CCONTINUAZ, DAl NUMERI PRECEDENTI) VIII I SCI' e non ebbe più alcun dubbio che il suo destino era pros- ;;imo a compiersi. i:. una legge, diceva tra sé. Non è possibile che una creatura umana venga spinta co:..ì irresistibilmente verso un'altra e che quest'altra non si schiuda. Ella sentiva ciò che lui sentiva. Se non l'amava ancora, presto lo avrebbe am.tto. Con l'u~J.ta serietà dcll'irnpicgato e dcll'uffu.:ialc, Fallmerayer sbrigò le proprie faccende. Decise di prendere, frattanto, due settimane di liccnza 1 per la prima volta da quando era sotto le armi. Tra pochi giorni doveva arrivare la sua promozione a tenente. Avrebbe aspcu~1to fino a quel momento. Due giorni dopo 1 ritornò a Solovki. Gli dissero che la contessa Valevsk.1 non Cn.\ in ca:..a e che non sarebbe ritornata fino a mezzogiorno: « Va bene :t, disse, « aspetterò nel giardino>. E ~iccome i domestici non osavano m,indarlo vi.t. lo fecero passare nd giardino che era dietro la casa. Egli guardava in alto verso le due file di finestre, immaginando che la contc~a fosse in casa e ave~ fatto dire che non c'era. Infatti, gli parve di vedere, ora da una fincstr~, ora dall'altra, il barlume di un abito chiaro. E a:..pcttò con pJ.zicnza, tranquillo. Quando dal c,unpanile vicino udì 1>uonarc le dod; ·i, rientrò in casa. La :;ignora Valevska c'era. Scendeva appunto dalla sc:lla in un abito nero stretto e accollato, con un filo di perle al collo e un braccialetto d'argento al polso sinistro. Fallmeraycr ebbe l'imprc:;sione che ella si fosse così abbigliata per lui. E gli parve che dal fuoco che ardeva perpetuamente nel suo cuore scaturi.,,c allora una nuova piccola fiamma. L'amore accendeva luci nuove. Fallrncrayer sorrise, dicendo: « Ho dovuto aspettarla a lungo. Ma, come sa, ho aspettato volentieri. Dal giardino, guardavo le finestre, nell., speranza di vcdcrl,1. E così è passato il tempo>. La contc...sa gli chiese :.e desiderava far colazione con lei. Egli accettò :;enz'altro, di(·endo che ,tveva fame. Ma,· dalle rn· port,J.tc che furono messe in tavola, egli prese :;0ltanto porzioni minuscole. La contessa parlò dcll.t guerra che l'aveva ,;orpres.t al Cairo donde avcv.::i fatto ritorno in tutta fretta. Parlò del reggimento di suo marito, dei camerati di lui, della },ropria giovinezza, di ::.uo padre e di sua madre. Pareva che cercasse ansiosamente argomenti di conversazione, dispoua persino a inventare. pur di non lasciar parlare F...llmcrayer che, d'altra parte, era già ablM:.tanza taciturno. Egli si lisciava i baffetti biondi e pareva che stesse a sentire. Ma più che le sue parole, egli scntiv,ì il profumo che <·manava da quella donna. Tutti i suoi pori erano in ascolto c 1 d'altro canto, anche le 1>.1rolcdi lei avevano un loro indefinibile prnfumo. Ed egli indovinava tutto ciò che ella poteva raccontargli. Quando ,i alzarono, egli di:-,scche intendeva rimanere ancora, perché era libero tuua la giornata, e che tra qualche giorno, appena promosso tenente, si sarebbe pre\.r.1u. na lunga licenza. La contcss,l gli domandò dove intendeva recarsi. « In - nessun posto::., rispo..e Fallme• raycr. « Voglio rimanere con lei >. Ella lo invitò a rc.,tarc finché voleva, sia in quel giorno, sia nei giorni seguenti. Ma ora doveva lasciarlo solo, perché aveva da fare in ca,a. Venisse pu1c quando voleva, in casa c'erano tante stanze e ci potevano st~1re entrambi senza disturbarsi a vicenda. ERli si accomiatò, dicendo che, poiché dia non potcv,l restare con !ui, preferiva ritornarsene in città. Qu:mdo egli montò sul baroccio, LI contt<;:.,.1:.i fermò sulla .,oglia c 1 mentre egli J.ffcrrava la frusta, alzò lievemente la mano e 1., trattenne a mezz'aria 1 in un gesto vago di saluto. IX CIRCA Ulhl :;enimana dopo qudla visita, il neo-tenente Adamo Fallmerarer ebbe la propria licenza. Ai suoi camerati di:-,.-.Cche and,1va a ca,a. Si recò inq•cc alla c.isa dei Valevski, prc•:;e po~scsso di una stanza al pian• terreno he era stata preparata per lui 1 mam;iò ogni giorno in:;icmc con b. p;,dron;t 1 parlando del più e del meno, racconl,rndo L'J)i'5-0dii guerra, non bad,rndo mai ai dìscor:..i di lei, facendola p.trlare, ma sC'nza prcst.1rlc al• tcn1:ione. Di notte non dormiva, come nç,n aveva dormito anni prima nella ~ua abit.rzionc, dtffante la scttim.rn,1 in cui la conte3s..1aveva pernottato di sopra, al primo piano, nel!J. c.1mcra di lui. Anche or,t, I.i imm.1ginava di none là sopra, sopra al suo c.apo, ,o- • pr,t .1Isuo cuore. Una notte - l'aria era lepida e cadeva dal ciclo una pioggerella lenta e benefica - Fallmeraycr si alzò, si vcstl ed u~i nel giardino. N<'ll'atrio spazioso un lume a petrolio diffondeva la sua luce gialla. La casa era silen• ziosa 1 silenziosa era la notte, silenziosa la pioggia che pareva cadesse sulla sabbia: tanto era lieve la sua voce monotona che si spandeva nel silenzio notturno. Ad un tratto, la scala scricchiolò. Fallmeraycr udì, per quanto fosse giù uscito. Ma aveva lasciato aperto il portone. Si volse e vide la contessa Valevska che scendeva. Era vestita come di giorno. Senza proferire parola, egli si inchinò 1 mentre ella lo raggiungeva. Rimasero entrambi in silenzio per qualche secondo. Fallmcraycr udiva il battito del proprio cuore e gli pareva d.e anche quello della donna pulsasse all'unisono col suo. L'aria parve ad un tratto molto pesante cd immobile. Fallmcraycr disse: « Facciamo due passi sotto la pioggia; vado a prenderle il mantello :t. E, senza aspettare una parola di consenso, si precipilò nella sua camera, ritornò col mantello, lo pose sulle spalle della donna come le aveva po:..to sulle spalle a suo tempo la pelliccia, nella sera indimenticabile della catastrofe. E, cingendole la vita con un braccio, uscì con lei nella notle piovosa. Si avviarono lungo il viale dove i lronchi sottili delle betulle- mandavano1 nonostante l'umida oscurità, un chiarore quasi fosse una loro luce interiore. E come se l'argentea lumino• sità dei più teneri tronchi del mondo destasse la tenerezza nel cuore di Fall• merayer, L'gli cinse pila stretto la don• na, sentendo attraverso la stoffa dura e bagnata del manlello la dolcezza ar• rendevole di quel corpo. Per un istante, gli parve che la donna si stringesse al suo fianco, ma dopo un istante notò nuovamente un distacco fra loro. Egli porlò più in alto la mano verso i capelli bagnati, accarezzò un'orecchia, accarezzò una gu-!:ncia. Un momento dopo 1 si fermarono entrambi, si abbracciarono, il mantello cadde dall~ spalle di lei, e così, sotto la pioggia not.,turna, i loro volti si incontrarono 1 le labbra trovarono le labbra e si baciarono a lungo. X J ~~~~~ i~a~~,.(~t;a~lò v~f 1 ;~as~:ri;;~} tenente Fallmerayer a Shmerinka; ma, pure con qualche difficoltà, Fallmerayer riuscì a scongiurare il pericolo. Egli era fermamente deciso a rimanere. Ogni sera e ogni mattina benediceva la guerra e l'occupazione del territorio nemico. Quello che più lo atterriva era il pensiero di una pace improvvisa. Per lui, il conte Valevski era morto da gran tempo, caduto in guerra od ucciso dalle milizie comuniste. La guerra doveva durare eternamente e così pure il servizio di Fallmerayer in quella regione. Fallmerayer non ragionava più, come accade agli uomini che, presi da uria smodata passione, pèrdono il senso della realtà. Egli credeva di essere solo sulla terra insieme con l'oggetto del suo amore. Senonché, il grande e complicato destino del mondo continuava il suo corso senza curarsi di lui. Scoppiò la rivoluzhrne. li tenente e amante Fallmcrayer non se l'era certo aspet· tata. Ma, come avviene nel supremo pericolo1 il colpo violento acuì anche il suo intelletto assopito 1 e gli fece chiaramente capire la situazione: ciò che importava 1 in quel momento 1 era salvare la vita della donna amata, la propria e soprattutto la loro unione. E siccome in mezzo alla confusione provocata dagli eventi improvvisi gli cran rimasti, grazie al suo grado e al servizio particolare che gli era affidato, la disponibilità di mezzi notevoli e ,1nc.he un certo potere, egli si affrettò ad approfittarnr, l'h·i primi giorni 1 quindi, nei quali l'esercito austriaco sì di~solveva, quello tedesco si ritirava dJJl'Ucraina, i comunisti russi iniziavano l'avanzata e i contadini ribelli incendiavano e s;1cchcggiavano le case dei loro antichi padroni, egli riuscì a meuere a disposizione della contessa Valevska due automobili con una mezza dozzina di uomini devoti, armati di fucili e munizioni e forniti di viveri per circa una senimana. Una sera, mentre b. contessa insistev.1 nel suo rifiuto di abbandonare la ca,;;a, Fallmeraycr arrivò con le macchine e coi suoi soldati e, ricorrendo a parole forti e quasi alla violenza. costrinse l'ama111c a disseppellire i gioielli nascosti nel giardino e a prcpa• .-arsi per la partenza. I preparativi durarono tutta la notte. Quando sorse il torbido e umido mattino autunnale, tutti furono pronti per b. fug:a. Nel. l'automobile più g-r.inde, coperta con teli d..t tcnd.1, presero posto i soldati. La contessa e Fallmerayer salironn sull'ailra macchina che era guidata da un soldato. Avevano deliberato di non dirigersi verso ovest come facevano tutti, ma di volgersi verso mezzogiorno. Era quasi certo che tutle le strade verso occidente si sarebbero lrovatc ingombre e rigurgitanti di truppe in ritirata. E chissà mai che cosa avrebbero trovato alle frontiere dei nuovi stati occidentali! Poteva darsi (e come si vide in seguito, era infatti così) che ai confini occidentali dello Stato russo fossero scoppiate nuove guerre. In Crimea e nel Caucaso, la contessa Valcvska aveva parenti ricchi e potenti. Anche se le circostanze eran mutate, si poteva certo aspettarsi da loro qualche ~iuto in caso di bisogno. Ma, in primo luogo, una saggezza istintiva suggerì ai due amanti di raggiungere il mare; ora che su tutta la terra er:1. dilagato il caos 1 soltanlo il mare avrebbe potuto significare la libertà. E, di buon animo, non ostante l'inevitabile agitazione, presero la via. Grazie a Fallmeraycr, che aveva preparato ogni cosa acc1.ratamente, prevedendo anche evcntuali 1 se non probabili incidenti, raggiunsero Tiflis in brevissimo tempo: quattro giorni in tutto. Licenziarono allora la scorta, e trattennero soltanto il conducente fino a Baku. Molti russi della nobiltà e dell'alta borghesia si erano rifugiati nel mezzogiorno e specialmente in Cri• mea. Pur avendo previsto l'incontro coi parenti, i nostri fuggiaschi evitarono di farsi vedere da conoscenti. Fallmcrayer, invcce 1 andò in cerca di una nave che potesse port;i.re lui e l'a,. mante direttamente da Baku a qualche porto più sicuro. Ma fu incvilabile venire a contatto con conoscenti più o meno lontani dei Valevski, i quali, al pari di Fallmerayer, andavano in cerca di un piroscafo cui affidare la loro salvezza. Cosicché Fallmcraycr si convinse che la fuga poteva effettuarsi solamente in compagnia di altri. Si misero quindi d'accordo con otto persone che desideravano lasciare la Russia per mare, e trovarono un capitano fidato che ron un piroscafo dall'aspetto piuttosto fragile li portò a Costantinopoli; donde avvenivano ancora partenze regolari per l'Italia e per la Francia. Dopo tre settimane, Fallrncraycr e la sua donna raggiunsero Montecarlo dove i Valevski avevano acquistato una villetta prima della guerra. Ora Fallrncraycr sentiva di aver toccato l'apice della sua vita e della sua felicità. Era amato dalla donna più bella del mondo. Anzi 1 meglio ancora, egli amava la più bella donna del mondo. E questa era accanto a lui per sempre, così come la sua immagine era vissuta nel cuore di lui per lunghissimi anni. Egli stesso viveva adesso in lei. In quegli occhi 1 appena le si avvicinava, vedeva riflessa la propria immagine, e si può dire che non ci fosse ora della giornata in cui i due amanti non si trovassero vicini. Quella donna, che poco tempo prima sarebbe stata troppo altera per sc$'uire gli impulsi del proprio cuore o dei propri sensi, quella donna s'abbandonava ora senza una sua vo• lontà alla passione di Fallmeraycr, di un capostazione delle ferrovie austriache. Ella era per lui un'amanle, una creatura, un mondo. Scn1..a desideri, come Fallmcrayer, era anche la contessa Valcvska: L'2morc turbinoso che era nato nel cuore di Fallmeraycr <lurante la notte fatale della catastrofe alla· stazione di L. trascinava ora la contessa, la spostava mille miglia !on• tano dal suo paese d'origine, dalle sue consuetudini, ·dalla realtà nella qu;\le fino a quel giorno aveva vissuto. Era rapita in una sconosciuta regione di sentimenti e di emozioni: e questa re• gionc era diventata la sua patria. Tutto ciò che avveniva nel vasto mondo senza pace non li riguardava, non li preoccupava. I mezzi che avevano portato con sé assicuravano loro una vita senza tavoro per molti anni. Né pen• savano minimarnenle all'avvenire. Se frequentavano il Casino 1 lo facevano per capriccio. Potevano permettersi il lusso di perdere... e perdevano alle• gramente, quasi per dar ragione al proverbio che dice che chi è fortunato in amore non lo è nel gioco. XI QUANTUNQUE la contessa Valcv~ka possedesse tutto per sé il suo Fallmeraycr1 era tuttavia incapace (come del resto lo sono quasi tutte le donne) di amarlo a lungo scnz..1t.imore di perderlo. Così avvenne che un giorno, benché fallmerayer non ne avesse offerto in alcun modo lo spunto, ella incomintiò a pretendere da lui che si separasse dalla moglie e rinunciasse alle sue creature e al :.uo impiego. Adamo Fallmerayer scrisse immediatamente a suo cugino Enrico che rivestiva un'alta carica nel Ministero dell'Istruzione a Vienna, comunicandogli di aver dato un taglio netto alla sua vita precedente. E poiché non intendeva recarsi a Vienna, lo pregava dì consultare un bravo avvocato perc~é gli ottenesse possibilmente il d1vorz10. Il cugino Enrico rispo,;c dopo l!n paio di giorni che per un caso stranissimo già da due anni Fallmerayer figurava nella lista dei dispersi. E poiché non aveva mai dato no\izie di sé1 tanto sua moglie quanto gli altri parenti l'avevano considerato morto. Da parecchio tempo onnai c'era a L. un nuovo capostazione e da parecchio tem1>0 la signora Fallmcrayer era andata ad abitare con le gemelle a Brno, nella casa dei suoi genitori. Era quindi opportuno continuare a tacere, premesso naturalmente che Fallmerayer non incontrasse difficoltà ai Consolati austriaci in fatto di passaporti o di altri documenti. Fallmeraycr ringraziò il cugino, promise di scrivere in avvenire solamente a lui, lo pregò di tacere e mostrò il carteggio all'amante 1 che ne fu tranquillizzata. Ma, _una volta presa da_lla misleriosa angoscia che la natura IO· fonde nell'anima di tutte le donne innamorate (forse allo scopo di assicu• rare la continuità della specie), la contessa Valevska pretese dall'amante un bambino : e cominciò a compiacer~i di immaginare le doti eccellenti che questa crealura avrebbe potuto avere. Con ciò, ella voleva quasi santificare la propria dedizione all'amore. Spensierata e leggera com'era, vedeva ora nell'uomo amato il modello di una ragionevole e quadrata superiorità 1 sen• z'avvedersi che proprio l'amore smodato per lui era stato la causa della sua nuova, inattesa spensieratcu.a. Quando fu incinta, la gioia di Fallmerayer non ebbe più limiti. Come tutti gli uomini innamorati, era grato al destino e, nello stesso lempo, provava una profonda riconoscenza per la donna che aveva permesso al destino di compiersi. Infinita era la sua tenerezza. Finalmente, egli vedeva con• fermata la propria personalità e immortalato nel tempo il suo amore. Ora, incominciava la sua vila, o meglio la sua vita. sarebbe incominciata tra sei mesi. Tra sei me!Ji aspettavano il bambino. Frattanto, Fallmerayer aveva compiuto i quarantacinque anni. XII E o ECCO che un giorno si prescn tò nella villa dei Valevski un forestiero, un certo Kird7.a-Svili, che veniva dal Caucaso. Questi comunicò alla contessa che, grazie a un fortunato decrc• to della sorte e probabilmente anche in virtù di una immagine benedetta di San Procopio, venerata nel convento di Pokrosni, il conte Valevski era scampato ai pericoli della guerra e alle persecuzioni dei bolscevichi e tra un paio di seuimane avrebbe raggiunto Montecarlo. Kirdza-Svili 1 un cx-atamano, andava ora a Belgrado con un incarico della controrivoluzione zarista. Recato il suo messaggio, prese commiato. Prima che partisse, la contessa Valevska gli presentò Fallmerayer come fedele amministratore della casa. Durante la presenza del forestiero, Fallmcraycr stette in silenzio e 1 quando quegli se ne andò, lo accompagnò per un tratto di strada. Quando tornò indietro, provò, per la prima volta nella sua vita 1 un acuto senso di smarrimento. La contessa sedeva alla finestra e leggeva. « Tu non lo puoi rivedere•• incominciò Fallmerayer. e: Fuggiamo!>. « No. Gli dirò ttJtta la verità! • rispose lei. « Lo aspetteremo•· « Tu avrai una mia creatura! • esclamò Fallmerayer. « La situazione è impossibile•· « Tu rimarrai finché viene. Lo conosco. Comprenderà tutto•· Da quel momento, non parlarono più del conte Valevski. E aspettarono. Aspettarono, finché un giorno rice. vcttero un telegramma che annunciava il suo arrivo per la sera. Entrambi andarono a prenderlo alla stazione. Due ferrovieri lo calarono dalla carrozza mentre un facchino accostava al prcd.cllino una sedia a rotelle. Quan• do lo deposero sulla scdia 1 egli porse alla moglie il viso giallo e sparuto. Ella si chinò su di lui e lo baciò. Con le mani lunghe, ossute e bluastre egli cercava invano di tirarsi sulle ginocchia una coperta di lana. Fallmcrayer accorse in :..uo aiulo. Poi osservò il viso del conte, un viso lungo, tutto pelle e ossa, dal naso affilato, dagli occhi chiari, dalla bocca sottile ombreggiata da baffi neri e spioventi. Il facchino spinse il conte lungo il marciapiede come fosse un bagaglio. Sua moglie lo seguiva1 mentre Fallmerayer procedeva qualche passo più avanti. Quest'ultimo aiutò a sollevare il conte nell'automobile. La seggiola a ro• tcllc fu caricata sul tetto della macchina. Arri,·ati alla porta di casa, dovettero trasportare il conte nella villa. Fallmeraycr lo reggeva per le spalle 1 il serviJore per le gambe. « Ho fame », disse il conte Valevski. Quando furono a tavola, si vide che il conte Valevski non era in grado di mangiare da sé. Sua moglie lo dovette imboccare. Durante la cena 1 regnò un silenzio crudele e quando venne l'ora di andare a donnirc, il conte disse : « Ho sonno. Mettetemi a letto. • La contessa Valcvska, il servitore e Falhncraycr portarono il conte nella sua camera al primo piano dove gli avevano preparato il lt·tto. « Buona notte •, disse Fallmeraycr. Osservò ancora come la sua amante aggiustava i cuscini e si sedeva sulla sponda del letto. Poi Fallmcrayer partì: e non se ne seppe più nulla. 3 . (fine) JOSEPH ROTH UNGIOIELLDO'ARTE DITORIALE CALENDARIO ARTISTICO BOLOGI1A938 Questo Calendario Artiuioo l oompotto di 53 ndut.e fotoJrt.fiehe di Bologna :i:e~~ift:, :::~e:. 1i~:bn~1 1 ,°F~!~ i:~~;;:!: ~~d'eittod:~:~~~S.':ir':~: gelo di Ro1ugn1, Ouen•, Rlmlot, R.nenoa, Ferrara) In grande formaui, 8! f:~~,d~~~1:'oro1:,ori~::~r~•D:~~~~'a!ed1 n1 \/ ~f f.1:~d:~~n~:106& In ,tndlt.naello prlaoipall cartolerie elibrtrlo a L, 15, Coloroche aggiungeranno 6 lire alla quota d'abbonamento a OMNIBUpSor 111938potranno riceverlo subito franco di porto.
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