Omnibus - anno I - n. 36 - 4 dicembre 1937

LA BADA DI PORT-AU-PRINOE NEL 1818 , \'1 ESSUNO sa doveJ nacque Enj , rico Christophe. Era figlio di , una schiava negra. Il pian- . tatore suo padrone, un inglese residente in una isoletta britannica (forse Kitts, allora chiamata St. Christopher), nelle Indie Occidentali, probabilmente non scrisse, nei suoi regi!lòtri, nemmeno quel!' annotazione çhc usava per altri beni mobili, più co- ~tosi dei piccoli negri partoriti dalle ,ue schiave. A sette anni, dopo un'infanzia tra- ..c,orsa a ~iocare nudo coi suoi compagni pei viali erbosi, tra gli intristiti banani, o a succhiare pezzetti di canna da zucchero nei campi della pianta- -~ionc, fu collocato come apprendista presso un negro che esercitava il mestiere del muratore. A dodici anni scappò dietro a un capitano di un veliero francese che fece rotta verso San Domingo, come allora era chiamata )'intera isola di Haiti, che apparteneva, in parti uguali, alla Francia e alla Spagna. Fu nell'agosto 1779 che il bastimento, che lo aveva trasportato lontano dell'isola natìa, ao,mainò le vele nel porto di Cap François e trovò la rada piena di navi. 11 signor conte d'Hestaing, ammiraglio del Re di Francia, l'aveva da poco preceduto nel porto, con ventiquattro vascelli di linea. E aveva annunciato che, in seguito alla visita al Re di Francia di un certo Beniamino Franklin, la colonia di San Domingo doveva contribuire con 1500 uomini (come già avevan fatto la Guadalupa e la Martinica, con oltre 2000 volontari) per portare aiuto alle colonie inglesi del continente americano, in lotta contro la madre patria. Tutta la città era sossopra, e le vie rigurgitavano di truppe in attesa della partenza. Un giovane ufficiale di marina cercava qualcuno che gli lucidasse ~li stivali e lo servisse a mensa. i gli fu proposto l'acquisto di Christophe. L'affare. fu immediatamente concluso, ed il piccolo Enrico si imbarcò di nuovo. La squadra dell'ammiraglio d'Hestaing partì con gran pompa, rag(?'iunse le ,.·oste della Georgia, si dondolò inutilmente all'àncora per un mese, e poi rifece vela verso il sud. Ma gli sparuti coltivatori dei nuovi Stati Uniti d'America bastavano ormai da soli a difendere la loro bizzarra idea di indipendenza. A Cap François, dall'ufficiale che ,tava per tornare in Francia, Christophe fu venduto ad un locandiere negro, certo Coidovic, proprietario dell' Albergo della Corona, e divenne mozzo di stalla. Più tardi, seppe elevarsi alla dignità di cameriere e di segnatore di punti al bigliardo, ciò che gli permise, con le mance dei numerosi clienti, di ,tccumulare un gruzzoletto con ìl quale, a vent'anni, potè comprarsi la libertà. Più tardi Coidovic gli concesse in sposa una figlia quindicenne, Maria Luisa. Fra le felici coltivazioni di zucchero, 1:affè e cotone dell'isola maggiore del Mar Caraibo, ove lente navigazioni di bastimenti negrieri avevano scaricato per decenni le stive zeppe di carne da lavoro, il piantatore bianco distribuiva colpi di scudiscio e accumulava milioni. Gli schiavi seminudi sudavano curvi nei campi infuocati 1 mentre dolci creole e mulatte sospiravano sdraiate nelle amache. Meno di cinquantamila erano i bianchi, circa ventimila i mulatti liberi e più d.i mezw milione gli schiavi, tutti divisi fra loro dal disprezzo, dall'odio e dalla paura. San Domingo era, insomma, come un barile di polvere. Quando giunse la notizia che la Bastiglia era caduta, nel 1779, e l'Assemblea Nazionale francese aveva decretato l'eguaglianza di tutti gli uomini, senza distinzione di colore, fu come se la miccia di quel barile fosse stata accesa. I bianchi si svincolarono subito dalla madre patria e, come primo atto di indipendenza, giustiziarono due ·mulatti ~~ii'a~::; 0 rn3ij:tt~:\f!· ::rC::7~~~a\~ neo-governatore repubblicano, abbandonata Port-au-Princc, sua capitale, si asserragliò in Cap François, difesa dai mulatti. Allora i negri si accors:ero che era arrivato il momento atteso per due secoli. I bianchi contro la Francia, i mulatti contro i bianchi, ed i cupi schiavi, carichi di odio, contro tutti. La polvere del barile esplose. Il 2~ agosto I 795, alle dieci e mezzo di sera, un tamburo tam-tam ruppe il silenzio della notte tropicale. Attraverso le valli, altri tamburi risposero e, un momento dopo, centinaia di tamtam rullavano lo stesso segnale selvaggio. Prima che la notte finisse, le pallide stelle eran cancellate dal bagliore di mille incendi. Il negro Bukmann, un grande stregone, era alla testa della rivolta. In numero incalcolabile i bianchi, svegliati di .soprassalto nelle loro grandi case tra i manghi, furono massacrati. Per otto giorni le bande ribelli si abbandonarono alla vendetta; poi furono disfatte alle porte di Cap François. La testa di Bukmann finì sulla cima di un palo. Qualche mese prima, anche la testa di Luirri XV[ era caduta in un paniere. Un piccolo negro di mezza età, già cocchiere in una piantagione remota dell'interno, Francesco Domenico Toussaint, succedette a Bukmann nel comando, e con gli altri capi della rivolta si rifugiò nella parte spagnola dell'isola, divenne generale dei ribelli spagnoli e si rivelò, negli avvenimenti che seguirono, il più grande soldato della sua razz.'l. La Francia era entrata in guerra contro Plnghilterra e la Spagna: Toussaint in breve mise a mal partito le forze francesi, finché i commissari civili della Repubblica concessero la libertà a tutti gli schiavi di San Domingo. Allora, pieno di gratitudine per il nemico, Toussaint ricominciò a combattere, sullo stesso territorio da lui prima conquistato per la Spagna 1 a favore della Francia ; espugnò d'assalto una doz1ina di città .E,_d innalzò su ,ciascuna il tricolore di Valmy, proclamando, mentre avanzava, l'emancipazione generale dei negri. Giunse infine col suo esercito alle porte di Cap François e fu accolto come un liberatore; reggimenti di reclute nere affluirono sotto le sue bandiere. Fra i primi volontari fu Enrico Christophe, che aveva allora 27 anni e che ricevette il grado di sergente. Nel rapido avvicendarsi e mutarsi di sorti, che agitarono gli anni seguenti, Christophc scompare, per emergere sette anni dopo come generale, inferiore di grado soltanto al grande Toussaint; aveva la carica di governatore della regione di Cap François, e possedeva il pala7.ZOpiù ricco e meglio arredato della città. Era perfino riuscito ad imparare a scrivere il suo cognome : Christophe. Toussaint aveva debellato gli. eserciti spagn9li, aveva respinto gli inglesi in mare, ave'va guadagnato la dignità senza precedenti di governatore generale di San Domingo a vita, ed era ossequiente alla Francia, finché questa non pretendeva di comandarlo. Fra i ~uoi luogotenenti, oltre Christophe, brillavano Gian Giacomo Dessalines, detto « La Tigre>, cx-schiavo africano di un negro, feroce, illetterato, generale anche lui dell'esercito di Francia; cd Alessandro Pétion, figlio bastardo di un artista francese e di una mulatta, studioso, soldato, buon pittore e amante del suo popolo. Ma venti altri, di levatura quasi uguale, erano emersi dalle file cenciose del canagliesco esercito negro. Durante quei sette anni un piccolo còrso come un ciclone aveva attraversato l'Europa spinto da una ambizione sfrenata e, all'alba del diciannovesimo secolo~ aveva raggiunto il Primo Cons0lato di Francia. Gli occorrevano, ora, per la ricchezza e la potenza del ,-uo futuro impero, ricche colonie. E San Domingo, un tempo il più importante ·possesso francese d'oltremare, gli era in certo qual modo sfuggito di mano. Fu per questo che ventiduemila soldati, fior fiore dèi sanculotti che avevano conquistato l'Italia e l'Austria, imbarcati su ottantasei vascelli, espressamente costruiti, al comando del trentenne Le Clerc, marito di Paolina Bonaparte, partirono per do.mare quegli cx-schiavi diventati generali. Ma quando la possente Rotta fu all'àncora, davanti Cap François, il generale Christophe, piuttosto che cedere la sua piaZ?.aforte, la mise a fuoco, e Le Clerc e Paolina, sbarcando, affondarono i piedi nella cenere ancora calda. La guerra che ne seguì fu lunga, lenta, sanguinosa. I fieri soldati francesi che scampavano alla guerriglia delle bande di Toussaint, morivano di febbre gialla. Infine Le Clcrc riuscì, con uno stratagemma, ad impadronirsi del vecchio condottiero negro e a spedirlo in Francia ; ma dovette seguirlo, poco dopo, rinchiuso in un fe. retro, che Paolina in gramaglie riportò a suo fratello. La febbre gialla aveva colpito anche lui. In capo a un anno, da Dessalincs, i francesi furono respinti per sempre dal loro dominio. Dessalincs, assurto al supremo comando, ribattezzò l'isola con l'antico nome indiano di Haiti, « la montagnosa >, e, dinanzi al suo esercito vittorioso, proclamò l'indipendenza della nuova patria dei negri. Nell'agosto 18o4, Napoleone assunse il titolo di [mperatorc. Due mesi dopo, Dcssalines ne seguì l'esempio e fu incoronato Jean Jacques le Premier. Ma i suoi due anni di regno furono spaventosi. Alessandro Pétion fomentò la rivolta contro di lui, cd i suoi stessi soldati lo fecero a brani. Dopo la sua caduta, fu redatta una costituzione repubblicana, nella quale i mulatti riuscirono ad affermare il principio per il quale, in fondo, avevano sempre lottato: il riconoscimento, cioè, della superiorità del loro sangue su quello dei negri. Ma Christophe radt'mò le sue truppe, e mosse alla volta di Portau-Prince; raggiunse la città proprio mentre vi entrava l'esercito mulatto dal sud. Christophc attaccò e fu respinto. Avrebbe potuto ritentare con successo, ché i mulatti erano stremati i l'impazienza di concludere lo indusse ad abbandonare la città al suo destino. D'altra parte, non voleva, sotto il suo comando, gente che gli sarebbe sempre stata ribelle. Il suo esercito, con la stessa celerità con cui era calato, ri- . tornò nel nord e fu congedato. Gli uomini del sud fondarono, con la loro costituzione, e sulla terra che era loro rimasta, una repubblica indipendente. Christophe, governatore in capo del territorio al quale e~li stesso aveva fissato i confini, si accinse a ridare splendore ad Haiti, che si trovava, dopo tanti anni di lotta, in condizioni economiche disastrose. Pua prima cura fu di creare un sistema monetario. Vi era, nella vita dei contadini, un elemento quasi indispensabile, la gourde, una 2ucca rampicante, che, seccata al sole, pulita dai semi e tagliata in cene forme, veniva trasformata in utensili per la vita domestica: ciotole, cucchiai, fiaschette. Simili stoviglie duravano solo due o tre stagioni; però, in compenso, si potevano aver nuove ogni anno. Christophe emanò un editto arbitrario che dichiarava proprietà dello Stato tutte le zucr.he verdi di Haiti. Stava appunto maturando un nuovo raccolto, cd in ogni comune i suoi soldati andarono a confiscarlo. Quando, dopo non molto, le zucche a centinaia di migliaia furono depositate nel « tesoro>, Christophe attribuì a ciascuna di esse il valore di venti soldi. Poco dopo i coltivatori portarono il raccolto del caffè alla capitale; Christophe lo comprò tutto al preuo corrente e lo pagò con le zucche, delle quali i contadini sentivano ormai urgente bisogno. ·! Poi rivendette il caffè a mercanti eu- j ~~f1~ S~at~tt:~~~ if n ~i~c~l:zfi~~ ~~~ ~ Pu 0 n~~la!io~se~~~a ~~b~~ftf ~~c~hi:~g~ ! . gourde. :I i 1 rapporti con le potenze preoccuparono Christophe, finché non riuscì a stringere eccellenti relazioni con l'Inghilterra, per mezzo di Sir Home Riggs Popham} comandante in capo della flotta delle Indie Occidentali, che gli fece visita ad Haiti, e, quando ne ripartì, portò a bordo della sua nave anuniraglia un pesante for.liere di ferro chiuso col sigillo reale. Conteneva sei milioni di dollari oro, da depositarsi presso la Banca d'Inghilterra al nome di Maria Luisa Christophe. Anche la Francia, in seguito, attratta dalla ricchezza degli scambi commerciali attivati da Christophe, tentò di riprendere i rapporti con la sua ex-colonia. Nel 1814, Luigi XVIII mandò :~ ~t~i:~o d~~u•\':f!ti~eFi:r ;~~fzf:O: di colonia francese. Christophe giustiziò uno di essi come spia, e rimandò l'altro in patria con un orcio pieno di semi minuti e con l'incarico di dire al Re che, per sottomettere Haiti, sarebbero stati necessari tanti soldati quanti erano i semi dell'orcio. Nel 1815 Napoleone, tornato dall'isola d'Elba, gli propose un'alleanza. Christophe rispose con una breve sfida sprezzante. Ma era necessario resistere; resistere in tempi in cui le repubbliche non godevano ancora molta popola'rità. Perciò, alcuni saggi consiglieri di Stato si adunarono nel marzo 181 r per studiare il grave problema. E poiché Christophe, colui che i soldati cd il popolo avevano appellato «l'Uomo>, era già un sovrano in potenza, perché indugiare? Cosi Christophe dovette con gran fatica imparare d'urgenza a seri• vere la sua nuova firma, « Henry [ >. Una volta imparata trovò che era più facile che Christophc; era più corta. Fu incoronato re da un prete cattolico francese, padre Cornelio Brelle, che assunse la carica di cappellano di corte. Alla cerimonia 1 celebrata con inaudita solennità fra il giubilo popolare, assistettero quattro principi, otto duchi, ventidue conti, trentasette baroni e quaranta cavalieri. Costituivano la nobiltà ereditaria di Haiti, una aristocra~ia che aveva un mese di vita ed era stata creata per ordine reale. Enrico I, che conosceva il suo popolo, aveva ricompensato i suoi amici. Dal nome faceto che alcuni allegri piantatori avevano imposto a due dei più importanti distretti dell'isola si ebbero, fra gli altri, il duca di Marmelade, governatore di Cap François, città che, per riconoscenza verso il sovrano, era stata ribattezzata Cap Henry, e il conte di Limonade, ministro per gli Affari E.steri. Uno dei più alti funzionari di Stato era il barone Vastey, segretario particolare, e, quantunque mulatto, intimo del re. La reggia fu costruita a Milot, nell'interno, di fronte ad un'ampia vallata. Là, contro una collina, Christophe situò la sua casa, che ebbe nome Sans Souci. Era il più bel palazzo del Nuovo Mondo, senza riscontro per ~icchczza di locali, per lusso di addobbi e di mobilio. Un arsenale, una cappella, le caserme della guardia, una stamperia munitissima, una scuderia, gl( uffici dei ministeri sorsero tutt'intorno. E tutto era grandioso, come grandiosi furono i castelli che Enrico edificò nelle tenute della Corona. Ma il monumento che il re elevò in ricordo del suo lavoro d'apprendista muratore a Kitts, fu la Ferrière, l'immane cittadella che egli volle a difesa di Cap Hcnry, colossale fortezza di pietra, che s'erge su una vetta scoscesa, a tremila. piedi sul livello del mare, con mura alte da 8o a 130 piedi, e può contenere diecimila soldati. La armò con 365 cannoni di bronzo, uno per ogni giorno dell'anno, e vi lavorò egli stesso a trasportare pietre e calcina insieme a coloro che, qualunque colpa avessero commesso, egli, invariabilmente, aveva condannato ad un periodo più o meno lungo di lavori forzati, nell'interesse della difesa dello Stato. Uno speciale corpo di guardia, composto di mille uomini detti «i Dahomey del Re >~ 1 posto a presidio di Milot, pos.sedeva numerose uniformi tutte diverse e una più pomposa ddll';\ltra. (continua) DINO PASSETTI J Nella stagione invernale il miglior allealo della propria aa)ute è un tubetto dl c9mpreeae RODINA. RODINA combatte: Influenza Rcdfr-eddori Reumatismi Nevralgie Emicranie montecatini È prodotta interamente in Italia Creazione SllUZÉ di S.JONASSON & C.. Pisa

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