Omnibus - anno I - n. 29 - 16 ottobre 1937

I TROVANO spesso, nei libri ru~i dell'Ottocento, energici e ,<Jgnanti richiami a quello che . . ~apprcsen~ano gli aspetti tradtz10nalt de1la vita slava. Vi si dice per esempio: Che cos'è una carrozza'. a tre cavalli? Il diavolo lo sa; ma non è un'invenzione dei tedeschi: è la troika russa. Tutti gli scrittori fino al massimo rappresentante di qu~sto culto per 'luanto è slavo e scita, Tolstoi, non hanno fatto che richiamare il loro popolo ai temi ori,dnali della sua vita e del suo carattere; mentre d'altra parte l'aristocrazia parla francese, la stessa casa regnante è dominata da stranieri qu,mdo non è straniera del tutto, e fino all'Ottocento i paesi confinanti forniscono ufficiali e generali e ministri. L'ingerenza degli stranieri pesa sul destino storico della Russia; ad essa deve ricorrere, per dare un assetto industriale al paese, lo stesso regime sovietico che è la manifestazione estrema del nazionalismo slavo. Eppure non v'è popolo più xenofobo, e in pari tempo più naturalmente ospitale, di quello russo: convinto d'essere capace a tutto meglio di ogni altro, di poter fare in un giorno quello che altri fa in tre mesi, di capire alla prima quello che altri stenta a capire, è dominato tuttavia da una involontaria e diffidente ammirazione per tutto quello che è opera degli stranieri. Esso è convinto che gli basterebbe metterci.si per riuscire primissimo tra tutti i popoli. Ma gli sfugge in pratica il segreto semplicissimo dell'uomo di azione : quella serie di sforzi costanti, materiali o morali, che conducono a una realizzazìone. ·Il russo ~ capacissimo di sforzi violenti, e quanto al resto fida nella sua natura : poich6 a uno sforzo costante non resiste per via della sua fantasia, della sua imprecisione, della sua scarsa facoltà di scelta. Parlando con un generale dell'esercito rosso, a proposito dell'eventualità d'una guerra col Giappone, egli mi disse : e: H soldato russo può resistere alle temperature siberiane di quaranta gradi sotto zero per più di mezz'ora, immobile, vivo. E i piccoli giappont!i? > Ecco parole che avrebbe potuto dire il generale Kutusof, quegli che fatalisticamente, passivamente, aprì il baratro del continente slavo a Napoleone, senza opporgli altro che la natura. La fiducia dei russi nella natura ac1 loro luoghi e nella loro complessJone è tanto profonda che 5e qualcosa va male è cattiva volontà : ed ecco i processi e le esecuzioni in massa. Essi non riescono a legare insieme i due momenti dell'azione collettiva o individuale: concepire un'opera e portarla a termine attraverso 1 diversi tempi che essa richiede; tutte le soluzioni ,;j presentano insieme alla loro mem1..; come la loro terra, non riescono a dare rilievo a qualcosa. Si sente che la Civiltà di tipo occidentale, che è in definitiva da tremila anni tutta la civiltà, e verso la quale essi hanno gravitato, appena aperti gli occhi, instancabilmente, è arrivata fra loro soltanto da un secolo. Al primo contatto con l'Occidente i russi furono preparati dal Cristianesimo, che operò in Russia uno dei suoi episodi maggiori di colonizzazione; e il Cristianesimo ortodosso li preparò aI bolscevismo, anche se il bolscevismo è ateo; le~ò il loro destino all'Occidente: essi videro subito anche nel Cristiane5imo un fatto particolare, slavo, la fede originale da imporre alla stessa Eun>pa. Dopo il Cristianesimo, il liberala,mo, l'industrialismo, il socialismo, tutte le fasi attraverso cui maturò il destino d'Europa, polarizzarono la capacità dei russi di esaltarsi per qualche cosa, senza arrivare però a una completa espansione del loro potere, come non arrivano mai a individuare e a manifestare i loro sentimenti, senza trovare anche il sentimento opposto. Quella verso l'Europa è una attrazione fatta come tutte le attrazioni russe, di odio e di volontà di possesso. Così la donna russa è capace di abbandonarsi con odio, e non di quello simulato, ma dichiarato e patteggiato. Perché il russo ama, come tutti quelli che sono nuovi nella civiltà, le definizioni e i cavilli; non bisogna dimenticare quel tanto di bizantino immesso in Russia col Cristiane• simo greco, e proprio nel tempo dei cavilli che devastarono la cristianità d'Oriente. Le fasi della storia russa si possono riassumere nelle parole d'ordine che circolarono anno per anno. t difficile, per esempio, a un occidentale, e a uno impregnato di civiltà latina1 capire perché alcuni soldati i quali, di guardia intorno alla villa di Nicola II, pochi giorni. prima dell'arresto della famiglia imperiale, essendosi prestati a spingere la sedia a rotelle della zarina già fuggita da tutti, furono arrestati per « condotta servile > i la zarina in quel momento era una povera donna, e poi era una signora sulle soglie della morte; questo capirono forse i soldati popolani che le diedero aìuto. Niente : e condotta servile >. Nel 1937 le cose non sono molto diverse : la Russia vive di frasi, soffre vive e muore per delle frasi: « Raggiungere e superare I' Occidente >; « Imparare dagli str~nieri per combatterli con le loro armi >; « Inadeguatezza ai tempi>; « Mentalità borghese>, ecc. Vale ._i ?ire che ma~- ca al russo un certo istinto. una misura e una norma interiore che provengono da una civiltà abituata a discernere il male dal bene sulla misura delruomo e sull'idea fondamentale di tutta la civiltà occidentale: che l'uomo è de~no di rispetto. Ventiquattro milioni d uomini sono morti in Russia dal 1917, per stragi e fame. Quando un uomo è incomodo si sopprime. ~a ciò la necessità sempre presente d1 procedere attraverso una serie di operazioni di potatura. Si pota l'albero sociale da stagione a stagione. Il vecchio museo Tretiakov di Mosca ha, nella sua parte storica fondata al tempo degli zar, la rappresent~zione in gr~ndi quadri delle tragedie della storia russa: Ivan il Terrisocietà 1 e cento forme di eliminazione dell'individuo dal complesso sociale i ma lascia sempre ali' individuo una speranza : quella cli appellarsi alle generazioni e alla coscienza avvenire. La Russia ne conosce una sola: la morte. Questo non le ha permesso di farsi una generazione di tecnici, una discend.enza dell'intelligenza, una classe dirigente. E andata avanti a furia di sforzi, di interventi stranieri e, nel migliore dei casi, di apparizioni e di esplosioni di forze naturali autoctone. Spente queste, non rimane che ricominciare daccapo. E in un mondo come questo, che cosa rappresentano le donne? Rv.ut. bit.rie&cb1 nv.d1 udcbhl al Kuo1to d1ll1 Pelle! 1 Puigi bile che uccide il figlio; la Tarakanova che muore in un sotterraneo allagato della Pctroravlovsk a mano a mano che sale i livello della Neva; il pretendente Giovanni che passa tutta la vita seduto in trono, ma in carcere, condannato a questa pena. La crudeltà che si è poi 5parsa nel mondo come un'epidemia, e che è quanto fino a oggi abbia regalato la civiltà sovietica, è là, considerata in un museo cli Stato e già dal tempo degli zar. Ricordo come un moscovita mi parlava di un condannato a morte : faceva il gesto di chi sgozza un pollo e 5'accompagnava schioccando la lingua. Ma ecco un fatto d' altra natura. Due mesi fa si concluse a Roma la storia d'una coppia di russi profughi. Profittando delle naturali qualità coreografiche proprie della loro razza, moglie e marito s'erano fatti artisti di varietà. Non avevano troppo sue~ cesso, ma strappavano la vita. Un paio d'anni fa accadde che la salute d,el marito cominciasse a declinare, ed egli non poteva più reggere in alto sulla palma della mano, come faceva tutte le sere nella figura finale del balletto, la sua ballerina, sua moglie. La scomparsa di que5ta ultima, e forse unica, acrobazia del loro .:numero», li avrebbe resi, c'era da pcnsarlo 1 del tutto insopportabili al pubblico. La moglie decise di pesare meno, e di dimagrire. Tutte le sere, il suo uomo, che la librava sulla mano alta, trovava che pesava troppo. La donna si ridusse un filo. Fu ghermita dalla tubercolosi; mori l'anno scorso. Due me5Ì fa la seguiva il marito. Sembra di leggere Dostoievski. E non sono mancati, nella tragedia dei profughi della rivoluzione, altri esempi di dedizione e di sacrificio tra sposi, amanti, amici. Non sono mancati nella stessa Russia. Ma si può star sicuri che una reazione che capovolgesse il sistema sovietico, mettiamo per ipotesi un avvento del trotskismo 1 seminerebbe quel continente di nuove stragi. L'Occidente conosce la morte civile, il bando dalla Si ricorderà Natascia Rostof, in e: Guerra e Pace>. Fantastica, vittima del primo impulso, apoena sposata si calma e ingrassa, è tutta casa e famiglia1 e quanto smaniava, prima, di piacere, ora smania di avere suo marito sotto le sue ali. :e. forse il tipo femminile più eloquente del libro, e dice molto della donna russa. Vale a dire che l'adolescenza di essa ~ piena di suggestioni fantastiche, di smoderatezze, di aspirazioni indefinite, concentrate tutte nell' attC5a di entrare nella vita adulta e virile. t una grande energia che cerca il suo impiego, e può cadere in tutti gli eccessi, scivolare in tutti i pericoli. Ha qualcosa di morboso come tutte le energie represse. Nella sua forma più naturale e comune, la donna significa molto al cuore d'un russo. Rappresenta la tradizione locale, etnica e terrestre della Russia, le abitudini, i riti, la mentalità, gli usi. Partecipa fisicamente del suo paese. Il paese è vasto, uniforme, e questa unifonnità è il suo mistero; le stagioni temperate lo sorprendono senza che una riesca a terminare il suo ciclo: Ja primavera è tarda, improvvisa e breve; l'estate asfissiante e termina una sera di agosto in un diluvio di pioggia gelida; in tali stagion•i in Russia accadono tutte le più enormi sciocchezze della vita. Presto, tutto ricade nella imprecisione, nei giorni brevissimi 1 nell'indistinto. I pochi giorni dell'estate hanno portato temperature estreme, d'un caldo immobile e stagnante. L'inverno le finestre inchiodate e sigillate. La donna russa è vicinissima alle stagioni e al clima della sua terra. Imprecisa come questa, come questa sfocata, con qualcosa di errante come i suoi fiumi e l'infinito ondeggiare della pianura, è incapace di una completa e5pansione e, prima che nella sua natura fisica, è donna nella fantasia e nella ragione. Improvvisamente capace di bontà, ha una qualità evangelica come se fosse stata convertita appena ieri al cristianesimo : può essere la compagna de!l'uomo fino al calvario. Partecipa dei sogni dell'uomo 1 dei suoi ideali e vi tien fede fino all1ultimo; lo difende come una lupa, ed è difficile che un altro uomo non del suo ~esso linguaggio attecchisca al suo fianco, a meno che non si pieghi ai suoi usi e alle sue tradizioni. Questo accade alle razze in cui il fatto etnico alimenta la fantasia e la vita; in questo la russa è simile all'italiana: s.i tratta di un legame geloso, carnale e spirituale insieme. Ella dà spesso l'idea di essere impresaria del suo uomo, e non alla maniera francese, ma come un'accolita, ~rthé la seduce il fatto che un uomo si faccia un programma e affronti un'opera. Come poche, fallita la sua vita può farsi una mistica, consolarsi con forme pseudo-religiose, esaurire tutto il suo potere parlando, cioè inventandosi, fare di sé un altro personaggio fittizio e consolante nella più estrema sventura. Ancora un grado più su e la troveremo annata contro l'uomo, isterica e insoddisfatta. Cervello e sensi non rispondono in lei, spesso, all'unisono. E qui si apre il capitolo dell'isterismo russo, fatto di distrazioni crudeli e di sacrifici per una inezia. Quando il bolscevismo ebbe bisogno di elementi attivi, e con un minimo di costanza, dovette rivolgersi alle donne. Date a un uomo, e a un russo in ispecie, il compito di stendere una mano di vem:ce sulla porta della stanza da bagno, e l'uomo, meglio il russo1 si porrà dei problemi metafisici; se è colto si ricorderà di chissà quali modelli, magari di Raffaello, convinto di dover fare di quella porta la porta ideale; alla fine sarà riuscito a coprirla irregolarmente di macchie di colore. Una donna ha il senso dell'oggettivo; per essa una porta è una porta e non il simbolo o l'espressione suprema della porta : con una mano di colore avrà fatto opera precisa e pulita. Così accadde nella società bolscevica. Gli uomini fondarono la vita in comune 1 con la proibizione di sposare donne della stessa comunità la quale non doveva essere rotta dal nucleo familiare, ma col patto di considerare le donne come uguali senza alcun turbamento; dopo qualche mese d.i questa pratica, la donna era divenuta la prostituta del falansterio 1 dannata alla malattia e all'aborto. In teoria era il cenobio 1 in pratica una sudiceria cui reagirono per prime le donne. Troppo tardi per non lasciare vittime sul loro cammino. Esse fornirono anche i più crudeli giudici e carnefici ai tribunali sovietici. Come accade nelle società emasculate dal terrore, la donna prese il sopravvento rovesciando nella sua attività un odio intollerante contro l'uomo. Inconsciamente, istintivamente, essa aveva da rimproverare all'uomo di non agire e di non pensare virilmente. Le donne giustiziere finirono pazze di sangue, dopo aver parteci1'. ato per anni ai tribunali sommarii. a voluttà del san~e e della morte, che fu un linguaggio letterario di prima della guerra e su cui belarono tanto i poeti di tuHa Europa, aveva partorito questi demonii non più romanzeschi e letterarii, ma armati contro la povera carne umana. Le altre, le donne di lavoro, dopo che una generazione era perita miseramente nella pratica dcli' amore libero, riaccesero con il fornelletto Primus a gas di petrolio il nuovo tepore del focolare. Ma a un certo punto la donna sovietica ebbe l' impressione di trovarsi fuori del suo centro naturale e delle sue funzioni. Aveva rinunziato a tutto, e tra il I 930 e il 1935 i nuovi borghesi sovietici sposavano le donne sopravvissute alla vecchia borghesia per imparare le buone maniere e per trovare ancora quel tipo colto e civile di cui avevano bisogno nella loro nuova condizione. Era scomparsa quasi del tutto dalla Russia la donna col viso lungo, pallido, bruna, di statura complessa quale è ancora per l'Occidente il tipo della donna russ.'t, e che era pietroburghese, ucraina o circassa; la Russia era stata invasa da un tipo di donna alquanto tondo, piccolo, col ventre ingrossato dagli aborti. Anche sui palcoscenici, le parti di grandi dame della storia o di signore della borghesia, nei drammi che mettono in ridicalo il passato e l'Occidente, dovettero essere affidate alle attrici della vecchia generazione; le nuove, se hanno un talento drammatico popolare, non sanno portare un vestito né fare un gesto della società anteriore al 1 g I 7; fanno sorridere quando vogliono interpretare parti di donne europee o americane, o di russe della vecchia società. Le attrici dei teatri d'arte zaristi erano divenute le amanti dei nuovi bof$hesi sovietici 1 e il resto delle donne, animali di fatica che dovevano concedere le loro grazie a un famelico burocrata in cambio d'un impiego. Perché il bolscevismo, lavorando a togliere dalla natura -dei russi quel tanto di caotico, a uguagliarne il carattere preda continua ai più opposti sentimenti, energia e abbattimento, slancio e imprecisione, anarchia e negazione, ha fatto, di nature tanto vigorose, ricche e anarchicamcntc inconcludenti1 o capaci di fare d'un salto il più prodigioso sforzo, ne ha fatto delle ben meschine nature, e nell'infinitamente piccolo ha piegato tante prepotenti qualità, le quali sono capaci, nella più mostruosa meschineria, di scavare chissà quali abissi di misc- :-ia, come ne scavarono di luminosi indagando per tutto JlOttocento i pi\1 vitali problemi dell'essere e dell'animo umano. CORRADO ALVARO , __ , . l , . . , B.S CB:EQlJ'ES _..., - lil'CA COMMERCIALE ITALIAlil' A .I..M Mitv"f(VTE' ! boro if ~zal.l.t.le.su.cc.esso ,;,;_ SToR.I E :r.n.N'ERP.Rro .IMMORALI -t. QAL-f\r,.JTE _sTACCHINL bV,.e.v-lic.n l.l.e.lla. C,llc.~G. I COR.. \CC ljf 3° volul,\lt dc.I c.ic.lo u.w.o~i~t-ic...o , Voc.i c....ooti.o ;f trwro a1.1hc.., ~01i7-o..ccic. --Loz1ONE PILOCARPINB BBEBEa--~ ... 1nche l'illu11rc: J.DLUOJIO GlllJ è cntu1ia111 della losione .. Pll,OCilPDrill.EID". Cotl 1utort"volt Dcrmuologi pre1crivonoquc-1t.1 (amou lo11one per I loro pn1cnt1 perchè la "PUoOCUPDrZ....._,. contiene 11Cloridrato di P1loc1rpin1 ed è prep1r11111 ,cientifict.mcnte tottO controllo chimico ptrm1ncnte, g1r1n1n1 d1 cert16c1to di 1n1li1i chimica. LOZIONE PILOCARPINE BBEBEB Dbtnn• 111.taWWJa•te La romra,uresea 1a cad•la del up1W M •·rtta U pruiit alla •k. In vendita ovunq •• o lnrlando L. Il alla Ditta .l. M.lRISI, Via .llenaadrla 171•.l (Rep. F) • ROMA Lu1te I H1b1 up.W I ndlt.lli Httid -· Q nllw.to eM lo lllilD'OO ili.I. PU.OCll.PDII • L. 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A posu JC ne: è a.tutto il megllO e il più nuovo, off"reodolo come io ÌKorcio, rompcndo, dove- oc- ~rrc:v.a, le troppe fitte patine, e sgombr,ndo 1 dov'«• pouibile. d.a ciò che upcv.a d1 J'l,'U ìnformuione e illwtruiooe e nudio, quc-1lunpo di vffltl cbc- cotì 50 ) 0 In-ili.a cli ~iù • Ali' /11,liu, che chiudcrl il volume, è rrociuu mole: e Ìmpon..aou: ~ur.a~le 1l l.av010, C'S$O si è uriccbito cl.a comc- prim.a c-u sbto pmwto; contcrrl 1nf.att1 I.a st«i.a del pc111ierolc:op.ardiano, delle concordanu e dei temi lc:op.ardi.ani per p.a,ugnfi, che url cou tutt.a nuova. A qucsto fine, nei m.argini del tato, ~ '<'no ut,1IC le "postille:'_', per il preciso rimu1do .-li.a pagina e- .alla rig,, KnU. di cl,_e, com'è ovvio, un indie-e non è coruult.abilc-, e aon può riuicire puticamentc: utile- ♦ ~ci:to teno volume risultc:rl di ciru 1oso p.agine c-quiv.alc:nt.ia q dispcnsc:. ~GNI DISPENSA COSTA DUE Lii!) L'OPEltA UCE A DISPENSE SETTIMANAU DI SESSANTAQUATTRO PAGINE L'UNA ABBONAMENTOALLE 17 DISPENSECII\CA DEL,'VOLUME L.30 ALLA PRIMA DISPEN.SA .SARA' ALUGATA UN'ELEGANTE COPERTINA PElt LA RACCOLTA IN YOLUME DELLE DISPEN.SE R.IZZOLI E C. EDITOR.I - MILANO LADONN NUMERO SPECIALE DI OTTOBRE OLTRE 100 MODELLI IN NERO E A COLORI TUTTA LA MODA FEMMINILE PER LA FUTURA STAGIONE INVERNALE IN VE11DITA L. 5 IN OONJEDICOLA

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