Omnibus - anno I - n. 35 - 27 novembre 1937

l i\1MA CIMINO nacque a Mareil- ~ < Marly (Saint-Gennain) nel 1854, t, e i suoi genitori, esiliati politici ;.6 del '47, durante le peregrinazioni in Francia e in Inghilterra erano stati costretti ad abbandonare la lor-o bambina presso una balia in campagna. La madre era figlia di don Giovanni Folliero, capo della casa reale di Napoli e degli avizzcri del palazzo,·• chiave d'oro a del re Ferdinando di Borbone, il che voleva dire che per lui tutte le pone potevano aprini, a qualunque ora, e di Cecilia De Luna, di nobile stirpe aragonese, la quale aveva avuto il suo momento di celebrità scrivendo nel 1824 un libro su e La necessità del'l'educaziore della donna pd bene dell'umanità e ])cl suo amor proprio•· Questo lavoro tradotto in francese venne coronato dall'Accademia Francese, e quando il marito, durante un soggiorno in Fnncia ch'ella protraeva forse troppo a lungo, le intimò di ritornare al domicilio coniugale, donna Cecilia De Luna rispose che non avrebbe obbedito, pcrch~ 11 nessuno apparteneva fuori che al cuore di Gesù. E ai ritirò in un convento di Napoli per dedicarsi ali' educazione delle fanciulle e, secondo ogni probabilità, del loro amor proprio. Questa caratteristica di indipendenza doveva tt'aSmerterla a sua figlia Aurelia, la quale dovette fuggire dalla· Casa patema per sposare Giuseppe Tommaso Cimino, capo del partito liberale, poi a cinquant'anni divideni dal marito per consacrani ai viaggi, alla letterarura e al giornale Cortulil:J che ella ateasa uveva fondato. La trasmise specialmente alla nipotina Emma, come vedremo nel racconto della sua vita, spiritualmente tempre in anticipo sui tempi. Com'era consuerudine, gli esiliati politici italiani erano accolti con entusiasmo dovunque si recassero, e non pagavano mai; coal i genitori di Emma credettero normale di lasciarla a baiia fino a otto o nove anni senza mandare un soldo a chi l'allevava e senza più preoccuparsi di lei. Emma crebbe fra i contadini, scalza e vestita degli abiti dimessi della sorella di latte. Da sola aveva imparato a leggere, e un giorno ai appostò sulla atrada per veder passare il curato: per lei era 1,1npersonaggio favoloso, di cui ,en•iva parlare le bambine della sua età, tutte quelle insomma che potevano metteni le acarpe e presentarsi al catechismo. Il curato s'intenerl alla vista della piccola .,tracciona dagli occhi vivaci, ne ricercò le origini. fra le carte del ,.uo archivio, e infine scrisse alla principessa .Vlati1de Bonapane perché si degnasse di i ntercsaarsi alla sorte di questa figlia di t:suli italiani. Allora donna Aurelia Cimino, nata Folliero, venne a riprendeni la figlia. • Era elegantinima, con una vasta crinolina, avvolta in unu sc1alll'l di Cascem1r, e con un cappt !lo legato sotto al mt:nto da nastri. Ero seduta sopra un mucchio di concime, quando arrivò. "Dov'C mia figlia?" chiese corrucciata guardandosi intorno. La balia m'indicò. "Sì'', disse dopo avermi osservata, "C lei, la riconosco. Ora vestitela". "Con che, signora?". e Mia madre, gran d;,ma senza un quattrino, sollevò la crinohna e cavò il portamonete dalla tasca di una aottovcste di flanella: "Tu mi spogli", mi disse rabbiosa, e furono le sue prime parole, porgendo alcunt: mon,·te alla balia perch~ mi comperasse delle acarpe e una veste. Poi in treno disse ancora: "Quella cattiva donna, voleva derubarmi I". La guardai fino: "Siete voi, una cattiva donna!". Mi condusse in un grande collegio di Parigi, e subito la principessa Matilde venne per conoscere le sua piccola protetta. ''Cantami qualco,,.a, bambina'\ mi disse. "Signora, non 10 cantare 1 '. Tutte insistevano: la direttrice, mia madre, preoccupata della mia ostinazione, temendo che io dispiacessi alla principessa. "Su, canta, canta, bambinai". Io tacevo sempre, conoscevo un solo ritornello udito al villaggio, e alla fine mi arresi alle insistenze, intonandolo orw:ogliosa: • À la lanUrne /et ariJtos, et ça ira, et ça ira/ ' • Sdegno generale; la principessa Matilde mi guardò severamente e se ne andò scandalizzata. Da quel momento finiva per me la protezione dei Bonaparte, e il collegio aristocratico si rifiutò di accogliere la bambina dagli istinti rivoluzionari •· Allora Emma fu messa in un modestissimo convento a Air,. nel Pas-de-Calais, ma non vi rimase a lungo poiché nessuno pagava per lei. Passò dunque in uno di Londra dove, in cambio dell'ospitalità, avrebbe dovuto parlare in francese e insegnare questa lingua alle compagne. Non aveva ancora dicci anni, dopo un mese già parlava correntemente l'inglese, sl che le era difficile rispettare i patti. Fu sgridata, trattata duramente; prese in conseguenza il partito di tacere sempre, finché si ammalò di nervi. Le compagne l'accusarono di alzarsi la notte e girare per i dormitori allo scopo di spaventarle, e un.i suora dispose a sua insaputa attorno al letto dei panni bagnati. Posare i piedi sul freddo in una criti di sonnambulismo, le provocò una scossa nervosa tale da rendere necessario il suo ritorno in famiglia, ammalatissima. Terminato l'esilio, i Cimino erano tor• nati in Italia, ma neppure in casa Emma visse felice, e d'altra parte i genitori avendo divorziato, le sorelle erano state assegnate alla madre, mentre essa avrebbe dovuto rimanere col padre. Questi aveva sposato in seconde nozze Emma Roberts, figlia della Roberta, grande amica degli esuli italiani e di Garibaldi d.i cui aveva allevati i figli. La figlia di Tommaso Cimino non volle vivere delle ricchezze della matrigna e decise quindi di rendersi indipendente. Entrò a Londra in casa di lord Carlisle e di lady Rosalind, in qualità di istitutrice delle loro bambine e, in Quella bri della giuria gli assegnarono un pre• mio, ma allorché si seppe che l'artista era invece americano, il malumore generale si manifestò. e Guardate un po' questa donna•, diceva Carolus Durand, e viene a noi con lettere di raccomandazione, poi a un tratto si prende la briga di •coprire dei maestri e di farli premiare al Salon! •· Rimasero, però, ottimi amici. Fu per mezzo di Louise Read, l'amica di Barbey d'Aurevilly, la quale teneva un salotto letterario nel boulevard SaintGennain, che Emma Cimino conobbe Rodin. Era quello, per il grande scultore, un periodo assai tormentato di lotte senza quartiere, attaccato com'egli era dalla critica ufficiale e dall'incomprensione del EICICA OIICIBO casa ospitale ai grandi artisti dell'epoca, conobbe Dante Gabriele Rossetti, Burne Jonea e il geniale William Morris. Ma di U la trasse lady Stanley of Alderley, per darle una situazione più adeguata ai suoi meriti, incariàndola di conferenze periodiche in una grande sala di Londra, e.rgornento il fatto del giorno o qualche lettura dei massimi poeti. Questo durò qualche tempo, ma il lavoro intenso e il nutrimento scano la porta• rono a un tale stato di esaurimento che la colpl di amnesia. e Terminavo la mia conferenza quel giorno, e parlando di Dante avevo dovuto ricorrere a giri di frase perch~ il nome non mi veniva più in mente. Mi resi ,ubito conto che se qualcuno fra il pubblico mi avesse rivolto, com'era consuetudine, qualche domanda, non avrei saputo rispondere. Fu~gii da una porta secondaria, salii in una carrozza: non ricordavo più il mio nome n~ il mio indirizzo, e tornai a casa indicando strada per strada la direzìone al vetturino•· Rimase a lungo gravemente ammalata, poi, guarita dal grande omeopatico Gaillard di Bruxelles, dovette decideni per un'attività che non facesse troppo assegnamento sul lavoro cerebrale. Cosl, quasi quarantenne, prese la determinazione di studiare pittura. Già in lnghi:tcrra aveva preso qualche lezione di disegno da Fred Brown e da Blangarin, ma Parigi l'attirava. Vi si recò con una gio, ne amica irlandese, Constance Rochcfort, e insieme vissero la vita degli artisti e degli stu• denti poveri di Montpamasse e del Quartiere Latino. Per mezzo di Evelina Rothschild, aveva avuta dalla principessa di Wagram lettere di presentazione per Carolus Durand, presidente della Sociéti nationale des Beau.-.:-arts, e per Bonnat capo del Salon, e da essi venne indiriz,. zata allo studjo di pittura Colarossi. Ma presto, per sua iniziativa, si formò un altro atelier diretto dal pittore americano Robert Henri che, fra tutti quelli che frequentavano lo studio di Colarossi, ella aveva distinto e segnalato come un maestro. Lo srudio di Robert Henri divenne scuola di un forte gruppo di pittori soprattutto inglesi e americani, poi la Cimino incoraggiò il pittore a mandare una 1ua tela al Sa/on. Ingannati dal nome ch'essi credettero di un francese, i mempubblico. La sua atarua di Balzac era stata giudicata e un sa, de farine• e rifiutata dalla Soci'iti des gnu de ltttrts. La pittrice, non più giovane, voleva esprimergli la sua ammirazione e portargli una parola di conforto. • Rodin era un uomo usai chiuso e burbero. Era torturato dal sentimento dei suoi umili natali, e, per dominare gli altri, usava spesso una prepotenza aggressiva. Eccessi caratteristici dei timidi; in realtà, era un debole e un sentimentale, e lo dimostrava nei mille particolari della sua vita intima•. Emma si trovò da lui lo stesso giorno in cui un gruppo di grandi scrittori, fra cui Rodenbach, era venuto a fare atto di solidarie1à. con }Q scultore, protestan• do contro la Sociiti du gens dt ltttrts, e, vedendola seduta in poltrona come in casa sua, tutti stabilirono tacitamente ch'ella dovesse essere l'amante di Rodin. Invece era la prima volta che lo vedeva; era però anche l'inizio di una lunga amicizia e di una perfetta intesa spirituale. • Avevo passati i quarant'anni, Rodin i seasanta ... ed egli amava soprattutto la giovinezza •· Ma _tutto fu guastato da R06e Beuret. Questa serva padrona incominciò subito una subdola campagna contro l'amica dello scultore, spargendo voci diffamatorie sulla relazione dei due artisti. Lo stesso aveva fatto qualche anno prima · con Camille Claudel, sorella del poeta e allieva di Rodin, tanto che alla fine questa aveva dovuto abbandonare lo studio per lavorare da sola. Ora gli attacchi erano diretti alla Cimino. Rodio difese, finché fu possibile, quest'amicizia che arrecava tanto conforto ai suoi vecchi anni, e fece di tutto per segnare le distanze. e Quando ero invitata da lui, Rose mangiava in cucina e serviva a tavola; alla fine del pranzo Rodin le ordinava: "Rote, portez dei fleurs à mademoistllt". E doveva obbedire, ma poi· versava tutto il suo odio nel cuore degli amici: ''Egli mi tratta male e mi rinnega per questa sua nuova amante!". Si faceva chiamare madame Rodin, ma non era la moglie, lo divenne solo molti anni dopo. eMadame de ThCbe frequentava spesso lo studio di Rodin; era una cfonna imponente, bella, con arie da gran dama. Mi lagnai con lei delle voci messe in giro da Rose Beuret: "Avete torto", mi rispose, "mille altre donne vorrebbero ________ _. ____________________ ., oggi passare per amanti del grande Rodin 1". "Può darsi, ma a me questo non va"•· In Emma Cimino affiorava rutto lo sdegno di una vita di lavoro ~ di indipendenza, lo spirito intransigente del vecchio nonno Folliero. Finché, stanca, si arrese anche lei come aveva fatto Camille Claudel. Andò in Spagna a eseguire, per conto della sua grande amica inglese Lìly Antrobus, copie delle tele di Veiasquez, poi in Grecia, poi a Costantinopoli. Qualche tempo prima, la celebre danzatrice Loie Fuller aveva preso con , sé molti bozzetti di Rodin e li aveva portati, in una sua toumie in America, col proposito di esporli e di venderli, ma a un certo momento non se n'era più avuto notizie. Allora, dietro preghiera di Rodin, Elena Gimino attraversò l'oceano alla ricerca dei capolavori smarriti. Fu al ritorno che si produsse il suo memorabile quanto involontario gesto politico. Si era fermata a Londra per rivedere gli amici di un tempo, ospite di Anna Cobden•Anderson, la quale riuniva intorno a si gli spiriti più irrequieti e rivoluzionari dell'epoca. Emma Cimino aveva incontrato in casa sua il principe Kropotkin, uscito da poco dal carcere e ammalato di scorbuto, e Elisée Reclus che, sostenitore della fusione delle razze, aveva sposato una negra che doveva morire poco dopo, tubercolotica, in Sviz.- ~ra. • Tutti mi credevano una rivoluzionaria, perché figlia di esiliati italiani, e vi fu perfino chi voleva farmi sposare Errico Malatesta, benché questi passasse i quattro quinti della sua vita in prigione!...•· Non era rivoluzionaria, Emma Cimino, ma aveva sempre lottato per la libertà. della donna, per la 1ua educazione e per sottrarla all'asservimento dell'uomo, e rutto questo in moltissime conferenze e articoli. Era amica di molte fem• ministe militanti inglesi, fra cui Mrs Despard, fondatrice della Wottten's Jru.dom league. Questa si era già accanitamente battuta per ottenere il voto alle donne, quando suo fratello, il generale French, nel 1914, era entrato in guerra col suo , contemptiblt liltle army •, il derisorio piccolo esercito. Dunque, sbarcata appena dall'America, Emma Cimino si recò al Caxton-Hall dove la sua amica Anna Cobden-Anderson era intervenuta ad un meeting di suffragette. Mn Pankhurst aveva riunite 156 rappresentanti di tutta l'Inghilterra, e si attendeva lady Harbenon. la quale aveva promesso di condurle al parla• mento. All'ultimo momento ti seppe ch'ella non sarebbe venuta e l'in;tbaraz.zo fu grande: chi avrebbe condotto a Westminster le t 56 candidate al parlamento? Mn Pankhurst non voleva farlo lei stessa, sarebbe subito stata riconosciuta e arrestata dagli agenti di polizia che circondavano Caxton-Hall, e d'altra parte voleva che il movimento appariase come volontà di tutta l'Inghilterra e non già della W.S.P.U. (Unione Sociale e Politica delle Donne) di cui ella era presidénte. • Le conòurrò io•, propose Emma Cimino che non temeva il rischio, e, vinte le esitazioni delle amiche, si avviò. • Uscimmo da Caxton-Hall, io e le 156 suffragette, eludendo la vigilanza della polizia, e, attraverso strade secondarie che ben conoscevo, giungemmo a Wesnninster. Qui finiva il mio compito, ma sulla scalinata, fra il parapiglia generale, venni arrestata con molte altre e condannata a un mese di prigione•· Dopo di che esitò se tornare o no a Parigi, poi decise di no, l'odio di Rose Beuret essendosi già. dimostrato capace di qualunque rappresaglia. Riprese la vita di lavoro e di viaggi, ebbe uno srudio a Roma, poi si trasferì a Milano dove vive ancora. In compenso dell'amicizia perduta, ricevette in dono da Rodin il bozzetto dei Bourgtois dt Calais ch'ella stessa poi donò alla Galleria d'arte moderna di Milano. Nel 1911, all'esposizione di Torino, sostituiva una cugina allo stand di un editore, quando si avvicinò al banco la regina Margherita. Era accompagnata dalla marchesa di Pes, amica della madre della Cimino e dama d'onore di Sua Maestà. I Cimino erano sempre stati assai vicini spiritualmente e di persona alla casa di Savoia, fin dal tempo in cui Massimo d'Azeglio, ministro, aveva mandato Tommaso Cimino ambasciatore a Torino ~r cercare d'indurre Vittorio Emanuele II alJa guerra d'Austria. Ora si stabilivano rapporti cordiali fra la regina Margherita e la nomade artista ribelle, discen• dente dei nobili napoletani, ormai quasi seasantenne. Oggi Emma Cimino ha ottantatrè anni e vive in Riviera, o a Milano, o nella sua casetta di Sant' Abbondio aul lago Maggiore, frequenta le gallerie d'arte, legge gli ultimi libri, C al corrente di tutte le idee e della politica internazionale. La memoria e i ricordi non la opprimono, e di rutto parla come di penane e avvenimenti della vigilia. • Non ho mai voluto sposarmi. Mia madre, che pure desiderava ardentemente vedermi fare questo passo, allo scopo forse di abbattere il mio orgoglio, non cessava di ripetermi: "Sei troppo brutta, nessunq ti vorrà I", AJlora decisi che avrei fatto a DO, I B.C.I. TRAVELLERS CHEQll'ES ~.. ..-. ._ NC.A. COMMERCI.A.LE IT.A.LI.A.111'.A. Si ripete a SUCC8SSO di Zavattini C■SAR■ ZAVATTINI I IIIIIVEII IDID MATTI .. I a 1111IAN I dal 6° al 10° migliaio· Corriere della Sera: "Uno dei libri più belli di questi anni" con 6 tavole di G. Mucchi, Lire 6 B o M p I A. N SALVATE LE VOSTRE UNGHIE! Non ~"!e ~no ,m,ho qualunque• bue di acidi nocivi che ,puu. no e 1n,1al11,conole vo,trt- ungh.iel Adouatc invece un ommo preparato di fama mondi1le come lo SMALTEO NILDE Oue110 rinomatin!mo prod.0110 è 11&10il primo creato nel mondo per la bellezza ~'s;;,c:;~~. ~~f1 d~cèb~!~ep~~a~:~e.::: 1 :,: 0 rnn:-:e':~r~~b•;;:_'iinz~~~:~ bt: ,1,a1metinte. Uaa1e 11 novul del giorno: Smalto mandarJno Leonilde. Il nndlt.lOVll~DOI1avl1ndLoIIISI: nAIIII A. VII Altlllldl~173-AIIP,I, IIIDI LAVORI LJITTER.6.RI :~~~:,:~~=:i'ec2:~'-::i?=: lfflll IDUN&AftlN, 1A11011U1 t, n&aD Bertoldo eaoe al martedl e al venerdl. Obiedetelo in tutte le edicole : 001ta. 40 centesimi. Un lettore di ''0mnibus'' deve euere ano be un lettore di 11Bertoldo", ohenon è aolo un giornale umoristico oont?o la nois. ed il malumore, ma anobe un giornale per le persone intelligenti. Bertoldo OINBll.& à la grande rimi& q,undioi· nale ohe •i ill1111ncome ai fanno i film, ohe TI fa po,-- leoipt,reallo vii&oomp.l... degli •ttori, dei rtgiati, dei produttori, L'arte oinematogra.fioa, la auatecnica,la aua eoonomitl.at aua storia, il ano nvenire, non banno pih milleri per i lettori della riliat& OINBM.& Ogni faaoioolo di 44 pagine riccamenteilluatn.te, lire S. I meno dell'ammirazione degli uomini, preferii la loro anùcizia, e a questo mi aiutò ~[l sempre un certo spi~to di indi~endenza •. [I-ftf E come non fu mai donna d1 casa, an-, s cora oggi come al tempo del Quartier Latino. prende i suoi pasti al ristorante. L'ADDErl'O ALLE SCHEDE L'APERITIVO DEGLI INTENDITORI S, A. f'RATELLI PILLA A C.• YE:NtZIA

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