ANNO I N. 30 • ROMA 23 OTTOBRE1937-XV A NUOVA raccolta dei discorsi del Duce non secondo l'ordine cronologico, ma per materie, suggerisce un curioso quesito: come si regoleranno i futuri trattatisti di retorica di fronte a Mussolini? Si dice comunemente che i discorsi perdono gr:mdissima parte del loro interesse tramontati che siano gli. avvcnlmenti che lì determinarono, ed è vero. t;: vero soprattutto pei consueti discorsi tribunizi, giudiz.iari, parlamentari. In questi casi metà dell'oratoria muove dal pubblico, tanto che un antico precetto vuole che l'oratore, specie l'oratore politico, si abbandoni all'improvvisazione, che sola consente a chi parla di seguire i moti dell'animo di chi ascolta, di interpretarne i sentimenti e le passioni nel loro fonnarsi e perfino nel loro prorompere. Ammesso questo canone della vecchia retorica aristotelica, che trova un esempio insigne nella prima Catilinaria, si comprende che si stenti quasi sempre a darsi ragione dell'influenza che certi discorsi, sia pure famosissimi, esercitarono su vaste assemblee e su moltitudini popolari. Della memorabile difesa di Dc She per Luigi XVI solo una frase suscita ancora in noi un fremito di commozione, mentre l'arringa di Favre per Felice Orsini oggi lascia del tutto indifferenti. Quando invece si leggono i discorsi cli Mussolini si rinnovano le medesime impressioni della prima volta, Par quasi che all:i lctruu risplendano dì nuo\·a luce e di nuovo splendore. La ragione di questa immediata trasposizione nel tempo non ha nulla cli misterioso per quanti seguono da vent'anni l'eloquenza mussoliniana, per quanti hanno avvenito in se stessi e negli altri quel fascino incomparabile che la parola del Duce e~ercita sempre e dovunque. Essa risiede tutta quanta nella immutabile coerenza intellettuale e morale dell'uomo che in ogni momento della sua esistenza, sia che parli, sia che operi, n~,\ subisce mai nulla e nessuno, né gli avvenimenti né gli uomini, perché la sua capacità di dominio è la forma stessa della sua logica. Egli non segue, ma anticipa, non interpreta, ma crea. Qualche volta l'artista anticìpa sul politico e sull'uomo d'azione, Sono rarissimi gli oratori di tutti i tempi che possono aspirare ad una simile classificazione. Nell'antichità è Demostene nelle • Filippiche• e nell'• Orazione per la Corona •, è Cicerooe nella seconda orazione contro Marcantonio; nei tempi moderni si pensa a qualche oratore della Convenzione, alle improvvisazioni di Gambetta, a qualche rapida allocuzione di Clemenceau. I manuali di estetica, nell'intento di semplificare certi problemj, confondono l'eloquenza con l'oratoria e dichiarano che l'oratoria esula dal dominio dell'arte perché è atti\"ità pratica rivolta all'az1one, azione essa stessa. Come tale si dovrebbe giudicarla secondo cnteri estranei alla poesia. ~ un modo alquanto sommario di intendere un'attività che da secoli è tanta parte nelle relazioni fra gh uomini. Il vero è che l'eloquenza è cosa del tutto diversa dall'oratoria. La differenza non è di gradi, ma di natura. L'oratoria è • interpretazione di stati d'animo in vista d1 fini pratici; l'eloquenza è • creazione dJ sentimenti che rivelano gli uomjni a loro ste~si. L'oratoria è poliuca, è strumentale, è una tecnica che non abbisogna della fede; l'eloquenza è religiosa, assolutamente disinteressata, è una lirica animata dalla fede. In questo senso i massimi oratori sono i fondatori di religioni o di Stau. La loro parola coincide con la poesia, come ben vide G. B, Vico. Esempi insigni d1 eloquenza poetica offrono un modello insuperato della potenza della parola di quella divina rivelazione dello spirito umano che sfugge a tutte le classificazioni della rf'tOrica e a tutte le esegesi dell'estetica. A sentire Renan i fondatori dell'eloquenza moderna furono i profeti. L'eloquenza viene d1 là e non perderà mai il suo carattere originario. I profes'ìori di retorica nnn riusciranno mai a classificare i di<1cors1di \1us'ìolmi !lecondo le reRole della scuola. Es!'l1non si adeguano a ne!'lsuno dei modelli consueti, Altro tono, altra tecnica, altra mu- ,içalità. Che cosa c'è di comune fra l'elo- ,. I ·~ 4~ .. ; .;;.~ . Il.; .... \ \ , .... . , 'r. ' ' . quenza di Mussolini e quella dei maggiori oratori contemporanei? Si potrebbe istituire un confronto fra un discorso di Mussolini e un discorso di Briand, che fu reputato il virtuoso per eccellenza? J1 maggior oratore politico vivente è forse l'inglese Simon, che non di rado, specie nelle conferenze davanti a un pubblico ristretto e di elezione, raggiunge l'attica perfezione. ~a fra un discorso di Simon e un discorso del Duce c'è la stessa differenza che passa fra le tazzint: di Sèvres e i colossi di Michelangelo. Grande oratore fu indybbiamente Lloyd George ai suoi bei tempi, quando dalla tribuna parlamentare incitava il popolo inglese alla resistenza e alla vittoria, ma la sua oratoria, efficacissima sempre, non smise mai accenti e modi avvocateschi. Non diversamente un avvocato era Poincaré e un avvocato era anche BUlow, il principe degli oratori della Gennania dell'anteguerra. lino dei caratteri inconfondibili dell'eloquenza musso)jniana è l'assoluta assenza d1 quals1as1 apparato avvocatesco. .:--;rcmmeno nei discorsi di esclusiva polemica, nonostante la necessità di un contradditorio accessJbtle alla comune opinione, si avverte il più lontano procedere della logica giudiziaria. I grandi oratori politici non cadono mai in questo errore. Eppure vi cadde Giuho Cesare quando nella memorabile discussione intorno al castigo da infli~gere ai compagni dt Catilina pronunziò la più bella arringa d1 tutti i tempi e d1 tutti 1 luoghi m dife,a della legalità che vieta\'a la pena di morte, Quell'orazione, conservataci da Sallust10, è la perfezione stessa sotto 11 profilo giuridico, un mr,dello insuperato, insuperabile, di dialettica, d1 buon senso, di precisione, di umanità, di ironia; ma Giulio Cesare è tutto dire - fu travolto dall'eloquenza di Catone che cbb" l'abilità d1 porsi sul terreno esclusivamente pohuco, che era quello vero, quello attuale, immolando la legalità alle supreme neces,ità della patria. Cicerone, che volle m1surar!'tÌcon Cesare sui principi dt:I dirillo, non fu certo all'altezza della sua fama e del suo valore e ,olo al tt:rmme del suo discorso, che va sotto il nome d1 quarta Catihnaria, riu!'tci a I 2 PA G·I NE UNA l I RA SPEDIZIONE IN ABB. POSfALE . ./.;. ,W/h ,. · · /~~ 1/ Ya ' ( ~- . ti~~_; .., OLI EBREI DI LONDRAA, LL'INIZIODEL LOROANNO,OONTANOI PROPRI PEOOATIE FANNOPENITENZASULUACQUJ.DELT!l(JOI, A TOWERBRIDGE, ECCOALCUNEPECOATRIOJOHEQUEST'ANNOP, ER COLPADELLAPALtsnNA, DOVRANNOSCONTAREPENE lil.AOOIORI risollevarsi e ad avere causa vinta, ma perché, tralasciando ogni ruscussione di carattere giudiziario, segnò la via battuta dal rude Catone. Ahro carattere dell'eloquenza mussoliniana è il tipo particolare, tutto suo, della dimostrazione. Nessuno, al pari di lui, conosce l'arte di persusderc, di provare un asserto o una tesi; nessuno, al pari di lui, sa scegliere l'essenziale dall'accessorio, offrire in serie ordinata le prov~. Nascono, così, i grandi discorsi sulla Conciliazione, dove storia, politica, filosofia, ruritto, si fondono in compatta unità; il discorso dell'Ascensione, documentatissimo, e quello, fondamentale, sul piano dell'economia italfana alle Corporazioni. In questi discorsi c'è l'uomo di Stato che signoreggia ogni materia; che fissa le: direttive e i modi dell'azione. Yla non è in questi discorsi, nonostante che alcuni di essi facciano epoca, che l'eloquenza mussoliniana assurge alle vette più alte. Le maggiori altezze si riscontrano nei discorsi nei quali il Duce precisa la sua virtù di condottiero e di creatore di nuova storia, in quelle pagine che sono ad un tempo poesia, celebrazione della Patria, volontà protesa verso il futuro. Qua il Duce procede per affermazioni aristocratiche, per imperativi categorici; la eloquenza è fatta di intuizioni e di comandi immediati. La sua parola è quella di un profeta e di un poeta che mostra agli uomini quello che non saprebbero mai vedere e li conforta a credere nell'invincibile potenza della volontà, Indubbiamente egli crea degli stati d'animo nuovi, ma può farlo in quanto essi rispondono al genio remoto della razza, alle ragiom indeclinabili della sua esistenza. Questo saper veliere dove per gli altri C o-.curità o penombra, questo saper suscitare nell'anima popolare idee e passioni che diversamente andrebbero perdute, è un dato assolutamente originale, che non comporta analisi o clas:..ificazioni. Ci muoviamo in un piano superiore nella zona 1m 1olabile del genio. 'I , Parigi, ottobre. ID()V'C. andata a finire, in politica1 la Francia cartesiana, dalle idee chiare e distinte? Certo la confusione nei progn1.mmi e nella pratica, volontaria o involontaria, non è stata mai più grande di adesso, né mai c'è stata maggiore difficoltà a portare l'an.lfo:i a un risultato preciso: nel fondo si trova sempre una materia irriducibiJc, di fronte alla quale le formule tradizionali: destra, sinistra, conservatori, progressisti, reazione, rivoluzionc 1 non servono più, Crediamo che la staticità da cui oggi la vita politica francese è c:uatterizzata, dipenda precisamente da tale confusione d'idee. Ci sono almeno venti partiti, tra grandi e piccoli, che si agitano rumorosamente, ma questo ribollimento è superficiale: in sostanza tutti si prendono a gomitate, ma battono il passo. Se si guarda ai problemi sociali, invece, qualcosa si vede muoversi in Francia, ma è la politica che fa da freno a questo movimento, disperdendo molta forza viva in inutili attriti. La prima enorme confusione è quella fatta dal Frorit populaire, nel quale i r:1dica)i, che formano il vero partito conservatore francese, e.i sono compromessi con i socialisti, e i comunisti, un po' per cercare di csorci1..zare questi loro avvr-rsari e un po' per paura della cosiddetta rea:1ione fascista; ma anche i partiti CO'ìiddetti di destra, col loro bagaglio di luo~hi comuni, di reticenze e di equivoci, non vanno né avanti né indietro. Risulta da tutto ciò, come abbiamo detto, lo spettacolo di un p:1ese politicamcnt'.' fermo. Ora questa condizione di cose potrà a\·r-rc, transitoriamente, qualche vantait~io all'intc-rno, ma mette gli os- :;crvatori esteri in una situazione spiaccvolc: qurlla di non poter assolutanwntr- p1Pvcdere "<' la Frnncia un bel giorno u-.cirà dall'attuale imbroglio e I quale sarà il senso del suo movimento. Le elezioni cantonali del 10-q ottobre hanno dato, come si prevedeva, una netta maggioranza ai partiti del Fronte popolare (radico-socialisti di Daladier; socialisti S.F.LO., cioè della « Section Frariçaise lnternationale Ouvrière »; comunisti; Unione socialista repubblicana di Paul-Boncour), ma ciò per merito dei radicali, mentre l'ondata bolscevica, minacciata o temuta basandosi sull'esito delle elezioni politiche del 1936 e sul successivo grande sviluppo del partito comunista, si è perduta per strada. I comunisti si sono creduti abbastanza forti per presentare i loro candidati in tutti i cantoni, ciò che non avevano potuto fare nelle elezioni del 191 1. Infatti, se nel '35 il partito contava 80.000 iscritti, alla fine del '16 essi erano 280.000 1 e nel giugno scorso 396.000. Soltanto nelle Officine Renault c'è un nucleo di 7'200 comunisti 1 e l'Huma tira mezzo milione di copie alla domenica. Come si spiega dunque che ìl partito di Thorez (che è anche quello che fa la più abile propaganda) non sia affatto giunto là dove i suoi stessi avversari credevano che sarebbe totalmente arrivato? Dalle elezioni del 10 ottobre (quelle supplettive hanno poco modjficata la situazione) è risultato che, nel quadro delle forte schierate dai vari partiti, quelle comuniste rappresentavano non più del 14 per <..en 4 to, contro il 57,45 per cento rappresentato dagli altri partiti del Fronte popolare. Abbiamo sentito fare l'ipotesi che proprio la confusione creata dal partito comuni'ita intorno alle sue vere intenzioni, gli abbia alienato dei voti. S Thorcz e Duclo'i parlano come Daladier e Faure, e sventolano anch'essi il tricolore e cantano la .,\larsiglusr, t:i.nto v~lc votare per i radicali o i socia.foti, ~eguendo le antiche abitudini alle quali la provincia è attaccata. Si aggiunga che c'è certamente una parte di bluff negli atteggiamenti dei comunisti, e, viceversa, della paura, che fa ingrandire il pericolo, in coloro che la minaccia bolscevica prende più direttamente di mira. Ma anche i socialisti, pure beneficiando del successo del Fronte popolare, non hanno fatto nessun progresso in confronto alle posizioni che ave\"ano raggiunto nelle elezioni del '36. E. stato calcolato che, in base ai risultati di quest'ultime, tra socialisti e comunisti si sarebbero dovuti contare, oggi, non meno di 410 consiglieri generali; invece i due partiti estremi non sono arrivati a metterne insieme 300, contro un numero doppio di radicali. Sulla radicale Ere nout'elle si è letta un'autentica verità, che cioè il cosiddetto programma comune del Fronte popolare è un pretesto, che si chiama « orrore per il Fascismo». Se non che, secondo lo scrittore radicale, quest'orrore esprime, per il radicali'ìQ'lO, un amore sviscerato per la libertà, mentre per i socialisti e i comunisti esprime semplicemente una terribile paura delle repressioni che il Fascismo potrebbe fare. In quanto alla difesa delle pubbliche libertà, dice lo scrittore radicale, gli estremisti, che vogliono b. dittatura del proletariato, fanno ridere; soltanto i radicali hanno orrore d1 tutte le dittature. Forse i radicali non hanno tono. Le riforme del Fronte popolare, che non insegnano nulla di nuovo al Fascismo, non sono state volute, certamente, dai radicali 1 ma dai socialisti e dai comunisti. Il radicali- :;mo è il partito della vecchia democrazia borghese e afforistìca, che dalla Rivoluzione non rimMtica che un po' d'anticlericalismo, e manov.ra il suffragio universale per difendere il più a lungo possibile i propri privilegi. I.a campagna per le -lezioni cantonali è stnta un cap, lavoro di equivoci volontari, che l'csi••) delle med~simc non ha 1 naturalmente, diradati. Dopo le elezioni, la vi l politica france'ic è « ingorgata » conw prima, più di prima, l tre principali partiti del Fronte si erano ç,cambiati la solc?1.nepromessa di .liutarsì a vicend:-i, ma poi i c;ocia-
li~ti hanno impiantata la loro campa• ir;na !1Ulla lottJ. contro il Senato, roccafort~ del conscrvatori,.mo radicale, accusandolo di ostruzionhmo contro le riforme sociali (il che è vero), e adesso 1 r.tdicali P°'!IOno sbandierare la e vittori,1 del Senato contro i \uoi a\'vcnari •· I comuni,ti si t.0no riempiti I~ bocc..\ con la Francia e la Patria franCl'SC,e i r.1dicalì a protestare che di Francia e di Patria franCC(C essi potevan p.ulare con molto ma'tgior diritto, e 1d accu(arc i bohcevichi id' ,\C• cordo :n ciò con il Partito ',OCÌalcdi La Rocque: è l'unica idea ~hiara di que- ,to discu-.so capo-popolo) che voler la rivoluiion~ comunista significa preparar la rovina della Francia. ~!cntre la propaganda della S.F.1.0. ha un non so che di J>C"ante e di monotono, e sembr,1 quasi l'c~ecuzione d1 un compito burocratico (ah, quella malirtconica e vuota ,\loison du Trat·ail . .iperta dalla C.G.T.!',• i comunisti, im·ece, hanno imparato l'arte da 11o- ~ca l' fatto .tllcgri prodigi. LONDRA. UNA OATTUR! DIFFIOILE Avevano_ trov.no uno slogan d' un ct.·rto effetto : « Il rontunbmo per una Francia lib(ra. forte e felice!>, e l'hjnno ripetuto, stampato e cantato in tutti i toni, ~(a i radicali hanno voluto mettere i puntt sugli ,. La Francia libera? ~1a non ')i,uno 'itali noi, rJ.dicali, a regabrc alla Fr.rncia il e rc- ~1me più libero che c,ista al mondo?». La Francia forte? ~lJ. non era e<.\a t.1le nel 19q e non lo è ancora,, qu.mdo ha re,i'itito all'aggressione per vincere poi la più terribile ~ucrra della ~toria? La Francia felice? ~la non ,iamo c;tati noi a dari<-, e pazientemente t' prudentcmemc >, quella felicità e quella pro~pcrità che, e in tempi n~n .rncora lontani >, le hanno valso l'1n- \"idia di tutti gli altri popoli? Tuttada que~te frasi del manifesto ~ei radica.li 'IOno appunto frasi, mentre I comunisti , ::::.. m fanno la loro propaganda con qu.ilc~a l/~· islltij ~- n. ffirt~IT.\~li\i-:l~ che a,somi~lia a dei fatti. Hanno dif- . .· ' Ji ' i.!,1,1~1.:ì ,!,~l,,:;. ) fu'ìO un ricco fascicolo di fo1omont.1~gi che l'intitola Commimisme au t=~· :.r>~~;,~'.':::rro·~~~ ~/!~d~ 11:!IJrfi 711'1B ~ 11 n,11 IJ]IUI rno■IClO di campagne in fiore, trionfa il riv.> rlÌ = _ ~ li'J - R1M(~ L ~ D U ,nlendente di una bella creatura felice. Oatania, ottobre. r., tutta la pubblicazione è così. sfilata @aw -.'_3)it.:..l't,tc, di suggcsti,·e e liete immagini della Patria francese, cominciando da Giovan- 0(t'gi torn, 1ndo a ca\.1, per vi::i Cm~ na d' A~o noi:i .manca l'appello a_, la• berto~ e quindi per via Etnea. ~n pa~- ,·oraton cattoltc1), attr;wcr<.o la nevo- '- sato dietro una siepe fitta di per<-one caz.ione d~lle ~lor.e nazio~1ali (ci «>no che sta\·ano a guardare, dal marcia• perfino R1chclieu, C~rte'ilo e .Pascal), piede, i funerali di An~clo ~[usco. I! delle bellezze naturali, delle ricchezze corteo s'iniziava con una lunga fila d1 del suolo, d~lle conquiste della tecnica corone. nelle cui f~lie il primo ,·ento e del lavoro, per giungere, dopo la d'autunno metteva Ùn rumore di piogM>!ita polemica con~ro ~az1smo e fa. gcrella. Tutti Jegg~\";rno a ,·oce alt.1 i )Cumo, alla esaltazmne del « Grande nomi dei dona ton, che wolazzavano Partito del Popolo di Francia> : mani in oro ~ui na'Jtri neri. Poi veniva la ,tese fratemamen~e, militanti comu~i• baraJ portat.l a spalla e circondata da!- ,te che fanno pacificamente la maglia, le autori ti; dietro la bara, a capo ch1rontadini che ballano nei ~rati... no, mJrcia\"ano gli ultimi autori di P. impo,,ib1lc çhe tutto ciò non fac- commedie dialettali, che le due ali di eia impressione sulle anime semplici. persone, ferme sul marciapiede, rico- ::"{essunaltro partito in Francia cono- nosccvano a stento, perché nessuno di \Ce megli_o b tecnica della prol?agan- questi c;crittori, all'infuori di Ru,so d,11 specialmente quella che s1 vale Giusti h:'l un nome molto popolare. d~lle, immagini. Vi c;ono fi!~ comuni- Seg~i,·a 1.1 folla, con una banda in \ti di_ un certo ,,aJor_e art1'it1Co, c_ome capo e un'altra in coda ... Senza. dubIA rne est d 11ous d1 Jcì'\n Reno1r, e hio un bel corteo. Poche cose nescoLe temps dts urius~ ma nella mag• no 'bene in Sicilia come quelle impron• gior parte e~i non rappresentano che tate al lutto. essendo qui di antica data il più gro!IS(,i.anosfruttamento del sen- il culto della morte. t; n'aria nobiltimentalismo delle ma.MC. La loro ~i• mente funebre avvolge e regola la no- \Ìonr pubblica è ,·ietata, ma nelle nu- stra vita 5ociale: spes~o i muri si t,\pni?ni privat~ e nell'int_erno delle fab- pezzano di annunci m~rtu~ri, taluni _dei bnche questi ~lm rag,1I1ungono ~empr~ quali riman~ono app1ccat1 per me,1 1 e I<? \Copo per 11qual~ ~n.o. ~tali fatu! ancora nel 37 annunciano il .dece,~o c1~ di esasperare gh spmt1. In uno s1 di una signora a,·\·enuto nel gennaio comincia, per e~mpio, col vedere una del 1 3 6; la fine delle ,tagioni, s~cie coffitta miserabile con una povera don: dell'e:,tatc è celebrata in canzoni mona mezzo morta di farne, alla quale I notone e' lamentose come trenodie; cuoi bambini chiedono inutilmente un fino a qualche tempo addietro in tutta po' di _panej il quadro ~cguente p~c- l'Isola, e ora solo nei pa~<-i, !1 ves~ir,~ lCnta, mvece,. una Juc;~uosa.auto~ob1le con eleganzì'\, anche nei g1om1 caldi, <-1 dalla qu.ile discende un bimbo 1mpcl- ottene\'a col vestirsi di nero. licci~to e capriccio~, con in ~ano dei ~la il corteo, che accompagnava dolci che getta rabb10,amente 1~ terrn, ~fusco, a\'cva, nel suo impeccabile impe_dcndo perfino a un cane ~1 man- stile siciliano, una sua nota partico- ~nrh. Il c~mmento del film ~piega che lare: ,pe,'iO le facce addolorate si av- ,1 tratta d1 fotografie, le quali non pos- viva\'ano di un sorriso, e pareva che ,0110 CMer pre~e che dal ~·ero. Sec~n~~ un raggio sperduto di sole andas~e colJacque~ Bardo~x,. quC)tl e_ consnnih pendo sbadatamente le pcr5one. Quefilm costano. dai s~1cen~o ,1gh_ottocento sto particolare non offende ~lusco. mii~ franchi. meta dc.1 quali sono pa- Di tanto in tanto, nel dolore di aver ~au dalla ~•·ntrale d1 ~(?sca. Il. par- perduto quest'attore, s'intrometteva, t1to comum,:a, al quale t mezzi _non cosa molto naturale, un ricordo di lui; mancano, ,:1rcbbe del resto propnet,1rio anche d1 \'ari cinematografi parigini, quali il ~larivaux e il Panthéon. Xci cuore dell'Esposizione, fra il Troc-adcro e la Torre EifTcl, ~i erge, non privo d'importanza, il pì1~ig!ione del: l'U.R.S.S., dove i comunisti france~, po'-sono andare .s. far le loro devozioni davanti al simulacro di Stalin, e che è anch'esso niente altro che un enorme manifc~to di propaganda, svolto tu parecchie migliaia di metri quadrati di muraglie. La vecchia democrazia demoma'-'iOnica e 'JOCialistoide, che detiene 11potere, è dunque co~ì sicura di ,é? Si capi\Ce che ha tutto da guadagnare dalla confusione genera!e. per cui radicali socialisti e comunisti u11 po' vanno .1' braccetto e si. rub~n,o pezzi di programm~, salvo ~1 a hogare e cercar di fan1 la forca v1ccndevolmcnte. Le elezioni del 10 ottobre hann~ dato r;1gionc ai radical~1 e tutto ,~ oggi politicamente f~rmo, ciò che è I ideale del conservatontmo. :\fa qualcosa dovrà pur finire per muov~rsi. Quan~o 11 problema sociale c;copp1~rà sul seno 'tOtto le formule da manifesto elettorale, che cosa ,uccederà? Quale de_lle due parole : e rivoluzione > e e: reazione>, acquisterà un senso concreto an• che in Francia, quel '-CmO che h_an~? nel vente~imo ~colo e che non e p1u il medesimo a cui son rima\ti i dcmocrntic; vC"rio finti del Front populairr con la loro paura del Fa,ci~mo? cm una battuta, era un ~..1.lto,cr,l un g-esto della mano. E il riso era inevitabile. ~la subito tornqva più doloroso il pensiero che quella battuta, quel 3o.1lto,quel &esto non avrebbero d'ora in poi ricevuto altra vita ~ non da una memoria sempre meno chiara e certa. Ho ,entito, dietro di me. un vecchio, ben noto per il suo ~nno pencolante, insultare con molta eloquenza un giovane che lo aveva urtato col gomito, poi raccontare a voce alta un cpi~dio di :\[u~co e riderne fortemente, poi scoppiare a piangere e, :1.gitando la testa, mandare le lacrime sullf: mJni e le facce dei vicini. Il pensiero che attorno c'era una ragione in meno per ridere e stare allegri e il ricordo vivacissimo di quel r~ e allegria, erano i due sentimenti fra cui ~lu~o, come fra pioggia e «>- le, !iCompariva per sempre. . . Finit.1 la cerimonia, tutta la vita d1 Musco parve spargersi dovunque. Sulla bocca di ogni catane~ risuonavano, col tono di chi riferiKe e imita, pa• role di ~(usco; alcuni, i più arditi, abbozza.vano con tutta 13 persona scene culminanti di ~usco. E siccome i catanesi anziani somigliano molto, nella figura, all'attore scompal"'iO, il simulacro di costui parve, la sera, moltiplica~i diverse volte per miJle, circondando e impressionando il forestiero che fo5c;c capitato in questa singolare rifrazione tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Anche negli autobus, che salivano pcnO\.amente veno i paC5i dell'Etna, ,i parlava di ~fosco e riappariva, nel: le fugaci imitazioni, la sua figuri'\. S1 raccontavano molti episodi, taluni dei quali inediti. ~ci primi tempi del suo successo, egli soleva beneficare largamente ~li amici rimasti poveri. U~ ~iomo, mvitò a pranzo un gruppo d1 due famiglie. I commensali trovarono la tavola imbandita con piatti capo. volti. Rovesciatili dietro invito dell'ospite, trovarono cia.scuno due f~li da mille. « Ecco il pranzo! > dtssc ~(u~o. e: Signori, buon giorno! >. E .,comp.1rve come d'Annunzio .,I Vittoriale. Parlava bcni~\Ìmo il siciliano, a :.tento l'italiano; le altre lingue le ignorava completamente. A Parigi, preso dalla disperazione di non capir nulla e di non essere inteso da nessuno, cominciò a fermare i pa"anti con in- :iulti dialettali pronunciati con tanta grazia e un così bel sorriso che i passanti ri\pondevano: e: ,\1 erci! ». Solo uno, 'Cntitosi chiamare con quei nomi poco onorevoli, rispose con una be_- stemmia siciliana e alzando le mam. Musco gli fermò i pugni con un abbraccio. e Te cercavo! > gli gridò amorosamente. t. difficile che Catania dia alla luce un altro attore dello stampo di ~·lusco. 11 comico, ,pomaneo e vivace in questa zonn. dell3 Sicilia, va prendendo altre vie, dietro le indicazioni del tragico Verga. Lo sguardo, che i giovani catanesi {i pochi rim:uti a coltivare simili cose) gettano sul loro ambiente, è più critico e ironico. Meno spontaneità e più intelligenza sono le nuove dosi di questo comico. La vita siciliana come materia d'arte, guardata da così alto, rischia di diventare sbiadita e invisibile, ma può anche acquistare pregio. Mi hanno raccontat? che la sera in cui si diede per la prima' volta a Cat.1.nia una commedia di ~lartoglio, che veniva d:1.i successi di Roma e di Milano, la via che conduce al teatro rigurgitava di folla elegante. Martoglio, amatissimo dai suoi ~pncittadini, e festeggi,do come un trion: fatore già prima dello spettacolo, s1 recava a teatro in frac. :\<fa taluni scrittori catanesi di oggi. allora ragazzacci, nascostisi in un luogo di decenza prossimo al teatro, si mie.ero 3 gridare a voce alta il nome di Martoglio, facendolo seguire da rumori e da fic;chi. Questa singolare disapprovazione era incomprensibile in una ,crata come quella e in una ter~a _tut~a d! amici. Quali erano le rag1om d1 tal~ rumori? :\<iartoglio ignorava che quei ragatti si esercitavano nel puro e semplice gusto di rompere le uova nel paniere e disturbare quello che non andava disturbato. e Il nuovo comico era nato>, direbbe il De Sanctis. Cordialmente ' VITALIANO BRANCATI W. CESARINT SFORZA CURA DI BELLEZZA DELLA REOIN.l VITTORIA IL I\EONO"UNITO" SOTTO questo titolo (Tht e Un1ttd > Kin1dom;, Kingslcy Martin, diriettore della nota rivista laburista Tlt.e }\t1.1, .Statnman and iVot1on, pubblica nell'uhimo fascicolo di Fo,.,,,,. Affairs un lungo articolo, in cui ,tudia in qual modo il popolo inglese abbia reagito alla . politica ,csteu. del suo Govcrno, di questi ultimi anni, e partic~larmen~e in qual modo vi abbia rng:110 11 labunsmo. Egli dichiara, fin dal principio, ehe s.i propone di trovare la chia\'e di quella apparente unità del popolo inglc1c, che è ua1a notaia da unii stranieri chr si sono recati in lnghiherra net periodo fra l'in• coronazione e b Con(uen:r.a impniale. e L'acredine dei panici e l'an1a~oni1mo delle elusi che, in Gran Bretagna, 1n confronto con gli ahri pusi, sono sempre te• nui sono nati anche meno e\lidcnu del soli~o>, E la chiave, secondo lui, è la minaccia del Fasciamo e del :s'azionai-Socialismo sul Con1inente. e Quc110 polrebbt-, a prima vina, sembn.rc urano, cd è, di fatto, sorprendente, pf'rchl è accadu~o souo un CO\itmo che non è stato omle alle Potente Fasciste, ma, al contrario, ha dimourato una stupdaccnle compiacenza per la loro aRgrenione Jn qu'"sto articolo>, cosi il 1ig K1ngdcy ~hrtin chiude il suo preambolo, • io dimostrcrb bre\emente comc questa anomalia sia avvenuta >. CONCETTOINOLESEDELL'AOORESSIONE QUAXTE t0no le propositioni, che il sig Kingùcy Martin enuncia in quc• no preambolo, ahrett.an1i tono i punti in cui dissentiamo da ~ui. ~h riconosciamo che il diuenso è circoscntto all'apprenamcnto o, meglio, alla delinitione dei singoli (atti, mentre, probabihnen1e, pc~ quando riguarda il ncuo cau.ale fra cui non 1iamo, fonc, molto lontani da lui Scgnamo i punu di diucnso 1) King1ley ~lartin parla dcli'« aggrec;sione » delle Potente Fa5eiue. E chi ne sa• rcbbe nata la vittima? L'Inghilterra, In altri termini, Hiiler riprininb il ser• ,·izio milita.re in Germania; e l'tnghiltcrra pretende che (u aggredita. Poi la Germania rioccup6 la Rcnania, tierra tede.ca da millenni, an?.i cuore del germanc,imo ;_ e l'Inghilterra preicndc che fu . aggred1t~. L'Italia conquiatb un paese africano, ab1· talo da un popolo di n.tu inferiore, e si :p,~~•:~oa~e~:~:::;aibi:~~\'::t:ht:nl~~~:;i~~ terra 1i auunse tante volte; e l'Inghilterra pretende che fu aggriedita. Ques1a concezione politica, sie pure si pub chiamarla cod, .omiglia straordinariamente a quella deU'impcrialismo bntannico del 1tcolo scono. Allon, se la Francia avanu,·a in Africa, ringhilterra 1i 1ie:n1i,a e aggredita>; se la .Ruuia .a\an~,·a nell'Asia centrale, l'lngh1l~erra si scnuva e aggredita >. Quando, poi, la German_ia o$Ò battere l'industria inglese wi m~rcau mon• diali, l'Inshiltura si .entì e •a,redita > e dcciK di punire l'aggressore; e qucl. eh.e segui è noto. ;\'on è urano che, o~g1, 1I laburi1mo inglt-se giunga a condividere quello modo di pensare - o pìutto1to di sen1ire - che ru proprio di un imperialismo grandioro e senta 1erupoli, che si pretende sia da tempo spento nei cuori britannici? In sostanta, la cosi detta e aggreuionc > da pane delle Poten:r.eFasciste sarebbe com,istita in questo: che l'Italia e la Germania si son permesse di diven1arc più forti. ti crescere di esse è uato un·o_f. fesa pu l'Ing:hiherra. ~fa questo. non è p1ù un conutto politico. t un'ist,cna 2) Kingsley ~iartin ritiene che il Go\Cr• no conset\·atore inglese dimonrb della ccompiaccnta > alle Potenze Fuciste. Di fronte alla Germania, la e compiacenu > del Governo inglese consistette in questo: che esso non credeuc di scatena!'e una guerra mondiale quando le truppe tedesche rintrarono in Renania, terra teduca, di cui neppure il trana10 di Versaillcs aveva negato l'appartenen:r.a alla Germania. Di fronte all'Italia la e compiacenza > del Go,·emo britan~ico si sarebbe manifestata. in occasione dell'imprua etiopica. E qui, e\·identcmentc, King:sley ~C.rtin ra dell'umorismo. 3) Kingsley ~iartin parla di e minaccia > del Fascismo, del Nazional-Socialismo sul Continente: minaccia, s'intende, ::.ll'lmpero inglne. Questo punto non è che una diven.a Cormula.:ioncdel primo; o, per dir megho, della steua abcrra:r.ione. A nostro avviso non vi è s1110che il naturale au• mcnta~e 'le forze di due popoli giovani. L'imperi::.hsmoinglese vide sempre ncl pro• gredire altrui uoa minaccia per lt. Il laburismo è della ueua opinione. Ne pren• diamo atto. Questo significa, non che la minaccia et.ista, ma che si vuol far credere che esi11a. -4) Infine, Kingsley trova sorprendent~ che l'Inghilterra si sia strttta e fu1a d1 fronte alla e minaccia > continent~le proprio ,otto un Go\emo che non so~o non era ostile ma anti s1 mostrò compiacente all'aggres;ione delle Potenze F~scist~. E ritiene che al fatto occorra sp1egauone. A dire il vero, la spicga,ionc è superflua 1e ,i ammette il punto di viua che l'Inghilterra è nemica di chiunque d!\·en~ troppo Cor1c,o meglio, di chiunque d1\·cnu più Corte di quel che eua ritenga tollen.- bile ; e qucSlo, indipendentemente d~l colore politico, sia del suo Go"crno, sia del prcsunlo avversario. L'Inghilterra fu nemica della Francia dell'oncien ,i11mt, della Francia rivoluz.ionaria 1 dPl)a Francia di Napoleone e della Tena Repubblica lino a Delca.ué; e il torto della Francia era solo quiello di esser forte. E quando, dopo una guerra combauu1a fianco a fianco, sembrb che la Francia neuc per u,circ troppo ~rt~lo~Jl•G::::c di~ ~i~7:~~:~• ~::i~?.ht:r~: Germania Cosse, oggi, democratica o SO• cialina, se eua aveue ricuperato le sue fone sono uno Stresemann, ant.iché sotto Hitler, l'Inghilterra sarebbe verso di eua non meno diffidente cd ostile di quanto le è oggi; e lo ste..uo1i dica dell'halia. SETTEA11111DI STORIADELLABURISMO F ATIE queue riserve, si può anche leggere con interesse l'articolo che è, in fondo, una breve noria di sette anni di errori del laburismo. Nel 1931, il Giappone invade la 11an• ciuria Per la prima volta, il Lobour Po,ty ,i trova di fronte al pericolo anua· le che la sua politica di pace in sostegno della Lega possa significare una guerra. Che fa il Partito, Vota una risolu1.ione in fa. \·ore della e ,icurcua colletti\·a "'• in as• giunta ad ena, una risoluzione a fu·ore dello ,ciopero generale . con1ro tutte le gurrre. Come le due nsoluz1oni stessero insieme, comprenda chi può. . . ~cl 1933, di fronte al trionfo d•. Hitler, il \ecchio aw·niamento del lab.un1.mo d1 rc1;sten:r.aalla guerra cede defìnni"·ament'" il pa,ro al po1tul.110della c. sicurrtza collcuiva •· Nel 193~, il laburismo si 1chirra.. \·iolentcmentt contro l'Italia e contro I 1mprc~~ etiopica; e la mana del Parut~ non ha pm dubbi ed è pronta a correre 11 ri.chio dcli• guerra con1ro il. Fascismo >. ;\'cl 19:36 il labummo .'~ oppone. ,na n• chit'sla dci grandi cred1u per gli arma• menti e nel 1937 ii astiene dal. \Oto' e es· .o ritiene che 10!0 per questa \·1a poua dimostrare che detena la politica del Co- , crno >. la t~~;:dein_ oc~:c:~~: d~:~ag,fcuyer~a;?;i:gn~ e1auamcnte lo ne,~ che per I' .\biuinia. Il Governo con,"'r\ •tore inglf!se e è risoluto ad e,'ltare un conflino con l'Italia ed è pronto .a 1ubirc qualsiasi umi.hnione pur di non 1mpe~naru in un• d1~pura sena con i dittatori • ; esso ri1iene d1 poter s~l- ,·are la posizione mediterranea dell'l1_1gh1ltcrra di fronte alla nuo,·a potenta imperiale dell'Italia e alla creK"entc forza na- "'ale tedesca per mcno di trattati\·c c_on le duc dittature e con Franco. e Il Fore11.n 0/fitt fece un calcolo simile. P.er la. Cina e per l'Africa i e in cn1ramb1 1 cas! ebbe torto. t fuori dubbio che cosi nell Estre• mo Oriente, come nel ~{editerranco l'Impero in1tlcse è indebolito. C°'I 11.e crcat~ oit;i una strana c irreale 11tuu:1one.. Gh intereni de!la clauc dirigente tono 1Jffa1 1amente in conf!iuo col suo normale pa1rio1t1$mo,che eua non rugi~e alla no• titia della cattu1 ,1 da parte del Genenlc Franco di una na,e mercantile ins;lese carica di derr:ue alimentari t mentre l'Oppo1i1ione laburi\ta mostra un 1ntereuc che ,arebbe del tutto degno del partito con• ,ct\·atore pu i cannoni pesanti, che si d1cc dominino Gibilterra, o per I• baM"per sottomarini, che i ted.uchi $tarebbero Co• struendo nelle Canarie >. PCK•iamodi1pcn•arci dal citar«- il resto. L'autore soprattutto vuole 1p1Pttare per• cM il laburismo da p•cilista sia dh·en• tato bellicoso. ;-.;onoccorre. t una costante ironi• dclla storia che i partili, i quali dicono di \olere la pace, liniicano col fare la guerra. ~i.a qui v'è di pi~. Il laburismo è soprattutto 1nslcse. t.:n ant1mpe• nalitmo inglese non sarebbe Cone, una con1,adictio 1n ad11cto? E in rostanta, l'importan:r.a di questo ar• ticolo è nel fatto che uso è una spc~1c di confc,sione del laburi,mo; confeu,one, si noti, fino a un ccrto p~nto, .in~on1ape,·ole. Per la prima ,·oh.&,11 ~1alu.mo britannico si guarda nc:llo specchio._E 11 vetro gli rinvia l'immagine di colui, che esso crede\a (o,sc il 1uo nemico naturale, e che non è se non il suo siniuro fratello man:iore l'impcri.,,lismo britannico E L'IMPEROT WHAT OF THE E~1Pl.RE?, si.chic• de, alla fine, l'autore. E rispondc che e proprio ì ,·ac1llament1. dd Governo britannico e la situnione dupc, ::;::"'~a~:c:I;~ f.~~;:~~ ~~nno deterMa ;ulle questioni che coneernc,·ano la di(c,a, l'Impero 1i è dimostrato altrett.a~- to unito quanto lo è lo nesso e Regno Um• to ». La Xuo,a Zelanda, con un Go,·crno laburista ha attaccato con \ecmcnu la politica dd Go\·erno ingle1c, reo - a, suo aVVao - di ner tradito la Lega L Au• uralia soaventata dalle conseguenze che ha av~lo il fatto che al Giappone fu \aKia1a inano libera ìn Oriente, ha discusso i piani per lo l\'Ìiuppo di una notta australiana. Il Sud Africa, turbato dal 10r- ~ere di un Impero italiano nell'_Africa, Orientale ha di6C'uUOcol Governo 1ng~esie: lo ,viluppo di una linea aerea transafncana e la costruzione di una base na"ale a Siinonstown. e Cosi la politica. britannica >, conclude l'autort, e di non ,·olere ut1• !il.ure la Lega per prevenire la guerr-a o per couruirc un sutcma che ~tcue p~- \'enirla in avvenire, ha avuto 11 sorpren• dcn1e risultato di sc.accare la Gran Bretagna dai suoi alleali P?tenziali e di .inde• bolire la sua posinone, m modo che I Do· m11u'ons di fronte al pericolo di do,·er combatt0crc una guerra da soli, . wno CO· urt-ui a far 1accre le loro do~hanze e a unirsi non già in difesa della Lega o della p::.ce, ma dell'lmpcro brit~nnico ». Oiocntiamo in due punti 1) non lo scar.o amott dd GoHrno inglese per la ~ga ha allontan.ato ~all'~nghilterra i 1uo1 alleau naturali e I ha 1n• debolita, ma proprio l'errore opposto: e eioè l'eccesso di amore ; 2) l'Inghilterra si p~pon~va non di scr: ,·ire la Lega, ma da JCf'·irscne, non d1 porre le sue fonc in difesa della Lega, ma di porTc te (or:r.edella Lega o, meglio, dei membri della Lega, a d1(csa dell'lmpe• ro. Questa spcran:r.a è staia deluu, E qu~- sta è stata 1utta la tragedia della storia inglese di questi ultimi anni Fatte quesle rucn,e, ricono,ciamo che la eonclusione· di Kmg1lcv 1tartm è corretta: è il pericolo che tiene unito l'Impero. OMNIBUS I •••o 1'. •· so. ,s OTI"OBRE 1n1.xv OMNIBUS 111 SETTIMANALEDI ATTUALITÀ POLITICAE LETTERARIA ESCE n. u.BATO lN l'l-18 PA0na ABBONAMENTI Italia e O.loitl•1 ano L. t5, M'IDUlr'9 L. ~3 r.uro1 AHO L. 70, klDdtrt L. 3e OIIWI W'D■EaO VW& J.1I1 ?lhu01orh.1l1 4111g11i• rotornfie, 111cbe 1e nou pobbllcatl, 11011 Il null11l1001.o. DtrealM.e: Roma - Via 411 8114ario.28 Tal,rono N, 681.6S~ A2alai1truttae: llllno • P11111Carlo Erba, 6 Telefono N, 24,808 loc. .A.noa. Hltr1iee "OllIIBVI" • llllluo 'Il
QUESTO VIAGGIO è stato per me il più comodo ch'io abbia mai fatto attraverso il Continente Americano. I treni erano adesso ad aria costante, ed erano molto più veloci d'una volta. Non avevo quindi l'impressione di compiere uno sforzo immenso, per raggiungere il West. Chilometri di prateria fluivano dolcemente sotto le nostre ruote. Non guardavo molto il paesaggio: avevo alcune cose da fare, e il viaggio non mi era nuovo. Pure, fui ancora una volta sorpreso dall'evidente povertà e miseria di tanti di questi Stati. ln confronto, la Quinta Strada e il Lakeside di Chicago sembrano di un altro mondo; appartengono all'America della leggenda, la terra della ricchezza smi- ~uraca. Ma dove sono i segni della ricchezza, lungo questo tronco ferroviario? Quali ricchi travestiti ci sono qui, in queste diroccate cabine di legno che passan per case, in _queste vie! in quc: ste strade non pavimentate, m questi mucchi di vecchi bit.ioni di latta e di scheletri arrugginiti d'automobili? Ci sono villaggi interi che si comprereb• bero con cinquanta dollari, compresa la fannacia e il resto. Questa gente, che ai passaggi a livello guarda dalle vecchie Ford con invidia malinconica, lo sa che ha ereditato la terra? Quc• <.ta, di sicuro, è ancora terra di pionieri. Un inglese può credere che la \ ita dei pionieri cominci. app~na fuo: ri di Ne\"' York, tanto I suoi aspetu :iembrano provvisori. Questa gente re• sisterà per un anno, e forse l'anno prossimo se ne andrà in Califqrnia o nella Florida, o magari in città. Denaro ne ha versato, come cateratte del Niagara, nelle grandi città, per costruire le loro torri. Ma se c'è tanto danaro in queste terre intenncdic, mille e cinquecento miglia però sono abita~o d:cdJ~r~~! 1 i"1est scheletri di cit- <à di minatori, che non potevano avere più di dicci anni di vita, costruite_ molto meglio di tante fra queste piccole città e villaggi rurali. Che tutti pen• sino di non rimanerci? Sono tutti accampati? Si tratta di veri contadini, o di nomadi che non \anno più cosa fare? Non so rispondere a que:ite domande; !lono uno straniero che guarda dal finestrino di un treno rapido. Forse qui si tratta d'una combinazione particolanncnte adatta al gusto americano, come le salsiccie e certi pa- ,;ticci di grano saraceno. E: un contrasto incredibile e penoso : da una parte viali immensi e torri di acciaio; dall'altra sentieri fangosi e misere capanne di legno; ciò può apparire a molti Americani divertente e pittorr- ,co. Può sembrare, insomma, una prova di più che l'Americano è il più fortunato dei çittadini. 1n una rivista popolare, che ho tro• vat<J in uno di questi treni, M.try R,>- bcrts Rinehart, ha dichiarato con bat• tagliera enfasi che il cittadino americano ha di gran lunga più comodit;; di tutti gli altri cittadini di tutto il mondo, pa~sati e presenti. Spero du· sia così, perché ne hanno veramente bi,;ogno. ~1a, come straniero che p;Hsn. a cinquanta miglia all'ora, non capi• sco come riescano ad c,;trarrc tante ~olide comodità, superiori anche ai ,og'ni degli Inglc:ii, dei Frnncc:,i, degli Oiandc$i e degli Svedesi, da quelle capanne di legno, da quelle strade ~con• OC'-~, da quei brutti ruggino,i villaggi gelati d'inverno, polverosi e accecanti d'c:,tate, fangosi al principio della primavera, minacciati dall'arsura, dalle alluvioni e dai venti che portano vie intere fattorie. ~on so come possano fare a star così bene, quando la maggior parte di e<;.,;jproprio non ne ha l'aria. Qualche magia farà c;ì che quel che a mc sembra un mucchio di vecchi bidoni e di carcasse arrugginite di automobili, appaia, ad altri, con1e un giardino di cottage inglcsc? Tutti gli scrittori lntelligenti che scrivono di queste regioni, con un verismo a!)<,olut..amentc deprimente, non :,,arebbero che bugiardi? E questa gente fuggè verso la cmta. viaggiando di luogo in luogo $U carrozzoni costruiti alla meglio, perché !li ribella a tante corno• dità? .E: vero che non è qui tutta l'America, ma ¾! .,j va a nord e a sud, con questa ferrovia, non si trova niente di molto diverso. Dovunque l'aspetto di un paese dove non è \tato ,,,cso abbastanza danaro. Durante il viai;gio mi misi ad os- "ervare le pc~onc. Alle stazioni più grandi, si vedevano due tipi diversi e contrastanti: uno, era l'uomo d'ufficio, il giovane pre~ nella rete degli affari, qua$i sempre pallido, con gli occhiali, annoiato, diventato aspro per la concorrenza, occupato a $trillare, occupato alle notizie di borc;a, alle spiritoc;aggini, tirannico, avido di percentuali; e l'altro, l'uomo che lavora all'aperto, il portabagagli, il sorvegliante di 'itrada ferrata, e così via. Gente che .,cmbra rnperiore a quelli che fanno lo ,te.s~ lavoro in Europa, giovanottoni in tuta blu che <.i comportano come persone libere, che fanno il loro la• \'Oro, ma '-Cnza aITrcttar..,i, con l'aria di chi non gliene importa un quattrino, e probabilmente in migliori condizioni economiche degli impiegati. Comodità o no, non pare che le cose vadano male, a questi opcr:\i. Lì associano alle più roraggiose e trionfanti imprese americane, ai colossali lavori d'ingegneria civile, alle grandiose CO· struzioni che sembrano essere le fondamenta di una nuova civiltà. In que• sto inconscio ur.to fra acciaio e pietra, v'è una grandezza impressionante. Il saggio europeo capisce di trovarsi alla presenza di un fatto troppo granae e nuovo, perché egli possa afferrarlo. Sogghignare vuol dire diminuirsi. Probabilmente siamo rimasti delusi del1' America, perché guardiamo in una direzione sbagliata, per quanto ri. guarda le sue mire. Cerchiamo arti e filo,ofie, quando dovremmo rivolgerci alle nuove costruzioni, ai nuovi ponti o allt" nuove strade, e vorremmo molti grandi uomini alla maniera antic.'\ - artisti e filosofi e letterati - quando dovremmo guardare alle migliaia di nuovi uomini comuni che mescolano il cemento e ribadiscono i chiodi. Questi lavoratori, il cui lavoro si svolge per la maggior parte all'aria aperta, non si sono sbiaditi e pietrificati com'è accaduto per molti Ameri. cani sedentari. Ho notato che il direttore della vcttura-ri.storant1,, aveva un viso di Pellerossa sbiancato. Questa specie di viso l'ho veduta spesso negli Americani di mezza età. Ci deve esse-re qualche cosa r:el clima, che scolpisce in serie questi lineamenti, che muta il rotondo viso mongolico dei nativi nella lunga fronte ossuta dei Pellerossa. Questo direttore aveva un'aria inquieta, insipida, senza ombra di spirito, con una ricca vita animale, fortemente dissimile dai suoi camerieri, che avevano un aspetto compiaciuto, vitale, felicemente a posto coi loro istin• ti. Non c'è dubbio che i negri fossero stati scelti per questo lavoro, mentre l'uomo bianco era un esemplare solito della sua specie. Inoltre, il bianco aveva una certa responsabilità - sembrava che portasse la metà del peso del mondo sulle spalle - e i negri ne avc,·ar10 ben poca, o niente addirittura. )'la anche dopo aver cercate tutte le giustificazioni, era difficile non sen• tire che ~di schiavi, alla fine dei conti, a\'cvano vinto. Essi avevano conser• vato qualche co<.a.di ricco e di vitale che nel giovane padrone bianco era stata stancat:i, inaridita, estirpata. Le donne nella vettura.ristorante mi irrita\'ano; mi hanno sempre irritalo e forse mi irriteranno sempre. li risenti• mento non è c,wallcresco e non è nenimeno troppo ragionevole, forse; ma non posso sopprimerlo. Queste donne americane che vedo nei treni, mi irritano perché sono sempre troppo pre• parate: perfino a colazione sembrano pronte per un ricevimento, o forse immaginano di e5:c-erea un ricevimento. ~(a se almeno una volta, per cambiare, avessero un'aria semplice e mode. sta! Perché essere sempre così aggressivamente femminili, giorno e notte? Perché non riposarsi, lasciar perdere? Qualche ruga, una guancia lavata e pallida, una bocca senza rossetto, vestiti comodi : in<.0mma un aspetto e insignificante> come sarebbe il ben• venuto, specialmente al momento del sugo d'arancia, di prima mattina. Per lo meno agli occhi d'un viaggiatore inglese, forse nostalgico dei tipi del .suo paese. Le belle giovani donne sembre• rebbero belle e giovani anche se si mostrassero per la maggior parte del giorno come Dio le ha fatte, e se anche questo non fosse, non sarebbe una gran perdita, per una ma,ttina o due. Non è mica necessario esser sempre belle; perfino le stelle dei film si prendono le vacanze. Quanto alle donne di mezza età e di età avanzata, cosa ci stanno a fare nei vagoni-ristorante alle n6ve del mattino, così apparecchiate che i loro visi sono, .sotto il .sole chiaro, delle maschere fastidiose? Certo lo fanno per piacerci, per tenersi su; ma non ci piacciono. Ne~uno ha piacere di vedere quelle maschere. col sole della mattina. E c'è un tipo di donna ame• ricana, piuttosto anzia~a, che .mi. sembra terrificante. Ha I capelh bianco cotone elaboratamente ondulati; tutto quel che c'era di onesto nel suo viso è stato cancellato, tranne qua e là, dove la cipria si accumula come la neve in un crepaccio montano. La bocca è piccola, arcigna e incongrua: mente ~carlatta. Di solito porta strani occhiali. A un primo sguardo, pare una spiccato esemplare della madre americana, forse intellettuale, e ardente di amore per il prossimo, ma anche dolce custode del focolare. Dopo una altra occhiata o due comincia a sembrare stupida, intollerante, inflessibile e qualche volt.\ addirittura crudele: fossilizzata nel fatto di esser donna, un tiranno coi capelli bianchi, pronta a cacciarvi di casa se aveste una mente più liber=ilc della su.t e se aveste il coraggio di provarlo. Ci sono davvero molte donne così; o forse il loro dispernto sforLO per sembrare tremen• damentc meglio di quel che sono, riduce molte gentili e incantevoli donne d'età ad accusarsi falsamente? La \"italità, il coraggio e l'intraprendenza della donna americana sono famosi, e non c'è bisogno che ne parli io. Ma come sono costrette ad esasperarle queste qualità! Esser donna è un brutto affare in molti posti; esserlo in Amr•ica è certo un inferno. Non c'i: ripo~o. Non ci si può dimenticare per un secondo. Sempre in trincea. Non si smette la corsa, finché la Morte non suona il campanello. Stavo pensando questo, nel treno, ma avevo osservato più la letteratura che la _vita. Avevo! infatti, letto in alcune riviste popolan quegli strani annunzi combinati con una <·nta sfumatura letteraria. La quantità di que'-li avvisi era la letteratura che mi aveva rivelato parec• chio sulle donne americane. La maggior parte dei miei amici ridevano di questi modelli di avvisi, come se non avessero niente da fare con la vera America. Ma non può essere cosl. Gli uomini e le donne di quelle inserzioni d'affari, de\'OOOavere un'eccellente CO· noscenia della mentalità del pubblico. Altrimenti non si spenderebbero gros• se somme per delle- semplici esercita. zioni fatte a casaccio. t. una sapienza severamente controllata dai risultati. Questi annunzi nc!le riviste popolari dicono molto di più delle novelle e degli articoli. Leggendoli, s'impara che il tipo corrente della donna americana CAMPAGNA DEL JUNN:E80TA, DOPO UN PA88A0GI0 DI CAVALLETTE è un essere di solito emul.ttore, libero della maggior parte del faticoso lavo• ro della donna europea solo per poter condurre una vita sempre più attiva. La dol'lna americana deve continuamente gareggiare. Quando è giovane, deve sembrare più carina delle altre ragazze che sono con lei, altrimenti i gio,·anotti l'ignoreranno completamente. Nei miei quaranta anni, non sono mai stato a un ricevimento pubblico, nel quale tutti i giovanotti si assiepassero attorno a una ragazza, lasciando la sorella meno appariscente malinconicamente sola. Secondo quegli annunzi, tali cose posson sempre accadere in America dove i maschi giovani hanno una strnna uniformità di gusti, e una ragazza deve o abbagliare o rimanere ignorata. Deve accalappiare il suo uomo. Poi, quando lo ha accalappiato, deve saperlo tenere; e se non è molto prudente - in varie maniere orribilmente intime - non riesce a tenerlo. Basta un giorno o due di rilassamento... e addio. E se non va via, e si sposano, allora ci possono essere i bambini e con essi un'intera legione di nuovi e terribili pericoli. La ~amma deve sapere, ci deve pensare la Mamma, la Mamma non d..vc essere distratta, neppure un attimo. E anche se i bambini vengono su bene, può azzardarsi a prendersela comodamente? No, no. Deve servire proprio il cibo che ci vuole, deve circondarsi di quella specie precisa di fre. qucntatori, andare in quei dati posti, leggere quei dati libri, giocare d'astuzia con la cucina, la civetteria, e la cultura; coltivare il suo corpo, coltivare il suo peso; coltivare il suo fascino, coltivare la personalità, coltivare la mente. Anche se occasionalmente potete sdraiarvi in una comodissima poltrona o sui materassi extra-lusso, con gli acidi e gli alcaloidi che funzionano alla perfezione, anche così rimane una vita ben dura. A meno di non essere il Presidente, nessun uomo ci starebbe a sopportarla per quattro anni. Ma la donna americana, pare, non può indietreggiare. Deve andare, andare - e si vede la mèta brillare nei suoi occhi, - ma esattamente dove vada, il resto del mondo non lo sa. E se qualche volta hanno l'aria annoiata, se sono intolleranti e dure coi loro uomini fiacchi, non c'è da biasimarle. No, davveroJ se gli annunzi delle riviste sono sinceri. J. B. PRIESTLEY (T radw{ione di C. A.) ~T:_t:_..,;;;.r'~ L..,_'-,;:' -- ~ ,a • .-1!!; -<- ~ ..___-<-.:'..:~ NEW YORK • QUARTIERI POPOLARI UNA VOLTA Ruskin stava parlando al• legramente con un amico; all'improv• viso l'amico si ferma e dice: e Parliamo seriamente: sta venendo da questa parte un pano >, T E?l.·(O>, disse po<:hi giorni or sqno un inglese, a Parigi, ~i,:olge~d~si ~ un francese, e che i comunisti am~c1 dea nostri uomini politici socialisti portino alla ro- \ ina la vostra barcollante struttura finan• ziaria >. e Non c't pericolo >, rispose il francese. e Il cuore della Francia è sempre un poco a sinistra, ma il portafoglio è bene a destra>. QUELL'ATTO di autorità suscitò l'in- ~:g;:it?z~o~a;i~ d 5 ccl~!~~c:~:~:~ ?r~~:' cese sotto la voce e 1\utorità >. Nella nuova edizione del medesimo dirionario l'esempio si legge riveduto come segue_: . e Qu~n•~uo di autorità. s'imponeva >. Le nvute e 1 giornali francesi se. ne preoccupano. Che cosa sta succedendo in Francia? NON ABBIATE timore>, disse il ladro alla giovane vedova. e Non cerco voi, ma il vostro danaro>. eh: ~~i =i~~t~::ce \~tt~u g:~ l:r::~:~ VOLTAIRE passeggiava con un amico, quando s'incontrarono in un corte~ che portava il Santo Viatico. Il filosofo s1 tolse il cappello. L'amico gli domandò . se si fosse riconciliato con Dio. e Ci saluuamo •• rispose Voltaire, e ma non ci conosciamo>. UN ILLUSTRE professore di medicina credeva nella sua arte come un ~atematico alla geometria. A\•cndo ordinato molti rimedi a un celebre letterato, che li prese regolarmente senza mai guarire, il nostro Esculapio gli disse abbracciandolo: e:Siete degno d'essere malato >. IL SIGNOR dc Brancas, il tipo del Distratto di La Bruyère, era innamoratis• simo della donna che aveva sposato la mattina. Dopo le noue, prese un bagno e si mise a letto. Il suo cameriere gli disse: :u~;1~o:'\;~gn 1 :re~o~t~! ::g:~~;t:. a letto Egli riSI)OSC: e L'avevo dimenticata >. SIGNORE>, disse a Chuubini un giovine ch'era riuseito a farsi ammettere alla scuola di canto del Conserv:uorio, e vi ringra2.io d'avermi fatto ammettere, e vi prego di farmi avere una voce di basso, che è la mia più gran passione >. UNO dei migliori amici di R ... gli diceva: e: La tua amante è bellissima, ma non mi pare che abbia molto spirìto Come puoi passare tutto il giorno ad ascoltarla? >. e lo non l'ascolto affatto, la guar• do parlare >. M ILORD Chesterfi.cld, celebre per la fi.ncna del suo spirito, ser~ 6no all'ultimo momento il suo tono leggero e scherzoso. Qualche giorno prima della sua morte, usci in carroz.:t.a per una passeg~iata. Un amico gli dis.se al ritorno: e Milord,, siete andato a prendere aria? >. e: No >, egli rispose, e sono andato a fare la prova ,~nerale del mio funerale>. UN FABBRO, incaricato di fare la ~inghiera d'una scala per un pulp,!o, pensò di mettere come pomo della nn• ghiera un:i testa di lupo. Gli fu doman• dato per quale ragione: e Per impedire >, disse, e che gli asini ~;ilgano sul pulpito>. I L GRAN Delfino, padre di Luigi XIV persuase un giorno l'abate Nollet a rendere omaggio a un'alta personalità, la cui protezione poteva CJsergli utile. L'illu• stre fisico fece una visita al grosso fun. rionario e gli presentò le sue opere. Il protettore disse freddamente: e Non lc-ggo questa specie di libri >. e Sisnore >, rispose l'abate, e mi ~rmettele di lasciarli nella vostra anticamera? Vi sarà !oue qualcuno che, a.spettando l'onore di parlarvi, li leggerà. con piacere >. S I DIC.EVA spesso davanti a Martainvillc questa ma!5ima conosciuta: e: Chi paga i propri debiti si arricchisce >. e Sì, si >, rispose Martainville, e è una voce che fanno correre i creditori>. L'L\{PERATORE Augus10 andava vo• lonticri a mangiare in ca.sa di tutti quelli che lo invitavano. Un cittadino lo pregò un giorno d'andare a cena da lui, e gli offrl un pasto mediocre, imbandito modestamente. Bisognò che il padrone del mondo si accontentasse di quel che dava la cucina. Andandosene, si congedò dal suo o_spite dicendo~li_: e Non credevo che fos* simo tanto am1c1 >. SI RAPPRESENTAVA a Londra una commedia di Shaw e, cosa piuttosto rara per questo autore, quella sera il pubblico applaudiva con commovente unanimità. Soltanto uno sp('ltatore, dal loggione, fischiava. A un certo punto, Shaw si af. Cacciò alla ribalta e, chiesto il silentio, in• 1crpcllò così l'ostinato e solitario oppositore: e Avete perfettamente ragione, signore. An• ch'io sono del vostro parere. Ma che \'O· lcte farci, siamo noi due soli contro tutta questa folla >. THE WOMAN'S ALMANAC di Nuova York pubblica il peso e l'altezza di diciotto tra gli artisti più celebri di Hollywood. Ecco i dati di ciascuno: Joan Cu.wford: alteua I metro e 62, peso 60 chili; Greta Garbo: altezza m. 1,67, peso ~6 chili; Claudettc Colbcrt: altezza metri 1 ,65, peso 4 7 ; Norma Shearcr: altezza m. 1165, puo 53; Marlenc Dietrich: a). tena m. 1,65, peso 54; Irene Ounnc: altena m. 1,62, peso 52; Myriam Hopkins: altezza m. 1 ,51:, peso 45 ; Cinger Rogers: altezza m. 1 ,65, peso 5, ; Kay Francis: altezza m. 1.65, peso 50; Barbara Stanwyck · altezza m. 1.651 peso 54; Myrna Lo-,,: al• teua m. 1,67, peso 50; Vìrginia Bruce: altezza m. 1,67, peso 6o; Loretta Youns-· altezza m. 1 ,6o, peso 50: Dolores del Rio: altcua m. 1 ,65, peso 54 ; Caterina Hepburn: altezta m. 1,70, peso 50; ~farion Da,.,ies: altena m. 1,58, peso 50; Carole Lombard: altezza m. 1 157, peso 51. Ed ecco, infine, la defunta Jean Harlow con m. 1,58 di altezza e 50 chili. Ma l'editore sente il dovere di 'aggiungere in calce a.Ilo specchietto contenente i dati da noi riportati questa avvertenta: e La stabilità del peso non è garantita. Quella relativa all'altezza dipende dai rcgi~ti >.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==