nelle officine l'uomo isolato. Costui non è più il crumiro o il goffo e timido figlio del1a canonica. L'isolato ha dalla sua la decisione. La sua reazione è schietta, la sua rivolta pericolosa ma necessaria. Soffrirà il dileggio e le minacce, se lo prenderanno durante le occupazioni delle fabbriche lo terranno prigioniero e lo giudicheranno ferocemente. ~1a l'operaio isolato si pone contro corrente, risponde alla violenza. Le accuse più stolte vengono formulate contro di lui, ma egli non è al soldo degli industriali, e quasi nessuno capisce che la guerra e la nuova fede possano aver creato di questi uomini che sfidano le ma&SC e si rifiutano di credere nella divisione dei beni. E intanto, pochi operai fascisti terranno a bada intere officine. COS'è successo? La reazione è eroica come non lo è mai stata la violenza scomposta e crudele. Questo operaio sa benissimo che la nuova fede non gli impone di tornare indietro. Si tratta solo di cambiare dirc-tione : quello che si è conquistato di buono è sacrosanto, s'avrà anche di più e di meglio, ma la china su cui ci si è me~i vuol dire la morte per tutti. Perciò questi operai entrano nelle squadre nere, accanto agli studenti e agli impiegati, cioè a fianco di quella piccola borghesia che non voleva confondersi con i disturbatori e con i negatori. Parecchi sono stati raccolti trucidati ad un angolo di strada. Essi sono caduti non per la classe, ma per la nazione. L'ultima disfatta socialista è nell'agosto 1922 : lo e sciopero legalitario , finisce nel ridicolo, prima di incominciare. Ora gli operai piegano irati i giornali di partito e li custodiscono nelle tasche, invece di agitarli come bandiere. Le loro riunioni alle cooperative sono piuttosto circospette, c'è sempre il timore del camion di fascisti che metta tutto a soqquadro. I seggi gladiatoriamente conquistati nel '14 e nel '1 g sono già crollati o dovranno crollare. Come le galline quando fa temporale, i più preferiscono alla piazza il pollaio al coperto. Mussolini parte per Roma chiamato dal Re dopo l'insurrezione vittoriosa, ed è certo di avere con sé le campagne. Ma la bonifica degli operai è ancora in azione. L'amica degli operai è ancora la bicicletta, ma la Camera del Lavoro è scomparsa. Pigramente questi cperai rientrano nel seno delle famiglie che avevano anche un po' trascurate. I loro figli ora fanno liberamente quello spott che e~i avevano avversato come un pericoloso diversivo, la moglie ha ripreso ad andare a messa. Anche gli scioperi sono stati seppelliti, si parla ora di patti collettivi e di previdenza sociale .. Se seguiamo questa evoluzione ci immagineremo a un certo punto questi operai intorno al monumento-fontana di un Ernesto Dc Angeli a meditare su un ciclo che è senza dubbio veramente concluso. Intorno a questa costruzione, come dinanzi a On altarino casalingo, si possono benissimo riassumere la morale e il tempo passati. Lo sfondo è vivo di case, di grandi e moderne case per il popolo. A cinquecento metri, sulla strada che ogni mattina ed ogni sera conosce i convogli dell'ultimo tranvai belga e la teoria infinita di biciclette, si distendono, semplici e ariosi, quartieri e quartieri. Più lontano, c'è una grande scuola moderna, dove i figli degli operai entrano come non hanno mai pensato di entrare i figli dei e signori,. Le offi'cinc sono bellissime; Ce n'è qui a due passi una che fabbrica quegli aeroplani che hanno attravcnato in squadriglia l'oceano. Pensare ai tempi in cui anche quel Dc Angeli era svillaneggiato, lui che dopo tutto veniva dagli umili, c'è quasi da sorridere. E i tempi dei Consigli comunali? E le feroci concioni sulla borghesia, quella cioè che veramente essi h,inno a lungo invidiato e cercato di imitare? E la sirena della cooperativa messa per suonar l'allarme contro i fascisti, che per il trambusto nessuno, tanto erano tutti occupati a scappare, ha suonato la sera dell'incursione? Un giorno d'ottobre, dopo dodici anni di Regime, tutti gli operai della città si gettano a colonne e a cortei verso la piazza : è il giorno della grande, incondizionata riconciliazione. Mussolini rivolge alla folla la sua parola, e afferma che il discorw che sta per pronunciare sarà ricordato nella storia come il "-Discorso agli Opc~ rai ,. Il lavoro è un dovere sociale che informerà di sé il secolo ventesimo, ln opposizione al secolo precedente e del capitale ,. Le distanze fra le classi tenderanno a diminuire, saranno colmate le ingiustizie di una distribuzione egoistica, la nuova più grande giustizia sociale garantirà agli operai tutte le possibilità di vita e di miglioramento offerte dalla società. I lavoratori, attraverso gli strumenti del Partito e della Corporazione, saranno chiamati direttamente a partecipare al Governo dello Stato e della produtione: ceco la vera rivoluzione per cui s'erano cimentati durante trent'anni. GIANNI CALVI PEBOA NEL LAGO URNAIA CP1nla) J'i;I NTRATO nella Lega delle Nal!J zioni, sempre più ostile ad ogni ingerenza straniera, il vasto regno dell'Iran (un tempo Persia), cerca di perdere il suo antico ritmo orientale e di modellarsi una vita all'europea, grazie alla violenta fantasia del suo nuovo Scià, Reza Pahlavi. Paragcnato a Pietro il Grande e a Napoleone dai suoi partigiani, e ad Ivan il Terribile dagli avversari, questo sovrano è, fra tutti quelli che oggi si conoscono, il più bizzarro e il più audace. Sebbene non discenda da Dario, come sosten-- gono i suoi più fedeli sudditi, la sua vita testimonia ch'egli ha titoli sufficien• ti per essere Scià-in-Scià, Re dei Re. Reza Scià, oggi sui sessanta anni, forte, alto, abbronzato, dagli occhi neri e torvi, cominciò la sua carriera come semplice soldato in un reggimento di cosacchi russi che stazionava nel territorio persiano, dove l'impero di Mosca esercitava una specie di protettorato. I cosacchi correvano tutte le terre che vanno dal Caspio alla frontiera turca, stazionando ora a Tabriz, ora in Armenia o accampandosi sulle montagne, in attesa di qualche scontro coi banditi curdi o con la cavalleria ottom,ma: una vita felice, se non comoda, all'aria libera, romantica e senza pensieri. Ma quando cadde lo Zar e i bolscevichi salirono al potere definitivamente, la brigata cosacca, dopo aver combattuto coi bianchi, non seppe più a chi ubbidire. Reza intuì ch'era giunto il suo momento, che il destino, questa volta, gli offriva una di quelle rare occasioni che fanno di un caporale un generale. Reza l'intuì : era troppo ignorante per .ropcre che la storia, alle volte, procede c"çn la forza di chi non sa leggere o as. salta le banche o uccide il fratello : ma Reza era abbastanza bello e audace e forte per avere fiducia nel proprio destino fisico. La buona salute e la forza muscolare sono di quelle tali qualità morali, di quei tali stimoli, di quei tali principi che vincono, il più delle volte, qualunque destino. Da bravo cavallerizzo, capì dunque ch'era l'ora della carica: radunò i cosacchi e dichiarò che la brigata passava al servizio della Persia. I cosacchi cambiavano patria, ma conservavano un rancio e una paga. La Persia non aveva un esercito regolare o, meglio, non aveva esercito; oltre la guardia dello Scià e poche guarnigioni sparse qua e là nel vasto territorio iranico, non si contavano, in tutto il regno, che poche centinaia di soldati male armati e ingrassati dall'inerzia. Reza contò le forte : egli possedeva una brigata di cosacchi uniti dalla stessa sorte e dalla stessa volontà di farsi un destino, contro poche centinaia di armati, in un regno vasto, discorde e pigro; si decise. Alla testa di 2500 cosacchi in cerca di una patria, marciò su Teheran, e si fece proclamare comandante di tutte le forze di Persia. Ciò accadde sedici anni fa, circa. Reza era ancora un bell'uomo, cavai~ cava a staffa lunga e portava il berretto di ashacan sull'occhio Je~tro (.OJnc gil ufficiali della Guardia imperiale. Sul trono dell'Iran, a quel tempo, sedeva l'ultimo figlio della dinastia Kajar, Sciad Ahmed Mirza. Egli era il legittimo sovrano, lo Scià, e, come tutti i legittimi sovrani eredi di vecchie famiglie, era debole, docile e gentile, o, come si è soliti cl.ire,inetto al governo. In verità, Sciad Ahmed Mirza non era un guerriero, non portava il berretto cosacco sull'occhio destro, non galoppava restando ritto sulla sella, né sbatteva il suo scudiscio sulla faccia dei subalterni, come Reza : no, il buon Ahmed, il vero Scià, il povero sovrano di uno dei più antichi reami del mondo, era un docile principe persiano, un po' gatto e un po' tappeto, senza ambizioni, senza audacie, un re che lascia dormire tranquilli i suoi sudditi : amava solo le donne, ceco tutto, come suo padre e come il padre di suo padre. Un re che non ha nulla da fare, ama le donne; e le donne, fra tutti gli uomini, preferiscono sempre ì re : è co~a vecchia. E re Ahmed Mina amava cd era amato fino al giorno dell'arrivo di Reza. Quando il cosacco l!ntrò a Teheran, tutti restarono storditi: che farà costui?, si chiedevano. Forse ci ucciderà, forse ucciderà il Re, incendierà la reggia, vuoterà le banche, e chissà mai cosa vorrà fare d'altro!, si domandavano. Ma Rcza, il cosacco Reza, non è un soldato di ventura, non è nemmeno un guerriero come lasciano credere i suoi baffi e la sua spada d'argento: Reza è un uomo furbo, uno di quegli uomini che dovunque càpitano trovano e da fare ,, anche se vanno in America. Rcza, dunque, non uccise nessuno; si proclamò solo capo dell'esercito e rispettò la monarchia, troppo antica, troppo amata per affrontarla. Il popolo persiano non aveva ideali, non aspettava riforme, ma amava il suo Scià. Reza rispettò la tradizione monarchica, ma mandò il sovrano a Parigi, a fare un viaggio d'istruzione. E lo Scià, che non era astuto cd era docile cd educato, partì. Rimasto solo, il capo dell'esercito, com'è facile capire, divenne il padrone della Persia o, come è più elegante dire, il dittatore. Ammiratore di Kcmal, Pascià, Rez.a volle seguirne l'esempio e decise di « mettere sui binari occidentali il vecchio Iran >. Così, il 25 aprile 1926, Re;,,a Pahlavi si fece incoronare Scià-in-Scià, vale a dire Re dei Re della Persia. Liberò la corte dai parassiti del vecchio sovrano per mettervi i suoi, e chiamò a ricoprire le alte cariche dello Stato alcuni fedeli ufficiali. Ma la Persia non era ancora matura rr le grandi riforme di Reza Khan : il clero, i prìncipi, i contadini e i nomadi (che in Persia ammontano a circa 3 milioni) ~'agitarono e insorsero, guidati da una setta dallo splendido nome di e Fratelli della foresta >. i « Fratelli , avevano fatto voto di lasciarsi crescere i capelli e le unghie.• finché b. Persia non fosse. libera dai tiranni. Reza e non conobbe ostacoli ,, come si è soliti dire in questi casi, quando si fa tuonare il cannone. Domati i « Fratelli della foresta , e pacificato il paese, il nuovo Scià, ispirandosi ora a Pietro il Grande, ora a Kemal, dech.e, così è scritto nelle storie ufficiali di e ricostruire il nuovo Iran del ve~tesimo secolo>. e La vecchia Persia, paese di fiabe, deve diventare paese di lavoro>, dice Reza, e intanto ne muta il nome in Iran. Reza non vuole trascorrere il tempo come il povero re Mirza, sdraiato sui tappeti fra le braccia delle odalische. No R~za non si diverte a leggere i cla~ici persiani e a raccogliere minia• ture e porcellane; Reza è un cosacco e disprezza la morbida civiltà persiana : egli sa appena leggere e scn~cre,. ma ha udito una grande parola d1 cui conosce appena il significato, una parol., che lo affascina: il progresso. La Persia è vecchia, retrograda, divisa fra la Russia e l'Inghilterra, senza scuole, senza ospedali : Reza non conosce i grandi miniaturisti del suo regno, ma conosce i grandi nomi del mondo moderr:.o: Krupp, Ford, Edison, Marconi ... Questi nomi lo esaltano. e L'Iran andrà sui binari del secolo ventesimo,, ripete Rcza a se stesso: è la sua parola d'ordine, il suo programma. E da solo tenta di far ciò che in Europa avevano fatto la rivoluzione francese, cinquanta anni di socialismo e la guerra europea. L'ex-cosacco, in divisa da generale, come capo dello Stato, come Scià, ingaggia la lotta di classe, di casta, di civiltà : egli è il ca• po del nuovo Iran contro l'antica Persia, ma il nuovo Iran è lui, lui solo1 Reza. Nel ventesimo secolo sono proprio i dittatori che ereditano e attuano i programmi !>OCialisti. Rcza tien d'occhio Kemal, e ne imita ogni gesto. Come il dittatore curco, anch'egli decide di togliere il velo alle donne, e dietro sue istruzioni il capo della polizia porta la nropria moglie, vestita all'europea, a catlè: è uno scandalo, ma è uno scandalo del governo, e gli scandali del governo diventano atti rivoluzionari. Poi1 Rcza comincia la lotta contro i turbanti e le brache abbondanti, e gli harem, e le odalische, e le superstizioni, e le antiche usanze di un popolo formato per due tcrti di arabi, curdi, belucchi e zingari. Si serve del cinematografo. C:. un'idea come un'altra. Compra casse di film stranieri, soprattutto americani, e li proietta nei nuovi cinema governativi o all'aperto, su grandi prati, dinanzi a una folla attonita di pastori stracciati e di contadini. Reza vuole che il suo popolo « conosca le comodità e i lussi dell'occidente ,, che e apprenda ad amare il lavoro e l'igiene ,. I poveri contadini, in gran parte musulmani, che non sanno leggere, che non portano scarpe e conoscono l'ora guardando il sole, fissano silenz.iosi la tela senza comprendere : essi sanno solo che la loro terra è principalmente deserto o steppa, e che dove Allah fa giungere l'acqua crescono grandi frutti. Ma Reza Khan1 sul suo cavallo bianco, ha deciso di andare al galoppo verso il «progresso,. CARLO BEDINI IBillABllMIRTI Nell'articolo: Ditd anni di can(Ontltt, pubblicato nell' Omnib1u del 30 ottobre scorso una frase sulla Casa Vitagliano del· l'imm~diato dopoguerra fu interpretata in modo malevolo contro le intenzioni dell'autore e nostre, e contro il tono di scher• zosa rievocazione dell'articolo. Vogliamo spontaneamente dichiarare che della Casa Vitagliano non ablnamo mai inteMl discutere la rispettabilità editoriale, e che del suo titolare immaturamente scomparso serbiamo un onorato ricordo. Nell'Omnibus del 6 novembre scorso, Al• berto Savinio acccnn6 di sfuggita al Teatro dei Piccoli scrivendo che, dop0 esser stato « esaltato fugacemente a tca1ro d'arte, oggi miseramente giace ncll3: condizione di dnematografuccio a due lm: la pOI• trona >. Contro queste parole, Vittorio Podrecca ci oppone da Buenos Aires sci fitte pagine di car(a bollata per annunciarci che, nel momento in cui scrive, entra nel e nobilissimo teatro Aitnts (non cincmatografuccio) di Buc(loS Aires una fiumana di gente che paga puos 2.50, cioè lire i1:1liane 1 5, il posto, per assiuere al Teatro dei Piccoli >. Prosegue dichiarando che il Teatro dei Piccoli percorse « trecentomila chilometri con quindicimila rappresentazioni in cinquecento città e trenta nazioni davanti a dicci milioni di spettatori >, nelle e più artistiche, vasie e nobili > sale 1eatrali di tutte le capitali del mondo, con plauso e e consacrazioni urficiali di Governi, .di Ca• se regnanti, di Ministeri di Educazione Nazionale, di Società di Belle Arti, di Espo· sizioni teatrali e musicali, e soprattuuo di spettatori di ogni rai.za, di çgni paese, di ogni età e cultura >. Rivendica « a titolo d'onore, il fatto che il Teatro dei Piccoli sia stato invitato, dopo un:1 stagione invernale nei grandi tea• tri d'opera e di prosa dcli' America, a presentarsi durante la stagione estiva nelle « più splendide sale cinematografiche > degli S. U. dove l'ingresso e costa almeno il doppio delle 2 lire saviniane >. Afferma che se il Teatro dei Picr:>li s.i dpvesse e basare su cinema da due lire >, non avrebbe mai potuto vivere con le sue spese di compagnia, ehc comprende e 24 artisti in carf,e e ossa >, « 800 di legno > e « dodicimila chilogrammi di attrezzeria >. non po11• dim1nlìurVi. Voi Ht•I• lmm•n• ubilm1nt. In prima /'!I•, n/11• foll• del Il• <0rdi. lnconfondibil• per il Vo•tro buon olìve-b-bi PORTATILE >---------------· - -- -- - Fino al 6 G•nnalo 1938•XV1, la OllueUI offre In omaggio agli acquirenti di una "Portatile" un pacco di libri, rocchlu•o In cl•gaJ1t• •catola porta-libri, del ualore dl oltre cento Ure. 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L0i51into della kliciU ~DIZIONI UONDADORJ Pacoo .o. p.,,.1 d< Kr.iif , I ncciaiori di mit'n:,b, Willi■m Br-,a · L'archilf0ura delle eolo: H. J•nnina•• t,:re•lil•biokogic■ -e naluraumaoa (' llechhofu Robern• Le, trid, i"llo5Piri1i~m.:. J. ,oo L'olcUll•G. Kri~t. I mondi invll.ib.ili lbfian Tru,, S1etM>fl• Terra e radio nel rownv IH'rn,.,d J•"• . I.a conqui•a d•II• m■1u,,, "OlZJONI UOllPl,Al'ÌI Pacco •I. EDIZIONI UOMPIANJ Pt.COO .,. Ernc:lltu Vuoeol - !>on Bo.to lò~e1ano Cìotta • Giuditio sul bol,c.:-110111<• Il V Doemming .(."he wole il Giappon('' Jo,.;..ph llrmharl • Il Va1k■ ne., pou·nia ~.~~~ lto,.,..11i. U11llt- p.ludi • t.i11oria t,. OI" f,"lor•nti;1, • L'altra ~11ottr• 1,,, "'"'' 1.ri• pr•nlf' ,e l'h•Jia \ G. Ro..i - \';., dt-gti ~p.,gnoli Anlon Z,Jchka• l.aKic,nia n>nlroi monop,;,11 ll•·~•dotriu~ P,pp. ·'"•ni,,. f fine ~I mon&. t'r~--dtrik Tilne} • Biotrafia d•I cfr~\k, o..~i<kriu> P.app • Chi vi,·~ tulle J1tdloc ~ kll()UI f."nnd. ln1rodu1.ione •U• ,ita ftlic-e \lo:id1. ("arre\. l.'IK>RlO, qunlo ..conotdu10 1(0001( Urunngrabff - Radium• romeni.. di un elenwn10 "J«) lbld,m~i - Vii■ prha1a dcli.e, pianlt J. ltudi(don llradJ.r) -,\utobiografi■ dflla Terra ►"ri; dric'h 1.,..,.,.n,. (",ratori d..l mol>don~ccania, Y.DlZJONJ TR~VES Pacco• s, 1-:l)lZIONI TltK\'J-:8 Pacco •-'• nua Ruffo - I.A mia Ji.llr.iloola ,1Jani,- del ~lgio• c~ne nt1nfui lmpcra,ric.- 1'. L, e E. Eriuo • I.a , ;,., d•l1 'av,·oai11, ►:u1aha di Bo,bo,,- ~<elle n>rli d'►:,..,"fl:i \ \lajo«hi - Vi1a di C'hiru,go \ \lun1h,, - I.a ,;1,..-11, J, ...,,n \lich•I" k. X,-landu - I.a conqui ..,a drll"Ahl•inia I, l.unclli • kifu<n-.. l'O!>!itu.tionale faloci,u E..,.a.d 8"') - I. 'hl.am ioe.-1, og,:i, domeni I ,,...,., • .;.(\N,i,:li in-li inSp,tgnae Marocco Gandhi - Aulobi,;,erafia /\<!lumi 1..ga•i ;,, 1..1. ,.orq, Invi.re questo tellonclno •Il• • lng. C. Ollvettl & C.. S. A.• I vre• • D,mt110 lnform11lonl d,1t1glì1t,, ianu •m• p,gno, 111111 ,.o,trl olf•rll di ~n• d'inno 11l1th'1 1lhe.q11hto di 11n1 Olh•■lli Por11til■• Home • Co9nom• lndlr1u:o &nu.o.: RAFFREDDORI. REUMATISMI, NEVRALGIE AHCIDEHTO GUIDA UMORISTICA D'ITALIA OOH BT□PENDE TAVOLEA COLORI 200 DISEGNI 200 ARTICOLI 200 DIAVOLERIE 200 BATTUTE La strenna. che 100000 lettori aspettavano trepidando da un anno! Trovereu nell' ARCIB&RTOLDO i più arguti d1eeguatori e i più divertenti eorittori del Regno. TUTTO DA RIDERE! È IN VENDITA A 4 LIRE IN OGNI EDICOLA
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