Omnibus - anno I - n. 34 - 20 novembre 1937

( LETTEARLEDIRETTORE) UNAIIDUTA &'JLPilffill'trl!@& Oalta.niBSetta, Novembre. l:;oto -:S:,iu,Uot-c, Evidentemente ci sono molte esagerazioni. La cosa è andata così: li mio amjco Francesco ed io siamo andati, una sera dell'autunno '35, in casa di una signora romana che scrive tragedie. Il medium era già nel. salottino, e guardava con affetto le lampade nascoste entro le piante dei vasi e lungo l'orlo del soffitto, perch~ di me~tiere egli era operaio elettricista e aveva, con le sue mani, fornito l'impianto alla casa. Uomo molto semplice e rozzo, metteva un certo impegno nel portare sotto gli occhi dei presenti le mani callose. Diceva, non solo d'ignorare quello che gli accadeva durante l'estasi, ma anche di non credere che gli accadessero tali cose. Le signore protestarono subito, e ci mostrarono un segno color vinaccia sulla fronte del medium. Il segno era stato lasciato da una sigaretta accesa, sulla quale egli, in tra11ce, aveva poggiatv e tenuto la fronte finch6 un odore di bruciato non avverti i presenti che quell'uomo si consumava impassibilmente come una candela. Poco dopo, s'iniziarono gli esperimenti, nella camera da letto della signora. Il medium cominciò a scrivere a matita sopra un fogli? di carta appoggiato a un tavolo a tre piedi. Scriveva con una certa frenesia, e da ogni colpo di matita gli sfuggiva una grafia diversa, e spesso una lingua diversa. D'un tratto si abbattè con la fronte sul tavolo, gli occhi duramente chiusi e la matita fra le dita rigide. Si sollevò di colpo, sempre con gli occhi chiusi, gridando: • Attenti! Un banco di nebbia sta per im·cstirci! ,. Piegava la faccia in giù e l'orrore del vuoto gli si dipingeva tra la bocca e la fronte. Era la scena di un aviatore che si vede perduto nel maltempo. La conclusione di tale scena, consistente in una fulminea caduta e la morte, lo lasciò vuoto di quel personaggio; e la solita pesantezza gli fece piegare la testa sul tavolo. Ma ecco che egli si rialzava di scatto: non era più un aviatore, ma un signore francese che giocava a Montecarlo, perdeva, ai ubriacava e, infine, scendeva nel giardino e si tirava un colpo di rivoltella. Il. solito abbattimento e il solito scatto gli diedero di volta in volta la faccia e la parola di un professore tedesco, di un vecchio paralitico, di un imperatore ro- ~:-:.o e perfino di una donna. Quelli che investivano il medium, erano per lo più gli ultimi squarci di vite già concluse. Vari e strani momenti di agonia ripalpitavano nel suo viso divenuto cadaverico. Le signore facevano atti d'impazienza. Lo scopo di queste sedute era di rintracciare lo spirito del medico tedesco prof. Bukingham, che era uno spirito buono e capace di far bene a tutti. Ma l'ambiente era pieno di disrurbi. Finalmente, con la bocca sul tavolo, il medi1· n mormorò di spegnere la luce. Le signore respirarono. Si andava verso l'epilogo. Al buio, gli scatti del medium divennero più frequenti. Egli si alzava, rovesciando le sedie, e si abbatteva di fianco; poi 1i rialzava, e colpiva l'aria con dei pugni. Un fitto seguito di parole scomposte, tutte in lingue diverse e in diverso tono, alcune delle quali pronunciate come da un altro distante alcuni passi da lui, e fischi singolari riempivano la stanz.a buia. Il medium era come un apparecchio radio in cui qualcuno cercasse un valzer seren·o, e trovasse invece rumori, sibili e conferenze in linauc 1co• nosciute. Ma talvolta il valzer cercato si faceva per un attimo sentire, salutato dalle voci soddisfatte delle signore. Era un • Salve, amici, salve amici!• detto veramente con tono caldo e disteso, nel quale le donne riconoscevano la voce del prof. Bukingham. Si rispondeva con un cortese: • Salve, dottore, salve I,. Ma di nuovo una babele di suoni e sillabe usciva daHa bocca del medium, agitandone tutto il corpo come una scarica elettrica. E ancora: • Salve, amici, salve! , e ancora quella babele, e infine una voce chioccia che grida: • Sono il dottor Bukingham, sono Bukingham !•. Ma le signore ci avvertono che questo ~ uno spirito bugiardo, che vuol darsi per il medico tedesco. Bisogna alzarsi e dire tutti insieme: • Via! Via! Via!•. Cosi facciamo. Ma d'un tratto un • Sal\'c, amici!• quanto mai sereno annuncia che lo spirito di Bukingham ha preso stabile possesso del corpo del medium. A questo punto, la seduta prende un aspetto più calmo. Il don. Bulongham chiede un bicchiere, e si alza, sorretto dal mio amico Francesco. Le signore ci spie• gano che egli vuole visitare i nuovi venuti. Infatti si avvicina a mc, e mi mette sulle spalle due mani di un peso incredibile. Poi si curva e mi poggia l'orecchio sul petto. Jnfine, prende il bicchiere e me lo pianta sullo stomaco; al bicchjere attacca le palpebre -chiuse, con un'attenzione straordinaria, come se il bicchiere fosse una lente capace di rivelare l'interno del corpo. Mi dice alcune cose, che ho poi fatto controllare da un medico, e son risultate vere, sullo stato del mio stomaco. Mi dà anche una buona ricetta. Poi si solleva, e si butta sul mio amico per visitare anche lui. Terminata la visita, gct'ta un sospiro pesante e si fa portare dal mio anuco nel fondo della camera. • Chi s'impressiona abbia la gentilena di uscirei• dicono le signore, con la voce alterata. Non esce nessuno. Al buio fitto della camera si accompagna ora Ou mtdlu..min 11iu.1:1.oe"toUo lo 1g111.rdmo tg11ttloodal profeuor lhlln :C.. qaaru dlmeulont 1 onero U yleplt1mt uee dal corpo della mediam un profondo silenzio, rotto improvvisamente da un grido della signora più vecchia: e I piedi! I piedi!,. Sembra che i piedi del medium si siano posati sulla testa della signora. • Ma come mai?• faccio io. e Egli è sospeso in aria!, grida la signora. Con paura, annaspo davanti a me, e tomo con le braccia al petto scnz'avere incontrato nulla. Ma in realtà, poco dopo, sento il particolare tonfo di chi cade in piedi da un'altezza rilevante. • Si è sollevato!• fanno le signore. • Cominciano i fenomeni di leviiazionel ,. Una luce azzurrina si mette a correre come uno scoiattolo sul pavimento, e un grido stridulo: • Giovannino! Giovannino!, risuona con quel timbro confuso che hanno le voci in riva al mare. Poi la luce si spegne, e torna il silenzio. Un piccolo rumore ci dà l'esatta impressione di un corpo che abbia decollato.• Che succede?• domando al mio amico. • Ma io non sol• risponde Francesco e, cosa straordinaria, la sua voce giunge dal soffitto. • Mi sembra di volare•. E un po' scherzando, e sempre dall'alto, aggiunge: • Non sarebbe stato meglio che fossimo andati al cinema?•· Molto preoccupato, e volgendo la bocca verso l'alto, gli dico: • Pazienza! Ma cosa provi?•· e Mi scmbra •, risponde egli, • di attraversare un buco pieno di pipistrelli e ragnatele,. Il consueto tonfo, e la voce del mio amico che fa:• Eccoci!, mi avvertono che i due sono tornati al pavimento. Il medium si fa accompagnare al tavolo, e dice: • Lampada piccola!,. Riaccendiamo la lampada del capezzale. li medium, con la testa poggiata sul tavolo, aggiunge: • Lampada grande!•· Accendiamo anche quella.• Matita I, dice il medium. e Quello di sinistra•. Un signore, che gli sta a sinistra, strappa daUa mano rigida del medium la matita; e questi, come se avesse ricevuto un fiero colpo, si sveglia atterrito, gettandosi sulle sedie e il letto. Quattro persone lo tengono per le braccia e le spalle, finch~ egli non si calma e sorride. Il crocefisso, che stava attaccato alla parete, a un'altezza di tre metri, è caduto sul letto (Francesco mi ha poi confessato che, salendo verso la vòlta, lui e il medium avevano strisciato le ginocchia sul muro). La signora, fingdndo di rincalzare le coperte, ha nascosto il crocefisso sotto il cuscino. Le cose, caro Direttore, sono andate esattamente cosl. VITALIANO BRANCATI I I I ;/ Il profwor Drolt izumeue il pen1lero&ila111.edh11.1lpDorina Nu..m.an.n LeUara del pen1lero 1'al4lri1.U11uionedi uo 1plrito

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