Omnibus - anno I - n. 34 - 20 novembre 1937

~ A DONNA che, a qualunque clas- ~ ' se appartenga, ha sempre per la . 'l:asa 11 gusto e l'abitudine dell'ordmc, nel campo, quando va a sostituirvi l'uomo, pare che si pieghi con odio alla fatica. Le contadine che stanno ne, campi appaiono serie e mute, scomposte nei movtmcnti e negli abiti. Cosi, con le spalle curve, la loro età diventa il-Aprecisabile. Son amano i lavori agricoli: istintivamente sfuggono le fatiche che a trent'anni possono farle diventare vecchie. Solo in tempi d'eccezione si arrendono a sostituire l'uomo. Lavorano nei campi in casi straordinari, quandb ci sono guerre o malatti" .Ma sempre, se si addrn.sano i gravi la,ori della vanga e della zappa, lo fanno con disperazione, brutalmente. Quando le cose vanno avanti in una tnaniera normale, senza novità di guerre, né calamità di malattie, la contadina invece passa la sua giornata in casa e sull'aia. Soltijnto per la mietitura e per la vendemmia le sue cure si estendono fino al podere. f:: necei.sario, allora, aiutare gli - uomini a sbrigare le faccende più importanti e più grosse dell'annoi d'altra parte, lt- donne non possono mancare, visto che questi due lavori, che concludono due -,taj;!:ioni agricole, hanno da secoli qualcosa di festoso, Veramcòte non si tratta di feste, anche se il costume !radizionalc vorrebbe far quasi della mietitura e della vendemmia due cerimonie. Si ha forse di Cf-iSC una immagine esageratamente gaia; mentre la gaiezza non può essere che cond12:ionata, dov'è la fatica. In fondo, queste due opere agricole restano le più pese dell'annata. Le altre raccolte, quella del fieno, del granoturco e di tanti cercali e 1cgumi. avvengono poco alla volta, senza una speciale e straordin.iria fatica. La donna allora può starsene a casa: il che non potrà mai fare per il grano e per l'uva. Allora occorre la sua prcsc11za: la famiglia ugricola è in tal caso tutta presente, senz.1 contare gli estranei che ven- ~ono chiamati in aiuto. E: di li che viene alla letteratura l'immagine della campagnola che canta lit.:ta nei campi. E 3cnza dubbio un'immagine leziosa. La letteratura spesso arriva a generalizzare, tino a mettere in corso noiosissimi luoghi comuni. Quasi si arri,·a a fare di una fa~ tica agricola, oltre che una ft:sta, un rito. Si , orrebbe mostrare la contadina che \'a alla mietitura e alla \t!Odcmmia come inh 1.rn ad adempiere un do,·erc sacro. Ep• pure, niente ormai c'è di sacro nei la,ori 3)..: ricoli: e sarebbe errato e retorico ammettere, solo un momtnto, che pur oggi, <piando, a luglio per 11grano e a scttemh,: per l'uva, nella cJmpagna c'è tanta all1~ria, si possano ,·edere i segni di una !, ,ntanis1>imasacra tradiz1011eagrC3tC. Quel t, nto di sacro che potè e.::scn i nell'agri1 ,!tura è svanito. Qualche volta, anche w a come un tcmpo 1 i contadini e.intano pt:r accompagnare la fatica; e può darsi che una volta fosse nel canto qu;1Si un rin~raziamento al ciclo; oi;u::1,comunque, c'i.: appena il sc.i;:no d1 un'umana sodd1sfa.:ionc. Del resto, i ,cri canti campa~noh Mm.P meno allegri di quello che non si voglia. Sono nenie monotone, adatte alla monotonia del lavoro. 11 .a contadina italiana' poche volte va a lavomrc cQn fzl1uomini fuon di ca!.n. La "'ua vita si s,·olge generalmente in un bn.:- \ i~~1mo spazio. ~1 ossen I I~ casa_agri~ola irali,ana che può essere r,1, ,·1sata 111 quella Jcl contadino toscano o emiliano. Al piano terreno, la cucma che scn e anche da ;11rio, poi utrn stanza per M'.lirmrezzi agricoli, poi, tal\"olta, un'ahr,1 che ,uole c~- ~cre il salotto•. Al piano di sopr.t, le c:amcre; e, annessi, la stall:1 e il granaio. Casa fatta appo~ta per gente che ,i,e d1 a~ricoltura; ma la donna fo di tutto per trasformarla da abitazione contadina in abitazione possiamo dire borghese. Un principio di imborghesimento è visibile in tutte le nostre campagne e, credo, nelle campagne di tutto il mondo. Nel 11 salotto• la contadina dice tutte le sue vaghe e goffe aspirazioni. Sono in quella stanza i mobili più pretenziosi. Una vetrina piena di stoviglie da usarsi raramente: alle pareti, oleografie vistose o raccolte di cartoline illustrate. Il gusto delle contadine è tutto per il pittoresco; un gusto che resta popolare, quando anche la condizione familiare si avvia a essere sempre più borghese; tanto che la borghesia campagnola sarà sempre una particolare borghesia. Avrà della classe media cittadina la volontà di una vita il più possibile comoda e decorosa, ma il modo di intendere quei comodi e quel decoro resterà sempre campagnolo. 1 campagnoli amano i ritratti e i dagherrotipi. Dal tempo dei dagherrotipi, i contadini sono sempre stati i migliori clienti dt:i fotografi. Si sono fatti fotografare a gruppi o a coppie: in occasioni tccczionali, come matrimoni, servizio militare, viaggi. La contadina raccoglie ogni illustra;zione che le tocchi l'immaginazione, e ordina tutto in collane, che spesso arri,·ano a essere lunghissime., da appendersi da una parete all'altra. Questo è il gusto per 1I salotto, un gusto in origine borghese che Je campagnole hanno adattato con prontezza alle loro case. I risultati possono essere ridicoli; almeno quando i segni di certe ambizioni appaiono improvvisamente in gente del tutto rozza. La cont:tdina, poi, ha grande amore per i fiori: fiori di carta per le 1mmagmi sacre, e fion coltivati nell'aia. I fiori vengono piantati dovunque, curati di giorno in giorno; tutta,·in si veda in quale maniera si arrin a questi abbcl11mcnti. La contadina vuole avt!re , suoi garofani, i suoi gcranì; e li pianta e Il cura dovunque le càpiti. L'immaginazione di queste donne è tanto pronta che basta un garofano in una Hcchia pentola a farle contente. :\la è questa una passione gio, anilc; che scema sempre appt:na le cure della famiglia diventano più gra\-Ì. Forse più che i fion la contadina ama 1 , ist~i ornamenti: dalla giovinezza fino alla sua nera v-,;cchinia. Predilige sempre più con l'andare degh anrn gli orecchini, le collane, 1 braccialetti, le medaglie d'oro; non s1 sa se per la loro bellezza o per il loro ,alare. La contadina serba con gelosia i suoi gioielli, e la gelosia con la maturità di\"Cnt3 a,·arizia. Eppure le campngnok, se scrb:mo con acc;m1mento i loro g101elli, di rado arrivano a mettere insieme dal nulla ricchezze. I cumuli di ricchez?c sono sempre opera dell'uomo: le dùnnc di campagna sono pili portate a consen·are clll! ad arricchirsi. Da , ccchie di, entano a,-are, spe~o in maniera orribile. Il destino delle contadine è questo: fin che duro la giO\ mezza, sono in loro v.11,.:hen:.p1ra:cioni a una vita più comoda e cordial,·, e se ne ,·cdono i segni nell'arredamento della casa, nei fiori, tal- \'Olta nell'educazione che a rutti I co~ti si \'uol dare ad almeno uno dei loro figli, mandandolo in seminario perché si faccia prete, o in città :lgli studi; appena arriva la ,ecchiaia, eccole di nuovo \"i,·cre secondo alcuni istinti fondamentali. La contadma non ha mai iniziati,·e. Quando nelle campagne si mcontra una donna pronta a~l1 affan e a1 commerci, C sempre una eccezione. A\'l'à in sé una rudezza maschile che sco1,certa. Sarà di quelle :.tranis!)nne donne che be\'Ono, fumano t! bestemmiano pe.i;:giodi un uomo. La donna di campaqna normalmente è donna di casa e basta. Quando c'è una guerra i.aprà vangare e guidare I carri, ma con triste rassegnazione. Rammento, durante la guerra europea, quando ero bambino, di avere visto contadine curve sui solchi, e altre addette a sen 1izi pubblici campagnoli, come il condurre diligenze. Queste, chiuse in ampi mantelli, guidavano i cavalli quasi con rancore. Erano un mistero per me ragazzo: adempivano alle loro faccende con gesti troppo risoluti per essere naturali. La donna campagnola sta benissimo soltanto in casa, e non tende a una sorte diversa perché mai vuole imitare l'uomo. La donna che imita l'uomo è fenomeno moderno e cittadino. Si tratta sempre di un'imitazione isterica e bizzarra. La donna vi si e ridotta, in una civiltà in cui le è fisicamente possibile compiere t\ltto quanto compie l'uomo. Le condizioni della vita contemJ>Oranea rendono tutto questo pOSSibile. Davanti alla macchina o magari all'organizzazione commerciale e politica moderne, la donna è uguale al maschio; non così davanti ad un campo da dissodare, o sotto il sole che curva ancora le schiene dei lavoratori di campagna. La contadina non può sottoporsi a fare quello che l'uomo fa, se non andando contro la sua natura. Se ne trattiene: resta sull'aia, a badare ai polli, e ai fiori nelle vecchie pentole. Cosi esige anche la suddivisione dei la- ,·ori. L'uomo sta nei campi dalla mattina alla sera: la donna resta padrona della casa. Il nostro contadino, d'altra pane, è un borghese campagnolo quasi sempre; o almeno ha bisogni che vanno al di là di quella vita sobria che una letteratura ha dipinto per lui. f: da questa padronanza della donna nell.1 vita familiare delle nostre campagne che viene tutto un costun,e, nei riguardi dell'amore. L'amore prelude sempre alle nozze, o comunque alla vita familiare. Si sa, anzi, come in alcune regioni fino a ieri si arrivasse prn"Qa alla vita familiare che al matrimonio; cd era m sostanza con austerità che ,·1vc, ano quelle famiglie. Non è raro poi il caso di donne che si trovano ad a,erc figli senza un marito, e magari senza <1uclla famiglia che si dicc,·a; mn quasi sempre matrimonio e vita familiare non tardano. Se tarderà, sarà quasi sempre per ragioni d1 economia familiare; cd è calcolo che spesso confina con In saggezza. Le donne poi che, avuto un figlio, non si sposeranno mai, sono costrette a vivere in disparte. Sì parla dapprima di loro, ma con compatimento: rutto al più con un poco di malizia femminile. Insomma, l'amore nelle nostre. campagne è idilliaco in un primo tèmpo; e, dopo, familiare. Rari i drammi passionali, e quelli che accadono sono sempre dovuti, non a passioni amorose, ma ad avarizia, a rancori, ad 1mprov- \ÌSC follie. La contadina sposa e di\"enta la padrona di casa. Anche se il podere è d'altri, per la contadina il padrone non esiste; spesso non è altro che un nome; tocca nl marito trauarc e contrastare con lui. Del resto, la contadina di rado si sente umile davanti al proprietario del terreno quando entra in casa. Lo trattcrÀ non da padrone, ma da ospite, e co:.ru1, per primo, si comportel'"à più da ospite che da padrone. Ogni segno di sottomissione è ormai scomparso. Le ragioni sono varie, e lente furono le riforme d'os.:ni ordme che, con l'andare dei secoli, si sono avute nella nostra agraria. Senza contare che in molte regioni italiane, in Toscana al pari che in Sicilia, il contadino finisce quasi sempre col diventare, in un modo o in un alrro, il legittimo proprietario delle sue terre. Le cootadine amano i loro figli non meno che le altre donne. ma all'apparenza il loro è un affetto misuratissimo. Scarse le carezze e le parole affettuose: quando il bambino è piccolo, i segni dell'affetto sono nei canti per cullarlo; dopo, quando è diventato un giovane e un uomo, sono appena nello sguardo. Ma soprattutto le campagnole amano i figlj, più che con misura, con rassegnazione. Si sa che, appena cresciuti, i figli se ne andranno; data la prolificità della famiglia, occorre emjgrare e cercare la,·oro lontano dal paese. li figlio resterà fuori decenni, e la madre, divenuta vecchia, non pensa nemmeno di disturbarlo dalle sue opere per la sola ragione del suo affetto. Le contadine possono essere avare, ma non sono mai egoiste; almeno coi figli. Nei riguardi· delle figlie, le cose non stanno diversamente: anch'esse lasceranno la casa per andare spose; per quelle brutte e diseredate, che non avranno mai una famiglia, un grande compatimento. La contadina, nel fondo dell'animo, disprezza la donna che non arriva ad avere marito; anche se è sua figlia. , :\1a, intanto, nelle nostre campagne, o almeno in quelle più progredite, si è venuta fom1ando una particolare borgh~ia agricola. Non è un fenomeno tutto di questi tempi; ma dopo essersi manifestato prima lentamente, oggi appare in tutti i suoi caratteri. In molti paesi, è bastato un opificio a far mutare i costumi dei contadini. C'è stata richiesta di manodoptra, ogni famtglia ha mandato qualcuno in fabbrica; e un salario che entri con regolarità in una casa di campagna, do\'C il denaro è sempre scarso, ha permesso il soddisfacimento di bisogni che prima quasi erano ignorati. L'abito, d'altra parte, ha smesso di essere regionale; e così le abitudini e i gusti .. C'è ora nelle case dei contadini un gusto tutto borghese nell'adornare le stanze, e nel regolare la propria giornata, che porta ad una , ita se si vuole mt:no bella di quella di prima, ma, d'altra parte, simile a quella di tutta la nazione. Sono i giovani, soprattutto, che al tempo delle nOZ?A!introducono le grandi novità. 1 padri e le madri, che ora hanno cinquant'anni, videro sl tante cose mutare, e le strade prima fangose e pokerosc di,enire asfahutc, e il padrone prima suptrbo di\'enire più urbano, e la loro condizione umana migliorarsi in tutto; ma restarono quasi sempre contadini all'antica: ora però assistono, non contrari, ai mutamenti che i figli con naturalezza introducono nella loro, ita. Entrano nelle case di campagna, al tempo delle nozze, armadi, specchi, letti, quadri, uguali a quelh che usano le famiglie cittadine per i loro arredamenti. Anche il modo di vestire delle contadine si è fatto borghese: sia nei j,!'iorni di larnro che di festa; cd è per éiò che, talvolta, nelle campagne, vi sono sane che lavorano con una perizia uguale, o maggiore, a quella delle sarte di città. Le cose stanno cm,ì. È alle contadine che si de'"e in gr.m parte 11 fom1arsi di una singolare borghesia campagnola. Tanto che è fal<.a l'imm.agine dd villano ora ridicolo, ora commovente, oro orrendo, nella sua bonaria semplicità. Lo \'Cdeva così l'abitante della città che s'inoltrava in campall'.na una \"Olta l'anno. Lo ,·edcva così tutta una letteratura. li contadino è, nel fondo, quello che era ieri. Le sue duti e i suoi difetti sono i medesimi, pcrchf gli ,-eng;ono, non dt11larazza, ma dai hwori che fa. Il contadino sarà sempre furbo, p.1z1cnte, a,·aro e conscn·atorc. Tutto al più, menta ses.tnalare come og~i, per circostanze ({encrali, si avvia ad essere spesso un borghese agricolo: che vuole anre la sua radio, che le~g:c il giornale, che si appassiona ~Ila poli1ica, che ha la particolare disposizionc per i ragionamenti della gente av,·ezza a lavori solitari e silenziosi. La sern, d'estate, le Krand1 strade che attra, ersano la campagna sono piene di gente che non sta soltanto .t goden.i la brezza notturna; e cosl, d'inverno, nei bar e nelle case, davanti al fuoco o accanto alla radio, 1 contadmi non terminano abbattuti ·Ja loro giornata. Discorrono a mo• do loro delle cose del mondo; e questo accade da secoli; semmai. c'è una no• ,•ità: le cos~ del monJo non sono più tanto lontane da loro. ARRIGO BENEDETTI ERBA Se poteste vedere al microscopioun dente cariato. una gengiva malata. restereste terrorizzali dall'apparizionedi una folladi mostruosi microrganismipatogeni.Dentie gengive malate sono veri e propri centri d'Infezione e l'unico modoper prevenire ogni e qualsiasi malanno di tale Indole è quello di praticare una razionale igiene dentaria chemantenga denti e gengive sani. Uno del mezzi più pratici è quello di usare con assiduità un dentlJrlclodi 11· ducla: Preferite l'uso. dopo ogni pasto. della insuperata PASTA DENTIFRICIA GIVIEMME La Pasta denllfrlcla Erba Glvlemme schiude la bocca al sorriso. StoriadelRisorgimenteodell'Unitàd'Italia DI CESAR,E SPELLANZON Ncll.1 prin,.1~tim.&n.1di diumhrc v«r~ riprcu l.1 pubt,liuziont .&di,pen.e 1tttim.1n.1li Ji 16 p,al(int l'un.a di qunt'optt.1 rnonuMtnul, il tui V.&lorc Jid.anico ( rao ine\Ctim.abilc J.1!1.1 p<ofu.Wont r J..ll'impo,- unu drl m.1ttrl.1le illu11mivo. Ol TR,E5000 PAGINE CON 6()()() R.AR.ElllUST/(,AZIONI formw,nno l'opcr.1 compl«.1. ~lo Ji un.& Ji~ptn"1 in tutte le cJicolc del Regno ccntoimi 70. RIZZOLI E C. EDITORI · PIAZZA CARLO ERBA 6, MILANO !l< •=· r=.n,•.cl!r•:~ ~. n .....,., ">(òY=•=·"·" ,o............. ·,Ii r ~) g u,,·;,,Jin,entirMbile ;,,,,,,.xi11e Ji Grt'/11Garl,o nel film fratto J11/ ro"""'{o I ILVELDOIPINTO ti DI SOMER.SET MAUGHAM I i che è apparso nella collezione "Medusa". ~esto romanzo è una delle opere artisticamente più forti e moralmente più sane che siano apparse all'estero nell'ultimo ventennio. R.aramcntc i temi eterni dcli' amore, del peccato e del rimorso sono stati trattati da narratori moderni con tanta potenza cd elevatezza. li libro com;rcnde anche tre lunghi racconti di bellezza non inferiore a quelli raccolti nell'ormai famoso volume "Pioggia,,. PAGINE -120 - LJR.E 12 A. MONDADOR_I *X'J'"'"tX.t.,,lt..)'.'r,-·~,.'r,:"<:"'Jt.t..'""7,' ..-•·,:,::r...2[.'"3..""-•,:,,xy .,.,_.,.'t._.,..,.., 7 I~ I I '

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