Omnibus - anno I - n. 37 - 11 dicembre 1937

I I ~ l I LA ZATTERA DELLA "XEDUSA" (diugno del aoputtiu <klr~ard, ingegnere geografo) (CONTINUAZ, DAL NUMERO PRECEDENTE] 6 luglio, ~econdo giorno LLA ~IATTINA ; nauf ra~~i erano rimas~i 12 7 ; ve11t1 erano morti, e 1 corpi di alcuni, ancora ..,tretti fra gli interstizi della zattera, diventavano un o,tacolo di più per i rimasti. Tutti erano intorpiditi. contusi. immersi fino a metà nell'acqua, eò affamati, già avviati lentamente alla pazzia. I soldati guardavano il mare con occhi vuoti, come animali presi in trappola in attesa della morte. All'alba, il vento s'alzò di nuovo. 11 mare spazzava da un punto all'altro la :i."'-!;.."'_rQa.uelli che non riuscivano a mantenersi nel centro dell'imbarca- ;:ione, pcrivanc, affogati. Al centro della zattera la calca dei corpi era cosl fitta che alcuni furono « 'iOffocati dalla pressione dei compa- ~ni >. Gli ufficiali, ai piedi dell'albero, esortavano gli uomini a spostarsi da un punto all'altro, per evitare che la zattera si rovesciasse. E tomò la notte. Gli uomini si agl'rappavano alle gomene con le unghie '-pezzate; e le ricche stoffe delle uniformi. che un giorno avevano brillato ,;ul Champ d, Marfs erano ora ridotte a brandelli sudici e sfilacciati. In quella notte di luglio del 1816, i veterani di Napoleone, pt:rduta ogni speranza sulla ,..attera dannata, aprirono una botte, bevvero il vino e, mezzi impazziti dalle ,offercnze, 1 si folli dal vino, suonarono « il segnale della rivolta >. Uno di essi. branùita una scure, si precipitò ad un'estremità della zattera e cominciò a troncare le corde che la tenevano unita. Un asiatico, dal!' espressione odiosa e dalle proporzioni gigantesche, indossante una logora uniforme dei Coloniali, av.rnzò verso il gruppo degJi ufficiali. Alexandre Corréard, un ingegnere, lo vide e dette l'allarme: « Aux armes.1 A nous, camarades; nous som· mrs perdus >. L'asiatico cadde in mare sanguinando, colpito dalla sciabolata d'un ufficiale; anche l'uomo dall'ascia fu ucciso, e ben presto la mischia divenne generale. Gli ammutinati si precipitarono sugli ufficiali brandendo spade o coltelli: furono respinti 1 ma non per molto. Indietreggiarono 1 trincerandosi dietro a una « linea d'acciaio>. e cominciarono a tagliare furiosamente i legami della ✓attera. Scoppiò la lotta ,ulla piattafo1ma oscillante e ricoperta di schiuma: molti perirono per col• pi di :.pada, altri furono pugnalati. altri ancor.i caddero in mare, o dai bordi della zrtttera o dalle aperture formatesi fra tavola e tavola. Intanto la Croce del Sud, segno di speranza per i marinai. scintillava all'orizzonte. Gli ammutinati abbatterono l'albero che cadde, con rumore sordo. sopra un gruppo in lotta, < spezzando quasi il femore d'un capitano di fanteria il quale cadde privo di sensi. Egli fu afferrato dai soldati che lo gettarono in mare: ma noi lo vedemmo, lo salvammo e lo deponemmo su un barile, da • dove fu strappato dagli ammutinati che 'it,.vano per cavargli gli occhi con un temperino. Esasperati da tante cru-, deità, n'>n ci contenemmo pila e ci scagliammo furiosamc-nte su di loro». La lu11.1sorse e illuminò i corpi degli uomini uccisi. Gli ammutinati strisciarono ai piedi dei loro ufficiali, chiedendo d'esser perdonati della loro follìa; ma prima ancora della mezzanotte erano saltati alla gola di quegli stessi uf• 1iciali, fc11ndoli con le unghie, coi coltdli e coi denti. fl guardiama.rina Cou?in sedeva? sanguinando da d1vcn,e ferite, sulla piattaforma riropcrta di ichiuma, tenendo fra le braccia un ragazzo di dodici anni. Nell'ossessione che s'era impadronita della loro mente ottenebrata, gli ammutinati credettero che il luogotenente Lozach fosse un certo luogotenente Danglas (il quale si era posto in salvo a bordo di una delle scialuppe), che essi pcn• ~avano esser stato uno di coloro chravevano decretato l'abbandono della zattera : e diverse volte, sotto la luce della luna, cercarono ostinatamente di gettarlo in mare. Fu soltanto verso l'alba, quando il mare si fu calmato e una brezza leggera soffiò dolcemente rnll'imbarcazione e sugli uomini 1 che l'esaurimento e la mortale stanchezza interruppero la carneficina. Sessanta uomini erano morti durante la notte, soldati per la maggior parte; e due botti d'acqoa erano cadute in mare; non restava più che un barile di vino, da dividersi fra i sessantasette sopravvissuti. 7 luglio, terzo giorno « ... essi erano torturati dai pcz-Li di legno che formavano l'impalcatura su cui stavano galleggiando. Le ossa dei loro piedi e delle loro gambe eranu contuse e spezzate, ogni volta che la furia delle onde squassava la z..1.ttcra; le loro carni, coperte di lividi e di orribili ferite, si disfaceva sotto l'acqua salmastra, mentre i flutti rumoreggianti attorno ad essi si arrossavano del loro sangue ... >. L'albero fu alzato di nuovo, e alcuni degli uomini tentarono di prendere dei pesci, ma senza riuscirvi. La razione di vino era ridotta a metà, a causa della perdita delle botti d'acqua. Disperazione, sete, fame lancinante. Gli uomini, affamati, fissavano sguardi avidi sui cadaveri dei loro compagni. Alcuni masticavano il cuoio del fodero delle loro armi e delle cartucccre, quelli ch'erano ancora in possesso d'un cap• pello ne strappavano il cordone ingrassato di sudore e lo masticavano fino a ridurlo una polpa molle. Infine, uno affondò il coltello in un cadavere già irrigidito: in un momento, simili a una mandra di lupi affamati, molti avevano partecipato a « cette affreuse nourrit11Te >. < Vedendo che quell'orribile cibo aveva tuttavia restituito le forze a coloro che ne avevano fatto uso, fu proposto di farlo disseccare così da rendrrlo un po' meno disgustoso>. Un marinaio, che aveva tentato d'in. ghiottire qualche cosa di peggio, divenne spaventosamente pallido e dovette rinunciare al tentativo. La zattera. intanto, galleggiava avanti e indietro, preda del vento e della corrente. Il tempo era calmo e sereno, Gli uomini s'erano riuniti in piccoli gruppi appoggiati gli uni agli altri, né potevano sdraiarsi per via dell'acqua che giungeva. loro alle ginocchia. Quella notte, altri dodici morirono. 8 luglio, quarto giorno quarantotto rimasti si afferravano disperarnmente alla vita. Un branco di pesci volanti passò al disotto della zattera, e circa duecento di essi restarono impigliati fra gli interstizi. Gli uomini li divorarono, ma « la nostra fame era così grande, e la quantità dei pesci talmente irri,;oria, che fummo costretti a nutrirci di un cibo, di fronte al quale la mente umana rabbrividi- ~ce... » : uri!ice di pelle ,;alata tagliate dall'unico cadavere che non era stato gettato in mare durante la notte. La quarta notte, il pauroso grido .- Au\' armes, à nous.'> risuonò di nuovo sulla zattera. Spagnoli e negri. molti dei quali non avevano preso parte al primo ammu1inamento. avevano ~te ciel sangue dei loro ufficiali. Qu<'llo che aveva iniziato la rivolta e la capeggiava, uno spagnolo 1 si fece il segno della croce con una mano, mentre nell'altra il coltello luccicava al chiarore della luna e le sue labbra invocavano il nome di Dio. Gli uomini, scmimpazziti, erano di nuovo alla caccia dell'odiato Danglas. < Un terribile combattimento si scatenò nuovamente: sembrava che scheletri sanguinami combattessero sotto la luce della luna sulla zattera oscillante e ricoperta dai ciuffi biancastri della c;chiuma. I fedeli marinai gettarono lo spagnolo in mare; la povera vivan• dière, con le gambe ricoperte da dolorose ferite, fu scagliata fuori dalla zattera dagli ammutinati e tratta in .salvo dal guardiamarina Coudin, che manteneva ancora, ero\cament,!, ii :.,10 primo comando >. Da entrambi i lati .si combatteva con fuf'ia disperata; quando l'alba spuntò, altri diciotto uomini erano morti, e i trenta rimasti erano quasi tutti mutilati e indeboliti dalle ferite. 9 luglio, quinto giorno < L'acqua del mare ci aveva strap• pato la pelle dai piedi e dalle gambe; eravamo ·coperti di ferite e di contu• sioni che, costantemente irritate dal sale dell'acqua, ci davano una sofferenza intollerabile; solo venti di noi erano in grado di reggersi in piedi o di muoversi ; avevamo vino soltanto per quattro giorni, e appena una doz. zina di pe~ci... .-. 10 luglio, sesto giorno Due soldati che avevano tentato di fare un buco nell'emica botte di vino rimasta 1 furono gettati in mare; « quel giorno mol"Ì anche il ragazzo chiamato Leone, fra le braccia di Coudin >. Rimanevano ventisette uomini. fra i ventisette sopravvissuti, ùodici - e fra di essi la uiuaridière, che aveva le gambe tutte gonfie e la pelle che veniva giù a brandelli - erano moribondi: « ricoperti di ferite e quasi tutti impazziti. Tuttavia avrebbero potuto resJSterc abbastanza a lungo per ridurre la nostra provvista di vino a una razione insufficiente a chicchesia, Ciò non avrebbe fatto che ritardare la loro fine, mentre dar loro una quantità maggiore avrebbe equivalso a diminuire una provvista già irrisoria, Dopo un'ansiosa consultazione venimmo alla decisione di gettarli in mare e tenninare così una volta per sempre le loro sofferenze ... ». Tre mijrinai e un soldato, che avevano conservato un poco pili di forza degli altri, sollevarono i corpi dei moribondi veterani di Napoleone e della moglie del vivandiere e li lasciarono scivolare nelle onde. « Questo ci dette mo~o di prolunga~e i_n?stri. mezzi di sussistenza per altri sci g1orn1>. In seguito i quindici rimasti gettarono in mare anche tutte le armi, che avevano già compiuto la loro opera sanguino,;a, eccetto una sciabola. Seguì .,llora la rapida disintegrazione dei corpi, la decomposizione, entro pochi giorni, del sangue 1 delle ossa, dei mu~oli e dei tendini. I naufraghi uivevario, mentre la zattera galleggiava alla cicca e le bianche nuvole si rincorrevano nel ciclo tropicale: ma di giorno il sole Ji bruciava e le loro lingue :i'incollavano al palato arido e asciutto i e di notte si davano il turno per riposare nell'unico punto rimasto libero dall'acqua, una specie di piattaforma che avevano costruito nel centro, con alcune delle tavole della zattera. Il nono giorno « una farfalla bianca ddl..t \))l'flC ro..,ì<omune in Francia > si posò !iulla \·eia immobile. Qucst'appari,ionc dette a tutti qualche speranza. 14 luglio... Commemorazione della pre,a della Bastiglk.. in Francia. La bella Francia. la < ~ifarsigliese >... « Ma1(hom, marchon1, lts enfants de la patrie ... >. Uno dei quindici si fa colare attra- \'Crso le labbra screpolate alcune gocce di un liquido per pulire i denti, da una piccola fiala rinvenuta chissà come. E!i.-..g.lli produce « una dcliz.iosa sensa1ionc. che però non dura a lungo>. Trenta spicchi d'aglio e un piccolo limone li tengono ancora in vita, assie• me a piccolissimi sorsi di vino; essi cercano riparo dal sole che li brucia ~uo l'acqua che copre in permanenza la parte anteriore della zattera. Anche i pili piccoli sorsi di vino, ormai, producono into ..sicazione nei loro corpi devastati i Coudin, Charlot cd altri vogliono gettarsi in mare, e ne sono < dis- :.uasi a fatica >. Sete atroce, occhi accecati dal !iole, corpi che puzzano 1 pros- ~imi a dissolversi ... « Uno o due bevcttcro acqua di mare, o peggio>. I quindici sciagurati furono tratti in -,alvo il 17 luglio dal brigantino Argus che, di ritorno dal Senegal, era :itato mandato indietro in cerca della zattera. Più che uomini, essi apparvero be· stie: i loro ventri avevano il colore dei cadaveri, gonfi e sporgenti; le loro labbra bruciate dal sole, screpolate e sanguinanti; i visi ricoperti da barbe .uruffate; i capelli scarmigliati e imbiancati; le gambe ricoperte di ferite e contusioni fino a mezza coscia; i corpi piagati e sozzi1 gli occhi incavati e pieni di follia. Quei quindici avanzi umani, seminudi, morenti, strisciarono gemendo fino all'orlo della zattera, quando il brigantino si avvicinò ad essi 1><'rraccoglierli. Dei quindici, cinque morirono poco dopo ch'ebbero raggiunto Saint-Louis. Le persone che s'erano rifugiate nelle :.cialuppc di salvataggio raggiunsero tutte felicemente la riva. Quattro delle imbarcazioni approdarono in differenti punti dblla costa e i passeggeri proseguirono il cammino fra stenti e privazioni, fino a Saint-Louis. Il .~overnatorc Schmaltz e il comandante La Chaumercys, che vin.ggiavano comodamente nelle loro scialuppe ben provviste e bene equipaggiate, si fecero tra• sportarc dagli uomini della ciurma « in sicurezza. e con rapidità> direttamente fino a Sa.int-Louis per mare, rifiutando apertamente ogni solidarietà e aiuto per il resto dei naufraghi . Nes,;un tentativo fu eseguito per por. tare in salvo i diciassette rimasti sulla ,\lledusa fino al 26 di luglio, cioè sette giorni dopo che furono sbarcati i sopravvissuti della zattera, e diciassette dopo che Schmaltz e La Chaumereys ebbero raggiunto il Senegal. Allora fu che/il governatore < si risovvcnte fi. nalmente che erano rimasti, a bordo, circa cinquemila franchi in monete d'oro e d'argento nonché una gran quantità di provviste che sarebbe stato molto utile poter ricuperare >. « Parlando di queste cose>, ebbe a dire l'ingegnere Corréard, uno dei SO• pravvissuti della zattera, al governa• tore, « voi non fate menzione di qualcosa infinitamente pil1 prezioso: i diciassette infelici esseri che sono rimasti lassù >. < Poh », rispose il governatore, < si può giurare che non ce ne saranno rimasti vivi neppure tre >. Erano rimasti, invece, proprio in tre. Un tre alberi partì diretto verso la Medusa il 26 luglio, ma due volte dovette tornare in porto, senza aver rag• giunto la fregata, essendo « in cattive condizioni e non sufficientemente equi• paggiato >. Finalmente, cinquantadue giorni dopo che la A1edusa era sUHa abbandonata fra la paura e lo sgo- ·mento1 il. Ire alberi potè raggiungere il detrito, scolorito dal sole, sbattuto dalle intemperie, per raccogliere sui suoi ponti in rovina i tre superstiti, scmimpazz.iti e barcollanti, che vivevano da !~~~!ic~~o~ei:i edi~iias~~i~~~~a~~r~i· masti a bordo in origine, dodici avevano perso ogni speranza d'esser salvati, dopo sei settimane: avevano costruito una zattera e su quella s'erano imbarcati sperando di raggiungere la riva. L'imbarcazione si era aperta, e i dodici erano annegati. Un altro, mezzo impazzito, si era calato in mare affidandosi ad una stia da galline, e non se n'era saputo più niente. Un altro era morto nel momento in cui il tre alberi aveva raggiunto la nave. J ire sopravvissuti, con la pelle tirata, l'addome gonfio, la mente sconvolta, avevano frugato dovunque, simili a topi affamati, ognuno per proprio conto, sorvegliandosi a vicenda con sguardi d'odio, un coltello nella mano. Fondi di botte, recipienti d'acqua sporca, barili, tutto ciò che poteva offrire nutrimento era stato conteso e divorato. L'equipaggio del tre alberi trovò i superstiti seminudi e con espressioni bestiali, ma gementi di gioia alla vista dell'imbarcazione sai• vatrice. Dei tre due morirono subito dopo l'arrivo al Senegal; il terw, « che pretendeva di conoscere una gran quan• tità di particolari relativi alla diserzione della fregata, fu assassinato nel suo letto al Senegal proprio alla vi• gilia della s\la partenza per la Francia. Le autorità non poterono mai scoprire l'a,;c;assino>. HANSON W. BALDWIN (Trad. di A. Cassiria)

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