LA RIVOLTA DI BAli DOlCINOO OONTBO LE TRUPPE DEL GENERALE LEOLEBO {CONTJNU.U. DAL NUMERO PREOBDE.NTE] WUANDO, in onore di Sir Ho- , me Popham, ebbe lu0go una \ 1 I rivi:sta, l' ammiraglio inglese ~ 1 sbalordito calcolò che gli erano passati davznti non mt;no di trenta formidabili battaglioni. Non sapeva però che, non appena ogni re: parto era giunto fuori di vista, gh uomini rompevano le righe, sparivano giù per una grande scalinata e, sfilando per un'apertura nascosta nel muro, percorrevano di corsa un passaggio sottrrranco che conduceva alle caserme dietro S~n.sSouci; là, cambiavano uniforme e tornavano in riga per ripas- -.are vestiti in nuova foggia davanti al trono. Christophe aveva t~atto pr~- fitto dall'idea che hanno gh europei, the tutti i negri si somigliano. L'isola di Haiti in breve prosperò. Il Re, con leggi draconi.ane, pr<:>scrisse l'indolenza cara ad ogni negro, 1mpo5:C a tutti un ferreo orario di lavoro, esigette disciplina, resistenz~, sa<:rifici, ~~ nome di un ideale che 1 suoi suddm non riuscivano a comorcndere. Ma e~li diceva: « Tanto da fare, e così poco tempo! >. Con una energia inesauribile, mise in mare una piccola flotta mercantile, chiamò dall' Inghilterra esperti che costruirono a Cap Henry una filanda con tessitura, monopolizzò il rifornimento della carne. In tutte le trattative d'affari, Haiti comprava con prodotti e vendeva per oro. Con un vecchio cannocchiale di ra• me, Christophe impiegava le ore di riposo ad esplorare le pianure dove avrebbe dovuto fervere il lavoro dei campi. Una volta, dalle mura della cit• tadclla, scorse nella vallata, distante più di un miglio, un coltivatore !1egro addormentato sulla porta della sua capanna di fango. Il Re conosceva quell'uomo; lo aveva già rimproverato due volte perché oziava durante le ore prescritte per il lavoro. Chiamò un capi• tano di artiglieria ed ordinò che foss_e posto in batteria un cannone. Il capitano prese la mira,. Christophe. accese la carica. La quiete mattutina fu rotta da un tremendo rimbombo. Soltanto il coltivatore addormentato non udì. La palla, diretta con precisione, ~fracellò l'uomo e distrusse la capanna. Christophe governava dispoticamen• te. ma senza cattiveria. Solo nell'esercizio del suo diritto era spietato. Una notte mentre ancora cameriere di Coidovid, segnav~ i punti al bigliar?o,. un piantatore, durante un alterco d1 g1uoco lo colpì con una manata sulla ~ca. La cosa per il momento non ebbe seguito. Ma venticinque anni dopo, Re Enrico, governando dal suo palazzo di Sans Soucì, venne a s:iperc che il piantatore ~ra ~n~ora .vivo e dimorava nella vicma c1tta. D1 notte, mentre tutn dormivano nel palazzo, Christophe cinse la sua ~iabola c1 tutto solo, percorse ;i pie~1 le venti miglia che portavano alla città addormentata. Bussò ad una porta. A una finestra comparve una testa bianca: Christophe chiamò giù il vecchio. e gh rammentò l'antica offesa. Ne11a via deserta i due cominciarono a battersi con le spade i il vecchio rimase ucciso. Ma il suo popolo non era soddisfatto: invidiava gli abitanti della vicina repubblica, governata d~ Alessandro Pétion ove ognuno praucava come norma di vita l'« ozio universale>, e d.ove i funzionari di Stato attingevano h.hcramente alle casse della repubblica. Pétion lasciava fare perché era convinto che « tutti gli uomini sono ladri>. Tutto ciò influiva sulle opinioni dei negri di Haiti, ai quali bastava, per vivere, il calore dell'estate perenne, un po' di caffè da vendere in chicchi e una capanna di fango; mentre Christophe avrebbe voluto dar loro co~tu• mi civili per i quali erano ancora immaturi. Le congiure si moltiplicarono. Gli alti ufficiali, i nobili ereditari non po· tevano sopportare che Christophe li colpisse con la stessa severità imt:>iegata verso i cittadini comuni. Un giorno. lo stesso cappellano di corte, scoperto in relazione segreta con i politicanti mulatti della vicina repubblica del sud, ci rimise la testa. 11 re divenne cupo e diffidente. L'eccesso di lavoro lo stremava. Una mattina, si recò ad ascoltare la mes:sa nel vicino villaggio di Limonade. Nella chiesa quasi deserta si attendeva il celebrante, quando, improvvisamente 1 fu visto il Re alzarsi come folle dall'inginocchiatoio e gridare atterrito: « Gran Dio, è Brelle ! ». Aveva veduto lo spettro qel suo cappellano decapitato officiare in silenzio dinanzi all'altare vuoto. Con un urlo acuto stramazzò. La testa battè forte sul pavimento di pietra. Il suo medico scozzese, il dottor Duncan Stewart, dichiarò che si trattava ~i un colpo apoplettico. Christophe rimase paralizzato nelle gambe e nel tronco. In quelle notti i tamburi nascosti e le lente cantilene dei contadini trasmisero di valle in valle la notizia. A Port-au-Prince gli abitanti fÙero grandi feste per la gioia. La ribellione si insinuò nelle file dell'esercito. Interi reparti, gli ufficiali alla tena, si ammutinarono. Anche il Duca di Marmelade, che per punizione un giorno era stato mandato a lavorare alla fortezza., insieme ai delinquenti comuni, passò al nemico. Non restav~, ormai, che rivolgersi alle truppe fedeli, a quelle che ancora lo acclamavano « l'Uomo>, mettersi alla loro testa, esaltarle, piombare sui traditori ed annientarli. In un chiaro mattino, ebbe ini1io l'ultimo giorno di Re Enrico. Per due ore un medico stregone frizionò il corpo inerte di Re Christophe, con una miscela di pepe rosso e rum greggio: un magico linimento il cui segreto era stato importato dall'Africa dai primi schiavi. Poi, il suo servitore fedele lo vestì della sua più splendida unifor"'!c bianco e oro ed infine quattro guardie del corpo 10 1 portarono di peso con il suo trono sulla terrazza principale del palazzo, al cospetto delle truppe schierate nella vallata. Cinquemila soldati negri, a quel punto, udirono la voce del loro Re gridare furioso : « Portatemi il Ca\·allo >. Un urlo entusiasta gli rispose. « Viva il Re>, « Viva l'Uomo >, si gridava, mentre i tamburi rullavano selvag~iamcnte. Christophe respinse l'aiuto delle sue guardie, si drizzò in piedi, con cinque lunghi passi raggiunse il destriero, posò una mano sulla criniera, si curvò un poco per spiccare il salto i poi, mentre la co:t~ e l'esercito intero guardavano attoniti, gli occhi fissi su lui, pian piano si affi:osciò e cadde tra le zampe della besua, il viso contro il suolo. Le forze lo avevano abbandonato. I soldati che avevano visto e compreso, risero. Quel gigante, « l'Uomo>, non era più da temersi. Christophe si ritrovò quasi solo, con pochi compagni accanto, e la sua famiglia in lacrime. li gran palazzo Sans Souci s'era vuotato di colpo; anche gli ultimi servi e le sentinelle « Daho- ;ney > se n'erano andati. A sera, i castelli del Re erano in fiamme. Chri:stophe si congedò dalla moglie, dai figli1 dai fedeli, poi si rinchiuse nella sua camera. Quando udi per le scale risuonare i passi precipitosi dei primi ribelli in cerca di bottino nel suo stesso palazzo, prese qualcosa da una cassetta presso il capezzale. Udì un fragore di suppel 1 lettili infrante. Serrò il pugno destro, e portò alla tempia la mano sinistra che serrava una pistola. Rimbombò uno sparo, seguito da un improvviso silenzio. li Re era morto. Un proiettile d'oro, fuso molti anni prima, gli era entrato nel cervello. Maria Luisa e gli altri non lo abbandonarono ancora. Donarono oro e gioielli ai saccheggiatori, per ottenere il cadavere. Su di una improvvisata barella fu deposta la nera salma, e a mezzanottp la Regina con le due Principesse reali sue figlie cd uno degli ultimi fidi, il barone Vastey, si avvia• rono verso la cittadella. L'alba li trovò sotto le grige mura della fortezza; nessuna notizia era giunta ancora lassù, ma appena la voce si sparse, le sentinelle cd i lavoratori lasciarono i loro posù e si diedero ridendo a11a fuga per raggiungere i ribelli in città. . Bisognava far presto. Una fossa d1 calce, preparata poco prima dai muratori si apriva nella fortezza al centro del g;ande cortile. Vastey _ed il governatore della Ferriire, che era rima• sto al suo posto, sollevarono la barella e la capovolsero i il corpo del Re cadde con un tonfo sordo nel bianco sepolcro. La superficie della ca.Ice tornò calma e liscia ma, sopra di essa, apparve la mano del Re, il nero pugno che egli in punto di morte aveva st:rrato. Bisognava fuggire, per mettere in salvo la Regina e le Principesse; il cadavere del Re fu abbandonato così nella fossa. Alle porte di Pisa, in San Giu~t~, sorge un'antica chiesa dei Cappucc1~1. Risale al r200 e fu in antico un'abazia dei Cistercensi, fondata da san Bernardo di Chiaravalle. Ebbe il predominio del Piano di Pisa fino al I 500 e pos- ~dettc una tenuta abazialc che si estendeva fino al Tombolo. Da quelle parti c'è un cimitero abbandon:uo; da qua-ii un secolo i becchini non vi scavano più fosse. Fra gli •sterpi e le erbacce, le piantt: di finocchio selvatico e le roselline d1 campo, biancheggiano come larve ve~- chie lap~di. Qualche epigrafe fa sorridere: « Giovanni Dumas da Lione - promosse e perfezionò - l'arte dei tessuti in Pisa >. Un tempo, infatti, la Città dei Cavalieri fu famosa per le sue stoffe. E, forse, questo francese morto lavorando lontano dalla sua Lione ebbe qualcosa in comune col famoso romanziere? « Ajub Attalla - oriundo di San Giovanni d'Acri - interprete di Napoleone - comandante delle annate francesi in Egitto - commerciante in Pisa nel sobborgo di San Marco alle Cappelle - morto più che ottuagenario nel 1841 >. A pochi passi è la tomba di un pisano che la morte fece felice: « Sotto questo marmo - estinto giace - il povero Pacini - in ~anta pace>. Nella chiesa del monastero è tutt'orn veneratissimo dai fedeli un affreo::.codella Madonna delle Grazie; ed un antico Crocifisso, -the parlò a San Bernardo nel 1200, domina la prima cappella a sinistra. La terza cappella dallo stesso lato è. i!"titolata a Sant' Antonio, ma la trad1z1one popolare la designa come « Cappella delle More :.. t. più grande delle altre e fu ~aria Luisa, ex Regina di Haiti, rhc acquistò dai cappuccini il terreno ove sorge e la edificò. . I rivoluzionari l'avevano lasciata partire in:sieme alle figlie e alla sorella; forse spinte verso Roma dalla loro fervente fede cattolica, le quattro proscritte vennero in l tali a e si stabilirono a Pisa. Nessun documento resta del loro soggiorno i eppure vissero qui decenni proprietarie dell'immensa fortuna 'che la previdenza_ di C~rist?p~e aveva riserbato loro a1 tempi d1 Sir Popham. I soli segni di quel soggio~n? ~no il ricordo popolare e tre lap1d1! murate nella loro cappeJla, sulle q~~h è incisa tutta la storia del loro c:s1ho. Ecco la prima : « Alle ceneri ~ alla memoria di M. Francesca Améth1sse e di M. Anna Athénaise, figlie di En;. rico l morto Re di Haiti, insigni per religione, per ~ntà di cuore~ pc~ integrità di costum1 e pe~ cortesia d1. trat: to, delle quali, la prima fu ra.Plta a1 viventi in Pisa da ipertrofia d, cuore il 1~ ottobre 1 1 831 1 in età di anni_ 331 mesi 7; la seconda per una contus1on~ riportata nel capo da una caduta, mon nel villaggio di Stresa sul Lago. Mag: giore, il , o settembre 183~1 d1 anm 30 mesi 7. Am~due I~ qu~h, com~ f~- rono concordiss1me in vita, c~1 in morte un comune sepolcro racch1ud~. Maria Luisa, madre dolentissima., vicina al suo termine, ordinò che si ponesse loro questo monumento». Le due principessine negre ~rano ~tate educate da istitutrici americane, cd er:mo state esemplarmente all~v.atc dalla loro piissima madre. Amhet1sse lottò contro il clima, così diverso d~ c1uello del tropico, per un~ici an_ni, poi morì Athénaise invece, giunta m Italia aPpena undi~enne, si acclimatò m~- gli9 adattandosi all'esilio. Trascorse 1I suo tempo visitando il paese che _la ospitava, ma anch'essa doveva monre in giovane età. . . Sepolte le figlie, l'ex Regma visse altri dodici anni; morendo, sua sorella dettò questa lapide : « Q~i riposano 1: spoglie mortali di M. ¼u1~,. vedova d1 Enrico I morto Re d Ha1t1, che con invitta costanza avendo sperimentato l'una e l'altra fortuna, si mostrò eguale sì nella prospera che nell'avversa. Donna adorna di ogni virtù c~istiana e ~- ciale, ~vventrice de' poven1 compassionevole, generosa, la qual7 ha sosten~to wn animo forte la perdita del mante? e di due figli maschi in patria, indi ritiratasi in Pisa, anche quella delle due fi,glie. Sofferti per dieci anni con rassegnazione esemplare acerbi dolori cagionati da un~ ~nc~ena sec_ca del piede sinistro, d1 cui s1.sotto~1se p~- zicntcmcntc all'amputaz1one; m ultimo assalita da ripetuta peripneumonia, confortata dai soccorsi della religione, cessò di~ vivere il 14 marzo 1851 di a. 72 m. ro, colla brama di essere ~epolta in questa cappella che, subito dopo la morte della figlia _maggior~, insieme con l'altra fece costruire. Mana Gcncvieva Coidovìc, unica sorella superstite dell'Estinta, in attestato del suo affetto, alla sorella desideratissima pose q~esto marmo asperso delle sue lacrime>. Finalmente, sotto la tena lapide, nel novembre dell'anno successivo, trovò riposo anrhe la sopravvissuta. Il regno di Christophe era finito a:ssai prima. Uccisi i figli maschi del Re, perché ne fosse estirpato il seme, fu proclamata la repubblica che chiuse le scuole fondate da Christophe ed abbandonò il lavoro nelle fattorie. I grandi palazzi rimasero vuoti, la Ferrière incompiuta. . Per quasi vent'anni tre generali n.egri custodirono religiosamente la c1ttadella1 ed a turno montarono la guardia sulle mura cd al sepolcro ove la calce aveva inghiottito il corpo di Christophe. La cittadella, la Fcrnère - la saccoccia del fabbro, com'era chiamata a.i tempi di Christophe - è rimasta poi vuota e deserta, come in quel mattino d'ottobre di centovent'anni fa, quando vi fu scpo~to .il Re. t. una mol~ più vasta e massiccia della Torre d1 Londra o del Maschio Angioino, eppure cavalca un picco alto tremila piedi sul mare . .È la costruzione più grandiosa che mai sia stata concepita da un cervello di negro o compiuta da mani negre, in tutto il mondo. L'estremità della fortezza che si spinge verso il mare, è costruita in forma di prua ; una prua che s'innalza di circa ccn• totrenta piedi sopra la cresta di un pendìo così ripido, che uomini e asini debbono arrampicarsi in tre quarti di cerchio per raggiungere la base della muraglia. Dietro a questa, in un cortile centrale pieno di erbacce, protetto da ogni lato dai bastioni, si vede una bassa e nuda costruzione di pietra col tetto a punta. Non arriva alla spalla e non c'è nessuna iscrizione che custodi.:.ca la sua misera semplicità. A un'estremità si nota un'apertura non più larga dell'ingresso di un canile e, dentro, un mucchio di pietre frantumate miste a calce disgregata. Là sotto, giace tutto ciò che rimane 1 dopo un secolo, del torpo del Re. (fin,) DINO PASSETTI • MARIANO PIERRO ' t E/PERIMENTO ROO/EVELT E IL MOVIMENTO /OCIALE NEGLI ✓TATI UNITI D'AMERICA A.MONDADORl·MIL~NO·XV SECONDA EDIZIONE "~.ile giudizio ;i può due, oggi, sul~ scorta dei f.1tti, .ill'espcrimento tenuto d.1I Presidente Roostvclt per riordinare su nuove basi 1'economi.1 .imcric.an.ae disciplinare i r.ipporti fu c.1pitalee bvoro ~ediante l'intervento dello Stato e b colbborazione fu le cl.usi sociali? uA questo quesito così complesso e .attuente risponde un'opcr.a poderosissima ul'rsp,-ri11u11to/?..oou11rlt t' il mo11ù,m,tsoocùtlr ,r,-g/i St11tiUniti ' J'Amt'rù-11", dovuto .1Mariano Pierro, uno dei nostri più agguerriti scrittori di economi.a e sociologi.i, che le innumertioli mansioni di ordine tecnico e legisbtivo nel ampo putico, non distuggono d.tgli studi severi". // Mr11•11rro L'ESPERIMENTO ROOSEVELT EILMOVIMENTO SOCIALE IIEGLSITAUTINIDTI'AMERICA Ll PtlJLl IDlJlOII Il t U&nrt& Il tlll.l llttt•&W.l VOLUME DJ PAGINE Xl,bl6 . LIRE J0 LA TERZA EDIZIONE DI UN'OPERA CELEBRE IL LIBRO ANI Ali ' 1.:{1 'i ' ~- "Tombari, !to letto il tuo bel libro, cosi' maestoso, )Jeroefa11tastico,caro e de- )Jofo - Il libro degli animali- d',111.Jiat:1e,1101m1i so110mai se11titota11to/è/ice e grande di11anzi alle cosepiccine cl,e iu ltai intuito, ouer)Jato e descritto nelle trenta fd),o/e dedicate agli 11111diceilla t111p1oetica e.Jilosqfic11solitudine. Bello, bello questo lucido libro commossoe ispirato: e )Jorreicl,e 11nd11spse r le 11111dni t11tti". GINO /(OCCA (Il,;,..;,,,. lll111tr•t• lrl "Po,olo J'/111/i•"J ILLIBRODEGLI NIMALI VOLUME DI PAGINE 2'0 CO?" 16 ILLU. STll,AZ.IONI IN R.OTOCALCO DI A.. BUCO LII\E 20 A.MONDADOBI MILANO l'al<ML •- ,.,_~ k """'4M< aJlioe ddhukeddhcwua ~I'~ .e:~ ",J'.ekd,, mietuta. (',tA- t,(Ut,U ~ l'amiu>dd .......,. ~ tdil"""l<49Mdd-~ L·APERmvo DIGLI INTINDfTORI S. A, ,illllATCLLI ~li.LA ... C •• YC.MCZIA r t' MILLYDANDOLO LADONNA DELMIO DESTINO PA PARTE DELLA COLLEZIONE I ROll!AlfflDI "NOVELLA" ED È 111VEHD!TA A T&E Ll&E IN TUTTE LE EDICOLE ---,.ozIONE PILOCARPINE BREBER ANTONIO GANDUSIO adopera la famota lozione A PILOCARPilfEBREBER, e ci scrive: •Finalmente ho trovato una _ buona lozione per i miei capelli: la "PILOCARPDrEBREBER". ~ - Dovrcbbno usarla tutti, la calvizie sarebbe scongiurata•. ~ t~~!!!!~,;~!~~,!!!!~~d!, !~!!~~ t;)\' _;ç~\ evita il prurito alla cuce, perch~ conuen_e il ~h?ndr u~ d1 P1locar- \ \ ~ pini, aar1n1i10 da cert16c110 d1 Anllm Ch1m1ca. ~ =•· -~'i!:,:..:~:.'~:.~: l'it/:. }\I~ :!~ ../.- 1
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