Omnibus - anno I - n. 36 - 4 dicembre 1937

GtllI0AULT1 La saturi d11l1 Ktd.un Clfut0 d,I Lount) Cfoi. AlinuO Per questa nanas:lone, tratta dal docu• menti che rl&uardano 11 ph\ orribile nau .. fntlo che la atoria della nav1autont1 rlJ:Otdl, l'Autore al ~ servito In parte delle citulonl di J. G. Lockhart sul naufrailo Mila •Mtiduea~, da lui esposte nel libro u Perii ot tbe sea ": e, in parte maatlore, della relulone scritta e pubblicata Dtl 1817 da Jean-Baptlste-Henrl Savl&ny, o:-chlrur&o della Marina, fl da Alu:andre Corriard, ln&etnere-aeoanro, che furono dati del quindici aopravvlsautl e aa.lvatl della aatten. [] CENTO GIORNI erano ormai lontani. L'Armét du Nord era sconfitta e dispersa; i corpi. dei veterani delle guerre napoleoniche si putrefacevano sull'altura di Waterloo. Murat non governava più e Bonaparte era imprigionato in una solitaria isola del· l'Atlantico meridionale. Con la pace era tornato Luigi XVIII - le désiré - grasso e podagroso, e uomo abile e dal cuor duro, schiavo di nessun principio, orgogliosissimo e falsissimo». Le guerre erano terminate ed un nemico generoso aveva restituì• to a1la Francia sconfitta le colonie tòl• tele con la forza delle armi. Era il 17 giugno del 1816: nella rada di Rochefort la fregata M tdusa, CO-- mandata dal capitano La Chaumereys, la corvetta Echo, il vascello La Loire e il brigantino Argus prendevano il largo. Schmaltz, nuovo governatore del Se· negai, inviato assieme ad una piccola spedizione da Luigi XVIII a riprendere la colonia francese dalle mani degH inglesi, stava sul secondo ponte della MtduJa~ battendo impazientemenle la mano 1 che usciva dal merletto della manica di velluto, sulla culatta d'un cannone. Al disopra e al disotto di lui s'affollavano e si pigiavano soldati, marinai, impiegati, ingegneri, dottori 1 donne, furfanti e studenti, mediatori e prostitute e rifiuti d'ogni sorta. C'erano veterani di Napoleone, appena usciti dalle battaglie, rozzi, se• gnati dalle cicatrici e dalle privazioni 1 e schfoma delle prigioni francesi », pieni di odio verso i loro ufficiali. Giganteschi coloniali dai visi bruni e lu• cidi, deturpati dai segni azzurri dei tatuaggi. I soldati della Guardia, coi caschi piumati, le giacchette a vita e i pantaloni attillati, contrastavano con gli ufficiali dalle giubbe rosse, i dandits della Restaurazione. Le donne erano abbigliate e accon• ciate in vario modo, secondo la con• diTjone; alcune, dalle •pettinature com• plicate sotto i grandi berretti sfarzosi, divenuti popolari col ritorno della Re• galità, indossavano pesanti pastrani e si tenevano in un piccolo gruppo sepa• rato, nervose al pensiero della sconfinato oceano e dei pericoli cui potevano andare incontro. Altre, le borghesi, erano vestite più modestamente ed ap• pariv2.no molto meno nervose. Una o due filles dt joie, dipinte e sorridenti, già si guardavano attorno pronte a cogliere l'occasione d'un convegno. Attraverso la folla si muovevano ra• pidi gli uomini dell'equipaggio dai Iar. ghi pantaloni cadenti, i cappelli schiacciati e le giubbe coi bottoni d'ottone, tirando corde e facendo girare l'argano che manovrava l'àncora. La Medusa avanzava lentamente; il vento gonfiava le sue vele, spingendola verso il mare aperto. Cosl, a marea discendente, quella riunione di gentiluomini e di furfanti e di gente qualunque - non più di 400 in tutto - an• dava incontro al suo destino. La spedizione fu un cumulo di errori sin dal principio. La M tdusa quasi s'in• cagliò nella baia di Biscaglia, deviata di circa I oo miglia dal suo percorso, mentre puntava su Madera; ma qui giunse il 27 di giugno, e il 28 toccava Teneriffa. Da Teneriffa ripartiva in compagnia delle imbarcazioni minori, per una rotta affidata al caso e che aveva per obiettivo Saint•Louis del Senegal. Il capitano La Chaumereys, di cui il meglio che si poteva dire è che era e un marinaio indifferente >, non si preoccupava affatto della navigazione della fregata. Chiuso a chiave nella sua cabina, sdegnosamente isolato dalla schiuma dell'equipaggio, si godeva i suoi vini e la sua amante. Il governatore Schmaltz, la cui pomposa dignità era accresciuta dalla biancheria finissima e dai morbidi velluti1 procurava d'ingannare il tedio del viaggio con cibi e vini, mentre la navigazione della Medusa era affidata a un mimo che e conosceva pochissimo la costa africana e ancora meno il mare>. Era c;ostui un certo Rochefort 1 della Société Philantrophique di Capo Verde e semplice passeggero a bordo della MedUJa, il quale aveva tanto impressionato il comandante, col suo sfoggio di sapere, che questi gli aveva completamente affidato la navigazione del vascello, benché e la sua incompetenza fosse palese a tutti a bordo, ec• cetto all'infatuato capitano >. Il risultato era inevitabile. L' Echo (le altre imbarcazioni della squadra erano state da un pezzo distanziate e lasciate indietro) riprese la rotta veno Saint• Louis 1 dopo che i suoi « segnali dispe· rati > alla nave ammiraglia erano ri• masti ignorati; e la M tdUJa s'incagliò stolidamente e ciecamente, il 2 luglio, sul banco Arguin, che si estende nell'Atlantico per una lunghezza di circa cento miglia, esattamente al nord del Capo Bianco. L'incaglio fu seguito da un e disor• dine 5elva~gio ». e Terrore e costerna• zione si dipinsero istantaneamente su ogni viso. L'equipaggio stava immoto; i passeggeri, in preda alla più pro• fonda disperazione, correvano su e giù per i ponti urlando e cercando il si• gnor Rochefort di Capo Verde•· Un ufficiale percosse la figlia di uno dei passeggeri 1 Carolina Picard; non esistevano più né coraggio, né cavalleria, né cameratismo. La Mtdusa, tuttavia, non era stata danneggiata in modo grave; si era incagliata leggermente, ma il governa• tore Schmaltz si rifiutò di lasciar buttare a mare, pei- alleggerire l'imbarcazione, i suoi barili contenenti farina, e il comandante, strappato bruscamente aJle braccia della sua amica, non permise che allo stesso scopo fossero gettati fuori bordo alcuni cannoni. In queste condizioni 1 la Medusa galleggiò momentaneamente quando avanzò l'alta marea : ma, priva com'era deJ tutto di una mano esperta che l'aiutasse, rinunciò alla lotta lasciando che la sua chiglia s'adagiasse lentamente nella sabbia. Il giorno seguente, il mare s'alzò: la condanna della M edwa era segnata. Il grande timone uscì per metà dai cardini e, sbattendo ora da un lato ora dall'altro, ridusse la poppa « a frammenti grossi come un fiammifero>. L'acqua pen~trava nelle cabine, i ponti s'incurvavano, la chiglia era in frantumi. La M eduJa non avrebbe navigato mai più : era tempo d'abbando• narla. Le sei barche di salvataggio potevano contenere soltanto 250 circa delle 400 persone che erano a bordo : ma la costa africana distava non più di sessanta miglia, e l'alba dei" quarto giomo si era levata serena con piccole onde nel mare appena mosso. C'era cibo a sufficienza, nessun pericolo immediato che la Medusa si sfasciasse; la salvezza era facile, ma e nessuno aveva fede in nessuno; il governatore e il comandante pensavano solo alla propria' salvezza personale e non si preoccupavano affatto di qudla altrui. La nutte del quarto giorpo vi fu una minaccia d'amm\itinamento; tuttavia, dal sini• stro caos di quel terrore indisciplinato, un piano scaturì : si decise di costruire una zattera capace di portare 200 persone, zattera che le barche di salva~ taggio avrebbero poi rimorchiato a riva. All'alba del quinto giorno, alcuni piedi d'acqua s'erano infiltrati nella stiva dell'imbarcazione, cosicché i preparativi per abbandonarla proseguirono fra il pànico e il disordine ». Alberi di gabbia 1 antenne, catene e e bittoni » erano stati legati assieme fino a formare un rozzo triangolo, e sopra tale fondo, eccessivamente pesante, s'inchiodavano assi a guisa di un ponte rudimentale che si elevava appena sul livello del mare. Tale piano imperfetto era stato progettato la sera avanti, in mezzo a un'eccitazione sei• vaggia e con scarsissimo senso di previdenza. Benché la zattera avesse circa venti metri di lunghezza e sette di lar• ghezza, era cosl inabilmente costruita che, anziché essere in grado di soppor· tare 200 persone, non avrebbe permesso a quindici soltanto di stendersi CO· moda mente. Su questo e arnese», sul quale erano già stati collocati e diversi barili di farina, sei botti di vino e due piccole botti d'acqua», furono fatte salire, a mezzo di e minacce e lusinghe >, ben 147 persone: soldati e ufficiali, nume• rosi passeggeri, dicci marinai e una donna (moglie di un vivandiere e ahi• tuata da lungo tempo alle privazioni, seguendo gli accampamenti durante le guerre napoleoniche). Alcuni di quegli infelici erano semiubriachi ; i J?Onti spezzati e affollati della Mtdusa erano in preda alla più selvaggia confusione; gli uomini avevano fatto irruzione durante la notte nel locale dove si conservavano i vini e i liquori, avevano sfondato le botti, e molti dei passeggeri e dell'equipaggio s'erano accasciati, ubriachi fradici, lungo i ponti} o barcollavano con occhi annebbiati in mezzo a cordami, vele penzolanti, carichi ammucchiati e donne in lagrime. Fu proprio il e si salvi chi può» : soltanto il comandante, il governatore e il loro sèguito lasciarono l'imbarcazione con ogni comodo. Il governatore fu calato con ogni cura dal parapetto 1 seduto nella sua poltrona, fino alla scialuppa dove, circondato dalla moglie e dalla famiglia, dai bagagli e e da una considerevole quantità di provviste >, egli si adagiò comodamente, mentre i marinai remavano vigorosamente per allontanare l'imbarcazione dalla fregata. Anche il comandante, intanto, prendeva posto assieme alla sua amica entro una scialuppa ben fornita : tutti gli altri, il resto cioè di quattrocento, furono abbandonati ai propri mezzi, sprovvisti com'erano di ogni guida, se si eccettuano pochi ufficiali, privi di ogni sentimento di cora~io e di no• biltà, tranne alcuni ran casi. I più forti si aprirOno la strada con la forr nelle quattro scialuppe rimaste, il ri- .--~-------:::;=====.=c-c-c--,-==-~~~-==='7 manente si precipitò sulla zattera. Sessanta, fra cui Picard, le donne e i bam• bini (uno di essi apcora attaccato al seno materno), furono abbandonati sulla nave. Picard, tuttavia, raccoglien• do un fucile dal ponte e puntandolo contro quelli che occupavano una scia• luppa che s'allontanava rapidamente dalla freg~ta li obbligò a tornare, per raccogliere la sua famiglia. L'imbarca• 1:ione più grande fu rimandata a prendere altri passeir~eri e li imbarcò tutti, eccettuati diciassette, eh' erano e o ubriachi, o imbecilliti dallo spavento ». Cosl, nel chiaro mattino del 5 fu. glio del 1816, il gruppo formato dalle scialuppe e dalla zattera s'allontanava dalla lugubre carcassa della M tdusa sfracellata, incastrata profondamente nel letto di sabbia del banco Arguin. Qualcuno gridò: e Viue lt Roi! > e il bianco vessillo dei Borboni ondeggiò al vento dalla canna di un moschetto. Le imbarcazioni avrebbero dovuto rimorchiare la zattera fino alla riva; egli ~~ci~~ndi l'~~;ebr:~o a~:fn:J~~d: nata > e, per un tempo brevissimo, fecero onore al loro impegno. Ma la zattera era difficile a manovrani, e ingombrante; il suo carico, cosl con• fusamente ammucchiato, l'aveva fatta abbassare di due o tre piedi sotto le onde; le persone che la occupavano erano pigiate spalla contro spalla; il mare s'era alzato e e ogni onda che colpiva la zattera li faceva cadere in mucchi, uno addosso all'altro, mentre i loro piedi s'incastravano in mezzo ai cordami e fra le tavole». Il convoglio, formato dalle scialuppe e dalla zattera, era appena a due leghe dalla Medusa, quando la corda che rimorchiava la zattera fu lasciata andare : rotta, o tagliata. Più tardi il governatore Schmaltz doveva sostenere che e si era spezzata», ma e è molto dubbio se il governatore o il capitano avessero mai avuto la pii'1 piccola in• tenzione di mantenere l'impegno che si erano assunti », e, ad ogni modo, e con un tratto di insensibilità e di vigliaccheria senza pari nella storia della navigazione, gli uomini della zattera fu. rono abbandonati alla mercè del vento e della corrente >. Le scialuppe s'allontanarouo disperdendosi per proprio conto, essendo il capitano La Chaumereys t.roppo oc-- cupato con la sua bella amica per preoccuparsi degli sventurati rimasti sulla zattera. I naufraghi di una delle scialuppe peggio fomite chiesero al comandante un po' di vino e di cibo. La Chaumereys, adagiandosi comoda• mente a poppa, un bicchiere di vino in mano e un brindisi per la sua amante suJle labbra, rifiutò. Una forte brezza increspava l'ocea• ·no, d'un verde intenso al disopra delle bianche sabbie del banco Arguin. Alte nel cielo, nuvole bianche coprivano a tratti il sole. Una schiuma bianca ribolliva attorno alle gambe dei miseri naufraghi che occupavano la zattera : 1471 fra cui una donna, compressi corpo a corpo, gli occhi velati da un mal represso terrore, fiss.i sul mare illuminato dal sole. Disperazione, prima; poi preghiere. La loro situazione era senza speranze; non avevano albero1 né gomene, né remi, né carte di navigazione; completamente in balìa dell'oceano. La costa africana non distava che cinquanta miglia, ma per essi era come se distasse duemila i le botti contenenti farina erano state gettate in mare per alleggerire l'imbarcazione so• vraccarica: non era rimasto loro che un sacco con venticinque libbre di biscotti inzuppati d'acqua di mare, le botti di vino e i barili d'acqua. Il relitto della Mtdusa era ancora visibile, ma non c'era modo di tornarvi; il vento li spingeva sempre più al largo. Il guardiamarina di prima classe Coudin, che aveva avuto una contu• sione così dolorosa a una gamba da cadere quasi privo di sensi ogni volta che doveva manovrare la zattera, assunse il primo comando del suo grado. .Con l'aiuto dei suoi dieci marinai e degli ufficiali (i cui uomini erano metà ubriachi, metà istupiditi), mise assieme un albero che puntellò fra una fcssur .1 e l'altra della zattera, e rinforzò con sartie ottenute tagliando, parte delle gomene che tenevano unita la imbarcazione. COsl fu spiegata al vento una specie di vela. Il primo pasto fu, in realtà, anche l'ultimo: i biscotti impre~nati d'acqua salata, immersi nel vino fino a fonnarc una specie di pasta, non offrirono più che un boccone per persona. E venne la notte, la prima notte, che doveva trascorrere e in una monotonia d'orrore ». 11 mare si era alzato, la zattera scricchiolava. I naufraghi} pigiati l'uno sul• l'altro, barcollavano sballottati in qua e in là, con gli sprU2zi del mare sul viso e colando acqua dalle gambe. Si afferr.:ivano ali' albero, alle gomene, l'uno all'altro, in una cieca ricerca di un punto d'appoggio. Alcuni furono spazzati dalle onde e annegarono. La zattera maledetta cigolava e lottava, cambiando di forma, aprendosi e ri• chiudendosi come una fisarmonica. Altri scivolavano fra un'apertura e l'altra delle tavole, e rimanevano schiac• ciati e presi in mezzo finché annega• vano: HANSON W. BALDWIN (Continua) (Trad. di A. Cassina] "}, - ~ liillii-. . ! UNA Dl!.LLE MOLTE FOTOCJt.,,U/E l(.A/lE COMfl(UE NEL YOLUME "61BLJO(}J(,tFU DI fll{ANDELW" PIRANDEL NOVELLE PER UN ANNO Il 10 dicembre, anniver;ario della morte del grande scrittore, sar} pubblicato il PRIMO VOLUME DI IJH PAGINE, !\!LEGATO IN TELA, CON SOVI\ACOPEI\TA A COLOR.I DI TABET LIR,E 40 I COLLEZIONE "OMNIBUS" l Tutta la prod11zio111e1ove/listicadi Pirrmdello) e/reco.rtit11isce/1111111terdi1i 1be,, 16 vo/111111ior111a/.1r~11ràco111pre.r111d1ue vof1111d1eil/11collezione "OMNIBUS" O!!,esta edizione ddinitiva fu in gran parte riveduta dall'Autore prima della sua scomparsa. Il primo volume porta in appendice le varianti più essenziali : 40 pagine di sommo interesse che testimoniano l'affinamento stilistico del Maestro. Insieme con il primo volume delle "Novelle per-un anno usci rl la BIBLIOGRAFIA DI PIRANDELLO A CURA DI MANLIO LO VECCHIO MUSTI CON PR,EFAZIONE DI S. E. DINO ALFIER.l E UN SAGGIO DI MASSIMO BONTEMPELLI ACCADEMICO D'ITALIA Volume di pagine XXXVl-156 riccamente illustrato con documenti iconografici, Lire 12 A. MONDADORI

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