Omnibus - anno I - n. 29 - 16 ottobre 1937

• Prendìlo con te. lo posso cavarmela bene anche senza il tuo aiuto•. Poi aveva sollevato con ambe le mani il suo sudicio grembiule davanti al viso, per asciugarsi rapidamente le lagrime. Appena finita la visita ai malati, il capitano Tomi scrisse questa lettera: « Illustrissima Signorina Oka, ot mi permetto di porgerLe con la presente vivissimi ringraziamenti per i doni che Ella ha spedito ai nostri soldati feriti. Io sono qui come ufficiale di sanità all'ospedale della guarnigione ed ho trovato il Suo pregiato indirizzo sul biglietto di visita unito al pacco. Ora il Suo munifico ed amorevole regalo è stato per caso consegnato a un soldato ammalato. Poiché lei ha indicato in modo preciso che il sacchetto deve venir dato ad un soldato ferito, costui si è rifiutato di accettarlo. t evidente che un soldBto, che si sia ammalato al fronte, si è prodigato e sacrificato per la Patria ed ha servito il suo popolo alla stessa stregua di un ferito. Il soldato in parola è dello stesso paese nel quale Lei abita. Appartiene alla fanteria e si chiama Shun Shirai. So che ha a casa la sola madre. Le sarei estremamente grato se volesse pregarlo con un biglietto di accettare il Suo amorevole regalo come un premio ben meritato. • Devotissimamente La ringrazio in anticipo per il Suo disturbo. • Un capitano sanitario nell'ospedale di guarnigione di Mukden •· • Cosa devo fare?•· La signorina Sumi piombò spaventata nello studio di suo padre, il quale si volse e le chiese: • Bene, che c'è? Perché cosl agitata, figlia mia?•· Ma divenne inquieto vedendo il viso spaurito di Sumi. e Cos'è accaduto?•· « Ho ricevuto ora questa lettera e non so cosa fa re •. Il padre prese la lettera e la scone. fl Un soldato di fanteria del nostro paese? Shun Shirai? Bene, domani dopo il ser• vizio alla banca farò una telefonata e risponderò cosi alla lettera, assicurando il sanitario che il malato può ricevere 1I suo dono. Ora finiscila di piangere, Sumi I•. • Papà, non credi che questo capitano sia arrabbiato con me?•. e Sarebbe sciocco se si arrabbiasse. Del resto, non occorre che tu ti preoccupi di ciò•· Incrociò le braccia e pensò: • t però deplorevole che gli ammalati non raccolgano la stessa stima dei feriti. E ci sono più ammalati che feriti, a quanto mi dicono•. Il piede di Shun Shirai completamente congelato era andato in cancrena e si dovette amputarlo al malleolo; anche del piede sinistro si asportarono tre dita. Allorché le ferite delle amputazioni furono ri111arginate e Shun Shirai poté trascinarsi ci.,n le gru1..ee, egli rimase il soldato silenzioso di prim~. Dal suo ritorno dal fronte, aveva pronunciato appena un paio di parole. Un giorno fu chiamato nella stanza del maggiore medico, t: ricevette l'ordine di raggiungere il suo regijimcnto a Kumamoto. Allora il soldato Shu.n Shirai disse: eNo, signor maggiore, Shirai non vuol ritornare al suo reggimento•· • Come? Non vuoi? Soldato Shirai, que• sto è un ordine di servizio•· e Signor maggiore, Shirai deve ritornare al fronte•· «Idiota!• gridò forte il maggiore. •Hai , avuto i piedi congelati. J"e ne vergogni, forse? Tu dcvi rientrare al reggimento. Puoi ritornare orgoglioso come tutti coloro che hanno compiuto il proprio dovere•. Da quel giorno il soldato Shun ammu• toll di nuovo. Ai suoi orecchi risuonavano sempre le ultime parole•della mamma: « Non ritornare ammalato; ciò rappresenta una grande vergogna per un soldato! •· Giunse il giorno della partenza da Mukden. I soldati raggiunsero Dairen col treno, proseguirono poi in pii-oscafo sino a Moji, e successivamente alla guarnigione di Kumamoto. ' Gli appuntati Saka e Miha erano stati comandati di ritornare insieme a Shun Shirai. Per essi si trattava di un onorevole ritorno e non nascondevano la loro gioia. Sul loro volto brillava un lieto e orgo• glioso sorriso. Ma il viso del soldato Shirai era pallido e aggrottato. Non pronunciava parola. e Per favore, prestate attenzione al sol• dato Shirai •• aveva detto il capitano della Sanità all'appuntato Miha, e questi ora accompagnava sempre Shun. Allorché il treno con i reduci entrò nella stazione di Kumamoto, questa era affollata dai membri delle leghe giovanili e femminili, nonché dai parenti e conoscenti dei soldati vittoriosi. Tra la folla si nascondeva una vecchia donna. Era la madre del fante Shirai, invitata dalla moglie del direttore di banca Oka a venire ad assistere all'arrivo del figlio. e Eccoli! Banzai I•. La gente gridava tutto il suo entusiasmo. La madre di Shun cercava il figlio fra la moltitudine. l soldati scendevano dai vagoni. V'era uno tra essi, che si trascinava a capo chino sulle sue stampelle. • f:: ritornato! Shun mio!• tentò di chiamare la madre attraverso la gente, ma la voce le rimase in gola. Rimase diritta e rigida. e Shun •, pensava, « sci di nuovo qui? Hai male ai piedi.? Oh, non m'importa anche se non li hai pili! ... •. E rimaneva diritta, sebbene tremasse in tutte le membra. In quella s'avanzò il direttore Oka sventolando per richiamo il suo cilindro, e gridò: e Signor Shun Shirai I Banzai I•. Erano venuti tutti per salutare il soldato e ric.:verlo degnamente. Shun seguiva, sulle stampelle, l'appuntato Miha. Allorché si trovò davanti allo schieramento delle leghe giovanili e senti il grido di banzai unilo al suo nome, alzò la testa e fu come ~e si svegliasse dR. un sogno. , Bentornato. signor Shirai ! • disse una ' ,.t."> lçj ,;f' ( -. ~ , ,, .,,:;:• s, ~ ~ 'i'" - t -- :- ·,; ~ ~,' V • i ooti.t r - IL OENDARKB1 "S. apriamo le frontiere 1cappa.0:o tutti qui In fu.noia" signorina con la voce quasi spenta dalle lagrimc. E le associate delle leghe femmi• nili gli s'inchinarono davanti e lo salutarono. Anch'esse avevano appreso tutta la storia dalla signorina Oka. Dai due lati della stazione, risuonavano grida di ban~ai in onore di Shirai, cd egli arrossì di vergogna e chinò la testa. Non osava alzare gli occhi e pensava tra sé: « Che vuol dire per me banzai ? ~on mi tocca neanche. Cosa dirò a mia madre, quando la vedrò?•· Con qu~to pensiero fisso, seguiva l'appuntato Miha come se volesse nascondersi. La madre, che lo guardava farsi strada attraverso la ressa, senza batter ciglio, mormorava: e Come può correre I•. Allorché Shun Shirai rientrò al reggi• mento, fu mandato all'ospedale militare, e di lì a poco venne dispensato dal servizio militare e congedato. Sulla strada campestre che dal paese portava alla sua casa, Shirai canuninava con il cuore pesante, fisso lo sguardo per terra. Nel negozio non trovò nessuno. Zop• picando, si trascinò sulle sue grucce nelle stanzette dove abitavano e chiamò la madre. Allora si spalancò la porta della cucina e la vecchia apparve. « Sei tu? Entra! Puoi salire le scale? Puoi farlo?•. Voleva aiutare il figlio, ma già scoppiava in pianto. e Mamma, io ... •. . Mentre saliva saltando su un piede solo, le passò un braccio intorno alla vita e disse: « Sai, non sono mica un amma• lato... Me lo ha detto persino il mat• giorc medico!•. La madre rispose allora singhiozzando: « No, tu non sci malato. Sali, Shun, tua madre ti ha atteso giorno per giorno. Ogni giorno ha preparato la tavola per te, come se tu ci fossi. Ed ora sci veramente qui!•. Madre e figlio entrarono nella saletta, l'unica della loro modesta abitazione, e sedettero. La madre si asciugava le lagrimc. « Mostrami i tuoi piedi, Shunt Che cosa hai? Mostrali a tua mamma!•. Shun abbassò nuovamente lo sguardo ed esclamò: e Mamma!•· « Perché piangi? Vieni, levati le bende I•. Essa stessa voleva levare le fasciarurc. Ma egli le strinse forte le mani. « Se tu li vedi, oh mamma .. h. • Piangerà, se vede i miei piedi StOr• piati •, pensava. Ma non servi. Dovette obbedire. Singhiozzando tolse le garze. Il piede destro apparve amputato e il si• nistro non aveva più che due dita. La madre, senza far motto, guardava le ferite rimarginate. Ma tremava in tutto il corpo. , Sai, mamma, presto riceverò un piede artificiale, uguale all'altro• , disse Shun, appena si fu fasciato. • Shun !•· La madre parlò improvvisamente, con voce brusca e dura. « Un uomo non si mette a piangere per queste piccolezze. Va bene. Non piangere più. Ci .sono molti giapponesi che per la Patria hanno sacrificato la vita •· • SI, mamma, hai ragione•· « Non devi piangere per i tuoi piedi. Non mi spiace che tu sia di\'cntato stor• pio. Io stessa, vedi, non piango più•· Il direttore Oka, che aveva seguito Shun cd ora se ne stava nel negozio, poté a stento trattenere le lagrime all'udire que• sto colloquio. Egli era stato all'ospedale, dove aveva appreso che Shun Shirai era ritornato a casa. Lo aveva seguito, ed ora, senza annunciarsi, entrava nella stanza. Sedette accanto ai due e disse: « Madre, mi lasci suo figlio! Lasci che da domani in poi, o anche da oggi .stesso, egli venga a lavorare nella mia banca•. Nella banca di Kumamoto lavora oggi un impiegato esemplare e diligentissimo. Si vede appena che ha un piede artificiale. È Shun Shirai, il capo della sezione con• tabilità. Il nume tutelare della famiglia Shirai è il sacchetto con i regali, che una volta il fante Shirai ha rifiutato, nell'ospedale da campo. In un oscuro armadio del salotto, la madre conserva questo ricordo del figlio valoroso, che appartiene a lei e alla Patria. MINE YAMANA.KA (Trad11::ione cli O. S.). IL Sew fork Times ha in Russia due corrispondenti. L'uno, il corrispondente N. 1, è \Valter Duranty, un giornalista molto stimato e autorevole in America. E costui scrive di Stalin e del suo paese in termini tali, che un alto funzionario dei Sovieti, a Mosca, recentemente dichia• rava : « Noi consideriamo il .,V ew r ork Times come il migliore giornale degli Stati Uniti». L'altro, il corrispondente N. '2, è il giornalista Harold Denny. E questi, per poter descrivere come veramente stiano le cose in Russi.a, renza il fceno della censura, ha fatto un viaggio a Parigi, e di là ha spedito al suo giornale una serie di corrispondenze - notevoli per chiarezza e per sincerità - nelle quali ha detto esattamente il contrario di quello che, nello stesso giornale, suole scrivere il corri• spendente N. 1. Offriamo al lettore un saggio di quc- ·He nuove testimonianze sulla Russia sovietica: Lavoratori e salari. - « ... In venti anni, la rivoluzione ha fatto cosi pochi progressi per quanto riguarda l'em:mcipazione dei lavoratori (se pure non ha fatto dei regressi), che il lavoratore sovietico è fra i più sfrutt.1.ti del mon• do ... E lo Stato sovietico ha dimostrato di essere un datore di lavoro così duro, come il più duro padrone nei paesi capitalisti, e di porre a sostegno della propria volontà un potere di po· lizia infinitamente più forte di quello che possono avere le polizi~ del car• bonc o del ferro negli Stati Uniti, o qualsivoglia venale sceriffo, al servizio di industriali. « Il plus•valore - che è una delle pietre fondamentali della filosofia di Marx, e cioè quel tanto che il lav0ratore dà al datore di lavoro in più di quello che ne riceve, - è riscos~ anche nel sistema sovietico. In Ru~- sia, il plus-valore è usato per aumentare i capitali, per costruire fabbriche d'armi, e per mantenere uno smisL:- rato esercito di funzionari, che probabilmente man~iano una parte della fatica dcll'opcra10, maggiore di quella che, nel regime capitalistico, si appropria la classe dei datori di lavoro ... La inefficienza (della produzione) tiene bassi i salari che i Sovieti possono pagare, e fa aumentare enormemente il costo di qualunque cosa. Perciò i sa• lari reali sono estremamente bass:. E la qualità di quasi tutto quel che si compra è così scadente, che neppure per un istante i prodotti sovietici potrebbero competere con quelli di paesi capitalisti su qualsiasi mercato libero». Disoccupa;:,ione. - « Non c'è disoccupazionc, adesso, semplicemente perché c'è una costante riduzione {shortage) del lavoro ... La riduzione del lavoro è stata resa ancora più acuta dal fatto che inefficienza, burocrazia e prevalenza di funzionari parassiti hanno grandemente ridotto la produttività del lavoro. Ingegneri stranieri han• no calcolato che, per una stessa pro• duzione, occorrono in Russia quattro volte più uomini di quanti ne occorrono negli Stati Uniti... L'industria, da cima a fondo, va male ... I Sovieti hanno dato all'industria tutto, in fatto di materiale: ma non le hanno da• to la cosa più importante di tutte: la libertà agli eW!Cutori di fare uso della propria iniziativa e di prendere delle decisioni. In Russia, un errore di csc• cuzione può mandare un buon uomo in prigione sotto J1accusa terribile di sabotaggio». La Costitu{ione. - Stalin diede, l'anno scorso, alla Russia « la più dc~ mocratica Costituzione del mondo » e sotto di essa si faranno, per la prima volta, le elezioni parlamentari. Harold Drnny espone, in proposito, delle opinioni curiose: « Ci sono, a Mosca, forti sospetti che la campagna eletto• raie e la " purga " (le esecuzioni) siano connesse. Quando chiunque abbia fatto dell'opposizione a Stalin sarà o morto, o esiliato, o in prigione, le elezioni si potranno fare in perfetta sicurezz..'l ... « La polizia politica ha conservato una facoltà importantissima, e di cui, fuori della Russia, poco si sa. E: l'esilio amministrativo. La polizia politica, in altri termini, può esiliare una persona in località spaventose, come Soiovetsky, o in qualche campo sibe• riano. L'esilio può essere prolungato indcfinitivamente, fino alla morte. Non sembra che Stalin debba avere molte preoccupazioni per il risultato delle prossime elezioni ». Vorremmo fare un'ossen•azione mo). to semplice, quasi banale, forse : se il regime sovietico fucila, imprigiona, esilia tanta gente per il miserabile scopo di « correggere » la sorte delle elezioni, non sarebbe stato più semplice - oltre che più umanitario - non )argire affatto « la più democratica Costituzione del mondo», non fare affatto le elezioni e fare a meno di uccide. re tanti sventurati? Forse l'osservazione è non solo semplice, ma sa troppo di buon senso. E il buon senso è vi.rt~ eminentemente 'borghese. Car• tesio disse: « Di tutte le cose di questo mondo, nessuna è così bene distribuita come il buon senso ». Cartesio non conosceva il bolscevismo. G. R. DUE ASPETrI DI BERRIOT Oa. pipa con la. taata di Herrlo\ • In e<1mme~lo• Liona da dne acni) COMEFUGGI L "LENINSPAGNOLO" SONO state rivclatt" reccn1emcn1e le circostanze - che la rivista Time definisce « rhocki111 >, e di cui finora non si aveva sospetto - nelle quali, l'autunno scorso, il Governo della Spagna rossa, presieduto da Largo Caballero (detto e il Lenin sp:iqnolo >) prese il volo da Madrid. Questi fatti vengono ora alla luce perché il nuovo Capo del Governo della Sp:igna rossa, Juan Negrin, è in rotta con gli amici di Largo Caballero, cd è lit-10 di esporre al pubblico ludibrio e al pubblico dhprczzo e il Lenin .spagnolo >. Secondo il Ministro dell'educazione, Jc.sus Hcrnandcz, il Governo di Largo Caballero, il 6 nO\'cmbrc, quando la caduta di Madrid sembrava imminente, lasciò una lettera nelle mani del portiere del suo Quar• 1icr generale e, quatto quatto, filò ;: Valencia. Quella stessa sera, il Generale '.\tiaja, il difensore di '.\13.drid, andò in cerca di Largo Caballero; ma il portiere gli rispose che il Capo del Governo non c'era e ag• giunse: « lo ho una le11cra per voi, ma ho l'ordine di non darvela fino alle cinque del mattino>. Il Generale '.\iiaja, slupcfat• to, costrinse il portiere a consegnargli la le11era: dalla quale apprese che il Governo gli a"·eva da10 , « pieni poteri > sia di difendere '.\fadrid, sia di pattuire la re.sa alle migliori condi7ioni che potesse ottenere. '.J n prO\'crbio cintic dice: e Il vero eroe non 3ffronta mai il pericolo di oggi>. Il '"ero eroe è Largo Caballero. NYONE 11APIRATERIA ALLE CONSIDERAZTONI da noi fatte iu que.su temi, e un assiduo> fa una serie di intelligenti e perspicaci osservazioni in una lettera, di cui ci chiede la pubblicazione. Siamo dolenti di non potere interamente U>ddisbrc la richiesta, ma trascriviamo uno per uno i quesiti che e un a,siduo » ci propone e rispondiamo brevemente a ciascuno di cui. Dice, dunque, e un assiduo >: e Brillantissime, come esercizio dialettico, le variationi di Omnibus su questi temi >. Gra• tic del complimento. Continua l'c assiduo>: e Ma io vorrei chiedere a che servono quando, evidentemente, i Governi non le prendono sul scrio>. Rispondiamo: Non abbiamo mai avuto la pretesa che quelle nostre variai.ioni po-- teucro esser prese sul scrio da un Governo. Ciò nonostante ci sembrò utile farle per due ragioni. Prima di tutto, a titolo di csc-rcizio dialettico, come lo stesso e assiduo > riconosce. Si fa. della ginnastica fisica, senza altro scopo che di fare della ginnastica; perché non si dovrebbe fare della ginnauica intellettuale? La seconda ragione non è meno e\•identc. L'obiezione del nostro critico potrebbe cucre formulata in modo più ampio cosi: Posto che la grande maggioranza degli Stati moderni dimostra scarso ouequio per il diritto internazionale, e a ehe serve > che si coltivi ancora il diritto internazionale? Si ri• sponde: Dato ehc ìn tutti i paesi si col• tiva il diritto internazionale, anche in quelli i cui Governi meno lo rispettano, ciò .significa che la ncccui1à o, almeno, l'uti• lità di coltivarlo, c'è. E, probabilmente, l'utilità consiste in questo: che ciascun paese può avere intcrcue, in date c.ircoitanze, a dimourare che altri paesi violano il diritto intcrnuionalc. Per conto nostro, ci siamo .sforzati di dimostrare che gli statisti di Ginevra non conoscono il diritto internazionale o ne fanno mal uso. E questa è la seconda ragione delle nostre variaz:ioni. Continua e un assiduo>: e In diritto internazionale>, dice Omnibus, e la pirateria prende posto fra i fatti illeciti di individui o enti... che non sono Stati >. L'umile verità gli risponde che tutto il mondo civile si è trovato d'accordo durante la guerra mondiale... nel considerare come « pirateria > i siluramenti di navi mcrcan. tili fatti dalla Germania a danno di paesi coi quali, si noti, essa era in guerra. Anche nel 1915-1918 b Germania era uno Stato. Rispondiamo: Prima di tutto non è vero c~ e lutto il mondo civile si sia trovato d'accordo ccc. >. In realtà, fu solo la stampa politica delle potenze dell'ln1csa a chia• mare atti di pirateria i siluramenti tedeschi, e q••r.sto non nel senso tecnico, ma nel senso ,,\Jramcntc ingiurioso o spregia. 1ivo della parola. La stampa degli Imperi ccnlrali, per contro, dcfinl pirateria il diritto che si arrogò la floua inglese di fermare le navi mercantili dirette alla Ger. mania e di ,cqucstrarne i carichi. E la stampa dei pa~i neutrali - roprattullo quella nord-americana - chiamò pirateria l'una cosa e l'ahra. Tutto ques10, si noti, fece e disse la stampa politica; ma nel lungo e vi\·aciuimo carteggio, .scambiato prima fra l'America e l'Inghihcrra per il blocco, poi fra l'America e la Germania per i sot1omarini, mai ricorre una siffatta definizione. L'America considerò - e giusta• mente - il blocco inglese come violazione dei suoi diritti di neutralità, e la guerra sottomarina come violazione, sia dei suoi dirilli di neutralità, sia della morale comune. Ora la stampa quotidiana, anche se autorevole, ha, in tempo di guerra, la funzione di tener deste e di incitare le cncr• gic nationali, ma non certo quello di insegnare diritto. Durante la guerra, i tedeschi furono detti unni ; a nessuno, oggi, verrebbe in mente di sostenere che la più lontana parentela o arnnità esista fra unni e germani. Durante la guerra, si disse che i 1Cdeschi mou:a.ssero le mani ai bambini nel Belgio, e furono pubblicate anche delle fotografie documentarie; a nessuno verrebbe in mente, oggi, di scrivere la storia sulla base di siffat1i documenti. In una parola, la stampa quotidiana specia.1mcntc dei tempi di guerra, come non ~ tcslo di etnografia o di storia, così non è testo di diri110 internazionale. IL DIRITTOINTERNAZIONALE I L DIRITTO internazionale si apprende alruniversità o dai trattati. Sarà un modo noioso di apprenderlo, ma non ce ne è altro. Ora se e un assiduo > si dà la pena di scorrere i tra11ati, constaterà che e secondo la gran.de maggioran.{a degli oulori la carat1eristica esun- -tialt del pirala J di correre i mari di sua autorità e per suo conio, stn-ta esservi auto· riuato dal Gouern.o di alcuno Stato>, Anzi Gcffckcn insegna che e la mancanza di qualsiasi mandato di un Governo responsabile è 1/ segno caratteristico della pirateria >. Donde questa duplice conseguenza: cht JOlo navi privalt po!sono essert colpe• voli di atti di pirateria e che uno Stato non potreb 1 Jt essere mai pirata. In questo senso: Gcffcken, Hall, Jeannel, Kli.ibcr, Lawrencc, Oppcnheim, Ortolan, Pradicr Fodcré, Whea1on, ecc.. Con grandissima ulilità ,i possono consultare il trattato di Fedou.i e Santi Romano, o il Corso di An• zilotti, o, se non si ha tempo da perdere, J'Enc.iclopcdia Italiana alla voce e pirateria >, redatta dal prof. Balladore Pailicri, in cui si legge: « t pirata chi, un-ta autoriua-tione di alcuno Stato, anzi contro i divie1i degli Stati, naviga il mare ptr spirito di rapina, aggredendo e depredando le navi che incontra >. Non vogliamo n:isconderc che vi è stato qualche trattati,ta e qualche giudice disscnticnte. Fra i trattatisti, ricordiamo La• pradellc, Poli1i.s, Fauchille. E, nel campo della giurisprudenz.i in1ernazionale la scn• tcnza del giudice Lushington sul caso del Magellano (1853). Costoro argomentano non dai giornali del tempo della guerra, ma dal caso dei pirati barbareschi. Al che si risponde che è dubbio se le tribù barbaresche costituissero Stati; e, in ogni caso, esse, più che della pirateria, facevano vera e propria guerra ai pae$i cristiani. E andiamo avanti nella lettura della let• tera di e un auiduo >. e .t altrettanto inc• satto che gli atti di pirateria di cui Nyon si t: occupala fossero attribuiti alla Spagna nazionalista e a questa soltanto, Basta ril<"ggerc i nostri giornali di queste ultime settimane per sapere eh.e quegli atti furono attribuili fuori di Nyon un po' a tutti. .. mentre Nyon non li ha imputali ad alcuno, limitandosi a concordare i mezzi per rcpri3:ierli, da chiunque fossero compiuti o tentali>. Riipondiamo. Quando parliamo di e imputazione > in1cndiiuno: imputazione risultante da documenti o aui ufficiali. Non prendiamo, quindi, in alcuna considerazione le accuse fatte dalla stampa politica di alcuni paesi ai Govuni di altri paesi o dalla stampa di questi ai Governi di quelli; e cib non pctché teniamo in poco conto la suddetta stampa, ma unicamente perché essa non è atto o documento ufficiale. Ciò premesso, nel preambolo dell'accordo di Nyon del 14 sct1embre leggiamo che gli auacchi di sollomarini contro navi mercantili neutrali awcnuti nel Mediterraneo e de'"ono euere a giusto titolo qualificati atti di pirateria >. Di fronte a questo tr sto, abbiamo ragionato come segue: pirata non può essere che un privato (vedi sopra); ma Nyon definisce atti di pirateria gli attacchi di sot1omarini a navi mcrcan• tili; dunque la Confuen:za di Nyon o ignorava il diritto intcrnazìonale o ha ammesso che i sottomarini attaccanti appartenessuo a un privato, Poi ci siamo chiesti: esisteva agli occhi degli statisti di Nyon un pri,•ato, 11n ente, un'as.sociaz:.ionc,che non fosse uno Stato, e che potnsc possedere 10ttomarini? E abbiamo risposto: c'era cd era uno solo, il Governo della Spagna nazionalista, dato che i partecipanti a Nyon non lo riconoscevano come Govemo. Conclusione: il preambolo dcll'arrante• mtnt o fu un errore di dirillo o era un'im• puuzionc implicita alla Spagna nazionalista. ATTI DI RAPPRESAGLIA 11 1 X ASSIDUO> con1es1a che 1i pos• sano definire atti di rapprcu.glia gli .at:acchi di sottomarini contro na'"i neutrali portanti contrabbando. Per maggiore ehiarena, riassumiamo la nostra tesi: dato e non eoncuso che i 10ttomarini attaccanti appartenessero ali.a Spagna nnionalista, come Nyon ha mostrato di ritenere, questi attacchi, se diretti contro navi spagn\:,lc dell'altra parte, furono atti dì guerra; se diretti contro navi ncu• trali portanti contrabbando di guerra, furono atti di rappresaglia. Rinviaroo e un aniduo > al Corso di Di• ritto intcrnaz:ionale di Anzilotti, voi. Ili, pag. 1 50 e seguenti, ove, fra l'altro, si legge: e A balc del concetto odierno della rappresaglia sta l'idea di un allo illecito compiu10 da uno Stato contro un ahro Stato, il quale reagisce con atti che .sarebbero del pari illcci1i (obiettivamente) se non li rendesse leciti hubiettivamcntc) la condotta .antigiuridica del primo >, ccc. E, infine, e un auìduo > ci chiede e come mai l'Italia, aderendo a Nyon, si sia voluta mettere nella situazione di do\·cr prendere a cannonate> chi esercitava un diritto di rappresaglia. Rispondiamo: per la semplice considera• zionc che l'Italia mai e poi mai ha condi\'iSO il punto di vi.sta franco-inglese. Per l'Italia gli incidenti av\'cnuti nel Mediterraneo si devono attribuire a sottomarini e aerei del Governo di Valcncia (che essa non riconoKe come Governo), i quali hanno attaccato navi di varie nazionalità, non perché queste portassero contrabbando, ma per cercare di allargare il conflitto. E per oggi, forse, potrà bastare. O~NIBUS ANNO I, N. 29, 16 OTTOBRE 1937-XV Il. OMNIBUS SETTIMANALEDIATTUALITA POLITICAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN lZ-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia. e Oolonle1anno L, 46, umotrt L. 23 Estero: anno L. 701 1emenrt L, 36 OOHl Ji'OMERO UN.l LIRA 11!.aooaorlt.ti, diugnl e rotografie, ancbe se non pnbbllca.tl, non ai rtni\uiaceno, Dln1!on1: Roma • Via del Sudarlo, 38 Telefono N. 661.635 .lm.mlnhtraziona: Mlla.110• Piai1a Oarlo Erba, 6 Telefono N, 24,808 LSoc. Anon, Edltrlc• " OMlfIIIUI" • Mlluo

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