Omnibus - anno I - n. 31 - 30 ottobre 1937

MILITI Tolmezzo, ottobre. QUANDO i militi confinari .scendono a valle dopo le dure giorn:ne di neve e di roccia, trovano la casem1a accogliente, il fuoco acceso, gli amici. Respirano più liberamente l'aria di casa: è finita, per qualche $forno, la responsabilità della pattuglia, la fatica e il freddo. Allegri e cordiali, infilano il moschetto nella rastrelliera, depositano il sacco pc~antc e incominciano a raccontare. Si slega il loro silenzio montanaro e caparbio, e narrano avventure generose e movimentate. La grande nemica, quella contro cui si combatte tutti i giorni, naturalmente è la montagna; poi vengono gli uomini, i contrabbandieri, con le loro astuzie o con l'ultimo, disperato colpo di testa. Ma i militi confinari sono solidi e quadrati; non si sgomentano neppure quando i due loro naturali nemici sono alleati. Il pericolo delle slavine e quello delle fucilate viene affrontato con lo stesso spirito. « Ma bisogna che gli --occhi siano ~mp~e vigili e i nervi sempre tesi >, dice 11 caposquadra Giovanni Cason. E un giovanotto ben piantato, dalle larghe spalle e dai piedi spropositati negli scarponi. Ecco la sua storia. Da ragazzo, a Cortina d'Ampezzo, faceva il cameriere. Poi, cominciò a condurre i turisti su per la montagna. Veramente non era più pratico di chi gli si affidava; quelle, anche per lui, erano le prime escursioni. Si rimette- ~a, per andare avanti e per tornare in paese, al suo senso di orientamento. Non sbagliò mai. Dopo il servizio militare, vinse una gara di marcia alpina. Ormai era preso dalla montagna· con l'allenamenko che aveva fatto ~ Fcltre, con gli alpini, non si sentiva a suo agio che al disopra dei duemila mi"tri. Co'.'1.fÌece domanda per entrare nella Milizia Confinaria. Il caposquadra ride contento: « f: la \·ita che fa per me> dice tutto soddi~fatto. ' « I contrabbandieri si dividono in due categorie>, mi dice poi. « Prima vcng:ono. i contrabbandieri in grande stile, che cercano il colpo grosso e che ~oI:1mcrciano in valuta estera, in gio1ell1. e qualche volta, anche in stupefacenti. l:sano le automobili macchine di gran clas:.,c; si pres~ntano ai valichi con molta disinvoltura e non ricorrono mai alla v_ioknza. Quando si vedono perduti prendono arie da grnn signori offesi e-tacciono. Occorrono procr,.,i, avvocati, interrogatori dd tribunale per farli parlare e ritro- \"are le fila di tutta l'organizzazione, eh~ è sempre va<;tis(,ima. Poi, ci sono i contrabbandieri, diremo così, locali. Gente dei paesi di confine. molto spe)- so sen~a una nazionalità ben decisa, cd orgogliosa, grntc che considera il contrabbando come la prima attività del ("'ittadino. Sono, in gericrale, poco furbi, ricorrono ad astuzie ormai secolari; ma conoscono il pae,c come le loro 1<,- sche e poi, molto spesso, fanno i loro viaggi ben n.rmati e non si fanno pregare per In.sciare andare qualche colpo>. Pn.~'ìcggiamo fuori di Tolmezzo, nell'ampb \"allata. C'è intorno gran pace di montagne e di abetine, silenziose .)Otto la prima neve. t strano parlare di fucilate in mezzo a un pae,,tggio di alberi di Natale. Chissà come ri-;uonrri.lnno in questo silenzio. « F.. vede'.'1.sche bello '-pruzzctto can• dido fanno le JMllottolc quando colpi- ',("'Ono la neve fresca! « La neve è la nostra alleata. Vi si ~corgono le tracce; tutto, ogni più piccolo rumore. \"i ri~uona lontano, gli uomini si !icorgono alla perfezione : una fila di puntini neri. come formiche, che ,.j muO\"Cpiano piano in fondo a un vallone. E allora, giù di cor,a ~ugli sci, attenti a circond,1rli. a non lasciarne scappare ne~uno. :\li d sonv trovato due o tre \"Ohe anche io, a quelle azioni>. Rn.cconta le mc avventure con calma e con distacco, come se fossero capitate ad un altro. E parla più volentieri dei compagni ("'hc di ,e stesso. «-La prima volta che ho visto dei contrabbandieri è ,stato due anni fa. al confine svincro fra il Torrigia e il ~lontr Lirnidario. Eravamo in pattuglia ron gli sci, all'alhn. e marcia\·a-mo di hunn pa(,so H·rso la Val Vigczzo. Fu proprio un incontro cnsualc, quello, e ,orprc~e noi qu.rnto i contrabbandieri. Da quelle parti hanno un curioso ~i<;tema per tra~portarc lr nwrci oltre frontiera, senza pa1?are la dogan;.i. J por1.1tori, gio\'anoni robu,;ti dei p;tr,i itali,,ni e s\'i7.zcri, rcgaJarmf'nte muniti dd "tesserino di frontic.:ra ", ,·rn~ono rcclut.1ti di notte da quakhc P"l''-Olla~c:io mistcrio~o di cui molte n1lt•:'"nnn rie,rono n<..•ppure a \"C'derc il \·i~o. Prima rhc ~onp il ,olr si ritro- ,·,mo tutri ,ul luo!.":'Odcll'appuntamt.·ntn: là. mht,'rio,amcnte, c'è- 1:i ml'rC<· 1a! ,l,p<"tt;1. h1·11 confrzio11a1., in in• ... .s: • ~ ' , , . . .,.,~-~ • :ii f .. .- - !,>. .,; i, , . ,_~·~,... '"" ...... volti maneggevoli. Allora la comitiva si mette per strada. senza parlare, c:enza alcun rumore. Solo all'ultimo momento quello che ha ing;1~giato i portatori rivela il luogo di destinazione. Xaturalmcnte 1 per scendere a valle, (celgono il cammino più impervio, il co~tone più pauroso. Sperano che nec:- ~uno arrivi fin lassù. Impiegano delle lunghe ore per fa1·c pochi chilom<.>• tri. non ._i~cambiano un:i parola e non 1:;muovono un sa.1:;so.Davanti a tutti va lo " spallone ". con un carico di una qualche merce non so~~etta a.Ile tasse di dogana, ad esplorare la via. « Quel giorno, \·edcmmo proprio uno " spallone " che avanzava sicuro, di buon pa~so. Decidemmo di la'.'1.ciarlo pa'.'1.c:ar'-cCnza fermarlo e di rifarci c:ugli altri. Prec:to li VC'dc:--mmtuotti, curvi ~otto il carico, nella luce gri~ia dell'alba. Ci buttammo di carriera su loro e quelli si sb,mdarono cnmc uno ,tormo di pas'IC'ri. t; na dit'cina pre1:;e <t ~ran sn.lti la di~ccsa, con i miei compagni :i.Ile costole. Io, che allora ero milite semplice, rima'.'1.icol caposquadra per occuparmi di quei cinque che ,i erano fermati a rido~~o di una pn.- rrte e che ci guardavano da dietro un monticello di neve. Xon sn.pevo se an- ,_,, . dargli addosso o inginocchiarmi e cominciare a sparare per snidarli. Vidi il caposquadra che si sfilava il moschetto e li prendeva freddamente di mìra; ebbero paura e vennero fuori lentamente, uno dopo l'altro, comee;nandoci i loro carichi di saccarina. Anche gli altri. poi, furono arrestati, chi qua e chi là, per i paesi di confine>. ~fa la cosa importante è impadronirsi del capo di tutta l'organizzazione. di quello che fa tro\·arc la merce nella baita vicino al confine. t un personaggio molto misterioso e ben nasco- .sto; per a\'crne notizie bisogna colle• gaN-i con In.Guardia di Finanza e con i Car:lbinieri, svolgere indagini pa• 7icnti e lunghe presso tutti i commercianti di quella data merce che è stata fatta pa'.'1.sareclandestinamente. Dopo qualche mese dal tentativo dei portatori, l'operazione è rompiuta e tutti gli intereso;ati alla faccenda stanno al fresco. Chi fa la parte del leone, però. in queste ultime indagini sono le Guardie di Finanza, che in tutti i centri controllano il movimento delle persone e delle merci sospette. I militi confinari, invece, sono le truppe d'asPar,i propriooh• 11 R1:u•i1 11.011. rlt!N"rl mai l noi Tolontari dalla Spagna, Iu!P•t;, chi del ruai o•t an~ai-, Tolonu.rio'l salto di questa armata per la difesa dell'economia. nazionale. E delle trup- ~ d'assalto hanno l'arimo e la decisione. Ormai è quasi sera e le acque del But si fanno bianche e gelate. e Due anni fa, proprio a quest'ora>, dice il milite, « ho incontrato per la seconda volta dei contrabbandieri. Mi avevano trasferito sul confine iugoslavo, al Passo Bogatin. Facevamo, in cinque o sei uomini, delle pattuglie di parecchi giorni, girando, tornando sui nostri passi, ché il tratto da sorvegliare era ampio. Era quasi inverno, ma la prima neve non era ancora caduta. Finalmente ecco un'infonnazione buona: una ventina di pusone avrebbero tentato il passaggio con un carico di p'ellami e di caffè. Sapevamo che non potevano passare che per un certo sentiero asprissimo, e li li attendemmo. Faceva freddo e ci si poteva muovere poco, ché, da un momento all'altro, sarebbe potuta apparire la colonna dei portatori. Finalmente, al secondo gior~ no, eccoli. Marciavano lentamente su due coloMe, verso il Lago di Lamez. Intimammo l'alt dalle rocce sopra loro. Non si fermarono, non gettarono neppure il carico, si misero a correre su per il pendio di un colle cercando scampo. E noi dietro, di corsa. La seconda colonna, poi, non si scompose. Avevano tre fucili austriaci, residui di guerra, e si misero a sparare. Ci dovemmo fermare, gettati per terra sull'erba del pendio scosceso; quelli di sopra continuavano la sparatoria con i loro ta-pum. A Toni, sembrava di essere tornato ai temoi della guerra. Noi sparavamo con calma contro i sassi dietro ai quali ogni tanto spuntava la testa di qualcuno. Era come al tiro a volo, quando non si sa da quale cassetta uscirà il piccione. Toni, che era sdraiato vicino a me, ad un tratto saltò per aria come un gatto. Si tirò giù i pantaloni per guardarsi la ferita. Io lo presi per una gamba e lo ributtai a terra, ché lui era rimasto in piedi e imprecava. Intanto il sole tramontava dietro Monte Col e tingeva tutto di rosa. Con H sole radente davanti agli oc.chi i contrabbandieri non potevano più tirare : ci accorgemmo che se l'e• rano battuta. Quando arrivammo alla posizione che avevano tenuta, trovammo uno di loro ferito alla testa, che si l~entava. La più grande fatica fu nportare lui e Toni in caserma, su delle barelle improvvisate>. Ma questi casi di aperta ribellione sono piuttosto rari. Normalmente la vita dei militi confinari è divisa fra la rudezza della guardia in alta montagna e :1 traffico internazionale dei grandi valichi : devono saper inseguire i montanari resistenti e saper frugare con tutta gentilezza e senza. parere nei bagagli di un turista che si offen• derebbe se al suo ingresso in l.talia fos~e sottoposto a una vi.sit.:1doganale troppo minuziosa. « Bienvenus en flalie! Willkom,nen in ltalien! Welcome in ltaly! > ripetono i grandi cartelli ai valichi di frontiera. Benvenuto in lt~ilia; ma se nel doppiofondo della valigia o del baule non si nasconde qualche chilo di tabacco o qualche cosa di ancora più prezioso valore. Le mani abili e leggere del milite o del « finanziere>, abituate non solo alla corda e alla piccozza dell'alpinista, frugano dappertutto e il possessore del contrabbando entra in prigione, oltre che in Italia. ~(a questa, è vita da signori e il milite confinario non c'è troppo abituato. Queste cose le la'-tia volentieri alle Fiamme Gialle della Finanza; lui vuole l'aria aperta delle Alpi, gli ampi orizzonti. Il continuo sacrificio di cui è intessuta. la loro giornata non li spaventa: come i loro fratelli alpini, in una buona risata dimenticano tutte le fatiche. L'allegria non viene loro meno neppure quando, isolati nella casermetta. avan7ata, vedono sorgere e tramontare il sole sulla neve per dei mesi continui, un'alba dopo l'altra, e non hanno altra distrazione che guardare la fiamma di abete che danza, e di ripensare all'ultima, ardita scalata. MARCO CESARINI IL LABURISMO E LA GUERRA ABBIAMO riportato e commentato, nell'ultimo numero, larghi passi di un articolo di Kingsley !\fartin sul· la crisi che il laburismo inglese oggi attraversa. La tesi dello scrittore socialista si riauumcva in queste poche parole: che la debolezza e il fallimento del Governo na• zionale nel campo della politica estera hanno avuto il risultato di rafforzarlo all'io• terno. Di qui, corrispondcntcrncnte, la crisi del laburismo, dato che, se il Governo nazionale diventa forte, il laburismo evidentemente diventa debole. Nel frattempo si è svolta alla Camera dei ~t~:u:~t;:~~n~:;;:la~~sc~~:~e h:~~ ~i parlato il Maggiore Attlce e altri dirigenti laburisti, ha parlato alla fine il Primo 1-finistro Chamberlain. Il giorno antecedente, il delegato del Governo italiano aveva fatto in seno al Comitato dei nove la famosa dichiarazione, che a,•cva eliminato il pericolo di ur fallimento immediato della politica di non intervento e aveva rasserenato l'orinontc internazionale. Ed ecco che di fronte a questo fatto nuovo, il laburismo è apparso come smarrito. Esso aveva puntato tutte le sue poste sulla car• ta della guerra. La prospettiva di pace, che improvvisamente si .apriva, lo deludeva e sconvolgeva i suoi calcoli. Di fronte a un miglioramento della situazione, che ralle• grava tutti gli uomini di buona volontà, esso non ha saputo far altro che balbettare parole sconnesse di disappunto e di cruccio. e Non prestate fede alle dittature>, ha ammonito Anice. E a1tri laburisti, scoprendo ancora più grossolanamente il gioco: e Bisognava rompere con l'Italia quando il Governo fascista rifiutò di partecipare alla Conferenza. a tre>. E cioè bisognava profittare dell'occasione per far la guerra. Un partito simile, un partito che non sa quel che vuole, un partito che dice di amare la pace, ma vuole la guerra e la vuole ad ogni costo e subito, non può trovare gran credito presso l'elettorato inglese. Se un equivoco c'è non è da parte dell'elettorato, ma da parte del laburismo. L'elettore inglese non vuole la guerra; egli presume o intuisce che il laburismo la voglia; e abbandona il laburismo. Questo è di una chiarezza e di una logica che si potrebbero dire cartesiane, se non si fosse dall'altra parte della Manica. ~a Kingsley Martin, da buon laburista, non intende confessare che cosa ,·oglia e a che tenda il laburismo; ed è ridotto allo strano paradosso: che il Governo nai.ionale più riporta insuccessi e più si raffona. Tutto diveritercbbc chiaro se i laburisti avessero il coraggio di pro· cl.amare che vogliono la- guerra. ~{a essi la farebbero, e non lo direbbero. Direbbero di farla per amor di pace, come la democruia nel 1914. COMESI ADDOMESTICA.NO I RIVOLUZIOIIARI lii l!IOIIILTlll\llA LO STESSO Kingdty Martin ha dedicato qualche pa!Ona alla descrizione dei metodi che la buona $0Cietà. inglese e il partito conservatore seguono per ammansire i più scapigliati laburisti. e La tecnica >, così egli scrive, e di addomesticare e sedurre i dirigenti Labor e di indurli ad abbandonare l'estrtmismo agisce in maniera soddisfacente cosi nel campo politico come in quello industriale, In alcuni paesi sì usa ridurre al silenzio i dirigenti del movimento openio confinandoli in campi di concentramento; in altri subornandoli o mediante corruzione; in Inghilterra invitandoli a pranzo. ~lr J. H. Thomas è l'esempio classico del mutamento ehc possono operare in un uomo una cra\'atta bianca e una marsina. E uomini che rifiuterebbero con indignazione l'offerta di " affari ", uomini la cui integrità è fuori di ogni dubbio, possono es.sere comprati con la gentilezza. e Come questo procedimento agisca si può vedere nella autobiografia, apparsa due an• ni fa, di Davìd Kirkwood, il fiero e indi• pendente meccanico scouc.se, che. venne per la prima volta alla ribalta durante la gucr• ra, come cameriere di bottega a Glascow. Egli lottò contro le autorità, fu licenziato, rifiutò ~i fart qualsiasi promessa di buona com.. ,ta e fu considerato come un futuro rivolui1onario, Allora Mr Churchill ebbe l'idea di reintegrarlo in servizio prcs"• so Bcardmorc senza condizioni ; cd egli si compiacque tanto della vittoria che, da quel momento fino alla fine della guerra, si adoperò indefessamente presso tutti i suoi compagni perché producessero quante più munizioni pot.,essero. Dopo di che, fu eletto alla Camera dei Comuni, insieme con altri, dalla Clyde, e vennero a Londra tutti risoluti a rivoluzionare il sistema sociale. e Kirkwood già era informato della po• tenia di seduzione dcli' " abbraccio aristocratico", e fin dal principio si sentiva in ob• bligo di dimostrare che una testa forte, come la sua, non si sarebbe lasciata ammansire. Cominriò col chiamare Baldwin " Uriah Heep" (il 1ris:o peT$0naggio di David Cop• /)'1/iela); ma fu costretto a vergognarsi di se stesso quando Raldwin gli doma.ridò, con estrema gentilezza, se fosse come realmente sembrava a lui. Egli urlò tutti gli epiteti che il Parlamento tollera (e, probabilmen1e, anche di quelli che non tollera) contro Neville Chamberlain; dopo di ciò, andò da lui e gli diMC che era dolente di a,•er detto qualche cosa che avesse potuto offenderlo. Allora David annunriò che avrebbe atU,C• c-ato aspramente Llo)·d Ceorge; ma questi subito gli scrisse una lettera apQlogctica, dicendogli che era dolente di non poter venire alla Camera dei Comuni il giorno del suo discorso! Kirkwood, il quale fino allora aveva saputo che a un colpo si ri• sponde con un altro colpo, fu piegato da tanta cortesia. E, alla fine, scrisse una autobiografia, con una bella introduzione del suo vecchio amioo, M)- Churchill e un'altra di George Lansbury (per dimostrare che egli era ancora un socialista e un "-uo• mo. Labor" al cento per cento), e con un capitolo conclusivo, in cui pose in rilie\"O che oggi ci sono assai più cose buone per i poveri di quante ce ne fossero quando egli era ragauo, e descrisse con vero orgoglio una lunga conversazione che aveva 3\"uto presso Lady Astor con Edoardo, allora Principe di Galles. e Un vecchio detto insegna che la Camera dei Comuni è ì1 miglìorc club d'Inghilterra. Ed è così, nel senso che c~sa è un miscuglio stupefacentemente buono di tipi di gente diversissimi. BenintCM>il succt~~ df:'l Parlamento dipende dal rispetto delle rrgolc del giuoco, da un certo superficiale dare e prendere, clalla cortesia in privalo, checché si possa dire in pubblico. Se \"Oi avete dato a un uomo, nella Camera, dell'agitatore e del sedizioso, o se egli vi ha chiamalo sanguisuga o ha detto che ingras.sate alle spalle dei poveri, dovete, subito dopo, bere qualcosa con lui altrimenti potreste cominciare a prendere sul ~crio quel che avete detto. Questi contatti personali sono la \alvcz-za del P3rtito Tor1 e sono il pcg• giorc nemico del socialis~o- Ogni momen• to arriva qualcuno difficile ad addomesticare. Per esempio: il nostro Jimmy ~fax• ton, l'oratore rivoluzionario, stava in guardia contro ogni lusinga del solito tipo convcnrionale auai meglio di Da,,id Kirkwood cd era risoluto a mant nere la sua purità politica. Egli si fece una regola d~ rifiutare gli inviti a pranzo da parte d1 gente ricca. ).fa la Camera dei Comuni ~a trovato un'altra via per trattare con lui: essa ne ha fatto un ,uo favorito, un tipo: lo ha chiamato il pirata dai capelli corvini, il suo " Capitan Hook ", che aembrava l'uomo più feroce di questa terra, ma era, come tutti sanno, il più amabile dei camerati. Lo si addita,•a agli stranieri, ci si faceva un punto d'onore di apprezzare la "sincerità" di ).faxton e il suo "idealismo·•. Ci.a.se.uno stava a senti.Te Maxton, lo applaudi\'a e subito dopo dimenticava tutto q<.1c-lloche egli a'"eva detto: modo, codesto, di distruggere l'influenza di un uomo assai più efficace che quello di rompc-rgli la testa >- Fin qui Kingsley .Martin. :-:oi vorremmo solo aggiungere che questo partito, i cui dirigenti si lasciano adescare da un invito a pranzo o da un complimento, avrebbe già scatenato, a quest'ora, se fosse nato in suo potere, una guerra mondiale. E, presto o tardi, governerà di nuovo l'Impero britannico. BREVESTORIADELLEISOLEBALEARI .....T ESSUN gruppo di isole nel Mediter- ...... raneo - ha scritto recentemente Sir Arnold Wilson - è passato tante volte da un padrorie ad un altro, come- le Baleari. Evidentemente, questa non è una ragione per cui debbano mutare ancora una volta padrone. Nell'antichità Cartagine e Roma, più t .. di i Visigoti e i :\fori furono successivamente padroni delle Baleari. Jaimc I se ne impadronl nel , 229: e così esse ternarono alla Spagna cristian3, né più cambiarono padrone fino alla guerra di successione, nel secolo XVIII, quando l'una delle due parti si prese la maggiore delle due isole, Majorca - in spagnolo Mallorca - e l'altra la minore, Minorca. Quest'ultima, come è noto, ha un'importanza strategica enorme, perché il suo porto - Porto ~ahon - costituisce un rifugio sicurissimo per una flotta anche grandissima E, infatti, l'Inghilterra se ne impadronl nel ;J 0 !ac:i!::a t~~~: fiF::n:la. 1 ~:i• ;teancd;u·t~= ~ l'Inghilterra ne fu indignata; la city di Londra si uni alle contee e ai vcsC0\"i nel domandare vendetta>, proprio vendetta: v,n,,anu. Qualche anno dopo, nel r 763, l'Inghilterra e si vendicò> e cioè riprese ~1inorca; poi la perdette nel , 782, quando la riebbe la Spagna ; la riprese ancora nel 1 798 e la cedette di nuovo nel 1803. Ora, dopo più di un secolo, le Baleari so• no ancora una volta divise: ~1a\lorca e lvii.a sono nelle mani di Franco e ~1inorca è rossa. Si è detto e si è ripetuto che le Baleari controllano alcune delle più importanti Ji. I n('C mediterranee. E questo è vero. :\-ia con ciò non si indica tutta l'importanza strate• gica e politica di quel gruppo di isole. Il problema è più \"asto. e Il fatto è>, dice Sir Arnold Wilson, e che il Meditcr• raneo è così piccolo e il margine di sicurctza delle Grandi Pottnze così t'siguo, che un mu1ò'.ftnento di sovranità su queste isole avrebbe i~portanti conseguenze-. Quando noi inglesi facemmo di Cipro una nostra colonia alterammo l'equilibrio a nostro favore. Cli italiani fect'ro altrettanto, quando si impadronirono del Dodccann..-so. Ma in nessuno dei due casi gli intert'ssi francesi furono minacciati. La Francia, alla sua volta, spostò la bilancia a suo fa,orc quando fece di Bisert.i una b:ue navale di primo ordine, ,iolando, se la memoria non mi in• ganna, un solenne trattato. Nelle mani di chiunque, tranne che in quelle della Spa• gna, le Baleari ~arebbcro una minaccia per la Francia, per l'Italia o per noi>. Crediamo di in1cndere il pcn~iero di Sir f Arnold Wihon come segue: che le Baleari, \ se cadessero nellt' mani di una delle tre !~aan~!in:i:tan;cr :p:~rei~:i~~~Ìa ~t~!:;,~ l tra ipotesi, che l'eminente parlam~nt.are in• gle5e omette: se le Baleari cadessero sotto il dominio dir~tto o indiretto dei Sovieti? Allora sarebbero una minaccia per tutte e tre le grandi Pot~nze mediterranee. In ogni caso, risponde all'in1cresse di tutti che ie Baltari restino alla Spa_gna. Su questo, ii è d·accordo. Il dillt'ns0 comincia quando si vuole stabilire che cosa ,ìa la Spagna. Per noi, Valcncia è in Russia. 0\INIBUS Il ~ · I Al!l!O I, N, 31. 30 OTTOBRE1937,XVJ I OMNIBUS I 'SETTIMANALEDI ATTUALITA POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO 1N 12-lG PAGINE l\i, ABBOIIAMENTI lii Italia e Oolo11lea1nnoL, 4'2,aemettr9L, 22 Il E1te?OI t.DIIOL. 70, Hmeatrti L. 36 OGNI NOltERO 01111 LIRA I'\ 11: Manucrittt, dil~gnl e fotogrt.6e, 111ch H 11011 pubbllcall, non li 1Ntltui1C<1110, D1nsloae: Roma • Via del Sudarlo, 28 TelefonoN. Ml.6Sf> A.m.mlnlatrulont: Milano- Piana Carlo Erba, 6 TeMono N, 24,808 Soc. .lnoa. Ed.ltrlet "OMNIBUS". J11i1ane I I Il

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