Omnibus - anno I - n. 33 - 13 novembre 1937

ANNO I• N. 33 • ROMA 13 NOVEMBRE 1937-XVI ... JSilii ILNEMICO r,:) 'È QUALCUNO, in Inghilterra e più \:I ancora in Francia, che si domanda se era propl"io necessario il Patto antico. munista firmato a Roma dai rapprcscntantt dell'Italia, della Gcnnania e del Giappone. Solo gli sciocchi, quando si tratta di persone in buona fede, possono prnporsi un simile quesito. La necessità dd patto tripartito è dimostrata dal carv.ttere stesso del Comintnn. Ad un'organizzazione mondiale non si può opporre che un'azione internazionale. La semplice difesa all'interno non ha senso di fronte ad un pericolo che t'innova ogni giorno gli attacchi da ogni angolo della terra. Questo pericolo assume le forme più insidiose, gli aspetti più diversi e impen- ~au. ~ cosl vario, cosi muhifom1e, che non di rado riesce quasi impossibile identificarlo. Il suo obiettivo è preciso: la distruzione di ogni ordine costituito, ma i mezzi ai quali ricorre variano a seconda dei luoghi, degli ambienti, delle circostanze. Presso le popolazioni di colore in tutto l'Estremo Oriente assume la maschera nazionalista; presso le classi lavoratrici agita il programma della redenzione del lavoro dalla servitù del capitale; presso le nuove generazioni si insinua con una filosofia, una letteratura e un'arte che suscitano la ribellione contro ogni disciplina nel nome dell'individualismo anarchico e della libera creazione intellettuale. :,.Jcssun istituto è al riparo dai suoi as- ~alu: la proprietà come la famiglia, la relig10nc come l'esercito, la scuola come la Chi1:sa. I suoi agenti sono innumerevoli e spani dovunque; un'organizzazione perfetta li inquadra e li muove, una parola d'ordine misteriosa li spinge a tutti i rischi e a tutte le avventure. ~on c'è vigilan;,;a che ~asti, perch~ il sistema delle •cellule• rende qualsiasi indagine fatalm.ente framm~ntaria. Scoperto un complotto. è quasi sempre impossibile risalire alle cau!le remote e alle vere responsabilità: una zona buia avvolge i colpevoli che 1~norano i loro capi e l'origine prima dei comandi. J .a difesa deve essere quoti<.liana e si- '\tt:matica, deve reprimere e più ancora pn:vcnire. A Mussolini spetta il vanto in• contestabile di avere intuito per primo questo pericolo immenso, di avere con• trapposto alla sinistra negazione di tutti i , ..lori umani u.na concezione della vita che ridaboraH i dati eterni della coscienza e della storia. In Italia 11 bolscevismo sub1\·a la prima disfatta per opera del fai.c1smo. e subito dopo veniva travolto nella Germania hitleriana senza possibilità di rcf>urrczione. In Europa l'asse Roma-Berlino è. oltre tutto, un baluardo invincibile contro l'in- \-as1one bolscevica, una d,fosa potente della quale finiscono per avvantaggiarSi qucili stessi rt!gimi democratici e liberali chi: s'11ludono d1 trans:i~ere con l'errore. H.estal'Asia. ~ello sterminato continente m,ttcrno, questo compito di d 0 ifcsa della c1\iltà è risen-ato al Giappone. Là il pe~ ncolo è ancora maggiore che in Europa per un insieme di circostanze che sono ncll,1.memoria di rutti. L'estrema miseria delle popolazioni asiatiche, la costituzione indifferenziata della societ.., l'anarchia ,,t:t governi, le superstizioni dovu1.que d1ffu-.c, favoriscono più che altrove la prop11~az1onedell'utopia. L'intuì benissimo J ,emn quando disperò dt poter conquistare m pochi anni l'Europa. Il suo disegno era semphce e temerario ad un tempo: \Ol~en.i \erso l'.-\s1a, distruggervi tutti i commerci e wm I rapporti con l'Occidente, aggravare $Cmprc più la miseria d1 quelle moltitudini oppresse,; da secoh, e far le,·a sulla fame. Il suo primo sforro si portò sulla Cina, çhe si tro\-a\'3 già in uno stato di semianarchia. Conquistare questo paese 1mOlulso, trascinarlo ndl'orb1ta so, etica, s1~n1fica\·a comandare a due terzi della popolazi,mc del J(lobo. Ancora un passo, c tuua l'As,a san:bbc caduta in 'suo potere. dopo d1 che la lotta contro l'Occidt"lllt' si >arebbe risolta in una semplice ,,peraz1onc d1 polizia. In un primo tempo, urcò di penetrare nelle pronnc1e della Cina del nord, ma s1 tro, h contro 1IGiappone dec1s1ss1moa difendere l'ordine IO quelle \'aste regioni alle quali fino da allora guardava come ad un campo d1 lavoro. Rc:.pmto dal nord, SI \Olsc al ~ud, do\'e 11 djabolico Karakan nu~.,;i ad intcndcn.1 con Sun-Yat-Sen, 11 frn ln1on. della nuO\a Cma, che in un momento d1 aberrazione, dimentico d1 avere !!olk>O qu,1rant'ann1 della !>Ua gnata vita a farsi apostolo, IO tre cont1nen11, della n·surrt'.t1onc della sua palna, si bsciò tifu1-:1,:1rc un'mcauta adesione al comun1- '>lllO Il comuni,mo è l'ideale uh1mo al quale tendono i miei principi•· A nulla valsero le smentite e le disperate ritrattazioni alla vigilia della morte. Gli agenti cli Mosca offrirono alla Cina un trattamento di usoluta • parità•, rinunziarono a tutti j diritti inerenti all'extraterritorialità, a tutte le concessioni, alle indennità ed ai privilegi che risalivano alla lotta contro i Boxers. Organizzarono il K11omintang e il suo governo secondo il modello sovie1ico, offrirono armi e danaro. Questa propaganda abilissima si rivolse prima di tutto agli studenti cd ai lavoratori delle industrie, piU accessibili delle tarde moltitudini contadine. Intellettuali cinesi furono inviati in Russia>, dove furono create scuole apposite per istruirli e addestrarli nelle nuove dottrine: una grande univcnità fu dedicata a Sun-Yat-Sen, il nume. Mentre gli intellettuali cine;i viaggiavano alla volta della Russia, i generali russi prendevano la via della Cina attraverso la transiberiana. Borodin, Karakan, Jo stesso Ciang-Kai-Scek della prima maniera furono i propagandisti e gli apostoli del verbo nuovo e rigeneratore. Canton dive"'ne il centro ideale, e di là si diffuse la parola d'ordine:·• abbasso l'impenalismo, abbasso il militansmo•. A Han - Kow la concessione ingle~e veniva presa d'assalto e saccheggiata, tanto che il governo di Londra decise di abbandonarla. Fu la prima vittoria dei comunisti cinesi. Contemporaneamente i russi penetravano nella Mongolia esterna e ne facevano un vero e proprio feudo sovietico, legato a l\fosca da patti militari, e si impadronivano, di fatto, del Turchestari cinese: un territorio immenso, vasto sette volte l'Italia. E dalla Mongolia e dal Turchestan che la Russia sovietica cerca di assediare la Cina. Uno sguardo alla carta geografica, e si vedrll che l'azione del Giappone nelle provincie del nord della Cina mira prima di tutto a creare un saldo Jtntemurale contro l'invasione bolscevica. Dopo di che si prova un certo disagio davanti all'incomprensione di cui dànno prova quei giornali inglesi che non rie• 9Cono a nascondere 11 loro dispetto per la stipulazione del Patto tripartito. Ignorano, forse, che il controllo del Turcheuan cinese, da parte dei bolscevichi, significa la marcia della Russia verso l'al. topiano del Pamir, veno il cosi detto Tetto del mondo? Che è tutta l'India che viene minacciata come non Jo fu mal{ 12 PAGINE UNA LIRA SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE BRUXELLES • 00N0LUBI0NE DI UNA 00llPEBElJZJ. I Belgrado, novembre. t SERBIA è un paese meridionale, violento, nazionalista; difficile .1 governare. La sua Chiesa non r,tpprcsenta una religione, perché i Serbi non ne ebbero mai; bensl il sentimento, Ja fierezza, le ambizioni, l'amor proprio, i vecchi costumi del po• polo serbo. Quando quakhc scolaro non volle saperne del segno della Croce, i professori ammonirono : « Non fatelo per la religione, ma conservate e rispettate il costume serbo>. Del resto, la mancanza di fedeli nelle chiese ortodosse non è un fenomeno del dopoguerra. Da più di cinquant'anni si raccolgono fondi per la cattedrale di San Sava, a Belgrado, la cui costruzione doveva essere iniziata nel 1894; e sono state appena gettate le fondamenta. Ma che nessuno tocchi la Chiesa ortodossa, perché tutti costoro che non ci mettono piede M' non per i matrimoni, i funerali e le requiem, si opporr~nno concordi, considerando in pericolo il popolo serbo, la terra serba e i suoi p.itri:lrcali diritti. Questo lo 11apcvano coloro che, negli ultimi tempi, trJscinarono nelle manovre politiche i sacerdoti ortodossi, prendendo come spunto il concordato fra il Vaticano e la Jugoslavia. Bi.sognava, per roveM:iare il governo, minarlo negli animi più caldi e più ignati. In varie parti del pae~, i Serbi si mo:.trav.ano già l!Contcnti delle conce:i:')ioni che venivano fatte ai Croati e ai Bosniaci. Non !,i deve dimenticare che i Serbi hanno realizzato l'unione dello Stato in vista di un ideale serbo, tendendo a una grande Serbi,l e cercando di diminuire le distanze con le <1ftre Nazioni. Sempre troverete :1 Serbo M>tto lo Jugo~lavo; singolare carattere. d'uomo che nelle guerre dà prova di un'estrema rc~iucnza, di un virtuoso coraggio e di un'accorta pazienza, mentre, nei temI pi tranquilli, passa il tempo a cantare notti intere uno stesso motivo, divertendosi con le donne, divorando carni arrostite e cipolle crude, bevendo e frantumando i bicchieri, maledicendo chi abbia qualche cosa in contrario o incominciando a piangere come un fanciullo se la fisarmonica lo ha toccato nel fondo del cuore. Da un'immemorabile epoca, libertà e democrazia, che i Serbi non gode~ tero mai, rapprcseny1.no it bene supremo. Ne hanno un'idea astratta, una spec.ie di figurazione irrt·,,)c, un sentimento che rimane al di sopra delle loro possibilità di giudizio. Immaginate la situazione di uno che, essendosi fatto un concetto chiaro della. demo• crazia, cioè avendo rinunziato a questa fodera consumata dell'Ottocento, venga a vivere in un paese come questo. Qui, una notte, un passante me ne diede un esempio. Rientrando a ca~ con alcuni amici, per riuscirne subito dopo, avevamo lasciato il portone socchiuso, e il portiere, più ubriaco del solito, ci corse dietro per assalire i miei amici. Questi, ch'cr&no dd luogo, non solo si ribellarono, ma per poco non lo p~ero a calci. ~li sentii in dovere di chiedere ~Cu'-a, e in termini risoluti minacciai il portiere di farlo licenziare l'indomani. Fu al!Qra che intervenne il pas~antc, il quale, aprendo il di~corso col vocativo, levando in alto la mano, mi di:.~c: « No1 gospodi11e! (No, o si~nore!) Voi non potete in alcun modo f.ir ciò, poichç qui siamo in un paeM: democratico >. Si chinò' a mc,J,.o mNro da terra e fece cenno di benedire il democr.uico suolo. « Dunque, essendo in un p,,c~ democratico, il portiere può ubri<tcar)i e in:.ultare i miei o~piti? :.. e:Voi non potelc farlo cacciare! » replicò l'altro. t. Siete un parente, un amico, un a• gente di polizia?> chiese uno degli ospiti. e No. lo sono un cittadino. Un cittadino qualunque. Un cittadino democratico! >. E prudentemente indietreggiando, si allontanò nella nebbia, levando grida inconsulte. Non è Jacile per i Serbi abituarsi all'idea che i Croati, i Bosniaci o gli Slo• veni possano cs:.crc eguali o superiori a loro e che ad essi, come fratelli, pos- ~.,no competere gli stessi diritti. Dispostissimi in via di principio a dichiarar)i liberali e frate11i, diventano, davanti ai fatti, accentratori sfacciati, il che si deve anche alla loro prestanza fisica e a una. specie di jattanza morale. Vien paragonata spesso la Serbia al vecchio Piemonte; ma il Piemonte rinunziò a Torino per l'unità d'Italia, mentre la Serbia non rinunziò affatto a Bclgr.,do. Basterà che i mini)tri non siano tutti Serbi, perché i Serbi si )entano in uno stato di inferiorità che li mette in allarme; che i Croati, con una stagnante politica di ta\'illi, continuino a parlare di auto• nomia e che il governo li lasci discutere, perché i Serbi vedano compromesJO il loro prestigio; che i Musulmani della Bosnia o gli Sloveni cattolici rit·evano qualche carica pubblka, perché i Serbi si comidcrino nuovamente in schiavitù e il loro sangue ribolla e dalle vis<"cre salgano le· più antiche bestemmie. Contribui:.ee a que:')ta aggre~siva intolkranz.\ la nc!lsuna C)pcricnza cultur;1lc che fa del paese una tabula raso, dove- si pos~no piantare baracche e bandiere come arrivando su ufl continente nuovo. Ciò comporta l'in• com·cnicnte di una m.1.ssa, che s'impr<''-\Ìona ai discorsi dei fahi tribuni e degli agc-nti :.tranieri. Così si spiega perché i più accaniti avversari del concord.uo siano stati proprio coloro lhc ne avevano µrcpar,ltO il progetto. In nessun modo Jeftic o Zivkovic avrebbero potuto sperare di ritomare al potere, ma essendo legati alla massoneria di occidente e lavorando per conto d'altri, eseguirono ordini ricevuti. La Francia aveva cominciato seriamente a temere per le sorti ddla sua influenza in Jugoslavia. La Cecoslovacchia non aveva pi.ù fiducia nell'alleanza di Belgrado. La visita di von Neurath, avvolta nel mistero, aveva allarmato Mosca, Praga e Parigi. Col consolidamento della Jugoslavia. in cui l'eguaglianza fra le religioni ha una parte importante, a nessuno sfuggiva che il prestigio politico di Stojadinovic sarebbe aumentato. La Cecoslovacchia era estremamente gelosa di questa potenza nuova nel ·cuore dell'Europa. Gli avversari di Stojadinovic giuocarono allora le loro ultime carte formando un fronte unico che andò dai partigiani di 11inhtra t1i r;rnppi nazionalisti di destra.. I pericoli della propaganda bol!)Ccvica !ifuggirono ai vescovi della Chie11a ortodossa la quale, nonostante la sua costituzione zarista, minacciò di diventare uno strumento del Comintern. Consci della propria debole-Lza• relij?iosa, i vescovi si lasciarono trascinare nella lotta politica, )pcrando di raccogliere !>Ottole navate ortodosse un numero finora mai visto di fedeli. Frattanto, la misteriosa malattia del Piltriarca pcrrnii.e che decisioni gravi, quali l'anatciua spiccato contro il deputato Todar Tonie, che colpendo un buontempone doveva servire a intimorire i. colleghi, venissero pre~e in assenza del capo del Santo Sinodo. La lotta assume un'andatura folle: Stojadinovic, volendo bruciare le tappe, non pe1mise a tutti i suoi deputati di parlare alla Skup)tina: la morte del Patriarca, se avesse preceduto di un quarto d'ora la \'Otazione del concordato, avrebbe potuto comprometterne il :.uccesso, i partiti dell'opposizione c~- ~cndo prcµarati a sfrutt •.ula con dimostrazioni a Belgrado e nell'interno. Ma alle ore 18 del giorno 23 luglio, ,ei ore prima della morte dc-I Pa.:. tri,uca, li.l votazione dava al governo una maggioranza di 38 punti : mezz'ora dopo il presidente del Con:.iglio rwteva pronunziare un diM:or!>o nel quale chiariva la sua posizione nei ri-

spetti della Chiesa ortodossa. La stessa sera la folla rallentava il passo nelle strade e sostava ai crocicchi; ma i capi deWopposizione non diedero gli ordini che la gente si attendeva. Il momento critico era. superato. Si disse che i comandanti dell'opposizione erano senza esercito, e che lo avrebbero raccolto in .. provincia fra una domenica e l'altra. I funerali del Patriarca, per i quali erano state annunziate sanguinose rivolte e il principio di una lotta simile a quella di Spagna, non rivelarono che una modesta pattuglia di ragazzi pagati. Tuttavia1 in quei giorni, la fantasia popolare era stata talmente eccitata che bastò, durante il corteo, il crollo di una baracca perché la folla, impazzita di terrore, si precipitasse nelle vie laterali e nei giardini pubblici, abbandonando ìl feretro in mezzo a una strada de.~rta. I feroci guardiani che lo avevano scortato coi pugnali alla cintola e gli schioppi a tracolla, fuggfrono nonostante il loro leggendario aspetto di cacciatori di frodo. In pochi istanti, quei loro maestosi baffi, attorcigliati all'antica come ferri battuti, perdettero ogni autorità. Sulla spavalderia di quei baffi, l'opposizione aveva fatto assegnamento, come pure sull'imponenza delle barbe e delle capigliature dei vescovi e sulle loro tuniche viola, gialle e celesti. Il corteo era· stato,allestito con gusto medioevale : corone di spine, stendardi laceri, mitrie dorate. Un gigantesco monaco, i cui occhi roteavano come macigni, recava il vessillo stracciato la settimana avanti durante uno scontro. Un coro basso si scioglieva dai petti bizantini dei pope, sotto un ciclo leggermente coperto, fra i singhiozzi delle donne isteriche. I giornalisti, pregati di insistere sull'avvclcnamcnto, non se lo fecero dire due volte. 1'.{a come mai ·U Patriarca era morto lo stesso giorno della ratifica del concordato? Non si era forse voluto con premeditazione impressionare il popolo? Per quale scopo il go• verno avrebbe avvelenato il Patriarca, quando proprio dalla sua morte gli cr,rno venuti i maggiori fastidi? Inco• mincia,ono a circolare altre voci che accusarono il vescovo Dossitei di aver preparato il veleno per .diventar lui il Patriarca. La lotta si spostava. Il concordato col Vaticano, che sin dall'inizio era stato soltanto un pretesto, non era più in questione; nc,n era nemmeno in questione se il Patriarca fo,;se stato o no avvelenato, se gli stendardi delle chiese fossero stati lacerati, se il governo dovesse dar soddisfazione alla Chiesa ortodossa, se la politica estera dovesse subire un altro indirizzo. In • questione, nei villaggi serbi, nelle lun- ~ ghe domeniche, quando i contia.dini, dopo avcc vuotato un certo numero di bottiglie, sentono il sangue correre nelle vene, era soltanto la Serbia e le tradizionali slave, intorno a un dolce di grano.che rappresenta le anime dei vivi e dei morti. Questi contadini testardi avrebbero maledetto perfino la Jugoslavia, qualora non fosse stata ritpettata la Serbia. Il go"erno aveva accettato tale lotta e, sebbene formato in maggioranza di Serbi, si era messo contro i Serbi, nella speranza di assicurare i Croati sulle sincere disposizione di Belgrado. Attraverso s."lcrifici notevoli, un gran passo sembrava compiuto per la liquidazione della questione croata. I Croati avrebbero compreso alla fine quanto fosse desiderata l'unità spirituale nel paese e quanto il governo tenc~c a raggiungerla col loro cbntributo. Questo era il momento propizio. Si cominciò veramente a credere che un accordo fra il governo e il movimento di .Macck fosse possibile e imminente: un accordo onorevole per le due parti, dentro il quadro della costituzione. Belgrado aveva rinunziato a far valere la supremazia dei Serbi, Zagabria avrebbe dovuto rinunziare ai suoi progetti di separatismo, federalismo, ccc .. Fu allora, invece, che, con una mossa precipitosa, l'opposizione di Belgrado, vistasi perduta, capitolò davanti al capo del movimento croato, accettandone tutti i progetti di federalismo, pur di evitare a Stojadinovic un successo sicuro. L'opposizione finnò con Macck un'intesa circa la completa revisione dello statuto. Il governo si venne a trovare apparentemente isolato, senza Serbi e senza Croati. Che ragione c'era dunque di insistere sul concordato? Se i Croati, cattolici, non volevano apprcziare gli sforzi compiuti per il concordato 1 ebbene il concordato sa1ebbe stato tolto dall'ordine del giorno. Ed ecco una scissione profonda formarsi fra Croati e Serbi. Non tutti intendono seguire Macck. D'altra parte i nazionalisti serbi che, durante la lotta religiosa, avevano combattuto il governo, si riavvicinano ad esso davanti al pericolo dello smembramento dello Stato. La Francia ha accolto con allegria l'., cordo dell'opposizione serba col movimento di Macek, perché ciò dovrebbe significare la formazione di un e fronte popolare> in Jugoslavia; ma perde i nazionalisti, gli unici sui quali poteva contare. E la Serbia torna ancora una volta alla ribalta da arbitra, poiché non è senza difficoltà e non senza lentezze che la .Jugoslavia si forma. CORRADO SOFIA 11Non diaptr.nJ, YTonn♦ 1 .. non nremo 11.11 erede che oonUnul la in.d.ldcue milhani di tamiglla, polremc aempn adottare un bel uc.ega.leo" BUDIIIA ~~C!:>D~~ DELLE SUFFRAGETTE ,(\ PAGINA ventotto della sua .-Sto- ~ ria d'Inghilterra•, Andrea Mauro1s ammannisce, prezioso e rapido, questa notizia: e Nel sud-est della Britannia, che sembrava fosse pacificato, una violenta rivolta capitanata dalla regina Budicca o Boadicea e provocata dalle malversazioni dei primi governatori mise in serio pericolo i Romani, ma per un solo i.stante. ché subito essa si concluse col massacro dei ribelli•· Il brillante compilatore s'accontenta di sottolineare le prepotenze dei governatori imperiali non senza una punta di simpatia per la sfortunata avventura della bellicosa regina; e però noi cercheremo di raccontare quel che accadde in Britannia nel sessanta dopo Cristo alla morte di Prasutago re delle celtiche tribù meridionali degli lceni, il cui territorio fu per testamento affidato al governo della moglie Budicca e dei Romani. Credette Prasutago che cosi di buono accordo si potessero comporre le molte quistionì che negli ultimi anni s'eran venute accendendo, ed invece intorno a1 testamento scoppiò mi11,accioso un vero trambusto per l'inC.olc cattiva della donna e la nessuna tolleranza che i Romani dimostrarono di avere verso il femminismo. Cominciarono gli Icenì ad attizzare il fuoco della guerra, saccheggiando e incendiando villaggi e città, seccndo il costume ch'era proprio dei Celti; ed una donna, Budicca, correva per tutte le terre e genti di Britannia agitando minacce e discorsi e raccogliendo armati perfino tra i pacifici. Immaginatela come vi piace, bella o brutta, grassa o magra o Ji composte forme: ad ogni modo è certo che Budicca appare fornita di solide corde vocali e mirabilmente descritta nel trentatreesimo capitolo del libro decimoquarto degli e Annali• di Cornelio Tacito, in quel latino secco e conciso come un'acquaforte cd efficacemente tradotto dal vibrante italiano di Bernardo Davanzati. Eccola qui: .-Budicca in carretta con sue figliuole innanzi andava ad ogni nazione dicendo solere in Britannia maneggiar le guerre le donne, ma ella allora non venire a difender quel regno e le sue forze come nata <li tanti eroi, ma come una delle più plebee a vendicar le sue bastonate la perduta libertà e l'opor tolto a quelle figliuole: da che la libidine romana era venuta a tale che non le campava vergini né vecchie•· I Romani l'avevano bastonata: e sa_rà vero, poiché Tacito l'afferma anche altrove; ma comunque si guardi la cosa, non v'ha dubbio che bastonar la dovessero per quel che la terribile andava dicendo ed eccitando. E prove non mancano per dimostrare che nella stessa Britannia i Romani alcuni anni innanzi avevano difeso una donna, anch'essa regina, contro leprepotenze del re suo marito. t sempre Tacito che racconta, questa volta nel terzo libro delle •Storie•, capitolo trentacinque, ed è sempre Davanzati che traduce: cl Britanni si so)levarono messi su da Venusio uomo feroce, nimico del nome romano e fieramente acceso contro a Cartismandua regina dei Briganti (tribù celtica, e però nome proprio) ... Ella chiedeo a' Ro~ mani difesa: nostri uomini dopo varie battaglie salvarono la reina: il regno rimase a Venusio: la guerra a noi•· Il fatto dimostra che se è vero che i Romani bastonarono Budicca, è altrettanto vero però che molte battaglie essi combatterono per salvar dalle bastonate la regina Cartismandua, la quale par che fosse anche lei una di quelle che solevano maneggiar le guerre in Britannia. Come preciramente andassero le cose con Budicca non sappiamo in tutti i particolari; risulta solo che la guerra fu aspra e la rivolta s'allargò minacciosa, per l'assenza del governatore Svetonio Paulino impegnato con le legioni a dar la caccia ai druidi nell'isola di Anglesey, tra la Britannia e l'Irlanda. Fatti davvero nuovi e impressionanti accadevano in quell'isola, che allora chiamavasi Mona e dove tra una battaglia e l'altra, e forse anche nel cuor della zuffa, apparivano fantasmi e fattucchiere, sacerdoti barbari e femmine forsennate, ad eccitare i guerrieri celti contro i nostri soldati. Leggete: .-Stavano i nemici in su 'l lito armati e stretti. Tra essi correvano femmine scapigliate con vesti nere e facelle in mano come furie. E i druidi loro sacerdoti ci pregavan() cose orrende; e tanto la nuova vista stupefece i soldati che stavano fermi come statue a lasciarsi ferire. Ma confonati dal capitano e stimolatisi tra loro a non aver paura di donne e di pazzi, danno dentro, e gl'incontranti abbattono e rivolgono nelle lor fiamme•. Svetonio Paulino, sistemate le faccende di Anglese}', accorse sùbito nel mezzogiorno della Britannìa incontro a Budicca, che nel frattempo aveva adunato d'ogni terra migliaia e migliaia di rivoltosi. I Romani erano pochi, i ribelli invece numerosissimi e feroci: di quelli che Tacito definisce Jerociores con un comparativo l'lh'è superlativo e Orazio chiama hospitibus Jeri: e crudeli con gli ospiti,. Era fama che avessero gambe buone, in pedite robur; e però Svetonio Paulino prima di attaccar battaglia volle tenere questo discorsetto ai legionari, affinché conoscessero meglio i nemici che stavano loro di fronte: cRidessonsi delle minacce dei barbari; vedervisi più donne che giovani; non guerrieri, non armati, tante volte rotti che la darieno a gambe come vedessero i vincitori e 'I ferro,. Le parole del comandante sortirono effetto felice sul sereno e narurale coraggio dei soldati, e caddero infatti più ~ O\tantllf mila barbari e dei legionari po..o. più ~ cinquecento: e gloriosa, e pari alle antiche, fu la vittoria di quel giorno ,. E Budicca? Corse voce che morisse suicida di veleno; e in verità fu degna mone la sua, essendo avvenute per amor di lei tutte quelle stragi ed incendi e lutti: Colchester, Londra, Hertford ridotte a ruine fumanti. Immortalata dal latino di Tacito, discussa e interrogata dagli storici pettegoli per conoscere il suo vero nome, se si chiamasse Budicca, o Buducca, o Bundicca, o Boadicea, o semplicemente Boduoc, come si legge in alcune monete, la regina degli Iceni si agita ancora e qua e là corre minacciosa e boriosa, tenace, cocciuta, infaticabile. Dopo tanti secoli, io l'ho riveduta due anni fa a Londra in Hyde Park sullo sgabello dov'era salita a proclamare non so che cosa fra il mormorio di un armonium dell'Esercìto della Salute. Devote sue sono le suffragette, le propagandiste puritane, le legnose predicatrici, le velenose pubbliciste della sua terra. Per esempio, la vociferante Pankhurst: eroina comicissima d'un corsivo del Popolo d'Italia di quest'anno, che ricordava l'amoroso nome suo di Silvia accanto a quello malinconico di Tafari. GOFFREDO COPPOLA SJJJD:ac:!2 DONALD li socialista viJconte Snowden, che fu Cancelliere dello Scacchiere nel ministero di MacDonald, cosl scrive del suo Primo Ministro: M ACDONALD ha sempre ,aput con certezza che il governo, di t.;ui egli era stato per così lungo tempo il capo, non rappresentava che una minoranza della popolazione del paese. -;- Al momento in cui io mi ritirai dal governo nazionale, si sapeva che egli era stanco e che provava una profonda amarezza per il fatto che i membri conservatori del gabinetto gli imponevano costantemente il loro punto di vista, mutilando o sospendendo tutte le conquiste della legislazione liberale e radicale ogni qualvolta ciò si poteva fare impunemente. « MacDonald era sempre pronto a cedere su tutte le questioni ai suoi amabili conservatori, la cui approvazione egli desiderava al di sopra di ogni cosa. e Oggh non soltanto i ,uoi vecchi colleghi, ma anche i suoi nuovi amici si domandano quale esattamente sia la sua politica. Forse ce lo rivelerà in qualche suo discorso d'addio. « Ma quello che la storia dirà un giorno, e che milioni di uomini e di donne vorrebbero sapere fin da adesso, è l'importanza dell'eredità che questo primo capo di un governo laburista lascerà al paese. e Che cosa ha fatto durante gli anni trascorsi alla testa del così detto governo nazionale per mantenere le promesse, che egli stesso aveva fatte all'epoca in cui predicava e profetava? « Se è vero, - e io temo che veramente sia cosl, - se è vero che sia passato al nemico politico, credcndo 1 a torto, che il servizio del paese gli imponesse l'abbandono dei suoi principi, egli non è giunto - lo si può ben credere - che alla sua meta predestinata. La crisi del 1931 gli ha permesso, dopo lun~he e faticose marce nei paesi lontani del socialismo e del movimento laburista, di trovare il cammino verso il suo home spirituale: il partito conservatore>. - ----- ------ ==~-~_·1% . - ~~e~ ,, '1 .:...~ ::.::=:§~~ì). ,~~~ I \ ' -- "~' r!tJ•:~," 11 '· "fil'',_,_.,____ l ;~~' -3 I 't \. '1 ,lp, u, / I • I n commhu.rlo di con\rcllo del ocmhatc di Hn lutenentc fa ana ,orpma CRISI MINORI IN AMERICA L'ECONOMIA degli Stati Uniti attraversa ancora una volta. giomi difficili.' Nel mano scorso una crisi dei metalli. Nel settembre una crisi dei valori. E dal 18 ottobre in qua, nuova crisi della st~s!a natura della precedente. Cli economisti hanno sentenziato che si tratta di e crisi minori >. Ouia ritengono che la depressione attuale sia simile a quella del 1923-24, e non già ali~ grande depreuione del 1929, e che essa, anche se grave, non possa es~re di lu?~a durata. Ma vi è un grave elemento d1 incertezza, un elemento che non trova precedenti nelle situarioni analoghe del passato e che rende in'lpouibile qualsiasi previsione. Quello elemento è il Pr«identc Roosevelt. IL NUOVOMESSIA PER la prim~ volt~ ncll~. storia, l'economia degh Stati Uniti è assoggettata all'amministrazione; e ìl capo di questa amministrazione, il Prcs.id-ente, è un uomo che e concepisce se stesso >, scrive Walter Lippmann, e non come un supremo magistrato, ma come un leadu eletto in modo specialissimo. che goda di una particolare e quasi mistica ispirazione per virtù di una comunicazione subcosciente con la folla... Egli ha un potere personale decisivo sui fattori vitali dell'economia americana; mentre, per preparazione, per studi, pe1 cspcrienza, per qualità naturali, non è affatto idoneo ad esercitare un così grande potere. e un fatto incontestato che egli eserciti quc$to vasto potere personale, il quale pub significare la vita o la morte economica della comunità, del tutto a caJO e in modo assolutamente bizzarro. Non c'è un gabinetto ufficiale, che realmente decida. Non c'è un gabinetto ufficioso o cib che noi, ora, in America, chiamiamo un brain trust, il quale lo aiuti a decidere in cose di alta politica. Non ci sono uomini di prim'ordine nell'amministrazione, che possano dirgli la loro vera opinione e che conservino i loro posti dopo di avergliela detta. Come qualcuno disse dì un altro go• vcrno, gli uomini di valore o si rassegnano o sono licenziati (nel testo è un giuoco di parole intraducibile: eith•r resitn or bt• come rtsitntd]. Non ci JOno capi del partito democratico che siano indipendenti e nei quali egli abbia fiducia. Non c'è opposizione riconosciuta ... Il Prc&identc vive come un sovrano investito di potere personale, circondato dai suoi cortigiani. E pare che egli si sia spinto fino a tenere vicino a sé un buffone di corte. Il che pub cuere un principio eccellente, purché, poi, a co• 1' ·sto buffone non venga in mente di essere anche lui un m('ssia >. La questione, continua il Lippmann, è se si intenda permettere alla ripresa, che è in marcia e che non dovrebbe esser finita, di progredire. Questo problema non si risol\'c con piccole concessioni in materia di tecnica di disciplina del mercato. Si risolve solo col ripristino di un Governo responsabile e di buon senso e al posto delle ispirazioni: divinuiooi, improvvisazioni e mistificazioni di un uomo che non è affatto un superuomo, sebbene sia un bcue intenx.ionato e simpatico ttntltman >. Cosl Walter Lippmann. E lasciamo a lui la responsabilità di tutto quel che di poco riguardoso verso il Presidente è nel testo sopra riportato. UN"FENOMENO":WALTER LIPPMAÌIN WALTER LIPPMANN è tutt'altro che il primo vtnuto in America. Egli è un giornalista e uno scrit• tore eminente, cd ha un prc$ligio e un'autorità, quali nessun giornalista ha mai avuti in quel paese. Altri paesi possono avere avuto giomalisti simili, scriveva qualche me'sc fa, non seni.i. oreoglio, la rivista americana Time (dalla gliale ricaviamo tutte le notizie che seguono sulla vita di Lippmann), ma solo in America oggi può esistere un fenomeno giornalis1ico come Walter Lippmann. Egli non è solo un giornalista, ma il maestro di se stesso; non solo un articolista, ma uno ~rittorc eminente; un dotto quasi senza rettorica; il maestro dì quello stile lucido, che triplica l'efficacia della sua critica politica. Egli è stato di quei pochi giornalisti .:i.mericani che hanno fatto del giornalismo non un commercio, ma una professione. Ventisette anni fa, l'editore Lincoln Steffcns si recò all'Università di Harvard a ccrc.are e l'uomo più abile ad esprimer-: per iscritto >; pcr designazione unanime gll fu indicato Walter Lippmann. Questi diventò, cosl, suo auìstcnte ali' Everybody'1 Magal.ine, poi fu segretario di un sind.:i.cosocialista; poi redattore dcli.:,. New Republic, e successivamente del World; dal 1931 è articolista - non redattore - della Htrald Tribune. La sua popolarità crebbe rapidamente, si estese a tutto il paese, !K>r• pass/1 i confini degli Stati Uniti. La Herald Tribune lo definl e l'uomo dalla mente illuminante, il grande chiarificatore >: The Great Elucidator. Oggi la sua. prosa viene pubblicata contemporaneamen1c da 160 giorn.:i.lidegli Stati Uniti e del Can.:i.dà, di vario colore politico, riuniti in consorzio. Egli ha non meno di otto milioni di lettori. Ha una rendita e più che confortevole> di .H,329 dollari (pari a circa un milione di lire italiane) e tre case: in Manhattan, Florida e Wading River, Long Island. BcncM si tratti di un caso di cece• zionc. bisogna riconoscere che il giornalismo può fruttare qualche cosa in America. Egli scrive la mattina una colonna di 1.200 parole in due ore. Il pomeriggio cavalca, pesca. gioca a gol( (bene). a tennis (anche meglio) o fa da arbitro di qualche partita di polo. Ha una moglie bella e bionda, da cui si dice che stia per divorziare, e non ha figli, Nella vita privata, ha più inclinarione a lc~arsi di intima amici1.ia con i Morgan o i loro soci, che con i capi dei sindacati operai. Tulle queste cose hanno forni10 argomenti a coloro che, quando Lippmann ha criticato l'amministrazione Roosevelt e i suoi metodi, hanno creduto di discu1ere se egli abbia o non .:i.bbia il diritto di chiamarsi ~ liberale >. La questione ci sembra che abbia una medfocre importanza, anai ohe non ne abbia alcuna. Che Lippmann abbia un ricco patrimonio, che abbia una bella moglie, che conduca una pi.:i.cevolevita, sono notizie che possono interessare chi sia vago di conoscere qualcosa del giornalismo o della vita sociale americana. Che Lippmann sia libcr.:i.le appunto perché circond3tO dì agi, è possibile. Che non abbia il diritto di dcfinini liberale perché ricco o pcrch~ ha una bella moglie ci sembra una cunosa questione. Ma, io ogni modo, ~hc ~m~o.rta? Quel che ci interessa è il g1ud1z1? che Lippmann ha pronunziato .sul. ~residente Roosevelt. Egli lo ha definito 1mdo_neoal suo alto compito per studi, per esperienza e per ingegno. Ha parlato del suo Gove;no come di un regime a base di improvvu~- z:ioni e di mistificazioni. E ha invoca•o 11 ritorno al buon senso. Questa è una se era, una dura condanna. t giusta? LIBERALISMOO ANTIMESSIA!IESIMOf SEI ANNI fa, rilerisce ancora Time, al tempo in cui .1' Am~inistrazionc repubblicana monv:1 d1 lenta tuberco· losi politica ed economica, Herb~rt Hoover, quando sì metteva a sedere per II breakfast, che le ansie gli avV1:lenavano abbondante• mente, usava regolarmente sf_oglia1el'a~cidcmocratico Wo,ld e leggervi, alla pagina editoriale, la spassionata ~iscus!io~e ~he Walter Lippmann faceva dei suoi d1fem e dei suoi errori. In questi ultimi mesi, Franklin Roosevelt, quando, rizz~ndosi. sul letto per il breakfast, aveva occas10.nc dt 'C?rrere l'arcirepubblicana H trald T r1b1rne, VI trovava, nella colonna TodaJ and Tomo11ow ~:o~t=~~::t~ii~une~ie u~~c 1 ~~tus::on;~d~~;: sore usava fare nel IVorld. Tutto questo mutamento, per cui d~e Amministraiioni opposte hanno trovato in lui un critico egualmente severo, egh ha giustificato in nome del suo liberalismo. E, certo, una gran parte del s.uo p~nsiero politico procede d~ .premeue ~bcrah: per esempio tutta la cnuca che cgh fa nel su~ ultimo libro - The Good Soc1tty - d1 ogni tipo di società regolata ? secondo ~~ piano pr«tabilito (planned soc1ety). Ma v1 e tutta un'altra parte che è affatto indipcn• dente da qualsiasi postulato liberale, arizi è al di fuori di qualsiasi postulato politico: e l'articolo di cui, in principio, abbiamo riportato quache periodo, ne è un saggio. t la parte, se cosi si pub dire, ~nt~mc_ssi:1nica. Lippmann non ammette 1sp1rat1 m politica, non ammette messia. Si può essere liberali o antiliberali, ma, su quello punto, ogni persona di buon scn:.o sarà d'accordo con lui. Facciamo qualche esempio. Nel libro che abbiamo citato, Lippmann dice che, oggi, uomini di divcr~i color! o opinioni politiche sono co~cord1_nel :ite: nere che e il governo con 1 suoi mezzi d1 coercitione... debba dirigere il corso della civiltà e fissare la forma delle cose future>, ma che e gli uomini ingannano se stessi quando pensano di .potcni ass~n:1e~ci~ com pilo dell'ordine sociale>. Qui e 11 liberai~ che parla. Egli dice ancora: « I governi sono composti di persone che... devono mangiare e spesso mangiano troppo. Esse spcuo preferiscono andare a pescare, o far: all'amore, o fare qualche altra cosa, anzi che rimescolare delle carte. Esse devono dormire. Esse soffrono di indigestione e .di asma di bile e di palpita-iione, si annoiano, si stancano, di\'cntano n.egligenti, h:1~no l'emicrania ... Ci sono pochi superuommt e non c'è mai stata una successione di superuomini. .. Non c'è un piano per trovare coloro che (acc.iano i piani (the pla,iners) >. E fin qui è ancora il libc_rale che parla; Ma un liberale che va oltre 11segno: perchc se, per il fatto che gli uomini usi!"~ ~angiare e dormire o che soff"r~no d, md1ge• 1tioni è impossibile un « piano >, è, per la st;ssa ragione, impossibile un gòverno. Quel che occorre .dim~s1rarc è, •~~unto, che siano ncceuan de, superuomini per fare un « piano > ; senza contare che, in tutti i casi, anche un superuomo n:iangc: rebbe e dormirebbe e potrebbe so!Tnrc d1 indigestioni. Lippmann dkc: e Una società _rego!ata secondo un piano deliberato è una società bellicosa e povera >. E in questa sentenz.a. è del vero. Egli dice ancora: e Gli occhi dc"·ono riacquistare la loro ìnnocenza per vedere le cose come sono.: per vedere non già il New Deal sotto la specie delle sue 3spir.:i.• tioni ma i New Dtalers (cioè gli uomini che ~ttuano il J,/. D.) nelle carriere che hanno fatte>. E qui non è più il liberale che parla. Egli dice che Roosevelt è uri improvvi$.:i.torce un mistificatore, che prc\ende essere un messia, e lo pone sullo !lesso scanno di un suo buffone di corte, che non s.:i.ppiamo .chi sia. Non facciamo che riferire, e, ripetiamo, decliniamo ogni r~sponsabilità per apprezzamenti cosl poco nguardosi verso il capo di un grande paese o, meglio, di una democrazia ch_e si .definisce grande, Ma è certo che, con s1ffatt~apprcz· umcnti il liberalismo 110n ha mente da. vedere. 'Qui si tratta semplicemente di disistima proforld~ di un uomo per un altro uomo. Per altro, è piuttosto binarro che proprio l'uomo, di cui il Lippmann discorre in termini cosi poco ddercnti, abbia avuto l'idea di mettere e in quarantena> una gran t::r~~er~~,;~u;t~;~~e~e:: :~~ir:;iit~:? v~u!: e che patterà alla storia come la più inconcludente fra le Conferenze inconcludenti? Una ispirazione anche essa? Per essere un meuia, non $Cmbra che sia un messia bene· ispirato. OMNIBUS ANNO I,1N, 33, 13HOVEKBRE1937-XVl [)MNIBUS SETTIMANALDEI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE U. SABATO m U-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia e Oclonlei anno L, 421 aemutre L. 22 Estere I HD.O L, 70, aem&a~ L. 36 OGNI NOMEIO OJU. tl1U, Jhnosoriu.l, dhogni o fctogr,Jie, 1nobe H non pubblicul, ncn •I rea:tltu!l()ODO, Direlione: Boma • Via del Sudarle, 28 Telefouc N, 561.635 A.m.miaUtruiou: llilano • Piana Carlo Erba, 6 Telefcuo N. 24.808 Soc. l.noo. E41trlc:• " OMIBUS" • Jllllluo L.

Scia.nga.i, ottobre. I I APPIATT} contro il muro cli un edificio di Nanlcin Road, bestemm.ib fra i denti appuntiti, scuotendo i pugni contro il cielo grigio e ventoso. Nel cielo, poche nuvole portate dal vento. Un minuto prima, una scheggia di argento era passata su in alto. Dalla scheggia era caduta fulminante una bomba. Ora intorno ai suoi piedi i morti giacevano. Le strade erano ricoperte di vetri rotti, di detriti e di macerie, di schegge di legname e di altre cose CQntorte, buttate fuori dai negozi fracassati. L'aria era impregnata di acri vapori che bruciavano gli occhi e sapevano di salmastro quando ci si toccava con la lingua le labbra aride. Non si sa se l'uomo lassù, che ho. lasciato cadere la bomba, sia cinese, giapponese o russo. Le recenti carneficine di Sciangai, gli orrori di Nanchino, Peping, Tien-Tsi11 e altre città cinesi, avevano messo a dura prova i nervi di tutti. In quelle città affollate, fine di milioni di poveri, stretti nelle case, e di ricchi stranieri, le bombe scoppiano e gli shrapt1tls distruggono tutto. Si scopre che il terrore ha spogliato gli uomini delle loro caratteristiche nazionali: il francese costante, l'inglese cupo, l'italiano eccitabile, lo stoico cinese, il freddo tedesco, diventano tutti gli stessi, le etichette del carattere diventano bugie. Ciò che impressiona di più, non è l'intera distruzione o l'uccisione crudele e folle di gente innocente, ma qualche tragedia minore. Stipati in un vaporetto che veniva da Sciangai, verso un transatlantico americano, vi erano più di quattrocento rifugiati, quasi tutti donne e bambini. In Cina, la maggior parte dei bambini viene affidata fin dalla nascita alle balie cinesì; nella fuga disordinata le balie erano rimaste a Sciangai, e toccava alle madri di prendere il loro posto naturale: madri che appena potevano riconoscere e sapere quali erano i loro bambini. Terrificati, i bambini in fasce piangevano, gli altri cercavano di mostrarsi coraggiosi. • Cìò che mi spe~zava il cuore•, disse una madre americana, • non era il pericolo fisico o la certezza di essere finanziaT riamente rovinati. Era sentire il mio Patsy gridare con paura: "Balia, voglio la mia balia". NeS!uno di quei ragazzi sul bat- ·dlo chiedeva o gridava il nome della madre. Questo era peggio delle bombe, per me•. Il suono che si ricorda dopo un bombardamento, non è lo scoppio e il rumore dell'esplosione, ma piuttosto lo stridore metallico dei vetri rotti che cadono nella strada, e sembra che si prolunghi per parecchio tempo. Le strade si riem_piono di frammenti dj vetro: si scivola correndo per salvar.ii. Si corre senza sapere dove, istintivamente, in qualunque direzione, qualunque essa sia. I vetri scricchiolano sotto i piedi facendovi djgrignare i denti. • Il pensiero che mi veniva in mente in quegli attimi•, diceva una signora, • era: sto rovinando le scarpe; andranno tutte in pezzi•· Se le bombe cadono quando si è soli, si agisce in una maniera; se si sta tra gente, in un'altra. Ma, sempre, secondo il proprio impulso. Se siete fra la folla, farete come la folla, a meno che non siate un trascinatore di folle, il che non è molto comune. Senza ragione agirete come un cieco: farete cose insensate, dominato dall'emozione della folla. In Cina, le folle vanno qua e là senza fine: avanti e indietro, su e giù: non sanno dove vanno; vagano, part:mo, corrono per pochi metri tutte insieme, poi marciano, cieche, senza anima. Non c'è chiasso. Sull'atterrita e confusa folla pende un terribile mormorio; talvolta una donna grida; un uomo ferito si lamenta. Ognuno trema istericamente. Il sudore si arresta sulle fronti e scivola sulla sporcizia dei volti. Tutti sembrano paralizzati d8lla paura e guardano con occhi che non vedono. Chi è solo rimane storruto, da principio. Il tonfo dell'aria contro Ja testa, al momento della caduta della bomba, paralizza il cervello. Si gettano innanzi le braccia per sostenersi, o si premono le palme delle mani sul viso, per tentare di proteggersi gli occhi, sempre gli occhi! Alcuni lottano per mantenersi in piedi, ma sempre tenendo il braccio piegato sugli occhi. Poi, quando il cervello si mette di nuo-- vo a lavorare, ci si meraviglia dell'immobilità delle cose. Per un lungo tempo, sembra che tutto sia fermo: la scena della strada, dove vi fermaste pochi momenti prima, è mutata, come quella di un film interrotto all'improvviso. Appena la mente si è schiarita, e osservate le cose, il quadro ritornerà a vivere. I vetri rotti continueranno a cadere (e penserete che il rumore non debba finire mai) e: gli esseri umani lentamente incominceranno a muoversi. V'accorgerete allora che lo.gente non è più dove si trovava un momento fa, o che non si muove più. Quella cosa là, senza testa, bagna di sangue le schegge della vetrina. Due minuti fa vi salutava. Era il portiere del negozio di porcellane. Potevate chiacchierare can lui, vedergli la faccia sorridere o corrugarsi, il torace respirare sotto l'uniforme ... Ora avete solo un certo interesse per ciò che rimane di lui. Improvvisamente ai pensa: • Qutìllo avrebbe potuto essere il mio corpo; e allora sarebbe il portiere a guardarmi cosi I•. Ma quando sono uniti in piccoli gruppi, gli individui non agiscono come quando sono soli o come quando formano una folla. Mentre le bombe cadevano su Sciangai, cinque uomini e una ,-agazza stavano giocando a poker in un app. .amento. Avrete sentito raccontare dell'impassibilità cinese. Tutti presero un'aria an- • ::eU&© noiata e sprezzante, guardandosi intorno per osservare il contegno dei compagni. Una ragazza, portando con sé il suo cocktail, andò con calma fino al punto dove un momento prima c'era la finestra. Guardò giù nella strada. Il suo cocktail macchib il tappeto; le sue dita inanellate tremarono, mentre accendeva una sigaretta. La faccia era bianca, quando si voltò verso gli uomini. e Io penso, Bill•, disse con un sorrisq, nervoso, e che avreste fatto meglio a comprarmi qualche azione dclii società vetraria. Sembra che ... ,. Inciampò in una buca formatasi nel pavimento. Gli altri, trovando una via di uscita per sfogare la loro emozione, la aiutarono. La conversazione riprese, nella stanza piena di polvere. Un giornalista disse: • Ho trovato un buon paragone: essere agitato come una lastra di vetro durante un bombardamento a Sciangai •· • Sl, e anche guadagnare come uno spazzino per il lavoro straorrunario •· La ragazza, inchiodata alla sedia, ingoiò un sorso. e Quest'affare•, disse, • mi rammenta ' ~ . . ·' ... -·· . ~.__=:=_ ...... --· _...,..,,,,,,- .. , .. ,. .. ,. ' / - quei due camerieri che si urtarono per le scale al vecchio trok •. • O il tempo della caduta del franco a Parigi•. Nessuno rise. Si guardarono in silenzio. Poi, uno di essi ansimò, mandò un grié:loanimalesco e corse fuori dalla stanza. Gli altri guardarono la scena estatici. La ragazza rise istericamente. Entrò allora una vecchia americana: la sua faccia era una maschera di terrore. Un ragazzo cinese, atterrito, le portò una tazza di tè scottante. • Signolina, be-va, pel favole. Vi sentilete meglio•· Ingoiò il te gorgogliando, vacillò, acccnnb al ragazzo. Quando questi le si appressò, girò la borsa, la rivoltò, ne trasse fuori alcuni biglietti sgualciti, che mise in mano al ragazzo. • Prendetemi della moneta spicciola, Ciang •, disse. • Rame; pezzi da cinque e da dieci cents. Svelto, svelto!•. e Subito!•· Corse via e ritornò con Je mani piene di moneta spicciola. La donna se ne andò tra i feriti. Metodicamente gettò via la moneta: un pezzo di rame qui, uno d'argento là, soprattutto verso le donne. SOIANGAI • L'ALllEROO OATHAY SOTTO IL llOKBARDAMENTO •• ... STIPATI Ili 'Oli VAPORETTO OHE VENIVA DA 80UNOAl, .. ' 1 e Perché?, si domandb più tardi. • Non so. Mi sembrava che dovevo pur fare qualche cosa•· La prima emozione, appena il bombardamento della città incomincia, non viene dalla paura dj cib che accade, ma di ciò che accadrà. Dove cad.rà la prossima bom• ba? Sarà qui, dov'io sono? Devo andar via di qui, in ogni modo, ora. Bisogna muoversi. Poi, la ragione prenderà il sopravvento. Le bombe non cadono mai due volte nello stesso posto. Meglio stare dove siete. Un altro impulso, per lo più incontrollabile, è quello di ripararsi sotto qualcosa; un ponte, ,m ingresso di un edificio. Magari in un'automobile, in un treno o in un tram. Mentre i treni sostavano nelle stazioni di Nanchino o Sciangai, dopo i bombardamenti, masse di popolo terrorizzato si affollavano fuori, per aprire i finestrini e le porte; e bussavano, e battevano. La gente del treno non poteva scendere. L'impulso del cinese era di andar via, in qualunque luogo, come il treno che va in qualche posto. Ugualmente, camions e autobus erano stipati di gente che voleva andar in qualche luogo, non importa quanto lontano fosse, purché fuori dal luogo della paura. Nelle città cinesi, per anni, gruppi di bianchi, ricchi e sprezzanti, orgogliosi del loro e prestigio•, vivevano circondati da centinaia di migliaia di poveri. Per anni, la maggior parte dei bianchi aveva trattato i cinesi senza cortesia. Mai avrebbero dovuto sperare in qualche aiuto, in tempi di disastri. Eppure sperarono. A Nanchìno, l'agosto passato, una signora bianca, condotta da un autista cinese in una limoun·ne, strillava maledizioni a un rachitico coolie che le aveva tagliato la strada in un punto stretto. Il coolie non aveva nessuna colpa, ma la donna agiva solo secondo una consuetudine di molte donne bianche in Cina. Quando la morte cadde dal ciclo nella capitale, furono proprio i coolies che assistettero i loro padroni bianchi, li protessero, portarono in salvo i loro bagagli, e rimasero in quell'inferno, mentre i bianchi si mettevano in salvo sui treni dei profughi. Qualche volta piansero per i loro principali di allora, fuggiti via. Anche un cinese può piangere amaramente, come un americano sentimentale. ■ La mia esperienz:i mi diede un nuovo modo di veder la vita•, mi disse una maestra elementare rifugiata. • Lo sguattero de't mio albergo rimase colpito e lacerato da un frammento di granata. Giaceva a terra, perdendo sangue. Gli altri servi mi invocavano: "Per favore ... aiutatelo. Muo-- re!". • Adesso mi meraviglio di mc stessa: ma io non potei assolutamente far nulla. Il sangue mi spaventava. Corsi via, gridando aiuto. I servi, poi, mi aiutarono più tardi e mi salvarono proteggendomi con le loro vite. Credevo di essere una persona superiore, calma, capace di .dominare i miei nervi. I coolits invece si dimostrarono molto più umani di me•· Quando il pericolo che vien dal cielo è passato, ci s'accorge che la mente segue strane riflessioni. Il pavimento dell'• Hdtel di Sciangai• è ancora pieno di detriti, di stucchi e di polvere. L'acre odore degli alti esplosivi è ancora nell'aria.• Quattro uomini siedono all'angolo di un tavolo, aspettando. Uno scrive certe cifre, su un pezzo di carta. Nessuno bada a lui. • ti: un teorema aperto e chiuso•, dice quello delle cifre, con voce alta e eccitata. • Ora, ci sono 450.000.000 di cinesi e il loro valore è di 19 dollari ciascuno. Scriviamolo. Poi vi sono 65.000.000 di giapponesi e jl loro valore è di 38 dollari ciascuno. Segnamo. Ora moltiplichiamo 65.000.000 per due, e avremo 130 milioni di persone a 19 dollari, contro 450 milioni alla stessa cifra. Cib dimostra che i cinesi sono tre volte e O"...""ZZO tanto forti ... ,, La voce s'abbassa. Nessuno ascolta. Allora l'uomo fa una palla del foglietto e se la mette in tasca. Rosicchia il lapis, con gli occhi fissi, spalancati. Un uomo entra, tenendo un fazzoletto su una ferita alla fronte. • Stanno bombardando l'universith. e le scuole,, dice. • La grande libreria e m rovina, e la tipografi.a vicina è distrutta. Ora stanno cercando di distruggere le stamperie del giornale e la stazione radio,. Corrono le notizie sulla distruzione. A un crocicchio, una bomba ha distrutto e sbranato venti persone, duecento, duemila. Può essere. Si viene a sapen· dove è successo e si ricordano gli agenti del traffico in mezzo alla strada, in quel punto. L'autobus Numero quattro. Il tram Numero sette. Le vetrine affollate dei negozi di generi alimentari e delle gioiellerie. Questo è il quadro che si forma nella vostra mente. Non potete immaginarvj allora il macello, carne e letame e carni lacerate e corpi senza testa e rovine nella polvere e strepiti di vetri che cadono. Ascoltate, sordamente. Sapete che sono notizie, idee:. portate dalla paura, che ingigantiscono appena nate, moltiplicate da quella che è la storia primitiva. Voi non ci credete, non credete a nessuno. Ma poi viene la notizia esatta. Qualcuna di queste notizie può esser vera. Ammenocché non facciate attenzione, potete ,essere strappato via, sbattuto contro un muro, squarciato da uno shrapnel. Se fate attenzione e ragionate con calma, potete esser salvo. Si, ma che decisione prendere? L'indecisione vi paralizza il cervello. Incominciate a pensare alla guerra. A Shannan e a Beh. Nei giorni di Shannan la maggior parte delle battaglie erano combattute in 'Campagna, fra truppe regolari. • Soldati contro soldati. Ogni parte aveva la sua probabilità. Darle o prenderle. Una specie di mercato. Sul radiatore di un'auto abbattuta nella strada piena di vetri e detriti, s'agita al vento un3 bandiera american,.. Viene un groppo alla gola. Qualcosa di piacevole anche. Ma non significa nulla in questa guerra. Dieci anni fa significava molto nell'Oriente. Cosi anche la vecchia bandiera dell'Inghilterra, il tricolore della Francia, e tutte le bandiere delle altre nazioni. Potevate avvolgervi nella bandiera americana e sfidare il fuoco ... Le folle senza casa marciano incessantemente, cieche, attraverso gli aperti campi. Donne e bambini. Fanciulli e anziani. Dall'alto non scorgete che un oceano di teste nere. S'ode un'esplosione, I,•ntano. L'oceano di teste si gira improvVJ',3mente: appaiono migliaia di facce bianche, occhi che si spalancano verso il cielo. R un tremendo sguardo, quello di una massa umana terrorizzata. Migliaia di ruote insieme avan7.ano sobbalzando sulle strade, fra il pànico. La polvere turbina e l'amaro sapore degli esplosivi vi riempie la bocca, Il fumo degli. edifici incendiati è sospeso sulla città. JIM MARSHALL

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