~3 El GIORNI SCORSI, a proposito del viaggio di Lord Halifax a B~rl.ino, si è ricordato da _varie parti 1I precedente della missione Haldane. Con quale fondamento? E cosa fu veramente questa famosa missione? L'S febbraio 1912 il ministro della guerra britannico, il colto ed energico Lord Haldane, arrivava quasi segretamente a Berlino per essere ricevuto dall'Impert'ltore Guglielmo 1I in missione confidenziale. Non lo accompagnava l'ambasciatore in- ~lese Sir E. Coschen. L'accompagnavano, invece, due grandi finanzieri, il tedesco Alberto Ballin e l'oriundo tedesco Ernesto Casscl. L'Europa era ancora sotto l'impressione degli avvenimenti di pochi mesi prima. Il 21 luglio del 1911, nel momento culminante della crisi marocchina, la Germania aveva inviato unn nave da guerra ad :\gadir destando l'allarme in tutte le capitali d'Europa. Da quando si era iniziata la corsa agli armamenti la pace non era mai stata cosl gravemente minacciata. Durante quarantott'ore la guerra parve imminentcj ma ogni pericolo si dissipò quando l'Inghilterra si schierò decisamente dalla parte della Francia. Che cosa, adunque, andava a fare a Berlino Lord Haldane fiancheggiato da persone notoriamente care all'Imperatore? Quali fatti nuovi erano intervenuti? Per molti anni siamo rimasti totalmente all'oscuro dei particolari capaci di illuminarci su quello che si può considerare l'episodio diplomatico più saliente del periodo immediatamente precedente la guerra mondiale. Solo negli anni successivi alla guerra si è fatta la luce sulla missione di Lord Haldane. E con quanta fatica e anraverso quale laboriosa opera di ricostruzione. Ci sono volute le pubblicazioni biografiche cd autobiografiche dei pen.cmaggi impegnati in quei negoziati, i ricordi degli uomini di governo dell'epoca, le rivelazioni degli archivi dei governi caduti, dei governi tra.volti dalla guerra e dalla rivoluzione. Decisivo il volume XXXI della oramai celebre raccolta Grout Polit1k dtr Europaischni Kabinelle sui documenti confidenziali concernenti in modo particolare i rapponi fra la Gran Bretagna e la Germania fra il settembre del 19r I e l'ottobre del 1912.. Il ,eto, che alla fine del luglio 1911 i ministri inglesi avevano opposto allo sbarco dei tedeschi al Marocco, aveva grandemente indignato l'Imperatore. E, non meno di lui, gli alti gradi dell'esercito e della marina. Già il 3 agosto l'ammiraglio Tirpitz esigeva, come risposta all'Inghilterra, la costruzione di nuove unità navali. Guglielmo I I non era alieno dall'acccttame 1·1dea. In calce ad un articolo del Timts egli postillava il 31 agosto: "~ sotto la pressione della nostra flotta e nel sentimento dell':mgoscia che gli inglesi verranno ad un'intesa•· E per suo ordine gli ammiragli compilarono un piano • addizionale• alla legge navale del 1900, col quale si mirava al rafforzamento delle squadre della flotta di combattimento mediante una ten:a squadra di cui avrebbero dovuto far parte tre nuove drtadnoughts da costruirsi in sei anni. Queste erano le intenzioni dei militari alle quali Guglielmo I I non mancava di dare il suo assenso. Ma al Cancellierato e nel Corpo diplomatico le opinioni erano del tutto divene. In questi ambienti, si era francamente favorevoli ad andare incontro agli inglesi con offerte di amicizia e di collaborazione invece di minacciarli e di irritarli coi nuovi annamenti navali. Per vari mesi, durante tutto il 1911, si impegnò, intorno all'Imperatore, una lotta serratissima fra gli ammiragli e la Cancelleria. Tirpitz non ristava dall'esercitare ogni genere di pressioni per varare il suo piano addizionale•• mentre Bethmann-Hollweg cercava di guadagnar tempo chiamando in soccorso il ministro delle finanze. Guglielmo I I - come appare, oramai, incontestabile dalla pubblicazione delle sue note segrete - mandava avanti contemporaneamente l'una e l'altra tattica, cercando di conciliare le due opposte correnti, ma senza riuscirvi mai. È quindi facile immaginare l'impressione che gli fece un rapporto segreto inviato da Londra 1'8 gennaio dal barone von Kuhlmann, che reggeva in quei giorni l'ambasciata in assenza del titolare von ~etternich. Il rapporto, assai diffuso e circostanziato, era, fra l'altro, di un'audacia senza precedenti. • Le relazioni fra l'Inghilterra e la Gcnnania sono a un punto critico. Due vie :!IÌ presentano attualmente: la Germania,. senza modificare il suo programma navale, si assicura l'appoggio dell'Inghilterra, degli accomodamenti capaci di garantirle in Africa un avvenire di grande potenza colonialcj oppure, subendo la pressione di una parte della stampa, intensifica il suo programma navale e rovina, così, ogni possibilità di intesa coloniale e generale con l'Jnghilterra. Jn questo caso, si va veno il conflitto annata con le potenze della Triplice Intesa. Si; lo dico francamente, brutalmente: la Germania deve scegliere fra due vie: da una parte la possibilità di una pace onorevole, di una espansione coloniale, di un incremento di ricchezza e di civiltà; dall'altra, il risveglio dell'antico odio, l'appoggio dato ai nostri nemici, la prospettiva di pericoli molto seri •· e Diplomatico di sventura!• commentava l'ammiraglio Tirpitz. E Guglielmo I I dal cant') wo: Ecco un buon allievo del conte Metternich. Colonici Ne abbiamo abbastanza. Se ne voglio ancora, ne comprerò o mc le prenderò senza il permesso dell'Inghilterra. Né il Congo né le colonie portoghesi le appartengono. L'Inghilterra vuol darci quel che non le appartiene, come il Marocco. Il punto capitale è il riavvicinamento politico con l'Inghilterra. Questo in prima linea. Finché non l'abbia raggiunto, non mi occuperò affatto di negoziati coloniali con essa e non cambierò di un apice il mio piano di difesa navale•. Queste furono le prime impressioni. Il proposito di Guglielmo II era ben chiaro: avvicinamento all'Inghilterra senza deflettere di un pollice dall'armamento navale. Ma Guglielmo 11 non si contentava di postillare aspramente il rapporto del suo diplomatico a Londra. Volle confutarlo zioni e tirati fuori dalla politica mondiale. Vuol -iir .. che si vuol risolvere senza di noi, a tre, la fonnidabilc questione asiatica: Triplice intesa, Giappone, America. Se l'Asia è divisa, la nostra esportazione industriale e il nostro commercio subiscono un tracollo per sempre. Saremo costretti a riaprire la porta, che attualmente ci è aperta, con la flotta e con le granate. lo ho edificato tutta la mia politica navale e la mia concentrazione militare in Europa per obbligare gli altri a risolvere la questione asiatica con noi. Per questo appare scomoda la mia politica. Per questo la si vorrebbe disperdere e dissipare in acquisti coloniali. Cosi in Asia, vale a dire nel mondo, noi non avremmo più nulla da d.ire. Ecco perché mi rifiuto di prendere in considerazione queste offerte inglesi. periorità nivale riconosciuta come essenziale alla Inghilterra. Il programma na-, vale tedesco attuale e il suo bilancio non saranno accresciuti: anzi, se possibile, saranno ritardati e ridotti. Secondo: l'Inghilterra non ha nessuna intenzione di ostacolare l'espansione germanica . .Per tra• durre in atto questo proposito è disposta, in seguito, a discutere le aspirazioni della Gennania in questo senso. fiacerebbe all'Inghilterra di conoscere i territori e i punti speciali a proposito dei quali essa potrebbe assecondare la Germania. Terzo: l'Inghilterra accetterebbe volentieri proposte di garanzia reciproca e tali da interdire, a ciascuna delle due Potenze, cli mettersi contro l'altra aderendo a piani ed a combinazioni aggressive•. Alla presentazione preliminare di questi punti fu data una risposta germanica RI EVOOA ZI O!ll 1 1 Uf&cillldella ,. Compapia del 2- Reggime11tc dl P&.11.t.trdiaella Bun Slesia, utl Ou\eUo di 8,J11t,.Olcodd,opo la capitclasione di Parigi (febbraio 1871) personalmente e minutamente con una nota diretta all'ambasciata di Londra, ritrovata negli archivi segreti della Cancelleria berlinese. • Nota al dispaccio di Kuhlmann. La relazione muove da premesse errate. Nell'affare del Marocco l'lnghilterra ha ferito gravemente con le parole e con le azioni il popolo ,germanico e ne ha provocato l'indignazione. Questo stato d'animo si tradurrà in pratica con un piano di rafforzata difesa, cosi per l'esercito come per la flotta. L'lngHilterra lo sa molto bene e sa anche JT1oltobene quale tempesta di scontento ha scatenato in Germania col suo contegno. Il popolo inglese se ne è spaventato, non desidera la guerra ... E il governo inglese cerca oggi di rabbonirci come si cerca di rabbonire un fanciullo dopo le busse. Di qui, tutte le insinuazioni sul dominio coloniale da costituirci in Africa. 11 Alla maniera tipicamente inglese, ci vengono indicati i beni altrui, sui quali l'Inghilterra non ha diritto alcuno. Forse che il Portogallo ha mostrato l'intenzione di volersi spogliare del suo dominio coloniale? Oltre tutto, sarebbe necessaria una quantità rispettabile di milioni che, con tutta probabilità, non sono a nostra disposizione. Per quanto riguarda lo Stato del Congo, la Francia possiede un diritto di prelazione. E non si vede che cc lo voglia concedere. Al contrario, essa è pronta, non appena venga a conoscenza delle nostre idee di accaparramento, ad offrire al Belgio un miliardo - e di miliardi la Francia ne dispone sempre! - per strapparci il Congo di sotto il naso. Sicché, rutto considerato, le pfferte britanniche "'han tutta l'aria di doni achei, che ci porrebbero, in rapporto ai possessori interessati, nella medesima situazione della Francia al Marocco al cospetto della Spagna, e dell'Italia a Tripoli. «•.. Il giuoco dell'Inghilterra è fin troppo chiaro. Purtroppo i miei funzionari non riescono a scoprirlo. Ci capiterà a causa di questo miraggio di impero coloniale in Africa, a causa di acquisti all'altrui danno, di CUCTe trasi::jnati in complica- • Nell'autunno scorso, col mio espresso consenso, il Cancelliere ha posto il principio che, prima di qualsiasi convenzione particolare, occorre un trattato di natura politica con l'lnghi1terra, vale a dire il riconoscimento, su un piede di perfetta uguaglianza, della nostra potenza e della nostra politica. E non basta: occorrerà anche fissare la nostra politica mondiale su linee generali e vie parallele. Sembra che l'Inghilterra non lo voglia. Sembra che essa miri piuttosto a satollarci di briciole coloniali per sbarazzarsi di noi nel mondo ed eventualmente agire più tardi contro di noi. Di qui, le sue proposte frivole. Se Kuhlmann sogna un grande impero coloniale tedesco in Africa e trascura il modo di simile instaurazione, la nostra insufficienza finanziaria e l'impreparazione dei nostri funzionari a tali 'ltraprese, farebbe molto meglio a mettere un po' il naso nella storia delle guerre marittime. Imparerà, allora, che per essere grandi potenze coloniali occorre una grande potenza navale. Senza questa, la potenza coloniale è un nonsenso. Lo mo. stra molto bene la storia della Spagna. Era una grande potenza coloniale che non capi l'importanza d'una grande flotta. Perdette cosi il suo Impero, e l'ultima fase del suo tramonto fu Santiago di Cuba. Non si hanno grandi colonie senza una forte floua. Per il dominio coloniale che ci si offre, io dovrei innanzi tutto reclamare il doppio dell'attuale progetto navale, apprestare grandi porti di guerra e stazioni. Concludo: il progetto di difesa rimane, senza alcun riguardo a tali sogni •. Tirpitz vinceva. Sembrò così fosse, un istante. Ma 1'8 febbraio Lord llald3ne arrivava da Londra. Tirpitz annotava melanconicamente: • Un ministro straniero viene alla ris~sa •. t Furono le sollccitaziom del gruppo anglo-tedesco, fonnato da Ballin e da Casse!, che favorirono, con l'appoggio della Cancelleria, l'incontro. Esso era stato preceduto dallo studio dei punti che sarebbero stati sottoposti ali' Imperatore. Una nota archiviata nella Cancelleria germanica ce li ha conservati. Erano tre: • Primo: sudi spirito ben diverso. Eccone il testo: • li Governo tedesco accoglie con piacere l'iniziativa del Governo inglese per un riavvicinament .. vòlto a migliorare le relazioni fra i due paesi. Il Governo germanico accetta I tenllini proposti da Sir Ernesto Casse! con una sola riserva: e cioè che la situazione dell'anno 1912 sia inclusa, nel presente programma navale, nella misura stessa in cui i provvedimenti sono già stati definiti. Il mezzo più effi. cacc di portare avanti rapidamente il negoziato sarebbe che Sir Edoardo Grey volesse subito far visita a S. M. Imperiale, che lo saluterebbe con molta gioia •. Fu straordinariamente difficile, per il Ballin e per il Casse!, eliminare l'ostacolo che la pertinacia dell'Imperatore, nel programma di aumento della flotta, poneva all'incontro fra i rappresentanti della politica inglese e S. M. Imperiale. ,L'ostinazione di Guglielmo 11 fini per aver ragione delle esitazioni britanniche. Solo che a Berlino, invece di Sir E. Grcy, andò Lord Haldane. Sir E. Grey si dedicò - e non ru cosa facile - a calmare le apprensioni degli ambasciatori di Francia e di Russia. Il 9 febbraio 1912 Lord Haldane fu alla presenza di Guglielmo 11, che aveva riunito intorno a sé l'ammiraglio Tirpitz e il Cancelliere. Le discussioni furono laboriose. Fu solo l'intervento imperiale che determinò l'accordo. Abbiamo, in proposito, come preziosa testimonianza diretta, due lettere scritte nel medesimo giorno da Guglielmo l I, l'una al Cancelliere, l'altra al Ballin. Al Cancelliere Guglielmo Il scriveva: • La dura seduta è conchiusa e veramente bene. Nonostante tutte le buone intenzioni e precauzioni si è venuto a parlare, naturalmente, della misura delle due Potenze 2 a 3, e di quel che non si poteva veramente promettere. lo mi sono permesso di proporre la base seguente che è stata accettata da tutte le parti. Nulla si dirà, nella convenzipnc da stipulare, delle forze navali, e della misura rispettiva loro, e delle costruzioni. Non appena la convenzione che deve essere puramente politica sarà pubblicata, io farò dichiarare da Tirpitz, presentando il progetto relativo alla convenzione, che si desidera la terza squadra, ma che per non vulnerare l'effetto benefico della convenzione stessa, la prima nave sarà varata solamente nel 1913, e le due altre ad intervallo nel 1916 e nel 1919. Haldane è d'accordo, Tirpitz pure. L'Inghilterra procederà in misura corrispondente alla diminuzione delle sue costruzioni. Ecco come io conservo integrale la mia posizione in rapporto alle costruzioni navali e al mio popolo. Haldanc desidera di sapere quando vorrete stendere il progetto di convenzione•. A Ballin Guglielmo 11 scriveva con altrettanta aria soddisfatta: , lo ho spinto abbastanza lungi le concessioni, ma siamo all'epilogo. Haldane si è mostrato gentile e ragionevole. Si è reso perfettamente conto della mia posizione di ammiraglio supremo, come di quella di Tirpitz davanti al Reichstag, quando si tratterà della nuova legge navale. Credo di aver fatto tutto quello che era in mio potere. Ho assolto il mio compito ... Assolvete ora voi il vostro•· Dopo di che continuarono attivissime le discussioni fra Haldane e gli uffici della Wilhelmstrasse. Abbastanza facile fu l'accordo sulla neutralità • benevola•, in caso di guerra in cui non fosse facile riconoscere l'aggressore. Dibattuta la questione navale - era il gran punto, - Lord Haldane accettò il principio della costruzione di una terza squadra da parte della Germania. Ma avrebbe gradito poter dichiarare al Gabinetto di Londra che la Gcnnania si ! impegnava a non costruire corazzate durante un periodo di tre anni. Dov.c, invee.e, Lord Haldane mostrò la massima I larghezza fu in materia coloniale. Ecco il piano: divisione delle colonie portoghe1 si, Angola ai tedeschi, Timor agli inglesij concorso inglese per acquisti nel Congo 1 belgai incoraggiamento alla costruzione di una ferrovia tedesca dal Katanga alla Rhodesia del Nord; cessione di Zanzibar e di Pemba in cambio di concessioni all'Inghilterra nella impresa della ferrovia di Bagdad, con esclusione assoluta di qualsiasi partecipazione russa o francese. L'accoglienza inglese ai risultati della miss'ione Haldane fu, in complesso, favorevole. Ma quam1o gLi organi competenti, specialmente l'Ammiragliato, si posero a esaminare il progetto d'armamento comunicato da Guglielmo II ad Haldane, le resistenze cominciarono. Il 20 man:o, l'Ammiragliato dichiarava impossibile che nel ,suo insieme i) programma tedesco mettesse i quattro quinti della flotta gcnnanica su pcnnanente piede di guerra. Guglielmo 11 ne fu fieramente irritato e rivcrsb la sua collera sull'ambasciatore tedesco a Londra. Il dispaccio del 24 febbraio 1912, col quale l'ambasciatore Metternich comunicava l'indietreggiamento del Gabinetto inglese, er'a dall'Imperatore così postillato: e Se l'ambasciatore avesse avuto una chiara nozione del suo ufficio, avrebbe dovuto dire a Sir E. Grey, fin da otto giorni, che la progettata risposta del Gabineno rappresentava la sconfessione piena dei negoziati svolti fra Lord Haldane e S. M. e che, pertanto, egli si rifiutava a qualsiasi prolungamento della conversazione. L'ambasciatore era a Londra per trattare un accordo politico, e non solamente il programma navale. Limitarsi a questo, significava consentire un'ingerenza indebita nella sìstemazione di affari che competono esclusivamente alla Germania. Era, oltre tutto, un'ingerenza vera e propria nei poteri del Sovrano, arbitro della guerra•. Le trattative successive inasprirono sempre più Guglielmo 11. A un mese di distanza, egli scriveva amareggiatissimo queste parole: • Si sta completamente ab• bandonando la base del 9 febbraio, la base stabilita d'accordo con Lord Haldane •. I punti d1 vista erano completamente antitetici. L'Ammiragliato inglese discuteva il programma di Tirpitz, mentre il Foreign Offict si sottraeva a qualsiasi discussione della convenzione politica preparata a Berlino. Berlino, invece, e Guglielmo 11 tenevano a questa soprattutto. Come uscire da questa paradossale e irresolubile situazione? li 29 febbraio, Lord Haldane aveva una conversazione confidenziale con Metternich. Nel corso di essa, Haldane si scusò di non aver potuto, non essendo uomo del mestiere, prevedere le obiezioni che l'Ammiragliato sollevava al programma navale tedesco, e, in grande segreto, confidava a Metternich le misure che Londra preparava in risposta al piano navale tedesco: precisamente, una più fone concentrazione della flotta nei mari inglesi, mercè il richiamo di unità di squadra dal Mediterraneo. Quando Guglielmo I I, il 4 ma rio, seppe questo, la sua collera non conobbe limiti. Postillava: • La concentrazione delle squadre inglesi vale la mobilitazione. Oe\'e essere considerata come una tale minaccia da rendere impossibile, oramai, qualsiasi trattativa di convenzione. Simili dilazioni debbono cessare. Ho deciso di dichiarare a Londra a Metternich e, attraverso lui, ad Haldane, che il richiamo della flotta dal Mediterraneo nel Mare del Nord sarà considerato da noi come un cams btlli. Noi risponderemo riprendendo in pieno il primo progetto di aumento della forza navale e con la mobilitazione•· E telegrafava poi al Cancelliere: • Si mandi senz'altro il Mtmortmdum. La sera del medesimo giorno, 6 marzo, noi pubblicheremo il programma della nostra difesa mariuima, e, se voi non lo farete, darò l'ordine al ministro della Guerra e al segretario di Stato della Marina di pubblicarlo loro. La mia pazienza e quella del mio popolo sono al loro Limite massimo•. Alla mattina del 7, il Cancelliere minacciava le sue dimissioni con queste parole: , Se si rompe con l'Inghilterra saremo automaticamente alla guerra. Se noi siamo trascinati alla guC'rra, vinceremo; ma provocare una guerra senza che il nostro onore o i nostri interessi vitali siano toccati, sarebbe ai miei oc,.hi un vero crimine contro i destini della Germania ... • Altrettanto facevano Tirpitz e Kidcrlen. Gli argomenti del Cancelliere calmarono l'Imperatore. La crisi si chiudeva due giorni dopo, mercè un nuovo intcn•ento del confidente imperiale Alberto Ilallin, che si offriva a un nuovo tentativo presso il Governo inglese attraverso Casse!. La diplomazia non ufficiale, ma ufficiosa, di Ballin e di Casse!, doveva rappresentare l'epilogo della missione Haldane come ne aveva rappresentato il prologo: epilogo non meno sfortunato del prologo. Le pressioni dei potenti intermediari riuscivano, in un primo momento, il 14 marzo, a indurre Sir E. Grey a discutere le condizioni del riavvicinamento politico con la Gennania. Evidentemente il Gabinetto britannico desiderava molto questo riavvicinamento, non fosse altro per impedire a Guglielmo Il di rinviare il suo Cancelliere e di darsi senz'altro all'ammiraglio Tirpitz. Guglielmo I I avvertì la ragione recondita dell'apparente condiscendenza britannica. E se ne indignò. In un messaggio al Cancelliere diceva esplicitamente: • Vuol dire aUora che non c'è fiducia in me. Durante tutto il corso della mia vita, non ho mai sentito parlare di una convenzione con un uomo di Stato indipendentemente dal suo sovrano. Bisogna ricavarne che Sir E. Grey non sa chi è qui il padrone, e che sono io che regno. Mi vuol dunque prescrivere di avere un ministro piuttosto che un altro, nel caso che l'Inghilterra debba conchiudcre una convenzione con mc •. Eravamo di nuovo ad un angolo morto, e questa volta in maniera definitiva. A pochi giomi di distanza dalla condiscendenza dtl 14 mano, Sir E. Grcy si decideva a trasmettere alla Germania una risposta motivata.- Egli dichiarava di non aver mai considerata la missione di Lord Haldane che come un sopraluogo ad referendum. Soggiungeva che Lord Haldanc non aveva avuto né il tempo né il modo di esaminare la questione navale, e che i negoziati relativi alle concessioni coloniali presupponevano un attento esame. Soprattutto, discutendo una formula di neutralità, egli, Sir E. Grey, aveva considerato l'immensa difficoltà che sarebbe risultata per i due paesi da una formula incondizionata e senza riserva. Con tu~ probabilità, la risposta britannica non sorprese Guglielmo 1I. Ma questo non impedl che lo scacco provocasse in lui un vivo senso di dispetto. Lo prova la diatriba violenta con la quale 'postillò la lettera del suo ambasciatore a Londra il 21 marzo 1912. • Haldane è venuto come negoziatore e, come tale, incaricato di stabilire una base per ulteriori negoziati, Questa base era stata trovata. Ed ecco, invece, che tutto è di nuovo in alto mare, e che Haldane è sconfessato. Il documento britannico vuole mascherare una ritirata deplorevole. Si sono vergognosamente burlati di noi, e noi abbiamo preso sul scrio queste profferte e questi discorsi. fino a vincolarci! Avevo bene indovinato la cosa. Ma la mia diplomazia, contro la mia volontà, è stata di altro parere, prendendo tutto quel che veniva da Londra come oro colato! Nell'esercizio dei miei doveri e diritti, come fmperatorc e arLitro supremo della guerra, nella condotta della difesa e della protezione del · mio popolo, questa diplomazia non ha mai cessato di sollevare ostacoli sul mio cammino, nella ingannevole illusione di stipulare un accordo. La ripartizione di un impero coloniale in Africa l'ha accecata e la conseguenza è! stata questa: molto tempo prezioso perduto, lavoro senza fine, e un rancore come conclusione. lo spero che la mia diplomazia imparerà la lezione. Dovrà, in a,·venire, obbedire di più al suo signore, arbitro supremo della guerra, ai suoi ordini e ai suoi desideri, specialmente quando si tratta di negoziare con l'Inghilterra. Essa non capisce arcora niente al riguardo. lo si, che conosco l'Inghilterra!•· In quegli stessi giorni, Poincaré faceva un passo a Londra.• Noi non domandiamo affatto all'Inghilterra di alienare in nostro favore la sua libertà d'azionej ma riteniamo di non pretendere troppo se le chiediamo di non volerla alienare a nostro danno•. La risposta di Sir E. Crey fu evasiva. Ma quella di Sir Arthur Ni~ cholson, segretario permanente al Fortign Offiu a Fleurieau, collaboratore dell'ambasciatore francese Cambon, fu d1 gran lunga più rassicurante. • Si continuano le convcnazioni per scrupolo di coscienza; ma, con tutta probabilità, non si verrà a capo di nulla •. Come rappresaglia alla mancata conclusione degli accordi, la legge navale tedesca era presentata al Reichstag il 22 aprile 1912, e votata il 3 maggio successivo. Wiston Churchill rispose, dal canto suo, trasponando tutta la flotta inglese di battaglia nel mare del Nord, e accordandosi con la Francia perché questa concentrasse nel Mediterraneo tutto il suo naviglio di alto tonnellaggio. Quando, il 14 agosto 1914, BethmannHollweg s'inalberò così violentemente contro l'ambasciatore inglese e contro gli inglesi, oramai decisi alla guerra, egli poti:: aggiungere, a sua scusante, la violenta delusione di • veder crollare, a somiglianza di un castello di carta, una politica di avvicinamento anglo-germanico, alla quale aveva mirato fino dal suo avvento al potere•. GUIDO ZORZI
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