New York, dicembre. I BIANCHI di New York considerano il quartiere negro di Harlem come un'isola infestata da pericolosi abitanti; un'isola temibile e barbara, rimasta per caso nel bel mezzo della civiltà occidentale. Tuttavia, essi ignorano le reali condizioni del quartiere. Vanno ad Harlem, forse una volta all'anno, per passare una serata allegra al Cotto" Club, un locale notturno dove non sono ammessi i negri. Di questi sfortunati concittadini l'americano medio non sa nulla; non ne conosce né vuole conoscerne la vita, le aspirazioni e i bisogni. Per il capitalista americano, i negri sono raccolti in tre grandi categorie: i • negri famosi• (come lo zio Tom, per esempio); i bar-diti e anime semplici, e i servi di colore dei film di Holl}wood. Ma, poi, in fondo a questa ignoranza e assoluto disinteresse per i negri, l'americano nasconde una costante e quotidiana preoccupazione. li suo timore non gli permette neppure di guardare in faccia l'avversario: tutti, quando parlano dei negri, non riescono che a fare dello spirito sulle caratteristiche della razza, o del colore sul quartiere di Harlem. Harlem è compreso fra la 1Jol e la 155• strada; a ovest, confina con la banchina detl'Hudson, a est con il fiume Harlem. Circa un quarto dell'\11:oladi Manhauan, quindi, è occupato dalle case dei negri. Due o tre, soltanto, fra di e.asi sono persone veramente ricche: intorno ad essi si accalcano 300.000 negri i.rJ assoluta po• _vertà.C'è e:nche un migliaìo di borghesi e di intellettuali. Il resto della popolazione è formato da operai e lavoratori. Ma la maggior parte dei palazzi, dei teatri, dei cabareu, delle botteghe, è in mano ai bianchi. Il problema principale, riconosciuto anche dal governo americano, è la disoccupazione. Bisogna pensare che per tre quarti almeno la popolazione si trova, rego. larmente, senza lavoro, e che appena un impiegato su quattro riceve quel che può bastare per i suoi bisogni giornalieri. Infatti, se la media mensile del guadagno di un newyorkese si aggira sui quaranbldue dollari, ad Harlem dove il cibo, di qualità inferiore, costa un prezzo superiore del dieci e perfino del venti per cento a confronto di que1lo della città bianca, la media del guadagno mensile diacende a ventotto dollari. Anche gli affitti sono molto superiori a quelli normali di New York; i proprietari di case sanno benissimo che un negro non può abitare fuori di Harlem, e non diminuiranno mai le loro esigenze. In tal modo, è cosa rara che una famiglia negra non subaffitti una o due stanze dell'appartamento; cosi, spesso cinque o sei persone ddnnono nella stessa stanza. Inoltre, le imposte tolgono ai negri un buon teno del loro reddito. Ma il negro, forse, soffre più quando lavora che quando è disoccupato. E questo non avviene per mancanza d1 buona volontà o per scarso interesse all'occupazione, ma perché il negro darà sempre più di quello che non ricc\'8 dai democratici padroni bianch.i: primo a venire e ultimo ad andarsene dal lavoro, il negro sarà sempre sfruttato. Per di più, gli viene interdetto l'ingresso nella maggior parte degli alberghi e dei ristoranti, e se il giudice, davanti al quale è tradotto, è bianco, sarà colpevole a priori. I giudici di colore sono molto rari, come s'intuisce, e perfino nelle prigioni i negri sono separati dagli altri galeotti. Soltanto nel cimitero hanno diritto a un posto accanto ai bianchi. Queste condizioni di vita si ripercuotono gravemente anche sulle antiche virtù demografiche della razza negra. Avere un figlio è diventato, anche per loro, un atto economico, che può provocare uno sbalzo insopportabile nel magro bilancio della famiglia. Molte donne, poi, e in special modo le bianche sposate a negri, temono tinto la superiorità che i bianchi dimostrano, la prevenzione contro i negri e l'influenza che una sola goccia di sangue negro ha sulla vita del cittadino americano, che preferiscono non avere bambini, E questa fortissima pre\·enzione contro i negri non si arresta, come sembrerebbe a prima vista, alle soglie di Harlem. Di questo fanno fede i cartelli che si vedono esposti per le strade comprese nel quartiere: • Affittasi camera, sono esclusi i negri •. • Cerco un fattorinfl hianco •. , Offresi bravissimo autista ne- ~ro (colorito molto pallido)•. Un altro aspetto dell'azione spie1ata contro i negri, appare chiara dai rapporu della polizia dì New York. Ad Harlem :.1 è stabilito un vero regime di terrore. Ogni più piccolo fallo è represso spietatamente, con pesi e misure ben differenti da quelli usati, per esempio, contro i gangslers. Dal settembre del 1934 al magl(io del i935, la polizia di Harlem ha ucciso, sem:a alcuna provocazione, cinque negri. Uno di essi era un ragazzo di diciotto anni, certo Eddie Ulunt, accusato di aver rubato, da un banco del mercato di Burnside Avenue, 68 centesimi. Tre ragazzi, accusati di un furto del valore complessivo di 38 centesimi. furono considerati colpevoli e condannati a un to• tale di novanta anni di prigione: ciò significa che ad ognuno è stata inflitta una pena di ventotto mesi di carcere per ogni centesimo rubato. essun poliziotto ha mai subito un processo neppure per omicidio involontario. Eppure è una 1.:osaassai ben nota a tutti come essi, in massima parte d'origine irlandese, siano COPPIA DI BALLERINI NEGRI IN UN LOCALE NOTTURNO DI HARLEX pieni di pregiudizi di razza e di casta. Molte volte, por,' le accuse che si formulano contro i negri sono addirittura ridicole: un ragairo di otto anni fu condannato per percosse e ribellione a un agente di polizia, agente che pesava, per lo meno, duecento libbre. Ma i poliziotti non sono che l'espressione, seppure la più evidente, di una mentalità assai diffusa negli Stati Uniti. Anche nell'ospedale di Harlem, le cose vanno molto male. Una negra arriva all'ospedale a mcizaootte per sgravarsi di un bambino. Non ci sono camere e la si fa aspettare nell'atrio. Dopo un'ora, la conducono in una cameretta dove un'altra donna, una ragazz.1 di quindici anni, si lamenta per le doglie. Il dottore dice: • Se sei tanto coraggiosa da· fare un marmocchio, devi a\·ere anche il coraggio di liberartene •. Poi la donna è messa su un tavolo operatorio. Aspetta qualcuno che allievi in qualche modo i suoi dolori fino alle sette del mattino. (Dopo undici mesi dal parto, aveva ancora dolore alle reni, conseguenza di quella lunga permanenza su di un duro tavolo). A mezzogiorno arriva finalmente un dottore; la donna, che ha un parto difficili'!, viene narcotizzata. Dopo l'operazione, viene lasciata ancora sulla dura ta\'ola operatoria, e non le cambiano neppure le lenzuohl imbrat• tate di sangue e del vomito che il narcotico gli aveva prodotto. Ciò avviene quotidianamente, ché all'ospedale di I larlem ci sono 325 letti e almeno 400 pazienti giornaliere. I tubercolosi e i sifilitici non vengono isolati; i chirurghi operano molto spesso davanti agli altri pazienti, fra cui si trovano molti bambini. È questo l'unico ospedale di tutto un quartiere di 300.000 abitanti. Si spiega, quindi, come fra i negri l'indice di mortalità sia ventun volte più alto che presso i bianchi degli Stati Uniti. La febbre puerperale miete ancora molte vittime; due bambini negri, fino ai dieci anni, muoiono per ogni bambino bianco. La proporzione è la medesima per il tifo e per la polmonite: sale a 5 a J per la tubercolosi ed a 9 a 1 per la sifilide. La mancanza di cure mediche è spaventosa quanto l'isolamento morale in cui i negri sono lasciati. Non esistono campi di giuoco per i bambini negri; nelle scuole, gli scolari di colore sono sempre malvisti; dei contadini e degli oper:t.i negri nessuno si occllJ>a, Cosl i disgraziati ammassati nei quartieri ricorrono, più per abbattimento morale che per vizio, alle droghe: eroina, cocaina, oppio. Inoltre, tutti bevono. Altri divertimenti sono i teatri. h celebre il coro dcli'• Arollo• e il jazz di o~ni locale. Esiste qualche dr,b dove i negri, che sono completamente radiati dalla vita politica, si divertono a eleggere presidenti, a organizzare plebisciti cd elezioni. Più di un quarto dei ncgri\li llarlcm appartiene a queste organizzazioni, che molto spesso prendono la fom,a di una loggia pseudo-religiosa. Sono famosi i mulings del dub « The Moming Star•• del , Toussaint-Louverture • e dei • Figli Uniti di Oneide •· Ci sono, oltre a queste associazioni di carattere non strettamente religioso, almeno un centinaio di vere chiese negre che però, in questi ultimi tempi, sono state tutte ecdissate dalla propaganda del Divino Padre. La setta fondata da questo strano messia negro è complicata di misticismo e di problemi sociali. Si appoggia al Cristianesimo e combatte per la libertà economica e politica del popolo negro. li • Re• gno di Dio•, che sarebbe una specie di casa-madre di tutte le opere del Padre Divino, sorge nel cuore di l-larlem, nella 115• strada; in esso lavorano 6o segretari che si occupano di 6o.ooo discepoli: tanci ne conta oggi l'organizzazione. In tutti gli Stati si trovano filiali: le ultime statistiche ne contano, in tutto, 144. Padre Divino, con una attività instancabile, corre dall'una all'altra, tiene discorsi quasi giornalieri, organizza collette e mteti,igs. Ecco un brano del suo ultimo discorso: • Voglio che il mio l•woro sia chiaro e ben conosciuto da tutti, in modo che si possano seguire i miei esempi e si possa comprendere la base di ogni vera giustizia. La giustizia consisre nel vivere secondo i principi che io rappresento. Pace, salute, successo e prosperità si spargeranno nel cuore e nella mente degli abitanti di questa terra. Se credete in me, io sarò Dio, per voi•· Uomini e donne lo seguono e s'infiammano, dopo questi discorsi. Molte volte prendono la mano al loro capo e si abbandonano a pubbliche proteste, ad atti di violenza che la polizia non può tollerare. Dopo il giro di propaganda del Padre Divino negli Stati del Sud, ad esempio, i contadini negri impiegati nelle grandi fattorie e piantagioni si esaltarono a tal punto che fu necessario l'intervento dei soldati. Lo stesso Padre Divino, in quell'occasione, riuscì a stento a sfuggire al trentaduesimo tentativo di linciaggio contro la sua persona. Ma i numerosi linciaggi che avvengono ogni anno in tutti gli Stati del Nord America n'on sono che una parte delle orribili condizioni di vita dei negri. I negri hanno imparato a bere, a usare gli stupefacenti, a uccidere per rubare. Hanno saputo raccogliere dalla civiltà soltanto la tubercolosi e la sifilide, mentre è negata loro ogni via d'accesso a una posizione sociale contro la disoccupazione e il bisogno quotidiano. Inoltre, i bianchi hanno loro donato un Dio da pregare, da temere e da servire: l'inesorabile Dio dei protestanti, il Dio in cui credeva Rockefcller e crede Ford, il Dio del giudice Lynch e del signor Theodorc G. Bilbo, senatore del Mississippi, che uccise il suo servo negro, un ragazzo comperato, bruciandolo nella cucina economi(;a della sua casa. ROBERTO CAMPAGNOLI -~~ììll IliUNFATTORINO lii L FA lTOR!NO di un grande al- ,& bergo non sfugge nulla. Alla sua età si è naturalmente curiosi, si sa. Il fattorino legge tutti i telegrammi che i clienti gli dànno da spedire, guarda gl'indirizzi delle lettere, specie quando il cliente non ~i è già e rivelato > in un modo o nell'altro. Un giorno notai, per esempio, la canna di una rivoltella sotto un mucchio di biancheria, nella valigia cii un cliente. E sebbene io non sia una spia, avvertii il detective. dell'albergo. Saltò fuori Lhe il tipo era un gangster ; egli fu arrestato. Credete che il principale mi abbia battuto la mano ~ulla spalla dicendomi « bravo ragazzo! »? Si attribuì lui tutto il merito. C'era un altro tipo che veniva spc~ in un certo albergo dove lavoravo, a Park Avenue. Aveva l'abitudine di bere, solo, in camera; quando voleva una bottiglia, mi chiamava. Finimmo col diventare amici. Jl tipo sentiva il bio;ogno di un po' di compagnia, è chiaro : mi parlò di sua moglie, dei loro tre ragazzi, del suo cane. Non sorrideva mai, nemmeno quando raccont.tva cose buffe. Un giorno mi chiese se la sera volevo accompagnarlo; avrebbe pa• gato tutto lui. Mi conveniva e accettai. Conosco bene l\'ew York, e lo portai da per tutto. Bevve come un otre, ma non aveva l'aria di divertirsi troppo. Tentava, sì, di far chiasso con gli altri, come ne senti~ il dovere, come uno che abbia una reazione, dopo un funerale ; ma non ci riusciva. Finché un bel giorno lo trovai che faceva le valige. « Se ne va, signor Ross? > gli chiesi. « Già », mi rispo$.C col solito buffo tono incolore. « Me ne vado». Gli portai giù le valige. « Sarà contento, immagino, di tornare a casa. », gli dissi. « Magari», fece lui. La rispo!,ta mi sembrò buffa. Ma i giornali della sera mi 5ipicgarono il mistero. Immagino che uno non possa decidersi così, su due piedi, a costituir- -ii. Il mio amico aveva truffato una quantità di pcrM>nc per una forte :,0m.- ma, giù nel Wc:,t. Avrei dovuto capire, però, che quello non era un clientt: normale. Non aveva mai nominato la sua città, né i nomi dei suoi figli: prC!itO o tardi, tutti si confidano col fattorino, tranne i delinquenti. Ne so abbastanza per rovinare un centinaio di famiglie e ricattarne ahrcttant~, ma tengo cbiu,_o il lx-reo Un fattorino ragiona così: se qualcuno gli ha fatto confidenze pericolo.se, è stato gentile con lui e non ha dimenticato le mance, è dovere del fattorino di star zitto. • Dopo la crisi, c'è stato un forte ribas«> delle mance. Nel 1929 davano generalmente un dollaro di mancia ; oggi, un fatto.-ino farebbe le capriole per cinquanta unts mentre il massimo che rie.-,cc a ric.lVare dall'ottanta per cento delle donne è dai dicci ai quindici cents. Quanto agli uomini, il quarant.t per cento cerca di darti monete false, o •.tranicrc, che a noi servono per gli au· tomatici. L'ebreo nativo di New York è spendaccione; ma la clientela miglion.· è sempre la gente ordinaria, di mezzi moderati. Quelli dell'alta :-iocictà ~no assai meno generosi che non si cn:da. Ma un fattorino non perde mai la !iJ.x;ranza: !ia che la fortuna torna :l ~orridergli ogni tanto. Una volta, di Natale, il lift mi afferra per il braccio e mi prega di atcompagnarlo al decimo piano. C'era un tipo las!>l1che correva per i corridoi, nudo. Lo formai in un angolo e gli dissi di tornare in camera. « Ct·rto », mi ri!iponde, e se vieni anche tu». Lo seguo. Il tipo toglie il tappeto da terra e vedo il pavimento coperto di denaro: banconote, argento e oro. ~li dà dice.i dollari. « Buon Natale», mi dice, e e vi:i di ljlli! ::t. Non mc lo feci ripetere due volte. l n un albergo di Bo!>tOn, una mattintl prendo servizio e scopro che un'attrice mi ha chiamato tutta la notte. Il capo cameriere mi dice che era completamente brilla : cacciava via tutti, reclamando mc a gran voce. Andai su e bu~ai alla sua porta. «Avanti! » urla. Aprii la porta. Era in camicia da notte, con una bottiglia di birra in una mano e un cavolfiore nell'altra. Dove l'avf'sse preso, non saprei. « Luthcr >, mi fa, « non sai? Sono la Regina di Maggio! ». « Ne sono convinto», ri!>posi. Allora cominciò a chiedermi se mi piaceva bere. Capii che era il caso di assecondarla, e confcc;sai tutto quel che voleva. Arrivai a dirle che c'erano giorni in cui mi mette ;o a correr intorno a un albero, sperando che il coccodrillo azzurro che nU peri;cguitava se la pren• deSM! con la sua coda invece che con mc. Sembrò interessata. « Bravo, bene», mi di!isc. « Ora giu• rercmo insieme di diventare astemi. Ti do cinquanta dollari. guarda, se prometti di non bere più ». « Ma perché proprio a mc? ». La Regina uralunò gli occhi. « l.uthcr ». dichiarò solenne, « o "IIIN_to di bere o perdo l'impiego. E vo~lio almeno p0ter pensare che un altro ::.offre <1u,int0 me! >. C. R. COOPER ERBA Dal primodente.... ....all'ultimo ahblatecuradipraticare al vostro bimbouna razionaleIgiene dentaria.Sinodal primi anni abituatelo ad una assidua puliziadel denti dopo ognipasto.Questanorma,che col passar degli anni diverràuna piacevole consuetudinen. on sologli eviteràla formazionedi carietantodoloroseper le creature In teneraetà, ma faciliteràaltresl una dentazloneperfetta.necessariaper un'elllcace masticazione ed Indispensabile per Il suo regolare sviluppo. Sceglieteperb un dentifriciodi fiducia dando la preferenza alla Insuperata PASTA DENTIFRICIA GIVIEMME LAPu1, Denlilrici, Erbi GiY1tmme «intitnt in doulur, t sinltsi perfetresost,niechimiumrnte pure che swilup• pino un'uiont imbi1nunte delergente sltrilimnle fragr,nte edè confeiionati•n lubeltodi puriui,no sl,gno. PERCHAI MA ""'"'•M•~" ORIGINALIT NELL'ELEGA dt r.lf"°' Ji, •is\\G~.- 8 UN LIBJ.?.ODI STJ.?.ENNAPER.TUTTI I TESTIMONI DELLAPASSIONE DI GIOVANNI PAPINI ACCADEMICO D'ITALIA INDICE DEL VOLUME, I. GIUDA TENTATO 4. IL CIR.ENEO 0 IL F(CLJO DEL PADR.E(Bmbb.) 5. LA PAZZIA DI PILATO ;. L'OUCCHIO DI MALCO 6. LA VENDETTA DI CAIFA 1. LA LEGGENDA DEL GI\AN !\ABBINO tOO PAGINt DI FOR,MATO GR,ANDE, 6 TAVOLE FUOR,I TESTO, R,ILEGATUR,A IN TF.LA E 0110 L. 20 VALLECCHI, EDITORE FIR,ENZE
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