A RIVOLTA divampa in Palestina e la repressione inglese diventa sempre più dura. I termini del C'onffitto sono noti : gli inglesi, per metter termine alla lotta fra arabi e ebrei. propongono la spartizione del territorio e la modifica del mandato; gli arabi respingono questa soluzione, rivendicano tutta la Palestina e vogliono che il mandato abbia fine. Questa, in brevissima sintesi. la situazione attuale. _Ma non è nostro proposito parlare d1 quel che accade oggi in· Palestina. Noi vogliamo risalire nel tempo di quasi un quarto di secolo e riandare vecchi avvenimenti, che hanno esercitato un'influenza profonda sulle relazioni fra il governo britannico e i paesi arabi. Quegli avvenimenti sono la prima origine del conflitto che in- .sanguina, oggi, la Palestina. La storia di essi non è ancora interamente nota ' . ' ma puo esser nassunta come segue. L'Inghilterra, quando fu impegnata a fondo nella lotta mortale con gli Imperi Centrali, fece ai capi delle popolazioni arabe, allora soggette all' Impero ottomano, grandi promesse per indurli a ~chierar'>i al suo fianco. Gli ar,,bi credettero a quelle promesse e combatterono per l'Jnghiltcrra. E l'Inghilterra, quando ebbe vinto, non mantenne le promesse. Jn questa grande delu~ione è tutto il dramma arabo quale si va svolgendo da un quarto di secolo, e di cui la rivolta palestinese è un episodio. La storia di quelle promesse è stata f)llt volte narr_ata, ma sempre in modo ~nc-omplcto, giacché finora il Governo mglc\C non ha creduto di pubblicare alcuni dei documenti più importanti relati\'i ai negoziati e alle intese che intercorsero fra i suoi agenti e i capi a_rabi. L'argomento è ancora oggi delicato e scottante; e, perciò, preferiamo_ cedere la parola a un inglese, il Ph1lby1 che, oltre a essere un'autorità indiscussa in materia, fu, insieme col famoso .colonnello Lawrence, col Jacob, cd altri, uno dei grandi agenti della politica britannica in Oriente durante e dopo la guerra mondiale. Recentemente ha pubblicato nella rivi'>ta americana Foreign Affairs un lungo articolo su « Gli arabi e l'avvenir<' della Palestina» (The Arabs a,Jd the Future o/ Palesti,1e}, e nelle prime pagine di rsso ha raccontato, con somma chiarezza, la storia delle promesse eh~ l'Inghilterra fece agli arabi e che po1 non mantenne. Il rapporto della Commissione Reale per la Pa_lestina, scrive il Philby1 chiude un episodio le cui origini risalgono a quasi un quarto di secolo fa. Nel 1914, Abdallah, secondo figlio dello Sceriffo llmscin, Emiro della ~(ceca, passò per l'Egitto 1 diretto a Co~tantinopoli, dove lui e il fratello più giovane, Feisal, rappresentavano lo Hcgiaz alla Camera dei deputa ti turca. Lord Kitchcncr_, che allora era agente britannico in Egitto, prese occasione dalla temporanea presenza al Cairo di Abdallah per fargli una visita di corte-sia. La politica turca nello Hcgiaz aveva dato luoi;:to ad attriti e a torbidi. Le nubi della guerra si addcnc;avano rapidamente. Lord Kitchcncr parlò di politica ad Abdallah. Il Go. verno inglese desiderava amiosamente che le proprie relazioni amichevoli con la Turchia continuassero. Subordinatamente, esso era pronto a sostenere ~li ar,tbi contro i turchi, coerentemente con la ~ua politica tradi;,ionale. Abdallah si trovava a Costantinopoli allo scoppio drlla guerra. 11 22 ago- ,;,to 1914 C'ra di ritorno al--Cairo. Lord Kitchcncr era partito, per cose più importanti. Pa-.c;òun rne~c, e ~fr Storrs inc.1ric,1to inglese, ~pedì ad Abdallah'. per mt·zzo d1 un mc,._aJ:r~Crofidato. la st'g'U<'ntclcttrra: « Lord Kitch(.'ner, Sc- ~rct.trio di Stato brit,ìnnico pn la ;tu('rra, mi ha incaricato di ~criverr a \'o,tr,1 Signoria per chiedervi ,r !liete "'f'ITIJ)rt.' d<'lla ~trs,a opinione per quanto ri~u;1rda la difr-.a dei diritti degli .u,,hi. Ora, è in pot<'rc dr] Governo di Sua ,M;i<'~tà di prc,tar,i tutt;1 l'a.,s1- .,t1·nza eh<· occorrt'. 111 vi,ta dclla dcci..;iom• dr! Gov<'rno turro di <,('hirr.1.l"'ii fr.i i .,uoi nrmid e di rompC'rc le rr-- l:i7ioni tr:1dizion.1lm<'nteamiC'hcvoli fr.i l'UOTEZIONE DI TRENI INOLEBI IN l'ALEBTIN A i due paesi ». Non venne nessuna risposta. Una quindicina di giorni più tardi, Mr Storrs scrisse di nuovo: e Dato che i turchi hanno, alla fine, deciso di entrare in guerra al fianco dei tedeschi, e dato che le circostanze .sono favorevoli alta realizzazione degli scopi degli arabi, mi duole che abbiate lasciato la mia lettera senza risJX>sta e spero che vi affretterete a mandarmi una risposta alla mia domanda». Una risposta. giunse, ma breve cd oscura. Quindi una terza lettera di Mr Storrs : e Ora che i turchi sono entrati in guerra dalla parte del nemico, noi riamo perfcttamC'nte preparati ad aiutare lo Sceriffo della Mecca per la sua causa e a prestargli tutto l'aiuto che desidera~- L'Emiro AbdaUah (ci sembra un errore : Abdallah; allora, non era Emiro) rispose evasivamente che e non era in potere di suo padre di fare alcunché, finché non avesse consultato gli arabi e non li avesse richiesti della loro opinione »; ma promise di fare proposte definite in un congruo termine. Da quel che precede, risulta che furono gli inglesi a prendere l'iniziativa e a premere per una intesa con gli ambi. Gli arabi, preoccupati di giocare tutto su una carta dubbia (la reputazione militare della Germania er:1 leggendaria in Oriente}, prefcriv::mo tenere un piede in ciascuno dei due c..-unpi, finché l'esito della guerra non apparisse più chiaro. I turchi, consigliati dai tedeschi, potevano offrir molto, ad ecceàone della completa i,idipendenta dei territori arabi. E'. di capitale importanza che ci rendiamo conto di questo, se vogliamo capire che co~a implicassero le negoziazioni anglo-arabe del 1915-16. Il riconosdmento della indipendenza degli arabi in tutti i territori arabi, eccetto Aden, fu il primo e principale punto che lo Sceriffo H ussein stìpulò nella sua lettera ufficiale del I 4 luglio 1915. Sir Henry McMahon accettò questa condizione con alc.une modificazioni nella sua famosa lettera l'alt1th1a1 11gnlailo11e dl u 0tped&le Ln ebraico, !nrleae • arabo I del 24 ottobre 1915. Così lo Sceriffo Husscin fu certo che gli inglesi promettevano più di quello che i turchi avrebbero mai voluto o potuto promettere. Nessuno mi.se in dubbio che quella promcss.1 sarebbe stata adempiuta nella eventualità di una vittoria definitiva. parte orientale di essa, di là del Giordano1 vive in pace sotto l'amministrazione mandataria per il tramite di un principe arabo: ma è chiusa agli ebrei. La parte occidentale, invece, è teatro di ricorrenti rivolte, occasionate dal flusso periodico dell'immigrazione sionistica. Che il Governo britannico abbia coraggiosamente persistito nel suo diffkilissimo compito, è sufficientemente dimostrato dal fatto che, oggi, sono stabiliti in Palestina 400 mila ebrei, mentre venti anni fa cc n'erano 55 mila. Che questo compito non sia invidiabile. è dimostrato dalla lunga serie di ribellioni arabe contro la Potenza mandataria. culminante nella aper• ta rivolta dello scorso anno. La ritirata da Ctesifontc e l'assedio di Kut menomarono il J.,•estigio militn.re britannico. Ma lo Sceriffo Hussein non si lasciò smuovere da questi avvenimenti, e continuò i suoi negoziati D,' e i suoi preparativi. Quando Kut cad- fronte 3 questi fatti, 11 Governo de alla fine dell'aprile 1916, egli era britannico, un anno fa, sospettando pronto a entrare in azione. Un mese che nel problema della Palestina fosse più tardi, scendeva in campo: ribelle. un difetto radicale, ricorse al rimedio al suo sovrano spirituale e temporale. sovrano di una Commissione Reale. Egli giocava tutto, fidando che la Gran Dati i termini dell'incarico ad essa affiBre\agna avrebbe vinto la guerra e non dato, il Governo sembrò ammettere ponendo menomamcnte in dubbio che che il difetto pote55e essere nel persoessa avrebbe fatto onore ai suoi im- nalc e nei metodi dell'amministrazione pegni. o, altcmativamcntc, nella innata irraCiò nonostante, nel r 916, veniva fir- gionevolezza degli arabi o degli ebrei, mato l'accordo Sykes-Picot, in virtù o degli uni <' degli altri. del quale Gran Bretagna, Francia e Il resto dell'articolo del Philby, che Russia, senza consultare Re Husscin riassume e discutr le conclusioni della (da se stesso, egli aveva assunto il nuo- Commissione Peci, non ci interessa. vo titolo), modificavano le promesse Stralciamo solo il passo che segue e fatte agli arabi nella corrispondenza di che riporta il çiudizio della Commis- · McMahon. E chi può mettere in dub- sionc sulla politica araba dcll'lnghilbio che a quel tempo il Governo bri~ terra al tempo della guerra: e In realtannico foi:se in rapporti con i capi tà la Commissione ha riconosciuto che sionisti in vista di un arra,igeme,it per gli arabi hanno. ragione d, dolersi del il ritorno degli ebrei in Palestina? La ~ancato adempimento delle promesse dclusion<" venne liolo nel novt"'m?rr , d1 ~ic~ahon . Ec;sa è andata mcontro 1917. In quel ,mese, il Governo bolsce- a queste doglianze fin dove ha_ potuvico pubblicò il te~to dell'accordo Sy- t~, tcne~do ~onta del fatto che 11 sodkrs-Picot, non senza il maligno propo- ~tsfarlc in p1Cl_'I<_> avrc?be e~posto quasito di creare imbarazzi alle Potenze s1 un mezzo m1honc d1 ebrei, ora st,'lnallcatc. Nello stesso me~, )a pubbli- zi~t.i in Palestin~, ~ una gz:ande in~iu: cazionc della Dichiarazione Balfour st1Z1a{quella d1 nmuovcrh o lasciarli riempiva la coppa di Hus~ein di ama- alla m:rcé di un govc:no arabo}; ~ rczza e di umiliazione fino all'orlo. questo m con.,eguenza d1 un errore d1 Un mese più tardi Gerusalemme ca- g'iu~1z!o bri~annico ».. deva. Come ricorda la CommlSsione Ci siamo impegnati a non commcnRcalc, e la coopcra1.ionc degli arabi fu ta.rc l'articol,<?del Philby ~d abbi.imo incontest.ibilmcntc un fattore del sue- m.intenuto I impegno. C1 s1:i, soltanto, cesso della campagna, che culminò con pcrmc~ ~i rilevar~ che ~i scmb~ la prc~a di Gerusalemme. Re Hussein stra<;>r~manamente 1mpropno e_hc s1 si era spinto troppo oltre sulla via del- parli, m _un_ca~ come que!to, di «_ un la rivolta per tornare indietro. La sua errore d1 g1ud1Z10~- Una 1mpropnetà cooperazione aveva contribuito alla vit- che ra<1cntal'umon,mo. toria nel primo rou,id. Protestò che si CARLO BEDINl riservava di rivendicare ìn pieno i suoi diritti, nel caso di vittoria nel secondo cd ultimo rou,id. E1 in questo, gli arabi cooperarono con gli Alleati energicamente. Damasco C.'l<ldee, con ciò, la guerra fu virtualmente finita. In Arabia, i due principali alleati, Gran Bretagna e Francia, ern.no in conflitto armato con l'ultimo degli alleati, gli ..arabi, i quali avevano contribuito in non piccola misura al successo della campagna più decisiva dell'intera guerra. Gli Alleati, in consiglio, si ritenevano liberi di tratt::i.re con i paesi arabi a loro discrezione. Le promesse di ~cMahon venivano interpretate secondo la loro convenienza. Il Fertile Crescent fu sottratto alla \Q· vranità araba e venne posto sotto un sistema dì mandati, che solo in t<'oria differivano dall'annessione. Una parte fu rbervata per la coloniu:azione ebraica, a dii:crczionc della Potenza mandatari"a. I :Mandati e il Saltoual Home furono per gli arabi una maledizione. Solo la forza annata delle Potenze mandatarie ha potuto a~sicu~ rare l'esecuzione degli obblighi dei mandati. Esse speravano che, a forza di pazienza e di perseveranza, avrebbero ottenuto l'acquiescenza e la cooperazione degli arabi ad una politic..1. che gli arabi fondatamente consideravano cornr una violazione delle prome~sc che il Governo britannico aveva loro fatte, e che cliso si è costantemente rifiutato di pubblicare. Lentamente, ma sicuramente, l'intransigenza araba ha poi riguadagnato una parte del terreno perduto. L'Iraq fu, dei parsi arabi, il primo a ribcllal"'l;Ì,nel 19:20. L'anno successivo, c:sso diventò un Regno sotto mandato; e, grazi<' all'innucnza e al prestigio personale di Fci..,al pres\O il Govcmo b1itannico, il mandato, qualche anno fa, è terminato cd è stato sostituito da un'allcama con la Gran Bretagna . Qucc;to esempio viene ora seguito per la Siria: un alleanza con la Francia mrttc fine al mandato e alle periodiche ribellioni, alle quali e~°'◊ ha dato O<:Cél'iioncR. esta ~olo la Palcuina. La l'&le~t!1:11u.1gululont di 111:1a1!ugop l:i ebraico lngleH • arabo • ANTEO COME i noto, il Presidente Roosevelt (ccc, alcune settimane fa, un lungo giro nel West: un po' per ta,tare il polso all'elettore, un po' per galvani:uarnc la (cde con discorsi eccitanti e con belle promesse. Egli, invece, disse che andava in giro per riguadagnare le sue forze; ma, se, per le sue forze, s'intendono le fon.e elet1orali, è la stessa cosa. e Ci fu un antico " mitologista " >, cosl disse Ftanklin Delano Roosevelt a Boise nell'Idaho, e le cui forze raddoppiavano ogni qualvolta toccava terra. Quando io vado in giro per il paese... sento che riguadagno la mia fon:a proprio perché riprendo contatto col popolo americano>. E noi non abbiamo difficohà ad ammet• terc che uno uomo politico americano, e soprattutto un Presidente degli Stati Uniti, possa sentir raddoppiare le sue fone e rifiorire la sua salute andando in giro a far discorsi, o, come egli ha detto, riprendendo contatto col suo popolo. Può darsi. Ma quel che è assai più certo è un'altra cosa: e cioè che se, invece, il suddeno uomo politico americano prende contatto - non gli faremo il torto di dire e riprende > - con le cose classiche, allora, quel che raddoppia sono le s.c.iocchcztt. E prima di tutto ci sia permesso rilevare che il gigante Anteo, al quale il Presidente Roosevelt ha, evidentemente, voluto p:t.ra• gonare se s1csso, fu un personaggio mitologico, ma non un mitologista - nel testo: m7thologi.tt, - come il Presidente con cosl bella sicurczz~ lo ha definito. In s.ccondo luogo sa il Presidente Roose• velt come fini il e mitologista > Anteo? Ne dubiliamo. Un bel gìornci, Anteo si misurò con Ercole e riuscl a tenergli testa a lungo, perché, ogni volta che era abbattuto, riCC\'cva nuovo vigore dalla madre terra e riprendeva la lotta; ma, alla finet Ercole lo sollevò dal suolo e, cosi sospeso in aria, lo stro:n:ò fra le sue braccia po1enti, For~, il Presidente Roosevelt, se avesse conosciuto il resto del mito, si sarebbe guardato bene dal ricorrere a un paragone di cosi cat• 1ivo augurio. Tullo ,ommato, è più prudente fare il Presiden1c degli Sta1i Uniti lasciando da parie la mitologia CHICAGO -.._T EL CORSO del suo viaggio, il Pre- .L... sidcnte Roosevelt sostò in varie cit1à, ricevette da per tullo accoglienze festose e pronunziò molti discorsi. I temi furono vari: prima di tutto 13 democrazia; poi il New D~al, che la Corte Suprema, tempo fa, mise immaturamente a morte, e che l'elcuere americano sia per dimenticare; poi la Corte Suprema, che ebbe il 1orto di mettere a morie il New Deal e che, ~rciò, deve essere riformata, e di cui Roo§Cvelt ha iniziato il rinnov~cnlo nominando giudice il famigerato Black, membro del Ku-Klux-Klan; poi i prezzi dei prodotti agricoli, ccc .. Fedele alla sua VC'C· chia abitudine, il Presidente Roosevelt parlò in ciascun luogo di ciò che più premeva agli elettori locali, e nel modo che a questi più piaceva. E mano mano che si accorgeva che un tema la.sciava indifferenti gli elet• tori, lo metteva da parte e passava ad un altro. Quando vide che al New Deal nes• suno più pensa, insis1ct1c sul conflìtco costituzionale;' quando intuì che i fa,merJ dell'Occidcn1e si infischiano della Corte Suprema e si preoccupano dei prezzi del grano, del cotone e dei porci, rimise nel ba• ga~>io la Corte Suprema e promise di stabilinare i prezzi dei prodo1ti agricoli. Quel che piace all'clc1torc e come più gli piace! e Le alici a due oboli >, grida il demagogo in Aristofane. E dopo aver sostato in tanti luoghi e aver parlato di tante cose - di giudici, di grano, di porci, - il Presidente si fermò a Chicago e parlò di questioni internazionali. E pronunziò parole gravi contro le nazioni che, a suo avviso, minacciano la pace del mondo. Ricordò il Pa1to Kcllogg; deplorò i bombardamen1i di ci11à senza dichiarazione di guerra e senza avvertimento; affcr ,isolutamt"ntc che l'America non può d1sinterruar,i di quel che accade nel resto del mondo, che l'epidemia dell'anarchia internazionale si va diffondendo, e che quando un'epidemia si diffonde, la comunità deve riunirsi e mcuere in quarantena i malati per di(cndcrsi dal contagio. « Tentativi positivi>, egli disse1 e devono essere fatti per salvaguardare la pace>. Il discorso (u in1crprctato come una minaccia al Giappone. Allora l'Aucmblca della Società delle Na.zioni prese coraggio e votò una fitra risoluzione con cui e si condannavano i bombardamenti di città cinesi >. LLAIIDUDIIO . A~CIIE il ~ignor Eden fece eco alle parole di Roosevelt, e pronunziò, tre giorni dopo, a Llandudno un discorso non mct\O fiero della ri,oluz.ionc della S. d. N.. e Circa la situazione dell'Estremo Oriente >, egli diue, « il Presidente Roo~evclt ha più che ragione di richiamare l'atttnz.ionc del mondo, come ha fatto nel suo recente discorso di Chicago, sull'attuale regno d<'l !errore e della illegalità intcrnazionalr, che ha ora raggiunto - ha detto il Presidente - un tàl punto da minacciare le ba-.i stesse della civiltà. e stato dawcro un suono di tromba. Un appello a tulle le nazioni> TOKIO I L GIAPPONE Cu profondamente scouo da quel e suonn di tromba> cosl almeno auicurò il corrispondente del Timu da Tokio: - perché - è ~cmpre lo, stesso giornalista che parla - la ma~"\ del popolo 2;iapponesc è molto più ~cn-.ibile alle real'ioni dell'opinione pubbliC'a bri1annica e amèrkana, che a quella dell'opinione di altri pai-,i. Infatti, in quei giorni, il portavoce drl ~finistcro degli Esteri giapponese parlò ai giornalisti stranieri e disse: e Noi siamo riroluti a combattere fino all'uhimo sangue, finché la Cina non riprenda in considerazione il suo atteggiamen10 e non modifichi radicalmente la sua politica antinipponica ... Se qualche Poten{a dnidera aJSocia,si alla Cir.o, sarà la benuenuta >. IIANKIIIO ,.,_T EANCHE la Cina si attende molto ...... dai discorsi anglo-americani o dallC' rholuz.ioni della Lega. Ci fo un giorno in cui la Cina ebbe (ede nella Lega E per poco non fini come il suo poeta Li Po, che annegò nel fiume mentre ccr• cava di cogliere i rincssi della luna nel~ l'acqua. Oggi non vi crede più. Oggi non ha più illusioni. < Il conflitto mancese >, ha scritto recentemente la signora Ciang K.ai Scck sulla Herald Tribune, e ha insegnato alla Cina la veri1à del tragico assioma chr lddio aiuta solo coloro che si aiutano da se stessi>. t il principio della saggezza. " QUOSVULT PERDERE... " PERCHt, in fondo, il male di cui la Cina rofTrc, il suo vero male, non è l'aggrcuionc giapponese, ma la sua follia. In un mondo nuovo, popolato di uomini violenti e affamati, la Gina si i permesso il lusso di un quarto di secolo di demenza senile. Un paese ha evidentemente perduto la ragione - ha scritto uno dei migliori figli della Cina moderna, Lin Yutang, in quel mirabile libro cui abbiamo già accennato su queste colonne, - un paese ha perduto la ragione, quando i suoi funzionari vigilano gelosamente 1ui tesori nazionali finché non li abbiano \cnduti al migliore offerente e non ne abbiano inta.scato il prezzo. Un paese i prossimo alla demenza quando un suo generale consegna al nemico, senza il minimo tentativo di resis1enza, 1ut10 il territorio del Jchol e utilizza gli autocarri militari per il 1rasporto delle sue concubine e dei suoi tesori, senza che il governo intervenga; quando tanti generali, dopo la disfalla, abbandonano armi e munizioni e mcttor.o al sicuro solo la loro provvista d'oppio. Un paese ha perduto la ragione quando il contadino è costretto a piantare l'oppio, imece del riso, perché si possa poi mantenere il canagliume militare. Ir alcune provincie si sono pagate fino a 30 anna1e di imposte anticipate (Setchuen M onthl1, 1934). Si son pagate imposte pari fino a quaranta volte il valore della ricchcna. tassata: nel Kiang1i. Nel Kiangpei, i contadini hanno dovuto \·cndcre le mogli e le figlie per pagare le tasse. Sono state messe tas.sc sulle casse da morto, sulla monta dei maiali, suffuso dei lava.bo al momen10 della digestione; tasse sul buon diri1101 sulla bene\'olcnza, sul benessere, sul p.atrio1tismo ardente. Si resterebbe increduli al racconto di queste stra\ aganze, se non fosse un cinese, uno dei migliori cinesi moderni, a descriverle. Un nazion.alism,o isterico e (utile e le idee occidentali mal digerite non facevano che aumentare il tumulto e la confusione. A volte i circoli d rigenti si mNtcvano a moraleggiare e pro,>0nevano panacee e per saha.rc la patria>. Taluni predicavano la frugalità e l'uso dei sandali ; altri la dan7.a e l'introduzione a forti dosi dei costumi occidentali ; ahri la cultura fisica I' soprattutto la box~, l'cspcran10 1 le messe buddis1iche, il ripristino dell'insegnamento dei cianici confuciani nelle scuole o anche l'abolizione per 30 anni dello studio dei classici, ritenuti degni di finire fra le immondizie. I più alti dignitari del Go\crno preconizzavano a volte l'iniriaz.ione alle preghiere dei lama, id0nee a salvare il paese, e a volte la guerra alle supcrstizìoni. I governatori delle provincie si davano un gran da fare per disciplinare l'abbigliamento. Le ragazze del Kwangsi portavano, a quan10 pare, le maniche troppo corte. Gli uomini del Seciucn, invece, portavano ves1i troppo lunghe. Le donne dello Sciantung non dovevano farsi i riccioli; gli s1udcnti dello Honan dovevano radersi in un certo modo; le ragazze del Scciucn non dovevano comprimersi il seno con una h1cia; le. pros1itute di i'\anchino non potevano portare scarpe col t:i.cco alto; e a Pechino le donne non pote\,ano a\'erc cani m:.Hchi, nf po1ev3no portarne per la s1rada 1 di qualunque sesso r osscro. Questa è stata la Cina fino a iC'rÌ; qucsla è stata la Cina pi-r \'enti<"inque anni: caos e follia, tumulto e corruzione, fotili1à e isltrismo. E un giorno, uno dei suoi figli migliori, lo scri1tore Hu Shih, lanciò un grido disperato: e Se la Cina non deve perire>, egli dine, e allora lddio è cieco>. ~fa lddio non è cieco. 0:\tNIDUS I ANNOI, N. 92, 6 NOVEIIBRE 1937-~~ I l\1 OMNIBU I SETTlliANALEDI ATTUALITA P0LITI0~LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12-16 PAOlNE ABBOIIAMEIITI ltalta e Colonie: annc L. 42, atm,-tre L. 22 E~tero1 aono L, 70, ~111u1rt L. 36 OGNI NUlltRO UNA LlRi Mano1criltl, diup;nl e foU!gra~f,nche te non rubblicntl 1 oon •i re•t1~t· 1~nnc, Dlrulone: Roma • Via dPI 811dario2, 8 Telefono N. 661.636 AmmJnlltruione: Mtl&no - l'1ana C;i.rlo Erha, 6 11 Tt1,ro110~, 24,808 t-=~ OOtn<0 ·• OMNUIUS"• Jtllm
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