LATRAOBDIADELLAENIERA • Dopo 38 ore, JaHI&WU.011, •perduto 111 o.aa m.llli1ta d•ll'llllnoiJ, à tra\to fu 11.ho (h. ba1101 I pare11tl del minator& planlri)no dalla ti.ola alla uotlria dal 1&lntaggio) I i PRO GLI OCCHI. Deve avermi svegliato il chiasso che fanno i bambini in corridoio. Dio, un'altra giornata. Questa mattina non occorre mi butti giù dal letto. :E:. domenica, niente ufficio. Mi piace stare tranquilla al buio, a immaginare strane avventure. La porta della stanza si apre con fracasso. « Ti decidi a a alzarti? >. La mamma, brontolando, spalanca la finestra. Sento salinni una irritazione sproponionata. La solita ripugn·anza a prendere contatto con le cose di tutti i giorni. « Non seccarmi >, le dico. Guardo mia madre; ha la solita vestaglia stinta e le ciabatte di paglia intrecciata: si china lentamente, con fatica, per raccogliere qualcosa da terra. Mi pare di scoprire solo ora, da questo suo gesto, che è vecchia. L'ira non c'è più. Giro per la stanza strascicando i piedi di malavoglia. Stacco dalla maniglia della finestra l'asciugamano di cotone. In bagno bisogna sempre accendere l:1 luce. Lo smalto del lavabo è tutto sciupato, sembra sporco; il sapone sfatto, appiccicoso. Ripenso alla stanza da bagno che il commendatore ha messo su a Vanda: piastrelle celesti t· nibinetti scintillanti. E dire che, fino· a ieri, scriveva a macchina vicino a mc; e ora fa la signora. Basterebbe volere. lcri, l'ho sentito benissimo il direttore dire al segretario, mi·ntrc passavo: « Belle gambe, eh, l,uclla figliola! >. Mi guardo nello <:pc-cchio tutto punteggiato da schizzi di dentifricio. Santo ciclo! L'ondulazione non tiene più. Sono cinque lire che vanno. «: Ragazzi, è in tavola >. Sto leggendo sul giornale il romanzo d'appendice. Interrompo, so che la mamma non vuole aspettare. Dice che non è educazione e fa magari dc11e scenate. Papà siede a tavola con aria d'importanza. « Sai, Maria, ho dovuto stare tutta la mattina con Fausto per aiutarlo a buttar gi\1 il discorso che dovrà fare sabato agli impiegati». Fausto Barchi è il capo ufficio di mio padre. Sono stati a scuola insieme. Papà è fiero di questa amicizia. Quando parla con Barchi, in presenza dei colleghi, gli batte grapdi manate sulle spa~le e gli dice « vecchio mio». Cerco .di distrarmi; se non avessi paura di farmi vedere, mi tapperei le orecchie. « Allora io l'ho consigliato ... >- Sento che mi guard:l. cercando consensi. Devo avere l'aria infastidita. « Già, a te, gli affari di tuo padre non interessano, vero? >. Mormoro deboli proteste e guardo il suo viso tondo, con la pelle tesa, lucida. Si vede che è contento di sé. Finisce il discorso branden-do il cucchiaio con piglio energico. « Praticamente il discorso l'ho lavorato tutto io •· Ora si accorg,·rà che la minestra è salata. I bambini si scambiano calci sotto il tavolo. Guido, il più piccolo, « suona il tamburo > battendo sul piatto con forchetta e coltello. La mamma lo fulmina con un'occhiata. Lei ci tiene alle buone maniere. Ci parla sempre di quando era in un collegio per le figlie dei militari. Spesso lctic.'l con papà per le .mc maniere grossolane. Dopo tanti anni di convivenza deve essere abituata, ma ostenta ancora. un vero orrore per la volgarità. La sua maggiore speranza è ch'io trovi un marito « come si deve •· Credo che ogni tanto faccia vot.i segreti. Il fatto che io sia ancora in casa le pare un'offesa, diretta soprattutto a lei. « Tutte le ragazze si sposano. ~fa tu non riesci neanche a trovarti uno straccio d'uomo che ti stia dietro ;t, La domenica bisogna uscire tutti inI sicmc. Immagino, ogni volta, la faccia dei miei se mi rifiutassi di accompagnarli. Invidio mio fratello che se ne va con gli amici in motocicletta. Ci avviamo verso il centro, dopo le solite discussioni per decidere in quale cinematografo si deve andare. Mio padre ha la giacca d'alpagas e il panama bianco; mia madre il cappellino di paglia nera con le rose rosse: ho un po' vergogna di loro e cammino avanti con i bambini. Sul Corso, due ufficiali mi guardano. Cerco di avere un'aria spigliata. Mi accorgo di essere di buon umore. Rcg:do qualche soldo ai bambini perché comperino dei do!ci. Mentre li aspetto fuori della pasticceria, mi specchio nella vetrina. Vedo che la sottoveste spunta un po' dal vestito, e che ho un tacco tutto storto. Riprendiamo a camminare; ora mio padre mi ha preso sottobraccio. Entriamo nel piccolo cinematografo. La sala è piena di gente; c'è un'aria irrespirabile. Dànno La cieca di Sorrento. Papà protesta a voce alta perché i vicini parlano. Io fingo di interessarmi al film; ma mi sento diventar ross.'\. I bambini si muovono continuamente e bisticciano per la divisione dei dolci. Cerco di quietarli con le buone, ma avrei voglia di prenderli a schiaffi. F. inutile: sono maleducati e maligni, Guido specialmente. Ricordo la volta che m'incontrò con la Vanda e fece la spia alla mamma. Figurarsi, e:la figlia del cavalier Borri in giro con una mantenuta>. Non la finivano più di grida.re allo scandalo. « Con questi principi diventerai anche tu una di quelle>. I ragazzi non vogliono finìrla. Bisogna dividerli .• Mia madre viene a sedersi vicino a mc. ~1i dice piano all'orecchio: « Un bel dramma, vrro? >. Mi accorgo anche che ha gli occhi lucidi. C'è dietro a noi una coppia in tenerezze. Si baciano, si stringono approfittando dell'oscurità. Vorrei sentire quello che si dirpno. Certa gente, però, non ha pudore. Ogni u,nto scn~ to il bisogno di voltarmi indietro a guardarli. Quando si accende la luce, mi accorgo con sollievo che lui è mingherlino, brutto, con una voglia scura sulla faccia. Finalmente, dopo aver dovuto rivedere un pezzo di film perché i bambini non volevano muoversi, usciamo. Respiro. Ora bisogna andare al caffè. Da tanti anni l'invariato programma delle mie domeniche con la famiglia: passeggiata, cinematografo, caffè. 8 possibile seguitare sempre così? Andiamo alla solita gelateria. Conosco tutte queste facce di vecchie signore e di pen~ sionati. Papà picchia forte sul tavolo per chiamare il cameriere. « Non fare tanto chiasso, Ettore >, prega la mamma. « Non vorrai mica aspettare dieci anni. In questo locale il servizio peggiora ogni volta >. Ha la I accia accesa da un brutto color rosso. Si arrabbia ogni momento, per nulla: ho sempre pensato che morirà di un colpo. Vedo venire verso il nostro tavolo un ometto tutto sorridente. Ha un vestituccio grigio e le scarpe malandate. Papà fa le presentazioni : « La mia signora, 1~i~ figlia, il caro collega Pagiotti >. S1 ingolfano subito in un discorso d'ufficio. Parlano male del contabile. In principio kmno qualche incertezza, J>?i si accalorano, si tol~ono le parole d1 bocca1 non hanno piu ritegno. Tirano fuori vecchie storie dimenticate. Lo attaccano da tutti i lati. e Non ho mai visto un becco più contento>. Vorrei sapere perché lo odiano tanto. « Ora si è mes.>0 in mente di fare tutto lui, puoi immaginrirti : io sono ben felice di lasciarlo s~obbarc ». Sento che non è vero. L'ometto è umiliato, si sente inutile. Siamo rimasti soli. Un po' di gelato di fragola si disfa nena coppa davanti al mio posto. Guido lo guarda corl gli occhietti avidi. A un tratto, un ricordo mi colpisce come un pugno; ho visto ieri per caso, nella vetrina di un · libraio, due caricature. In una c'era una famiglia sc·duta ad un tavolo di caffè, e sotto la dicitura : « Quando anche l'amarena è finita>. La' gente segnava a dito, rideva. Ho una terribile voglia di piangere. Se Dio vuole, è ora di andare. Quando papà paga, cerco di distranni 1 ho paura non laS<"ai ndare nientc~i mancia. Dobbiamo correre per prendere il ~ran~. Mi pare che tutti ci guardino 1romcamente. Mi commuovo sulla mia vita di povera diavola. Arrivata a casa, respiro di sollievo. Si cena senza parlare. I bambini hanno sonno. Papà si arrabbia con me perché ho « la faccia da funerale>. « Con tutto quello che si fa per te>, aggiunge la mamma. Mio fratello Gino non è ancora tornato dalla sua solita gita in motoci• eletta. La mamma è in pena. Papà non vuol mostrarlo, ma vedo che è nervoso. Se la prende con sua moglie. e Benedetta donna, sempre catastrofica. Fai proprio il corvo del malaugurio >. Mi mandano in portineria a telefonare. Chiamo gli amici di Gino per chiedere notizie. Mentre parlo, sento la mia voce agitata. Eppure sono calmissima. Commediante. Risalendo pirino le !-Cale, immagino minuziosamente il contegno che dovrei tenere se ricevessi l'annuncio di una disgrazia; scapperei fuori così come sono, senza cappello... Dio mio, sono un mostro. Non voglio male a mio fratello. Perché non devo essere anch'io come tutti gli :litri? Ora Gino è tornato. Seduto in fac. eia a mc, butta giù in fretta la minestra. Racconta, con grandi gesti e abbond:1nza di particolari 1 gli avveni. menti dC"lla giornata. e contento, allegro. Ho invidia della sua vita che non conosco e che immagino piena di avventure. Mi spoglio in fretta e spengo subito la luce. Sono eccitata. Mi è capitato qualcosa di nuovo. Qu:i.lcosa che può anche essere molto importante. li mio collega d'ufficio Sta1.za ha teldon:\.to per invitarmi domani a teatro. t. un po' di tempo che è gentile con mc, ma non si era mai spinto a tanto. In ufficio, dicono che è svelto e farà strada. Certo non è bello come G ironc, il capo del pcrM>nalc. Ricordo però che Vanda mi diceva sempre: « Niente male. quello Stazza ;t, f~ vero, ha gli occhi molto dolci. Dio, fa che abbia intenzioni serie. Se domani venissi a casa e raccontassi che mi sposo... poveretti, se lo meriterebbero. Si potrebbe affittare uno di quegli apoartamcntini nuovi in via Durazzo. 1 n cucina mi piacerebbero quelle tende bianche a dadini celesti. Se ci si spo~a<iscpresto, l'anno venturo potrebbC" c<:<:crci già un bambino. Bisogna trovare un bel nome. Claudio o for..e Renato. Ora vogl!o dire le orazioni. D'ora in poi, voglio dirle tuttr le ~ere. ti: impossibile che il Signore non mi aiuti. Non sono poi tanto cattiva. Crrchcrò di e~- ~<'rc buona sempre, tanto buona Bi- ~gna che dorma ora, altrimenti domani avrò la faccia tirata. Chiudo gli occhi. LINA GOTTARDO Questo è il s<'Condo scritto 1>rescello del concorso 1hrmanentc di "Omnibus•· * * * MARIA DI PIEMONTE INFERMIERA IN AFRICA ORIENTALE PAGINE DI DIAl/10 ,·oLUME 01 PAGINE 198, CON 29 ILLUST~AZIONI E UN FAC5JMILF-.LUI.E 12 Qwnfo Diario ,li "ho f.111/orsrtorico r 111,111o1jtforr 111/ift11/ù11ti11Hnr11pprt'u11f11{iomf.•li,,ttr torc111tlr Jr/111vi/11Jt'll'A11vut11 Pri,uipasa Jur,mtr ltt su11missione Ji infirmirr11 ;,, A.O.I. Il /,~/ wlumr, H111xni- .fi,,11,,rntr il/ustrnto Jn l11Vo!rfuori lato, ; torrrdato Ji un'ApprnJiu o,·r SONO tr11seritti tr/ri(r1u1m1iJi o- "'"J.fiO r fellere ro111m(Ne1tfiuim,:Ji Piaolr ft11li11He tl,t' In "Sou/111 Ji Pirmo1tle" ritn,dl, Jur11nlr il vi11gio, rJ ; ro,up!rt1tlo Jtr '"'" rrlA{ionr Ji S.E. A!Jo C11sl,:l/,mi r11lfr tMJi{ioni Jnnil11rir Jrlfr trupp~ du /o/llfVltltOprr /11 ron1uis/lf Jrll'J,,,prro. ~-----_J A. MONDADOI{I I CLASSICI R_IZZOLI 1 DI~ETTI DA UGO OJETTI I OPERE DI GIACOMO LEOPARDI A CU//.A DI GIUSEPPE DE //.OBE//.TIS I EDIZIONE A DISPENSE DEL VOLUME III I t in vtnd1u in tum lt tdicolt \.11pr1nu Ji,pcnu dtl tn"l.o rd ultimo volumt delle "Opttt di Gi.11comoL:op.11rdi", che comprtndtrl un.11w:tlt.11dello Zil,.JJ.,,u, e-o,~ ricu e vui.11 t i\lumin.1.ntt, come fÌn<tr.1n.on cu 1u1.11tcnuu. L:ggcrc lo Z;l,.IJmu non i cou (.11ei11U:.n.1.gun pMtc è 1trctumcntc l1:g.11u.1.i C,i11ti t .11!lt O~rdtr ,,.,,_ :it~t:;;_'tf: dv~èqtu:1t~c::~:ttì~:'. 1 ~:~1t n:t; :~~:::'vt:t~:~: 1 :f;:m~lf:: p.irdi in unti hvori divc~i, d11:u .11ct~Ut.1.con p1~ uut,!.11, guucl.11t.1c1on pi~ .11t- ,....,:.->nc,e quQt.1, d.111!.K1c1lu, ri,ultcrì pi~ d,i.11u t .111ldt.11nu.A p<»U ,e ne t: Qlt.itto il meglio e il più nuovo, offrendolo come in i1Coteio, rompcnclo, Jo.,c otcon1:v.11l,e- troppe htrt pa.gint. e sgombra.ndo, Jo.,'1:u ~,ibilc, d.1. ciò che uptva. di pur.1. inform.1.Dol'lc t il\u~truiont e ,1udio, quel l.11mpodi •·tritl cht, cos; ~lo, brill..a di pi~ ♦ AII' f,,Jfrr, che chiude-rl il ,,olumc-, t: crc:sciul.:tmolt e import.anu. Duunte il lnoro, n.w, si t uricchito d.11comt prim.a c-u soto pcns..>lo: c-onlcnl inf.1.tti IJ stori.11dtl pcni.icro lrop.1.rdiano, <lc-Hccont'ord.1n2<: t dei temi lcop.lfdi.ani, ptr r.iugufi. che ur.à C01J luna. nuov.1.. A qunto fin.-, nc-i m.1.rgini Jd tnto, si wno u1.11clt "f>O\tillc", per il prc-ciso rin,ando .1l1.1p1.af'n.1. t .alla. riga., s.(nu di c-h,. com'~ ovvio, un indice non può riulo('irc putÌC-Jn1c-ntt utile. I OGNI DISPENSA COSTA DUE LI!QJ L'OPERA ESCE A DISPFN.Sf' SFTTIMANAH DI StSSANTAQUATT/fO PA(,tNE L'UNA ABBONAMENTO ALLE 11 DISPENSECII\CA DEL J"VOLUME L.:;o AJLA PII.IMA o;!P/!o~1,} ,1.flJg{[;1,f~;nf~Ajjjfpf'lf'_!elfTINA PfR, IA RIZZO LI E C. EDITORI - MILANO BERTOLDO 11cet1milma.rtedl e HHrdl 1 11 uon In time le ed ic o 1e. ' E uscito PRAGA DI ORAZIO PEDRAZZI TERZA EDIZIONE ITALIANA [ Un A mbasciotore fascista ri1111ova In tradizioue degli A ,nbasciatori veneti con q,u,sto c/o,'4sico libro pubblica.Lo già ;,, sei li11g1Le. Volume 1o u~ (cm. U,6 x 19) 160 vagg. e mu1t.l'azlonl orlglna.ll su ca.rt.a pat.lnat.a. J.lRE a EDITRICE "ORSA" TORINO VIA S, CHIARA S6 - TELEFONO 156.1'66
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