Omnibus - anno I - n. 28 - 9 ottobre 1937

I GENERICI A COMMISSIONE per la scelta dei generici s'era riunita in un vasto locale bianco, di solito adibito a 'spogliatoio delle comparse, diviso in quattro navate da file rincorrentisi di pilastrini di cemento. In disparte, io osservavo la scena: ero venuto Il per caso, insieme a un Commissario che ora fingeva di non conoscermi. I Commissari, seduti davanti a un lungo tavolo laccato di giallo, parlavano tra di loro. Il Regista Straniero e il Direttore della Versione Italiana dettero ordine al custode di far entrare i generici. La grande porta si spalancò, e, come un branco di bufali in una pianura selvaggia, i generici invasero la sala e si affollarono intorno al tavolo. l Indietro!... Vadano indietro!» gridarono i Commissari spaventati. A spintoni e manate, i generici furono fani indietreggiare dai custodì, e messi in fila a due metri e cinquanta dal tavolo della Commissione. Il Direttore delta Versione Italiana, un giovane magro, dal volto pallido, lo sguardo miope e ardente da intellettuale, si mise a leggere la nota dei convenuti. Di fronte, duecento occhi scrutavano ansiosamente i volti dei Commissari: erano, questi, esseri sovrumani, dai quali dipendeva il destino, e una scrittura di qualche centinaio di lire. Gli sguardi erano aggressivi e rispettosi insieme, e ognuno cercava di farsi notare in qualche modo. Si udiva un mormorio confuso, un muover di passi, e già l'aria si riempiva del fumo acre delle sigarette popolari. Piano, piano, spontaneamente o dietro la spinta di coloro che stavano dietro, i generici della prima fila si avvicinavano al tavolo. Nuove grida furono lanciate, nuovi spintoni furon dati dai custodi sulle spalle e su.i petti, per far indietreggiare la folla. • Vadano indietro I Silenzio, laggiù, un po' di ordine•· li Direttore della Versione Italiana chiamò il primo generico iscritto nella lista. Un giovane alto, vestito di tela, si fece avanti. I suoi sguardi erano ans1osi e turbati. " Sa cantare?• domandò con voce fredda e severa il Direttore. • Sl, sl! ... • rispose il giovane. • Sa parlare in francese?•. « Ah, sl, oui, oui, certainnnmt ... qu~lque chose •· • Va bene, ,i metta da quella parte•· Il giovane respirò di sollievo. Prese un'andatura aitante cd clastica, e s'andò a mettere alla sini1tra del tavolo. Guardava con superiorità. e distacco i compagni pigiati e mormoranti di fronte a lui. Si udiva già un chiedere, un gridare, un sospirare: già i più audaci toccavano l'orlo del tavolo, quando improvvisamente il 1:>ircttore della Versione Italiana si alzò e si mise a gridare con voce iiuerica: • Indietro! Indietro! O faccio sgombrare la salai•. Spaventati, i generici tornarono indietro. Ma ormai ogni senso di disciplina era perduta. Dalla parte dei Commitsari si gridava di indietreggiare; dal canto loro, i generici, come se gli ordini fossero rivolti a tutt'altri, o restavano Il fermi, come vitelli al pascolo, o giravano lentamente per la sala. Notai che la maggior parte di loro eran giovani, alcuni ben vestiti e con una cena pretesa di eleganza, altri invece dimessi; molti portavano la maglietta invece della camicia, certi calzavano sandali di forme strane, o scarpe di camoscio. I più prediligevano le cravatte vistose e chiare, che spiccavano sulle camicie blu, a quadrcttoni, a grosse righe. Tra il disordine, il rumore, il fumo delle sigarette e le grida dei Commisuri fu continuata la acelta. Gli eletti ,i andavano a mettere da una parte, proprio davanti a me, ch'cssi guardavano con sospetto, cercando di indovinare s'ero anch'io un attore o qualcuno della Commissione. Le domande rivolte erano sempre le stesse:" Sa parlare il francese?•· A qualcuno si chiedeva: • Sa cantare?•. E tutti rispondevano di si; che sapcv:mo cantare, ballare e parlare perfettamente il francese. • So anche l'english •• disse uno, e fu subito scelto. Dal gridare, il magro Direttore della Versione Italiana aveva perso la voce. Il Regista Straciero guardava invece ogni cosa astratto, come immerso in visioni lontane. Aveva il volto rosso, le mascelle ossute. Stava chino sul tavolo, e teneva il volto lievemente inclinato di traverso. A un certo punto, fissò gli occhi su di mc e mi guardò a lungo. A mano a mano che i generici erano chiamati, il Cassiere, da una parte, li rimborsava delle spese di trasporto. • Capitano Grucenski •, chiamò una voce. Il capitano ai avvicinò. Era dignitoso e corretto. Aveva in una mano i guanti di pelle. Pose la sua firma dove gli fu indicato, e con molta naturalezza mise nel borsellino i denari consegnatigli. • Buon giomo •, disse allontanandosi con voce calma. li chiasso, e lo scRlpiccio continuavano senza tregua. Un custode, che aveva la voce forte, tuonò un \'adano indietro , che fece tremare le pareti d1 cemento. OATl:RINJ. HEPBORN (B,K,0,) • Loro sono degli indisciplinati e dànno un brutto spettacolo 1 1 gridò con voce congestionata. Dalle file 'si staccò un uomo vestito di nero, dai folti capelli ricciuti: • Indisciplinati a noi non ce lo deve dire. A noi ltaliami non si deve dire che siamo indisciplinati. Ha capito? Per sua regolai... Questo per mettere i punti sugli i 11, Un mormorio di approvazione percorse la folla. I giovanotti in maglietta erano stati quasi tutti scelti. Quelli che portavano le scarpe di camoscio invece erano ancora tra gli aspiranti. • Per oggi basta,, disse improvvisamente il Direttore della Versione Italiana. Fu come se si fosse dato l'annuncio di una grave sciagura. Tutti si affollarono intomo ai Commissari. • Vadano via, Hranno chiamati presto, per oggi basta•, si affannavano a dire i Commissari. A ondate, la folla si allontanava, e tornava poi all'attacco. Tutti parlavano e non si udiva più nulla. In quel mer.tre, il Regista Straniero mormorò qualcosa al Direttore della Versione Italiana. Entrambi guardarono in giro, scrutando i . volti dei generici. • Si mettano di nuovo in fila laggiù, servono ancora tre visi da cospiratori,, disse il Direttore. Si videro improvvisamente rutti i volti dei generici prima rischiararli di speranza, poi cambiare subito espressione. Bocche si storsero in pieghe assas,ine, sopracciglia si corrugarono, occhi lanciarono sguar~ di lividi, mascelle si serrarono e scricchiolarono. Anche i vecchi ,i sentirono d'un tratto cospiratori, e abbandonarono le loro espressioni tranquille e ri1ervatc. Uno dei più aniiani fu chiamato. • Lei è attore, se non sbaglio•, gli fu chiestO. • Eh I• rispose quello, col gesto del vecchio attore che ha calcato per anni le scene del mondo intero. • Ma non hai negozio di merceria in Trastevere?• gli chiese un compagno. • Che c'entra,, rispose il vecchio, e guardò con tale odio il compagno, che i Commissari parvero soddisfatti di avere scelto un tipo che avesse un volto cosl pau'roso e sinistro. Anche il secondo cospiratore fu scelto. Aveva le guance grasse, gli occhi azzurri e leggermente strabici che davano il giramento di testa. Mancava il terzo. I CommiHari guardavano in giro scontenti, Da lontano il mjo amico mi fece cenno di attendere. Vidi gli occhi del Regista Straniero seguire lo sguardo del Commissario amico e posarsi su di me. Abbassai gli occhi: quando li riaf7,ai notai che i due parlavano e, d~ tanto in tanto, LA FAVORITA si voltavano veno di mc. Pensai che fosse bene avviarmi verso l'uscita; forse con la mia presenza disturbavo il Regista. In quel mentre, anche il Direttore della Venione Italiana si unl al dialogo dei due. Anch'egli m.i fissò, col suo sguardo miope e ardente: • Lei, laggiù, venga qua•, gridb ad un tratto, facendo cenno di avvicinarmi. • Vuole lavorare in una parte di cospiratore?•· • Io, io che t'entro•, mormorai. E mentre irresoluto mi avviavo per spiegarmi verso il tavolo, andavo pensando che Marlene Oictrich era stata scelta per caso da Sternberg, mentre ballava in un ta4 borin di Vienna, e Giotto s'era messo a dipingere dal giorno che Cimabue l'aveva visto disegnare una pecora sopra una pietra. Sll~VJO LANZI ~\YCD~2 ~u~~ I ca DDTIl I N UNA famosa lettera a Francesco degli Albizi, Pie- -.. 1ro Are1ino, il flagello dei principi, racconta la morte di Giovanni de' Medici. e Travagliandosi in1orno ad alcune fornaci, ecco (ohimè!) un mo1ehet10, che gli percuo1e quella gamba già feri1a d'archibuso. Né sl toSlo ìl colpo fu sentito da lui, che ne l'esercito cadde la paura e la malinconia, onde morl l'ardire e la le1iz.ia nel eor di tutti >. In lettiga fu portato a Mantova, in casa del signor Luigi Gonzaga. e Talvoha si gra11ava la testa con le dita; poi se le metteva in bocca, con dire: "Che sarà?" e replicando spesso: "Jo non Ceci mai tristizia alcuna " >. I medici deci• u,ro l'amputuinnr- della gamhll. e F.r:i. gil l'ora di mangiare >, racconta l'Aretino, e quando il vomito l'assall: ed egli a me: " I segnali di Ce1arc ! Sl che bisogna pensare ad altro che alla vita ". E, ciò detto, con le mani giunte fe' voto di andare a. l'apostolo di Galizia. Ma, venendo il tempo e compariti i valoros,i uomini con gli artifici atti al bi.sogno, dissero che sì trova"cro otto o dicci persone che lo tenessero, mentre la violenza del segare durava. " Ncanco venti", disse egli sorridendo, "mi terrebbero ". E, recatosi là. con fermissimo volto, presa la candela in mano nel far lume a se medesimo, io mc ne fuggii: e, serratemi !'orecchie, sentii due voci sole, e poi chiamarmi. E, giunto a lui, mi dice: " lo son guarito! " e, voltando.si per tutto, ne fa. ceva una gran festa. E, se non che il Duca di Urbino non volle, si faceva portare oltre il piede con il pcuo della gamba, ridendosi di noi, che non potevamo .soffrire di veder quello che egli aveva patito >. Ma, al mattino, il male peggiorò di modo ch'egli fece testamento. Trucor.sc le ultime ore in una specie di dormiveglia. e Alla fine, dormito ch'ebbe un quarto d'ora, dc1toni, dicendo: " lo sognava di testare e sono guarito, né mi sento più niente: e, se vado migliorando co.sl, insegnerò ai tedeschi e come si combatte e come io so vendicarmi ". Ciò detto, il lume intricandogli le luci, cedeva alle tenebre perfette: onde, da se stesso chiesta la estrema uni.ione, ricevuto cotal Sacramento, disse: " lo non voglio morire fra questi impiastri"; onde fu acconcio un letto da campo, e, ivi posto, mentre il suo animo dormiva, (u occupato da la morte >. Nel film / Condot1iui, Giovanni de' Mc• dici, ferito a una gamba, durante la bat• taglia contro Malatesta, cade di cavallo e muore. Lo vediamo di 1l a poco, disteso sul letto funebre, le mani incrociate 1ul petto. Nella tenda, in stile balneare, ncuuno ve. Ot1tino dl bombe! particolare del film II I Ocndcttieri" glia alla sua morte. Trenker non bada alla cronaca, né al dolore dei familiari. Forse non conosceva questa lettera dell'Aretino? Il condottino dcv'cuer solo, sul suo letto dalle lenzuola ben rimbocc.ite, perché lo spetta1ore ani.sta alla sua trasfigurazione: cd ecco il ,•olto diventare di m'armo; le lenzuola rimboccate, pure di marmo: forse H per Il non ci se ne accorge, ma abbiamo assistito alla rappresentai.ione di un simbolo. Che cosa sia questo simbolo cc lo ha svelato il regista rccen1emcnte: e Nel mio nuovo film si sprigiona dalla maschera marmorea la visione dell'eroe mor10 che iltu· mina l'intero sarcofago. Ho voluto espri• mere cosl, in poetica sintesi, come il tempo si 1rasmuti in eternità e l'uomo in mito >, Perché, aveva già detto chiaramente Trcn• ker, un momento prim~ · ~ Chi si :11.rt"inge a hr opera di creazione, dovrà neccuaria• mente staccarsi dai personaggi e dai fatti nei quali gli elcrni ideali si sono materia• liu.ati, e trascurare le contingen-ie, per ri• cavare dal complesso delle circostanze concomitanti la sostan:r.iale espressione dell'idea e quegli a.spelli che con maggiore evidenza denunziano il contenuto simbolico•· E dunque, e si divertano pure gli esperti a controllare se il numero dei bottoni delle mie giubbe militari corrisponda alla realtà storica! Chi è veramente padrone della storia ideale, che un film rievoca, non bada affa110 a simili inezie >, Non siamo e esperii > e perciò non abbiamo controllato il numero dei bottoni delle giubbe militari di Trcnkcr, tanto più che queste giubbe erano coperte di corazze. Vorremo con questo riconoscere che Tren\c;er è veramente padrone della storia ideale? Non arriveremmo a tanto. Vorrrmmo intanto sapere: storia ideale di che cos,i,? Dei condonicri? Oc! periodo del Rinascimento? Oppure, storia ideale di Giovanni delle Bande Nere? Con tutto il rispetto dovuto alle inten• z.ioni lodevoli e alla huona volontà, nessuna di qucs1e tre storie c'è nata rappresentata nei Condotti,ri. Abbiamo visto capitani di ventura, soldati e montanari, cortigiane, pa• storcllc, monaci e cavalli ; abbiamo assistito a battaglie, 1posaliz.i, a.sscdt di cutclli, balli in maschera, torture, passeggiate sulle Alpi, ratti di fanciulli, congiure, tradimenti, prc• dichc, auassint; ma la storia ideale di quel fortunoso periodo, di quel personaggio straordinario, quella storia ideale di cui Trcnkcr si sente padrone, non l'abbiamo appre1a. Ci ha detto di più, 1u Giovanni delle Bande Nere, il cinico, lieenz.io10, 1(acciato Aretino, nella sua lettera che abbiamo riportata, che non tutto il film di Trenker. t che l'Aretino si contentava di raccontare, Trenker vuol darci il contenuto simbolico. Il fatto è che, durante lo spettacolo, continuamente siamo stati distratti da immagini, episodt e situazioni che nulla avev1.no a che fare con la storia ideale, e nemmeno col cinema. E poi tutto quel fumo, quella nebbia, quelle nuvole, che avvolgevano le case, i cicli di Trenkcr, ci confondevano le idee. Nebbia e nuvole sulle Alpi, a fi. renz.c, a Roma, sui campi di battaglia, dietro le statue cqucttri e sugli scoscesi pendii delle mont.igne: durante tutto lo spetta• colo abbiamo atteso ansiosamente che al• meno piovesse, ma le nostre .speranze sono rimaste deluse. Di solito, ehi nel cinema ricorre alla sto· ria, e specialmente alla storia del Cinque e Seicento, s'ispira alla pittura dei tempi. E non c'è via di scelta: si finisce col ricorrere al Caravaggio, al Rembrandt e magari a Gherardo delle Notti. Chiaroscuri violenti sui fondali· di carta, cimi e corazze lucci• canti alla fiamma delle torce. L'oscurità, che spesso domina le scene, serve, se non altro, a coprire le magagne della messa in scena e dei costumi. Nel 1uo film, Trenkcr ricorda invc:ce Mosé Bianchi, il pittore Carpanctti (quello della e Morte dì Fcr• ruccio >), Segantini e Marius Pictor. Pre. diligc i grigi crepuscoli, le albe tremule, i tramonti contro luce, i paesaggi pittoreschi, dove protagonisti sono le statue, le nuvole e le pecore. Ha insomma il gusto dei foto• grafi dilettanti, che vanno in cerca di un riAcuo di sole sulle acque, di un profilo d'albero che si stacchi sull'orinonte. Quando dimcnti-:a le sue poetiche predi· lezioni, riesce talvolta a descrivere scene di qualche efficacia. La. battaglia finale è una bella battaglia, seppure anche qui la ricerca di certi effetti pittorici prenda spesso la mano. Per quel che riguarda la recita• zionc, sa far tacere abbastanza i suoi per• wnaggi, ma non tanto da risparmiar loro frasi piene d'enfasi e di vuoto. Per il raccon10, non ha alcun t2.lento: 1imboli, nuvole e corazze non riescono a coprire la casualità degli episodi, e la povertà dei personaggi. Dal tempo dei Due Foscori di Amleto Novelli, non sentivamo attori parlare con tanta disinvoltura di avvclenamcntì, soldati congiurare cosi candidamente, pugnali scintillare alle luci • dei riflettori. Come Amleto Novelli, Luigi Trenkcr cammina attraverso le scene a gran passi, la punta dei piedi volta in dentro, i ginocchi lievemente piegati, il petto sporgente. I suoi piccoli occhi hanno il mi.stico ardore degli ,ca\atori di montagne; sia nelle scene d'amore con Tullia delle Grazie, o con Maria Salviati, sia sul campo di battaglia, sempre i tuoi gesti sono rotondi, ispirati e innatur.ali ; se potesse metterebbe i tacchi alle scarpe per sembrare più alto, la bambagia sotlo le vesti per sembrare più muscoloso. Cotesta volontà di primeggiare, sotto certi riguardi, può eucrc degna di rispetto, E, inCatti, alla fine dello spetta• colo, il pubblico ha applaudito. E anche noi tra gli altri. I nostri applausi, però, non andavano al regista Trcnkcr, ma a tutti coloro che si sforzano con tanta fatica e buona volontà (e in questo film n'è stata data una nobile dimostrai.ione) a voler sollevare le sorti del nostro cinema al disopra degli interessi pu• ramentc commerciali. MARIO PANNUNZIO

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