r LE DONNE abbandonate, nel vendicarsi, non mostrano generalmente molta fantasia. Le più uccidono o si uccidono. Alcune vanno in chiesa il giorno delle nozze dell'infedele e fanno uno scandalo abbracciandolo o facendolo abbracciare dal figlio dell'amore. Ma da qualche tempo, specialmente le abbandonate dai grandi uomini, si Son messe a scrivere dei libri; libri atroci i quali, appunto perché cosl atroci, non raggiungono lo scopo, rivelandosi frutto di uno stato d'animo di esasperato rancore, e privi quindi di quel minimo d'obbiettività, senza di che anche le memorie romanzate perdono ogni sapore. May Reeves, la famosa, la misteriosa, l'angelica May Recvcs, il cui nome fu legato per più di un anno, nelle cronache europee e americane, a quello di Charlot, è stata più furba: ha scritto, o meglio ha dettato la storia del suo amore con Chaplin, tenendola non sulla nota del rancore, ma su quella del rimpianto: intenerendosi e intenerendoci, dicendo di Charlot rutto il bene possibile, in maniera che anche il male avesse l'apparenza della verità. Così che, quando noi chiudiamo il libro, seri dubbi si sono insinuati nel nostro animo circa l'innocenta e la purezza dei sentimenti di Charlot. Poi ci consoliamo pensando che tutti i veri poeti, che tutte le fantasie eccezionali, e i geni, se è consentito parlare di genio per Charlot, sono un ammasso di contraddizioni. :via i dubbi restano e anche un senso di ostilità per tanto e cosl feroce egoismo. Insomma il colpo di ~lay Reeves è riuscito. Questa splendida ragazza austriaca si esibiva in un numero di danze acrobatiche, quando conobbe Charlot al Casino di Cannes. In quel momento era a riposo perché il suo partnraire stava compiendo una breve tournle con una nipote di Greta Garbo. Fu Sidney Chaplin a presentare :vtay al fratello, che se ne invaghì sull'istante. Tenerissimi, quasi estatici sono i ricordi di quella prima sera. Charlot invitb la fanciulla nel suo appartamento e, prima ancora di dirle delle cose gentili, mise un disco sul grammofono: O Donna Clara ... • e cominciò a danzare da solo, una di quelle inebriate ·anze charlottianc, una danza come potrebbe farla, in sogno, un poeta muto che \'Olcsse dichiararsi alla bella: e Egli volteggia intorno alle tavole•, è May che raccon , , e intorno a se stesso. Si dondola, si culla e imita con le braccia e le mani la morbida acrobazia di una Pavlova. Con un'aria sublime e piena di trasporto coglie un crisantemo e fa una piroetta nell'aria come una farfalla. In questo momento, il viso di Chaplin ha un'espressione strana, quasi immateriale. E 10 ho un po' paura di questa dichiarazione muta e ritmata Poi una rumba, anche questa da solo, poi un ta,igo tempia contro tempia con la ragazza e poi m giro per Cannes nella sera innamorata, sussurrando all'orecchio della poveretta dichiarazioni di un ardore e di una dolcezza orientali. Per farla ride1e le rac• conta srorie comicissime e paradossali e quando si accorge che la ragazza ha dei denra magnifici, glie ne racconta ancora per vederli bene. Ci sono dei g1ortu, in questa prima fase del loro amore, m cui la tenerezza di Charlot ha degli aspetti quasi grotteschi. l,;n:\ mattina :Vlay era ancora a letto, quand'ecco entrare Charlot con un paio di mutandine di lei. Che \-UOi fare, Charlie? '"· Vogho lavarle, come si la\'a la biancheria dei bebé •. E detto fatto egli !i'installa davant~ al lavabo, passa il sapone sulle mutandine, poi le sprizza con un sorriso beato. Poi, quando ha finito, >tende Ltl\a cordicella sul bakot)e e vi appt"nde le mutandine. La ragazza ha le ·acrime agli occhi per il troppo ridere e per la commozione. In quei pnml giorni Charlt>t, come sempre quando prende una cotta, decise di fare un film che avesse l'amata del momento come protagonista femminile. Scrisse il soggetto - un soggetto zingaresco adatto al tip:> di bellezza della Recves - febbrilmente, in .una settimana. E poi un'infinità d'altri progetti. \'iaJtsc1, nidi d'amore do\'unquc, sul Mediterraneo, nelle isole del Pacifico, sui laghi alpini. Tutti i giornali del mondo pubblicavano le fotografie dei due colombi e ~ià il personale dell.t ditta di '(;harlot, a IJoll)"-"OOd, s1 apprestava alla nuo\·a fatica. ~fa di lì a poco il suo sterminato egoi- ,mo, la sua immagmazione senza limiti , ,;tmi cinquant'anni cominciarono a ~10- ' H OTTOBRE1911-XV " ~ o• N I a·u s PAGINA 9 cargli il solito tiro; c~li di\'entb geloso. A leggere le rìn:lazioni di :\lay Reeves si stenta a credere che un uomo possa giungere ad eccessi così irragionevoli e crudeli. Le continue inchieste, gl'interrogatori incalzanti e spesso gl'insulti diventarono il pane quotidiano del loro amore. Nel bel mezzo di una scenata, quando la ragazza sopraffatta e tramortita non aveva più la forza di rispondere, egli sì buttava sul letto e singhiozza\'a a lungo, come un bambino. Queste crisi di pianto lo assalivano anche per 13 strada, dopo aver invano cercato di strappare alla ragazza una confessione impossibile. e A che pensi? dimmi, dimmelo che pensi all'altro! lo finirb per saperlo a che pensi•, e il suo viso pallido e scon\'olto si riempiva d'odio e di follia. Charlie, Charlie ... • lo chiamava con voce suppliche.- ...le ~1lay, ma Charlot si allontana\'a e nppoggiandosì alla balaustrata del lungomare scoppiava in singhiozzi. Con progressione geometrica gli accessi di gelosia aumentarono d'intensità e di teatralità. L'uomo geloso e l'attore innamorato del melodramma, si davano la mano. E una volta il pungolo della gelosia spronb a tal punto la sua immaginazione e la sua istrioneria che c'è da meravigliarsi che egli non abbia usato la scena, o per lo meno il gag finale, in un suo film. Essi dovevano partire il mattino seguente da Juan-les-pins per recar-Si a Brissac dove li aveva invitati, nel suo storico castello, il Duca di Brissac. Charlot dette a May un'ora di tempo per fare i bagagli. La ragazza ci mise un'ora e mezza. Quando raggiunse Charlot nella sala da pranzo dell'albergo egli era già in preda a una crisi spaventosa. Parlava forte e gesticolava e si dimenava, mvestendo la disgraziata in maniera cosl msolcntc che alcune signore disgustate si alzarono e se ne andarono. E la mattina dopo, peggio. Essi fecero 11via~gìo nell'automobile del Duca che sedeva accanto :ill'autista. Dietro erano seduti i due amanti. Incurante della presenza dell'ospite, Charlot ricomincib l'interrogatorio: Dov'eri ieri, durante quella mezz'ora? Dimmelo una volta per sempre e non ne parleremo più ... Confessa, confessa e ti pcrdonerb •. '.'Vlay non ne può più: Se non mi lasci tranquilla, mi butto dall'automobile•, e tutt'e due scoppiano a piangere. Come Dio vuole l'automobile arriva al castello, un castello immenso e fantastico, celebre per aver ospitato, fra gli altri, mndame Ou Barry; cd è nella camera dove la Ou Barry amb per l'ultima volta un Brissac, prima di salire sul patibolo, che la po"era May dovrà donnirc. Corridoi senza fine, armature, scenografia spettrale della luna, tutto contribuisce ad accrescere il tcrro~ della donna. Dopo cena, i due amanti salgono nella camera di lei e improvvisamente il demone lo riprende: • Confessa, confessa, giura!•. Essa giura. Ma l'atmosfera ispira l'attore. Egli butta a terra la ragazza, la scuote, le torce le braccia, poi spegne la luce: Tu mentii Giurami sulla testa di tua madre che dici la verità. Non vedi laggiù, 111 quell'angolo, il viso pallido di tua madre morta?•· Basta, tu mi fai impazzire, lasciami • Bugiarda, bugiarda, ru hai ucciso tua madre, e fra poco essa ti apparirà , e afferrato un candelabro spento, a tentoni scompare nel corridoio. Folle di terrore e di angoscia la ragazza lo insegue, lo perde di vista e, Dio sa come, riesce alla fine a trovare la sua stanza, gli aff1..rra la mano, lo supplica: • Puniscimi, inventa tutto ciò che vuoi, ma non lasciarmi sola stanotte•; egli la respinge: Ruoma nella tua camera!•. Ma la poveretL'l si stringe di nuo\'O a lui: Tu mi ha, fatto conoscere cos'è la paura. ~fai, mai ritornerb nella mia camera•· ~o. tu dovrai domlire nel letto della Du Barry che è morta decapitata•. • lo farb uno scandalo, se m1 mandi via ; la paura dello scandalo lo calma. Eglt le permette alfine d1 dormire con lui. Yla perché sia ben chiara la situazione, stacca da una panoplia una grossa spada arrugginita e la butta 111 mezzo al letto come un confine d'odio tra il suo posto e quello della donna. Poi sorride beato: l'uomo e l'attore sono soddisfatti. Alcuni giorni dopo Charlot e ;\,lay visitano la :vlalmaison, dove =--: apoi eone fu cosi felice con Giuseppina. La fase acuta dell'aè:ccsso è ormai passata, n' 1 ancora si sente il brontolio d1 qualche tuono, in lontananza, e infott1 a un certo punto egli sosp1ra: Ecco un altro 'tt.:nio che <: stato tradito dalla sua Giuseppina ; ma subito dopo scori;tendo ddle lacrime negli occhi della fanciulla • ma anch'egli ha spesso perdonato•·, e la bacia. E. ~lay commenta: lo dt'bbo a Bonaparte la no'itra ricohcil1azione GRETA GARBO l.EL CORTILE DELLA !d.ETKO OOLDWYN C"no dei moti\'i dominano delle memorie di ~lay Ree\"es e l'avarizia di Charlot, che è uno dei mott\'i classici, del resto, di tutti i libri che riguardano la vita di quel curioso grand·uomo. L'n giorno essi entrano m un ~rande magazzmo d'Algeri pieno di \·asi arabi, di tappeti e di belle cose d'ogni specie. Charlot tocca turto, ammira tutto. Fa mettere da parte qualche oggetto. Poi la vista di tutta quella roba lo spa\'enta. Afferra per un braccio la ragazza e scappa via dicendo al negoziante: R1passerb più tardt e vedrete quante cose comprerò . In un altro negozio, una gioielleria, egli sta per comperare una catena araba. Chiede il prezzo: 1000 franchi. ~hlle franchi? oh, è al di sopra dei miei mezzi•· A quell'epoca la rendita di Charlot era stimata a non meno di due mahom al mc<i:e. l,;na volta egli fece una scenata d'inferno al fedele Kono. il S"ervo giapponese, che mal~rado i 1.uoi ordmi a\·e,\·a dato più del dicci per cento d1 mancia alla serntù dell'albergo. Cn g1Jrno rientrando egli porge a ;\lay un pacchetto. Il \olto della ragazza s'illumma d1 ~!Ola. r~ la prima \'Olta che culi le fa un regalo. Essa l'apre· è un ferro elettnco per I capelli, Charlot odia i parrucchieri francesi; li trm·a trnppo cari. lin altro giorno passegf!;iando attraverso i quartieri popolari di :,..:izza passano da\'anti a un magazzino di confezioni do\'e sono esposte delle vestaglie di cotonma rozza. Prezzo, \'enti franchi. Charlot, che trova sempre esagerate le somme che le donne spendono per \·estirsi, si ferma estasiato: s Guarda, :\by, ecco un abito per te. Sé vuoi te lo compro subito. Sei così bella che anche un sacco t1 starebbe bene E un giorno finalmente egli si decide a regalarle un braccialetto di brillanti. Ma ;\,lay fa subito questa malinconica considerazione: • Invece di es-.ere un simbolo di unione, il gioiello divenne presto un ~imbolo d1 discordia. Ogni vòlta che liti~a\·amo egli si lancia\"a sul braccialetto, me lo strappava dal braccio gridando: ''Tu non lo menti"•. Cna sera. durante una festa, nel discendere da un tapù rnulant mstallato m ~m salone dell'albergo. :\lay cadde in malo modo e il braccialetto st ruppe e andb a finire sotto un tavolo. Mentre tutti si precipitavano \'crso la ragazza si nde Charlot correre \'erso il ta\'olo e ficcarvisi sotto per ricuperare l'o~i;tetto. La fine d1 <1ucsto amore. se pro\·ata, sarebbe un capitolo a,;sa1 nero nella h1ografia di Charlot. Sin dai primi a:1orni del loro incontro egli le aveva chiesto un bambino, e fin qui nulla di male: è una delle prime aspirazioni dei grandi innamorati. Ma le richieste a un certo punto d1\'entarono brutali: • Tu non vuoi darmi un bambino perché hai paura di sciupare questo tuo corpo maledetto, piccola stupida vanitosa •· E finalmente una sera in cui egli sembrava più tenero del solito. essa gli annuncib che il bambino sarebbe venuto. Lì per lì egli se ne mostrò felice. :\fa poi cominciò a dire che i tempi erano dun, e la crisi, e i titoli in ribasso, e che già due figli per lui erano troppi, finché un bel giorno le fece capire chiaramente che di bambini non ne desidera\'a. e Ma se tei stato tu a volerlo . e Bugiarda. bugiarda!•· Figuratevi la ragazza! Per salvare il nascituro dovette fingere d'essersi ingannata e che era stato un falso allarme. Di Il a poco Charlot parti\·a per ti Giappone con grandi promesse d'amore e ,\1ay, ridotta un cencio, <sene andb a Parigi dove di lì p. poco abortì. ~e informò subito l'amante, ma questi non si fece più \'i\·o. Soltanto un mese dopo alla clinico arrivò un vaglia striminzito per le spese. E cosl finì 11romanzo fro ),fay Reeves e Charles Spencer Chaplin, A. D. TE IL FlLM Regi,ra della Scnln dura circa un'ora e tre quarti. Noi l'abbiamo veduto due volte di seguito. Cakolando, in aggiunta allo spettacolo, il film Luce, gli avvisi pubblicitari e gli intervalli, possiamo assicurare d'essere rimasti almeno quattro ore seduti nella gron sala piena di fumo, al buio, gli occhi mw dolenziti e fissi sullo schermo. Eppure. Regina della Scaln non ci sembrava proprio un bel film. Al contrario, raramente ricordiamo d'aver veduto qualcosa di così povero e noioso. L'unica spiegazione che oggi po&Sillmo dare al nostro sacrificio è questa; che le cose brutte e sciocche hanno spesso qualcosa che atlrae forse quanto le cose belk e intelligenti. Un'opera mediocre, mentre sembra di capirla a prima vista, nasconde qualche volta aspetti misteriosi, incomprensibili. E siccome le cose brutte e insignificanti hanno spesso successo, ancor più misterioso diventa spiegarne la natura. Di fronte a un'opera riuscita, vìcn fatto di riferirci a chi l'ha creata, considerarla come qualche cosa direttamente nata dalla fantasia e dalla \'Olontà dell'autore. ;\la che dire di un'opera infelice, mal pensuta, scorretta? Si pub davvero incolpare un sol uomo ' d'aver voluto far male cib che si potc\'a far meglio? Purtroppo il far male dipende dall'abbandonarsi senza volontà a un costume corrente: alle abitudini, gusti, manchevolezze, vizi, aspirazioni che non sono certo di un sol uomo, ma di un ambiente molto vasto. Scrivere un brutto libro, spesso vuol dire aver rivelato un gusto e una moralità comuni a una particolare società. L0 opera mediocre e volgare rispecchia, di questa società, il volto abituale, il linguaggio d'uso, gli atteggiamenti consueti e superficiali. Il giudizio q\Jmdi non pub farsi sull'opera stessa, ma sulla società che l'accetta e quindi ne incoraggia altre consimili. Per far un esempio, il giudizio su Madame Bovary e / Promessi Sposi, non pub essere che un giudizio su Flaubert e su Manzoni. li giudizio im·ece sulle pochade.s francesi, non pub riferirsi che alla società numerosa che applaude chi le scrive, Di Regina della Scala, protagonista è un giovane maestro di musica. Ci vorrebbe un volume per descrivere le acrobazie che si son fatte per innestare nel film episodi e personaggi che lo arricchissero: a un certo punto compare sulla scena perfino Mascagni, che dirige il Nero,it; fotografato proprio durante l'esecuzione alla Scala. La vicenda narra i dubbi e gli amori del giovane musicista, che ha un'opera appena iniziata nel cassetto, e non se In sente di portarla in fondo. Non sappiamo più quante donne sono innamorate di lui. ballerine, cantanti e canz.oncttistc; ma il giovane appare sempre triste e irresoluto. Finché vien qualcuno a incora~giarlo, narrandogli che altri ebbe nella vita difficoltà e ost'acoli, ma cib nonostante riuscì a superarle. Insomma: chi la dura la vince. Gli episodi di questa educativa narrazione son tolti proprio dalla storia del teatro milanese, dove si finge che il giovane sia impiegato. S'incomjncia da Piem1arin1, costruttore del teatro, e si !imsce con Verdi. che a quel teatro dette le glorie maggiori. E naturalmente, siccome la storia di Verdi coincide con quella del nostro Risorgimento, lo spettatore ha modo di assistere a un celebre carnevale alla Scala, che finisce in un:\ grande dimostrazione patriottica, e insieme può vedere, ma. solo per un momento e di spalle, Verdi sedl o a.I caffè, Udrà il governatore di Milan, dire un mucchio di sciocchezze; i cittadini cantare il coro dei- lombardi e andare alle barricate a sparar fucilate. È difficile capire come un certo numero di persone si sia trovato d'accordo sulla scelta di questa trama, dì questi esecutori. di questi interpreti. Non era la tale o tal nitra persona che a\'evn appronto l'idea del film, ma il pubblico intero, a cui il film volcvn ri\"olgersi e che o~gi lo approva, pagando il biglietto d'mgresso per nderlo. Questo pubblico purtroppo e-.iste ed è numeroso. f:: un pubblico 111dolcnte e superficiale, che si lascia solleticare da certa mcssmscena appariscente, che si commuo\'e a una rettorica ambigua, e confonde troppo facilmente cib che è ,acro e cib che è profano. f:: proprio quel pubblico che si fa una cultura nei giornali d'en1~- m1stica, legu;e i libri polizieschi che si \'endono sui carrcttmì, av\'olti nel çcllofon, fa collezione di figurine. Folla mvadente, innumerevole, piena di vanità e di pregiudizi. Se si pensa che purtropr~o da quel pubblico vengono molti degli industriali, dei registi, degli attori, che tentano per una \·olta l 'afTare • del cinema, !si comprende come ci sin poco da aspettare, quando sono annunziate opere di quc!ìto ~enere. MAnro PANNUNZIO
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