,... - • J8 • - '--- -- ( PALCHETTI PARIGINI ) ~&(]irn.à BUITBY Parigi, dicembre. Sl.-\'.\10 CORA.Z. ZATI alla verità dei luoghi comuni. ~la quando una cara voce, una voce dorata come il miele, ci sussurra che e in terra francese il genio non alligna,, è la Verità stessa, armata di spada e in vestaglia, che et costringe a chinare il capo e a rispondere: •SÌ•. Questo assentimento non cela ombra di malignità. Aggiungiamo che per ragioni dt pelle, per simpatia tattile, preferiamo ti contatto levigato della mediocrità alle spine dei geni. La sola mediocrità consente la perfezione. Dei Greci possiamo dire, senza tema di peccare, che della mediocrità essi erano i fedelissimi cultori. E al simulacro della perfezione - ind,etro i barbari per i quali la perfezione non esiste - noi aspiriamo come il fiore alla rugiada. Ecco perché trovandoci provvisoriamente a Parig,, o come dire nella sede centrale della mediocrità (la Casa i\ladre ha infinite succursali), e dovendo scegliere fra tanta mediocrità quella che di mediocrità dà più sicuro affidamento, la nostra scelta s1 è fermata senza esitazione sulla più recente commedia di Sacha Cuitry, in corso d1 rappresentazione al teatro della 1\ladeleme, e intitolata Quadriglia. Che di più francese, di più mediocre dunque di Sacha Guitry? La stessa deformazione del suo nome è un omaggi~ alla politica del Quai d'Orsay, all'incontro d1 Tolone, all'alleanza franco-russa. Nell'attrazione che l'Urss esercita su !\farianna, si rinnova, capovolta, la storia di Galatea e Polifemo. E l'orso che l'affascina, la ptlosità, la barbarie? ... Misteri del masochismo. Per farsi gradire dalla ninfa • bianca come il latte•, Polifemo si radeva con la falce, si pettinava col rastrello. Ingenuo! Nel Guardiano notturno, commedia giovanile di Guitry, la protagonista tradisce il suo vecchio protettore col giovane decoratore che viene a cambiare le carte, perché costui • non porta mutande e la sua pelle ha l'odore stesso del fustagno•· Quale illuminazione politica st cela in questa battuta? Bisognereb- ~ sa.pere se Babinskì, detto Litvinof, porta i calzoni direttamente sulla pelle. ...-;-: È segno di grande saggezza rispt-ttare 1 hm1ti delle proprie possibilità, • non sputare più alto del proprio naso•. I quali limiti Sacha Guitry non ha tentato giammai di superare, fedele a una delle migliori qualità della sua razza: misura, tono medio, ,amaltu. Nel che Guitry continua la tradJ;t1one del suo bisavolo :'vlontaigne, del suo avolo Voltaire, con più avvedutezza di Anatole France, suo papà, il quale, nnpt=ccabile nella trattazione della mediocrità, non temeva di avventurarsi nelle zone a lui vietate della poesia, della filosofia, peggio: del • pensiero sociale :io, onde, come un Icaro barbuto e impantofolato, nrecipaava negli .abissi della stupidità <: del cauivo gusto. Oggi, assieme con Bergson, con qualche filologo, Guitry rapprcsc.!nta l'ultimo raggio di quell'• atticismo gallico•• che per un momento ha illuminato le lettere francesi, e ond'esse sciaguratamente si vanno allontanando per sempre, deviate da smodate curiosità, da insani desideri, dalla J>èrduta saggezza soprattutto di saper rimanere dentro i propri limiti. I bimbi che escono dal retto cammino, l'Orco se li mangia. Come Bergson, anr-he Guitry è un maestro di dialettica, con in più una dizione fluida, dorata, che al • sohtano di Passy • manca, ora soprattutto che, paralizzato e OA.KPO DEI FIORI ~~lùa DEL VANTAGGIO A CCAJITO a Porta Pinciana, c'è un canull,uo di ferro e ,opra un'inse1na: « Societd zinna1tica ,omana>. A dire il vero non appare allro eh, un 1iardineuo., ton alberi da frutta: un tia,dinetto mu,- ,o addouoto ai mattoni roui delle 11ecd1ie mura che cin1ono Villa Borzhes,. Ma prosezuendo il eommino per via del Muro Torto, Ji incontrano piceoli ,ampi ~a 11nnis dalla terra roua, e altri se1ni di (Jlta sportiva. Qualche "Jla((a 1ioca (Jtstita di bianco; ma l'esi1uo campo non è veramente ir.ua10 datli sportivi; anti è spesJo d,itrto .. Allora è padrone dtl luo10 un ome~to d1 cinquant'anni, con scarpette da 1tnn11 aneli, lui, con cal{oni bianchi, t una ?20• tlietta blu dal collo alto. Annaffia le aiuole; bada clie le erbe non c,escano dove lo sport vuole eh, il campo sia te(Ji1ato. E aspttla cli, venia stra; vive di sport, il 1alantuomo, senta praticarlo. taciturno, egli è ridotto a un occhio che FRA i templi romani, quello di Vesta, brilla in mezzo a un teschm. -. sotlo pia((a Monte Sa(Jel/o, è certa.. Gli assunti essendo meno impegnativi, mente il più austero. Stonano quindi i. ti,11iJ discorso di Sacha Guitry non è scan- dinttti eh, da qualche tempo lo c1tcond1to sulle lamelle del Glodunspitl come daM. Quelle aiuole d1 mo,ttllina ,ono ~iù quello del filosofo, ~a segue 11 ritmo ap- ~:~:em:nf~~'f;~ ~h~b~~àp~:i,,"i,c~: 0a;! 1 ,~: parentemcnte spensierato, generosamen- mtue in suna, che dourebbero da,, ano te bighellone, fondamentalmente maJin- antica ai dintorni dei monumenti. Ptr tale conico della ballata. (Jia, si cade in un faJJO antico vistoso che L'opt:ra di Cuitry non ristagna, non fa ormai forse non impr,SJiona nemm,no il èmbolo; è tagliata a strisce nell'it1nerario turista più prouincial,. Intorno a1li antichi del tempo, e con esso scorre senza la- monumenti ,tanno bene i terreni selciati sciare traccia, appena una scia fosfore- 1en{a ornamenll vttetali e sen,i:a capitelli, scente sul velluto nero della memoria. E a alt11 ,ud,,i. Il piaofo tempio di VtJta, mche in questo, l'opera cosi leggera, così un tempio co,i JUttestivo, ot1i è circoninut1le • di Cuitry s'imparenta a quella ~:: 1 : d: sf'a~:!i::'~ 0 :,,:i:~le come le fontane dei filosofi più civili, e d1 là dall'indeterminismo d1 Bergson, raggiunge 1I panta rei. d1 Eraclito l'efesio. Quadn'"glia non è tra le cose • più felici d1 Guitry, ma essa pure non fa bloceo, non fa ostacolo, non fa commedia: è una conversazione, in parte un monologo, divisa m sei parti e e suturata • nelle commcasure da una musica interna, che fugacemente rievoca i balli della nostra infanzia, quadriglie e lancieri. Il tema è annunciato nel titolo. Alla regolamentare ln-ziglia, un quarto personaggio si aggrega, che fa quadriglia. Due coppie si scambiano i propri clementi costitutivi, si avvicendano sul giaciglio del libero amore; ma senza ombra di immoralità, con innocenza polinesiana. C'è nel cinquantenne Cu.itry l'amaritudine dell'instabilità sentimentale, e il dolore del cornuto; Ja sua voce lo trasforma in canto d1 nostalgia. Anche da Quadriglù, Guitry volge un appcJlo al passato, uno sguardo a colei che gli fu moglie, Jo tradl, abbandonb. Si chiamava Yvonnc Printemps. ='-'onsi dimentica la Primavera. ALBERTO SAVINIO DAVANTI a Sant'Andrea della Vall, do(Jt è sorto l'edificio di testa del Corso dtl llinascimento, del qual, tià ci oaupommo nei numeri scorsi (edificio in marmo bianco, inueethiato con tinta e colla) è sorta una ,,onde staaionata circolar~. Chi guarda attra(Jerso le assi dell',Hmatura, può scoprire una fontana a fruttiera, alta quattro metri. Inutile di,, che questa fontana è orribile: ntJsun tttto d'acqua 11uscirà a maJcherarla. Ma quello che non si tomp,endt, è come un architetto costruisca, a Roma, una fontana di qutll'alt,ua; mentre la caratteri1tica di tutte 11 fontane ,omane è ntll'ts• sere a fior di tena. V tdi quelle di Piau.a di Spoina, della Chiesa Jluoua, della Navicella, oppure di Villa Medici. La fontana ora in coJt,u(fon, davanti a Sant' Andrea della Valle, è simile a quelle cht ,i vedono Mi quadri di Caston Latou,he, pittore del secolo scorso, famoso per i patsatti con fauni , satirtsst, e fontane 1occfolanli di piacere l l CORSO dtl Rina,cimtnto lantut. Chi dal Corso Vittorio Emanuele dtue recarsi in Piaaa .Madama, lo evita per non spo,rarsi lt scarpe. MASSIMINO A MALINCONIA dell'ultimo lord Brurnmell riempie il negozio degli abiti usati. Dalle quattro pareti pendono dozzine di giacche e di pantaloni. Sono veramente le spoglie terrene di uomini morti e finiti: con loro, l'antico proprietario si è liberato di un periodo più o meno lungo della sua vita, ha inaugurato una nuova èra felice, ha abbandonato tristezze e ricordi. Ma essi, invisibili, sono rimasti attaccati al vestito vecchio; pendono in grave fardello dalle imbottiture curve, riempiono le ginocchia rigo_nfie. Le fodere sono strappate e rattoppate da chissà quali compromessi con la vita. Il mrrcantc si è impadronito di loro e, insieme con il vestito, li ha rimc~si in commercio. Infatti, pare che ci siano degli uomini capaci di indossare, senza rabbrividir.:, i vestiti smessi di uno sconosciuto. E la cosa non f"'-troppa meraviglia M! si pensa che qualcuno ha perfino il coraggio di mettersi addosso i vestiti di un morto. Ve~titi più morti del morto stes!)o; più ~pettrali e cadaverici di quella ignota salma, con le loro pieghe, i loro rigonfiamenti, i mille piccoli segni c.he rivelano la presenza continua di un personaggio che non è più di questo mondo, ma che rim~nc sempre presente, adcrcnti-S3imo al suo vecchio vestito. Dietro ad un abito usato c'è tutto un mondo di antichi castighi, il peso insopportabile delle cattive azioni di chi lo ha portato. Di nP.gozi di abili usati cc ne sono parecchi e pare che il commercio sia Rorido e prosperow. Gli ebrei che lo esercitano si lamentano per abitudine; ma, nonostante la concorrenza, la rarefazione del compratore e le esigenze della moda, tirano avanti bene. Soli, nei loro negozi senza vetrina e, spesso, senza luce elettrica, smacchiano, rammendano e ricuciono come chirurghi che rimettano a nuovo un viso sfregiato. Comprano, soprattutto, da camerieri e da donne di servizio che hanno avuto in dono gli abiti smessi dei padroni di casa e che preferiscono intascare venti lire piuttosto che indossare un vestito che, per tante volte, hanno dovuto spazzolare ; rivendono, con di- -.,,t;rdo guad,\gno, ..1icontadini, c1.gliimpiegati di ultima categoria, portieri cd uscieri, che, per star seduti tante ore al giorno, rovinano tanto, come dicono le loro mogli, il fondo dei pantaloni. Non di rado, poi, il loro spirito commerciale e la loro intraprendenza arriva fino all'annuncio quotidiano sui giornali e al telefono in bottega. Vanno volentieri per le case a cercare la loro merce, noleggiando per quindici lire al giorno un carrettino a mano. Disprezzano le famiglie borghesi, in cui il vestito del padre viene riadattato per il figlio, e bazzicano fra la cucina e le camere della servitù delle grandi case. l vestiti che vendono, sono quasi sempre di ottima stoffa. La sera, poi, a lume di candela, il venditore rice,·c gli ami, i. Tutti stanno zitti, seduti in circolo, sotto il fruscìo dei pensieri morti e dimenticati che esce dagli abiti. Questi stanno appesi intorno, come una fila d'impiccati, i pantaloni sotto la giacca. Quando si apre la porta, si muovono tutti insieme come M: volessero fuggire dallo spi_raglio aperto per un momento. Quell'orribilC' htrumcnto da cui pendono, la gruccia, li tiene attaccati alla r~altà 1 come un'àncora. Il conuncrciante, nell'ombra, levando un dito in aria, rompe allora il silenzio e racconta la loro ~toria, in parte vera, i11parte inventata. Lui, conosce tutti gli antichi proprietari della sua mercanzia, può far la ~toria di una famiglia prendendo come ba~ la qualità della stoffa dei « completi > del padrone di casa. Alti e bassi, vc~titi regalati o venduti, vestiti lisi fino alla trJ.ma o scartati quando hanno ancora la rigidità del manichino della sartoria. Pare impossibile, ma nei negozi d'abiti usati, poverissimo commercio, non ~i parla d'altro che di principi e di conti. Ma i discorsi vengono interrotti dai compratori, tutta gente che lavora e che, per le sue spese modeste, ha libere soltanto le ultime ore del pomeriggio. Fuori, intanto, nelle viuzze strette c'è gran daffare di commerci e di vita. C'è molto chiasso e molta animazione : davanti a uno specchio che deforma. tutto, un giovanotto in tuta da meccanico si prova un impermeabile. Tutti i presenti nel negozio aiutano il padrone a concludere l'affare. Il giovanotto esce col suo acquisto e la bottega si chiude. Poi viene la notte, e i vestiti, rim:asti soli, al buio, si mettono a ballare e a fare le più p.au.e cose. M. c. ( ILSORCNIOELVIOLIKii") rnl1~&1J]ll1 UND GRETEL SCRITTA cinquant'anni fa da Humperdinck, quest'opera fu rappresentata la prima volta nel teatrino d'un collegio. Sembra infatti il lavoro scritto apposta per la vigilia di Natale da un istitutore, compassato ma leggermente ubriaco di birra. L'HiinsU und Crete/ è popolare, feerico, educativo e scorrevole quel tanto che ci vuole per mandare in visibilio tutte le ochine del Reno. Ai suoi tempi, costituiva un modello di ingenuità e di gemt1t tedesco e, insieme, di sapienza tecnica. Oggi, questi pregi sono frusti. Non giudichiamo dell'opportunità di rappresentare nel nostro maggiore teatro l'fliinsel tmd Cretti, ma ci domandiamo che si direbbe se si rappresentasse sulle scene del • Reale• il Crùpino e la Comare. L'opera di Humperdinck è un tessuto da orchestra sinfonica: ogni scena ha uno sviluppo musicale molto semplice e chiaro, e nondimeno stucchevole. Le voci sono trattate come quelle del teatro romantico tedesco, e fanno del contrappunto come gli istrumenti dell'orchestra. Incantesimo di seconda mano, l'opera va molto bene finch~ la leggi sullo spartito, ma teatralmente è limitatissima, unicolore, monotona, tecr'licissima e fredda, di quel freddo che viene da ogni cosa tratta da un mondo immaginario convenzionale. La traduzione italiana dt:l testo tedesco non l'avvantaggia di certo. D'altra parte, gli artisti abituali del nostro tlatro melodrammatico non sono tagliati per recitare parti di bambini in una fiaba musicale cosi tenue e puerile come questa. La musica è d'un wagnerismo sottile e madido come la pelle sbucciata dell'uovo. Hdnsel contiene tutti gli elementi d'una fiaba alla Walt Disney: il bosco, l'eco, i due marmocchi, il cùculo, le lucciole, il genietto barbuto, la strega, ecc ... f:: il Natale anticipato. In ogni modo, uno spettacolo per cullare i bambini, far loro un po' di paura, e addormentarli; mentre gli adulti non pouono fare altro che sorridere ai loro piccoli tesori, e sbadigliare fino a rompersi le 'tanascc. Ecco la scalinata del cielo: schiere di angeli convenientemente presi sul serio; e lo sfarzo, la ricchezza dei mezzi scenici, il verisrr.o dilatato fino a cadere nel vuoto e nel ridicolo della sproporzione ambientale. • I Romani antichi non ci avrebbero chiamato a vedere un combattimento di galli nel Colosseo. Dobbiamo confessare, tuttavia, che la cronaca della serata ci smentisce spietatamente. Un applauso d'uscita accoglie il direttore Serafin, che attacca la piccola ouvtrture dell'opera. L'inizio è brillante e irruento. Sembra qua.si difficile calmare e abbassare il tono impetuoso di quell'organismo esuberante che è l'orchestra del •Reale•, ma invece, a poco a poco, il corso naturale della recita si regolarizza e si ristabilisce, con i suoi riposi e i suoi silenzi, come un fiun1e che forma i suoi laghi. Accompagnare il palcoscenico, ecco il problema: stare alle costole degli arti , circuirli, seguirli, sostenerli: saltare o ntardare, sempre insieme con loro~ aiutarli nei mali passi, con tutta la leggerezza e la discrezione possibile: esercitare su loro una vigilanza, una tutela continua e paterna: e tenere in mano i fili, e darsi l'aria di essere guidato dal palcoscenico. Non bisogna dimenticare che, fra una bollitura e una sbollitura dell'orchestra, viene a galla il cantante. e a lui fa capo, insieme all'atteniione del direttore, quella del pubblico. In questo Sl·nso, il Maestro Tullio Serafin è il direttore ideale: l'uomo che sa mettere d'accordo un basso e un soprano, che riconcilia dUL·tenori in conflitto, che possiede l'arte di governare un teatro (arte difficile), che trasforma con l'entu~ siasmo un probabile parapiglia, o uno scandalo prossimo o a venire in un travolgente successu. Così, senza parere d'averne merito alcuno, Serafin è la Provvidenza dello spettacolo. Come fa? È un segreto tutto suo: fa vincere gli altri, e si ritrae nell'ombra. Dopo l'HOnul und Gretel, che ottenne un caloroso successo, ebbe luogo, ugualmente bene accJlto, il balletto Il Lago dei Cig11i, riuscita coreografia di Romanoff, su musica di Ciaicovaki. BRUNO BARILLI I.EO WNC(\NESJ - Direttore responsabile !,. /I EOITKIC.:E .,QMNIUUS•. MIL/ISO W.17.ZOI.I & (."•• ,\n. Pf"f l',\rt~ d,lla Slao)ll,)C . MillM IUl'ROl>U7.IOSI ESlo;C.UITE CON MATEk.1/ll.E ►'OTOLR \FICO • n:RR:\','JA. •. l'11bb,/,c1fil ,g~o,ia t., lirc~hl. M1l■no, Via ~alv!n1 10 Td. ~•IKl7 • 1'11ri1,tl, ;e;, R11..- t,•11ubourç Saint-HUl"lurt
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