerra civile che continuava fra Feng Yuhsiang e Ciang Kai Scek. Dopo il ritorno dell'armata rossa nel Kiangsi, Li Li-san perdette la sua influenza e dovette ritirarsi a Mosca « a studiare>. Tuttavia, prima che il « Lilis.anismo > fosse completamente sepoho ci fu un periodo critico, nell'armata rossa, e alcuni suoi seguaci domandarono addirittura di separarsi dal resto dell'armata. Alcune truppe si ribellarono, arrestarono il presidente dei Sovieti di Kiangsi, arrestarono molti ufficiali. Questo accadde a Fu Tien, presso Kian, che era allora il• cuore dei distretti sovietici. L'avvenimento produsse grancif! imprc~,;ione, e a molti panie che il destino della rr-1 voluzionc potesse dipendere dalle sorti di quel conflitto. Ma tuttavia la rivolta fu presto domata, il capo fu arrestato e gli altri ribelli disarmati e liquidati. Ma intanto Nanchino si era completamente rivoltata al potere dei Sovieti di Kiangsi e alla fine del 1930 cominciò la sua prima campagna di sterminio contro l'armata rossa. Le forze nemiche - un totale di centomila uomini - cominciarono un accerchiamento delle aree rosse, penetrandovi da cinque strade. Contro queste forze l'annata rossa poteva allora mobilitare un totale di quarantamila uomini. Manovrando destramente, seguendo la tattica già ricordata del veloce concentramento e della veloce dispersione, poterono attaccare separatamente ogni gruppo. Facendo entrare le truppe nemiche profondamente nel territorio sovietico, l'armata ros,a preparava de~li improvvisi attacchi contro le unità isolate dei Kuomintang e riusciva così ad ottenere completa vittoria in quella prima campagna che fini nel gennaio 1931. ·oopo un respiro di solo quattro mesi, Nanchino lanciava la sua seconda campagna sotto il comando di Ho Ying-chin, l'attuale Ministro della Guerra. Le sue forze sorpassavano i duecentomila uomini, che si mossero per entrare nel territorio rosso seguendo sette strade. La situazione dell'armata rossa paive allora molto precaria. Per questo scontro l'annata rossa seguì tuttavia la stessa tattica che già aveva avuto tanto successo, riuscendo anche questa volta ad ottenere una vittoria decisiva in quattordici giorni, dopo aver combattuto sci battaglie e marciato per otto giorni. Un mese dopo, assistito dai suoi tre più abili comandanti, Ciang Kai Scck prese il comando di un'armata di trecentomila uomini « per la distruzione finale dei banditi rossi >. Ciang sperava di prendere l'arca rossa di « sorpresa> cancellando rapidamente i «banditi rossi». Ma Quei movimenti rapidi erano proprio quel che conveniva alla tattica delle armate rosse. Nel settembre la terza campagna si rivelava un vero fallimento: Ciang Kai Scek nell'ottobre ritirava le' sue truppe. Ora l'am1ata rossa entrava in un periodo di relativa tranquillità e rapida espansione. Il primo congre.Sso dei Sovieti fu riunito nel dicembre 1911 e fu stabilito il Governo Centrale dei Sovicti. Comandante in capo dell'armata rossa fu eletto Chu Teh. Nell'aprile 1933 cominciò la quarta campagna di sterminio delle truppe rosse. Finita questa campagna, Ciang Kai Scek scrisse a Chen Cheng, suo aiutante di carrtpo, che egli considerava questa. disfatta « la più grande umiliazione della sua vita>. Per la sua quinta ed ultima campagna Cian~ Kai Scek mobilitò circa 900 mila uomini e adottò nuova tattica e nuova strategia. Avanzò pruden• temente, costruendo strade carrozzabili 1 forti e trincee, limitandosi a brevi scaramucce sostenute da forze aeree e tiro di artiglieria. Nel 1934 l'annata rossa fu costretta a cercare altre condizioni di vita che nel Kiangsi stavano diventando rapidamente malsicure. Anche la situazione politica nazionale consigliò i dirigenti a muovere la scena delle operazioni verso il nord-ovest. In seguito all'invasione giapponese nella Manciuria, il governo sovietico cinese aveva, fino dal febbraio 1932, formalmente dichiarato la guerra al Giappone. Questa dichiarazione, che, naturalmente, non poteva diventare effettiva in seguito al blocco delle forze sovietiche cinesi da parte delle truppe del Kuomintang, era stata seguita da un proclama in cui si chiamavano tutte le forze armate della Cina ad un fronte unico per resistere al Giappone. Fu il 16 ottobre 19~4 che l'armata rossa· cominciò quella disastrosa ritirata che viene ricordata come la « Lunga Marcia ,. Partiti circa novantamila armati, migliaia di contadini giovani, vecchi, donne, bambini, comunisti e ,non comunisti comirt.ciarono questa hmga marcia. Quando entrarono nel ~ord del Sciensi, un anno dopo, eran ventimila sopravvissuti. Essi dovettero avanzare quasi sempre combattendo, affrontando asperrime difficoltà di terreno, montagne altissime, fiumi profondissimi e larghissimi, attraverso contrade di feroci aborigeni, terre sterili, steppe, vento, neve, inseguiti dalle annate bianche. Ora, di fronte alla minaccia giapponese, i superstiti dell'armata rossa chiedono una concordia nazionale, chiedono che tutta la Cina sia unita nello stesso sforzo, dichiarando di esser disposti a cooperare con l'annata nazionalista sulla base di tre condizioni : cessazione della guerra civile e degli attacchi all'armata rossa e ai Sovieti; garanzia di libertà civili e diritti democratici alle masse; preparazione del popolo per la lotta contro il Giappone. Ora l'annata rossa ha la sua base strategica nell'angolo nord-ovest della Cina, di dove essa potè stabilire la .sua influenza su un'area con una popolazione di · appena 20 milioni. Il nordovest è limitato ad est da montagne e confina dall'altr, parte con la Mongolia esterna e le provincie del Sin Kiane:, controllate dalla Russia : due dei territori più inaccessibili di tutto il mondo. CARLO BEDINI Queste tattiche militari furono severamente criticate anche in seno al par- BOUNOAI. TRA LE lUOE&lE DELLA BTAZIO!IE NORD, ON ARTIBTA GIAPPONEBE LAVORA - 1 11111I1Pitl I VIAGGIDI DELBOS Russia, si è sprofondato nel corpo vivente' della Russia per centma1a di chilometri, ha 'i7 L MIN'ISTRO Oelbos ha compiuto m fi .• · · b r lj Europa centrale un lungo viaggio - :u~~0 ;:~ f~~ :t'~;r;st:~:,. n~~la ::t:gt::n:,~~ un lungo errore, s1 potrebbe dire alla marcia in a\'anti se non quando avrà ucmaniera di Tito Livio, - e ora i giornali ciso la Ruuia o ne sarà ucciso; e, tuttafrancesi fanno il bilancio di tanto girova- · via, il capitano Ramballe non dubita che gare. A prestar fede a uno degli interpreti i russi amino i francesi, l'Emp,iewr prima più accreditati della politica del Quai d'Or- di ogni altro, e poi lui steuo, Ramballe, e say, il signor André Gcrard, detto Pertinax, si stupisce che le donne russe non siano ri11 bilancio è nettamente negativo per quel maste a Mosca a dce"ere e ad accogliere che riguarda Varsavia, positi\'o per Praga i vincitori. e in bilico per Bucarest e &!grado. e ... Unt d,~l, d'idét ! > dice al Principe Più precisamente, se<:ond o il suddetto Pietro (in francese nel testo). e Qw'avaientpubbliciua, le cose sarebbero andate in ,Ues à uaindr,? ... Quelle fichut idée d'alq~u;;;:v7~ e il ministro francese non ler .t'enterrer dans les steppes quand l'armée I sarebbe riuscito a mutare minimamente le ~';t';~:q~;/ :: 1~;:~,~~.. ~";! 1 ~1 '::::: e~~ disposizioni personali del colonnello Beck >. Vi.rnne, Btrlin, Madrid, Naples, Rome, VarLa Polonia continucri:-bbe e a svolgere quo- sovit, towies In capitales du monde ... On tidianamente un'azione diplomatica per im- nous craint, maiJ on nous aimt >. pcdire a coloro che sono minacciati dal E quando il ,uo interlocutore, il Principe pangermanesimo di riunir1i e di mettersi Pietro, gli ialva la vita, lo ringrazia con d'accordo per difendersi>; e, ne.Ilo stesso fare melodrammatico: tempo, continuerebbe ad armarsi con i ere- e Vous m'avr~ sauvé la vie! Vous lles diti ottenuti dalla Francia. Ma il pubblici- f,ançais >. Per un francese, questa consta Pertinax si consola con la consideraz.ione elusione non era dubbia. Solo un francese che la maua della popolazionc polacca è poteva fare un'nione magnanima c. salvare contraria al regime attuale. la viia a lui, monsieu, Ramballe, çapitaine 1 A Praga, il ministro francese non avreb- du , 3. llter, be avuto da vincere alcuna'. difficoltà: la Questo ufficiale fatuo e bonario è J'incar- ;;:~:~:vaècc~~a s:tva;~:rd~~•a!': 1 ~:~u~o~ndlt nazione dell'esprit gaulois. Quella sua frase sublime di vanagloria: e on nous craint, mais on nous dime >, riassume la prosa di Pt'rlinax, la politica del (:luai d'Orsay e buon,1. parte dclla storia di Francia. pendenza > e agisce in conseguenu. Notiamo, qui, per foçidens, che un giorn:tlc francese, Le ]our, ha rivelato, alcuni giorni or sono, che il Governo di Pragz. avrebbe minacciato il ministro Delbos di cambiare radicalmente politica e di mettersi d'accordo col germanesimo. Qut.sta indiscrezione sarebbe in completo contrasto col panorama idilliaco dell'amicizia franco-ceca, dipinto da Pertinax. Infine, a Bucarest e a Belgrado, e le convenazfoni del signor Oelbos avrebbero seguito un corso favorevole>. Non che abbia concluso niente di definitivo con quei due governi: questo, con tutta la buona volontà, Pertinax non ha affermato, né poteva affermare. Ma l'arrivo del signor Delbos avrebbe dato occasione al sentimento popolare in quelle due capitali - che, s'intende, è francofilo - di manifestarsi. In altri termini, anche per 8:.icaren e per Belgrado, come per Varsa\'ia, il pubblicista Pertinax tenta di contrapporre alla politica del Governo il st.ntilnento della piaua. Metodo che, prima di tutto, è una sc0rrettena, e, in secondo luogo, trae origine da un'illusione francese, altrettanto futile quanto inveterata. E:. vero - ha l'aria di dire Pertinax - che il Governo di Var• savia non è animato da sentimenti di troppa a,miciz.ia per noi ; ma il popolo polacco arde dal desiderio di far la guerra per la Francia. E:. vero che il Governo di Belgrado non ci ama; ma il popolo jugoslavo ci lrna. Non è il caso di soffermarsi a luhgo sul panorama dipinto dal pubblicista Pertinax. Esso, in sostanu, non è che una versione per il gusto francese della vita pubblica di alcuni paesi centro-europei. In Polonia, in Rumeni.a, in Jugoslavia esistono partiti politici t, di essi, alcuni sono favorevoli ai Governi attuali, e altri $0no all'opposizione. Questi partiti, come è naturale, sono divisi dai motivi più diversi: prima di tutto da motivi personali; poi da questioni religiose, da idee sociali, da differenze di razza, ccc.; da tutto: ma non certo dalla quc.- stione della politica da seguire verso la Francia. Senonché se un Ministro francese va a Vanavia, l'opposizione coglie l'occa• sione per creare imbarazzi al Governo; ma questo non significa affatto che l'opposi-.., zione, in Polonia, intt'nda far la gut"rra per la Francia. Jt caso tipico è quella della Jugoslavia. t noto che la politica religil),a di Stojadinovic incontrt\ una viva e osti'hata r('sisten• za in una parte della popolazione serba. Questo autorizza ad affermare che le mane rurali ortodosse sono state contrarie al concordato, ma non già che siano contrarie alla politica di Stojadinovic perché lo trovano poco francofilo. Saremmo incorsi in un errore o in un'illusione altrettanto futile - noi italiani - se, al tempo in cui il vicino rf:gno era lacerato dalle lotte fra i vart popoli che lo compongono, avessimo immagina'"to che i croati o gli sloveni insorgessero contro i serbi per amore dell'Italia. LA GRANDEILLUSIONE f.'fl ON ci soffermiamo, dunque, più a l.lJ lungo sulla prosa di Pertinax, né sui viaggi del Ministro Dclbos. Ma, piuttosto, rileviamo l'illusìone, la grande illusione, di cui cosl la prosa del pub· blicista come, in un certo senso, i viaggi del Ministro sono sintomi. Questa illusione è profondamente radicata nello spirito del popolo francese, è parte intcgiante del carattere nazionale francese, e si può quasi dire che sia un asJ)('ttO della storia di Francia. La Francia è Ccrmamcntc, inguaribilmente convinta di essere amata. Peggio ancora: di aver diritto all'amore di tutti. Qualche Min.istro, qualche Governo, qua e là, in Europa, può non amart' b Francia; ma i popoli la amano;. i popoli devono amarla, anche quelli che hanno ricevuto dalla Francia torti e offese gravi, anche quelli che la Francia aggredisce o combattc. < Gioia dei nativi nel vedere apparire i vascelli del Re >, si leggeva in quel tal tomo della Slon'a dei vìdggi t dell, scoperte che Bcrgeret usava sfogliare quando si rifugiava dal suo libraio. Non diversa• mente Pertinax descriverebbe volentieri i viaggi del Ministro Del ho~: e Gioia dei nati\'i nel vedere apparire il Ministro della Repubblica >. 1 nativi sarebbero di volta in \'Oha i rumeni, ! polacchi, ccc. Tolstoi ha fatto una caricatu1a immortale di questo atteggiamento dello spuìto francese, in una delle figure di secondo piano di Cwer,a e Pace: il capitano Ramballc. L'esercito napoleonico ha invaso la NONTEMUTANt AMATA fi) ERCIO', dunque, quando un paese si L,S"' sottrae 31J'influcnta della Francia, la stampa francese non cerca quali siano le ragioni profonde e serie del mutamento, né si chiede qua:..i colpe possa mai avere la Francia; ma subito adotta il linguaJgio dell'amante tradito e si consola dell'ai»arezza col pensiero che se ·pure quel tal Governo o quel tal ministro tradiscono, oggi, la Francia - si tratta sempre di tradimento, s'intende: per eu:mpio il Colonnello Beck o Tatarescu - non la tradiranno il popolo polacco o il popolo rumeno, che, anzi, la amano più che mai e non possono non amarla. Cosi, grandi e profondi mutamenti politici vengono ridotti alle proporzfoni di intrighi personali e di cabale di gabinetto. Cos\ il mondo muta, e la Francia non se ne avvede, E s.arà un gran giorno quello in cui la Francia guarirà della sua illusione e si per- ·• suaderà che le cose stanno proprio all'op- ;: posto di (.Ome immaginava monsitur Ramballe, t:apitaine du , 3• u,.,; si pe.rsuaderà, cioè di non essere temuta, né amata. IL CASODELLA IUGOSLAVI& f.\ liBJAMO detto che il caso della JugolR,l .davia è tipico. Che qualche cosa di mutato ci sia a Belgrado, tutta la stampa francese lo ammette. Ma, per eua, il mutamento sarebbe dipeso da un capriccio del signor Stojadinovic. La realtà è del tutto divena. E chi voglia avere un'idea ddle gra\'i ragioni eh" hanno fatto mutar rotta al Governo di Bt'l~rado, può, per esempio, consultare un arti(olo di Jovan ,• Jovanovic, l'ex-ambasciatore e capo del partito agrario jugoslavo, appano nella Euro- ... pOisch, Rtuue nel 1934. Dopo aver fatto la storia dell'amicizia con la Francia fino alla visita di Barthou, il Jovanovic affermava energicamente, e quasi con impazienza, che, invece, e il popolo jugoslavo va volentieri insieme con coloro che fanno ad euo vedere una vita migliore e più tranquilla, anziché e.on coloro che fanno troppo spesso risonare la sciabola. I rapporti intcrnazionali non possono andare avanti sempre sugli stessi bi• nari > ; e, perciò, il trattato di commercio allor-., concluso con la· Germania e aveva fatto fiorire in ·Jugoslavia le più belle speranze > ; aveva posto e le ba.si di future conversazioni politiche > ; aveva « spianato la via alla tollaborazione fra i due Stati (Germaflia e Jugoslavia) nell'Europa sudorientale ... >. • Perché si sarebbe dovuto negare alla Gt'rmania il diritto a nuove possibilità di vita? Perché le si s:..rebbe 'dovuto impedire di riconquistare la posizione che eua aveva una volta? >. E la Jugoslavia e si trovava nella situazione più favorevole, perché dal 1919 non aveva avuto con la Germania malintesi, né conflitti >. Questo articolo, ripetiamo, apparve nel 19341 mentre era in pieno sviluppo la crisi magiaro-jugoslava. Esso basta a dimostr.-re che l'e"oluzione della politica jugoslava non si è compiuta in un giorno, ma in alcuni anni, cd è stata determinata nOn dal capriccio di un uomo, ma da profonde ragioni politiche cd cconomiche e da una convergenza tutt'altro che fortuita di interessi &<>stanziali. AlOWI, N, 391 1!i DIOEVBRE1937-:IVI MNIBU SETTIMANALDEIATTUALITÀ POLITICAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12-18 PAGINE ABBONAMENTI l\&lia& 00!011.!a•1nnoL. 421 aemeatr& L. 22 :&.uro I anno L, 70, HmHU6 L. 36 0911 KU■IRO VIJ. L1Rl Mat101orlttl1 diugni e rot.o~e, acobe te non po.bblloati, non 11 !"ltit'ul.looco, Dlrnlou: Roma - Via del 811.d1rlo2,8 Telefono N, 661.896 Ammlnbtrutoo..: Xilaco - P1a11a Culo Erba, 6 Tellroco N, 24,808 Soo. i.li.on. J:41triui " 0DDUI " · lllllu.o
Sa.nt'Agata, dicembre. • ENCHf. le altre arti esistano nel presente e nel futuro direi ~ che la musica è piuttosÌo im- ~q pegnata nel passato. L.1 l'lua potenza evocativa va ben lontano _da noi! torna indietro, ci rapisce, e no1 ne 'itamo trasportati volta per volta al di là di ogni espressione. [n questo senso retroattivo Verdi è ìl musicista per ccccllcnza. ' Nessuno è più f>Opolare più sconvolgente di lui. ' L'intera razza umana pende dalle corde dt·lla sua chitarra. ~I suo genio si rivela seni:a preamboli. 01 colpo, come gli sorge dentro. E nelle sue opere c'è musica d'ogni prezzo, d'ogni misura, per tutte le borse e per tutti i livelli so<:iali. Poi, verso la fine dei suoi melodrammi, è uno schianto : la commozione 'ipczza i cuori di pietra, e le lacrime caldP piovono dirottamente. Verdi tira avanti senza circonlocuzioni. Non sa di etichetta, non ha il mazzo delle chiavi d'oro, non ha il carnet delle formule magiche : con un colpo di spalla butta giù le porte, calpesta la legge, i divietì e, in cambio appaga l'istinto. ' I suoi difetti e le sue qualità hanno radici profonde nella nostra terra. E~tirpare i primi vuol dire distruggere anche le seconde. Ma quanta consapevolezza in lui. Uditelo. e Non bisogna esagerare», scriveva Verdi. « nella smania di voler ogni cosa pcrfrua. perché sl corre il perÌcolo di c-ompiere ben poco o di non compiere nulla. La natura, la sincerità di un maestro si rivela mantenendo pressoché intatto ciò che gli è mcito spontaneamente dal cervello, moho meglio che tormentando instancabilmente ciò che egli ha fatto. Anzi, nell'alternativa di rose un po' basse con altre elevate, queste s'avvantaggiano di più nel contrasto. Co non istento a credere che c1.lcuni poeti abbiano calcolato su simili effetti >. Così, serenamente, Verdi riconosceva rhe la sua opera resterà per sempre incompiuta. Siamo sulla via di Sant' Agata dove OmnibuJ ci ha mandato in pellegrinaggio. La campagna, in questa stagione, è disseminata di alberi spogli e stecchiti. e•~ ,'aria dolce delle buone e hrumose giornate d'inverno. Ecco Sant'Agata fra la nebbia. E pioppi molto alti che van su nella nebbia, e salici ossuti che annunziano la vicinan7.a del Po. Qua e là, nel torpore, ca.solari dai vecchi muri p0rosi.._ Curiosa sensazione di periferia. La campagna giace, per così dire, con l'acqua alla gola. Dorme quasi affo- _R"ata. Come non immaginare Utrillo, alle inferriate del manicomio. contemplare ,1ue.,.to paeo;aggio o;paruto e malinconiro? F. pen,;iamo, da questi luoghi, al sacro rc~piro dei corali di Verdi, alla vcemen;,4 dei suoi concntati tradotti in di'i(.:gni larghi, cc;atti, al realismo e alla < oncrctr;,.za di questo grande uomo. Gli imcgnanti del Conservatorio di '.\1il.:1nodi,.or;croche egli non aveva atti1udini pa la muo;ica, e che non possccfrva akuna abilità. :\'on aveva che dtl ,genio. Troppo poco 1x-r dei profc,.~ri e elci critici. lJna gran buona fede patriottica gonfia. gonfia quei ,;uoi corali "mi,urati e provinciali. Bu-.',('to. Questi ~To<;,,p,,a;iesi, o piccole rittà, han dei viali. dalla 'ltazione alJ'ahitato. che non fini'icono più, e hi- ~gna farli a piedi : coi piedi nel fango dove serpeggiano e guanano. senza c·a,care. do7.zinc di ciclisti intabarrati. contadini per lo più, col na,;;o roo;w e il cappellaccio sugli occhi. ~: un giornc estivo. e nei campi non ,1 l;.wora. Un \ilcnzio diluito vigila a mezz'aria. Sciami di uccellini scivolano giù con volo incerto. ondeggiano, non sapendo <love p0,;arsi1 e ,i cacciano impauriti fra i rami di qualche alberello senza foglie, scomparendo in fila come un ventaglio che si chiude. Tutto quc:ito $Ccnario in dissoluzione par pieno di lividi fantasmi che o;vaoi- -.('Ono fra densi vapori. I.embi cenciosi di nebbia scendono ,ino a lambire le siepi. fl suolo non è più che uno specchio rotto. nero picrhiettìo di poznnghcre e di rivoli che: "''gucndo il pianeggiare del tern·no. ,;1 , t·r,ano gli uni negli altri. Qui c'è posto per i panoramici corali verdiani, dove dondola uguale la cadenza del buon senso del nostro bi• blico Ottocento. Camminiamo da più di mezz'ora verso Sant' Agata che è a tre chilometri da Busseto. Un torrente d'acqua piovana cola fra due profondi argini erbosi. t pieno di canne selvatiche e forse di anatre. Qualche cane da caccia corre, col muso in aria e la coda dritta, lungo le rive, verso il Po che deve essere colmo a straripare con questa stagione. Il piccolo campanile di Sant'Agata suona allegramente, alla rinfusa : è un concerto argentino nella nebbia del ci<'lo tutto ugualmente madido di caligine fino all'orizzonte. Le galline strepitano dai pollai, squassando le ali bagnate. Belle galline gra!lse da brodo, che fan conversazione fra di loro, ra1.zolando imperiosamente sulle concimaie. Giungono talvolta, al nostro orecchio, rotti e ovattati discorsi di ciclisti lontani. Poi, ad un certo punto, ecco !luonare una gro,;sa campana, quella di Busseto. Quei rintocchi lenti e funebri fan venire in mente il e misnere » del T rouator,. Invece, è proprio mezzogiorno in punto. Molte opere di Verdi vennero rappre,;c-ntatc {'inquant'anni fa per l'ultima volta. Non caddero, ma furono abbandonate. E non se ne parlò più. Non vennero sepolte, ché non erano mo,tc definitivamente, né vivc- o;cmbravano più eso;crc. Rim:1scro fuori rotta, in quarantena, Chiuse, aspcnando. E il t<'mpo non le ingoiò. Luisa ,\filler, I due Foscari, 1Wacbeth, Nabucco ... Erano ricc-he, nobili e saldl', nutrite di <1ucll;, vena inc,;auribile t~ popolaresca che distingue il miglior Verdi, e durarono pili della loro condanna. Armate di ferro e d'argento, con tutte le vrlc spiegate, sonanti come tante navi in partenza, queste opere bussctane e genovesi rientrano, una dopo l'altra, <;0ntuoo;amcnte in servizio, dopo cinquant'anni d'inedia, che non le di- ,;tn1'-«-ro né lr accasciarono. J\'on fu necc,.•mrio ritirarle a SC'CCO per le riparazioni d'uso. Non presentavano avarie o deterioramenti, né di fuori né di dentro: erano intatte. E più che nuove, apparvero. Rafforzate dalla stagionatura, e in istato di riprc-ndne il mare; passando in bilico perfetto, e galleggiando valide, maestosr e dolci dinanzi agli occhi stupiti del mondo, dt."1mondo moderno. Quc'lta fenomenale attualità e que~to adattamento ad ogni tempo e luogo della musica di Verdi, mi ricorda un episodio lontano della mia vita a Londra. Ero arrivato lassù con una giornata come questa, brumosa, silenziosa, invernale. Il tassì ~i aveva deposto in uno square deserto e buio. Eran le otto di sera. Cercavo un albergo nei pressi, e non si vedeva niente. Tutto chiuso. Sabato festivo. Queste son le ore terribili per chi rimane sul lastrico, a Londra. Sono le ore dei pasti. Si subisce la regola. La legge dei focolari non s'infrange in questa città ordinata: chi è dentro è dentro, e chi è fuori ci re~ta. La strada londinese in cui mi trovo, vapora e fumiga come una concimaia. La nebbia sale, turbina lentamente, si addensa e vela i lampioni. La nebbia infradicia tutto. Le fiammelle han guizzi di agonia, e i vetri si bagnano man mano: si bagnano di pianto. La strada diventa .un teatro, un teatro sprangato, sommerso, fra apparizioni natanti e dissolvenze feerichc. Ogni fomia "i stacca, naviga senza pc,o. sp,1riscc. Non ci sono più case, non ci son più muraglie, né cancelli, né cielo. Dall'alto, qualche raggio di Iure polverosa cola giù ~rpc,R"~iando come il gc,;w, in questa cupa marca caliginosa. A un tratto, tutta la 1.ona echeggia. C'è una voce : umana o divina? C'è un'arpa, nella nebbia; lo spleen, la nostalgia dell'ultima canzone della Trauiata di Verdi. La voce è d'una donna,.d'un ragazzo o d'una sirena; ma così forte, giovane. disperata, in questa colossale solitudine, chc- mi domando : è un concerto o un naufragio? Sono lì a due passi i musici ambulanti, italiani. Potrei quasi toccarli, ma non scorgo, aguzzando lo sguardo, che una rorida parvenza che ondeggia e sfuma, argentea, piramidale, forse l'arpa. f!. ançora il lembo di un povero scialle di lana. Spettri, fantasmi, sull'orlo dtl marciapiede. La ,;;trada, tutt:\ impregnata di mia• smi, da un capo all'altro trasecola, riechcg,~ia, e tace a lungo. Intanto qualche spiraglio si schiude, lassù, dove son gli abbaini: ombre bianche s'affacciano: fatue movenze. Dal ciclo invisibile piove a poco a poco; e comincia una caduta lenta di palanconi. Solennemente, <tJme in un incubo che s'allenta, tintinnano sull'asfalto le monete: son gli angeli delle soffitte, le camtric-re e i facchini di questi lt6tels di luss<>che buttano, senza interruzione, i loro risparmi ai misteriosi musici della ,;trada dc'-<'rta e sommc-rsa. non c'è nulla che ricordi il cattivo gu- ,to dell'Ottocento. La porta aperta sul parco ci dà un :icnso confuso di attesa e di presenza. Tutto questo parco ozioso, appisolato nella nebbia, è quasi più alto che largo, sì, d'una statura altrettanto incredibile quanto la sua vecchiaia : alberi venerabili e giganteschi daJla se.ora rugosa e durissima, che la mano stessa di Verdi piantò, forse cento anni fa; tortuosi viali coperti di foglie bagnate; solitudine signorile, una for.ta di terra antica e riservata, e l'odor grave e intatto dell'autunno immobile intorno alla villa del Maestro, dove tutto respira come se fosse ieri, e l'atmosfera eterna di lavoro e di pace dell'artista che l'abitò durante cinquant'anni. Una lunga pipa di schiuma, in un astuccio aperto e foderato di velluto rosso, sta sul pianoforte. « To', Verdi fumava, era un fumatore? >. « Oh, no >, mi dice la custode. e Nella sua prima giovinezza Verdi era di costituzione molto debole. Soffriva di mali di gola, e non fumava che qualche trabuco dolce, di \tanto in tanto, e con tutta la precauzione. e: Più tardi, la sua salute migliorò, diventò buonissima; e nell'età più avanzata, Verdi era robustissimo e molto resistente al lavoro ». Il suo mestiere di compositore, insieme a quello di contadino proprietario, le lunghe passeggiate sulle sue terre, ch'egli percorreva sovente a piedi e qualche volta in vettura per sorvegliare i lavori, gli avevano restituito completamente le forze del corpo e dello spirito. ' Verdi non ha mai avuto una decadenza. Fino a ottantasette anni godette di una salute straordinaria. «L'ho visto vecchio soltant~ sci mesi >, mi dice il dottor Carrara Verdi, suo nipote; e: cadde giù dopo la morte di Re Umberto, Non si riconosceva più. E, poco dopo, morì anche lui ». · È una gran fortuna che non ci sian cimeli, né alcuna messa in scena postuma, in questa bella casa. Tuno è allo stesso posto originale, di dimora semplice e tranquilla che funzion;,. Si a.spetta quasi che il padrone rientri dal giardino. Ci sembra davvero che, da \m momento all'altro, Egli possa rientrare col suo gran cappello di feltro, e la sua figura accigliata e benevola. · Sulle mensole ci son due statuette VERDI NEL 1885 Finalmente siamo a Sant' Agata, davanti alla villa di Verdi Traversiamo un ponticello. Ci viene aperto un cancello. Entriamo in un cortile. e un c-ane ci fa fc,;ta. La custode ci introduce nella vecchia c~a di Verdi, dove non c'è nessuno, dove tutto è conservato puntualmente, in bell'ordinc, e spolverato ogni giorno col piumaccio. Ci accorgiamo subito dj C5~erein una ca~a ancor viva e abitabilc1 non in un musco. Ecco la camera da letto col baldaCchino, il pianoforte di Verdi, la sua camicia da notte, i bei mobili neri. La rastrelliera. con i fucili da caccia. fn un angolo, i bastoni d'un gentiluomo di campagna, e. in tutto l'arrl'damento, di bronzo: Manzoni e Vittorio Emanuele; I f. Alle pareti, c'~ un ritratto di Crispi. Sotto campane di vetro, ci sono gustose lCrrecotte napoletane. « Sono tutte cose regalate >, mi dice la custode sottovoce. Tutto è rimasto tal quale dal giorno che se ne andò. E tutto qui lo aspetta, anche gli alberi nel parco. E cresce un po' l'inquietudine come se, dopo trentascttt' anni della sua assenza, dovesse ritornare da un momento all'altro. E sulla scrivania, c'è un cartoncino o;ulquale Verdi ha scritto con una calligrafia senza disinvoltura: e Un tcd<'sco che sa, sa troppo. Un ru<;,,,,;c;hoe sa, è un pericolo». BRUNO DARILLI D . I ACCADE di udir narrare talvolta singolari storie : questa l'ho sentita da un tale che, dopo aver tr~corso alcuni mesi di noviziato in un convento, era ritornato nel mondo, senza pronunziare i voti. Chi mi narrò la cosa era un giovanotto borghese che, spinto non so se da suoi dispiaceri personali o da una crisi di misticismo, aveva un giorno deciso di farsi frate e, come accade spesso in casi !iimili, la sua scelta era caduta su un ordine dalle regole molto seve;e. I buoni padri, naturalmente, avevano accolto la rapida risoluzione con diffidenza, e si eran riservati di sottoporre il neofita a varie prove. La prima, semplicissima, fu dettata dalle pretese di eleganza che trasparivano dai modi del novizio: gli imposero abiti ancor più rozzi e grevi di quelli che avrebbe dovuto p0rtarc in seguito. La seconda, di carattere più spirituale, trasse origine dalla paura pazza che il convento, buio cd cnonne, ispirava al giovane durante la notte : ebbe così l'incarico di al:,.arsi verso l'una, e di pulire e preparare la chiesetta dell'eremo. Di tutto il luogo sacro, la chiesa era quella che metteva addosso al catecumeno il maggior terrore, piena com'era di ornamenti macabri, di teschi coronati e di ossa in croce, e il dovervisi aggirare, a notte fonda, al tenue lume di due candele, era per lui motivo di angoscia grandissima. Souo agli altari eran posti, conservati in urne di vetro, i corpi mummificati di due frati morti in odore di santità 1 e se ne vedevano, attraverso i grossi cristalli, i volti oscuri e i ricchi paramenti che rivestivano le membra. Quand'era in chiesa, il giovane cercava Gi guardar le due arche il meno possibile. Una notte, mentre aveva appena cominciato il suo lavoro, al novizio parve sentire un rumore piuttosto strano, proveniente dall'urna del Beato Alfonso. Col cuore in tumulto si avvicinò, e vide che il Beato stava dormendo: il viso era in ombra, ma il petto si muoveva con ritmo regolare e, dal coperchio dell'urna, leggermente sollevato, si sentiva benissimo che il santo frate russava. Nono!ltante il terrore, il giovane ebbe abbastanza forza per chiudere il sarcofago e tirare il catenaccio, poi corse fuori a chiedere aiuto al fratello più vicino. Un miracolo aveva reso celebre il convento : molti secoli prima, il corpo di un Beato aveva ripreso vita e, sceso nella città vicina, aveva preannunziato pestilenze e guerre, predicando pçnitenza e digiuno, e tutta la popolazione si era convertita. I due religiosi tornarono in chiesa, e, visto che il Beato Alf?nso russava ancora tranquillamente, s1 attaccarono alla corda della campana, suonando a distesa, poi il frate si precipitò dal Padre Guardiano a raccontare la storia. Non !ii trattava di un miracolo, ma di un ladro che, entrato nel convento poche ore prima, aveva pensato di nascondersi nell'urna. Messo il corpo del Beato in un armadio, dove lo si trovò il giorno dopo, ne aveva indossate le vesti e si era sdraiato nell'arca, in attesa che tutto il convento fosse tranquillo; ma, con una incoscienza che si accordava benissimo col suo operalo, aspettando si era fauo sorprendere dal sonno. Svegliato di soprassaho dal suono della campana, egli cercò di uscire, ma trovò l'urna ben chiusa, e, preso dallo spavento di soffocare, si dicd1,_a• tirare gran pugni contro le pareti di vetro, facendo boccacce come un pesce in un acquario. J1 neofita non osava _muovcr~i, ma il frate, che dal Guardiano aveva avuto l'ordine di non lasciare uscir in ncssufl modo il Beato di chiesa, vigilando il portone, liberò la serratura dell'avello. Il malvivente allora uscì strillando dalla tomba e con le sottane rialzate, corse in sacre: stia. poi in uno stanzino ove si rinchiuse, pieno di paura e di rabbia, li frate aveva ormai ben compreso di cosa si trattava, e gli intimò di uscire minacciandolo per il suo sacrilegio : iÌ ladro, sp:iventato, resisteva gridando e bc,;tcmmmndo. L'intera comunità v<'nne, al lume delle torcie, salmodiando il miserere per la pace del Beato. E fu il Guardiano in persona a intavolar trattative t·on l'intruso, mentre l'inno veniva ripreso a gran voce in chiesa: ma a.d ogni minaccia e ad ogni richiesta di consegnare le vesti, il ladro rispondeva gridando : « Datemi le mie braghe>. I fratelli tennero consiglio, e infine decisero di rendere gli abiti al mariolo (li avcvan trovati in ,;;:-i.e-resticah) e li scambiò coi paramenti del Beato attraverso uno spiraglio della pcrticina: quanto al consegnarlo alle guardie, si pensò fosse meglio rinunziarvi a causa dello sçandalo che ne sarebbe venuto, e alla gazzarra clite gli anticlericali avrebbero pOtuto ricavarne. Così il ladro, ancor tremante, fu condotto alla porta. J1 Beato Alfonso riprese il suo posto e i frati passarono lunghe ore di preghiera e di espiazione. Quanto al neofita, 110n so se l'avventura avesse per lui valore decisivo per la sua vocazione : certo che lo ,:;pavento preso non !o las~iò per molti anni, e non rallegrò 1 suoi scarsi ricordi di vita monastica. MASSIMO ALDERINI
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