• ~- I VOGLIA o no, il patto franco- ', ,o, ictico è l'origine di tutti i \) ~uai di cui soffre oggi tutta l' Europa, compresa la !ltc,,a Francia. Che cos'è stato il viag1!,IO del ministro Delbo5.oa Van.avia, a Bucarest, a Praga, :'l Belgrado, -,e non un cstremo tentativ() di rafforzare posi1ioni che non tengono pilt? Lo Mcs~ \ iaggio l'aveva percorso a suo tempo ,1ncht:' Barthou, bruciando le t:.1ppc diplomatiche, ~cnza nc~!luna di quelle caute preparazioni che fino a Poincaré t·rano una delle caratteristiche del Quai d'Orsay. Perché tanta fretta. tanta an- ~u,tia, tanta precipitazione? Il perché ce l'ha svelato di recente un pubblicista eminente, antico diplomatico, che fu intimissimo del Barthou e ne ebbe le confiden1e: Vladimiro d'Ormcsson. Pare una favola ed è ,toria. A,k·uni precedenti, che ci riportano .,Ila Confcrt·nza del disanno. Si sa che, od 1932, i governi d; Tardieu e di llcrriot avevano rifiutato alla Germania di \\'eimar i 200.000 uomini di cui ,i sarebbe accontentata; che1 nel 1911, Sarraut aveva risposto negativamente alla prima rivendicazione di Hitler: 300.000 uomini j che, nel 1934, allorquando Inghiltcrra 1 Italia e America proponevano una convenzione per la limitazione degli armamenti (convenLione accettata dal Reìch), il governo di Doumcrgue respinse l'offerta. e Il Patto, tutto il Patto, niente altro che il Patto!>. Come ,\I -.olito, la Francia i.ofisticava ,ullc clausole riguardanti la e sicurez- /i.t > e il e controllo :.1 quasi che la Ger11unia non fosse già pervenuta ad un cospicuo rianno nonostante il Trattato dì Versaille~ ! e La questione capitale r pratica », aveva notato pochi mesi prima un memorandum italiano, e non è di impedire il riarmo tedesco, ma d1 evitare che esso avvenga ali' infuori di ogni regola e di ogni controllo. La Francia trova una contropartita immediata ed efficace nel mantenimento dl~ll'in:;ieme dei suoi· armamenti, che , algono a garantirle un'indiscutibllt' ,upe'èiorìtà 1 da un punto di vista tee• nico e militare, per tutta la durata della convenzione>. Era la voce stessa del buon senso, era l'unica forma pos- ,ibile di mediazione. Per un momento parve che l'accordo fosse sul punto di concludersi 1 quando ,i ebbe la violenta nota del governo f r~ ;1cese del 1 7 aprile 1934, clie mandava all'aria ogni cosa. L'aumento dei crediti militari nel bilancio del Reich avC'va irrigidito la re~istenza francese. Dal momento - così si ragionava in Francia - che la Germania vìola gli impegni consacrati dal Trattato di Ver- ,.tillcs, quali garanzie si presentano che .inche i nuovi accordi non saranno violati? E in tal caso, perché legarsi le mani? L'n sistema di garanzie non può c%C're organizzato che a Ginevra, ma l.1 Germania, come. è stato ripetuto al ministro Eden durante il suo viaggio a Berlino, non ha nessuna intenzione di ritornarci. Inutile continuare la discus- ,ionc. Que:ito il senw della famo~ nota di Barthou, che ~cgnò virtualmente la fine della Conferenza del disarmo. Tutto \·iò .mda\'a ricordato; ma era noto. Xon cr.i affatto noto, invece, < hr Barthou era recisamente contrario .tlla rcdazionC' di quel documento cosi mtr,,nsigcnte, che rngli..iva ogni ponte 1• metteva la Gcnnania nel suo pieno diritto di procedere ad un riarmo tot.de. Ave\'.t perfino minacciato le dirni,~ioni qualora i colleghi del gabi1wtto avessero pt•r<i'ttito in quell'ordine <li idt:c. E fu M>lo <,otto la pressione t·onvcrgentt' di Dournergue, Hcrriot e rardicu che 8,1rthou finì per cedere. Uomo intclligcnti~imo, ma non ser- \ Ilo da altrettanta forza di volontà. non tardò a rendersi pienamente conto della gra\'ità del gesto compiuto. Tem1.x:rnmcnto d1 una ~traordinaria duttilità, si riprt'~ immcdiatamc•nte e stu- <liò il modo di riparare a quello che . rl·putava un funesto errore. Fu in quelle circ~tanzc e in uno stato d'animo agìt.tti~i.imo che immaginò di trovare la ,oluzionc nella <;;tipulazionedi un vasto piano di sicurezza orientale. Il suo 1agio11amento, secondo le rive• l,1zioni del d'Om1cs~on, si può riassumere così : e Prima di tutto, una buon.i p.irtt.· dcJJ'opinionc pubblica francese è-contraria <1ll'idca di una convenzione militare ..inglo-franco-tedesca. Si teme, in Francia, eh(• una convenzione di que• ,10 genere. mentre Jegherehbe sul serio i francc ..i1 non sarebbe rispettata dai t,·deschi, di cui è fin troppo evidente la dcri'l.a volontà di riarmare. In simili condizioni una convl'nzionc 1>er la sin1rc7.za occidt'ntale c.arebbc irrisoria; meglio, pericolosa 1 perché essa non impt:dircbbe ,~ffatto alla Gtnnania di mcttrrc in e~scrc poderosi disegni di l!Ul'rra vcr..,o l'est. Se, invece, si pot<·,<,cro ottenere dalla Germania a,-.icurazioni e~plicitc, chiare e nette, anche relativamente all'est, as-.icurazioni che dovrebbero e~re integrate da un si. 'ìtema di garanzie ancora più generali, la pacificazione si propagherebbe au• tornaticamentc su tutta l'Europa, la qual cosa consentirebbe di riprendere con successo lo scopo mai perduto di \ ista: la ridU.2.ione degli armamenti, logica con!cgucnza della sicurezza comune». QueMa l'idea direttrice di Barthou, esposta e riassunta con la maggiore pos- ,ibilc fedeltà. Non è da escludersi che altre considerazioni venissero ad aggiungersi a queste vedute iniziali. E non è nemmeno da escludersi che il gusto delle combinazioni giuridiche del Barthou. - della pOtisserie, - le tenha ~egnato un abisso incolmabile fra la Francia e il Reith. 1 difensori del patto fr.mco-soviet.ico amano riportanii alla situazione dell'antcguc1Ta e ricordare che, nelle relazioni internazionali, non si deve guardare al regime interno dei vari Stati. li ragionamento poteva correre bc11issirnoal tempo della Russia degli zar, che non cercava certo di ingerirsi nella politica interna degli altri Stati; ma non trova nessuna rispondenza nelle circostanze e nelle situazioni di oggigiorno. C'è qualcosa di am• biguo, di equivoco, di falso nelle relazioni internazionali della Russia sovietica, cd è l'accavallamento della sua politica rivoluzionaria e della sua po· litica estera. Tradizionale e classica al pericolo comunista e si compiacevano di scandalizzare i filistei. t di ieri un volumetto di E. Ber): Le fameux rouleau compresseur, rivelatore di uno stato d'animo insospettato. Vantaggi e svantaggi del patto franco-sovietico, così dal punto di vista diplomatico come dal punto di vista militare 1 sono soppesati con estrema obiettività. li Seri parte dal presupposto che la Francia persegua un unico scopo: il mantenimento della pace e l'integrità del territorio contro eventuali inizia• tivc germaniche. Ciò posto - egli osserva - una alleanza è tanto più desiderabile per la Francia quanto più aumenta le sue ri!torse militari nel caso che la Gennania scenda ad attaccarla. ~a. d'altra parte, un'alleanza offre per -.O\·ieti,o ~ono ancora più sconcertanti. Innegabilmentc - ricorda il Bcrl - l'Europa ha paura dei russi. Ne ha' -.cmpre avuto paura, molto prima della propaganda nazista, Si direbbe che l'Europa ha istintivamente paura di c.idere tanto più in condizioni miserabili, quanto più la Ru:osia innalzi ed c,tcnda il suo potere. Quc~to in via pregiudiziale. Sul terreno strettamente diplomatico, è difficile sostenere che l'intesa con la Russia abbia aumen• tato la capacità di attrazione della Francia nel mondo. Se è difficile fare un calcolo anche approssimativo delle pa!isività diplomatiche rhc il patto sovietico comporta, è impossibile negare dw que~te passività siano cospicue e ~iano destinate ad aggravarsi sempre più. Quando una nazione non desidera ,lltro che il mantenimento della pace e l'inviolabilità delle sue frontiere, per giudicare di un'alleanza non basta più con~idcrare esclusivamente quelli che sono i suoi possibili vantaggi in tc1npo di guerra. Bisogna anche considerare i rischi concreti che l'alleanza in que- ~tionc può far correre alla pace. In linf:.a generale -:- pensa il Ber! - ogni .tmirizia della Francia con un'altra nazione aumenta la possibilità di un riavvicinamento franco-tedesco; ma, nella fattispecie, una qualsiasi solidarietà della Francia con la Russia è cosa che porta automaticamente la Gennania a quello stato di psicosT che condusse al conflitto del 1914. Nell'ipotesi di una guerra in cui la Francia fosse l'alleata della Russia, è difficile immaginare che l'Europa. nel '>UO complesso, si troverebbe in uno <1tatod'animo da desiderare il trionfo / delle anni franco-russe. !:.. difficile immaginare che un progresso della Rus- ,ia in Europa non susciti le inquietudini di tutte le nazioni, dalla Polonia all'Inghilterra. dalla Svezia agli Stati Uniti. Sarebbe stolto non pren• der atto del fatto che l'accordo franco-sovietico, al quale avrebbero dovuto aderire tutte le nazioni dell'est europeo, è stato respinto all'unanimità. Con questi risultati : le azioni del colonnello Bcck sono salite in Polonia1 i vincoli di Roma con Berlino si sono rafforzati, la Jugoslavia si è riavvicinata come non mai all'Italia e alla Gennania, la Rumenia ha mutato indirizzo, il Belgio è ritornato alla neutralità. Non è ancora tutto. Non è un mistero per ne~'luno che la stessa Inghilterra St' n'è preoccupata al punto da domandare alla Francia di non aggiungere al patto con la Russia convenzioni militari. Mosca attende invano la visita dello Stato Maggiore france-se, Tutto ciò è nella logica della storia e delle cose. L'Inghilterra non è forse minacciata dalla Russia in Persia, nelle I_ndie e, dopo Montreux, perfino nel Mediterraneo? Potrebbe la Polonia, che ricorda l'invasione del 19(20 1 non temere la pressione bolscevica? Può la Rumenia esser sicura che una Russia (·onsolidata non le tolga la Bessarabia? E i Paesi scandinavi non han da te• mere che la Russia riassorba l'Estonia, la Lettonia, la Finlandia? La Turchia ,tessa può non paventare al profilarsi di rinati appetiti slavi su Costantinopoli e gli Stretti? Può, infine, la stessa Francia chiudere gli occhi alle ripercussioni del patto franco-russo nella \ua politica interna? PIÙ CBELAMORTE ,\ LENINGRADO 11i11e11aun CLrtO P. J. Siiajev, uomo rozzo e 1gart-uo A1 principio della NEP, aprl un negozio da barbiere. Ma, oltre a tagliar capelli e rader barbe, commerciava anche con le val te estere, e trattava affari d'ogni genere, con particolare predile:r.ione per quelli intricati. Naturalmente, finl col farsi coglier!' in fallo. Per qu..,Jchc tempo fu rinchiuso in prigione; poi fu spedito in un certo luogo piuttosto distante da Uningrado, come 1pcculatore. Ed egli, di buona o catti11a voglia, partl. L'irrc.sto, però, non gli era giunto im• preveduto. Il cuore di Si1ajcv lo prcscnti11a.Già una settimana prima aveva detto ai suoi compagni: « Purché non metta il piede in fallo!>. E, per ogni e11cnienza, pn.~sa la vecchia pelliccia, ne scucl la fodera, e vi nucose dentro dicci iccchini imperiali e un qua. dratino d'oro. Bisogna ricordare che lo Stato, nel 1924, emi,e di que1ti quadratini per neccuità tecniche. Dunque, Sisajev ricucl il suo tesoro nella pelliccia, e non 1e la levò più di dosso. In un ri1volto dei pantaloni, rkucl alcune banconote. Poi aspettò. Ma non attese a lungo. Già al principìo dell'autunno fu mandato, imietne alla 1ua pelliccia, nel luogo dcll'c1piazione. Non 10 come vi11eue nella sua nuo11a residenza, ma penso che non avrà. vinuto molto male, con una cosi grande riserva di denaro. Di tanto in tanto estrae11a fur• tivamcnte dai pantaloni qualche banconota. L'oro, però, era sempre al suo peso. Era tratcorso appena un anno, quando, improvvisamente, Sisajev si ammalò. La malattia cominciò con un semplice raffreddore, poi seguirono la rau<'cdine, gli starnuti e la febbre. Infine, l'uomo scntl avvicinarsi la morte. Ed allora, di notte, si le11ò di dosso la pelliccia e scucl di nuovo la fodera. Poi, ad uno p.d uno, mise gli iecchini iulla lin• gua e cominciò a inghiottirli. Ne aveva inghiottiti cinque o sei, quando uno dei suoi compagni ,i acconc della strana operazione. Si mise a protestare e a gridare, e, mal• grado le suppliche e gli scongiud di Si• sajev, non gli permise d'inghiottire il dc• naro rimanente. Quando Sisajev ,i fu calmato. il com• pagno gli dine: e lo non de1idcro il tuo denaro Non vo• glio prenderlo per me. Ma non POSIOpermettere che tu lo inghiottisca. 1·anto pià che l'infiammazione polmonare se ne po• trebbe andare, Ed allora tu non avresti pii) il denaro, e saresti malato di stomaco >. In breve: l'ammalato s'aliò dopo un po' di tempo. Il suo petto si era alleggerito e la rctpirazione era diventata reaolare. Ma sentiva un grave puo allo stomaco che non gli permette11a di mangiare. Per fortuna, gli zecchini inghiottiti erano appena cinque o sci ; altrimenti chi1al qu&Ji complicazioni nrebbero avvenute. Naturalmente, si sarebbe potuto ottenere che l'ammalato andasae a Tom1k a (ani operare. Ma Sisajev non voleva andarci. Non glielo permetteva la sa.Iute. O, fone, temeva che a.otto il cloroformio non p. rcbbc più 1tato in grado di sorvesliare i movimenti di coloro che l'operavano, e quindi qualcunc. avrebbe potuto lcvarali i suoi zecchini. Si sottomise soltanto a qualche maua1• gio e bevve alcune medicine, Alla fine, egli riuscl a cacciar fuori il peso dello stomaco; ma, contati i pcui, s'accorse che non erano· tutti. La !accenda si complicava: o qualche peuo era stato rubato, o gli era rimasto nello stomaco. Preso dal dubbio, Sinjc11 non permise che continuauero i massaggi, e prcferl pensare LOGLIO 1914 • lfASOITA DEL BULLO OOMPRESSOBE CPOIHOARt VISITA A PIETROBURGO LO ZAR} Patto franco-russo o patto franco-comunista? Qua l'analisi del Bcrl assume un tono spiccatamente drammadco. Ve-diamo. Se il partito comunista francese continua 1 nei confronti del Comintern, 1wll'attuale stato di subordinazione, la Russia può disporre sul governo della Repubblica di un potentissimo Mrumento di pressione e di intimidazione. In questo caso, l'alleanza ~i trasforma in vassallaggio. ;~~tt~s~:n:~e r:~se:a~~m~••~1t~L' tuo 11entre, MICHELE ZOSCENKO denze filosovietichc di molti, le <1tesse manovre "<lei Soviet non lavorassero nella stessa direzione. « Quello che posso dire, e lo affemio con tutta certezza >, scrive il d'Ormesson, « è que~ \tO: il fine al quale tendeva il Barthou non era affatto quello di trascinare la Francia in un téte-à-tile con la Russia; era, invece, quello di permettere alla politica francese di ritrovare il filo dei negoziati d'insieme con Berlino >. Vedeva giusto, vedeva falso Barthou? :'\on è il caso qui di rispondere. Dal punto di vista della storia diplomatica recente, occorre prendere atto del si• ~nificato genuino <lell'orientamento di Barthou. all'indomani della nota del 1 7 aprile 1934 e del suo viaggio di ricognizione a levante. Le difficoltà M>rscro ben presto -;ul cammino del ministro degli Esteri francese. Quc5tioni di prestigio vennero a rendere ancora più complessa la situazione. Impegnatasi a fondo e in quel modo, la Francia si trovò presto nell'impossibilità di retrocedere sen7,a aver l'aria di subire uno scacco diplomatico clamoroso. Il dic;egno di un vasto patto regionale si attenuò rapidamente per via e perdette ogni consistenza fino a ridursi ad un semplice protocollo franco-sovietico. Successivamente, Lavai e i isuoi collaboratori si studiarono di contenere il patto franco-sovietico nel quadro del Covena,1t ginevrino, nell'intento preciso di togliergli il carattere e il valore di una e alleanza automatica>. Si può ammettere senza difficoltà che gli uomini più prudenti della Francia c-bbcro sempre acuto il senso del pericolo insito nel patto f ranco-sovictico ; ma si deve egualmente ammettere che quCI patto finì per eserrìtarc, in Francia e fuori, un'influenza che esorbitava dagli stessi limiti nei quali avevano voluto contenerlo i suoi negoziatori. Per Barthou - si illudesse o no - la via di .MO<;Cdaoveva riportarlo a Berlino; per i 1o11oi \ucce,-.ori questa stessa \'ia sul piano storico, la politica russa è e rimane rivoluzionaria su quello sociale. Stalin ha calzato gli stivaloni degli zar medievali e sopprime, in terra patria 1 le ultime vestigia del comunismo negli uomini e nelle cose ; ma Dimitroff continua a insidiare tutto il mondo in nome della Terza Internazionale. L'azione spiegata all'estero da Oimitroff è un alibi per l'azione spiegata all'interno da Stalin, cd è in funzione dell'imperialismo russo che ha tutto da avvantaggiarsi dalla corro- ~ione degli altri Stati 1 riguardati- come e sezioni locali > del grande partito comunista mondiale con sede centrale a ~losca. Questa duplicità di atteggiamenti e di modi ha intorbidato come non mai l'atmosfera europea, ha avvelenato tutte le relazioni diplomatiche della Francia, tutti i suoi rapporti interni di classe e di partito. Il cinismo di Mosca è semplicemente inaudito tutte le volte che il governo francese fa presente agli uomini del Cremlino le difficoltà fra le quali si dibatte la diplomazia del Quai d'Orsay per colpa dei comunisti. e Metteteli a posto. La cosa non ci riguarda. Quando mai condizioniamo la nostra politica estera alla politica in• tema degli altri Stati? Ataturk non ha liquidato in casa sua qualsiasi velleità bolscevica? Forse che questo ci ha impedito di essere i migliori amici dei turchi? Alla Francia noi domandiamo una cosa sola: di essere forte>. Questo il ragionamento di Mosca, che, contemporaneamente, sussidia con ogni mezzo i comunisti francesi e li inquadra col metodo delle cellule, coc.a che si guarda lJi·ne dal fare in Turchia. Contro questa insanabìlc contraddi1.ione, contro le illusioni di una poli• tica estera, che in luogo di consolidare la sicurezza r.c minaccia le basi e sembra concludere all'isolamento continen• tale, incominciano a reagire c1ucgli stes- ,i ambienti intellettuali che fino a poco tempo fa ostentavano di non credere la Francia tanto maggiori inconvenienti quanto più sensibilmente aumenta i rischi di un conflitto franco• tedesco. E allora? La Francia deve cercare solamente. quelle alleanze che po!oSOnoeffettivamente aiutarla a vincere una guerra possibile o che possono collaborare con lei a non farle perdere la pace. L'ideale. Diversa si presenta la realtà. Ammessa una minaccia germanica, quale può essere, effettivamente, il concorso della Russia? L'esperienza della guerra mondiale sta a dimostrare che il famoso rullo compressore operò con efficienza di gran lunga inferiore alle previsioni. Parve aver ragione quello spiritoso diplomatico dell'epoca bismarckiana, che definì la Russia « il paese delle illimitate impos.sibilità >. C'è, adunque, un'incognita niente affatto rassicurante. Si aggiunga che l'assenza di qualsiasi frontiera comune fra il Reich e la Repubblica sovietica ostacola, più d~ quanto comunemente non pensino gli ot~imisti per partito preso, qualsiasi azione della Russia in favore della Francia in caso di guerra. A persuadersene, basta uno sguardo alla carta d'Europa. In nessuno modo la Russia potrebbe soltanto molestare la Genna• nia senza prima levar di mezzo, sia attraverso negoziati, sia attraverso le ar• mi, l'ipoteca che la Polonia detiene sulle sue vie di comunicazione. A negoziati è difficile pensare. [ polacchi hanno imparato troppo duramente, nei secoli, a temere i russi, perché pos::.ano essere comunque di~ sposti ad abbandonar loro il proprio territorio. C'è il ricorso alle armi. Ma annientare la Polonia non è agevole. Si è già tentato di farlo. Si è visto con quali risultati. Qualora anche si riusci~sc nell'impresa, ci vorrebbe del tempo e il tempo apparirebbe ben lungo ai francesi, se dovesse intercorrere fra una nuova Charleroi e una nuova Marna. Questo da un puro punto di vista militare. Se, poi, dalle considerazioni militari c;i pa~ a quelle diplomatiche, le conclu::.ioni relative al patto franco• Si può anche fonnul.irc l'ipotesi in• versa : che un giorno o l'altro il partito comunista francese f.nisca per ribellarsi alle htruzioni del Comintern. Questo potrebbe accadere il giorno in nti Stalin, prima rusm e poi comunista, si mo<,tra!<o~troppo ligio alla borghesia francese, in considerazione degli interessi nazionali della Rus~ia. ln questo caso il governo francese, se non vuol tradire i patti stipulati con Mosca, deve prendere posizione per la Terza Inter• nazionale contro la sezione francese di questa !.tessa Internazionale! C'è un'altra ipotesi, anche più tra• gica. Nulla vieta di immaginare che il governo della Repubblica possa, un giorno, concludere accordi di carattere militare con qualche grande Potenza invisa alla Russia, ma alla quale vadano nella !otessa Francia le simpatie di un partito fortemente organizz.'\to. E si immagini un e veto > di Mosca. Si profilano due prospettive egualmente catastrofiche, sia che il governo france,c voglia rc~i~tcre alla Russia contro la volontà del proletariato, sia che voglia cedere alla Russia in opposizione a questa stessa volontà, Nel primo caso, si avrebbe l'alleanza mostruosa del proletariato francese con una potenza straniera contro il proprio governo e contro gli interessi della propria patria. Nel secondo caso, l'alleanza altrettanto mostruo!oa del governo rrancesc con una potenza straniera contro il proletariato riluttante o ribelle. « Questo rischio è troppo grave perché, nonostante tante pressioni e tante minacce, non si levi la nostra voce ad ammonire severamente i nostri uomini di governo : macchina indietro, e pre- ~to ! Il sangue degli operai di Francia non deve saldare il conto dì questi si• nistri mercati >. MARIO MISSIROLI .. IL MARESCIALLO Lefebvre diceva moli~ ingenuamente a Giuseppe Bonaparte, re d1 Spagna: e Sapete cosa dovete fare per auicurarc la pace e la tranquillità del 110stro regno? Mandate a tutti i diavoli gli Spagnolj e sostituiteli con dei buoni Alsaziani. Questi miei compae1ani sono di ottima pasta, non ricchi: voi farete la loro fortuna, ed cui vi 1aranno riconoscenti. Allora 11arrà la pena di essere re di Spagna >. TROVANDOSI a Saint•Ouen, Lui. gi XVJJl leggeva al signor di Talleyrand, capo del governo pro1111isorio,la carta costituzionale che si proponc11a di concedere alla Francia: e Sire, noto una lacuna >. e Quale?•· e Lo stipend:o ai membri della Camera dei Deputati>. e Ma voglio che le lo~o funzioni t.iano gratuite per essere più onorate>. e Oh! Sire, si, ma ... gratuite ... sarà trop• po caro! >. t RISAPUTO che l'ammiraglio inglese 8yng fu condannato alla !uciluìone pcl' non aver avvicinato dì più il vucello-am• miraglio di Francia. e t vero >, come dice · !I Candido di Voltaii;c, e che l'ammiraglio inglese era lontano nella stessa misura del • l'ammiraglio francese; ma, in lnghiherra, è utile mandare a morte ogni u.nto un ammiraglio per incoraggiare gli altri >. UNA VOLTA Piron fece un viaggio a Bruxelles per visitare il poeta Rousseau. I due si tro11arono1 un giorno, sol: in mezzo alla campagna. Suona mezzogiorno, e Rou1scau s'inginocchia per dire l'An11luJ. e: Signor Rouueau >, gli dice Piron; e quel che fate è inutile: non d vede che Dio >. . . UN VECCHIO FRATE 1i presentò u~a ..o. lta all'udienza del papa Benedetto XIV, sciogliendosi in lamenti, in lagrimc, in singhioui su una disgruia, la più grande disgruia possibile. e Di che si tratta? > chiese il Santo Padl't', e: Mi è stato rivelato >, rispose il frate, raddoppiando i pianti, e che è nato l'Anticristo >. e E che età si dice che abbia? > chiese il pont-cfice. e Tre o quattro anni >. e Bene, bene>, replicò il papa, e se ne incaricherà il mio successore >.
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