IL SOFM DELLE musE 1~ &lll1!U'~ LETTERARIA f& IRAUDOUX ha pubblicato, nell2. .Vo,welle Re,me Frmtraise di ottobre, un saggio su Charlcs-Louis Philippe, che fu scrittore non borghese in un paese dove la letteratura è tutta della classe media. Si trattb d'una eccezione senza consegÙenze: CharlesLouis Philippe è oggi un argomento letterario e niente più: serve a dare un centro a certe considerazioni sull'andamento del gusto da una parte, e sulla moralità d'una letteratura da un'altra. Giraudoux non si comprende poi bene come la pensi a proposito; forse lui per primo sa come fu disperata la sorte di quello scrittore; cerca la causa di quella disperazione; insomma, ne ragiona con una acutezza che non toglie al discorso un piglio brillante e piacevole. A noi, d'altra parte, il saggio di G_iraudoux interessa per ragioni pnrticolnri. Quanto vi è detto può valere, almeno nella maniera più generica, anche per gli scrittori italiani. Lo scrittore italiano è, al pari del francese, sempre un letterato; venuto al mondo soltanto per consegnare, di giorno in giorno, alla letteratura quella che sommariamente si dice la vita. Qui la sua gloria e la sua pena. Quasi arriva a falsificare gli avvenimenti e le passioni del mondo per adeguarle ad un'idea che si vuole avere di esse. ::-.Sellaletteratura francese, Giraudoux non trova pagine che dicano con verità l'amore e la miseria: ma molte che dell'amore e della miseria dànno il concetto. Più che il concetto il simbolo, diremmo: Emma Bovary e Papà Grandet sono i simboli della passione amorosa e dell'avarizia. D'altra parte, tutti i manuali ci dicono come ormai, in Francia, Tartufo e Arpagone non siano soltanto due caratteri di commedia, ma i segni di certe passioni, di certi difetti. A sentire Giraudoux, la letteratura francese • è una specie cli enorme Goethe, soddisfatta, olimpica, arcidecorata, di cui i capolavori sono muti giustamente all'anima straCharles-Louis Philippe non fu scrittore borghes~ in Francia; ma resta pur vero che ogni letteratura moderna non può che esserlo necessariamente. Lo scrittore moderno non può che appartenere alla classe media, venga egli per nascita dalla plebe come dall'aristocrazia. Non c'è via dj scampo; almeno per coloro che operano in una letteratura non da dilettanti. Quando si parla di scrittore rivoluzionario, si indulge quasi sempre al pittoresco; e gli scrittori dissero sempre le cose più ardite con modestia esemplare. Quasi senza saperlo, dicendo quanto avevano nell'animo e niente piò. Ma, infine, ogni scrittore ha ti suo pubblico in queUa classe media che si diceva: sia essa ristretta e chiusa come la francese e inglese del secolo scorso, sia essa indefinibile e confusa come la italiana di oggi. Che poi lo scrittore si rivolga ;l chi legge, non lusingandolo ma anzi contrastandone le abitudipi e perfino la moralità, è altro conto. Il lettore medio non domanda sempre lusinghe; spesso addirittura si commuove quando vede mettersi a nudo. Ha sempre il gusto della confessione umana che abbia l'aria di togliere una \ 1olta ;>tr sempre i veli sulla schiettezza delle cose. Kessuno come il borghese, che ne vive, odia i luoghi comuni. Si arriva per questa strada alla moda delle verità brutali; alla moda dei documenti spesso così lontani dall'arte dello scri\•ere, che è mfine quella degli scrittori. Gli eroi moderni hanno sempre il coraggio dei propri mali; fino ai facili abusi che tutti sanno. t;n borghese che legge, sia egli fermo nelle sue convinzioni e incapace di correggere i suoi tradizionali difetti, finisce sempre per accettare che le sue convinzioni e i suoi difetti vengano colpiti e umiliati. Non ne caverà un insegnamento immediato: per il momento~ la sua immaginazione ad iesserne colpita, non la sua facoltà di giudizio. :via nel saggio di Giraudoux, dove si ragiona di quel vero dato soprattutto per .concetti e per simboli, si fa soltanto una qu1stione di retorica. Le lingue italiana e francese, nobili non si sa se per la tradizione della loro letteratura, o se naturalmente, mostrano sempre dalle cose un di- .acce che agli occhi di molti appare quasi un im~overimen~o. Si dubita perfino che esse po,isano essere linhY\lemoderne; e la risposta dipende dal concetto che si ha oggi della modernità. La modernità sel(na il corso delle idee e parallelamente quello del gusto: e oggi le idee e il gusto vogliono che scrittori italiani e francesi tentino un'impresa disperata. In Francia escono da anni libri che si giovano dell'argot; e in ltalìa il tentativo si ripete. );on si sa dove i risultati siano più goffi. Si vorrebbe, insomma, non soltanto eleggere modernamente umili a eroi, ma usarne il linguaggio. Lo scrittore ha quasi la paura costante che chi legge lo veda di un poco al di sopra delle cose che dice. Per quello che riguarda l'Italia, mancando, o avendo scarso rilievo da noi, un argot, joè un gergo allusivo degli umori del tempo, si ricorre al v~rnacolo,. al dialct~o 1.:hesono cose tanto dn·erse. S1 decade m un'orrenda letteratura provinciale e casalinga proprio quando si vuole allontanarsene. L'affanno di tanti scrittori italiani è nel \·olcre cercare una hngua che non li forzi I FU U:--11IO~IENTO in cui la letteratura femminile italiana attraversò un periodo di ,\Urea felicità. Tutte le donne scriveva110. Chi vanta le arditezze del nostro <:ecolo, le emanciparioni del dopoguerr.\? Se mai si dovrebbe pensare a un sottile lavoro di limitazione. :,.J'clla <:econda metà dell'Ottocento, la donna non analfabeta era ,;;ubi10 alzata ai fasti della letteratura. E bisogna credere che non <:baglia~<:ero, se è vero che, mes~ as<:ic. me un ccn.tinaio di cartelle, sparse di ottimismo malgrado il dramma in cartapesta, di qualche sospiro e sopro.ttutto d'un finale soddisfacente, un editore lo trovo.vano tutte, e i lettori, ma ~pecialmentc le lettrici, si cibavano avidamente di quel pane. Eroine dalle forme piene e dalle mani u"e ai lavori cao;alinghi, tremanti al- primo soffio dell'amore, a un certo punto della storia si fecero da parte per cedere il posto alla tumultuante i orda femminile del nostro secolo; rau, ca di gridi appa<:sionati, di sigarette e di tubercolosi. Chi a un certo momento vi diede <:epoltura? Fu certo con grande rammarico. ad essere, senza merito, superiori alle cose che dicono. Sforzo apprezzabile che può avere risultati ridicoli; eppure testimonia u.,_a crisi veramente considere\·ofc. Sempre con estrema facilità lo scrittore italiano e francese hanno dalla sintassi tradizionale della lingua uno stile superbo cui spesso manca nell'intimo un corrispondente. E un tale fenomeno, in tutte le arti, si chiama accademi". Ma a questo punto si resta dubbiosi: quale strada deve prendere lo scrittore italiano o francese? Buttarsi allo sbaraglio e imbastardire la lingua fino a renderla irriconoscibile? O rinunciare al suo mestiere? :via gettar via la penna non è gesto che risolva. Resta da domandarsi se sia per esserci, in Italia, un modo di dire le cose meno· sublime di quello che ci impone una eredità troppo illustre. Qualcuno pub intcn·enire e dirci che è misere\'ole il tentati\·o dei nostrì scrittori, se vogliono fare d1 rutto per consen·are la loro mediocrità. La quistione è grossa; resta \'eramcnte da vedere se non si possa giungere con la storia di due po\·eracci, di un Renzo e di una Lucia, per esempio, ad altissima poesia. :\la certe quistioni di contenuto è bene evitarle di proposito. La modernità segna il corso delle idee, si diceva; e può dani benissimo che trovi impaccio a scn•irsi di una lml,flla già stata illustre quando diversamente venivano guardate le cose di questo mondo. Forse la risposta non possono darcela che ~li autori; capaci di mostrarci possibile quello che nel discorso non parrebbe. In quanto ai francesi, il loro affanno trova meno una giustificazione. La loro letteratura ha fat'to il gran passo da tempo: è moderna da tre secoli. Tanto che i tentativi, in Francia, per rinunciare addirittura al genio della lingua, ci paiono dovuti a mode passeggere con le quah gli scrittori si confondono per con\·ersare con i loro lettori, come ha fatto ultimamente Giraudoux. Vuol dir poco se qualcuno passa dal conversare accademico su rh•iste e giornali ai tentatiù che dovrebbero condurre a racconti e a romanzi del tutto divisi dalla classe che è padrona del paese. l_;no scrittore può tentare le strade che crede; può andare dietro a, mirajl:gi che quasi finiscono con essergli necessari; ma i casì, alla fine, non son più di due: o lo scrittore segue il suo e!Stro, come accadde a Charles-Loui~ Philippe, e allora se ne riparlerà. a tempo; o gioca con le parole, e allora se ne riparlerà forse quando si faccia la °'toria, non soltanto letteraria, del costume. Le vanità letterarie documen• tano s~sso un tempo con precisione inat• resa. ARRIGO BENEDETTI ~ci ·dormitori appena rischi.~rati da una luce verde, si udiva cautamente con un frmcìo di acqu:\ volgere le pagine del libro proibito, e tutto taceva fra i respiri lunghi del sonno dei collegi. Le fanciulle curiose si addormentavano con gli occhi arsi pel difficile leg:gere, e piano, nella notte, il libro <:Cviolava fino ai piedi; alla mattina, nel rifare il letto, lo si ritrovava caldo come una colomba e lestamente lo si nascondeva fra la rete e il materasso. Talvolta si udivano minacce d'ispe• zione, e allora le ragazze correvano alle wffitte col libro stretto al petto, sotto il grembiale a righe, a nasconderlo nei bauli o nei ca ..s..oni della biancheria 'iporca. Fu Guido da Verona, e non altri, a <:cacciare dal cuore delle collegiali le autrici italiane dell'Ottocento. Convie~ ne riconoscere che, da solo, si battè contro un formidabile esercito. Non pos<iiamo dare statistiche precise, ma ~tando ad alcune raccolte bibliografiche del tempo, il numero c'impn.:s1;fo. na, come ci <;paventa il numero delle opere fornito da ogni autrice. ~folte venivano dalla nobiltà o dall'imegnamento; ba3tava \In diploma o qualche lettu1a a infondere il dèmonc, e la critica era indulgente quando non entusiasta addirittura. Quale delle nostre scrittrici contemporanee ha pro\'ato b. gioia, un giorno, di leg- ~cre parole come queste rivolte alla <:ig-nora Adami-Richclmy: « Peccato, peccalO davvero che la coltissima dama che scri<;se e pubblicò nel 1876 quell'aur('O libro Autre/où (Récit i,,. timr), in due \.·olumi dall'editore Ca- 'i.tnova di Torino. non abbia rcgabti altri <:uoi pregiati scritti alla luce della pubblicità cd al plauso del pubblico intelligente!». Certo non mancavano le-punzecchiature, e se si lodava l'opera moralizzatrice quanto puerile di Ida Baccini, si diceva: « ... è scrittrice d'ingegno, non v'ha dubbio alcuno, ma anche autrice fortunata! Conosciamo molte \Crittrici in Italia che la <;upcrano per fantasia originaie e prr va<:tità di studi, che non ebbero davvero la sua fortuna». Chi erano le molte altre? :'\"on certo Tomma,;ina Guidi, che fu riconoo;ciuta « hc-nemerita dell'i~truzionc perché i suoi ottimi romanzi non guastavano le giovani menti, ma istruivano dilettando ed erano perciò riccrcati)~ìmi ». Neppure doveva trattar~i della Fcrrari da Lodi, che fece òeplorare al Prati di avere fino allora ignorato che in Italia vi fo~'ie una donna capace di· scrivere cmì cd a cui Rochefort ~criveva: « Autant par curiosit! que par jalousic nationale jt uoudrais voir la damt qui tic se contente pas d'écriu comme George Sand, mais fait ellenu~mc la musiq11,e de us "libretto" ». E neanche alludeva il compilatore del prezio!IO florilc~io al gruppo delle gro~- ~c promcs:<:eancora in boccio: Ada Xcszri, :\fatildc Serao, Carolina Jnvcrnizio. Seera, la Vivanti, che egli giudicava probabilmente abbastanza forti di ali per prendere da sole l'involo. Io w di chi voleva parlare. Scrivevano romanzi di circa duecento pllgine. con la copertina di carta patinata rosa o azzurra in caratteri floreali. La protagonista usciva appena di collegio, o si assisteva addirittura al ~uo periodo di educandato: fantasticherie, languori. Lui generalmente era il giovanotto « guastato > dalla vita cittadina, coi capelli inanellati sulla fronte e le labbra sprezzanti sotto baffetti impecettati, fru'ìtino alla mano, stivali da cavallerizzo. ::--1on 'iO, qualche volta ~duceva e abbandonava .una fanciulla del vilL.ggio, la fi- ~lia dcll'ostt o del capoccia. La protagonista lo temeva, lo sprezz.1va e l'amava, lo « fuggiva », sentendone purtuttavia l'irresi'itibile attrazione. E intanto suonava Verdi al pianoforte, errava nel giardino o sul balcone al chiaro di luna. e durante il giorno ricama,:a, col capo biondo chino sul minuto lavoro, « fiori strani », o badava alla « confezione » della conserva d, pomodoro. La virtù trionfava, il ~iovanc traviato lt <:i prostrava ai piedi giurando di emendarsi, ma poi intcr- ,·eniva un partito più serio, con baffi pili robusti, un tipo « alla buona », e spo,;;ava la bionda sognatrice strappandola tempestivamente dall'orlo del peccato. Alcune prot.-igoni,tc, per esempio, della Marchc~a Colombi, che poi era la moglie di Torclli-Vìollier fondatore del Corriul' dl'lla Sera> erano da lei presentate come fanciulle frivole, perché disperate che la fattura della marmellata di more lascias~ loro le unghie segnate di nero intorno alla radice. Invece. ci fu un bra,·o giovane che ne chie'-C una in sposa, proprio perché quel )Cgno gli aveva dato la rivelazione di una moglie virtuo~a. Si mìscro io due. Amelia Baroncclli e Lui,a Ginocchi, per \Criverc Ada, o il cuore di un'italiana. « Narrano la sto_. ria di una fanciulla che, tradita e abbandonata dall'amante, vile, libertino e seduttore, se ne vendica facendolo con e~a morire ed in modo strano ». Il signor Osc.i.r G~co che così ._criveva, non dava ;.tltre ,pieA:azioni, per cui a noi, che non leggeremo mai l'intcre~- ~ante avventur.t. rimant• inappagata la curiosità per quc'itO modo strano. Libri del genere avc\·ano titoli suggestivi come Il focolare domestico, Gli augelli dr rapina. l.'n'amicida in educandato, Il marito di Livia; realisti come li curato di Praddburgo, Pouero cieco; più ambigui come Sordle d'amore, o foN:e ironici come .\/z aurebbe sposata, per finire col grido di.sperato di Salvatela!. Inutile ag-giungere che ambiguità, ironi.1 e dramma rimanevano o;oltanto nel titolo, il testo era inoffensivo. ~fa fra tanto nitore ceco una nota torbida, un libro proces,;ato, quello della napoletana Enrichetta Caracciolo che, nel r864, pubblicava i }.,fùtcri dd chiostro napoletano, memorie di una <iuora benedettina, e con quale competenza non vogliamo indagare. Certo non tutt" furono feconde alla maniera di Carolina Invcmizio, per quanto le stati,tiche indicherebbero un prevalere della quantità sul contenuto, ma, come ho detto, ba,;tava poco pe: a,;pirare al titolo di scrittrice. Bastava, per esempio, a\'er <:<:rittodei raccontini second,, il metodo oggettivo, oppure un prontuario dt voci concernentl lm•ori femmmili; ba~tava, come la marche~a Tcrc3a Venuti De Dominici scrivere ,;l~gi di araldica gingillandosi fra gli ,intcnati del proprio casato. ~fa quando il tarlo della nobiltà ,;;'incrocia con qut'IIO de-Ila letteratura, 'ii producono più ,trani effetti ancora. come n<:I ca'-0 della marchesa fiorentin.i ~briann.\ Paulucci Panciatichi, nata nel 1835 e dedita meno alle lettere chr agli ,tudi m::i.lacologici (di conchii:;:liej e di orticoltura, la quale, ..1 un ceno mom(•nto, pubblicò un volume, dc'itina to ad un c.:ongrc,;;~ internazionale all'Aja, e perciò '\Critto in francese. sulla Df'scr,ption d'un ,\,/uru, fossile du lerraw tertiairc subappcnnin de la ~allée d'Elsa. Compre<,i di rispetto per l'opera importantissima, non rimpian~eremo mai abbastanza la mancanza di una traduzionr che avrebbe certo re~i as'iJi µiù fieri della loro terra i buoni colti\'atori dt'lla Val d'Elsa. Si di<:,;.e poi di Anna Vertu~l Gentile, cara alle fanciulle di allora, ogf{i neglrtta, ma ancora nel cuore delle cameriere romantiche, ~hc e disgrazie di famiglia l'obbligarono a dedicarsi alle lettere onde ritr,1rnc onorata esi'itenza ». Oggi, per la ~te'isa. ra.gionc, le lettere bi~gncrebbc abb:i.ndonarlc. Romanzi come Roba alla buona, L'odio di Rita~ Comr dettava il cuo,e e .Yo,t pia11gerc erano lavori tanto r<:mune4 rativi da far vivere onoratamente chi li -;crivcva. Brave doone. in fondo, queste scrittrici. Lavoravano con ingenuità e impegno commoventi, curavano nello ,;;tcs<iotempo la ca<:a, il marito, i figli, oppure in~egn;wano in una ~uola; e fra le ca,;;scruolc, lo straccio drlla polvere, il gcs'\o e la lavagna, la<iCiavano volare la fantasia, fermavano gli cpi- 'iodi che poi avrebbero stesi mlla carta, accanto al conto del fornaio e le pa- ~clle. E le poctC'i<:e? La signora Giarré-Billi, dicevano scrive<:-.<v'cr\i degni non solo di es,;;ere letti, ma stutl.iati e «imitati». t:n'altra, punta anch'e,,.a dal dèmone misterio- ~o, CO'iÌ ven,eg(iava : Sul piau;alt dtl Pincio coi bimbi /ollt1tion1i · Jtann<> lt bambinaie, in cuffie ardite t in [monti. Ed anche poetessa ispirata doveva, essere la signora Adele Lupo-Maggiorclli, nativa di Casarano in quel di Lecce, 'iC un certo commendator Pa- "'7( CORRIERRUESS)O I'. ~:~:z pale bersaglio erano gli instgnanti di storia. l Le risposte degli alunni interrogati da qual- , cht fun:zionario in giro d'ispeziont' pro- ;,'·, , , oca vano di quando in quando delle on- ~ ~- .~ date di ilarità e d'indignazione, e gli or- . > gani ufficiali e responsabili chiedevano che fossero presi provvedimenti contro le interpretazioni false o ridicole del passalo nazionale. In realtà la colpa non era tanto dei bolsèe\•ichi, quanto dell'evoluzione po• litica ancora in corso, che assume\·a nuove prospettive storiche proprio perché uu·a mutando punto di vista al cospetto del preS(:nte. In realtà la s1oriografìa e la pedasogia $0vietica cercavano d'cuere all'ahczz.a dei tempi, e s'adopcru·ano a.d abbandonare i concetti sociali e classisti per orienlani verso l'esempio ideale, cd an• che edificante, di ciò che nc-•le scuole d1 un tempo si chiamava « storia patria >. digli0nc poté lodarla CO\Ì : « Havvi nei suoi vcn.i la dolcezza del miele, la soavità dell'amore, il profumo prelibato dei fiori; non si può fare a meno di baciare le pagine ov'ella versò l'anima sua intera. Ella cantando geme, gemendo ama, amando adora». La squi- )ita poetessa che gemendo amava. cd era socia onoraria dell'Accademia Pantamoica di ~apoli, non disdegnava neppure la prosa, ottenendone eguale ,;;ucCl''-<:Odella poe:>.ia, dobbiamo credere, se è vero che un suo romanzo Amelia, o la Perla del Contado venisse lodato cd approvato dai consigli provinciali scolastici di Caserta e di Bari come libro di lettura. E se ci dicono che Quirina AlippiFabretti era anche assai abile nel fare dei merletti, sappiamo che la bresciana Abigaillc Alessandrini scriveva una no~ velia in ottava rima divisa in quattro canti, dal titolo Scomburga, mentre la Bertini Atilj, giO\·inctta prodigio, improvvi<:ava versi dinanzi al Papa Pio JX, all'imperatore del Brasile e a Sua ~lacstà la Regina Margherita, precorrendo in questo la Giannina ::\(illi, e che la giovane ~lalaspina era soprattutto meritevole per aver offerta la delicata pelle della sua schiena durante un intervento chirurgico a cui suo padre si era sottomc~. Dopo di che una Alinda Bonacci Brunamonti, illustrazione delle lettere italiane come attestavano ~amiani, Dupré, Maffei, Zanella, Dc Sanctis, Conti, De Gubematis e Stoppani, poteva ritirarsi in ombra, e Ada Negri, giovani~ima ancora. contentar.i di qualche benevolo ir.coraggiamento : « Richiamiamo l'attenzione di chi dovrebbe incoraggiare ogni nobile "conato II verso questa giovinetta, già insegnante e 5erittrice, che nell'aprile della vita dà così bella speranza di sé... ». Si chiamavano lsmenia, Abigaillc, Alaide, ma erano inoffensive, pubblicavano le loro poesie su giornali e riviste come La missione delle donne, L'aln_umacco delle dame, Letture di-famiglia ccc., e un bel giorno facevano )a raccolta intitolandola Fuscelli, .\'ote tragiche, Spigolature o più 'ieriamentc r aria. Avevano una vita ragionevol~ e godevano ottima salute, inoltre il loro lavoro era seguito, come abbiamo visto, con la mas'iima attenzione e deferenza. Per noi, tutta la loro poesia sta nelle loro per~one e nel loro ricor• do pili che nelle opere : e questo, ~ì, è da meditare. L'addetto alle schede Ques1a trasfonnazi,me si annunziò chiaramente tre a.nni or sono, allorquando il Comminar-iato all'Educuione pubblicò il bando di com:orso per un nuovo manuale di sioria e per le scuole mcdiie e le persone colte >, stabilendo un premio di set• u.ntamila rubli per il vincitore, e garantendo uh'edizione slatale di venti milioni d'esemplari all'opera premiata. Poco dopo la pubblicazione di questo bando, Bucharin ebbe l'imprudenza di scrivere un saggio di psicologia sodale e nuionale, dove tutto il popolo russo fino a prima della rivoluiione veniva accusato d'« oblomovismo >, vale a -dire di pigrizia fisica e moralc, dal nome del celebre erue del ro• manzo di Conciarov. La Prauda attaccò fcrocemente in un editoriale il povero Bucharin, che fu costrelto a scusani e a ritrattarsi per iscritto: e fu quella la prima delle tante disavventure che dovevano condurlo alla disgrazia totale, all'immincnte processo per alto tradimenlo. Qucsto episodio è significativo, e dimo- $tra con1e fino a poco 1empo fa la storia di Russia e d' Europa, specialmente qudla nazionale, fosse considerata come una specie di. preistoria della rholuzione russa, di un tetro medioevo, nel quale briilavano come fari solo le luci dei rrr.utiri e dei precursori dell'età nuova. Naturalmellte il passato veniva giudicato secondo i criteri del materialismo storico e della lotta di classe: per esempio, l'impulso. che originò le Crociate veniva ridotto alla ricerca di nuovi mucati da parte del capitalismo ft-lidale: Particolarmente si miuva a mettue in cattiva luce i movimenti mistici e religiosi, interpretati secondo la concczione della fede e oppio per il popolo>, come oscurantismo spirituale mantenuto a sco- , po di sfruttamento delle masse da parte dell'aristocrazia o della borghesia dominante. Proprio in questi giorni 5ono stati re~i pubblici i riesultati del concorso indetto tre anni or sono. La giuria non ha ritenuto nessuno dei lavori concorrenti, che erano quarant.lsei, meritevole del primo pre• mio, ma ha assegnato il secondo, e l'ha dichiarato degno d'essère adottato, prt\'i3. revisione, nelle se'uole, al Compendio di St()Yia dell'U.R.S.S. compilato dagli imegnanti df Seminario Storico dell'Istituto Pedagogico di '.\fosca, sotto la direzione del professore Scestakov. Inoltrc la CommiHione ha distribuito altri sei prcmi minori. La stampa $0victica ha pubblicato ampi resoconti del eone-orso, e particolareggiate recens.ioni dell'opera vincitriCe, che è da\'\'e4 ro tale da provocare un capovolgimento di tutti i valori nella storiografia finora ufficiale, segnando la decadenza della scuola che a\'eva_.dominato negli ultimi tempi, e delle teorie del prof<"ssor Pokrovski, suo cori(eo. Il principale motivo del nuovo man•1ale è una relativa, ma pur sempre notevole, rivalutazione del Cristianesimo ortodo~w, e perfino del monachismo, considerati come introduttori in Russia delfa prima cui• tura e della prima civiltà, e g:iudicati inoltre 3.nchc come elementi politici positivi, perché furono il cemento spirituale della unità della nazione. Un altro elemento originale consis1e nell'abolizione del termine finora corrente di e giogo tartaro >: anzi in questo campo neppure gli storici più nazionalisti dell'antico riegime erano andati così oltre, perché nessuno di loro giunse mai a considerare il periodo del dominio mongolico in Russia come una sotto• missione reciproca di tribù originariamenlC slave, o al massimo mis1e. La terza no- \'ità. è il riconoscimento dell'opera storica del primo grande unifkatore dello Stato russo, Ivan il Terribile, rappresentato fi. nor-a come il fondatore reazionario del feudalismo moscovita. ~{eno importante è il rilie\'O sempre maggiore dato alla figura di Pietro il Grande, eroe pe1 il quale hanno avuto un debole non solo un poeta romc Pusckin e i liberali occidentaleggianti dell'Ottocento, ma perfino Lenin, che una volta dichiarò di non essere altro che il continuatore della rivoluzione inizi:na dal grande Imperatore. '.\fa il punto più importante del Compendi() resta fone la metamorfosi nel senso nazionale del vecchio concetto marxista della lotta di classe, allargata a dissidio internazionale, fra compagini storiche conservatrici e progressistc, fra Stati costituiti eminentemente da lavoratori o da capitalisti. L'accoglienza della critica al libro diello Scestakov e dei suoi collaboratori è stata addirittura entusiastica, anche pl"rché siembra che ~talin ne abbia dato persona! mente le direttive ; e la P,auda ha conclu~o il suo panegirico affermando che e solo nella luce del passato può palcsani tutto lo splendore del nostro glorioso presente> R. P.
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