IL SOFM DELLE MUSE ( LETTURE ITALIANE) ~il llilliil E TITTA RUFFO INO NIBBI abita da anni in Australia e ora pubblica un volume di racconti australiani: e: Il volto degli emigranti> (Parenti, Firenze, 1937). I racconti di Cino Nibbi hanno personaggi e ostentano certi modi narrativi consueti alle letterature anglosassoni. Spesso si pensa, leggendo, alla Woolf e alla Mansficld; ma il riferimento non può essere che e.sterno. Anche s.e Robcrti, Landi, Vikovic, cioè i prou.go:iisti di queste novelle, sono messi a fuoco at1ravcr.so una minuta analisi, in fondo l'interesse delle prose del Nibbi n:sta giornalistico. Di lui conoscevamo alcune prose stampate in volume anni fa col titolo e Nelle isole della Micità >, cd erano articoli francamente descrittivi. Ora invece Nibbi si è impegnato più ambiziosamente alla novella dell'emigrazione italiana e europea in Aus1ralia. Gli europei non anglosasso,li che vanno a lavorare in Australia sono costretti ad una condizione di vita singolarinima. Collaborano più di tutti al progresso del paese e sono costretti a vivere da ospiti che un bel giorno saranno messi alla porta. Nibbi ha inteso forse puntare sul dramma dell'emigrante in un paese, a modo suo, rigidamente ranista. Ma anche questa volta il meglio delle sue prose è nel descrittivo. Nibbi soprattutlo ha il gusio per la descrizione di ci11à e paesi. Cosi i suoi person,1ggi finiscono con essere nelle novelle ca• suali e di scarso interesse. Del rcuo, l'impegno giornalistico è evi• dente fin nel titolo dei vari capitoli; ognuno dei quali è dedicato ad una città o a una regione australiana, eccetto l'ul• timo che è un glossario: una raccolta di vocaboli usati dagli italiani che vivono lagr! 1J _i I 11 ,., I ••mplloi <a.dorano• Ooua .•." f • f giù. e Carducciano > vuol dire ubriacone; vocaboli, d'altra parte, usati dai nostri emigrati in tutti i paesi anglosassoni di questo mondo. Anche i contadini calabresi e toscani, che tornano dall'America del Nord o dall'Africa australe, usano e: ghenga> per comitiva, e fait > per pugilato o rissa, e cosl via. Gino Nibbi è il primo a riconoscerlo, e il suo glossario non è che un esiguo man.etto di parole anglosauoni italianizzate. t forse un saggio di quello che potrebbe essere un vocabolario dell'emigra• zione italiana. L'impresa può darsi che piaccia prima o poi a qualche studioso. E un tale vocabolario non può essere affatto compilato, andando a cercarne la doBIBLIOTECA CIRCOLANTE lunque dei tre, tanto per averne una idea >. Il pugliese apostrofa la bibliotecaria : « Sa, il Proust l'ho riportato di carriera, di carriera! Io darei una medaglia al valor letterario a chi l'ha letto tutto!>. lii 00 "':~ VESTA AMPIA contessa, ) ) una bella donna onnai antica, I~ j ama parlare : passa da un ar- ~ gomento all'altro: crede di es• h sere stata bizzarra, ai suoi tcmI eumcntazionc nei tanti paesi stranieri dove gli italiani lavorano; basterà interrogare gli cx emigranti: quelli tornati a casa, dopo decenni di vita all'estero. I vocaboli stranieri italianiz.zati interessano quando ven• pi, e lo racconta con un'espressione di gono introdotti in casa. \coniglio astuto: spietatamente osserva * ridendo che i suoi due mariti erano Tina Ruffo, 'arrivato a scsu,nt'anni, ha b\\~utti. ~gge Galswo~thy, Dek~br~, la scritto un libro di memorie: l'Editore Tre- ern~r. purché e l caratteri siano ves oggi glielo ha stampato e diffuso in vi- grandi >. sta del successo che to<'ca sempre alle mc- I semplici e adorano> Gotta; un'inmorie di penonc celebri o state celebri. glesc, affinata e cerimoniosa, che stu· Per molti lettori la letteratura sta divcn- dia Croce e Balbo, anche lo legge. Le ~~;d~i s;:~~;:~nte un pretenzioso insie- ragazze piccolo-borghesi, con le teste arTitta Ruffo nacque a Pisa e suo padre, ricciate, se ne vanno via con una « Palmastro Titu,, era un bravissimo fabbro fer- ma >, con un qualunque libro e dicoraio. Al figlio dette il nome di Ruffo per no sempre le stesse cose. Una signora il semplice fatto che mesi avanti la sua dura, nera, senza grazia, che a stento nascita gli era morto un carissimo cane che risponde al saluto, « esige > soltanto le aveva quel nome. Il baritono, diventato novità; j suoi bambini vanno incontro ~ft: ~:nv~\C:~~~=si::it::~:'tà:a~cf;s\:~: ;~: al povero padre gridando : e: Mamrnà buona, alla buona come sanno farlo in sceglie, sceglie! >, maniera tcrribjle i toscani: la sua infanzia, Le americane amano Lawrcnce; la la sua giovinezza, la sua gloria. Titta RuHo bruna, con i riccioli corti su tutta la ha una certa abilità nel fare di sé un per- testa, profuma intorno a sé, alza le sue sonaggio. La sua infanzia ce la racconta ciglia enormi su enormi occhi scuri e romanticamente. C'~, in molti capitoli di chiede seria e gentile le traduzioni in ~:e~:~;t: >~i~! 1 ~;a~l:;~sT;~~ <!:n~!!~: inglese di Nietzsche, Schopenhauer e tali, e i ptrsonaggi di questo racconto dal Freud: intanto, porta via la Vita di vero sono sempre O buoni in una maniera Ccllini. L'inglese che parla ridendo, sublime, o pessimi da mi:ritare l'inferno. d:dle scarpe lunghissime e d'altri temTitta Ruffo svela cod quella che è la let• pi, giudica Lawrence non più di moda tcratura cui si è ispirato. Devono essere e del resto non le piace; è quasi im- ~~~teb!~S:u~0:;~~~;is~~as~u~~~:0,did;~~t;?;~ possibile sapere che cosa le piaccia. nestà trionfa sempre, e il male viene pu• A periodi, le clienti emanano un odonito con una costanza inesorabile, a ispi- re di cipria stantia. Gambe grosse, cerargli qualche ambizione letteraria. In più, chi inutili; questa appare nauseante Titta Ruffo deve essere andato a leggere con il suo soverchio trucco : chiede alcune autobiografie italiane. L'artigiano Jnvernizio, edizioni Salani. Cellini, l'artista Dupré e anche il D'Aze- A periodi i clienti parlano a forza r~:;~ ! ~c;_c~é;r::e~: ~m!t:,: ~~é~t;~~ di luoghi comuni, di frasi spiritose in gine. e. il patrono dì qucsia lcueratura. voga nei circoli, nei bar. A periodi Titta Ruff'o nasce fabbro, si rivela ar- entrano cd escono silenziosi. Mesi fa, tigiano capace di opere d'arte; era un prc- le signore avevano tutte una penna sul destinato alla gloria. La sua voce sarà la cappc-llo e nessuno sentiva il fastidio sua gloria. A Parigi, una nobildonna lo di quella penna. Era un stupore ogni :::::àtd:e: 0 ~e;i~~e;u;a c:n0c:rt:0 1i0 1:n u~~ volta che entravano clienti (giovani e ti~~;:': ~~~ui~ \,Er~~~:~~~r:~::.~~ ~~~;!a :?~:~:~;t:ti!~len.::v: iato da servo. La nobildonna si inchina ai un romanzo dove si parlava di minadiritti dell'arte e gli offre il braccio, intro• tori tutto andava bene; ma ora, anducendolo nella sala, dove sono principi, che le situazioni brillanti della Kcnduchi, ministri, ambasciatori, gentiluomini, nedy mi fanno saltare». ~~~: ~~~er:i s~~:~;;~!.d~~ ~!~;;;· li'!: La signora B., con i riccioli bianchicè come abbacinato: sono lontani i tempi ci, il viso roseo e la snella figura, è · c i girovago per la campagna romana rimasta bambina dei suoi tempi : è ~:ve~; dormire nella tomba degli Orazi ; spaventata di Choromam:ki: « Scritto dei Curiazi. Gli presentano perfino Titto- benissimo, ma è paZ7.0! lo ho bisogno n\i~~ae i::~~•~m~:sr:i:tf:esu:c~i!e c!~lt~!~~ di cose semplici, leggo per divertirmi; ta semplicità. Come si è detto, è nato in questi moderni sono terribili, non soToscana, a Pisa, e i toscani appena si no per noi, sono per voi giovani che meuono a scrivere sono tanto abili che ti leggete con altri intenti. Datemi dei sembrano autori di razza. Sì arriva all'as- libri semplici! ». Polvere le è piaciuto. surdo, per cui una pagina qualsiasi, scritta Questa volta tenta un Prévi,st e Il paalla buona da un qualsiasi nato a Pisa, radiso dd negri. Segue il giovane ~i ~~=~::•nt ~~:~: atim';l~~r~it~=riR:ff~u:~ composto e riservato; ha un amico con trà sembrare eccellente scrittore, mentre è l'erre che compra i suoi libri e consi- ~hahto un galantuomo che, giunto alla glia: « Leggi I Pitard ». I Pitard 'iOnO vecchiaia, annota i suoi ricordi. Sa farlo in lettura. L'altro, timido, domanda: con certa grazia: i toscani, si sa, sono « Com'è questo?» e mostra Autunnale. tutti scrittori nati, quel che non vuol dire « Jama;s couché avec », risponde diavere capacità leuerarie. La lingua è, co- sinteressato l'altro. ;:ta:isi •:;a:izf:r;~etait:i\a:/t~o~ai~~n:as~~ Le figlie del cieco, sbiadite, sfinite, Ma il destino di apparire, in eterno, più leggono un Balzac dopo l'altro. La br;wi di quanto si sia non è affa1to scdu- piemontese, che sembra di gomma e <'r111e. ARRIGO BENEDETTI dà del voi a tutti, vuole sempre un I libro bello. L'altro amore la « lascia sospesa». La coppia ha un gran nome; lei è dolce, accostante, fine; pare che sappia molte cose intime della vita umana; lui è il nobile, con la lingua fra le labbra, quasi bello, spre7.zante e corretto; hanno viaggiato, viaggiano, leg. gono Proust e solo libri francesi; dicono che a Parigi le biblioteche sono terribilmente im,brogliate; i ,bibliote• cari ascoltano stupefatti. Queste ragazzine che non si sa chi siano chiedono : La camera sul Danubio, «tutto> K0rmendi, «tutto> Zi• lahy, Lcwis, Fallada, gli ultimi Simenon; sono incredibilmente informate. « Chiunque> vuole L'uomo questo sconosciuto, pochi lo gustano, molti, disturbati, lo leggono perché altri ne parlano. Guerre e discussioni per aver subito Antonio Adverse; quando lo hanno in mano si spaventano: è troppo lungo, troppo pesante; bisogna pregare per farglielo prendere; e poi si vengono a lagnare e lo trattengono due mesi. Il vecchio grillo, con la voce strozzata e tremante, non dà riposo : poiché scrive, considera tutti gli au,tori fuori strada. Lettori che amano soltanto e prevalentemente letteratura italiana, d.' Ambra, Brpcchi, o qualunque cosa di autore sconosciuto; altri, con disgusto e confidenzialmente confessano: « che gli scrittori italiani non si possono l~ggere »; è inutile consigliare Alvaro, Baldini, Il figlio di due madri, Una donna dell'Alcramo, Grazia Deledda. (« Grazia Deledda? ma scrive libri per signorine!>). Appena morto Pirandello una frenesia collettiva per Il fu A1auia Pascal, invano consigliato prima. Qualcuno giunge in ritardo a L'Amante di Lady Chatterley e vorrebbe la traduzione italiana. Dopo aver letto avidamente dice: '«è una porcheria,; una g:ovanc signora è sinceramente addolorata perché la Lady ha avuto il coraggio di abbandonare il suo invalido marito. Lettrici che non sanno orientarsi, fuori della e: Medusa >; qualcuna, dopo essersi imbattuta in Faulkner e nel biblico Mann, si decide a domandare, di fronte a un nuovo titolo: « Di che si tratta? >. Questa vecchia dipint..'\, simpatica, perché dice quel che pensa, e ama vivere sulle isole del golfo, legge Mura, Zùccoli, Frondaie e affini; tra poco avrà esaurito i suoi preferiti. Qualche gran dama con l'asma, qualche giovane moglie int~ligente r. nervosa, si cibano metodicamente di libri storici e di varia cultura. Una bruna lucida, con le spalle storte e il passo spiritoso, dichiara alla sua amica bionda e annoiata: « Se non trovo E le stelle stanno a gllardare mi suicido, ma t,,hérie ». L'amica annoiata risponde male : « Finiscila cu stu francese». (Appartiene alla categoria di quelle che coraggio1;.1mcnte « non leggono>). I lettori che non conoscono Valéry, Proust o Gidc chiedono « un libro quaUn vecchio colorito legge solo libri per ragazzi : Salgari e Motta. Le bambine sono graziose, organizz:ue e cortesi: sanno subito che cosa vogliono. Colonnelli e generali sono eclettici: saltano da Bado~lio a Milanesi. I loro rampolli si dedicano a Wodehouse, Kiribiri, Erskine, romanzi sportivi. Il grido d'una madre è il libro che si può dare ad ogni tipo di lettore con sicurezza di successo. Il più inverosimile è un fattorino dall'apparenza idiota; ritorna su i suoi passi per raccontare qualche cosa che nessuno capisce; conosce tutti i libri di Appelius cd è tra i pochi lettori di novelle. Il settentrionale, dal temperamento pratico e caldo, predilige London, Conrad e Maugham; Céline no, Céline piace a qualche rarissima meditativa. In ~7nz~~k'::.ar~~t~!~o~~ ~i~~t-~.~-lit~ avuto successo quasi quanto un romanzo ben lanciato. Capita il lettore preziosissimo al quale la biblioteca appare completamente sfornita. Si abbona con gesti di sufficienza tanto per non mortificare i poveri bibliotecari, e, poiché e: non c'è nulla >, prende un qualunQuc libro giallo, buono per il treno, ché capita proprio di andare a Roma. In seguito non farà che leggere libri polizieschi. Il duchino con gli occhi a palla richiede, complicato, soltanto particolari libri uorici nei quali ritroverà suoi patrizi ascendenti; alla fine del mese scompare. I bibliote~ari guardano questo piccolo mondo variato come creazioni inesistenti : ognuno pare che impersoni una finzione, qualchccosa già mille volte ripetuto o assolutamente inedito. Pare che fuggano con il loro tesoro e si aspetterebbe che il succo d'esperienza favolosa e di scnsibilitA li riconduca trasformati : ognuno resta chiuso, impietrito. Di sorpresa si scopre che non sono automi: fra essi e i «loro> libri osiste una stretta alleanza. ANNA ROSSI FILANGIERI CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla narras.tone di un fattoquala1aa1, nalmente accaduto" ol:11,crtve. La. n&rras.tone non deve auperare le tre colonne del gtorua.le, e deve e.sere lnvta.t.a ,erttt& a macchina, da una ,01&parte del roruo. Ogni narralione pubbllea.t.a, ucondo l'ordine di a.rrh'o e d·a.eceUaslone, verrà compensa.t.& con Lire 600 (elnQueeento). • I d&ttU01er1ttt non accet.- t.aU non al restttutacono. - Per la valldltà della 1pedlslone, aervlnl del ta.- gll&ndo 1ta.mpato Qul 1otto, 1.neolla.to Iuli& bu1t.&. CONCORSO PERMAIIEIITE Alla Direzione di OMNIBUS Via del Sudarlo 28 ROMA Cdli, di A, Barwli) ~®~~ij~ DI l&BIT ~~ ORSE SENZA la presente notizia ~-- passerebbe del tutto insalutato quc- . sto piccolo libro di poesie, So,igs o/ Tokimarne, di Henry Furst, pubblicato fuori commercio a Recco in una bella autocdizione che si orna di un disegno di Leonetta Cecchi. E sarebbe gran peccato, perché il libro è di quelli che si conservano e che si ama di rileggere anche se l'autore non fa nulla per raggiungere l'• ipocrita lettore• e si sforza anzi, qua e là, di scoraggiarlo: li tempo è corto e ho troppe cose da dire. Affrettati, maiale, ad ascoltarmi. Mi sfuggono le perle dalle mani, e debbo fuggir via. Potrebbero sembrare, in questa versione, versi tradotti (o ritradotti- da altra lingua) di Omar Khayyam o di Po-Chil-i; nell'originale sono altra cosa e dànno cdmunque un'idea di questa poesia sospesa fuori del tempo, ignara delle mode e tutta protesa nel sogno di un irrealizzabile assoluto morale. L'influsso degli orientali è• evidente: il Furst conosce perfino direttamente la letteratura persiana; e di lui, americano di nascita per quanto autentico italiano honoris causa dall'impresa di Fiume ad oggi, non stupisce vederlo talora fisso all'esempio dei poeti che nel suo paese natale più restarono fedeli alle ragioni del cuore: da Emily Dickinson a Edna St. Vincent Millay. Ma si tratta appunto di esempi, non di modelli; punti di riferimento a intender la natura di una lirica scavata nelle parole pii) semplici e del tutto incapace di amplificazioni intellettualistiche. Non vi manca talvolta lo sfogo polemico (Amor patrite) e almeno in un caso ci è parso di risentire la biblica lamentazione di un T. S. Eliot sorgere dalle rovine di un nuovo diluvio universale (Carmén Sceculare): più spesso, tuttavia, il Furst ama mantenersi nella zona temperata della meditazione nella quale tocca accenti gravi, degni dì un Landor: Lips, eyes, hands, limbs were litiing simu- [lacra Of the divinity ",-hosetight doth kill: Shall 1 not cherish God's own incar,wtion? Thee alone, Eros, have 1 worshipped slill. Di un libro come questo non si potrà dire domani: it dates, riscontrarvi segni che lo leghino a un momento e gli diano quell'appiglio, quell'incastro nel tempo che può essere un pregio ma anche un limite grave. Henry Furst ha scritto i suoi pochi canti negli intervalli d'ozio e di dolore di una vita attiva e generosa, che egli ha speso come quella di Garcilaso: Tomando hora la piuma hora la espada. E ha toccato, particolarmente in Vita, Vale; Non icona Sed Deum Adoravi; lgnotum per lgnotius; Seme/e; To a Dittinity in a ca/i, momenti nei quali la sua anima ha dato il suono giusto e umano dcllà vera poesia. Poesia triste, vita veduta senza veli, umanità che si tempra e si allarga in una cultura vastissima senza perdersi in quella e senza illusioni di farsene uno schermo; e tragica incapacità di essere al corrente, di scambiare l'effimero per l'eterno. f:: bello e anche imbarazzante che venga dall'America, a tanti poeti italiani d'oggi, un ammonimento come questo. EUGENIO MONTALE Roma, ottobre. eaw ~i4eUo1,e, voglio ammetterlo: quella del cinema è arte. Però non si sa bene chi la faccia: se il r~gis1a, o l'auore, o il soggettista, o il fotografo. Ora a me sembrava che il carattere principale di ogni arte fouc quello di avtre un autore ben più chiaro, riconosciuto e acce11a10 che non sia il padre di un bambino. Immagina lei che si discuta chi sia il vero autore di un quadro: se il pittore o il falegname che ha fabbricato la cornice? Chi l'autore di un palazzo: se l'architetto o l'imbianchino? Chi l'au1ore di un poema: se il poc1a o il tipografo? Chi l'autore di un melodramma: se il musicista o il direttore d'orehes1ra? Chi l'au. trice di una danz.a: se la danzatrice o la sarta che le ha cucito l'abito? .., In una lettera, che avrei dovuto man• darle il 25 luglio scorso, trovo scritto: e: Ieri s1avo per ammaz.zare una rrlosca, ma d'un tratto mi sono pentito, ho alitato sulla mia preda e l'ho rimessa sopra il vetro del balcone, nella parte meno umida. A questo pun10, mi è tornato in mente un pensiero del Leopardi, per il quale i giovani sono distruttori nei riguardi degli animali, e i vecchi conserva1ori. Perché, dice il Leo- ' pardi, se io non ricordo male, i giovani hanno bisogno di farsi luogo nella natura, e i vecchi di riempire il vuoto che stanno per lasciare. te:a c:~ °: 1 m~:::a:cunu~e a~~=~!~ 1 Òfua:o; l'aveva portata in gesto cosl conservatore? Ahimé ! Erano le venti e tre quarti del ventiquattro luglio. Stavo per compiere trent'anni. e Trent'anni! Già da alcuni mesi, vedo il due penzolare dalla prima cifra della mia età, come una foglia gialla ; al segnale di una specie di gong, che ho sentito suonare alle ventuno precise, trent'anni in punto dopo la mia nascita, ho visto quella fogliolina staccarsi e precipitare, con un giro veloce: e stretto, a terra per sempre. Quc• sia no1izia, di avere io compiuto trent'anni, farà molta impressione a una gentile e coha famiglia di Catania, per la quale, il 24 luglio, avrei dovuto compìerc vcntinov<" anni. Ma per quale ragione è accaduto ciò? La sera, in quella casa ospitale, dopo che s'era parlato del noioso modo di vi• vere della ciuà, una delle signorine, con l'aria di chi domanda: " Che ora abbiamo fat1a? ", domandava a ciascuno di noi l'anno della nascita. Quando volgeva il \'iso verso di mc, aveva una cosi terribile espressione, un "guai a te, se sci nato nel '907 ! " cosl fieramente dipinto fra le cl· glia, che io mormoravo: " 24 luglio 1908 ! ". e: Trent'anni: uno scherzo, se ripenso a quello che ho visto e fatto. E tuttavia la prima parte della vita è passata, Ora metto la testa nell'altra metà, come in un appa• recchio, in uno scafandro rumoroso che, in un bauer d'occhio, mi strapperà i capelli, mi romperà il naso, sprofonderà gli occhi, caverà i denti e mi lascerà la testa a penzolare, in preda a un amabile tic, sopra un corpo poggiato a un bastone; se pure sarà cosl gentile da non affidare una parte della sua opera ai venni della terra >. Una volta, ho pensato di souoporre a un americano il seguente progetto: si fo1ografi. la mattina di ogni primo di mese, nella medesima positura - con una macchina da ripresa, in modo che le fotografie s'im• primano sopra una pellicola - un uomo qualunque, dal giorno della sua nascita a quello della sua morte. 12 fotografie l'anno; sessant'anni di vita: 720 pose; un film di brevissima durata; ma vi si vedrebbe il tronco umano sorgere rapidamente da terra, raggiungere una certa altezza, coprirsi di peli, allargarsi; poi, come una foglia secca all'avvicinarsi del fuoco, accartocciarsi, perdcrC i capelli, piegarsi, ricadere a terra. Un film malinconico, lo so; ma, scn7,a dubbio, interenantc. Solo a una platea di forti il film verrebbe proiettalo nella sua forma genuina. Per i meno forti, si userebbe un certo rallentamento, in modo che lo ,pettacolo della vita umana durasse almeno tre ore. A conforto dei deboli, si compilerebbe un'ediz.ione assai lenta, sicché il film, proiettato in modo continua1ivo nelle varie sere, durane, se non sessant'anni, almeno trenta. Avremmo una o due cose, di una certa importanz.a, da dire, ma non volendo, o non potendo, parliamo di tutte le sciocchezze di questo mondo. Tali sciocchezze prendono un aspcuo singolare, perché la seri'ctà degli argomenti taciuti vi cola sopra in qualche modo, e le trasforma; ma nel nòcciolo rimangono sciocchezze. La nostra epoca lcucraria sarà famosa per questo tipo d'inezic giulebbate. e: Più che vane, le cose che scrissero! > diranno in seguito. e :\la c!ondc veniva loro questo ben curioso, seppur fuggitivo, aaporc di serietà? >. E accadrà come per certe rhate improvvise, che fanno pensare di una persona ritenuta scc• ma: e ;\fa è proprio quella che si dice? E non è invece molto sennata? ... >. Torno indietro. Non vorrei che il mio scherzo sulla vita umana, e la sua durata, facesse sospettare che io non credo all'immortalità dell'anima! Sarebbe un grosso guaio che mi renderebbe quasi impossibile la vita a Caltanissetta, ove le paoline, in piedi su taluni scanni collocaii nella pia7.23. principale e nelle croccvic, dimostrano, come quattro e quattro fanno otto, che l'anima è immortale. Io sono, tutto sommato, del parere di queste nohili predicatr~ci laiche: gli anni della vita, quanto più m1 sembrano labili, e tanto meglio li sento soffiare come una bre7Za sul pelo della mia esistenz.a e: illimitata >. Ho riletto ieri alcune pagine di Soffici, nell'antologia di Dc Robertis: Soffici ha scn:,prc detto di no, e battendo il pugno, a coloro che cercavano di convincerlo che niente esiste, niente dura, niente è nobile, niente va bene. Questo pugno di Soffici, che batte sul tavolo, è uno dei nimori più poetici della nostra ultima epoca letteraria, Cordialmente. VITALIANO BRANCATI
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