Omnibus - anno I - n. 31 - 30 ottobre 1937

I 1111\TABIA [CONTIKUAZ. DAL NVIDRO PREOBDENTBl ANCHE su Jules Vcme viaggiatore, la leggenda· ha tessuto le sue ragnatele. Una lo rappresenta come un e viaggiatore in poltrona ,, l'altra in ispecie di ittioccntauro. Sorella di Banalità, Vcl"ità al solito sta nel mezzo. Il mare è il grande amore di questo misogino. L'estate del '54 gli è nefasta: febbri biliari, cefalee, mansioni ridicole al ThéGtre Lyrique, una paralisi facciale che gli affloscia la guancia e gli cal~ il .siparietto della palpebra sull'occhio. Pure, dal fondo di tanta miseria, un grido di gioia scaturisce dal cuore di Vcme, e in forma di lettera raggiunge la mamma a Na!'ltes: e Sabato sera ho preso il treno: ho visto il mare del Nord!:.. Dalla talassofilia di Vernc i mari brillanti del Mezzogiorno non sono esclusi, ma i suoi veri amici, i suoi e consiglieri segreti > sono i tristi, i neri, gli sconfinati mari del Settentrione. Nel 186g, primo grande viaggio: Scozia, Ebridi, grotta di Finga!. Poi, viaggio in America sul Great Easttrn, l'immenso zatterone a ruote che gli suggerisce l'idea delJa Città galleggiante. Più tardi, quando i diritti d'autore cominciano a far cumulo, Veme acquista la prima delle sue navi di diporto, il primo dei suoi tre SaitttMichel: poco più di una barca il primo, yacht a vela il secondo, steam- • yacht il terzo, col quale compirà il periplo del ~lediterranco occidentale. Aopena in piedi, claudicante e più ingrugnato che mai, Verne torna a Nantes, cerca l'ombra leggera de11a mamma, il fantasma notarile del babbo. Nei porti, i fantasmi si raccolgono sul molo. Al molo pure è attraccato il Saint-Michel I II. Con un'ultima speranza in corpo, Verne sale la scaletta apposita che il capitano Ollivier ha fatto fabbricare per il piede difettoso del padrone. La nave esce al largo. ~l primo beccheggio, il lupo di mare va a gambe all'aria. t finita! I grandi peripli, le navigazioni sconfinate non avverranno più se non per virtù d'immaginazione. L'insaziabile navigatore abbandona il mare. Abbandona Parigi che a suo modo è <lessa pure un mare. Abbandona ad Amiens, ove si è ritirato, una casa troppo grande e nella quale come in un porto troppa gente, troppi e amici>, troppi e ammiratori> vengono ad approdare; si riduce in una casa appena sufficiente a lui e ai sogni salmastri che senza po· • sa, come nel mare l'onda, di gir~no notte e giomo nella testa. Il SamtJ\f ichel III, il nervoso steam-yacht ne• ro, filettato d'oro, dalla prua ~lata come una matita, andrà a soddisfare gli umori marinari del Principe del Montenegro. Il francese è divoratore di onorificenze. Lo stesso Veme - si stenta a crederlo - non era immune dì questo insano appetito. Nel febbraio 1870, Ferdinando di Lcsseps chiede per l'autore dei V i aggi straordinari la croce della Legion d'onore: omaggio di colui che ha unito Medit~rraneo e Mar Rosso, a colui che questi stessi mari aveva giù unito per mezzo di un passaggio sottomarino. Napoleone III sta per firmare il decreto: Marte gli strappa la penna di mano, gli spinge al galoppo il cavallo alla volta del Reno. Al termine di questa fragorosa cavalcata, notizie nere cominciano a piovere sulla capitale: Rcichshoffen, Forbach Sedan. Il ministero crolla. Prima di deporre le armi ministeriali, Emilio Ollivier sottopone alla firma dell'imperatrice il decreto rimasto in sospeso. ,e una delle ultime fir:me di Eugenia « reggente ». La Francia perde due province, ma la rosetta brillerà all'occhiello di Jules Verne. Comandato dall'autorità militare all'officio di guardiacoste, il nuovo membro della Legion d'onore monta la guardia sulla Loira, a bordo del Sairit-Michrtl II. 1:. silenzioso, cupo, riconcentrato. Di tutte le divinità dell'Olimpo, Marte è quella che .men~ gli talenta .. Le. SJ:>acconate dei .suoi connazionali gl'1sp1rano amare nficssioni. Sulla guerra, lui quanto a sé non dirà parola. t mantiene la promessa. E del tempo e: ~ttantesco > uno dei Jibri più sPOgli di Jules Verne, e nel quale la guerra fa capolino, leggermente ironizzata: Auventure di tre russi t di tre inglesi. La sua vita si stacca sempre più dalla vita di tutti. La sua mente sale a poco a poco alla solitudine suprema della Sfinge dei ghiacci - epica conclusione delle Avvent art di Gordon Pym, - alla pazzia verd:, rameggÌantc del Villaggio aereo, all'ermetismo di Vulca,i, d'oro, di Faro in capo al mondo, d'Inuasio11e del mare. Per una e finzione di guerra >, Jules Verne - per meglio dire il « simulacro> di Jules Verne, il e nume> del viaggiatore straordinario - simula una vita assurda e lievemente colorata di politicismo. Entra questo Jules Verne mascherato nella lista socialista délla giunta comunale di Amiens tratta quistioni urbanistiche, sta i~ corrispondenza con l'arciduca Luie-i Salvatore di Toscana e con un D cap1t.t.noAronnu:1 do} romani() 11 Vendmlla leghe ao\t.o I mari 11 , dl11gnodi R.lco, da an rltrt.tW di Vert11 I 4.0 t.nnl misterioso Demetrio Zanini, milionario, che lo proclama « Solone futuro> e gli offre la legislazione di un « mondo rinnovato >, copre le cariche di controllore finanziario dei teatri e di ispettore dei circhi ambulanti. Vita doppia - di altissima creazione poetica, nascosta, come corazzata dietro il fumo dei caccia, dal simulacro di una vituzza di cittadino esemplare - e che si continua fino al 20 mano 1905. Ma all'imbrunire di questo giorno, una nuova, suprema possibilità si offre a Jules Veme di staccarsi definitivamente dal mondo di tutti. Jules Vcme è a letto. La pancia fa pallone sotto la trapunta. L'occhio annega tra la palpebra pollina e la borsa rigonfia di grasso giallastro. In mezzo alla selva argentea della barba e dei capelli, la faccia è una radura di carne ingiallita dal diabete. Le mani posano sulla riversina, la destra si muove lentamente come se scrivesse. Il lettuccio di ferro s'inarca sotto il peso. Il papà di Philéas Fogg è un orso che fa il morto, in una commedia di animali ammaestrati. Entra madame Guillon: maniche a coscia, colombaccio sulla testa, mezza veletta a pasticche nere. La sorella del moribondo grida: e Jules! Jules! • e dà fuori i singhiozzi che le gonfiavano il naso. J ules non si muove. Entrano Susanna, Valentina, il figlio Michele. Entra lo stesso Hetzcl: l'editore! L'or~ so fa la sua parte a regola d'arte: non riconosce nessuno. D'un tratto, la porta si apre da sé:. Dal buio dell'anticamera, viene avanti un bastone. Enorme, nodoso, chiodato. Viene avanti saltellando. Dietro il bastone, entra la delegazione della Boy's Imperia[ Lcague: quattro ing!Csini angelici, la codina da girino dell' Eton jacket sul culino globosetto. Il più grandicello, con voce nasale e a nome di tutti, dice: « Bongiomo, mister Verne. Questo è il bastone più robusto che abbiamo trovato in tutta Londra. Ci siamo quotati per comprarlo, e ve lo offriamo perché vi sorregga nei vostri futuri pellegrinaggi.>. L'orso nel lettuccio si sgrulla dal piacere come se avesse visto arrivare la pappa, ma continua a fare il morto. Nemmeno la morte dunque procura quella solitudine totale1 alla quale egli aspira fin dal fondo della vita? I delegati della Bols {mperi~l Leagve se ne vanno, ma arrivano m compenso i rappresentanti della giunta comuna: le di Amiens, i parenti vicini e quelli lontani, gli amici, gli ~mmir~toTi, i preti, i ceri accesi, i fion grassi com~ bistecche e carichi di odori nauseanti. Salvezza non c'è. Jules Veme scen• dc dal letto in camicia da notte e scalzo come un padreterno in bassa tenuta, si tira su la camicia per un ultimo saluto ai presenti, afferra per il collo il bastone della Boy's lmperial League e lo spendola a batacchio, esce dalla camera ardente a larghe pedate che rimangono impresse sul tappéto a fiorami, come le zampate del megaterio !!tullacreta del pliocene. A Monaco intanto, dal donnitorio di un collegio di frati ma risti, un e interno > che si chiama Guglielmo di Kostrowitzky ma che più tardi prcndrrà come poeta lo pseudonimo Guglielmo Apollinaire, s'affaccia alla finestra e grida: « Che stile, Julcs Ver• ne! Non usa. che sostantivi!». I!'. il saluto della generazione nuova al vec• chio poeta che se ne va. (Fine) ALBERTO SAVINIO UNA VECCHIA dama di novant'anni disse un giorno al conte Creppi, che ne aveva qua.si cento: < La morte ci ha certamente dimenticali >. e Zitta! > la interruppe il conte Greppi, mettendosi un dito sulle labbra. DUCIS diceva a Chamfort: < t. stata l'inutilità del primo diluvio che ha sconsigliato Dio d'inviarne un secondo >. FERDINANDO Martini diceva che Dio aveva fatto bene a mettere la morte alla fine della vita, perché cosl si ha il tempo di prepararsi. IL SICNOR di Sanincs, capo della po· liz.ia, volle un giorno sapere il nome di alcuni grandi pcrtonaggi che Sofia Arnould aveva invitato a cena la sera prima. Fa venire l'attrice e gli dice: e: Signorina, dove avete cenato ieri? >. e: Non mi ricordo>. e: Avete cenato in casa?>. e: t possibile>. e: Avevate geotc ?>. e: Put, darsi >, e: C'erano, tra gli altri, dei personaggi importanti?>. e: Succede qualche volta>. e: Chi erano questi personaggi? >. e: Non mi ricordo >. e: Ma mi sembra che una donna come voi dovrebbe ricordarsi queste cose». e: Certo, signore, ma davanti a un uomo come voi, io non sono una donna come m, >. BISMARCK, il cancelliere di ferro, sokva dire: e: Se ci si batteue di notte, avremmo molti meno eroi >. VITTORIO Scialoja passeggiava in c.a.m• pagna con altre persone, quando una ra• gazza gli domandà la '3:iffcrcnza esistente fra un toro e un bue. Egli rispose: e: Cuar• da quei vitellini che saltano nel prato; i tori sono i loro papà, e i buoi i loro zii >. DUE bambini contemplavano un quadro che rappresentava Adamo cd Eva nel costume dei primi giorni della creazione. e Quale dei due è il marito? > domandà la bimba al fratellino. < Come vuoi che lo sappia >, rispose questo, e se non sono ve• stiti? >. BRUNO Barilli era, anni fa, totalmente sproV\listo d'ogni .specie di danaro. Un suo amico, essendosi battuto in duello, gli raccontava che la paUa gli era stata fer• mata da una moneta d'una lira che teneva in un taschino dal panciotto. e: Che uomo fortunato! > disse Barilli; e: al suo posto sarei stato uceiso ». LUIGI XIV mostrava a Boileau dei versi di sua composizione, e gli domandava la sua impressione. <Sire>, rispose Boileau, e: nulla è impossibile a Vostra Mae• stà: ha voluto fare dei brutti versi, e c'è riuscito>. UN GIOVANOTTO d. belle .speranze riusd, un giorno, a bloccare Pirandello per leggergli due suoi racconti. Dopo aver ucoltato il primo, e avanti che l'autore tira.sse foori il secondo, Pirande1lo disse: e Preferisco l'altro >. ALLA BATTAGLIA di Hastcmbcck, un soldato francese, avendo perduto le due braccia colpite da una granata, si vide orfrire dal suo colonnello uno scudo. < Credete forse >, rcplicà il granatiere, « che abbia perduto un paio di guanti? >. CIBBON, l'autore della Duaden.t;a dd: l'Impero romano, non aveva naso, qua.st niente occhi, e una bocca piccolissima: due enormi gote assorbivano tutto, cd erano cosl larghe, gonfie e rotonde da su• scitare la più ridicola sorpresa. Il signor di Lauzun presentò un giorno lo storico inglese alla signora du Deffand che, cucn~o cicca, aveva l'abitudine di tastare la ~accia dei personaggi che le erano prc.sen~at1, per formarsi un'idea dei loro connotati. Dopo aver toccato la faccia di Gibbon, ella la respinse gridando: < Ah! che ignobile scherzo 1 'I- :\ 1 ,;:1i1r1r1r~1IN PROVINCIA IL TENNIS re.sta sempre, benché si .sian fatti degli sfori.i per renderlo popolare, uno sport aristocratico, da perso• ne eleganti Nonostante molti Dopola• voro abbiano inaugurato i campi di gioco, e ad onta di quel nome di e pallacorda > che dovrebbe renderle più familiari, racchette e palle costituiscono sempre una specie di stemma che richiede d'esser circondato da mondanità e distinzione. In una cittadina della Liguria, anni or sono, ho fatto parte di un circolo di ten• nis: in Riviera, più che altrove, gioe.are è qua.si un obbligo morale, una specie di puntiglio. Quello del quale ero socio si chiamava e: Lido Tennis Club >: gli i.scritti erano, per la maggior parte, impiegati, .stu• denti, qualche professionista e diverse signorine di famiglia. Il e: Lido > aveva un solo campo, abbastanza modesto, vicino alla spiaggia, una vecchia casella rattoppat.i. alla meglio per servire da .spogliatoio, e delle panche in ferro per gli spettatori: confinava con un orto e un pollaio e, per coloro che non giocavano, uno dei divcuivi era il veder finire qualche palla dispersa fra le galline. Durante la settimana solo uno svogliato gruppetto di ragaz:i:c giocava un po', poiché la maggior parte dei soci doveva aspettare i giorni festivi per veder saltare le palle oltre la rete, ma il sabaJo pomeriggio il campo era pieno. Cominciavano alle due ad arrivare i primi in biciclNta, i neofiti, quelli che volevano cominciar l'allenamento senza esser visti. Verso le cinque, quasi tutti u.;1.vamo sul posto. La moda dei calzoncini corti non si era ancora affermata: usavano i p11.llo11er colorati e le grosse sciarpe di lana {un avvocato piuttosto anziano, che giocava con le bretelle, era sempre oggetto di commenti scherzosi). Discutevamo molto sulle nostre racchette, sul loro peso e corda.tura; le donne, credo tenessero al corrente i loro vntitini sul modello delle fotografie delle riviste di lusso; qualche madre che, di tan• to in tanto, assisteva a una partita, si dichiarava soddisfatta dell'ambiente familiare ma distinto. Naturalmente, nessuno di noi sapeva giocare, sia perché avevamo troppo poco tempo disponibile per uno sport che ne richiede moltissimo, sia perché at• tribuivamo più importanza agli atteggia• menti, ai vestiti e al frasario inglese d'obbligo che alle partite. Ogni tanto, qualcuno sembrava volesse mettersi a fare sul scrio. < Ora che viene la buona stagione >, diceva, e: verrò a giocare la mattina presto>. Infatli, per un giorno o due, si alzava alle sci, palleggiava un'oretta, e poi in ufficio per tutta la giornata era di cattivo umore per il sonno p~rduto. Di questa prodezza, pcrà, si vantava per molto tempo. Ma poiché nessuno ammetteva la pro• pria imperizia, né vi eran notevoli cccczio• ni, tutto andava benissimo egualmente, e che noi fos.simo un gruppo di incapaci e di svogliati non importava, in fondo, a nessuno. Anzi, si parlava di una coppa annuale e di un torneo. Veramente, al «Lido>, cl fu uno che imparò a giocare: il figlio del custode dd campo, un ragazzotto di sedici anni, che aveva comìnciato adoperando una vec• chia ucchetta lasciata nello spogliatoio. Pare impO-.\sibilc, ma dopo poco tempo Astro (si chiamava cosl), pur giocando in pantofole e coi calzoni rammendati, 'Ci batteva tutti; e le signorine lo consideravano con interesse, tanto più che sapevano di poter contare su di lui anche du• rantc le nostre ore di lavoro. Fu questo che decise la sua rovina. Un consiglio di soci, molto ingiusto e parziale a mio av• viso, decretà l'espulsione dal campo, accusandolo di aver fatto sparire molte pal• le, e di sciupare le nostre racchctle con le sue partite. Po,·cro Astro! La sua carriera di campione fini miseramente, e, per qualche tempo, lo vedemmo guardare il paradiso perduto attraverso i buchi della rete metallica. Son ritornato al < Lido > l'estate scorsa, in occasione di una gita in Riviera: dopo tanto tempo ho trovato, per la massima parte, dei visi nuovi, ma non ho avuto l'imprcuionc di un ambi~ntc estraneo. Del resto, come avrebbe potuto esserlo? C'era la solita brava gente ben ve.stita e contenta della propria elegam.a, le ragazze con le e: gonne-pantaloni >, i soliti uomini anziani che dicono di voler gioe.are per non ingranar tror.po: la nostra normale borghesia, insomma, che vede nel tennis, come nei balli al Circolo del Littorio, un mcuo per manifestare la propria claue, le proprie convintioni sociali. Certo, dal e Lido> difficilmente usciranno dei campioni, nei gruppi aziendali di atletica leggera e nelle e quadrettc > bocciofile dei ferro-tranvieri c'è più serietà e più spirito agonistico, e certamente molti appassionati, molti sportivi convinti, pensano che se i soci di questi tennis badaucro meno ai vestiti e ai convenevoli e si dedica.sscro con più impegno al gioco, nuovi allori potrebbero essere colti.• :'da è invece proprio in tale onesto compromesso fra sport e decoro, in questa possibilità d'esser luoghi di conve· gno di pcnone affini, che sta la fortuna ed il successo di tali circoli che dànno la illusione di una vita dinamica e intcnJa a della gente che pensa sia necessario completare con un dettaglio sportivo la propria attività sociale. Uno sport piacevole e dignitoso, senza brutalità né. grandi fa. tichc, che puà agevolmente armonizzarsi,( con gli ombrelloni, i vestiti bianchi e le bottiglie di a:oanciata: a questo tennis, la borghesia di provincia porta lo steuo entusiaismo platonico che dedica :1111s.:cth. erma come arte delle armi, e al canottaggio sul lago. MASSIMO ALBERINI B,.A. VELLEB.S CHEQUES MElCIALE ITALIAJU. Obi non ricorda Greta Garbo nel film 11D velo dipinto", che qualche anno fa. ebbe tanto 1ucce880? Ma quel film non può da.re che una pallida idea del romanzoohe fomì il titolo e parte della trama: ILVELO DIPINTO DI SOME R SET MAUGHAM Leggete questo romanzo, che appare in questi giorni nella oolleiione 11Medusa.'' 1 e conoscereteuna d,lle opere pii>.potenti e vitaJi della. letteratura nanativa contemporanee,, Dato il snoceuo ohe ha anto la raccolta di novelle del Maughamapparsa nella 11Med118ac"ol titolo 11Pioggia''i in que.atovolume sono stati inoluai tre lunghi raooonti, tra. i più caratteristici dello eoritt.ore. IL VOLUME COSTA LIRE 12 U,,';,,,p,owiu ,iwfw{ior,r scoppiAf1n1rlfA ,;u;, i11Ji111J1;AB1U~11/ ,0111,:(tiAlr 1111foritlt Il or~11ni{{llrr ;,,,,,,rJi11t11p11rfrll{IIJr_tli r11ropriprr YiA11rrr11. fle.11/t 1fr11orJin11rAi1Y11'tnlur1s1iA l«uf11 11ifllAflro ot"C111io,,p111/i11ritrri Ji 11110 ,puù,lr ,uropl"no c11p11a J; vo/11,r 11 .f'""Ji 11/tr{{r,ilrllori J,i "J?..om•n{ÌJr/Id P11/,,,11",o,ro1ur1urno 11llr,wrrso 11 111rslrP"ti11r, il rni intrrrsu ,; /11 uHtprr più Yi,·ofU1J11/o piì, /111111rr11{iosinrni/upp11. M11 /11mrr1t1.JiJli11111Hr,,frrÀ 1111mtlosi 11ao,:(rr11,,nodu Orizzonte ] ;, /amn peraUfO H;Jron (1111J0ri pi,ì lrtti uriflori inilrsi ronfrmpor11,ui}p, ur 11- •r,,Jo lutti ; f11sci11i t/,./ li/,ro J'11nrnf11r1r1,..un/i/,ro J, p,.,,_ rirro, "" libro ,li porsi", Jj .filo,'!fi11, J; umlfnÌIÀ;11nlibro Ji pre{Ìo1i inutn11mr,,1iJ'o- ,eni ,(e,urr. È or~(i1111/i11i,r10. A. MONDADORI - MIL.A.NO OLIO PILOCARPINE BREBERANTIFORFORALE L'indimenticabile grande ETTORE PETROLINI affermava: Dove cade l'olio antiforforale non cade il capello. OLIOPILOCARPINE BREBERANTIFORFORALE Dona ai capelli un lucidò smagliante senza ingrasnrli, rendendoli soffici come il velluto • L. 6 il flacone OLIO PILOCAIPlWt AL MALLO DI ROCl ridona •• capelli ;I colo~ naturale CL. I il flacone) la ullàitt. uu.o.u o tnlndo nella d A. ■ARJIU. Via Ah1111.d.rl1, Ul·A (Rep. F) . &OMA La memoria è oggi la facoltà più bersagliata dal \'ivcre intenso. Essa non è un puro dono di natura, perchè è provato che si può aumentare e rinvigorire con facili esercizi. Il nostro Corso di Arte della Memoria consente a chiunque di renderla eccellente in breve tempo. f'!umerosi autorevoli consensi. L.11, solo contro asugno. Scuola Mentale - Casella 12 - Firenze. 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