Omnibus - anno I - n. 33 - 13 novembre 1937

I A SIGNORINA Romola de Pulsky, figlia della prima attrice d'Ungheria, e-ra, a diciotto anni, bella cd imprudente: imprudente come molte ragazze di anteguerra, quando i cappelli avevano la piuma pendula, il tennis rappresentava un'audacia e il tango uno scandalo: Francis de Miomandre, Marce! Proust, Dcbussy e Marie Laurencin inventavano proprio hllora il Mito della Fanciulla, e cc la mostravano in fiore, in giardino, in amaca, o con capelli di lino, ma sempre imprudentissima, Romola ebbe l'imprudenza d'innamorarsi: e di un uorno impossibile. ~cl 1912 capitarono a Budapest i Ballets Diaghilcff, delizia dell'Europa intellettuale d'allora, ll·re di Spagna, d'Annunzio, Cocteau, Paquin, i Potenti, i Poeti, sognavan solo coreografia, e del resto per vent'1rnni il nome dei Ballets rappresentò la gloria, lo snobismo e la fantasia. Sergej Diaghileff aveva raccolto i migliori ballerini della Scuola Imperiale di Pietroburgo, fondata _dal marsigliese Pe. tipas nel 1847, scuola di severità ed cleg1mza inaudite, dove portentosi bambini venivano educati, con rigidità militare, alle piroette. Diaghileff diede a questi meravigliosi strumenti una cornice adatta al gusto del 1909, li presentò a Parigi che immediatamente li portò alle stelle. Tutto il mondo fece eco a Parigi. E Romola fece come tutto il mondo. Andò a teatro ogni sera. Con lei, la città perdeva la testa per i Russi amabili e distanti, socievoli, ma chiusi nel loro cerchio quasi magico, fra granduchi, vec• chi maestri dì ballo, quinte e musiche. Una luce artificiale e raggiante li isolava, i buoni Ungheresi guardavano attoniti A:1na Pavlo,•a, così impennacchiata d'oro cht la sua testa piegava indietro. Kessin• skaia porta"·a gli sr.,eraldi dell'Imperato~ re; i nomi splendevano: Apr~s-midi d'im Forme, Spectre de la Rose, Prince Igor. Gli arcieri persiani crudelmente marciavano sui ritmi di Borodin, e Sheherazade ebbe cornice cinese. E Vasha Nijinsky volava. Vasha era nato a Kiev, il 28 febbraio 1880, da genitorj polacchi, ballerini randagi, perfettissimi. Fu battezzato cattolico a Varsavia. Ebbe un fratello, Stanislao, che morì pazzo; una sorella, la Nijinska, gran danzatrice, gran coreografa, e ne conOScete l'opera migliore, il Sogrio di una notte. di Mezza Estate, film di Reinhardt; i genitori gli morirono presto, la sua vita di sc0laro diligente ed eccezionale fu un po' vuota, scialba, fino al giorno in cui incontrò Diaghileff. Sergej Diaghileff lo amò. Gli diede bei ruoli, belle vesti e l'intelligenza che animò i suoi balzi: forse gli portò via l'anima, come si usa nei patti con il Demonio: ma Vasha sembrava contento, ballava, sorrideva e leggeva Tolstoi. Di lui Romola non sapeva nulla. Sergcj Diaghileff, gelosissimo, lo faceva seguir sempre dal cosacco Vassili, lo costringeva a una solitudine che forse non gli pesava, occupato com'era di allenamenti e trionfi. E Romola non capi che bisognava lasciarlo a questa vita opaca e trasognata: lo amava. Ottenne di conoscerlo, e non potè parlargli perché Vasha parlava solo il russo e il polacco. Lui stesso, l'indomani, mostrò di non riconoscerla, mentre lei fra il pubblico lo guardava adorante e tenace. Tanto tenace da farle abbandonar casa, madre, patria, carriera. Romola segue il Balletto a Vienna, là seduce il vecchio maestro Cecchetti, si fa appoggiare da critici musicali e personaggi politici, finge d'ignorare Nijinsky per non insospettire Diaghileff, e finalmente ottiene di venir scritturata, come semplice comparsa, nel Balletto. Da Vienna a Parigi, da Parigi a Londra, la ragazza viaggiò con i Russi, felice, quando, in un corridoio di treno o di teatro, Nijinsky le sorrideva distratto e gentile; disperata per settimane di solìtudine, quando Diaghileff custodiva Vasha come un allegorico drago. Finalmente una toumù in Sud America: le parve un sogno. Diaghileff restava in Europa, e la sua assenza le dava una possibilità di fortuna. I giorni di navigazione passano, Romola inutilmente sfoggia con civetteria bellissimi abiti, Nijinsky si allena, tace, non la guarda. La nave carica di danzatori favolosi, di quinte dorate, si avvicina a Rio dc Janeiro: Romola dispera. Ma il barone Gunzburg, un bonaccione di quelli che scherzando vivono all'ombra dei prodigi, un amico che parla il russo come l'ungherese, improvvisamente le dice: • Romola, Nijinsky domanda se lo vuoi sposare"· Si crede vittima di un giuoco, ne piange, finché Nijinsky stesso, con mimica alata, la convince: e due giorni <lopo si sposano, nella chiesa cattolica più grave e spagnolesca, poiché lo sposo vuole un matrimonio solenne, che piaccia al suo cuc;re primith•o. I veli sono bianchi, i paramenti scarlatti, le musiche gravi: sem• bra, a Romola sposa, d'esser finalmente ammessa nel cerchio misterioso della dan• za. Davanti ad un prete straniero, in terra lontana, si unisce ad uno che non le ha mai parlato. Karsavina, la prima ballerina, è l'interprete fra i due, che lentamente, con l'aiuto di manuali russo-ungheresi, fanno conoscenza; Vasha racconta di averla amata dal loro primo incontro; avranno una casa in Russia, un bambino che si chiamerà Vladislav. Quante cose devono dirsi! Vasha parla di O,aghileff che lo dominò, di Tolstoi che ora lo domina, e gli sembrano due angeli quasi ugualmente potenti, uno bianco ed uno nero, il Bene cd il Male, intenti a disputarsi la sua anima. Romola, stupita, scopre un marito insospettato, te~ nero, religioso. E tanto contenta che neppur si allarma quando lo vede perdersi in strani sogni di purezza difficile, inumana: ha altro da pensare, deve godere il suo bene, deve preparare il corredo per Vladislav, che presto nascerà. Nasce a: Vienna; non è Vladislav, ma soltanto Kyra. Nijinsky adora la sua bambina, sogna di farne una prima ballerina, la chiama Son Amabilitl. Quando Dia• ghileff, con un rancore di vecchia donna abbandonata, lo scaccia dal 0alletto, Nijinsky sorride, indifferente e tranquillo. Il giugno è dolce, a Vienna; nel giardino della clinica, Vasha si allena davanti a Kyra, che placida ride in braccio alla mamma. Le campane suonano nel cielo chiaro, perch~ a Serajevo è stato ucciso un arciduca. Romola vuol andare a Budapest, per mostrare Kyra alla nonna; imprudente! La guerra li trova là, russi, nemici, prigionieri. La suocera si rivela bisbetica, litigiosa, e tormenta la piccola famiglia danzante, obbligata a vivec; nella sua casa: ma Romola è felice lo stesso, Kyra im- . para a parlare, e Vasha, sempre più splendido, mangia spinaci, legge Tolstoi, pensa agli anacoreti e agli eremiti. Ma il re di Spagna, il Papa, gli Impresari ed i Granduchi, domandano la libertà per Nijinsky: offrono in cambio dieci prigionieri, fra cui un generale; si tenta di farlo evadere: Diaghileff stesso, ansioso, lotta da Nuo,·a York con tutta la potenza neutrale del Metropolitan che ha ingaggiato il Balletto. E mentre Vasha si viene stac• cando dal mondo, ne vien ripreso: accolti come sovrani, i tre profughi raggiungon Vienna, Parigi, Nuova York: Diaghileff li aspetta allo sbarco. ~ difficile, ma vogliono tornare quelli di prima, anche se Nijinsky è sposato, padre di famiglia, misteriosamente ascetico; anche se Bakst è prigioniero, Strauss boicottato, Tamara Karsavina incinta e Strawinsky chiuso in Svizzera; anche se In Europa si combatte. Ecco Le Spect-re de la Rose: onde di valzer, fanciulle velate di bianco, chiaro di luna, scenari Biedermeier: Nijinsky s'innalza, ricade commeuri roi qui descend, dice Claudel, e con un solo balzo attraversa la scena. Romola ritrova l'atmosfera gloriosamente pazzesca che semJ>re aveva accompagnato Nijinsky. t di nuovo il cerchio magico, il Balletto da cui la donna si sente esclusa: ne dà la colpa a Diaghileff, lo provoca chiedendogli del denaro arretrato, lo offende, e quello, che la detesta,. rompe il contratto. Vasha quieto sorride, porta Kyra a passeggio, per la vasta America sconosciuta. Sorride sempre. Tornano, ed in Spagna studiano i Ja11dangos, le ispirazioni di Argentina e l'Escorial: due amici filosofi, eccessivamente sporchi ed inquietanti: si installano nella loro casa. Di chi parleranno, esaltati e infelici? Di Tolstoi, si capisce; Romola dispera, e, per salvarsi, immagina la sua imprudenza più grande: mette accanto a Vasha la bellissima ed innamorata Duquesa di X., cugina del re di Spagna. Non serve. Dall'avventura, Vasha esce con un desiderio umiliato di purezza, con un'avversione alla moglie che ha, permessa, aiutata b sua colpa. Ballerà ancora, ad intervalli, nell'America del Sud, in sale private, più volentieri si chiuderà, con Romola e Kyra, in una casetta solitaria di Saint Moritz, tra la neve: e qui sapranno, finalmente, che la guerra è finita. Per l'ultima volta, in una sala dell'Hbtel Suvretta, Vasha compare dinanz.i a un pubblico ansioso: Romola lo accompagna, e la pianista Berta Asseo, che nulla sanno dei progetti di lui. Immobile Vasha guarda i suoi spettatori, tenendoli, per ore, in attesa, mentre inutilmente Romola gli fa cenni disperati, Berta Asseo accenna le melodie che per anni furono le sue: non vede, non sente, è perduto. Finalmente, incrocia sul pavimento una striscia di velluto bianco e una di velluto nero e annuncia di voler ballare la pace e la guerra. E balla come fino allora non aveva mai ballato. t pazzo? Romola lo pensa, rabbrividendo, ogni tanto. Quando, con una spinta, fa cader lei. che tien Kyra in collo, dall'alto di una scala: forse è solo uno scatto di cattivo umore. Le chiede teneramente perdono. O quando lo incontra, per le vie del paese, vestito di bianco, con una gran croce al collo, seguito da un gruppo di ragazzacci; ma forse è solo la prova di un balletto nuovo: egli stesso lo spiega con eloquenza. Gioca ogni giorno con stravaganze di cui è il primo a sorridere, alternando lucidità assoluta ad assolute nebbie, sempr~ p:u·lando di pace, di Dio. Finché un giorno il domestico, esitante, racconta a Romola di aver servito, in Sils Maria, un uomo che poi impazzì. Si chiamava Federico Nietzsche; e si comportava proprio come il signor padrone. Romola non vuol credere; si illude parlando di esaurimento, di crisi. Deve salvarlo: con un'imprudenz.a, questa volta eroica, desidera, come una redenzione, un figlio. Non lo a\!rà: un grande medico svizzero, consultato, le darà invece la certezza della fine di Vasha. Vasha è paz.zo. Forse la sua infanzia fu troppo dura, forse somiglia al fratello: più ancora, la sua lotta, continua, fra il bene e il male, fra le complicate colpe di Diaghileff e la terrificante purezza di Tolstoi, gli han bruciato il cuore, il cervello. Assorto in danz~ che non danzerà, in pitture che nessuno comprende, Vasha è chiuso nella casa di salute Kreutzlingen, sul lago di Costanza. Messa in collegio Kyra, Romola restò sola. Chi la conobbe, in quel tempo, la djce bellissima, opaca, taciturna. Abitava l'Albergo Suvretta, aveva meravigliose mani, perle mera\·igliose e il più malinco• nico e distratto sorriso del mondo. Sentiva di aver perdu~o, si abbandonava: poiché il medico dell'albergo, il dottor M., piccolo, brutto, uomo ammogliato, e con due bambini, si era innamorato di lei, Romola non fu capace di resi'stere a questo amore, ed ebbe figli dal dottore. La moglie di lui si stancò di soffrire in silenzio: il dot• tore tentò di suicidarsi. Romola restava distante, quasi annoiata. Un ultimo tentativo di dar la ragione a Nijinsky Romola lo tentò nel 19271 quando i medici consigliarono di rimettere il paz1.0 in presenza di quello che era Stato il suo mondo. Tutto il Balletto si riuni• sce, a Parigi, nel teatro Sarah Bemhardt, come in uno di quei finali che le dissonanze dì Debussy splendidamente ritmavano. Eccoli, si son fatti fotografare, gl.i eroi del grande Balletto, e ci si domanda perèhé. Decoratori, ballerini e Oiaghileff, che fra due anni morirà, stanchissimo, in una pensioncina del Lido, con il suo viso di demonio disperato. E Tamara Karsavina, sfiorita, diritta sulle punte dei piedi con una grazia frivola e commovente di farfalla moribonda. E Serge Lifar, adolescente, nelle luçcicanti vesti di Pctruska. In mezzo a loro sta Vasha: gli altri lo fissano con un riso largo, indulgente e falso, vogliono dargli, si capisce, l'illusione che tutto sia come prima, e certo Diaghileff, tra il lampeggiare del magnesio, domanda, teneramente imperioso: • Vasha, ritorna con noi, il Balletto ha bisogno di te•. Ma quello che fu il Principe, il Fauno, il Sogno, porta un colletto troppo largo, un abito da impiegaruccio, china la testa, con rassegnata malizia sorride. • Sergio, non posso più, perché sono pazzo•. Che pensava, intanto, esclusa ancora una volta dal loro gruppo e dal Balletto, l'imprudente, l'intrusa, la stanchissima Romola? Passano gli anni, musiche e balletti nuovi corrono il mondo, Lifar imita Mary \Vigman; la scuola di Isadora prima, quella di Dalcroze p9i, hanno mutato il gusto delle folle. Scenarista, impresaria, scrittrice di memorie, Romola cerca guadagni divenuti difficili: forse altri uomini piccoli e brutti stanno accanto a lei, che fu com• pagna del più bello, del meno umano. Ma la sua vita temeraria, sprecata, ci sembra ancora buona, purificata da un amore inutile, ma superiore ad ogni dignità, ad ogni delusione: abbiamo letto un giorno, fra gli annunci vari del Times, un appello umi• le e supplichevole di donna, che per mantenere al manicomio il marito pazzo do• mandava, come una mendicante, elemosina. E questa donna era Romola Nijinsky. MARIÙ Gli assalitori di furgoni postali ".,. Nd 1905 - inureuank ricordarloqut.ll'onn.o ìn cui cadt il venk• simo anni~rsarW dtlla riuoluzioru: bo!Jcevico - gli archiui dtlla polizia nma o,pitavano k fowgrafe di ptrfetto fronte e di perfetto profilo di Djugashvili (Stalin) e del Jll4 degno compagno Cenach Woll~h (Lii- "Vitw/), enrrambi incriminati per l'cmalU> al fur80M della Banca Ceorsian.a, da loro sualigiau, di 250.000 rubli ...". Unn pagina de Il Secolo Illustrato di questa settimana è dedicata aJla documentazione di questo "capitolo storico" e del patto italo-nippo-germanico, che i po· poli più giovani, più forti, più Bani, hanno stretto contro la politica degli assalitori di furgoni postali. NeJlo steeso fascicolo, l'inizio di un interessante capitolo su "Lina Cavalieri, principessa e miliardaria", novelle, curiosità, varietà, ecc. Si vende in ogni edicola a 50 cent. F,,u,um, Gi.upp, I' G•tlil'l•o II Npiti J,ll'A,,iJ•r• F,Jr,l(o /kT """ ,,,,fil• J; ("ai• NEL CREPUSCOLO DI UN MONDO t IL NUOVO ATIESISSIMO LIBR.O DI FJ?.ANZ WEJ?.FEL AUTOR.E DI QUELL'AUTENTICO CAPOLAVOR.O CHE t "I QVAR.ANTA GIOR.NJ DEL MUSSA DAGH" Fr,m{ Wà:fe/ I," ri,"rilo il "utlio Jri r,uco11ti J" /,,; uritti 1i11011,/oxxi ;,, f"nto w/11111,, ,lu 1','11titol• ''Nrl crrp111rolo Jj "" ,,,o,,Jo' perckè il le,,,po e /'11,,,l,ir,rfJei l11Nr le """"{Ì011Ì ; 11pp1111to fNello Jr! crrp•1Co!oJrll'ft1tprro •~1tri,uo. 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