rnu~mu®rn~il. ~~~~JT~~~~ @~~~u I A STORIA di Giuseppe Cenni è. breve. q,uest_o asso dc!l'aviationc lcg1onana appartiene a quel grur,po di undici allievi dell'htituto d'Arte di Panna che, appena diplomati 1 an'liché darsi alla vita dc-gli studi, delle modelle e dei caffè di provincia, preferirono diventare aviatori. e veramente strano che undici giovani, provenienti da un mcdc- ~imo Istituto d'Arte, siano stati còlti improvvisamente dalla stessa vocazione. Seguendo l'esempio di Adriano :\ 1lantelli, quei giovani comjnciarono a riunirsi tre volte per settimana al campo Natale Palli, dove su un fragile app.arccc~io. poterono fare i primi espc- ~11ncn11 d1 volo a vela. Poi, :Mantelli, 1I capo della compagnia, passò nell'aviazione militare. Gli altri non tardarono a seguirlo. Lasciato l'apparecchio del volo a vela, gli undici si trovarono pre~to a. lor~ ?gio nelle squadriglie, c quando 1 pnmt volontari italiani partirono per la Spagna, molti di essi si arruolarono. 1 tempi dell'Istituto d'Arte di Parma erano ormai lontani. Cenni ora è tornato a Parma per una breve licenza. Lo abbiamo trovato in casa di un comune amico, e in borghese non ha affatto l'aspetto di un così pericoloso avversario nel ciclo. t un ragazzo taciturno; con impaccio ci racconta le sue avventure spagnole « Nell'agosto del 1936 », ci rlice, « eravamo a ~,felilla ; tra il Marocco spagnolo e la costa della Spagna c'era soltanto un po' di mare azzurro, e nel piccolo porto nord-africano si prepara- ~a, con c~lma e con orgasmo insieme, 11 passaggio del T ercio al di là dello stretto. In quattro ufficiali e in otto sçttufficiali, formammo il primo nucleo di combattimento della Legione straniera. Si trattò di piccole operazioni. ~a ai primi di settembre passammo a Siviglia, dove proprio in quei giorni arrivò un secondo contingente di piloti,. fra cui il futuro premio Baracca, Adriano Mantelli. Tutti insieme formammo la Cucaracha: questo appellativo fu dato alla nostra squadriglia dai soldati quando videro le nostre acrobazie. La comandava il capitano Dcqual di Trieste, di ventisei anni; dei sottotenenti, il più anziano era Mantelli appena ventitreenne». Cenni, a questo punto, ci mostra un ~uo quaderno rilegato in verde, dove le pagine portano, a modo di rubrica queste indicazioni : in testa alla prim~ colonna: Flecha (data); in testa alla seconda: Piloto, e sotto il nome di battaglia di Cenni: Stella Victorio. La quarta colon~a serve per indicare le località, e la qumta le obse,uaciones, cioè uno ~hematico racconto dei combattimenti. Vi si legge, ad esempio : « Protezione del fronte di Toledo. Combattimento: 5 Bréguet, 2 Potcz, 4 Caccia. Abbattuti: 2 Bréguet, 1 Potez, 1 Devoitine. Stella : 2 app. : 1 Brég. 1 Potcz. Nella quarta colonna, ogni tanto, appare un segno rosso che significa una vittoria. Se ne contano tredici: dieci apparecchi abb:tttuti in volo, due incendiati a terra e un dirigibile all'ormeggio. li diario della prima metà di settembre parla di voli di protezione fatti con Bréguet e con C. R. 32. Il primo -.egno rosso è in data 16 settembre. Sul campo nemico di Anducar, Cenni incendia, con due puntate, due apparecchi da bombardamento pronti al volo. « Kon c'è maggior soddisfazione», dice sorridendo l'aviatore, dopo averci indicato nel quaderno le motivazioni ddl'impresa, « di sorprendere il nemico, mandargli tutto in malora, e lasciarlo a terra mortificato, come a uno cui sia morto l'asino per strada ». Il 20 settembre è il giorno del suo primo combattimento aereo. Le observacio,1es non portano alcun segno ros- \0. ma dicono: « L'n app. abb. dal scrg. .\lontegnacco. Stella mitragl. incepp. ». Ecco ciò che accadde. e Nel cielo di Talavera », racconta C{•1mi, « a quota 1500-2000, il sergente ~fontcgnacco ed io ci imbattiamo in tre Devoitinc rossi. Il sergente si accoda a un apparecchio che fugge a balzi, per <:vitare i colpi della mitragliatrice; ma Montegnacco non lo perde e l'insegue investendolo con raffiche. I due Devoitine cercano di liberare il loro compagno buttando~i sui due fianchi del ser- ~cnte. A mia volta, mi getto ora sull'uno, ora sull'altro, per rompere quella morsa, ma una palla, scoppiata in ttnticipo nella canna, m'inceppa la mi• tragliatrice. Non mi resta che aggredire con puntate e col rombo del motore. Intanto '.\1:ontegnacco, seguendomi nelle spirali, porta l'avversario verso terra e l'incendia. Punto verso l'alto, per affrontare gli altri due Devoitine, ma, approfittando del vantaggio di quota, fuggono>. Il 6 novembre è il giorno napoleonico di Cenni. Una ~quadriglia di cinque I I IL TENENTE GIUSEPPE OEliNI AL 0AJU0 Dl TLLAVBPJ. ,nB LJ. BEINl B0KBABDAIIENTJ NELLA VALLE DI S00ILL0 apparecchi, guidata dal capitano Sala, parte diretta a Gctafc. Cenni è dietro, per guardare le spalle. Ecco, all'improvviso, app~rire cinque apparecchi rossi, di cui tre da bombardamento. Il capitano Sala si butta. Improvvisamente, dalle nubi sbucano altri due caccia nemici, che si infilano in coda ai nostri. Cenni si lancia su questi, ma ecco ancora altri apparecchi rossi. "E:. tutto un inseguimento. Per un po', ci;iscuno cerca di liberare i compagni dal peso dei nemici : è un susseguirsi di ruote e di tuffi, senza scambiare un colpo. Ben presto il campo si allarga e qualcuno perde contatto. I rossi sono in numero molto maggiore. All'improvviso, Cenni è investito da raffiche che gli forano l'ala superiore e il serbatoio dell'olio. Tre apparecchi nemici e:ti sono dietro, ma riesce, con una spLrale stretta, a piantare collimatore e palle in un Devoitine. A destra, sotto, s'alza la scia di fumo di un altro apparecchio che precipita. Cenni lancia raffiche e l'avversario risponde: il duello si prolunga disperato. I due apparecchi si colpiscono. Ma il motore di Cenni e sternuta » e l'avvisatore dice che solo per dieci minuti ancora può volare. Una nube lo avvolge; punta sul campo e discende. Appena toccato terra, il motore si ferma. La benzina è finita. Gli apparecchi della Cucaracha sono tutti disseminati di fori: uno solo ne ha settanta. Cenni racconta con calma, poi mi porge il suo diario, un grosso quaderno fitto di minuta scrittura. Non ha più voglia di parlare, e m'invita a togliere alcune pagine che qui pubblichiamo. « Il 29 gennaio con quindici apparecchi andiamo a la Virgen de la Cabeza a buttar giù viveri o armi. Siamo sei caccia. Ci sono dei cumuli, dentro e fuori, perdiamo un po' contatto. Entriamo in una nuvola grigia : non si vede più niente. Non vedo neanche la coda del mio apparecchio. Sento come un urto, ma non so dove, e l'apparecchio mi perde quota ; alzo gli occhi, vedo due ombre: i miei compa~i che non sono più in linea di volo e s1 incrociano. L'altimetro segna .. 200 metri, punto i piedi e salto fuori. Sento lo strappo del paracadute e, subito o quasi, sono con i piedi nell'acqua. Mi metto a correre fra i sassi di un ruscello. Tutto si è svolto ìn un lampo, avevo perso la testa. Nascondo il paracadute. L'apparecchio brucia, non mi avvicino perché le palle cominciano a scoppiare. Sono certo in territorio nemico. Strappo le carte e i denari. « Per tre giorni giro su e giù per la montagna sempre in mezzo alle nuvole e alla sterpaglia. Vedo dei leprottini, sparo corf la pistola, ma più che altro per convincermi che non ~i può. Al terzo giorno mi vedono e mi prendono. Scappo, ma si fa presto a prendere uno digiuno. Sono tipi scmiselvaggi di cacciatori. Mi portano a Pantano dove bevo un po' di latte. Arriva un capitano che mi porta ad Anducar; mi offre sigarette. e Qui, il primo interrogatorio. Un maggiore rosso, un capitano francese, e un deputato socialista che, a differenza degli altri due, vuol prendermi con le buone. Ma yo no sé nada. lo non so niente. e Mi dicono che due aviatori nostri si sono sfracellati a terra lo stesso giorno della mia caduta. Temo siano i miei gre~ari. Mi chiedono quanti chilometri fa 1I C. R .. lo dico 250. Ma loro lo sanno e si arrabbiano. Poi mi rinchiudono in uno stanzino e una guardia si diverte a tormentarmi parlando di fucilazione. Dopo qualche giorno, mi portano con una macchina verso Valencia. Ad Albacctc restiamo senza benzina, e l'autista prima si procura un buono e poi la benzina; ma per far questo c'è voluto una giornata e un monte di discussioni. « In un'oslcria ci sono dei russi ubria- ~hi. Il tenente che mi accompagna va m bestia perché i russi tanno solo due o tre giorni al fronte, e poi li mandano indietro. e A Valencia mi mettono in una stanza di un palazzotto. Una guardia apre un uscio e, di là, seduto che mangia, c'è Pesce che era con mc nel ciclo de la Virgen. Resto di sasso, la porta si chiude senza che lo abbia chiamato. Finalmente riesco a parlargli, grandi meraviglie, e poi mi scrocca una delle poche sigarette. Ci accordiamo su quello che dobbiamo dire. « Il giorno dopo, all'interroga1orio, chiedono se sono fascista. Dico di sì, e che sono iscritto alla Milizia Universi- • taria di Parma. Vogliono sapere tante altre cose ma yo no sé nada . .Quante volte l'ho detto! E loro: "Usted no tiene cara de tonto, tierie que sauer algo" (Tu non hai la faccia da sciocco, ,ai dell'altro). «"Si Ustedes quieren que yo diga mt11tiras, yo puedo decir si no es la verdad que yo no sé nada". «" Vuestra uida depie11de de uuestras resquesta.s''. e Le guardie con Pesce mi mettono ~u un'auto; chiediamo dove ci portano, e loro : " A fare una passeggiata ". Qui .wrei giurato che ci facevano la pelle. .Mi legano le mani con una corda, e ~i parte. Invece siamo diretti ad Albacett·. Lo scampato pericolo ci ha messo allet;"ria, e troviamo il governatore, un vecchio mezzo sordo, mica cattivo, che ci fa passare un'ora divertente. Alle sue domande, rispondiamo solo che abbiamo appetito. Finalmente capisce e fa portare pane con salame. Ma se lo tiene vicino, sembra, per darcelo solo se sian.10 bravi. Poi, senza mai spazientirsi, ci rivolge una specie di rimprovero e ci manda via con un panino per ciascuno. « Da quel momento, abbiamo passato un mese in una cantina senza mai uscire. « Pesce era in una cella un po' di- .,1ante, poi arrivò all'improvviso il sergente Pelo, un altro della Virgen. « Immobilità e buio e sempre a pensare. « Da un'inferriata vedo i piedi della gente che passa. Quante scarpe ho vi~ ~to in quel mese; plù che in tutta la mia. vita! Perché delle per:.one non appariva altro. La loro personalità era concentrata lì. Mi provavo a ricostruire il r~sto, oppure dal genere del passo indovrnare 11 sesso e l'età. Mi piaceva che qualcuno si fermasse a discorrere lì sopra. Una volta sono passate due scarpette di vernice coi tacchi altissimi due caviglie sottili con calze di lusw: è 1 ~tato un attimo. Che impressione! Le ho sognate per una settimana... · « Pelo dormiva o questionava con le guardie, io cantavo o ero una bestia furibonda e Pesce, più tranquillo, ci calmava. « f\bbiamo avuto anche lunghe di- <;cuss,oni di politica con le guardie. I loro argomenti erano i soliti, quelli della stampa ros!:a. Cor. calma, e senza esagerare, li abbiamo convinti a non credere così stupidamente, e alla fine erano pe.rplcssi. Ho notato che tengono Franco m grande considerazione· infatti, Franco è un eroe nazionale. 'cred? che, dopo la vittoria, il popolo facilmente si convincerà. « Giunge la notizie della presa di Malaga. « Dopo due giorni, i nostri bombardano Albacete; vedo gli scoppi di due bombe .da ~50. Pensiamo che, per rappresaglia, 1 ro~si ci facciano la pelle. lnv~ce, continuano semplicemente a farci saltare qualche pasto. ~ ~ella cella vicina mettono un pazzo cn"'!male che ha a~mazza!o la moglie e. violentata la figlia. Gnda tutto il giorno. « Il p_rimodi m~rzo, ancora viaggio a Valen~!a, anc<_>ramtcrrogatorio; si rinnova I 1mpress1onedella fucilazione. Rima~iamo a Valencia al Carcel Modelo. ~ più pulito, c'è più luce, ma due mesi 1~ un? celletta sono troppi. Ho passato giorni come un pazzo, e que~ta era la sofferenza maggiore. « Riesco a vedere e comunicare con u? alti:-o aviatore che, avendo un po' d1 soldi, ci manda roba. « Due giornalisti dcli' Araldo di Salamanca, fatti prigionieri, ci fanno trovare un pacco nella cella. e Si apre il cuore alla speranza quando sappiamo che il generale Aranda ha proposto uno scambio di prigionieri. « Dopo tre mesi di prigionia, non ric?rdo b~ne come, ho avuto una camicia, e m1 sono finalmente cambiato. «-Al primo di aprile, faccio lo scherzo del pesce a Pesce. Gli dico che ci lasciano liberi; quello si mette a cantare; quando ha finito gli comunico la data. E diventato furioso. « Passa quasi tutto 11 mc,;,e di aprile ~enz~ ~randi novità, eccetto che uno si prec1f?lla dalla balconata, impazzito. é ~1 portano finalmente in cortile. Qui, ~0!10~0 tant! personaggi politici, f~a c~1 ~l nipote d1 Franco; molti ,;ono nnch1us1 da parecchi anni. C'è un professore cub~no senza una gamba, fervente ammiratore del Duce. « Il nuovo carcere è un antico conv~nto; parecchi prigionieri sono italiani .. Per un po' si sta in cella. Dal finestrmo, vedo muratori che fanno un mu~o. Ogni tanto smettono il lavoro e. d1~c~tono di politica. Lunghe dìscuss1oni, mtercalate da brevi pause di lavoro. Ho provato a fare un calcolo del prezzo del muro: una somma enorme! La cosa che più mi ha imoression~t?, d~.irant~ I~ prigionia, sulle abitud!n1. dei rossi, e proprio questa mania d1 discutere. « La pri~ionia si è fatta meno dura quando ci hanno lasciati insieme. Cc n'erano di tutti i fronti e di tutte le armi: Nei tre mesi di permanenza, ce ne siamo raccontate tante che si potrebbero fare trenta romanzi. « Un bel giorno mi hanno chiamato con altri aviatori. Le chiamate er,rno sempre motivo di apprensione. Un te~ nente ci ha condotti al porto e consegnati alla Croce Rossri Intcrna·lionalc. Questo voleva dire la Ebcrtà. « La nave inglese Maine ci ha portati a Marsiglia e, di là, siamo venuti a rifarci le ossa in Italia ». Questa è per sommi capi la storia della campagna di Giuseppe Cenn:. CARLO BRIZZOLARA l1~Ui@llt® DEL 1905 m in questo armadio>, disse il direttore del musco di Mosca, e noi teniamo in perfetto stato di conservazione l'unico esemplare di cittadino russo tipo 1905 >. « Figura di cera o mummia? > domandò seriamente un visitatore. e: No, caro compagno •• di,;;se il direttore con orgoglio calcando le parole, e: ::ii tratta di ·un aute~tico e perfetto esemplare di uomo dell'anno 1 905: un caso di sonno letargico che ha del miracoloso. Qucst'uo• mo svenne trent'anni fa, e finora non è rinvenuto. La cosa andò cosi: quest'uomo, nel. 1905, auicmc con certi dimostranti, fu "fermato" per errore e condotto alla sezione rionale di polizia. " Chi sci? " gli domandò l'impiegato di servizio. " lo sono, Vostra Grazia, uno scrivano della clas.se dodicesima e... non sono per niente uno di quelli". "Tu menti! Ti si leggono negli occhi le tue idee liberali. Parla: a quale partito appartieni?". E in cosi dire gli appioppò un pugno. Il malcapitato per la paura perdette i semi e, in seguito, il suo svenimento si trasformò in un sonno letargico. Ora lo vedrete ». Il direttore apri l'armadio, ma restò co• mc annientato: l'armadio era vuoto . e Scomparso! > gridò il direttore. « L'avranno rubato. t deplorevÒle ! >. « Impossibile! Oggi si son appunto compiuti i trent'anni. Si sarà forse svegliato, e in quello caso >, esclamò il direttore, e bisogna subito rintracciarlo >. Svegliato dal sonno letargico, l'uomo del t 90~ Gi palpò i piedi per vedere se c'erano ancora le soprascarpe, toccò l'ombrello, 1i soffiò il naso, uscl cautamente dall'armadio e scese indisturbato in istrada. « Difilato a casa! > borbottò. « Che penserà mia moglie? Che dirà il segretario? Passar la notte alla -&ezione... che vergogna! Vetturino, alla Tena 1';1:cscianskaja ! ». « Due rubli>. « Sci matto? 1 $ copechi! >. e Il matto ur.ai tu: >. «Bestia! Hai anche il coraggio di offc-ndcrc? ! Hai voglia di finire alla sezione?>. da:;i\c >.vuoi che mc ne faccia dei gcnL'uomo 1905 notò con cura il numero dell'impudente vetturino e pros.cgul a piedi. e: Compagno, da quale parte si va in via Dmitovska? > gli domandò un passante. e Cheee? ! > sibilò il risvegliato. e Per chi mi prende? A. quanto sembra, lei pensa che io appanenga al partito rivoluzionario liberale. Io non wno un compagno! ». « Allora, cittadino; scusi >. e Non sono nemmeno un cittadino, io >. e: Ma chi è allora, si può sapere? •· « Sono un impiegato della dodicesima ciane e porto le insegne dell'ordine di Sant'Anna di terzo grado. Se. per errore ~ 0 u::,o:t;:~va~ri:t~a:io,c 0 n:: c~:i!~f;;a~~o~ prova ... ». Il giovanotto sgranò gli occhi su quello strano tipo e si tirò in disparte. ' •· . -• « Ecco le conseguenze di quell'incidente deplorevole! > borbottò il rì.wegliato. Il poveruomo cacciò le mani nelle tasche e cominciò a canticchiare l'inno imperiale. e: Giornalaio! Due copie del Ruska10 Zn~meni >. e Eh?». e .Znameni Ruska10, dico, dammene due copie>. e Non ho questo giornale >. e No? Allora dammi il Novoje Vremja >. e Non ho neanche questo >. e Che cos'hai, allora? •· e Il giornale dell'o.peraio, la Pravda, La sie/la ,osstJ ». e Guarda, guarda, questo monellaccio! Vendi merce proibita? Aspetta, ti condurrò alla snione, birbante :t, L'uomo notò accuratamente i connotati e il numero del sedizioso venditore di gior• nali. e, facendo crocchiarc le soprascarpe, continuò la sua strada. Sulla facciata d'un grande edific.io lesse: « Comitato Moscovita del Partito Comunista Russo•· « Co•osl !.. Craz.ioso !.. Davanti agli OC· chi di tutti! Benissimo! Mi annoto anclle quCSIO >. L'uomo raccolse nel 'luo taccuino queste prove irrefutabili e pro1cgul la strada. < Compagno, posw ~cocnderc la sigaretta? > gli disse un uomo grasso, con una pelliccia di ca$10ro, fermandolo. e Oh... Giuro! Non ho rapporti con le organizzazioni segrete, coi circoli rivoluzionari,. coi gruppi politici, e non sono un compagno. Se ho pernottato alla sezione, è stato per un semplice equivoco... per un deplorevole errore ... •· L'uomo, inorridito, fece un salto indietro. Girata invano tutta ~lo~a, il di1cuorc del musco stava già per rinunciare alle ricerche, quando finalmente si imbauè nel prc2.ioso esemplare del suo musco. Il risvegliato stava in ginocchio in mezzo alla piaua ,-del Teatro, e, gemendo, ripeteva meccanicamente: e Sono un impiegato della dodicesima classe e non appartengo a nessun partito. Se ho punottato alla sezione, è stato per sbaglio... Dio salvi lo Zar! Per quanto riguarda il vetturino numero 492 1 e il gior• naia io numero 12 (biondo, sui 14 anni, occhi auurri, non ha segni particolari), posso attestare che sono mischiati nel movimento: soprattutto il giornalaio, che vende dei fo. gliacci rivoluz.ionari. E posso darvi l'indirizzo del Comitato Moscovita del Partito Comunista ... >. I pauanti si fermavano e gli davano uno o due copechi. Due settimane furono 'lpesc inutilmente dal direttore del musco per spiegare al suo uomo la nuova situazione della Russia. Al principio della tena settimana, l'uomo cominciò a capire. Al principio della quarta, durante un riposo pomeridiano, disse ai suoi colleghi: e: L'anno 1 905? Come no! Mi ricordo. Ho preso parte attiva al movimento r:vo~ luzionario. Sono Gtato anche arrestato. Per aver partecipato a dimostraz.ioni ... C'era da fare in quel tempo! Ma perchf parlare? Siamo vecchi rivoluzionari e, naturalmente, non godiamo la simpatia degli ultimi arrivati ... >. Si narra ch'egli tenne una brillant:ssima conferenza sui suoi ricordi del 1905. VALENTINO KATAJEV
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