Omnibus - anno I - n. 33 - 13 novembre 1937

IL PROCESSO a Roma per l'assassinio di Raffaele Sonzo no, nel 1875, fu quel che si usa ctamare un bel processo. Non tanto per il fatto, il quale tutto ben vagliato si potrebbe senz'altro definire un e fattaccio», quanto per le personalità dell'epoca che in esso vennero, direttamcn• te o meno, coinvolte, come accusati o come testimoni. Certo impressionò fortemente l'opinione pubblica e suscitò grande scalpore nell'ambiente politico come in quello giornalistico. La vita del Sonzogno era stata combattiva; dopo aver esordito con parecchie commedie di cui qualcuna scritta in francese e rapprescntat.:i dalla compagnia Meynadicr 1 sui venti anni pubblicò due romanzi storici, Alberto da Giussano e Beno de' Goi{adini. Nel 1857 era entrato a far parte della redazione della Ga.u.etta Ufficiale di 1\1ilano~ sussidiata dal governo austriaco. Nel 1859, mentre il Piemonte alleato con la Franci.\ faceva il concentramento delle sue forze contro gli austriaci invasori della Lomellina, il Sonzogno fu dall'autorità milanese austriaca rinchiuso nel Castello di Milano, di là fu mandato alle carceri di Verona, poi a Mantova, indi a .Josephstadt. Motivo del suo arresto erano state le informazioni di mosse militari austriache ch'egli aveva mandato ad alcuni giornali liberali del Piemonte, nonché alcune corrispondenze di tinte liberàli dirette all'Agenzia Havas. Il 27 agosto 1859, vale a dire poco più di un mese dopo l'armistizio di Villafranca, il Sonzogno rientrava libero in Milano e riprendeva la dire.done della Ga{{elta di Milano, la quale aveva naturalmente cessato di essere l'organo della dominazione austriac..1., cd ora accentuava in senso più radicale il suo carattere. Poco tempo dopo, eletto deputato a Pizzighettone, Raffaele Sonzogno entrava in Parlamento. Fu in tale occasione che la Ga.uelta d'Italia pubblicò contro di lui un violentissimo articolo che fu anche riprodotto dalla Perseveran{a di Milano, e contro quest'ultima egli mosse querela per diffamazione. li procc.550 fece gran rumore nella stampa italiana perché in pubblica udienza gli avvocati difenwrì del giornale querelato produssero varie lettere compromettenti che Sonzogno aveva scritte, durante l'occupazione austriaca in Lombardia, a Endco Montazio corrispondente da Londra della Gauetta di Milano. Il proces~ fu risolto a favore deJJa Peruveran.(.a, nonostante che il Son7.ogno avesse insistito nel provare la sua buona fede e il suo patriottismo. Egli protestò, in molti suoi ~crittl, che la sua collaborazione alla Gauetta di' Milano mantenuta dal governo austriaco, era stata puramente letteraria, .e tenuta soprattutto con l'intenzione di raccogliere informa~ioni e notizie che, da lui trasmesse all'Agenzia Havas in varie corrispondenze, dovevano grandemente giovare agli interessi della causa italiana. Ciò nonostante, nel gennaio del 1871 dava le dimissioni da deputato. Qualche mese prima era entrato con le truppe italiane per la breccia di Porta Pia, aveva stabilito il suo domicilio a Roma, e vi aveva fondato il giornale La Capitale che fin dai primi giorni aveva ottenuto una grande diffusione; un giorna.le estremamente combattivo e indipendente, che raccolse querele, condanne e sequestri. Sul principio del 1874, in seguito ad aspre censure pubblicate contro i promotori delle e cucine economiche » in Roma, il principe Odcscalchi, ritenendosi offeso, provocò a duello il Sonzogno. Lo scontro ebbe luogo a Chiasso sul territorio svizzero, e uno dei padrini di Sonzogno fu Giuseppe Luciani, lo stesso che a meno di un anno di distanza armò la mano che doveva uccidere il suo amico. Chi era questo angelo nero che trascinò altri quattro uomini nella sua condanna ai lavori fonati a vita? Era nato nel 1844 e si dice che i primi anni della sua infanzia li passasse nell'ospizio di Tata Giovanni da cui uscì con sufficiente educazione per fare il compositore~tipografo. Nel 1860 emigrò da Roma per recarsi a combattere contro i nemici della libertà italiana, e cessata la guerra si recò a Genova dove prec;e parte attiva alla propaganda democratica. Avendo in quel tempo fatte diverse visite a Caprera. il generale Garibnldi gli prestò appoggio e gli accordò la sua amicizia, conducendolo seco in Lombardia ove partecipò al tentativo di Sarnico. Arrestato e fatto prigioniero, fu condotto a Bergamo, e per la prima volta parlò al popolo che si era accalcato intorno ai prigionieri garibalciini. Da Bergamo fu tradotto al Castello di r..,filano, poi alla fortezza di Alessandria e qui rimase con g}i altri fino a che l'amnistia non venne a liberarlo. Accorso ad Aspromonte, vi fu fatto una seconda volta prigioniero e condotto alla Spezia. indi al forte di Bard, fino alla nuova amnistia. Recatosi a Napoli poco dopo, fu, per la terza volta, arrestato d'ordine del generale La Marmora, e non uscì di carcere che con la ces,azione dello stato d'assedio. Giunto a Genova fu imprigionato ancora una ' volta a Sant' Andrea, per essere quindi imbarcato per la Sardegna ove rimase relegato per parecchi mesi. Fu segretario di F. D. Guerrazzi nell'epoca in cui questi dettava Lo Assedio di Roma, e potè, specialmente in tale circostanza, perfezionare la sua educazione letteraria. Nel 1865 fondò a Genova un giornale ìntitob.to 1l Campidoglio, il cui programma si riassumeva nel grido: e Roma o morte! ». Poi, a Torino, entrò a far parte della reda7.ione della Ga?;:.etta del Popolo. Il direttore Bettero lo prese subito in grande simpatia e lo inviò, più tardi, quale rappresentante del giornale, alla inaugurazione del Canale di Suez. Do~ po altre varie e movimentate vicende, anch'egli entrava in Roma ti 20 settembre 1870 dalla breccia di Porta Pia, e questo fu il luogo del suo incontro con Raffaele Sonzogno. Luciani f rcqucntò la redazione de la Capitale, vi scrisse articoli, ne caldeggiò i principi, ne seguì lr. sorti, finché, essC"ndosii.1Sonzogno messo in sospetto circa le relazioni del Luciani con sua moglie, troncò con lui ogni amicizia e più tardi, quando Luciani si portò candidato nelle elezioni generali politiche nel quarto collegio di Roma, rese di pubblica ragione la rottura dei loro antichi rapporti. Nonostante questo, Luciani fu proclamato deputato con 13 voti di maggioranza. ~ul suo avversario Ruspoli, e potè sedere per qualche settimana in Parlamento, quantunque non avesse ancora raggiunta l'età di 30 anni voluta dalla legge. Solo per qualche settimana, abbiamo detto, poiché, venuto alla luce il fatto che gran parte delle schede di votazione erano state manomesse, l'elezione venne annullata. L'assassinio di Raff aelc Sonzogno seguiva di pochi mesi queste ultime vicende, mentre Luciani, con un pretesto giornalistico, si trovava a Torino. Dati i principali protagonisti del dramma, il processo non poteva non interessare, e la stampa e il pubblico fecero a gara nell'occuparsene. Ci si domandava : perché Luciani ha armato la mano del Frezza per uccidere Sonzogno? Quali motivi aveva per voler togliere di mezzo quest'uomo che tutti stimavano ed amav:mo? E chi opinava per la ragione politica, chi per la storia d'amore. Alcuni avevano concepito sospetti di questa relazione amorosa fin dal '73, ma fu scoperta nel '74.. La signora SonzO$f10 era allora fuggita dalla casa coniugale, dopo di che era stata amichevolmente convenuta una separazione fra i due coniugi; pili tardi fu sporta querela di adulterio contro Luciani e la. signora, quando quest'ultima rivelò di essere prossima a divenir madre. Questi fatti avevano molto inacerbito l'animo di Sonzogno, e per quanto eS'li si era fatto portavoce di Luciani fino a quando questi aveva fatto parte del suo giornale, altret• tanto accanitamente ~li fece guerra ad oltranza divenendogli nemico. Ma la questione politica pesava soprattutto sulla bilancia della verità. Luciani ave• va sete di potere, cd ogni ostacolo era senza scrupoli combattuto; egli era anche wspettato di non aver agito nei riguardi della signora Sonzogno per altre mire che non fossero d'amore: in un tempo, morto il marito, egli sposa- \'a la vedova e diveniva proprietario del giornale. Tutte queste intenzioni gli vennero imputa.te, e per quanto fosse difeso da grandi avvocati come il Giordano e il Villo., non potè wttrarsi alla più dura delle condanne, soddisfacendo così l'opinione pubblica che, subito all'annuncio dell'assassinio, nonostante fosse stato il Frczza a colpire, lo aveva designato come il vero responsabile. I testimoni che sfilarono davanti al tribunale, in favore di Luciani, contribuirono non poco a rendere sensazionale il dibattito. Venne udito Mcnotti Garibaldi: Luciani gli aveva un giorno presentato un gruppo di elettori, cd egli in questa circostanza aveva pronunciato un discorso abbastan• za anodino 1 ma che subito dopo Luciani aveva spiegato ai convenuti, alcuni dei quali analfabeti, come un tacito incorag~iamento a to~licre la vita al Sonzogno. Il Frezza, che ~i trovava nel gruppo, giovane falegname esalta_- to che avrebbe data la pelle solo all'udire pronunciare il nome di Garibaldi, si senti in· dovere di conformarsi alle presunte intenzioni dell'illustre gcVOLONTÀE POTENZA DI DELB081 JL OAPODBL QUAl D'ORSAY MENTRE OHIAllA UN TA88l nerale, e fece il colpo. In precedenza, un giorno che si tro\'ava in un'osteria, qualcuno avendo detto r:1ale di Garibaldi, Frezza si era alzato e battendo il pugno sul tavolo aveva esclamato: « Chi dice male di Garibaldi parla male di Dio!». Lungamente parlò in, favore di Luciani1 asserendo infine che aveva sempre avuta la più alta stima di lui, e seguiterebbe ad averla quand'anche egli venisse condannato, il direttore della Gau<tta del Popolo, G. B. Bottero. Poi il nipote di Francesco Domenico Guerrazzi, il quale elogiò Luci:.1ni per l'assoluto disinteresse di cui aveva dato prova durante il periodo di segretariato presso lo zio, prestato gratuitamente. Testimoniò con parole di simpatia per l'accusato anche Felice Cavallotti. Durante il dibattito intervennero nomi illustij come quelli di Zanardclli, Cairoli 1 Mauro Macchi 1 Minghetti, Dc Sanctis, Duprè. Per contrasto, venne fuori il torbido di tutto un ambiente di malavita. l.uciani aveva un fratello soprannominato e il paitto dell'olmo», il quale viveva di rapine continuate e che notoriamente gli aveva fomite delle som• mc di dubbia provenienza nei molllcnti di bisogno. Qualche anno prima vi era stato un furto importante a danno dello scultore Duprè, a Firenze 1 e Luciani col fratello e molti altri vi si era trovato implicato. Fra i testimoni che ora sfilavano davanti al tribunale di Roma, venne condotto un certo Morelli detto Br'unctti, nipote di Ciceniacchjo. Nella sua osteria di Firenze convenivano i fuorusciti politici e molti individui di dubbia reputazione, cd anch'egli si era trovato immischiato nella faccenda Duprè, abbastanza gravemente per prendersi la condanna dei lavori for1.ati. Apparve nell'aula, fra due carabinieri, vestito della casacca rossa con sulla manica sinistra il suo numero d'ordine al bagno di Porto Ferraio. e Camminando trascina la grossa e rugginosa catena che manda un suono il quale, se fa ribrezzo a quanti lo sentono, non deve certamente riuscire grato all'orecchio degli accusati », scriveva un cronista dell'epoca, soggiungendo che finita la sua deposizione, il Brunetti e ... si prende la catena sul braccio sinistro a mo' di soprabito da mezza stagione e se ne va ». Un incidente importante suscitarono alcuni testimoni 1 i quali si rifiutarono di prestar giuramento sul Vangelo, protestando la loro qualità di liberi pensatori e di voler giurare unicamente sulla loro coscienza e sul loro onore. Un tale Filipperi, mentre il Presidente gli imponeva di giurare secondo la legge, scattò a dire che e appena sarebbcsi agito così ai tempi della Santa Jnquisizione, e ch'egli non giurerebbe a nessun costo». Un altro testimonio dell'accusa, certo Cataldi 1 calwlaio, dichiarò: e Mi meraviglio che nel secolo decimonono si osi far coazione alla coscienza; sarò una zucca, ma non lo capisco. t inutile ogni insistenza: io non cedo, sono radicale ». Si cercò di convincere questi ostinati, adduc~ndo. loro l'esempio del gene• raie GanbaJd1, che aveva giurato entrando nell'aula di Montecitorio· ma essi ribatterono che Garibaldi ;veva giurato sulla Costituzione, non già sopra e un pezzo di carta ,. Per finire, dopo essersi la Corte ritirl\ta a deliberare, venne annunciato che il tribunale si sarebbe riservato di iniziare contro questi testimoni renitenti un processo, il cui primo atto sarebbe un mandato di cattura. Così da un processo ne deriva,.:a un altro, e non sappiamo precisamente se poi avesse luogo; fatto sta che dopo l'annuncio di un simile provvedimento, tutti i liberi pensatori convocati trovarono il compromesso di giurare come la legge voleva, ma premettendo che lo facevano unicamente per non ostacolare l'azione della giustizia, fermi rimanendo nei loro principi. Luciani era troppo fortemente indi• ziato per poter sperare in qualche in• dulgenza. La relazione con la moglie dell'ucciso non lo metteva già in buona luce. Si disse anche che in occasione del famoso duello a Chiasso fra Sonzogno, di cui era padrino, e il principe Odescalchi, dopo aver passata a Milano la notte con la moglie dell'amico, egli aves!ie scaricata la pistola che questi do\'cv,1 adoperare nell'incontro, e infine la. sua ambizione lo aveva rivelato capace di tutto. L'uccisore 1 il Frczza, e bel giovane, di colore bruno, senz:t pelo in barba ,, nonostante la notoria idolatria professata per Cari• baldi non riuscì a far passare il suo gesto immondo come delitto politico, estendo venute fuori delle storil.! di somme promesse; e gli altri tre accusati1 Armati, cx ufficiale delle guardie di finanza, e uomo tarchiato e di pelo rosso ,, Morelli, detto e il Ca.poraJetto », e merciaio di commestibili », e Farina, tessitore, accusati di essere con Luciani agenti principali dell'assassinio, furono anch'essi condannati al carcere a vita, mentre Salvatore Scarpctti, detto e il beccamorto», perché di professione becchino, arrestato sotto accu~a di complicità per aver fornito il pugnale delle diciassette ferite, veniva poi rilasciato essendo risultata la sua buona fede e l'ignoranza dello scopo a cui l'anna era destinata. Di tutti questi dopo qualche tempo non rimase più traccia nella storia. e nella stampa. L'unico figlio di Raffaele Sonzogno, il piccolo Ottorino, morì di difterite durante il processo; sua madre, figura peraltro di scarso interes)e, dedicò il resto df'lla sua esistenza alle opere benefiche, per morire quasi ottantenne alcuni anni fa. L'ADDETTO ALLE SCHEDE GOMMINA VALENTINq CAPELLI SEMPRE A POSTO E LUCIDI con la GOMMINA VALENTINO. D perfet~ .ftHa~n che Juclc1a e .ftna la caplrllatura unu lnrrauarla, ev1\.anc1ola formuloQe della polvere e della forfora perchil contiene la ramo,a "PILOCARPINEBREBER" Lo 111.am.poao la •pilocarpinu è un ouimo preparalo per lavare i rostri ca~lli che dive-n1ano rl"Orbidi come la seta CALENDARIO ARTISTICO BOLOGNA 1938 ~nto Calcndal'1o Anistito è: composto di s J Ytd\llt fotogu~ht di Bologn.a t dclii: più c.araueriiticht lonlit:ì ddl'Ernili.a(Pi.a<"tnu, Fidenu, P.arm.a,Reggio Emilia, Modena, F.aenu, Forli, Predappio, R.ocn dellt Cmin.att, S. Are.angelo di R.omJ1Kna, Cac:n-1, R,imini, R.avcnna, Femr.a) in gunde formato. Si tntu di un vero gioiello d'.ane tditoriale e di buon guno, degno di hgurart in ogni studio o ulotto come un hne orn:.mcnto. Il Calend.al'1o B"l"t"• 19J8-XVI ~ in Yendiu ne:llc princip.ali C.tnolctie t Librerie .a L. , S· Coloro chc .au-iungtunno 6 lire alt.aquou d'.abbon.amtnto a OMNIBUS PEI\ IL 19J8 potr.1ono rict"Y«lowbito funto di pono. È uscito PRAGA DI ORAZIO PEDRAZZI TERZA EDIZIONE ITALIANA Un Amba,ciatore fa,cUro. rinnova la tradi.zione degli Ambasciatori veneti con quello classico libro pubplicato già in sei lingue. Volume in 16<1 (cm. Hl,6Xlt) 160 pan. e lllu1t.ruioni ortg1.n&ll su carta paUnata LillE I EDITRICE"ORSA"TORINO VIA 8. 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Il falco .. .. .. .. 1 1 La signorina Lohengrin .. .. .. .. .. .. 11 L'ultimo peccato .. .. ROMANZI POLIZIESCHI APPARSIli'ELLAOOLLEZJnNE "I LIBRI GIALLI" Il sette bello L. Le scarpette rosse .. ,, 5 La gatta persiana .. ,, 5 Lascomparsa di Rigel ,, Circolo chiuso ..... . Casco d'oro.. .. .. .. ,, 5 Il segreto della statua ,, 5 NOVELLE Le notti incredibili .. L. Le margherite .. .. .. ,, Le penne dell'aquila .. ,, Le nuove penne del1' aquila .......... ,, .V A R I A NOVITA' Pellegrinaggi letterari L. 1 a

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