Omnibus - anno I - n. 35 - 27 novembre 1937

sto che di naz.ionalismo, si traua di vera e propria violenta xenofobia, Altre sci conferenze sono dedicate alta democrazia, secondo dei tre principt. Appare che l'ideale di Sun-Wen è oltremodo composito e confuso, essendo una mesoolanu di democrazia americana, liberalismo parlamentare inglese e despotismo di vecchia marca cinese. Finalmente le ultime quattro conferent,e parla.no di quello che tradurremo lettcr:llmente: la suuistenz.a del popolo (in cinese: Min Slienz, in inglese: Social Welfor,), e sono quelle· in cui è contenuto il socialismo di Sun-Wen. Il quale, pur rigettando le teorie man:istc, si mostra inclinato ora ad un socialismo di Stato, come lo pratìcb Bismarck, ora ad un'autarchia a fondo naz.iona1ista, ora ad un parziale comunismo agrario. Come si vede, le sue idee politiche cd economiche non sono molto chiare; anti, s. dire il vero, dànno una noiosa imp~ssione di autodidattismo e di appiccicatura. Ma quello che è chiaro, lampante, sempre presente (si parli di economia o di politica), è la panione nazionalista dello scrittore. ln verità, il naz.ionalismo xenofobo e irriducibile sembra essere, in tutte e sedici le conferenze, il solo fat~ solido, reale, sorretto da un sentimento adeguato, Sun-Wcn odia gli stranieri, tutti gli stranieri: questa ~ l'origine schietta del suo na.z.ionalismo. Ma per essere un economista, gli man. c:mo, oltre alta scienza, la sensibilità per i fenomeni sociali, e quello che chiamerà il IJcnio delle statistiche; per essere un teorico politico e un uomo di Stato, l'in• tuito empirico della realtà e la chiara pcrc.cz.ionc delle origini t dello spirito delle lc-ggi. Si sente che, fuori della sua xenofobia, egli annaspa in un mare di cogni• ~oni e di teorie rubacchiate ora a Marx, ora ai liberali inglcii, ora agli economisti americani, ora ad altri autori tra i più im• pensati, stocici, geologi, etnografi, razzisti, scienziati e dilettanti. Sun•Wcn aveva letto molto, ma musivamente e con una passione indiscreta e poco scientifica: donde il profumo di università popolare che emana dalle sue conferenze. Lasciamo stare i farfalloni molto frequenti: la Gran Bretagna è composta di tre isole: Inghilterra, Scoz.i.a (sic) e Irlanda; gli Stati Uniti sono stati il primo popolo ad avere un governo democratico (prima dclJa Grecia e della Sviuera); gli europei vogliono assorbire le razze di colore, l'hanno già fatto con i pcUirossc in America, lo stan'- no facendo con i negri dell'Africa e con gli Indiani, etc, etc.; non rileviamo neppure l'assurdità di molti paragoni e ravvicinamenti tra avvenimenti itorici di nature diverse; ma quello che rivela la faciloneria tendenziosa di Sun-Wcn è l'uso grandissimo e di10ncsto che egli fa delle statistiche per appoggiare le sue tesi. Tanto per dare un esempio: quando si tratta di magnificare il proprio popolo, Sun-Wcn parla di 400 milioni di cinesi; ma quando vuol mourare i danni anche demografici recati dagli stranieri alla Cina, parla di una diminuzione da 400 a s10 milioni: ora, 310 milioni è la cifra approssimativa data dall'inglese Rockhill circa quarant'anni fa. Inaomma, pur ripudiando il materialismo storico, Sun-Wcn, con la sua ingenua fe• dc nelle cifre 1tat.iniche e nel loro magico potere, mostra di «seme impregnato fino al midollo. Ma ~ inutile soffermarsi a parla~ del socialismo, della democrazia e della acienza economica di Sun-Wen. Altra è la verità. Sun-Wcn, nonostante tutto il 1uo peregrinare in terra 1traniera, nonottante molti suoi aspetti occidentali, era rima1to cinese. E, come tale, affatto estraneo · alle idee che in Europa ci fac• ciamo delle diverse forme di governo. li comuniamo gli era estraneo come il liberalismo e come anche, ove l'avesse eono- .ciuto, il fascismo. Un lettore attento, nelle sedici con(crcr.zc ehe costitui.cono il 1uo testamento politico, non tarda a rav. visarc, sotto le dichiarazioni di fede democratica e liberale e •le sfuriate contro i vecchi regimi imperiali, una costante e inconsapevole aspirazione a quello che chiameremo il despotismo democratico; a quello, ci~, che con diversi nomi ha governato la Cina per migliaia di anni. Prova ne si:1 la malcelata simpatia con cui parla di Hung-Hsiu-Chuan, il sanguinoso capo della tremenda rivolta dei Taiping, che di1truuc rncu:a Cina nel 1842: ora, HungHsiu-Chuan voleva appunto fondare una nuova dinastia e farsi proclamare imperatore, e ci sarebbe riuscjto senza l'intervento delle potenze anglosassoni e i cannoni del generale Gordon, D'altra parte, nonostante una vcnczaVone u(ficialc e fanatica pc:r Sun-Wcn, non si pub dire che la forma dell'actuale governo di Nanchin,o sia rispondente ai conccttf proclamati ne / tre p,incipt. Fatto un lungo giro attraverso la civiltà occidentale, i cinesi hanno ritrovato la Cina, con le sue qualità e le sue innumerevoli magagne. L'oligarchia di Nanchino non ha di occidentale che certi aspetti esteriori. In realtà, ci troviamo di fronte a un governo for1cmente centrali:nato e autori1ario, come erano appunto i vecchi regimi imperiali, ma, fatto solo apparentemente contradittorio e schiettamente cinese, ,carsamente influente, responsabile cd efficiente. L'inguaribile natura democratica (nel senso etimologico della parola) dei cinesi va benissimo d'accordo con que1tc forme di autocrazia orientale. Nell'antica Cina il governo imperiale era una specie di simbolo; i suoi mandarini, spani per le provincie, non esercitavano altro potere che quello di esigere il denaro delle gabelle; il popolo viveva assente dalle vicende politiche, in forme locali largamente autonome: le ghildc per l'organismo economico, la famiglia per quello sociale. D:1 allora, di nuovo, in fondo, non c'è che il nazionalismo che si è sempre servito delle idee po• litiche o religiose correnti per agire sull'anima del popolo. Il nazionalismo cinese è colorato di socialismo perché, al tempo in cui visse SunWen, il socialismo era la dottrina politica più diffusa e più recente. Ma presto o t:lrdi si dovrà riconoscere che il motivo fondamer,ta.le di tutta là rivoluiionc cinese è stato soprattutto la xenofobia. RENZO DIODATI NEL PROSSIMO NUMERO: ILNAUFRAGIO DELLMAEDUSA ; , ~ . r > ~-~\!/ - r~ 'lf ;. ,.; ~•,.I 11 Be rl61COa lmbudre n. all.nl oomploti.o oome 411.11to 1 per il prouimo ballo della poli.da un.I la pellioola di ~ne" I malgrado gli scandali, le rivolte e la corruzione, le squadre inglcai passavano comunque di vittoria in vittoria? Dlll'A■MlllAGIIATI t fuor di dubbio che la marina inglese fu, nel suo complesso, imbattibile per la catrema debolezza delle flotte avversarie, la francese e la spagnola. ~Jf~ ~; n~~ èC~~l c:e t!c~:~;:ra~~i ~ Wellesley riceve ogni anno dal pubblico erario più di 30 mila lire sterline. Paragonando tal somma alla pensione di cui gode il luogotenente di vascello Chambers, che ha perduto ambedue le gambe in battaglia, mi pregio far osservare che detta pensione corrisponde a 426 paia di gambe di luogotenenti imbarcati sulla ftotta di Sua Maestà, Scegliendo ad unità di misura la pensione accordata. al Comandante Johnson per il braccio che ha perduto in battaglia, osservo che la sinecura di cui è gratificato Lord Arden equivale alle braccia di 322 comandanti di Regie Navi. Signori della Camera, vi dico che col denaro che dal Tesoro annualmente si vena al Duca di Buckingham si possono fornire di vettovaglie di lusso i depositi di Chatham, Gibilterra, Shecrnes,, Helgoland, Cork, Malta e Capo di Buona Speranza. E rimangono ancora oltre cinquemila sterline da riversare nel Tesoro. Che io coli a picco se non siamo di fronte ad una vera iniquità. Provate a darle un altro nome, se vi riesce•. Queste parole rivolgeva al banco dei Ministri il deputato alla Camera dei Comuni per il ColJcgio di Westminster, Sir Thomu Cochranc, Conte di Dundonald, Cavaliere del Bagno, Captain R. N., l'audacissimo e Cochra.nc thc Unconquerablt •, poi ammiraglio. Dai banchi dell'opposizione egli si scagliava contro i malvenatori del denaro pubblico, contro le truffe perpetrate a danno della Marina da una coalizione diretta da una vasta oligarchia marittima composta di membri dei due rami del Parlamento, di ammiragli, capitani, industriali, proprietari di cantieri navali cd impresari di forniture. Sono rimasti famosi i e quaranta ladri •, appellativo dato a 40 vascelli a due ponti costruiti dai cantieri privati per conto dell'Ammiragliato. Basti pensare che tali vascelli erano stari chiavettati in legno anziché in rame. Il primo Lord dell'Ammiragliato, Jcrvis, era costretto a confessare che e i nostri cantieri puzzano di fradicio•· Racconta poi lo stesso Cochrane che, dopo un piovasco abbattutosi sulla sua nave, la tela delle gabbie di maestra e di trinchetto era diventata tanto sottile e trasparente che permetteva di prendere l'altezza del sole guardando attraverso la velatura! Trenta mano 1797: la squadra di Lord Bridport si àncora a Spithcad. Il I s aprile riceve l'ordine di salpare per riprendere la crociera: ma l'ordine non è eseguito. L'equipaggio della Royal Georgt, nave am~ miraglia, si rifiuta di recarsi al posto di manovra, sale sull'alberata e lancia l'urlo della rivolta, cui rispondono gli urrà minacciosi dei marinai di tutta la squadra. Cosi ha inizio l'ammutinamento quasi totale della ftotta inglese, che, per circa due mesi, tenne in sospeso gli animi e le sorti della nazione. I rivoltosi chiedono aumento di paga, razioni più abbondanti e meglio confezionate, una dinribuzione più equa delle parti di preda, vantaggi per i marinai feriti o invalidi, un più umano trattamento, L'Ammiragliato scende a patti; ma le trattative falliscono. Ai vascelli ancorati a Spithcad si uniscono quelli di Plymouth, poi quelli della flotta del Tamigi. e del Mare del Nord: su quasi tutte.le navi di Sua Maestà viene alzata la bandiera della ribellione, e le navi son mc3se in istato di difesa, pronte a far fuoco. Alle varee dei pennoni si preparano le ghie per impiccare i nemici della causa. A bordo di ciatcun vascello vien costituito un comitato di 12. membri, incaricato della polizia in• tema; due delegati per vascello, presieduti dal marinaio più scalmanato, si riuniscono a consiglio per la direzione della rivolta dell'intera armata. La flotta del Tamigi paralizza il traffico mercantile sul fiume, e minaccia di salpare e far vela per i porti dell'Irlanda, dove pure gli equipaggi si sono ammutinati. Già la coperta del Lo,v,lon è insanguinata. Ma la tragedia, con tutte le sue incognite, è evitata dall'Ammiragliato, dapprima con concessioni particolari alla squadra di Bridport, poi imponendosi con la minaccia e la forza a quelJa del Tamigi. Verso la metà di giugno, tutte le bandiere dei rivolto.si sono ammainate; la disciplina è ristabilita su tutti i va.scelli, mentre i principali responsabili vengono giustiziati. Giustizia senza misericordia è esercitata dall'Ammiraglio Jervis, poichi i germi sediziosi hanno raggiunto anche la squadra di Cadice. Jervis domina la rivolta sul nascere, con pugno di ferro e suprema impassibilità, Corti marziali cd esecuzioni capitali si susseguono. Al paragrafo r ,0 del e Regolamento di servizio• della Marina U\glete, semp~ ai ~ bei tempi di Nelson, si legge: et strettamente richiesto ai Comandanti delle navi e vascelli di Sua Maestà di seguire puntualmente la regola di non mai autorizzare femmine a bordo, salvo quelle che sono realmente le mogli di coloro ch'essc vengono a visitare, cd anche di non permettere che ingombrino la nave•· Il numero delle mogli. superava sempre quello dei man'ti. Non appena il bastimento si àncora, ecco affiancarsi uno sciame di imbarcazioni, cariche di appassionate donnine che, prescelte dagli uomini, salgono con essi a bordo e, previa una sommaria perquisizione al barcarizzo, scendono sotto copena in promiscua compagnia. Quivi, sulle navi più disciplinate, le femmine devono sottostare ad altra visit-a: quella del medico di bordo. Sotto coperta, nel ponte di corridoio, sono stivati uomini e donne in numero doppio della normale capienza del vascello. Alla sveglia, il nostromo, a un colpo e l'altro dì fischietto, doveva alternare il famoso richiamo e Mostra la gamba!• per poter distinguere le donne alla vista delle gambe nude, graziosamente spinte fuori dalle brande. Alla domenica, la ciurma femminile era passata in rivista, Questi gli aspetti del mondo marittimo di Sua Maestà Britannica, durante gli anni in cui l'Inghilterra conquistava il dominio del mare. Come mai, ci si può chiedere, B noto lo stato della marina francese durante e dopo la rivoluzione. La disciplina e la competenza sono sparite. La rivolta è un malanno cronico; ogni senso del dovere scompano. Gli equipaggi si rifiutano di combattere. Fughe, ghigliot• tina, fucilazioni hanno distrutto il corpo degli Ufficiali della Real Marina. Le navi in avarla non possono venir riparate negli anenali, dove regna l'anarchia e la penuria di legnami e cordami. Anche i generi di sussistenza vengono a mancare, a bordo e a terra. Si comprende come, malgrado tutti gli estremi sforzi tecnici e finanziari, Napo. Icone non riuscisse a risuscitare una ma• rina capace di battere gli inglesi. Napoleone e la Francia dovettero soccombere, sul mare, contro un nemico che era solo più addestrato. Quanto agli spagnoli, si dia la parola a Nelson, ch'ebbe, soprattutto, il merito dj capire 1•inrima dcbolcua delle ftottc rivali. e Gli spagnoli•, egli scriveva nel 1793, «fabbricano bei vascelli ma non fabbricheranno cosl facilmente gli uomini. La loro ftotta non ha che cattivi equipaggi e ufficiali peggiori •. Ed ancora nel J 7()6: • Si pretende che la Spagna abbia consentito a fornire alla Repubblica Francese 14 vascelli di linea pronti a prendere il mare. Suppongo che ai tratti di bastimenti senza equipaggio, chi il prenderli con tale personale sarebbe per la Repubblica il mezzo più sicuro per essere prontamente batnna •· Alla battaglia di Capo San Vincenzo gli spagnoli non avevano più di 6o-8o marinai per vascello. Il rimanente dell'equipaggio era formato da individui assolutamente estranei alla navigazione e al mare, reclutati nelle campagne e nelle prigioni. Se si aggiunge che allora e la caratteristica predominante della marina inglese•, come scrivc1uno storico navalc,-«fu l'innesto del tornaconto economico individuale sul vantaggio nazionale•, e che la corruzione dell'oro inglese aveva profondamente influito sul collasso della marina di Francia, non deve destare meraviglia che la flotta del Regno Unito, non superiore alle altre in coraggio cd accanimento, rimanesse allora padrona delle acque. ANTONIO CALEGARI Il gentrtle clneH I "~ggi~ • morire un po', ma ,,.,tare à morire ancor dl plb 11 L.l RUSSIAE 101 f."{1 ON siamo noi a proporci questo 1trano l.lJ quesito. Chi 1e lo propone è l'A,my ond No.v1 Re1ister. Per conto nostro, il problema non csi1te: per la ovvia comidcrazione che una guerra per terra fra due Stati ~ imponibile se cui distano alcune migliaia di chilometri l'uno dall'altro e se i pacai che si tro• vano in meuo non hanno alcuna voglia di mettere i loro territori a disposiz.ionc degli eventuali belligeranti come campi di battaglia. In questa ipotesi, quindi, un conflitto è possibile solo nel quadro di un conflitto generale. E allora il quesito, co1l come 3 formulato dall'Army and No.vy Re1is1er, è mal posto. Resia l'ipotesi di una guerra per mare. Teoricamente, una guerra per mare è sempre pouibilc, anche fra i paesi più lontani. Praticamente, una guerra per mare fra l'Italia e la Russia, al pari di una guerra per terra, e, sia pure, per ragioni più complcs!t'~, non sarebbe possibile che come parte di un confljtto più vasto; e quindi il quesito dovrebbe sempre essere formulato in modo diverso, f Lo strano è che l'arti.:olo dcli' A rmy ond Nav1 Rttisler riguarda principalmente le foru terrestri dell'Italia e della Russia, la preparai.ione dei due eserciti, gli armamenti, la capacità dei comandi, ecc. , Esso dimentica solo quel piccolo particolare cui abbiamo accennato: e ci~ omette di dire per dove pa,serebbc 1'c1trcito n1110 per attaccare l'Italia o l'esercito italiano per attaccare la Russia. Comunque, riproduciamo, qui di seguito, le opinioni e i giudizi dell'Arm,1 o.nd Nauy Re1ist,r, senza attribuire ad cui che un valore accademico. BIHCITO RUSSO: H EIIGIIA (i5! LI SCAMBI di note avvenuti recente- \!:/ mente fra la Russia sovietica e l'Italia fasci1ta, cosl l'A. f:I N. R11i11er, 1uggcri.cono una stima comparativa. fra la foru militare e le caratteristiche del personale milita.re dei due paesi. Per il mondo occidentale, l'esercito russo è, al pari del ruo pae1C, un cnignta. Jn. torno ad esso è una nebbia di mistero, che gli esperti militari non sono riusciti a di• radarc. Con una fon.a, probabilmente, di 1 milione e 6oo mila uomini fra ufficiali e soldati, uso è il più grande esercito del mondo in quest'epoca di grandi eserciti; cd esso è probabilmente tutto sulla linea di frontiera, fornito di armi e servizi: 1uuistenz.a, artiglieria, cavalleria, carri armati e aviazione. Per potenza di massa, esso do• vrcbbe, secondo tutte le regole del gioco, essere la piil imprcuionantc (orza militare del mondo. Ma è po1sibile che questo grande colosso abbia piedi di argilla. Le lotte interne, le interferenze politiche negli alti posti, il tradimento o la stupidità, che, a quanto pare, regnano in Russia, avvalorano l'opinione di coloro i quali affermano che l'c1ercito rosso, nonostante la sua maua, sia una macchina di guerra di dubbio valore, Il suo maggiore difetto ~ la mancanza di co• mandanti e di efficienti Stati Maggiori. E»i non esistono, né possono formarsi sotto il sistema militare sovietico. Accanto ad ognuno degli alti comandi ncll'c1ercito russo, c'~ un Commissario civile dei Sovieti, al quale il generale comandante deve sottomettere tutti gli ordini e tutte le istruzioni prima di impartirli ai suoi dipendenti. Se il e politico > approva, gli ordini vanno avanti. Se non approva, non vanno avanti. Con questo sistema nessuna foru militare pub agire efficacemente. Una valu1arionc dell'esercito italiano pub esser fatta in base alle sue recenti campagne. L' Ann1 and Nav1 Rezister rileva che taluni, soprattutto dopo la campagna etiopica, hanno sopra.stimato l'c1ercito italiano e altri, invece. lo hanno sottovalutato. Per esso, la verità è ccnamente nel mezzo: l'eicrcito italiano vale ccnamcntc assai più di quello che taluni credono. Comando e Stato Maggiore, nella campagna etiopica e in hpagna, hanno dimosirato di conoscere bene il loro compito. Il Maresciallo Badoglio, a giudiz.io dei militari, 'trtbbe -probabilmente il capo supremo in caso di guerra. Si notano tra gli alti ufficiali i marescialli Graziani e Balbo. 1 Sovieti non hanno uomini siffatti, che possano condurre i loro eserciti. Alla 1tima, dunque, la Russia, al p.lragone con l'Italia, risulta inferiore; ma si deve ricordare che i Sovicti hanno una riserva di uomini che supera di gran lunga quella di cui di1ponc l'Italia. Sia la Russia, sia l'Italia sono bene attrez.. zate per operu.ioni militari. L'Italia ha una larga superiorità sulla Russia per quel che riguarda la forza nava.lc. Ad eua non sa• rebbe difficile caccia~ dal Med}tcrraneo tutta la marina sovietica. Una volta aperte le ostilità fra i due paesi, u esse fossero possibili, i rifornimenti di guerra ru"i non potrebbero più raggiungcrt- la Spagna; e quuto probabilmente metterebbe rapidamente fine alla guerra civile in quel paese. In generale si crede che i Sovicti vendano le loro fornitu~ alla Spagna e ottengano in cambio l'oro 1pagnolo che fu confiscato allo scoppio delle ostilità, più di un anno fa. La marina runa è limitata, cd cua può essere utiliuata all'estero per trasporti dai porti del Mar Nero alla Spagna. Si ofluma eh.e Stalin si serva della tituatione medit,rranea pu uso interno e o.Ilo seopo di distrarre l'o.tlen,tion, del popolo do. una siluationc eritieo. CONPROIITISUPERFICIALI fiiJ QUI finisce il confronto. l!l E a metterne in c'tidenza il carattere accademico, basta la frase, che abbiamo stampata in carattere corsivo: e Una volta ape:te le ostilità, u esu fossero possibili ... >. Se non sono possibili, a che servono i confronti? Al contrario, un confronto potrebbe essere interessante se si panissc dall'ipotesi, tanto più probabile, di una conftagraz.ionc generale. E dovrebbe essere upa stima non già delle forze dei due paesi considerate isolatamente, ben1l dell'apporto di cui alle due eventuali coalizioni avvenc. Ma dovrebbe essere condotto con ben altra serietà, Pcrchl, oltre a tutto, il confronto, come lo (a l' Army o.nd Hav1 Re1ister (e tanto più abbiamo il diritto di rilevarlo in quanto caso è favorevole all'Italia), è di una scoraggiante superficialità, Tutto sommato, l'unica cou intelligente, che vi si legga, è l'affermazione contenuta nell'ultimo periodo: che Stalin si serva della questione mediterranea per uso interno. E ,i potrebbe aggiungere: se ne serve appunto perché un conflitto isolato italoru1so è impossibile. In Estremo Oriente, invece, ove la Ruuia ha tutta una immensa frontiera in comune con territori controllati da: Giappone, la Russia si guarda bene dal fornire armi alla Cina. E la dottrina imporrebbe al bolscevismo un intervento in Cina non meno a fondo che in hpagna. M2 la dottrina cesia dove comincia la paura. DISCORSI DBLL.l coaon ~ E GIORGIO VI d'Inghilterra ha doC?.) vuto tenere, a brevissima distanza l'uno dall'altro, ben due discorsi al Parlamento: il primo per la chiusura della seuionc pa,1..m. cntare 1936-1937; il secondo per l'apertura della nuova scuionc parlamentare, la prima del nuovo regno. Come è noto, l'attuale sovrano del Regno Unito non ha un eloquio molto spedito o, per dire più precisamente, incontra qualche difficoltà nel parlare. Sarà stato per questo, sarà stato semplicemente perché il costume e l'etichetta lo permette• vano, il primo dei due discorsi fu letto ai Lords e ai Comuni non da Sua Maestà, ma dal Lord Cancelliere, il Visconte Haihham. E questi, si noti, lesse l'augusto e b&• nale testo non già in nome o in vece del Re, ma come se egli fosse ttato proprio il Re in persona; e fu da tutti ascoltato come se fosse stato il Re a parlare, Con imperturbabile gravità, egli lcuc frasi come queste: • f!. stato con viva soddisfazione che Sua Maestà la Regina cd io, nella solenne occasione della nostra incoronatione, abbiamo ricevuto le prove della lealtà e dell'affetto dei nostri popoli e della loro devozione alla Corona .. , >, e riferendosi agli appannaggi votati dal Parlamento a favore della famiglia reale, ad esclusione del Duca di Windsor, ringrazib i Lordi !- i Comuni e per la provvisione che avete fatta per l'onore e la dignità della Corona > ccc.. e Le mie relazioni con le Potenu 1tranien:: >, assicurb il Vi.conte Hailsham, e con• tinuano ad cucre amichevoli >. Poi parlb dcll'intercue con cui i suoi Ministri hanno seguito gli avvenimenti di Spagna, del suo interesse agli avvenimenti d'Estremo Oriente, ecc.. L'altro discorso, quello del ~6 ottob~, fu invece letto da Sua Maestà il Re in pcnona, che riutel a vincere le sue difficoltà naturali e a pronunziare tutto il testo cor: poche e1itazioni. t.a Regina lo seguiva con estrema attcn:rione, Ma la solenne cerimonia fu preceduta da una piccola crisi di famiglia. E se torniamo su questi avvenimenti altrettanto solenni, quanto poco importanti, è appunto perché solo adeuo ci perviene la rivista americana in cui si racconta il piccolo retroscena. La Principessa Eli,abctta e la sorellina, la Principessa Margarct Ro1e, dovevano intervenire anche esse alla cerimonia dell'apcrttJra del Parlamento; ma la Principessa Elisabetta ebbe il capriccio di an• 'darvi, lei e la sorella, nella berlina reale, insieme col padre e con la madre. Le Loro Maestà risolsero la grave queuionc nel senso che c;ui non avessero il diritto di e privare > le loro piccole di una pane degli applausi e delle acclamazioni del pubblico. Ma all'ultima ora, ìl dio Cerimoniale prevalse. Fu comiderato che la Rtgina, la quale ha solo 37 anni di età, e potrebbe ancora avere un altro figlio >, che questo figlio potrebbe essere un maschio e diventerebbe Principe di Galles; in questo caso, la Principessa Elisabetta non sarebbe più crede al trono. Un profano potrebbe osservare che niente impedirebbe all'cvcn• tuale Principe di Galles di andare fra otto o fra dieci anni nella berlina reale all'apertura del Parlamento; e che una pa»eggiata, nella detta berlina, delle Principcs• sinc noo altererebbe certo l'ordine di successione al trono. Ma in materia di ceri. moniale, le cose non sono mai cosl semplici. E per la consideraz.ionc sopra esposta, la Principessa Elisabetta perdette la sua battaglia e dovette accontentarsi di andare alla cerimonia, insieme con la sorellina, nella berlina di Lady Helcn Graham, subito dopo quella reale. Incorreremo, forse, in errore; ma questo piccolo episodio, che fa brillare una luce di gratia infantile attraverso la plumbea gravità di un cerimoniale inflessibile e so• lcnnissiino, ci ~ sembrata l'unica cosa interessante della cronaca delle due cerimonie. A. G. AHHO~,·H8~5, 27~0~EIIBRE1937-IVI ~ MNIBU SETTIMANALDEIATTUALITÀ liii' POLITIOAE LETTERAfilA 'l 1 1! ESCE IL SABATO IN U-18 PAGINE 11111=========1 ABBONAMENTI Italia• Oolou.!tt 11110 L, U, 1em11tre L. 22 i;.t,ero 1 111110 L. 701 11m,ure L. 36 0011 rv•1ao ux, L11..1. lllt!I ?bnosorlui, dhegnl , fotognJi,, 1.noh, H 11011 po.bl:illcaù, non 1i restitailoo110. Dlndou: 1111 RomT,i,tt:o d:1:S: 1~sgg, 28 il lam.la.lstruteoe: Milan1';1!ioa:!aN?\taoirba1 6 i loc. &un, Edltrfu " OIDfiltll " • llllu.o I ~~111

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