Omnibus - anno I - n. 38 - 18 dicembre 1937

Il •!cario uglluao dì Dartmoor, E. P:i1&7, 111t0Ut prou il 1o o•o ballabile:" Walkhampto11Rh7tbm" da lai ia•e111.ato .&; PENA scesi dall'apparecchio ci sfilammo il casco e, battendo i piedi, c1stinmmo le membra indolenzite dalla lunga immobilità. Dopo due giorni di aeroplano, durante i c;aualieravamo stati costretti ad acrobazie di ogni genere e atterraggi di fortuna in campi di grano e di patate, io e il mio amico Sydney St. Barbe ci sentivamo stanchi. Il maltempo ci av'eva costretto ad ~ttraversare le Alpi in condizioni difficili, fra strette valli, volando quasi a fior di terra per molte ore, alla ricerca di un passaggio che sempre si trovava chiuso Eravamo usciti finalmente a trecentocinquanta chilometri pìù a sud della nostra rotta. Per fortuna, ora mettevamo definitivamente i piedi in terra all'aeroporto di Stag Lane a Londra. Ci attendeva la macchina di John ~1cGilchrist, uno scozzese amico di St. Barbe, di cui non avevo mai udito il nome. Essa, per un lunghissimo percorso, e dopo molte fermate in molti bar, ci condusse alla casa numero 48 di :\fontpellier Street, dove dovevamo essere ospitati per alcu~i giorni. Sulla destra di Knightsbridge imbucammo una via stretta e buia, che finiva contro la staccionata di un giardino abbandonato. Un muro lungo, a destra, continuava fino alla staccionata, e, in ultimo, tre scalini che si staccavano dal marciapiede, superando un vuoto di due o tre metri, conducevano al portoncino di un palazzetto grigio di tre piani, fatto a torre, con due sole finestre per piano. l.ina specie di fetta di casa. La staccionata, e il muro alto tl'e metri, isolavano la costruzione dal resto della via. Liberatici dell'unica valigia, il conducente salì gli scalini per annunciare il nostro arrivo. Un ragazzotto in grn.cca a lart,thc righe verticali venne ad aprire, e dietro di lui appar\'e la testa bianca e gialla di un vecchio maggiordomo per niente soddisfatto dell'improvvisa \'isita. Ave- \'amo fatto tardi bevendo, e non aspettava .a quell'ora il nostro arrivo già ritardato ,fa tanti incidenti. Con maniere fra dignitose e seccate, ci intrcdusse controvoglia in un vestibolo dove non era alcun segno di abitazione: un unico tappeto arrotolato in un angolo da,·a a credere un trasloco imminente o a,·venuto da poco. Le pareti bianche dei muri ,'l'intorno e il pavimento di marmo si rimandavano una luce grigrn. e diffusa di in\'isibile provenienz.a. Incurante, forse avvezzo a questa Specie di accoglienza, il mio amico varcò la so- \ glia e, come persona pratica del luogo, ~1 mcamminò per un lungo corridoio a budello. t mpadronitos1 di una bottiglia, vista non so dove, mi fece cenno di SCl!uirlo. Sollevata una pesante tenda, c1 trovammo m una grande stanza dove c'erano moltissime finestre, raso terra. 11mio amico chiese al maggiordomo notizie del padrone di casa. Il signor :vtcCilchrist è partito oggi per Oslo,, fu risposto,« ha atteso il suo arri\'O per tutta la giornata di ieri, e partendo ha detto di usare al solito la casa come fosse sua; non sapeva che avrebbe portato altri ospiti. lo sono stato autorizzato a lasciar l'appartamento durante la sua assenza. La cuoca è stata licenziata da alcuni ~forni e del resto non credo che le loro si~none ne abbiano bi!'.1Jgno. I I ra~azzo viene con rne in campagna,. Per null,i sorpreso, l'amico accennò col capo più volte approvando e lo congedò: Va bene, Pint, quello che ha deuo il padrone va fatto,. Parto alle dieci, ma ho ancora il tempo dt provvedere a qualcosa per la cena \'a bene, Pant, acciughe, ,dmky, t·u<Jra , ) In capo a pochi minuti, Pint riappan·e portando un vassoio di bottiglie; già vestiva, per il viaggio, un corretto abito scuro. Non si fece nessun accenno alla mia permanenza nella casa. A metà soddisfatto, decisi di trovarmi un albergo pili cordiale, senza facce cosi lugubri. Subito cominciai a hotare la stranezza di quella casa. La stanza dove ci trovavamo era forse più nuda e squallida del vestibolo. Ancora pareti bianco-crema con una sola grande stampa rappresentante la decapitazione di Carlo I a White Hall. Il pavimento di legno, accuratamente lucidato, era privo anche qui del tappeto che giaceva come un lungo tubo in fondo alla camera. Si vedevano, poi, due poltrone a braccioli imbottite e un tavolino · carico di bottigliette di soda e di bicchieri in bell'o ..dine. Sul caminetto, due piccoli C$1,1Jelierid'argento illuminanno appem• I:, camera. Del resto, la luce non anùava più in là delle poltrone, e le quattro 1mestre, prive di tende, lasciavano intr.i,·ederc: il profilo di pochi alberi secchi contro il diffuso chiarore del cielo. Appoggiata la fronte ai vetri, cercai di portare lontano lo sguardo, e \'eder la fine di questo squallore-; ma gli occhi non penetravano la cortina di nebbia lienmcnte rosata. :vt1 volsi, e la camera mi parve meno fredda. Il mio amic'o aveva acceso 11cammetto e, silenzio~o. si era rimesso a sedere. Anch'io pr. 1 posto, oppresso da un indistinto malessere. Lo sbattere lontano d1 una porta c1 foce mtendere ch1.:oramai eravamo soli e, come se un incantesimo si fosse rotto. cominciammo a parlarci. Furono parole bre- \'i, quasi monosillabi: ff'lmky, no; t·odw, ~razie •. Fra un bicchiere e l'altro, le a1.:- c1ughe alimenta\'ano la sete, senza calmare la fame, e incoraggiavano lo~tomaco .1 bere. Un magnifico cane danese fece la sua apparizione impensata da una finestra mal chiusa, e s1 gettò con impeto addosso al mio amico, agitandosi festoso. Il rumore secco di un bicchiere èhe st rompe rinnovb l'incanto; 11cane s'accucciò pentito vicino al cammctto e non s1 mosse più. Passavano ora anche più lenti I mmut1; un camparello lontano si mise a scandire 1 suoi rich1am1 a mtervall1 regolari. Sola. mente il cane alzò la testa e ci guardò per un istante sn:.urito, non comprendendo la nostra apatta Smise il stiono, per poi ricominciare da capo. Sydney si alzò, fece il giro della stan7.a e si rimise a sedere. « Il telefono sta n(•lla biblioteca. a destra del corridoio. :\'on m1 reggo bene sulle gambe, vai a , edere, o non smetterà più d1 suonare ;'\li alzai stupito della richiesta e. a passo lento e pesante, mi diressi per il corridoio. Trovai con fatica, fru&ando nel buio, tra un frusciare di sete, il bottone; premetti e i miei occhi, pur assuefatti al buio, non videro che il confuso contorno di molti mobili scuri ammassati nel centro !.ella camera; alti scaffali alle pareti avevano l'aspetto di enormi \'ani popolati d1 piccole figure allineate in attesa. li telefono. che aveva taciuto per un tempo, ncommciò a mandare più , 1cino I suoi insistenti richiami, Avanzando pian piano a tastoni, mi pro- ,ai a superare l'istinti,o sgomento che mi ave,•a còlto all'ingre~so. a quel primo contait col buio chiuso e soffoca10 dcll'amb,ente. La vista di un quadro su un cavalktto mi fece cresc~re dentro l'oppressione. ~1i an1cmai· non erano che fiori <.,biadn1 una curiosa allucinazione mi aveva fatto vedere un, mano aperta con due oc,.-hi sul palmo. Dovevo av1:r Qtrcono la mct!\ del cammino, e mi ero fennat.;., colpito da una strana sensazione: d'esser visto, spiato da una presenza estranea alle cose. Mi guardavo in giro cercando di P,enetrare l'ombra, quando il telefono cessò definitivamente di suonare. Mi scosse a fatica il ·richiamo della voce di St. Barbe che si spazicnti(ta, e O"i r-i,.. trassi smarrito per il lungo corridoio. • Come hai impiegato tanto tempo? Il telefono ha cessato di suonare prima che tu arrivassi a rispondere•· Poi: «Capisco, la famosa mano di fiori. Se non ci si abitua alle stranezze di :\1cGilchrist, m questa casa non si vive. E: sconese, superStizioso e fanatico. Si diverte a creare questa atmosfera di incubo per godersi lo spavento degl; altri. Lui non si muove mai dalla poltrona dove tu stai seduto. Bibliofilo appassionato, non mi consta che metta mai i pi~di in libreria: ci manda gli altri. Racconta che la casa e costruita sopra un vecchio con\'ento, che il giardino ne era il cimitero, che lui non ci può vivere solo e per questo ha sempre un ospite. Ii fatto è che, da buon scozzese, ha voluto avere anche a Londra i suoi fantasmi, e la sua ricchezza glido permette. Del resto, ,ieni a vedere l'appartamento; è senza dubbio quello di un pazzo, .. Chiamò 11 cane e, alzandosi ora senza fatica, si incamminò per 11 corridoio. Nel vestibolo, una scala stretta porta,·a agli altri piani; il legno ogni tanto scricchiolava, e si sarebbe detto che un calcolo preciso fosse stato fatto perché chi la saliva ansse il tempo d1 spaurirsi e di rimettersi, per cominciare da capo. Arrivammo al primo piano: due sole camere. Una, grandissuna, sulla facciata, era rutta coperta di "elluto verde scuro. Un piccolo letto appoggiaro alla parete, con quattro colonne, ostenta,a una coperta d1 broccato nero e argento, e, con i quattro ceri degli angoli, darn l'esatta immagine di un catafalco. Xessun mobile; sopra il caminetto si vedeva un vecchio Cristo d1 legno scolpito, inchiodato alla Croce con le mani rovesciate. :--;el fondo, una grande stan.::a da bagno a\'e,·a l'aspetto d1 una cappella gotica. Gli scalini per salire al bagno g\1 davano l'aria di un altare: la vasca era sormontata da un labemacolo che contene,·a spugne e saponi. Al secondo piano, tre camere gchde e spettrali. lo dormo qui, in una di queste dormirai tu; ora scendiamo i,. Sta, amo d1 nuovo seduu nelle scomode poltrone, coi piedi inurizzitt appoggiati al caminetto. Pensavo confusamente, un b1cch1cre d1 1t:hisky m mano, a un letto comodo, alla luce, al sole, come a cose irra~gìung1bih, fantastiche. 11cane accucciato si sollevò un poco e s1 stirò, pigramente da prima, poi cominciò a fiutare l'aria intorno, brontolando. I.e mie orecchie non percepivano il minimo rumore; l'alcool attutiva i miei sensi. Il danese si abò ad un tratto, di colpo, e puntò il muso in direzione del corridoio; poi, brontolando di nuovo, volse il capo ,·erso di noi e la1rò due ,·ohe. Lontanissimo. giunse il rumore di una macchina che parti\'a. 1 segni di irrequietezza del cane si moltiplicarono. Girava teso sulle gambe per la camera, e ntorna"a poi al suo posto d1 aJ{1,,ruato;fissandoci, commciò ad ululare, come guardando la luna. Fu allora che percepimmo ms1cme un leggero colpo alla porta d'ingresso. Ci fissammo. trasalendo. Il rumore si npctè per due o tre volte e, :'l poco :i poco, J'inqu1etudmc ,inse la nosira m3ens1bihtà li cane non a,·e, a più pace. S'inoltrava guardingo oer ti corridoio e, rnltandos1 ogni tanto, !leguH·a 1 11ostri -tlo,·1memi. Voleva ad ogni costo tra3cmarci nella sua av, entura. Passarono cosi luni;:h1ss11m1mnut1 d1 angoscia e, d1 nuo\'o, 1 colpi si sentirono, questa voha più chiari e distinti, come d1 qualcuno che debolmente si fosse deciso a bussare. Scattammo m p1ed1. Il medesimo pensiero ci assilla,·a. Bisogna andare a vedere . Il suono della nostra ,·oce ci rinfrancò. Sydney afferrò il cane, cercò sul cammeno un guinzaglio, e glielo annodò al collo. Rasentando le pareli del corridoio a fianco a fianco, lentamente ci movemmo; il cane, in a\'ant1, tirava la catena. Oltrepassai, trasalendo, il vano buio della biblioteca. Ora tu tieni fermo il cane, io salgo m cerca di una r1voltella •. Rimasi, solo e spaurito, ad ascoltare lo scricchiolio uggioso della scala dove s1 allontanavi il mio amico. Dopo un tempo infin1tamen1e lungo, riudii con sollievo il suo passo incerto, e il mio cuore riprese a battere più sicuro. • Ora mettiti dietro la porta. e copriti aprendola•. Verificò l'am1a con calma apparente; la mano gli tremava leggermente. Apri •· Deliberatamente spinsi con la mano li chiavistello; un leggero scatto, e la porta da sola si aprì, spinta da un peso all'esterno; allora la trattenni. Osservavo il mio amico e vidi il suo volto contrarsi, la sua mano irrigidirsi. La porta mi copr1 del tutto, respingendomi mdietro, e qualcosa di scuro, un enorme fagotto cadde ai nostri piedi. L'na faccia sfigurata s1 abbattè sul pavimento. A poco a poco, disrins1 meglio la forn1a accasciata al suolo. Imprecando, Sydne>' scavalcò il corpo e si affacciò alla porta. Entrava un vapore fumoso e pesante, che invadeva a mano a mano il vestibolo. S1 guardò in giro circospetto e rientrò. • Bisogna tirarlo dentro; sbrigati, aiutami•. Mi abbassai e, nel movimento simultaneo, le nostre teste si urtarono. Lentamente, con sforzo, rimuovemmo il corpo. Mentre richiudevo la porta, un'eSclamazione mi fece voltare. Era Sydney, curvo al suolo: • F, Barnard •. Sussultai. Un nostro amico dei più tranquilli, ridotto in quello stato, non lo potevo immaginare. Mi chinai io pure, e a fatica, in quella faccia coperta d1 sangue, lo riconobbi. Prendendolo sotto le ascelle, lo trascinammo lungo 11 corridoio. Adagiato n,.lla poltrona, la sua testa penzolava e non J;iv, segno di vita. Il battito dd suo cuore era tenuissimo. Preso un bicchiere di vodca, con sforzo lo versammo fra I suoi denti. Non si mosse. "Bisognerà chiamare un medico•· «Non ne conosco, non è facile a quest'ora•. Peny1 al telefono; l'elenco doveva esserci 111 biblioteca. Vincende, la mia repulsione p.•r quella camera, ci andai, cercai febbrilmente tra le carte sparse, ma non mi riu<;CÌ di trovarlo. Ritornai; un filo di voce use,, a finalmente dalle labbra di Barnard: • Non dottore, non vogho dottore~. Ci consultammo con lo sguardo, spaventati; il polso aveva di nuovo cessato di battere. 1on si può lasciarlo in questo s1ato, bisogna trovar'-' un medico; \'ado a cercarlo, ti lascio il revolver•. Sydney usci m fretta dalla camera, chiamando il cane che, docile. lo segui, sbattè la porta di strada e mi lasciò solo. I\l'inch1na1 ansioso sul corpo disteso. Col suo polso fra le mie dita, spiavo il più piécolo moto. Xon percepi\'O cltt; un leggero calore umidiccio che m1 pareva scemare a mano a mano. Rabbnvidl\·O, e le mie mani passavano da un polso all'altro, per convincere i m1c1sensi. Dove"a vi\'ere, mi misi a pensare con insistenza, almeno fino al ritorno dt Sydney. Mi \'ersa1 del 11,hisky, che non valse a sollevanr,1. Il mio cuore batteva forte e. a volte, pareva immettere vita nell'altro. Circondato da un silenzio vuoto ed estraneo, passò un'ora intem1mabile; 11 più piccolo rumore ravv1,,a,·a la mia speranza sub1to delusa. Cessai d, pensare. Lo scattare della porta che si apri"a mi scosse dal torpore. R1commcia1 a sperare; mi pare,•a che cessasse una lunga pena. Sydney si avncinava, seguito da un ometto che trottcr~llava agitando una piccola borsa di cuoio. 11 dottore ji!'.Uardòla scena e sub110 si abbassò, rapido e preciso, sul corpo osservandolo in ogni parte. Aperta la borsa, ne trasse un flacone. Col nostro aiuto. versò il contenuto ira le labbra di Barnard e stette ad aspettare. Quel corpo do\·eva dar segni di "ita perché · ,·1so del dottore si andava spianando. 01 li a poco gli occhi si apnrono. Acqua fresca, un panno•. Il dottore cominciò a npulire lie\'emente il volto dal sangue eh,.; lo sfigurava. Ai nostri sguardi ansiosi, scrollava dolcemente il capo. Ripulito, 11viso di Barnard appari,·a pallido, come d1 cera; gli occhi erano fissi e senza sguardo. Si scosse alfine. e, con la mano alzata, accennò di \'Olcr parlare. li dottore si chinò o;u di lui, poi col gesto ci allontanò. · Segui,·amo da lontano il lento muoversi delle labbra, e i movimenti del medico che consigliava la calma. Richiusa la borsa, il dottore mostrò le mani sporche di sangue e chiese di che lavarle. Lentamente, in punta di piedi, lasciammo la camera. « Lo stato non è gra- ,e, ha bisogno di riposo, troppa perdita di sangue•. Seguimmo passo passo l'ometto fino alla soglia di casa. • Occorre solo un po' di quie1c •· Poi, assalito da on curioso pensiero, scrollò 11capo: • Benedetto alcool! Sarei curioso di sapere dove diavolo ha sbattuto il naso cosi forte ... Sono due sterlme Solto gt1 occhi affascinati del dottore, scoppiammo a piangere, non so più se di R1oia o di tristezza. VITTORIO VERGA Differenn di etb, di wno, di 011+. ..-ltb, di obi111dini, delent1inono, in innvfflerl c:ombinoalOni, olt,ettonte c:otegorie llfflone. AdOQ"i cot•gorio c:orri1p,ond• perci4 vn t1v111erollml• toto di p,onibili doni e, 1e ne1111no di usi ccl c:onvìnc:e•, e«o il pro, biefflo ed ec:c:ole l11ngheindec:bionl. L'i4eole 10,ebbe di• vn certo do,io foueg,odito III tutti lndiOintoffl•nte, lo ..:elto Mrebbe coi\ lnfotlibi!•.Oro, q11e.io dono eMlte, o dlh,1nq11e,;,.. fatti, ploce,b, i,.rqvokvno delle ,ve doti di ordine protko ed ut•tic:o, lo olive-b-bi PORTATILE Pino al 6 Gennaio 1US • Z'YI, la OlltJdU •Ore fn omaggio agU aeq,.,lrenU di,,..~ ,.,..,_,.,oet,u• poc:,eo di libri, r~tl•h••• '" elega11te •catol• porfa-U«wi-, del -10,-e di oltre eeHto Ure. La •e-ella PM41' e••ffe /aUa •td oepnt.te elenco: EdldoaJ nond-.dort P.cco. A. ~klC11t1-lli1tdAlbcrco C,u6o MillMW - SN,cl1 Mam Vìrciloo .koc:du - ù Offl"'° "" P"J.IIO ~iwt=:,:-! t:i,a' il fflOll6o Fr~HCO 0ua.,. - Vill.dorn, kal'I ...N Cahi.,-~Cocn,nc,d.1,11tcVtna:iul1 Umbcno M"-cchi•- ~11 M&t\60Morno - ~ èksli rkfarw Alhtdo PIIWN - U keio di Labla Edl&loal ■oadMlort P.c:co .e~ Vìuorio S-.oo-lrocchien- Còrli d•ftlopi, Eaon 9-Ko - ll larto tu I Ccw-po in A.O. ~.e:'ii:,:-C:..ae~•iAinEc~~ ~=~~cctt"~c~ d.JManlrol&oSooo EdJdo•l eornpt-.ot P•cco •I• &o,,to,V~-0-loeco C-.MO Ciocca - C.~ 1\ll b<MK'oJlfflO H. V. Oounminc - O,, 1'vok il WPf'O&'I Jowpli Bcmbart- Il Vmono, flOWIIU mondi&k VWW::eoro k sMW - Oa\l.r pol....ti • Ultana G. dt Floftntiil - L'olua prrt,: N matmc ~R~~ v~ cksli s,.cnoh Anu• Ltd,11 - LateOCO:uC'Ofllt'OI fflOrlCIJ>Ol.i Edhlon1 Trel'CS Puco • l • T"nu R1,1ff-o La ""• p1nbol1 s..:1..... &rlldcio-Conwnoafllilfflpt't'ltricr P. L r E.. Etino - l.& •itt dt(l'u..-oc:1to Eul.JU. d, Borbone- Ndlt coni d'Ewop& A. Ma,oc:dli- Viu di 6tirweo• A. Mua!M - La -,i& di Su M.MN~ Edldont N11udadort P,cco. O• P1ul dr KNif - I c-ccaarond, ,ntCtOt,; William lou - L'....t.itfltun &Ile'°" tJ:;:;:;f,;,f:::.~:...i:= A~'?'r:~~~;::::,:i;;::: Bfflwd Jalf, - La conq11iliu dellam•ffl& Edbloail ■omplaai.l Pacco •l~ Edldna.l Tre.-e• Pacco •4• k. Xylu.der - lA•Q06qWiu drll'AbtuiN1 L Lo..ncll-i RJon111COMit11uondor ,ucm. wMI ~r - L'blarnW,i. oai. domani C.M«uri-QNlJli~5!_-c,:i;~ (Vol..ami kiu.i UI u:!. r OfO) Jn..-lete questa t•llenclno •Il• clng, C.OIIYettl & C., S, A,• l•r••• Ouldtro ln!or1'"t1.!on.i dtlltghttt, ltl"llt ifflpegl"lo, 111llt"'Oùrt 111f1trlt di i'n• d'tnno rtltli..,, 1U-1cq11illo di 1,1n10/i..-ttti Porttlilt lndlrlue_ Chi non ha letto ITACCHINI in "VERA STORIA DI DON GIOVANNI" (Vled;done,l.SJ ne I CORVI di CORBACCIO i -LOZIONE PILOGABPINB BBEBEB___ _ ~ 11 noto e valente artista drammatico CORRADO RACCA cosl si esprime: • Per il suo profumo gradevole e per le aue qualità la '' PILOCARPDra BRDllll '' ~ una lozione veramente superiore•. LOZIONE PILOCARPINE BBEBEB Distru,-rie infllhbilmente la forfora, arre•t• la caduta dei capelli ,e,d e,,,t• il prurito 11!1 cute, perchè contit:ne 11Cloridrato di Pilocarpina, i•Untito da cer1ific110 dì Analisi Chimica. ~~ ~•. 0 t't!"-":.~~ 1~1~~l ~:!.}\ 1 ~ fJ::: ......., LAGATTA IN AMORE a"'""• .,,-,,,o1J ,..,,.,,,. r..i., .,/{,. .(•lii•• /,,;,.,,,-,. r /)r'1/1t•111l,1, "'"'-' 1f1lltr11Jti r••f•rr f•r-1I• ..,;,,, ,,,,/,,'/r r 1al•, tri1lr t' ,,1,1,,,,,Ja••I•. l, 11il• 1n1{'11w,orr "-O• I,, uopo, ,,; p110 I,,,,,,,, Ji ,,,.,,, ;,._ 1,,,,,,,,, tvp.,. Ho, /oru, ""''" t't'1t.lo_fJ,,,,?.,,,,li ,.,,, l1tlli Jop., "" ;o' ,,, 'l,,.,,,,o lr•,///11: roi, 11,l'n,rrs•, i 1-"D1lri ;,._JA,,,or•li ,,, li lt'JJtlt' ,,,.,.,.,,,,. ,..,. , • .,;, •• C,to, "" lt'frt'l;1 ••t'lr, r, lt' lo Jitr, -.,; Jo1trrd Jur 101liolr ,,,,wlitr. - ~,,,10 ltltJ"- rr ,,•,-, <t,,,,,.,.,. ;,., ,i,pq,r J,,_,,.11;,,,, prt1/""'"'" "'",•;il 11S•>o•r ,./ l11ttr F•lfori1t11t d,r .,; /11rÀ ;,. •i,,orr fori"""'"· 0t•i rfrr••lr ~•Il•,,,/ p,,r J, .,,., •o• 1111t ,I,, proJolli J; 11 ///SET• MOI\ALE Comr lr br\lr Jonnr .anchrlr gmr us.ano solo dd •S.aponc.al l,mr• V I SET I ARCIBERTO GUIDA UMORISTICA D'ITALIA CON STUPENDE TAVOLE A COLORI 200 DISEGNI 200 ARTICOLI 200 BATTUTE Li ST&J:!111 CBE 100.000 LETTORI ilPtn&YllO TREPmllDO DADXUllO ! TROVERETE NELL'AJ<.CJJIER.701 DO I PIU' AN..CUTI OISECNATOIU E I PIU' DIVERTENTI SCltlTTOIU D'ITALIA TUTTO DA RIDEREI t IJI VUDIT.l A 4 LIIU: lJI OQIO J:DICOU

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