Omnibus - anno I - n. 30 - 23 ottobre 1937

IL SOFM DELLE MUSE OUALCilNO IINO TERRA è di quegli autori cui preme sempre documentare, più che l'animo dct propri personaggi, la cla,.sc cui appartcn!i,!:ono, e il tempo nel quale essi vh·ono. Molti nei suoi racc.:ont1 sono i riferimenti esterni; anzi la cura nel registrarli C costante. Del personaggio si coglie spesso il pittoresco: non si dà la storia dell'anima. Qualt:1111ct' si dit·erte, edito da Ceschina, conucnc sette racconti, quasi turt1 aventi a protagonista j:tente minuta, di una Roma popolare ·fra la Rotonda e i Castelli. Terra ardisce anche la battuta romanesca; J,!ran tcnuui,·o in una letteratura come la nostra do,·c la lmi,:-un non pennette, naturalmc-ntc, certo indulgere al pitto,csco. :\la se tenta il racconto d'una moderna Roma plebea, CJ,t:li resta tutt'altro che scrittore popolare. Tiene a bada le sue figure, facendo recitare loro, di proposito, una commedia alla buona. che si sa essere una finzione. Quale scopo abbia tale finzione non lo chiediamo all'autore: se lo chiedessimo, dovremmo interpretare con rigore la scritta messa a modo d1 prefazione all'apertura del frontespizio: Qualcuno si di\'crte e l'uomo ne sopporta. :\la ci sarà il costrutto? Comunque o,i;::11s1tretta porta sempre, o di riffi o di raffi. la sua soluz1one. Ci si arrangia insomma ,, f:: come un pr0\'CTbio popolare stilizzato da mano letteraria. Popolari sono il • di riffi o di raffi e il ci si arran~ia insomma•; ma niente di più. Il senso della iscrizione potremmo trovarlo in (1uell' arrani;tiarsi ; ma forse vuole C!,Scre più distesamente nella no- , dia che intitola e chiude 11volume. l.'na madre, mòrtalc la crcaturn, prende una trovatella: una creaturina misera; e quando arriva ad affezionarlesi. le muore. C'è poco da forc: si \'a a\'anti lo stesso. Certo la novella, come in nes~una delle altre, non vuole contener1.: una massima; v'è al più una modesta pietà ve~o la J(:ente di questo mondo, e ufla fiducia riposta in quàkosa che non ~ cerio provvidenza. L'arranJdai;-si pare C.'lcluderla. :\la Dino Terra è '!.oprntrutto un letterato. La sua prosa ha, senza dubbio, oni;c:mi letterarie, anche se ancora onde.u;~ia fra un periodare classicheggiante e insieme bonario, e u'\ dire, ogni tanto, le cose a scatto, come in molti scrittori europei d'o~gi. Qua e là, vie'lc in mente Bac• chclli; per certa calma nel racconto ottenuta con i;::liaccon,:imenti ddla sintassi. .\la c'è in Terra un certo j(Usto per 1I racconto semplice, con modi ,·eramente del secolo scorso. Spesso il racconto vuole riferirsi cl1n:,ltamente al lettore: riappaiono 1 modesti intcrrogati\'i: Lo credereste? ,, Lo a\'ete già imma~inato? Eppure, l'immaginazione di Terra segue altre vie. Sempre, come nel racconto Attorno alla vecchia•• la J;e:randc cura che ei;::li pone nel dipingerci un penoag'{iO, finisce col renderlo evidente soltanto come tipo strambo e d'eccezione. l:n racconto, poi, è la fa\'ola di un innamorato deluso che impazzisce e s'imma- ~ma di es.sere la donna amata. Un altro è la storia bizzarra di un marito ingannato solennemente dalla moglie: caso da Palazzeschi; Il Toscano•• forse il migliore del volume, è un quadreuo d, genere; La trappola ,, vuole essere la storia drammatica d1 un delitto perfetto. t,;n mercante, che traversa in automobile la campagna romana, è fcm1ato da bric;:ant1. Lo bendano per frugarlo; parlano in falsetto per non dare indizi: ma on nulla basrn per cambiare la commedia dei bra\'i bri- ~anti in tragedia. Terra tuttavia non si contenta dei fatti; o almeno non vuol contentarsene; mentre in fondo è li che ha la mano semplice e sicura. Doncmmo riportare tutte le pagine che aprono Attorno alla vecchia• per vedere a che punto arri\'i, allo scopo di allontanare da sé il sospt<tto di autore alla buona e Jineare. Si pensa addirittura ad art11)tiche paiono fantasticare, ogni momento, la creazione o la fine del mondo. La preghiera del "edovo •, la storia di quel po\'ero marito che si diceva, comincia decisamente: • Il .sole, portata la luce oltre le rughe delle montagne, diede il giorno alle contrade e penetrò nelle case Viene in mente la Bibbia; cui guardano tanti scrittori oggi, ma per deri\·arne effetti dccorati\'i. La storia del delitto termina, poi, 111 una mamera del tutto letteraria. Cli assassini restano atterriti: Camuffatisi bruttamente da divinità 3\'evano osato rompere la vita, ora bisognava nascondersi per non scontare tale sopraffazione, ed erano già con• dannati a seguire il loro negro gioco a. Che è come dire: quando ci si mcttC sulla strada della violenza, è difficile che si possa lasciarla; chi di spada ferisce, di spada perisce. Il racconto, iniziatosi cromsucamente: -1 La sera del quattro luglio ... ,, ha una conclusione lontana dalla nudità della cronaca. La storia dei racconti di Dino Terra è tutta lì: in quel suo andare dall:i. prosa piatta della cronaca all'altra aulica che pare rievochi altissimi avvenimenti. E: il caso di ogni autore italiano che si mette a <,crivere racconti popolari e pittoreschi. Più le cose narrate sono comuni, più la lingua si fa aulica. La virnc1tà dei nostri racconti popolari? Tutta sacrificata. ~on c1 .,ono che i cronisti, da 001, i quali, ri• nuncìando agli allettamenti della fantasia, ,anno mantenersi modesh e poveri. .\RRIGO 13E:'>EDETTI PITTORA OOLONIALE DELLE VEOOHJE INGLESI I O ~ i.i.\LCIIE A:'>:'>0 fa, prec;,amcnte nel marzo del 1931, mi ~ capitò d'intrattcncnni, nello ,pazio di una settimana, con du, pittori divcr;amcntc famosi, come divcr~i cr.1110 fra loro di temperamento, di intelligenza, di ideali e scopi, di qualità e procedimento di lavoro; e anche di età, di coltura, di razza, di ~c;ti e abitudini. Del resto ho detto tutto quando ho detto che uno era il violento e internazionale Zuloaga, spagnolo francesizzato, che vin a Pari'{i, l'.i.hro il mite e paesano Pazzini, nato in Romagna, vissuto e morto a Roma lo "cor-;o aprile, quasi ottantenne. F ondamcntalmentc opposti dunque; da non poter neanche immaginare di poter acco~tarc nel pensiero i loro prodotti. Come mettere a braccetto un domatore di belve e un monaco che dice il rosario. Eppure, in quei giorni quando ebbi parlato con tutti e due mi restò nel ricordo un sapore delle loro parole che non era coç,ì contra. ~tante quanto si potrebbe supporre. Starci per dire che un certo tono, di- -.creto e accorato., nel discorrere del proprio 1:tvoro e della fede che c~so richiede, fu addirittura somigliante. For ..e per il fatto che tutti e due quc- '>li pittori erano artisti d'istinto; e han. no indubiumcntc oper-uo con passione. Se poi si ripen-.a il colore dello spagnolo come l' esaltazione dcli' antracite e quello del paziente roma~nolo come l'esaltazione della nebbia soave è un altro affare. L'importante è stato che tutti e due i pittori sono rimasti fedeli, ognuno a suo modo, al proprio temperamento. Ignacio Zuloaga lo incontrai in un -.alotto romano. La mia attenzione fu subito richiamata da quell'omone alto, forte, mas ..iccio, dal portamento sicuro e, senza artificio, imponente. Do- ..·cva essere allora sulla cinquantina. Il suo fisico corrisponde assai bene alla sua pittura (non credo o:arà molto cambiato in sci anni) anche per quel tanto di nero che circola nella sua figura; chè è moro come un beduino e le ciglia, gli occhi, i capelli a ghirlanda intorno alla calvizie del cranio potente, sembran disegnati brutalmente con l'inchiostro di Cina. Notai le mani vi~orose, la fede nuziale all'anulare, e al mignolo un anello di una gro-..:,c7.za e<.a~c·rata raffigurante due mani d'oro che <.orrcggcvano uno smrralao; e anch" quell'anello era molto pittura di Z\1loa~a. Us('cndo dal palano Cactani ~i fermò di botto a ~ardarc il ciclo. Era una di quelle serate in cui resta. nel finnamcnto, dopo il tramonto" una luce verdina, privilegio di Roma. Xon c;i s.1zia\-a cli ,\mmirarla in rapporto al grigio fondo degli edifici. Cli chie1,i se aveva fatto dl•I paesag~io in qut.•i giorni romani. :.'\'o, aveva fatto del nudo: un nudo di donna. « ).[a lo dovrò lasciar~ incompiuto perché parto do~ mani:,, ,\wva molto 1,tudi,1to .\fidwl,mgiolo della cappella Shtina: « Sapristil G1lui-là était mz 1\lonsie111 ! ... > e '-Chio,· cò le dita. Quelb sera stessa ci fu un banchetto in ~uo onore .tlla t.wcrna del Circolo degli Artisti in "ia :\fargutta. I locali rig-urgita\·ano di persone. « Tutti questi sono ,1rti,ti? » chie'\C '-tupefatto. « Perché a Pari~i siete meno?». « Oh, a Parigi -.iamo trcntaduc~ila. "t tc:·ribile. E il miracolo incompren~ibile è questo: che tutta la pittura va venduta>. Stette a tavola volentieri, mangiando e bevendo con la bonaria compi~\cc-nza di un uomo che fa una cena di o:uo gwao in pianvole compagnia. Qu,mdo qualcuno lo ,;aiutò :'\{aestro, « ;\iente :\1aestro », disse con forza. E ~ubito1 come parlando a se ste~o:o, o almeno '°ltanto a chi gli ..titva accanto: « Ah ,;ì, maestro! Quando la mattina o;i va allo studio e si vede quello che o:i è fatto il giorno prima ... :, ; chinò b tc,ta sul petto in una mo~,;a caricatu• raie di ahbattimcnto e di co,ternazione. Richie-:to, parlò del suo lavoro. Xon ha qud che ,;j dice un atelier. Lavora in una stanza, neanche molto gr:1ndc 1 del ~uo .-ippartamcnto pari~ino. (n ~uesta stanz.1. ci ,;on per tutto mobilio due ~cggioJc: e spc1,,1,onon c'è neanche il ca\'alletto. Gli piace dipingere per la ca1.a ora in una stanza ora in un'altra e magari in cucina. « Anzi, ho dipinto molto spesso in cucina i. Lavora molto: in media otto ore al giorno. Dipinge rapido. Una figura intera, grande al vero, può eseguirla in una giornata : ma distrugge rnolthsimo. Da anni non espone più e neanche fa più vedere i suoi dipinti. In Europa non ha più pre'iO parte a un'esposizione pubblica dopo quell..1 del 1911 di Roma. Ila tenuto una grande co:poo:izionc a Xew York n<'l 1926 ottenendo un succe•"'o del quale lo Zuloaga non na-., onde l'importanza poiché di1,- se: « Xon ho più bi1,,ogno di vendere e non voglio vendere. Dipinq:o per me; per il _gmto di a1pin~ere e per imparare .. \1io figlio o:i occup,1 di chimica e ,;i è spccialiuato nrlb fabbricazione dei colori . .\[i fa dei colori magnifici. lo pitto sempre con quelli .. Ma ne'ìsuno vede più quello che faccio. Ho in casa cento ~randi quadri che nes- !luno .ha vhto. Vcn~ono continuamente mercanti franceo;i e americani a cercarmi, ma io non li ricevo ... ». Sentir dire di queste cose a un pittore moderno, con la penuria di affari artio:tici che c'è in ~ira e che c'era an4 che ~eì anni fa, bi~ogna confcs~arlo 1 fa e facc,·a un e-erto eff cuo. Coo:e dc). l'altro mondo per davvero! E for..,c nel1'ammir~vione dello Zuloa~a per ).°ew York c'era mescolata molta ricono- "-CCnza. « Ah, la punta di .\tanhatt.10 con i grattacieli sul pone,, è la più hclla cosa di questa terra>, e lo ripeté in italiano dopo averlo detto in francc!-e, pr-r ri,.dd.uc con una doppia aff<'rma- ;,jon<' il <iUOen ..,1,i..11,,mo. Due giorni dopo questa conver,,11ionc mi tro\'ai nello \tudio di Xorberto P,1ui11i. ,\11ch'C'~li, come lo Zulo-.u.~a, ..,j <'r,\ ,;;c1·lto un,l -.t,1111.1dt'll'.1pp;1rtam<'nto dove vinv,1 con la famiglia, t.' ne an,a fotto studio di pittore. Xon pri,·o di .1rrcd,uncnto questo, anzi pieno zeppo di roba; e le tele. i telai, le ta\'olc. i cartoni e di,egni ,i accata- <.t,,,ano da tuttc le parti in un apparcntl' ;:iff,btellamt:mo, in realtà in un ordine -.orvecdiafr,~imo. Egli con~erva- , .., r.-,n c11ra m<'tir-olo,a pt'rfino j primi ~~H~·~i ,cola..,tici: copie dal ~e,;~ fatte a quattordici a.nni; e tirando fuori i di.,cgni raccontava la storia di quegli anni lontani. :\ quattordici anni aveva abbandonato il pac,ello natio cd era venuto a Roma per ,tudiare pittura. Frcquenta,·a i. cor-i delle ç,cuolc serali perché, '-provvisto com'era di beni di fortuna, do,·c~·a, durante il giomo, guad<1~nar-.i da vscre. La domenica si riposava indos,ando una livrea e andando a goder la musica al Pincio in funzione di bcché di un equipaggio ç,ignorile. Impettito, accanto al cocchiere, o:i divertiva ~ ~roprirc-. non ç,o~pcttato, i compagni che and;,vano a ~pa~~o mescolati fra la folla, e o:i \entiva in certo modo di già un privile~iato, Jam\ a Cas\elta. « Eh, o;ì, fo ho ç,offcrto kt fame da giovane. Sofferto, non patito. Xon si patisce a ,alire un monte per andare a tro\are l'amoro,a: -.i dur.:i fatica. ma non ~i p.111scc». Parlava con un:i. voce velata, leggermente trcmar11~, e (Oltanto nel parco ~c,to con cui accennava un dipinto e nello sguardo affettuoso con cui lo fiso;ava, si capi\'a l'amore paziente e il lungo tirocinio che gli era costato. Jn una lettera dc-I '26, do\'C egli scrisse dcli.i ~u.-. <lr;c, dice fra l'altro: « Fui ~emprc j>C'l"iU:ho che il ,cntimcnto, l'amore e l.1 fede- ,iano i tre clementi indispcn,abili prr un'anima d'artista. ~lcttcrc l\1rtc nel vero, non il vero nell'arte; quc,to è ,tata ed è il mio s<"grcto che può capire soltanto chi ha per l'art<' amore e santo timore». Que~to sa,ao ,,more mi pare un'auto• defìni7ionc cs:lttis,;ima della sua pittura. Lo ~uloaga raccontava di potf•re ~1,eguire una fiJ;tura completa in un giorno, '-alvo poi a distruggerla in pirno; il Pazzini credo non abbia mai di•Hn1tto neanche un di,;cgnino. ri,;crbando,i dì tornarci e ritornarci su a dist~n~a di. anni, con la fede pazic~tc t.· mmica d1 un maniaco. < Vede questo paesa~gio col fiume? L'ho terminato che son due anni· e l'avevo incomin< iato che non era n;to mio figlio: ora mio figlio è medico, E qu<''oto? '.un quadretto con un carro e due buoi nello sfondo). Ci ho l.worato ~ttc 'itagioni. f. o;emprc quando io dipingo io tremo . .\fa. ho un grande amore e l'amore può più di tutto. lo non mi credo un genio, ma nc.mche un ')()maro: \e mi fm-.i creduto talr a, rei cambiato profc~,ionc. :\[a non ,on cli quelli che ,i ~cotono arri- ,·ati " ..,i..,ll·mati come va-.i '-Opra una memola. Gli .1rti!iti 'iOno fiori chr cre- ~con fra l'erbc. Studio ~mpre perché vo~lio miglior..1re quanto po,so il mio mC"..,ticrc; ma è il <.entirncnto che fa l'.tni-.ta : lo ..,tudio fa ~oltanto il pit• torc ». I suoi ultimi lavori erano partie;,olarmentc m:i.~ri e arsi di pasta. Jn i:ipccic due paesi di neve fatti in Romac:na. ~li dis,e di averli eseguiti mcsco1.rndo alla biacca a olio i colori in polnrc e aiutandosi, quando la materia di,·eniva eccessivamente secca, con qualche goccia di trementina. « :,.J'onho mai amato la pittura lucida; ora poi mi è assolutamente insopportabile. Per questo non vernicio mai i quadri; tutt'al più pa"50 nri punti troppo pro-.ciugati un tantin d'olio depurato>. .\{i acco.,tai a una minuscola til\'Oletta appe~a al muro. Pochi tratti di colore, sul legno lasciato intatto, evocavano un giardino e due monachcllc con una poc!.ia e un seni,,() dell'ambiente veramente miracolosi. li vecchin pittore -.orri~ ,;O()di~fauo dr\la mia attenlione ammirativa. « Ci tengo molto a questa coscttina. ~on la darci per duemila lire, vede, e l'ho buttata giù in pochi minuti. Ma avc- ,·o la\'orat9. prima cinquant'anni... :,, È l'identico concetto c'.)pre!iso mezzo ~ecolo prima dall'americano \\'histlcr con la ri~po~ta data al giudice istruttore di una clamoroo;a causa intentatagli da un acquirente, indignato di scntir-.i chirdcre duecento ghinee rr un ritratto eseguito in tre ore. « • dunque vero, signor \\'histlcr, che avete impieg,uo tre ore solunto per quel ritrailo?>. « ~o, signor giudice, tre ore e trem'anni ... >. T.T.T. (GIARDINETTO) A d;~~~,m~h;;a~~~:,.,~;,~:::p1~·i:~'i~di2io:; I quaderni del Guf•. Forli. \'era.mente notevolt l'edizione di questi quaderni del Guf di Forlì. Sono su carta patinata color crt:ma: stampati su due colonne con spazi bianchi al principio e al termine della pagina. ::,.:, P. Romualdi, che ha dettato la prefazione a questo profilo di Vittorio (_.occhi,affem,a che le sue parole non vogliono cuerc una prefazione. bc<nsiun vi\·i~- s1mo augurio ... •. Vogliono essere un augurio, un pungolo, e starci per dire una tirata di orecchi, agli uni\"enitari ... •· E una tiriua d'orecchi occorre \eramentc, quando, a venti anni, $i scrivono pa~me dilettantesche e provinciali come quelle di Adolfo Ghcrardi. Rodolfo Cazuniga: Il patto. Parenti, Firenze. t un modesto romanzo a sfondo sociale. I pt:rsonaggi sono ministri, uomini politici che vorrebbero rammentare una sfortunata epoca politica. Ma l'A. non .sa essere ironico; piuttosto riesce, qua e là, goffamente drsmmatico. Gazzaniga scrive: • La capitale che durante molti anni an:va assistito ai ludi parlamentari senza impressionarsi, respirava ora aria ardente ... •. E anche: • Colui che era stato il Prc.sidentcdel ConsiR;lioannaspa l'aria, harcolla un momento, quindi e.ade, la faccia contro il suolo per non rialzarsi più•. Tullio R. Casotti: Il d~litto di Katokin. La Prora, Milano. Il Casotti ama gli scrittori russi e non solo vi s'ispira, an~i si ~ messo a scrivere un romanzo di ambiente ru.sso. Ma, sebbene i personaggi di questo tetro racconto si chiamino Elena lvanovna, Omitri, Fcodor, sotto sotto, ahro non v'è che la provincia italiana; <'Omedel resto dimostrano i racconti che completano il volume ptr farlo si;iunj{ercalle deeentì 300 pagine. Nino Nava: I'o-esia di masm, Cuanda, Modena. Fa parte ddla collezione• Prohlemi d'oggi•. li Nava è fra l'ahro autore di liriche che por1ano la prefazione di S. E. Ore11tano,e d1 un drammn radiofonico, In queJtto sa~S(Ìo, si parla di Cristo, di G. 13,Vico, e tulto per dimostrare che la radio è il mi~1ior modo per giungere alla poesia di mas~11 (CORRIERE F ANCE LAPIStlA fflllR&OOl:lrSA ' r SON.O LI nn I narrati\.'Ì che appaiono addtrillura spogli dt intenzioni. La morale (o le morali) che il lettore, am- \"ato in fondo, ne trae, rapprcsenla una fatica interamente sua, e sembra proprio che l'autore la suggerisca suo malgrado. lf! tali libri, per lo più, l'intereue estetico e 1 risultati dell'arte sono cosi forti da sperdere, oscurare, tutto il resto. Altri libri_111\'e~e paiono affidarsi a uno o più problemi da tirare 1n fondo, dandone la d1mostraz1onccome un teorema. Il romanzo di Guy dc Pourtal~. cht· è stato distinto quest'1mno col Gran Premio di lt-tteratura dell'Accademia Francese, La picht miracult'USt' (N. R. F., 1937), appartiene senza dubhio a questa seconda categoria d1 libri narnttid, ma non ~em:.ache talvolta. il pre:- supposto si smorzi, e il libro riesca a contenere alcune parti piene di libertà, che fanno 1mpron·isamentc sperare 1nun andarsene pili tranquillo e autonomo. /,a plcM 11urac11lt'uu, di problemi ne adombra pan•cchi. Possiamo accennare , principali, per sommi capi: 1) Le condiz10ni dellll eluse dir1~ente gincvrinll {1tlta banc1t)prima e subito dopo la guur-a, e come ~t adatti a, t_entp! nuo\'i e comt ne rel!.t1 nod1ficata. :z:)I r1Aesll1 deh 'anima cah mista 1radizionale di fronte al fatto nuovo. 3) Come i '{iovani reagiscono alla ira.dizione e come insieme nr- siano attraiti. ~) La vita delle ragaz.-c 1n una società ristretta e di costumi severi. e come ne evadano. I pericoli d1 una educazione rig_ida, qualora si incontrino dt'ile_ indoli capaci di indipendenza. 5) 1 rapporti dei figli verso i parenu troppo aus1er1. Incomprensione tra padri e fi~li. 6) La J,Cuerra, il bene e il ma~e, l'ordine e il disordine nel quadro della Sv1z- ~cra non anCONsIicura che la propria neutralità sarà rispettata. e nelle mentalità ugonotte. Il s1lenz1csorichiamo del san~ue degh antenati esiliati di Francia durante le persecu• zioni religiose. 7) li ~ne e il male considerati in senso astratto, a cui seguono alcuni esempi del male, alcuni esempi del bene. 8) Il problema dell'adultcrio. 9) 11 problt'ma del matrimonio. Giuntt a questo punto ci accorjpamo che potremmo citare ancon molti altri problemi che il libro pone con le sue m1Jl_e \Cnaturc. Forse, per c"sere hrc,·1 e con_c111, avrt'mmo potuto dire senz'altro che La pich~ miraculruu si è proposu di rappresentart' l'ambiente della città e Stitto di Ginevra, in un deterrrunBto periodo della ~ua storia, e di rispondere a tutti gli intcrroR;atlv1che questo assunto può sugijerire. ~el fatto, la trama del ro,mmzo è abbutanza semplice. Essa sorprende al suo inizio il giovine F(lnCHi110, Paul dc \'illa~, rampollc_d:ii una Hcchia e importante fa1n1~lia, 111 piena ~~~~R:i~ro~s:i~:l~~:nJi,a al~;e:~~ife~~:zi~~~ della sua indipendenUt che è lo studio della n,us1ca m Germania, invece che dcll'a\ vocatura m patria, cui lo destinava la famiglia (ina non suo padre. misteriosa figura che si a\·vohte ,·olontariamente di penombra); lo accompagna nella pro\a della guerra, a cui il gio,·anotto non vuole sottrarsi, arruolandosi nell't'St:rcitofrancese; lo consegna mfine, ,.erso l'cp1lo((Odel romanzo, a colei che sarà sua moglie, ,ua cugina Antonu'tta, mentre sul limuare della casa avita di Belntont, tuttavia in atto di formare una famiglia, pensa di partire ancora una ,-olta, di mii'rarc come gli uccelli. Qucst'uhinu, paqma arriva a sujl'.gcrire ciò che potrebbe essere la morale ultima e complessiva del romanzo, la ricerca di un punto di contatto fra 11 passato, il presente e l'a\,enirc, un accordo mson,ma, una transazione mtelli((cnte pe:r la <1ualenon è necessario r1nunci11reai propri iduh. In Ginevra, intanto, gill corre la \'OC<: di un grande organismo che la città ospiterà: IA Socirtll ddl;, .\'a:ziom; mentre lo spirito degli ultimi se- (Cllaci d1 Cal\'mo sembra riviHre i11 questa impresa, sor,-!c e s'impone la nuova classe deS(li affaristi arricc,;hit1dalla guerra, e poco resta a sperare da un prossimo connubio. Accanto al protagonista principale, quale folla si muove, e come bene caratterizuta! Sono protagonisti secondari rispetto alla trama centrale del libro, ma principali alla loro ,·olla in rapporto rispettivamente dell'uno o dell'altro de, problemi che il romanzo ci propone. Ecco i vecchi~, destinati a non fare praticamente buona prova, perché il loro attaccamento a formule antiche 1radisce: il dottor Nadal, Armando De Villars, Vietar Galland de Jussy, in cui sopravvive lo ~pirito puro della città di D10 •; ecco Antonietta Galland, Luisa Landrizon, e le loro amiche, che con le loro vicende pcm,ettono di dimostrare che chi si adath, alla tradizione commet• te errore e lo scoma; mentre: chi non segue i suoi impulsi, può darsi che riesca finalmente a trovare la propria via; ecco :\lax e Henry Galland, pro11ti a investirsi della loro parte, che è dei fìgli contro i p};dri; ecco Lf,npoldo e Ferdinando (detto il capitano•) De Villars, sulle cui bocche e nelle cui azioni si esprime allo stato puro la dottrina che anche il banchi<'r<'V1ctor Galland rispetta, sebbene tuttora legato ai beni terreni; ceco l'1w\'o• cato Pernn, ecco Landrizon, ecco Thélusson, gli arrivisti e nuovi ricchi, irri~pettos dei comandamcn1i. Questa gente, con lepto• prie \·icende, offre un valido aiuto al protllgonista del romanzo, ma riesce a VÌ\'Crean. che per conto proprio. Certo, occorrerebbe osservare, adesso, quest'opera da un punto di vista più severo, or-- corrt:rebbc chiarire perché, sebbene piena di qualuà, resti nei ranghi di una produ7.ione media, senz.a i.plendori; e la ragione più importante si potrebbe forse indicare senz'altro in quelle sue troppe intenzioni e inrc:rt.;si. ~ O\'\'Ìo però che una ragione di questo genere non è anch'essa che una conseguenza, non una causa. Con\•iene perciò, senza più accontentarsi di quanto l'autore ci ha dato, e meravigliani semmai, e considerarlo a ~ua lode e c.9me una prova della sohduà interna del libro, che quel tanto ci giunia pressoché intatto nonostante la cons_tatata in~en_uità st1list1ca d1 certe cspre.ssiont, delle quali ne citiamo un paio a caso, tolte da un'unica pagina. La mort po11t:aitJesprh,drt' en crue minute, 1l ,r'ouunt pa, /ait 1m geste pour u cflbatlrt •. /Js ùain,t commt dru.'t n1gt1t1 qm St' '1t·11rlt'nt po11r st /ondrt en 11nt· oui[. lntwn umfonnr . ALESSANDRO IJONSANTI

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