Omnibus - anno I - n. 35 - 27 novembre 1937

IL SALONE DEL "ORA.HD OAFE FABl8IEN'' NEL 1880 (CONTllfUAZ. DAI NUM.ERI 'PRECBDENTn ~l~ GLI ERA l'incarnazione più ~ brillante dell'lm;,ero. Quello ~ che si vede da lontano di un edificio, non è la massa architettonica, è la svelta torretta dorata aggiunta per la sodclJsfazione dell'occhio. Quello che ,i vedeva dell'Impero, in Francia e in tutta l'Europa, era Mora >, dice Alphonse Daudet; e Mora del Nabab non è altri che Momy. Era il Petronio di quella Corte posticcia, ma un Petronio che avrebbe saputo mantenere il suo prestigio anche in un'altra Corte, a gara con i più selezionati patriziati del vecchio Occidente. Certo, ora non era più il dandy di una vòlta. li tempo delle trovate ve- ,timentali era passato, e la sua eleganza era fatta per i pochi che sanno comprendere la sobrietà. Naturalmente di tanto in tanto scintillava, fugace come una strizzata d'occhi fra iniziati, il piccolo particolare: il disegno della cravatta, la montatora dei bottoni sulla camicia inamidata. La vera essenza del suo ~tile era però nelle sue maniere : in queste nessuna alterigia, ma l'arte di dare all'affabilità un tono inimitabile, che lasciava nell'interlocutore l'impressione di aver ricevuto con quella familiarità un dono di gran valore; oppure di dare alla noncuranza con la quale talvolta attraversava le folle dei ~alotti, il sapore di una sazietà d'o- {!nÌ cosa piuttosto che quello di un di- ,prezzo per i suoi simili, raggiungendo così lo scopo di mantener le distanze ,, ·1ua pagarlo a prezzo di rancori per- ,onali Conosceva perfettamente le la- < une della sua cultura, ma invece di nasconderle dietro la pompa di qualche citaziom· bene assortita o la severità di un bconismo augusto, preferiva ,temperare le suo frasi in un pigro bofonchiamer,to, come se per primo pen- "assc che non valeva la pena di dirle. ~,fa non bisogna credere che tutto fos~ qui: mini...tro dell'Interno, il conte <le Morny faceva sul scrio il mini- ,tro <lell'Interno, compito non facile in un pac:-e ieri ancora impantanato nell'anarchia. Le sue circola.ri ai prefetti davano con tono garbato istruzioni opportune e sagge. Le sommosse rosse nei dipartimenti erano state represse con prontezza. Cercava di dare ;,I nuovo governo un atteggiamento di pacata 1;icurezza, come se fosse stato un ~overno abituato al potei-e da decenni, e tornato ad esercitarlo dopo una bre- \'C deplorevole intcrru1.ionc; e questo ~li era facile gi.1eché per il suo cinismo tutti i governi si continuano se assicur,1no con una etichetta o con un'altra il m.1ntcnimento dell'ordine, e la gend,,rme· ia collega il Secondo Impero al Re cittadino. quando l'uno e l'altro ,appi,1 no !ICrvirsene. A PJace Beauvau, tutt,wia, non è ri• masto a lungo. Un giorno il .Mor1itç,re pubblica un decreto che sequestra una grar'l parte dei beni immobili pos- ~cduti in Francia dagli Orléans. Un lungo mormorio di indignazione scrpeggi,t sui boulevards. e C'est le premier voi de l'uigle », commenta ~lon- ,icur Dupin, cx-presidente dell' Assemblea. La sera stessa però si apprende che il ministro dell'Interno, non appro• ,·,mdo il decreto, si è dimesso. e ~1orny1 troppo uomo d~ mondo ~er a!>~ociarsi a una brutta azione>, spiega Dc la Gorce. In realtà molte azion! di ogni genere ~orny era capace d1 compiere, purché rimanessero avvolte di esteriore dignità, e nel graffiare la morale non stridessero troppo sgradevolmente. Ora tutto il ]otkey-Club è in estasi davanti alla sua nobile indipendenza e al suo cavalleresco rispetto per i principi che hanno onorato della loro amicizia i suoi anni giovanili. Col gesto che depone il portafogli ministeriale egli incontra, tese a stringer la sua, molte mani che dal colpo di Stato in poi si limitavano a saluti più cerimoniosi e distanti. Tutta Parigi applaude, e lui ringrazia e sorride 1 come un buon attore. E che cos'è d'altro? t molto soddisfatto di aver trovato in tempo questo pretesto per andarsene spontaneamente, e1 applicando aila politica un precetto mondano di d'Orsay, e sur un mot heureux >: tanto sapeva che le dimissioni non avrebbero potuto tardare a essergli richieste. Il fatto è che ha risvegliato gelosie e rivalità. I colleghi del ministero hanno temuto la sua influenza sul fratellastro, la suggestione del legame che li unisce, l'eloquenza di quella rassomiglianza che pare accentuarsi sempre più man mano che il nuovo Impero si afferma. Quando Morny passa guidando il suo phaeton verso il Bois, i passanti salutano rispettosamente il pizzo, i baffi irrigiditi e il grosso naso, e poi raccontano che hanno incontrato Napoleone III senza scorta. e lo son principe francese secondo la legge, poiché sono figlio della regina Ortensia quando essa non era ancora separata dal re L\ligi >, sostiene agli intimissimi Morny. E: forse spingere lo spirito giuridico un µo' oltre, ma intanto anche dei giornali inglesi o belgi pubblicano note che accennano alla stessa tesi, Non si vedrà il ministro Morny pretendere un rango particolare, un titolo di altezza, un cuginato che lo metta stabilmente al disopra di tutti i colleghi? ;'llapoleone stesso si inquieta, le allusioni continue e aperte di Morny alle sue origini lo urtano : si tratta dell'onore di sua madre, ed egli non ignora che questo è già abbastanza discus- .'iO per quanto riguarda la sua stessa nascita. « Chi sa perché cì si parla tanto della regina Ortensia C mai di suo marito>, sogghigna Rochefort commentando il vezzo della prosa ufficiale di ricordare in ogni occasione la madre del monarca. Richiami all'ordine, prima bonari, poi severi, hanno rag~iunto Morny e, alla prima sensazione del dissenso, la cauta offensiva delle insinuazioni ha assalito la sua posizione. Che gliene importa? Anche semplice deputato di Clermont-Ferrand al Corpo legislativo, rimane inconfondibile con gli altri. E poiché con l'Impero tornano in onore le livree e gli stemmi sugli sportelli delle carrozze, ~gli si serve di questa moda per riaffermare audacemente le sue pretese: come si è creato da solo conte de Morny, si attribuisce da solo uno stemma, e.sceglie un'ortensia in campo azzurro, col motto e tateo, sed memerito ». La seduta è aperta. Sulla e più alta poltrona di Francia>, Monsieur de ~1orny regna, benevolo e sorridente dèspota, sulle attutite discussioni del Corpo legislativo. Chi riconosce più Palazzo Borbone? Ieri ancora vi vociferavano gli estremisti profefrzzando catastrofi, il Presidente si copriva, i questori accorrevano a calmare gli scalmanati, e nelle grandi occasioni la canaglia più o meno santa dei sobborghi penetrava dalle porte sfondate nell'aula, e açgiungeva alla serie un'altra storica « giornata>. Ora sembra di stare in un salotto. Gli uscieri vanno e vengono nell'emiciclo con le catene dorate sulle spalle, e porgono agli onorevoli gli ordini del giorno su vassoi d'argento, come Sf offrissero tazze di tè. Quando un oratore svolge il suo tema, nessuno lo interrompe. Ma parlare di oratori è esagerato: i colleghi del Parlamento imitano lo stile di Morny come i colleghi del club, e dicono quello che debbono dire con negligente disinvoltura. La tribuna non c'è più : e la vetta dell'universo, la gigantesca macchina di civiltà, la prodigiosa turbina di idee, il luogo della forza e della virtù, la bocca aperta dello spirito umano>, come l'ha chiamata tutto d'un fiato Victor Hugo, è stata tolta di mezzo. Morny non aveva mai amato quel palcoscenico per monologhi. Dall'alto del suo seggio presidenziale, Morny ha l'aria di un luminoso dignitario puntualmente occupato dai doveri della sua carica. Entra, accompagnato dal rullo dei tamburi del picchetto armato di scorta, si installa, presiede. Raramente agita il campanello: come gli basta un mezzo sorriso ironico per arrestare i rari voli retorici che una vecchia abitudine ogni tanto lancia ancora sui banchi, così gli basta quasi sempre uno sguardo di stupore altero posato su un interruttore perché questi si senta colpevole, e non tanto verso il regolamento quanto verso la buona educazione. Non manca mai a una seduta. I relatori sugli argomenti più pedestri sono sicuri che quando si alzeranno per parlare delle condutture d'acqua del loro paese o dei veterinari comunali 1 vedranno chinarsi verso di loro quella gran calvizie maestosa: e attenta, si direbbe. Attenta? Probabilmente dietro quell'attchzione del viso avvezzo alla disciplina mondana, il pensiero vaga lontano: intorno al colloquio della mattina con l'agente d'affari, alla manovra da compiere perché l'appuntamento con la grande attrice non susciti altrove scene di gelosia1 ana piega che prendono gli avvenimenti d'Italia. Egli vive su tre fronti: politica, mondanità, affari. E più che mai ha bisogno di denari, per sostenere ora non solamente un'eleganza da viveur, ma un fasto da principe quale egli fermamente si considera. Ha un palazzo, un allevamento di trottatori, una scuderia da corsa, una galleria di quadri, amanti quante ne vuole, e uno stato maggiore di parassiti elc- ~anti che gli si stringono intorno nelI incubo segreto del soffio gelido di miseria che li sfiora appena si allontanano dal suo calore ospitale. Si è messo alla testa di tutto il gran movimento di affari che il Secondo Impero ha suscitato, e mette senza scrupoli la sua influenza al servizio della sua opulenza. Ha creato Longchamp; attraverso il Grand Prix ha trasformato le corse, aristocratico svago di pochi iniziati, in una immensa Borsa popolare. Ha scoperto Dcauville, l'ha trasfonnata coi capitali del banchiere Donon e l'ha lanciata con la sua autorità mondana. Tutte le lince ferroviarie di Francia passano prima per il suo studio se vogliono arrivMe al parere favorevole del Consiglio di Stato. Le espropriazioni .,cr pubblica utilità hanno· bisogno di una perizia suprema, la sua. Se vi è un veto da togliere, un'opposizione da sonnontare, « Morny est danJ l'affaire >, e l'affare si conclude. Naturalmente i maligni parlano, e non soltanto i maligni. Qualche volta ci sono dei processi. Qu.-Iche volta dei soci protestano: cd è su un antipatico rinfacciarsi denari ed appoggi che finisce l'antica unione con la contessa Le Hon. Ahimè, una frase nel Nabab. nella sua amara e consapevole alterigia, getta una luce non priva di pathos su questi personaggi alla Morny nei quali le forme della vecchia società si affannavano a coprire le abitudini della nuova. P.. Montpavon che parla di se \tesso: e Gente d'onore? L'onore è una grande parola. Diciamo gente di linea, può bastare >. Per quello che riguarda particolarmente Morny, vi è qualche • cosa di più preciso ancora : una lettera del banchiere Jekker mostra che quando egli sosteneva nei consigli imperiali la spedizione del Messico, dietro le sue argomentazioni politiche e commerciali c'era un accordo fra lui e lo stesso Jekker, che si impegnava a versargli il trenta per cento dei crediti più o meno legittimi che la spedizione doveva ricuperare. Aggiungiamo tuttavia che nell'avventura messicana egli era pronto a mettere in giuoco la sua stessa vita : aveva infatti accettato intrepidamente, senza esitazione, l'offerta di don Gutierrez de Estrada di esser, lui l'Imperatore del Messico se Massimiliano avesse ancora aspettato a decidersi. Cinquantacinque anni. Adesso era il duca de ~forny, con uno stemma concesso dal Sovrano, nel quale le anitre nere dei Flahaut erano circondate da una bordatura ornata delle aquile imperiali. Sembrava immutato: dritto, impeccabile, presente a se stesso anche nelle più intime e discrete circostanze. Gli innumerevoli clienti che aspettavano nelle sue anticamere davanti alla gabbia delle scimmie rare, lo trovavano poi, avvolto nella veste da camera di velluto celeste, sempre alacre ed acuto, e forse aveva dormito sì e no tre ore. I segretari entravano e uscivano, Alphonsc Daudet portava i dossiers di qualche contratto, Ludovic Halévy i resoconti parlamentari. Al banchiere succedeva l'antiquario, il direttore di scuderia veniva a riferire sulla salute di West-Australian, un compagno di baccarat chiedeva una finna d'avallo, il gran sarto di Rue dc la Paix sottoponeva al suo giudizio gli abiti per la duchessa. Giacché si era tolto quest'altro capriccio, e da un'ambasciata straordinaria in Russia aveva portato con sé a Parigi anche una piccola principessa Trubctzkoi. Sempre spiegava la medesima attenzione, rapida, ma conclusiva. Se qualche rara volta appariva distratto, gli iniziati sorridevano i quello che né uiì'amante esigente, né un finanziamento difficile, né un rebus della polizia imperiale potevano ottenere: Morny preoccupato, l'otteneva... il vaudeville. Questo Petronio aveva anche lui il suo Satyricon in mente, e scriveva e faceva recitare tenui commedie orlate di tenuissime musiche, al successo delle quali teneva con suscettibilità commovente. La sua finezza psicologica svaniva in una beatitudine ingenua davanti agli aggettivi che i critici teatr:1li regalavano abbondantemente alle operette di Sua Eccellenza. E se un giorno Roèhefort si permettev:a,di ch(amarle e sciocchezze di quel calibro >, 11duca de Morny rimaneva mortificato come un primo della classe che una volta tanto abbia avuto un brutto voto. Pure, sotto l'apparenza felice del milionario eternamente giovane, eternamente in campo, vegliavano nascoste sincerità di miseria: il fegato, lo stomaco, il sistema nervoso. E allora c'erano le pastiglie Leroy, il calomelano, e soprattutto le e:perle arsenicali > del dottor Oliffe. Questo era il segreto dell'im'mutata prestanza del duca de Morny: « Ogni mattina si guardava allo specchio e1 senz'altro consiglio eh~ quello del suo capriccio, si somministrava 9uesta o quella droga >, racconta V11lemessant. Era un segreto pagato caro, giacché egli dava in cambio anni di vita. Arri\·ati i primi avvisi della scadenza imminente, più imminente di quanto avrebbe supposto, ma non importa, si lasciò visitare in silenzio dai grandi medici accorsi. Quando furono usciti impenetrabili, si rivolse al marc:hese di Mont-Guyon: e Ebbene?>. t fama che l'altro rispondesse con una parola breve e militare che non lasciava speranza. Allora vennero I' Impcratore, l'I mpcratrice, e per l'ultima volta i domestici scortandoli sentirono riflettersi sulla propria oscurità la luce quasi augusta del loro padrone. Venne poi l'arcivescovo, giacché Talleyrand aveva detto: « l'incredulità non è aristocratica ,. Le signore andavano a consolare la duchessa nelle sue stanze. Dalla strada veniva il rumore degli equipaggi signorili che sostavano a domandar notizie al portiere. Quel rumore di ruote e di zoccoli era il bisbiglio di Parigi intorno all'agonia del patrizio. Questi l'intese, alzò le palpebre : e Che ne dice Parigi? >. Furono le sue parole supreme, o avrebbero meritato di esserlo. ?vlcntre la salma veniva preparata per l'ultima gala, nel più intimo e privato locale dell'appartamento il marchese di MontGuyon provvedeva a far sparire in modo sbrigativo le lettere femminili tolte dai cassetti del morto. e Una confusione di corone e di iniziali, di capricci e di vecchie abitudini, spariva in un rumore di diluvio intennittcntc, andando all'oblio lungo un cammino vergognoso•· (fin,) MANLIO LUPINACCI / I la stagione invernale, poche compresse di R O DINA sono un rimedio efficacissimo. Influenza Raffreddori Nevralgie Reumalismi Lombaggini in Italia. È uscito DI OltAZIO PEDB.AZZI TERZA EDUIONE ITALIANA Un A mba,ciatore fa~cilta ri1111ova lo. tradUione degli A mba,ciatori veneti con questo clauico libro pttbblicato già in sei lingue. Volume 1n 16t (cm. 12,6Xlt) HO pagg. • Wuat.razloni ortg1.nal1 au ca.n& pat.1Da\.& ~ I EDITBICE"ORSA"TORINO VIA 8. CHLlRA S6 -TELEFONO 66-16& ANGIOLO SILVIO NOVA.R..0 ACCApEMICO D'ITALIA ~esto c.apobvoro, cons.1cnto da un successoquui ventcnn..ile,appuc ou, riveduto dall'Autore, nella collezionedelle "Plei.1di", cbe present..iun ristretto numero di opere p.articolarmentenobili e durature in veste tipoguhca di ran eleg:mu. Il pianto del Padre sul Figliolo c.adutoin guerr..i, espresso in una form..i nuda e l..ipidari..i, è sollev.atodall'.ute del Poct..i..i un livellodi universalità. In queste classichep.agine i padri e le madri colpiti d..il1ostesso dolore seguiteranno a trovare se stessi, ritncndonc i1 conforto che solo può due un libro di pura bclluu. Vof111t1rfi'fq{11fo ;,, prlfr (0'1 iH1pra1io,r,' ',, oro, Liu 20 "Ho !rito, 'Su! Fcdone Pl11to11iro, /11 mortr Ji Socrll/t; ko !rito /'lmit.azione di Cristo, U,, liiro Ji poui11, Jj ,,,, 11/trop11Jre Jolrnfr, è vr,,uto ;,,ro,,fro 11/ n,io .rpirito: u11 Il fabbro armonioso Ji A11KioloSi/11ioNow1ro 11 • Arnaldo Mussolini 11rll11 Vit.a di Sandro ALTR,E OPER,E DEL GR,ANDE POETA, I L CESTELLO i!l1tstr11to J11 Don,rniro Bur111ti Edi1ionc di luHO . . . . L. 4() ~Ar1A «li1iooc comune . L. 10 0 I O È QUI illust,nlo "· G. e;,.,; L. 12 LA MADR.E DI GESU' Ediiionc di lusso. . . . . Sccond.11«liiiooc comune . TR,ADUZlONf, L. }O L. 12 R.- L. S,n,.,,. - L'ISOLA DEL TESOR.O. . . . . L. 20 F. M.,,,;.( ~ LA VITA DI CESU' (k<ond.11cdi1ionc) L. 10 A. MONDADORJ - MILANO

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