I il 111~1111 ~Q~Qfu:lQ fujQ Oiut 23 Il ijrandc atrio della stazione è deserto, vuot1ssimo nella luce diffusa. Dal b:1resce odore di caffè fresco; il giornalaio, Jen1ro al suo chiosco multicolore, legge un hbro .Kia!lo c ogni tanto solleva gli vcch1 rcs1 piccoli dalla stanchezza e si perde a sognare assassini, e fughe roman. zcsche frn l::1grande distesa luccican1e dei burnn. Le fotografie dei ~1ornalt illustrati prendono una 11nmediatezza 1crrificume: incendio a Brook\yn. gruppo d1 feriti cinesi sotto le mura di Pciping, 11 piro. scafo inglt:se Clair~ J.o,,gn1.ords naufraga sugli scogli d1 Terranova. Pare che 1I fauo sia accadu10 pol.Ch1minuta fa e che quella 1::spos1a sia l'ed1z1one straordinaria con tutti I t>art1èol:m. ORE ZJ P. 20. Arriva un d1rc111ssimo da Na1')()1i La Shtz1onc per cinque minuti è piena d1 gente Sbucano fuori tre o quattrn Riovanon, con la d1v1sa marrone e oro degli cluuuurs dei grandi alberghi. Passa per ultimo dai cancelli d1 uscita un signore che ha rifiutalo il focchino. Ha due vahgc enormi e pesantissime. 0RK 14 E 10. La grnnde distesa lucida delle rornie scmbrà un fiume p1gr',). I palazzi intorno :,ono nlt1ssum ed ostili, cosl bianchi d1 luce clcurica sul nero del ciclo. I ferrovieri hanno un nspl"tto stanchissimo, distaccato dal mondo. Si vede prima una lanterna osc11lante, poi appaiono le gambe nel cerchio di lucç. Finalmente si vede il viso, lucido e pieno di ombre. J ,t• locomoti, e mt0r"nO aprono le loro val- ' ole lamentose e tante nuvolette bianche si alzano verso il cielo. I fischi lunghi dei treni s1 allargano nella campagna buia. Al posto d1 blocco una lampadina rossastra illumina soltanto fino a due metri d'altezza, e•~ un muro rus11co quusl coperto di verdura ammosc:iat:t e intristita sotto quella luce continua. Più m alto s'mtravede In ,·era fonna spc11ralc della cabma, con le leucre e I numeri neri ~ulla vernice ),(•alla. I ferrovieri l'hanno ornata, in basso, di qualche rampic~mte. One 1, - Dalla stanza rn,crvata alla Società per la Protezione della Giovane viene il ucchcttio di una macchina da crivcre. Si apre per un momento la porta ....,cdo, sotto il ritratto della Regina, una povera serva che donne. Esce una donnetta col bracciale bianco e giallo portando due fiasdu ,·uot1 sotto 111 braccio. ORE 2 B 30. - La sala d'aspetto di terza classe è piena di gente. Quasi tutti dormono con un-giornale sul viso per riparal'3i dalla luce implacabile. Un bambino sta con gli occhi fissi a un cartellone azzurro e rosso: Le Oolom1t1 vi aspettano•. C'è un'aria di fiati caldi, di bocche pastose che sciolgono nella sali\1a, addolcita dall'ultima caramella al ribes, ~li sbadigli delle tre di notte. Le mosche volan" sempre 1n tondo sotto alla lum era di ..-rro battuto e non si posano mui sui sedili di legno lucido. Qualche viaggiatore passeggia per 11marciapiede. Gli si apre davanti, come un luogo temuto, la funerea solitudine della sala d'aspetto di prima classe. ORE 3. - Un sergente maggiore passeg- ~1a davanti al comando m11ita1e della stazione. I-la le giberne allentate sulla pancia, un bracciale azzurro, 11viso assonnato. Fuma una cattiva sigaretta e butta il fumo secco e agro dalla bocca amara. Gli ci , orrebbe un buon ·caffè caldo. I soldati stanno seduti sulle panche di legno per delle lunghe ore. Tengono le mani ciondoloni e 11fucile fra le ginocchia. 11tascapane, la copcrrn grigia arrotolata a ferro di cavallo stanno per terra. Non si muovono mai e non s1 addormentano neppure; forse per paura d1 perdere 11treno che arriverà solo all'alba o perché hanno da pensare alla loro nuova vita, a quando saranno di nuovo borghesi, a non perdere il foglio d1 via. Questa notte c'è anche un marinaio: s'è tirato sugli occhi il berretto bianco e donne con le braccia incrociate. ORE 4. - Nella stanza dei capistazione i berretti rossi stanno tutti in fila sopra una mensola; l'oro dei galloni è lucidinimo nella mezza luce della saletta. Una lampadina verde illumina una pianta dei binari, complicata come una tavola di logaritmi. Ogni tanto su di un quadro di vetro si accende un lumino rosso, verde, o giallo. Il capostazione di servizio seguita ad allineare cifre in un foglio immenso e frusciante. Si alza per voltare una tabella di metallo che gli rifletteva la luce della lampada centrale sugli occhi. Ogni poco il telegrafo si mette a ticchettare per mezzo minuto. ORE 5. - (:: arrivato l'ultimo treno della notte. Se ne impossessano le donne vestite di rigatino turchino addette alla pulizia. Le lettere d'ottone della Compagnia dei Grandi Espressi Europeì luccicano ancora. Entra una donna elegante a comprare un giornale onnai vecchio di un giomo. Il marinaio si è svegliato e va a lavarsi la faccia, Un facchino passeggia stupidamente sotto le grandi lettere di un annuncio. ORI! s e 20. - f:: ormai giorno; fa freddo e c'è un po' di nebbia. Appaiono le sagome spettrali delle cabine di scanìbio, dei semafori e delle cisterne d'acqua, Una squadra di militi ferroviari va a dare il cambio a una guardia che ha la sua garitta giù a sinistra, verso il dazio, Entra un autista <li piazza a comprare le sigarette. Sì, le stazioni non hanno un angelo custode. MARCO CESARINI SI POTREBBE dire che il carattere del sobborgo~ internazionale; vi si trovano sempre le stesse cose, come se si tnucasse di uno scenario di maniera. Stecconati, 1erreni folti di erbacce, pietre e rottami, buche, pali, fili di ferro, latte arrugginite. Le latte, poi, son quelle che dànno il tono drammatico al paesaggio. Con le latte e i rottami di legno, la gente che vive in questi luoghi costruisce le proprie baracche, dalle quali si vede uscire perennemente un fumo gial• lognolo. Nei sobborghi moderni, c·~ sempre qualche magro cavallo lasciato libero in mezzo a un prato. Allunga Il collo sull'erba, mastica lentamente guardandosi in giro con noia infinita. Poi, improvvisamente si mette a correre con movimenti meccanici e anchilosati. Sparsi su quei terreni sconvolti molti barnbini giocano, levando alte grida sotto lo sguardo indifferente di uomini stranamente vestiti e con le mani affondate nelle tasche. Sembrerebbe che Il spesso accadesse qualche fatto oscuro e straordinario. Invece non si tratta che di una nostra vecchia suggestione letteraria che ci è rimasta nella mente artraverso i romanzi ottocenteschi e il cinema muto. Sullo sfondo del sobborgo, una volta si stendeva la campagna. Ora si alzano le case grige, bucate da centinaia di finestre, delle città moderne. I sobborghi presso a poco sono tutti uguali in ogni parte del mondo. Tuttavia, se hanno sempre qualcosa in comune, non mancano mai i segni che li distinguono per nazioni, t difficile che il sobborgo italiano sia tanto triste da comunicare quel senso an1oscioso di miseria deserta e senza spe- ·anza, che offrono i sobborghi delle nazioti ricche e ricchissime come l'America e 'Inghilterra. Da noi il senso di casa salva gni cosa, avvolge rutto in un'atmosfera i famiglia. Come il povero trova in Italia occorso e rispetto, cosi i luoghi dove vive ,on appaiono mai come confini umilianti separati dal mondo. Al contrario, in .:,;uesti ultimi tempi il Regime ha fatto di tutto per assistere le classi povere, proteggerle dal freddo e dai disagi, innalzando grandi quartieri di case popollri, creando ambienti di igiene e di svago. A poco a poco le vecchie baracche costruite con lane di benzina, peni di lamiera ondulata, vetri rotti e legno raccogliticcio, vengono sostituite con case in muratura, decorose e comode. Verso la campagna si spingono ormai edifici con cinque o sette piani, TEATB.0 VALLE1 11 ,.,aoa siamo rimuti hi1ea1iblll allo 1pel\&00lo,., 11 ( IL SORCNIOELVIOLINO) IOIJIEBTOl e ON UN CONCERTO diretto dal capo dell'Istituzione, è cominciata al Teatro Adriano la stagione sinfonica. li programma, assai criticato, comprendeva, insieme a una Sinfonia di Rossini e a un Poema di Straws, fra i pezzi di Pizzetti scritti per la Pisanella e una ouverture di \.Vagner, la Pastorale di Beethoven, dispersa completamente nella cura dei particolari. Sempre alle calcagna dell'orchestra, incessantemente occupato e preoccupato, il direttore sorveglia il traffico sonoro con un occhio e una mentalità doganali. Su quel che passa sotto la sua bacchetta si può mettere il verificato. L'orchestra non può frodare la materia, ma per quel che riguarda lo spirito, il calore, la vita della musica non c'è più speranza né perdono. Beethoven. Eccolo giungere a noi, camminando sulle uova. Un Beethoven improsciuttito, un Beethoven in punta di forchetta, un BcethovenCzerny, smontabile e tascabile, come un oggettino personale. Rilevammo in questa esecuzione un incitamento ostentato della battuta, un procedere pedantesco del ritmo, Ci parve che nella interpretazione non ci fosse visione larga delle strutture sinfoniche, ma soltanto miopia, percezione delle vicine cose, come se nell'oscurìtà ci si· volesse mostrare, a zone, un grande affresco, per esempio quello della Cappella Sistina, avvicinando alla parete, qua e là, una candela o un fiammifero. Tuttavia nell'immensa sala dell'A· driano. il pubblico di Roma, gremito in ouni ordine e spazio, offriv;i ;l'I direttore e gerente responsabile della più alta istituzione musicale italiana un caldo e spontaneo saluto, ampio come il cuore aperto di Roma, li seguito dd programma, svolto in u11'atmosfera di lucida quiete spirituale, seguito con profonda attenzione cd evidente compiacenza da gente assorta e pacifica, raccolse in forma più intima e pensosa l'elevata adesione di t'utti. Molinari non si discute. Tuttavia in questi ultimi tempi, da più parti, MoJinari vien discusso e attaccato. Forse quando egli si accinse a dirigere quest'ultimo concerto inaugurale, la sua mano affaticata dalla routine doveva un po' tremare, e doveva ardere di torbida esasperazione il suo spirito emulatore. Questo sçzionar le battute in quarti e in ottavi, questo far la posta all'infinitesimale, e impedire agli esecutori di respirare, e sottrarre alla frase il suo giusto riposo, ed eludere gli argomenti mìgliorì, e segnar tutto a punti e non a linee, e piantar bullette, e puntar spifli, e tagliar tutto a stanghette di battuta; questo non condurre ma contrastare l'orchestra in movimento, e opporsi a tutto ciò che dovrebbe nascere, e distruggere ciò che vuol vivere, e taglieggiare ciò che dovrebbe prosperare; questo ridurre tutto a periodi senz'avvicendamento, a pezzetti senza valore e senza relazione; questa tattica incerta, questa ingerenza avversa non ci parvero molto opportune nel caso della Pa.storale. Badate, però, Molinari è sempre Molinari, e, tutto sommato, piace. Resta intesot dunque che i suoi difetti sono anche le sue qualità. E inutile aggiungere ancora che l'orchestra fu straordinaria di forza, di slancio e di elasticità. BRUNO BARILLI Ma càpita ancora che qualche vecchia ( PALCHETTI ROMANI BIVIS1TA ) casa rimanga in piedi, circondata da costruzioni razionali, ciminiere, ponti fer- . roviari. Dalle parti del Verano, accanto a un campo sterposo e a edifici modernissiMA ADESSO è un'altra musica è una rivista in un prologo, due atti e ventinove quadri, presentata da Michele Gualdieri sul palcoscenko del teatro Valle con la cooperazione di tre compositori di musica, una coreografa, otto attori e altrettante attrici, quaranta ballerine, una prima ballerina, un balle• rino fantasia, un direttore d'orchestra, un maestro al piano, un jaa di donne, un direttore di .scena, cantori, sbandieratori ( ?)1 araldi, scenografi, appara• tori, elettricisti, attrezzisti, sarte e di un e:maestro rammentatore». Nel quadro 16°, non abbiamo capito perché la signorina Yvonne Charron continui a mimare sulla musica del dodicesimo studio di Chopin i conati della Polonia serva (è un errore del programma, o la pianista si chiama veramente Bibi?), dopo vent'anni che l'eroica patria di Paderewski ha in• franto le sue catene. Nel quadro 3°, e:Nuove melodie>, e benché combattuti da un prepotente pudore, non siamo rimasti insensibili allo spettacolo di trenta magnifiche ragazze vestite di stagnola come i gianduiotti, e con mez.zo calzone disposto in maniera tale, da lasciare su quelle parti del corpo femminile che a guardarle noi arrossiamo come rosolacci, un'apertura simile al mezzo portone aperto in casa del morto. Come è d'uso nelle compagnie di riviste, l'elenco degli interpreti è costellato di nomi internazionali, da Sacha Dercwitski a Steffi O'Ville. Il e:maestro al piano> sembra a tutta prima uno dei pochi che abbiano nome nostrano: Giuseppe Palumbi. .. Guardiamo meglio: Palumby, è scritto, con l'ipsilon, A. S. mi, scorgemmo un giorno una casa rustica, dipinta di rosa, col tetto spiovente sopi-a l'architrave della porta. Sembrava una piccola osteria di campagna. Lungo il muro di una parete, s'arrampicava una vite solitaria, disadorna di rami. Sull'uscio, ai affaccìb un vecchio in maniche di camicia che ci fece entrare in un salottino dipinlo a calce e con mobili campagnoli. •Alcuni anni fa•, disse,• questa era un'osteria. Intorno c'erano ortaglie. Nelle vicinanze della città, se ne vedono ancora di simìli; arrivando col treno, appaiono in fondo a campi di cavolfiori, di lattuga o di carciofi. Ora, come vedono, questa si è trasformata in un Dopolavoro, di cui io e mia moglie siamo diventati i custodi •. Gettammo uno sguardo fuori dalla finestra: nel giardino vi erano campi di tennis e una pista di pattinaggio a rotelle. S'udiva un ronzio confuso e i colpi sordi delle palle contro le raccheue dei giocatori. La moglie del custode entr"b con le braccia cariche di biancher"ia ap?ena asciugata, che depose sulla tavola. • Dovreste venire di sabato•• proseguì il custode, seduto di fronte a noi; sulla sua faccia bruna da contadino, i capelli e i baffi quasi canuti brillavano. • Dovreste venire di sabato. I campi e la pista sono pieni di giovani e ragazze. Stanno qui tutto il pomeriggio e se. ne vanno solo quando fa notte, rossi e accaldati. Quella è tutta salute. I giovani oggi diventano belli con lo sport e conservano più a lungo la loro gioventù. Ai miei tempi, a quell'età sì cominciava a frequental"C l'osteria, bevendo vino e giocando alle carte come fanno i vecchi. Tutto è cambiato, signorino mio, come sono cambiaci questi posti. Non ho mai visto il mondo tanto giovane come ora che sono vecchio; certe volte mi dimentico perfino della mia età, e quando penso alla mia vita mi pare di essere stato vecchio un tempo, non d'esserlo oggi•. li custode si mise impro,•visamente a ridere, riaccendendo il toscano che teneva spento tra le labbra. Uscimmo. Il vecchio non parve accorgersi del rigido vento dt tramontana che gli alzava i capelh e scuoteva le piante del giardino, Il sole era scomparso; nel cielo grigio si aprivano chiarori improvvisi. Davanti all'use.io, prima di arrivare ai campi da g1uoco, osservammo alcune aiuole ben coltivate; in terra e sopra colonnette di cemento erano distribuiti vasi di tcnacotta e di cemento dove cresceva. no erbe grasse e pomodori; qualche panchina di legno era situata qua e là, fra le piante da frutto e pini giovani e bassi, • Questo è il mio lavoro•, disse il custode indicandoci con un gesto vago il giudino. • Mi diverto a curarlo. La settimana scorsa ho dipinto col verde le panchine; la prossima darb una tinta rosa ai piedistalli dei vasi, Si cerca di mantener"c ordinato e pulito questo vecchio orto tra• sformato in giardino moderno e sportivo•. • Un piccolo Foro Mussolini •, oaservanuno. • Oh, non pretendo tanto•, disse il vecchio, soddisfatto della nostra allusione. Ad un tratto scivolb; lo sorreggemmo in tempo per un braccio. •Vedete?• fece con un improvviso moto di rabbia. • R un pezzo che vado dicendo che occorre un po' di ghiaia per i viali! Ora è cominciata la brutta stagione; spesso piove e si formano pozzanghere dove facilmente si scivola. Poi la terra si attacca alle suole e va a finire ad essere trasportata sulla pista di cemento e nei giuochi delle bocce•. Raccolse uno stecco e si pulì le scar-pe. ._Venite a vedere i giuochi delle bocce vi si potrebbe giuocare a carambola•· Nell'uscire dal Dopolavoro ci fennam• mo a osservare quelli che pattinavano. Il cielo si facevf livido; la tramontana era cresciuta e sollevava le gonne alle ragazze. Gli spettatori ridevano. Di quando in quando qualcuno cadeva pesantemente sul cemento, sollevando altre risate. Il giuoco era veloce. Gli innamorati si stringe• vano. I ragazzini sbucavano fra le gambe di tutti agitando rapidamente le braccia per tener dietro ai più abili. Solitario, in mezzo a quella gioventù in magl.ia argentina, si faceva strada un giovane signor"e vestito di nero. Dalla aua aria dignitosa, sembrava un professore di qualche vecchio collegio femminile. Andava avanti a scossoni, piegandosi, rizzandosi bruscamente, annaspando qua e là con le braccia. Una coppia di ragazze gli tagliava all'improvviso la, strada con un piacere maligno, sorvegliando le sue mosse da lontano. Il poveretto tentava di nascondere l'imbaraz.io con un sorriso che finiva col diventare una smorfia, ogni volta ch'era sul punto di cadere. Nei suoi occhi spalane.a.ti, fissi sul cemento della pista, c'era un terrore comico e pietoso. • Ecco, ecco, adesso va giù •• diceva impassibile un garzone. Inutilmente si trattenne ad aspettare che cadesse. Infine si stancò e part1 sulla sua bicicletta. Pareva che da un momento all'altro si metteise a piovere. Tutti avevano il naso rosso per il freddo. GINO VISENTINI CONCORSO I PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla. na.rruton• (Hun ra.tt.oqual.JLUl, realm•nt.e; accaduto a chl 1ert·n. La na.rra1:ton1 non dev• 1upna.N te tre colonn• d•l glornLl•. 1 dev• .. HN lnT1.at.a acrlt.t..a a macchina, da una sola parte d•l togllo. Opl na.rru1on• pubbllcat.a, aecondo rordtne 41 arrtvo • d'accena1tone, verrà compeDJ1at..acon Lire 000 (Cln• quec.nt.o), - I dat.t.1101ort\t.tnon acc•t,... t..at.lnon 11NIUt.ut.scono. - Per la vau41\.à della 1pedtlione, aerv1nt del t..aruando st..ampat.o qut 101,t.o,lncollat.o ,una buat..a. D A TAGLIARSI C0IIC0BS0 PEBIUlfllU Alla Direzione di/ OMNIBUS Via. del udario 28 ROMA LEO LONCANESI • Oirtttore responnbile S A. EOITRH.:E ~ O\tNIUUS • • MILANO l'~ict.l, 1or1i-rio e ~ll('rui• rl~rH11a. Rll.101.1 & (. \,, p« l'Arrc d~tl• Stami)& Milan., 1orROl)UZIO!\l E!<ot(,UITE cos MAlEIUAI.E 1-'OTOGKAf'ICO ., t-·ERRANIA •.
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