Omnibus - anno I - n. 28 - 9 ottobre 1937

1, I I Comacchio, ottobre. ti ESSUNO dei pescatori che spiano nelle burrascose notti dell'autunno inoltrato la e calata» delle anguille lungo le vali.i ~i Comacchio, sa bene quale mcravtghoso romanzo sia la vita randagia e ricca di metamorfosi della Ariguzlla uulgari.s. Come si riproducono le anguille? Ecco uno dri problemi più antichi che abbiano stimolato la curiosità la sag~cia ~ la fantasia dei naturalisti greci_.,A~1'ltotel~ se ne. era occupato già p1u dt duemila anni or sono. Chi aveva m_ai visto le uova di questi pesci? _E cht era mai riuscito a distinguerne 11 sesso? Una sola constatazione era , stata fatta. Questa : che in certe stag~?ni, minu~cole angui!Ìe nere, poco p1u grosse d1 un capello, risalivano numerose i corsi d'acqua. Ma donde mai sortivano? Mistero. Non mancava chi r!teneva che pullulassero, per generazione spontanea, dalla melma dei fiumi. Era una spiegazione facile e comoda. Quante spiegazioni « scientifiche > non somigliano a questa? .N~I 1897. due illustri biologi italiani, 1I Grassi e il Calandruccio, scopriro~o la genesi vera delle piccole anguille. Trovarono in gran copia nel1~ stretto di Messina1 un pesc 1 iolino bizzarro, dalla testa minuscola, piatto? _lung~ non più di settantacinque m1lhmetn, e con una sagoma simile a quella di una foglia di salice. Completamente _trasparente, era impossibile scorgerlo 10 un serbatoio di acqua. Solo due microscopici occhi neri ne denJnciavano la presenza allo scienziato esperto. Fu battezzato col nome di leptocdalo. I due scienziati italiani ne seguirono amorosamente le vicende E si accorsero che, in seguito ad ~na metamo~fosi complicata, questo leptocefalo s1 trasformava in una piccola anguilJa. Onde formularono, un po' frettolosamente, la teoria che le anguille dei fiumi mediterranei venissero a riprodursi nelle acque profonde dello stretto di Messina e che di là ricondotte alla superficie dalle cor:enti marine, si affollassero agli sbocchi dP.i fi~mi ~ribu.tari. del M~diterraneo, per d1ssemmars11 di tappa m tappa attraverso tutti i fiumi e tutti gli st;gni di E1:1ropa. Troppo poco e troppo semplice per un animale così romanzesco come l'anguilla. IL LUNGO VIAGGIO Per descrivere iJ romanzo dell'anguilla ci voleva uno scienziato pronto anche lui a rivivere in qualche modo tale romanzo, seguendo passo passo l'itinerario del più sorprendente animale, che nasce nell' abi.sso oceanico più profondo. e più .salato, emigra nelle acque dolci, e torna dove è nato per riprodursi e morire. Qu~sto scienziato è stato Johannes Schm1dt, nato nel Seeland non lungi da Copenaghen nel a877, e morto pochissimi anni or sono a Valby, pure presso Copenaghen, nella dimora a lui riservata presso i laboratori Carlsberg, che, sussidiati dai grandi fabbricanti di birra Jacobsen, hanno favorito le i;;:randi esplorazioni marine. Lo Schmidt era stato messo in soSJ>t:ttO, circa . l'i_ncompletezza dell'ipotesi del Grassi e del Calandruccio dal ritrovamento di un leptocefalo ali; isole Faroer nel 1904. Non era in alcun modo da credersi che la larva delle F~r~r, ~unga appena settantacinque milhmetn come quelle di Messina, fosse partita dallo Stretto, avesse traversato le correnti contrarie dello stretto di Gibilterra, costeggiato tutta l'Europa occidentale, per finire a farsi catturare lassù. Lo Schmidt ne concluse piuttosto che quella larva non veniva da Messina, c~E: le anguille d'Europa hanno una ongmc completamente diversa, che le stesse anguille àei fiumi mediterranei non conoscevano affdtto Scilla e Cariddi. Quale, dunque, l'itinerario di que- ~to romanzesco e misterioso animale? .Bi~nava, per rispondere, seguire piste mcerte ed e5tremamente complicate. Lo Schmidt non si sgomentò dinanzi alle difficoltà dell'impresa. Jn lui lo scienziato si sdoppiava in un amante dell'avventura. Sarebbe stato necessario un minuto piano di crociere. Bisognava rendersi conto preliminarmente delJe condizioni nelle quali vivono i leptocefali, vale a dire della natura delle acque dcli' Atlantico, della direzione delle correnti; in una__parola occorreva redigere il più scrupolosamente possibile l'idrografia di questo (;ceano. Lo Schmidt ha dedicato venticinque anni di lavoro alla sua esplorazione. ,\ifa ha veduto il coronamento deJJa sua impresa e ha potuto chiudere i \uoi giorni essendo pervenuto alla compiuta sistemazione scientifica deJle sue scoperte. Prendendo le mosse dal rinvenimento dell'unica larva lcptoccfala catturata alle Far&r, egli congetturò che questa esiguissima creatura, sprovvista di mezzi di natazionc potenti, era funzionalmente incapace di compiere, con Je sue forze, un viaggio di lunga portata. Doveva supporsi quindi che fos- ,;e trasportata da una corrente. Ora l'unica corrente esistente nella regione delle isole Faroer viene dall'occidente, vale a dire dalla direzione dcli' America. Ne concluse che, risalendo questa corrente, non avrebbe mancato di incontrare larve sempre più piccole, mano mano che si fosse avvicinato al luogo della loro nascita. Tutte le larve raccolte per parecchi anni nelle acque europee avevano dato invariabilmente la medesima misura di settantacin• que millimetri. Si trattava dunque di una P.roporzione definitiva ed acquisita nelle larve giunte qui. Per trovarne di più esigue bisognava navigare verso ovest. Fino a dove e fino a quando? Lo Schmidt n~:mvolle saperlo in anticipo. E si mise in mare. Le crociere si susseguirono alle crociere, prima col Dana I, poi col Dana I I. Quest'ultimo, piccolo piroscafo LE ANGUILLE Dt 00.MA00HIO di 36o tonnellate appena, ha compiuto prodigi. L'ultima sua crociera, quella che precedé di poco la morte dello Schmidt, è stata veramente un romanzo, degno del romanzo.itinerario delle anguille, a cui lo scienziato danese andava a strappare il geloso seireto della loro riproduzione e del loro pellegrinaggio. FINE DI UN ESATTORE Jn questa spedizione il Dana II per• corse non meno di 121.000 chilometri, eseguendo non meno di 6oo sopraluoghi oceanografici completi, con son• daggi mediante il suono, prese d'acqua1 di temperatura e di densità e con innumerevoli pescagioni, fino a 5.000 metri di profondità. Il Dana II lasciava Copenaghen nel 1928 e vi rientrava due anni dopo, senza altri scali che quelli indispensabili al vettovagliamento. Le operazioni nei mari tropicali sul piccolo vascello infuocato, special• mente nella regione di Sumatra, non furono esenti d:. prove e da sofferenze non lievi. Tutti i partecipi alla spedizione si ammalarono più o meno seriamente. Chi sa se la morte stessa prematura dello Schmidt non fu affret• tata dallo sforzo estenuante della crociera? li Dana Il seguì rapidamente il litorale europeo, compì la consuetudinaria incursione nel Mediterraneo, poi traversò l'Atlantico, Panama e il Pacifico in linea retta, fino alle isole Marchesi. Essendo risaputo che i fiumi tributari del Pacifico mancano completamente di anguille, ricerche nel versante pacifico dcli' America erano del tutto inutili. Ripartendo dalle isole Mar• chesi, il Dana Il si indugiava in una serie di punte attraverso il Pacifico equatoriale, di cui ecco alcune mète : Tahiti, Samoa, Figi, Nuova Caledonia, un grande anello intorno alla Nuova Zelanda. Poi il Dana li, toc• cando Sydney, traversava il mare di Celebe1, fiancheggiava il nord di Borneo e risaliva fino all'Jndocina. Giungeva quindi a Formosa, a Sciangai, il punto più settentrionale toccato nel Pacifico. Scendeva di nuovo alle Filippine, esplorava le isole della Sonda, la Nuova Gulnea e penetrava nell'Oceano Jodiano. Scopriva una cavità profondissima sui bordi delJ'arcipelago delle Mentavei. Traversando, per Lcylon, l'Oceano Indiano, raggiungeva le isole Scicelle, incrociava fra Madagascar e la costa africana nel canale di Mozambico, doppiava il capo di Buona Speranza, risaliva l'Atlantico per Sant'Elena e arrivava a Gibilterra. Ricompariva nel Mediterraneo e ne riusciva per fare scalo a Boulogne e rientrare a Copenaghen. li romanzo aveva vinto il romanzo. Oramai il mistero delle anguille era ri- ~lto. Episodi drammatici non erano mancati :\Ila lunga navigazione. Nel piano del suo itinerario, lo Schmidt aveva fissato una visita ad un'isola a nord della Nuova Guinea, dove sperava di trovare indicazioni sulle anguille di quei paraggi. La visita non poté es.sere effettuata per ragioni perentorie. L'esattore delle imposte si recava ogni anno in quell'isola per le regolamentari risi::ossioni. Come in tutto il mondo, egli non vi era, di solito, ricevuto con manifestazioni di entusiasmo. Ma quell'anno, poco prima che il Dana Il vi si avvicinasse, gli indigeni, per sottrarsi più sicuramente al pagamento delle imposte, avevano ritenuto più sbrigativo mangiarsi l'esattore. Donde forti rappresaglie e divieto assoluto agli europei di sbarcare nell'isola. Lo Schmidt dové sopprimere a 'fJlalincuore una tappa del suo ordine di viaggio. La spedizione non ne soffrì nella sua raccolta scientifica. Lo Schmidt aveva onnai tutti i dati per le sue conclusioni. IL GRANDE ITINERARIO DJ:LL'ANGUILLA Quali sono i risultati della sua lunga, paziente, scrupolosa esplorazione? Ec• coli rapidamente riassunti e grafica• mente disposti. L'anguilla europea scrive la prima pagina del romanzo della sua vita molto lontano e ad una inverosimile pro• I l, r I fondità. Il suo uovo è una piccolissima sfera trasparente di circa un millimetro di diametro. t deposto a circa mille metri di profondità, in una particolare zona dcli' Atlantico. E precisamente nella zona compresa fra le isole Bermude e l'estremità occidentale di quel mare dei Sargassi, il quale occupa il centro dell'Atlantico settentrionale tropicale. Perché questo mare è il preferito dalle anguille per la deposizione delle loro uova? Lo si comprende subito quando si ricordi che questo mare, vasto per una superficie di circa cinquecentomila chilometri quadrati, deve il suo nome a$1i innumerevoli ciuffi di alghe che galleggiano alla sua superficie. Da quell'uovo microscopico esce una esigua larva trasparente. B simile ad una minutissima punta di filo di vetro, di non più che quattro mdhmetri, talmente delicata, talmente debole, talmente fragile, da non sapersi né potersi neppur nutrire nella profondità degli abissi marini. Gode di una leggerezza a pena superiore a quella dell'acqua mercé una piccola goccia d'olio che racchiude in se stessa. Questa peculiarità la fa salire lentamente verso la superficie del mare, illumi• nata e riscaldata dal sole. Pervenuta alla superficie dell'acqua, quella larva trova la sua provvidenziale alimenta,. ziorie. Comincia col nutrirsi di piccole alghe microscopiche e sulla sua testa compaiono due infinitesimali macchie pigmentate nere e argentee, che sono occhi. La larva vede. Non misura allora che sei millimetri di lunghezza. I naturalisti dicono che ha l'età di sei millimetri. E allora comincia la fantasma~orica odissea. I minuscoli leptocefah fan parte di quella moltitudine di piccoli esseri, che è trascinata verso oriente dalle correnti dell'Atlantico. Parecchie forze contribuiscono a detenninarle : estreme ramificazioni del Gulf Stream, vene salienti della trasgressione estiva, venti dominanti da ovest ad est. I leptocefali sono così sospinti a levante. E frattanto si ingrossano. Impiegano non meno di due anni per giungere al largo delle coste dell'Europa e dell'Africa settentrionale, dal sud del Marocco fino al nord della Norvegia. Molti panano lo stretto di \1 ;ioilterra e si diffondono nel Mediterraneo. Le larve hanno dunque due anni, e settantacinque millimetri di lunghezza. E:: l'età nella quale i biologi italiani le incontrano nello stretto di Messina e lo Schmidt alle isole Faroer. La prima fase, la più fortunosa e la più precaria, del grande viaggio, è compiuta. Le larve hanno percorso nientemeno che seimila chilometri. E hanno ancora la loro forma piatta e la loro indefinibile trasparenza. Non è detto che siano all'epilogo del loro travaglio. Sta per iniziarsi la prima metamorfosi. La larva comincia a cambiare forma. Perde il suo contorno foliaceo e piatto, per divenire cilindrica e sensibilmente più corta. Perde in pari tem• po la sua trasparenza. Si fa opalescente, poi opaca. Finora non aveva sangue. Ora se lo fonna. Questo sangue rosso si diffonde in sottili capillari e l'animale ne acquista un color roseo. Prende così le parvenze di un piccolo verme di terra rossiccio. Che cosa è accaduto? La larva è in certo modo morta e rinata. I suoi tessuti sono stati corrosi, divorati e annichiliti da cellule speciali, i fagociti, le quali si sono rimpinzate dei loro rfsidui, lì hanno rapidamente digeriti e hanno adoperato il materiale prO\·eniente da questo lavoro di assimilazione per ricostituire nuovi tessuti e nuovi organi. Ne è sorto un animale nuovo, su una struttura completamente diversa. J piccoli vermi rosei attendono ora al largo il momento propizio per avvicinarsi alla costa. Non diversq.mente una imbarcazione attende - l'ora conveniente all'approdo. ~•la l'ora propizia per le creature rlgionevoli non è la stessa per quelle che noi chiamiamo irragionevoli. Le piccole anguille in formazione scelgono le burrascose notti primaverili, quando il contrasto dei venti è più uraganico, per precipitarsi in massa verso gli estuari dei fiumi. .E: il momento che i nostri pescatori di Comacchio chiamano della « montata >. Le an~uillc neonate, che sono allora pescate, sono adoperate per ripopolare stagni e laghi dove, mancando le comunicazioni con ì'acqua salsa del mare, non possono riprodursi. Esse sono fra noi chiamate cieche. Sulle coste francesi della Charcnte o della Gironda sono chiamate ciuelles o piballes. Ne occorrono duemila circa per fare un chilogramma. ma sono molto ricercate dai ghiottoni sui mercati francesi e spagnuoli. Sono, del resto, appena anguille a metà. ~anca una nuova metamorfosi. La pelle di queste cieche si copre un po' più tardi di pigmento verde carico. Il loro corpo si allunga. [ loro movimenti si fanno più rapidi e snodati. Le loro pinne natatorie si sviluppano. Tutti i loro organi, in una parola, si modificano di nuovo. Ora sono veramente anguille. Non hanno da fare altro che crescere e arrotondarsi. IL VIAGGIO DI NOZZE Hanno impiegato non meno di tre anni, da quando nacquero come uova deposte nel fondo marino delle isole Bermude, per giungere a questa loro maturità di conformazione organica. Non si deve credere che siano giunte alla fine della loro sorprendente odissea. Sono appena alla metà. Sono ancora infanti che si avviano alla loro crescita, e alla loro adolescenza, in acqua dolce. Quando là avcanno raggiunto l'età adul~a1 ripartiranno per l'ultimo viaggio, culmi• nante nell'accoppiamento e nella inseparabile morte. La folla immensa di piccole anguille che si assiepa ancora nell'estuario dei fiumi si divide nettamente in due gruppi. Il primo si arresta negli stagni e negli acquitrini del litorale. Le anguille di questo gruppo si sviluppa• no e nel giro di cinque o sei anni raggiungono la rispettabile misura di cinquanta centimetri. Sono destinate a divenire maschi. Ma nulla lo dimostra all'apparenza. L'altro gruopo, in• vece, continua a risalire la corrente del fiume e si suddivide in una quantità di ramificazioni, che si disperdono nei fiumi minori, nei ruscelli, nelle acque stagnanti, nell'interno dei paesi, spesso a grandissime distanze dal mare. In capo a sei anni queste anguille in• quiete e ardimentose hanno raggiun• to uno sviluppo considerevole : fino ad un metro. La loro mobile instabilità era un eccellente presentimento del ~ro sesso : saranno le anguille fcm• mine. Si fanno notare per la loro voracità. O~ni preda animale è buona per loro. L ultimo anno, specialmente, deìla loro permanenza in acque dolci è contrassegnato da un appetito formidabile. Se ne comprende la ragione. Nulla in natura è senza scopo. Le anguille che hanno faticosamente risalito i corsi fluviali stanno accumulando nei loro tessuti riserve di grasso. Questo grasso è destinato a due fini : la formazione delle uova e l'appresta• mento della energia necessaria al compimento dell'ultima metamorfosi e dell'ultimo vìaggio. Sarà il viaggio di nozze e in pari tempo la corsa alla morte. Durante gli ultimi mesi del loro soggiorno in acqua dolce le anguille subiscono ancora una volta una trasformazione profonda. Il loro addome, fino allora verde bronzeo, diviene bianco. Di qui deriva il loro nome di anguille «argentate>, con cui sono designate sui mercati 1 dove abbondano in autunno. I loro occhi si ingrandiscono e assumono i connotati salienti dei pesci delle grandi profondità marine. Le loro pinne natatorie cambiano di forma e si sviluppano. Si tratta di un indice certissimo di un genere di vita più attivo. I loro organi ~iproduttivi si fanno appariscenti. Siamo al culmine dell'esistenza. Le anguille femmine cominciano allora ad abbandonare gli stagni e i ruscelli . .E: il tempo che i pescatori di Comacchio chiamano della « calata >. Se ne trovano perfino disperse nei campi, simili a biscie, alla ricerca di un canale qualsiasi, che le conduca al fiume più vicino. Scendono i fiumi e sfociano al rnare, spesso a gruppi considerevoli. Giunta ,sulla costa, la proces'lione delle femmine incontra, agli estuari 1 i maschi in attesa. Da cinque anni essi non hanno abbandonato quei paraggi 1 in aspettativa fiduciosa si direbbe, delle future compagne d1 viaggio e di imeneo. I due raggi:uppamenti si uniscono e partono d1 conserva per l'alto mare, nuotand? alle• gramente, sfiorando la superficie dell'abisso o fendendo le acque profonde. Qualunque sia il punto di provenienza, o le foci dei corsi d'acqua marocchini o norvegesi o quelle del Mediterraneo o dell'Europa centrale, tutto questo sterminato esercito di anguille converge verso un'unica mèta: la zona sud-occidentale delle isole Bermude, al di là del mare dei Sargassi, donde era partita. IL GRANDE CICLO 11 viaggio richiede da sei a o~to :ncsi di tempo. Ma questa volta 11v1ag- §io delle anguille è il tripudio delI amore e della mo~te. Lun~o. il. cammino le glandole nproduttnc1 s1 sono sviluppa.te a spese delle pingui riserve di grasso. Non mangiano. Non hanno altra preoccupazione che quella di. ac• coppiarsi. Quando giungono a destinazione, le femmine depongono le uova e mùoiono esaurite, forse subito dopo. Non è stata mai catturata un'anguilla che avesse deposto le uova. Le uova dal canto loro si aprono e ne esce la· larva. I 1 ciclo ricomincia, con i suoi dieci anni ·matematici di durata, e i dvdici inilJ chilometi-i di percorso fra andata e ritorno. ~on è finito così il romanzo mondiale delle anguille. Perché le anguille non sono del medesimo tipo anatomico. Agli Stati Uniti e al Canadà si pe• sca in tutti i corsi d'acqua tributari dcli' Atlantico un'anguilla (anguilla rostrata) che a prima vista non si differenzia da quella europea (anguilla vulgans). Gli esperti hanno invece riscon• trato differenze notevoli fra l'una e l'altra, specialmente nel numero delle vertebre. Entrambe le specie si moltiplicano e si riproducono per mezzo di larve leptocefale. Ma dove mai l'anguilla americana andava a rintanarsi al momento della fecondazione? Lo Schmidt ha risposto anche a questo. Egli aveva osservato che nel mare dei Sargassi si catturavano due specie di leptocefali misti, differenti nel numero delle vertebre. Seguendo di tappa in tappa il cammino delle larve mi• nutissime dell'anguilla americana, il luogo di origine è stato alla fine scoperto. Esso è un po' più a sud e ad ovest delle isole Bermude, più vicino alla costa degli Stati Uniti. Ma an• che qui sì tratta di una cavità profonda dcli' Atlantico, la quale presenta ie medesime condizioni dell'altra. Le metamorfosi dell'anguilla ameri• cana non sono, dunque, diverse da quelle dell'anguilla che possiamo chiamare nostrana. Ma naturalmente il ciclo di tali metamorfosi si compie più rapidamente, perché la larva nasce non molto lontano dal continente a• mericano e il suo viaggio non dura più di un anno. Dopo di che passa negli stadi successivi e, fatta adulta, pe: netra nei fiun;ii americani. Ma ci si pu0 domandare : perché mai le anguille si sobbarcano a viaggi di tale lunghezza per .andare a deporre le uova 1 mentre altri membri della mede• sima famiglia, i gronghi, ad esempio, compiono tragitti molto limitati o addirittura approfittano delle coste, senza spostamenti e senza migrazioni? PRIVILEGIO DI 0OMAccmo f. risultato che solamente le anguille hanno bisogno, per deporre le uova, di condizioni tassativamente specialissime delle acque marine, a cui gli altri pesci sono invece del tutto indifferenti. D'altro canto la loro giovinezza deve fatalmente trascorrere in acqua dolce. f. questa duplice esigenza che spiega e derermina la d\fplice lunga migrazione. Da prima i leptocefali intraprendono il viaggic che porterà l'anguilla adolescente nelle acque dolci. E poi l'anguilla, nutrita e nella pienezza delle forze, dovrà tornare a cercare le fosse abissali nel fondo dell'Atlantico, che assicurino alle uova le indispensahili acque ad alta temperatura e a forte salsedine. Se nei limiti consentiti dalle loro forze le ansuille non trovano queste condizioni riunite insieme, la loro riproduzione è impossibile. e proprio per questa ragione che immensi continenti, come tutto il versante occidentale dcli' America, sono del tutto sprovvisti di anguille. Nella zona americana del Pacifico, infatti, non C• :r.istonocavità in prossimità conveniente. Lo stesso dicasi dcli' Atlantico meridionale. Tutti i fiumi tributari di questo oceano ncll' America del Sud e in Africa fino al Senegal mancano di anguille. Noi siamo invece privilegiati. Le fosse delle Bermude, i venti e la Corrente del Golfo, con.sentono alle nostre acque dolci una popolazione rispettabilis~ima di anguille, che vengono a trascorrere nei nostri fiumi e nei nostn stagni l'epoca preparatoria della pubertà. Anche i nostri cieli si popolano di volatili che fanno del loro viaggio di arrivo il loro corteggio nuziale. P.. un privile~io. li quale però non ci dovrebbe far dimenticare che quando, fra l'ottobre e il . 'atale, i nostri mercati si popolano di anguille di tutte le dimensioni, quella pesca abbondante e gustosa r3ppresenta la lacerazione "iolenta di un meraviglioso ciclo vitale, che, iniziato da. dicci anni al di là dell'Atlantico, stava per conchiudersi in un trionfale viaggio di prolificazione e di rinascita .. GUIDO ZORZ!

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