Omnibus - anno I - n. 28 - 9 ottobre 1937

l'flOmcnto e ci guardò con occhio poco benevolo. e Ai lati camminavano molti altri samurai e, dietro d, t·,~i, diversi paggi che portavano la !"!Ciaboladi parata, l'elmo, la corazza cd :.4tri attiezzi guerreschi del loro padrone 1 poi un attendente con un enorme ombrello chiuso e due samurai portanti ciascuno un palo con pennacchio di piume bianche; dietro a loro, tre betsutO (palar rcnieri) conducevano per la briglia il cavallo del daimi6 che era splendidamente bardato. Lo seguivano un centinaio di samurai a c~1vallo, quindi un altro plotone di soldati con L.mcia, arco e sciabola. Chiudevano la marcia numerosi facchini portanti cia\cuno, equilibrati all'estremità Ji una pertica di bambù, due bauli o casse quadrangolari laccati in nero : erano ~li effetti ed :I vestiario del nobile. L'intero corteo impiegò un buon qu:\rto <l'or3, a passare: non v'erano meno di seicento pcr,one. Quando tutti furono passa.ti, pensai al caso fortunato che, nella seconda metà del X IX secolo, mi aveva concC"'iO di vivere nlcuni i'ìttmti in pieno .Medio Evo•· L' 11 lu~lio il Governatore di Kanagawa, l onorato Haya-Kawa-Natonokanl, con un numeroso seguito di yakunin (attendenti), s'imbarcò in un fune per recarsi a far visita alla nave. Due yakuriin salirono pci primi a bordo J)C'rannunziare la visita del loro Capo. Subito dopo Haya-Kawa, accompagnato da due segretari, vestito di un chimono che aveva le armi della famiglia ricamate in bianco ,;;ui fianchi e sulle '-palle. salì a bordo, ~aiutato da due rulli di tamburo, subito ricevuto dallo Stato Ma~giore della nave. L'AGA I HAN, l1atto.ale pruldeuu della SocltU. delle NuiouJ I giapooncsi percorsero tutto il ponte della nave facendo profondi inchini, poi, seguendo le norme della più severa etichetta, deposero la più lunga delle loro kata,ie (spade) accanto all'uscio del quadrato. Subito un marinaio italiano venne mandato quale sentinella alla spada, poiché è un grave insulto per un samurai lascinr toccare cd esaminare la sua da un estraneo. E tale menomazione richiedeva allora un pronto hara-kiri. tutte le sciocchezze che può dire un orientale male occidentalizzato. « Sono estremamente fiero >, egli ha detto, fra l'altro, « dell'onore che avete reso all'India, a un paese la cui filo- .sofia dell'esistenza è modellata sui principi fondamentali che sono alla base della Società delle Nazioni >. Una sciocchezza di questo peso non si era mai udita, nonché da quando esiste la Lega, da quando l'India ha una filosofia dell'esistenza. Senza contare che, per ovvie ragioni cronologiche, potrebbe, se mai, la Lega esser modellata sulla filosofia indiana, non mai questa su quella. Poi l'Aga Khan si è cacciato in un singolare parallelo fra gli acquisti e le perdite che la Lega ha fatto negli ultimi anni, e ha detto che « se vi sono state defezioni indimenticabili, il fatto che altre nazioni siano venute a battere alla nostra porta non è senza imponanza > e, anzi, per un mu-;ulmano come lui, oggi la Società delle Nazioni è più universale, più veramente cattolica di quando Ja conobbe la prima volta. Con ciò l'Aga Khan ha inteso dire che, oggi, fanno parte della Lega nazioni musulmane in numero maggiore di una volta : come se la universalità o, come si suole dire, la cattolicità della Lega si dovesse intendere per religione! Ma il bello è venuto dopo: « Mi rallegro particolarmente- >, ha detto ancora testualmente l'Aga Khan, « d'aver avuto l'onore di partecipare all'ammissione, prim; .. della Turchia, poi, dcll'Irnk, dell' i\fganistan, <' quest'anno dell'Egitto. Sono segni di buon augurio per l'avvenire, " poiché la luce viene dall'Oriente 11 >. La quale frase finale, oltre a essere per se stessa un logoro luogo comune, privo di senso, appare in tutto il suo buon gusto quando si pensi che è stata pronunziata da un orientale di nascita e di costumi, in un'Assemblea occidentale di origine e di spirito, sebbene « modellata sui principi della filosofia indiana >. Comunque resta il fatto che, a giudizio dcli' Aga Khan, è segno di buon augut ,o, per la Lega, ricevere luce dall'Irnk o dall'Afganistan, paesi che hanno la fortuna di trovarsi a Oriente, mentre nessuna luce poteva attendersi dall'Italia e dalla Germania, paesi che hanno il torto di trovarsi a Occic!ente. E dal Giappone? Evidentemente anche dal Giappone c'è poco da sperare, perché quel paese è, sì, Oriente geografico, ma Occidente nel senso sociale e culturale. Niente luce, dunque, neanche dal Giappone. E veniamo alla conclusione dell'inverosimile discorsctto. e Vediamo quello che dobbiamo fare >, ha detto l'Aga Khan. « I compiti sono certo nume-. rosi. Se noi riwciamo a fare qualche cosa per ristabilire una situazione più equa nella vita economica e nella vita \ociale, come nella politica, il mondo si troverà meglio>. Che è come dire: se l'ammalato guarisce, starà meglio. Re.sta da domandarsi se l'Aga Khan, tra le filosofie orientali, delle quali ha vantato il carattere pacifico, abbia compreso la predicazione del suo mite capostipite, della quale egli è il depositario e il beneficiario. In base ad essa, egli è il 47° Imam infallibile e impeccabile, grazie ad essa egli riscuo.tc da! suoi "eguaci la. decima parte dt tutti i loro proventi. E, in fondo, egli ha ragione : la luce viene dall'O..ientc. Nessuno lo può direc:~~ ~iE~lNr I I ~ I I POCHE PERSONE sanno che i primi rapporti diplomatici tra l'Italia cd il Giappone avvennero nel 1865. Fu precisamente in quell'anno che il nostfo Governo, avvenuta la proclamazione del Regno, volle inviare in missione la pirocorvetta Magenta, per annunziare ai più lontani paesi la nascita del nuovo Stato. La Magenta era un bastimento in legno, dotato di una poderosa alberatura a vele quadre e di un fumaiolo bassissimo, come si usava ai qwci tempi. Dislocava 16oo tonnellate e con la sola macchina filava, al massimo, nove nodi all'ora. li viaggio della Magenta intorno ?li mondo durò tre anni. Giunta la nave in Cina, dopo aver doppiato il tempestoso Capo Horn ed attraversato il Pacifico, venne inviata a Pechino un'ambasceria per concludere un primo trattato commerciale tra l'Italia e la Cina. In tale occasione, il principe Kuang, che dirigeva allora il Waiwu-pu {Ministero degli esteri), volle mostrare al Comandante Arminjon un antichissimo trattato che si conservava negli archivi imperiali e ch'era stato stipulato tra un'ambasceria romana del tempo dell'imperatore Claudio cd il « Paese di Mezzo>, trattato eh~ concerneva l'esportazione della seta. Il 4 luglio del 1866, mentre la Magenta navigava verso il Giappone, il ciclo, coperto al mattino, si schiarì subitamente e sulla sinistra, verso prora, apparve all'orizzonte il Fuji-Yama, il « Monte della Felicità >, la più alta vetta del Nippon. A quell'epoca, il Giappone era ancora un paese chiuso e medioevale. Le cannonate fatte sparare otto anni prima del commodoro americano Perry contro Shimonosaki per ottenere l'apertura di qualche porto nipponico al commercio straniero, non avevano ancora ottenuto il loro effetto. Mancavano ancora due anni all'inizio della Mtifi (l'« Era della Luce>), iniziatasi con l'ascensione al trono del grande imperatore Mutsu-Hito. Cl'italiani della Magenta conobbero, così, un Giappone che viveva l'ultima sua vita feudale : il Giappone dei potenti shogun e degli orgogliosi daimiQ, armati di due lunghe spade ricurve e muniti di un ventaglio. La nave italiana venne ben presto circondata da sampan e da giunche, suscitando la curiosità generale dei pescatori, poiché l'apparizione di un bastimento da guerra europeo era un avvenimento piuttosto raro nel Giappone di quei tempi. Non appena scesi a terra, nel golfo di Agiré>, non lungi da Yokohama, ciò che stupì gradevolmente gli uomini della Magerita fu la cortesia, la giovialità degli 'lbitanti e la loro industriosità cd abilità artistica. Riportiamo un brano della relazione del prof. Giglioli, che fece parte dell'ambasceria italiana inviata presso lo Slioguri o Taikuu di Ycddo. allora capo del Potere Esecutivo del Giappone. « Ad una svolta ci trovammo al cospetto del corteo di un daimiO di qualche importanza a. giudicare dalla lunghezza del suo seguito. Chi avanzava era uno degli amici dello Shogu,i, giacché al comparire di alcune inseI gne le facce dei nostri fidi servi si rasserenarono. 1 nostri Takunin avevano formato circolo intorno a noi, poi scesero tutti da cavallo dopo averci pregato di mantenerci sulla sinistra ove eravamo e di non muovere un passo. Un tale incontro nel 1866 al Giappone, ma più specialmente a Yeddo, poteva e~re tra~ico per g,li.,_;Europei; il disgrazia!o Lennox R!~rdson era stato ucciso appunto m una simile occasione. e Alla testa del corteo correvano due battistrada a capo scoperto, i quali gridavano : n Soitariir6! 11 (fate largo, inginocchiatevi!}, poi due samurai i quali portavano alti pali terminati in un grosso pennacchio di piume nere, segno della presenza del grande uomo; con loro erano altri tre che portavano, ritte, lunghe lance di ferro coperte da un astuccio tinto in rosso. Se- .guiva un plotone d'arcieri e moschettieri, tutti però, seguendo un uso allora prevalente, con le armi chiuse in astucci speciali. ed un centinaio di samurai con le impugnature delle sciabole ben sporgenti cd il cappello laccato in testa. Djctro ad essi veniva il norir1011 (lettiga) del daimiO portato da dodici uomini a testa e gambe scoperte. Mentre passava di fronte a noi, il daimi6 sollevò una delle persiane della sua portantina. Lo vidi per un Il governatore giapponese fece molto onore alla colazione Offerta dagli ufficiali italiani, dopo di che venne invitato a visitare la nave che fu l'oggetto di un minuzioso esame. Al momento di sbarcare il comandante della Magenta fece dire dall'io- . tcrprcte ad Haya-Kawa che lo avrebbe volentieri s.'llutato col cannone, ~ccondo le consuetudini d'Occidente, ma per far ciò egli doveva c~ser sicuro che le salve g'li s:i.rebbero <;tate restituite prima del tramonto. Il Governatore assicurò che le batterie di Kanagawa avrebbero risposto dopo un'ora. :\{a non po~scdendo una bandiera italiann, ne chiec;c una in prc~tit9AÌiora, mentre il lungo canotto giapponese si scostava dalla nave, la Magenta issò lentamente all' :i.Ibero di maestra il fiammante vessillo del Dai Xippo,i {Grande Giappone) salutandolo, in cadcn?,a, con tredici colpi di cannone che coprirono tutt'intorno il mare di una densa nube di fumo acre. Non era trascorsa un'ora che un globo di fumo, seguito da una detonazione, avvertl l'equipaggio italiano che i giapponesi mantenevano la loro promessa. Il vessillo tricolore, inalberato dalla batteria di Kanagawa, veniva i:\- lutato con quindici colpi di cannone: due in 1>ìù.Era la prima volta che la nostra bandiera sventolava in terra giapponese, e quell'atto di cortesia della prima autorità del distretto fece concepire le più grandi speranze sull'esito della missione che il comandante della Magenta doveva svolgere presso il ~overno di Ycddo, l'antita e sacra capitale del Giappone. P. G. JANSEN 110ota hai fatto oggi?" - 11Ho lnont.o alla clutua di ftm 11 "Per la dlftH di liladrid7' 1 - 11No 1 per teuu 1u I c1lsoul" CONVENIUNRTEBUSNOMINASJEPESUIS F ll"\CH~ bombe e siluri colpirono solo navi italiane e tedesche,_ la diplomazia c la stampa dei pacai democrauci usarono designare quei fatti con la dcnom1• na71onc molto eufemistica di , incidenti>, ~lolierc avrebbe deno: • Ditu! qu't11 urmes ga- /ants c,s ehour-lò sont ditts . Quando qualche bomba cadde anche su navi di altre nazioni e dei siluri raggiunsero qualche piroscafo so~ ,,ietico, quelli 51essi fatti furono detti atti di pirateria•. Seneca disse che spesso i nomi sono adatti alle cose che indicano. La diplomazia moderna fa di meglio: tro,,a _nomi adau,i, non solo ai fatti, ma anche agli autori dei fau1, sicché la stessa cosa fatta da mc ha un nome e fatta da te ne ha un altro; e li adatta anche al tempo, alla stagione, al ,1cn10 che spira. E quest'uso è meno mgrnuo di quel che scmb~- a prima. vista. Faust disse che i~ prme1p10 fu l'azione>. È un errore. Avanti vanno le parole, gli uommi - e quindi i fatti - le seguono. E, propriamente, gli uomini non seguono che le parole. IL MISTERORUSSO SOTTO questo 1itolo, un :inonimo scrittore, che firma Bolticus, ha pubblicato, nell'ultimo fascicolo di Foreign Afforrs, un articolo in cui, in parie sottoponendo ad accurata crnica studi e documenti già pubblicati da altri periodici. in pane col sussidio di documenti e testimonianze nuove, cerca d1 dare una spiegazione del mistero Tucacevski e di ricosu-~1re _quanto fosse di vero nell'accusa di cospira1,1one e di tradimento, che condusse a morte il Maresciallo e, con lui, sette generali dell'esercito rosso. :Soi non possiamo, qui, fare neppure un breve riassunto dell'ampio studio. che crediamo sia uno dei migliori e più interessanti finora apparsi nella stampa occidentale e americana sulla tragedia dei generali so,·1etici. Ci 11.ccontentiamo d1 ri11ssumere I due documenti principali di cui l'autore si è valso, e dei quah l'uno - la Letiera d1 un ,·ecchio comunista• - era già noto, l'altro è del tutto nuo\'O cd medito. La , Lettera del vecchio comunista• apparve l'inverno scorso nel Sodalist .\lesstngu, organo del panno social-democratico russo, e ci°' dei mens-cc,·ichi emigrati a ParifCi, :-Je ~ :iutore un funtionario sovietico, comunista militante fin dai tempi del regime taris1a, SOito Il quale conobbe l:1prigione e la Siberia e che ora appartiene alla cate!(oria di quelli che Stalin chiama ~ gli ufficiali del Partilo•. (Il Pan110 bolscevico comprende: da J a 4000 • capi superiori o ,qencrali •, da 30 a 40.000 • capi mcdi• o ufficiali•; da 100 a 1 50.000 , capi mmori • o sottufficiali~). Balticus definisce questa lettera un documento di importanta fondamentale. Per noi, essa è un documento bolscevico e de,·c essere :lC• colt:1 con quello spirito critico con cui ogni documento bolscevico deve essere accolto. Comunque, ecco il passo più imporrante. r Nei primissimi mesi dopo l'a, \'cnto al poter-e di Hitler, a noi (bolscc,·ichi) sembrò che il terzo Reich sar-ebbe stato una fase meramente transitoria della stori:1 tedesca e che Hitler sarebbe potuto rimanere in .sella solo per pochi mesi, ai quali avrebbero r-:ipidamentc tenuto dietro un crollo terribile e la rivoluzione. Che gli "imperialisti" d'Inghilterra e di Francia potessero permeltcre alla G<'nnania, la loro "nemica ereditaria", di portare a termine i suoi piani di riarmamento era considerato jl'eneralmente da noi come impossibile; n~ le declamnz1oni di Hitler circa una campagna contr-o la Russia venivano !prese sul scrio. '.\la grndatamente noi cominciammo a capire che la si:uaz1one er:1 di gr:an lunga più seria di quel che pcns:anmo, che non avevamo da attenderci che misure preventive fossero prese contto Hitler dalle Potenze occidentali, e che i preparaù,·i per una campagna contro la Russia erano in pieno sviluppo. Grande imprusione produssero le indagini e le rivelazioni relative alla propaganda tedesca in Ucraina, che fu scop<'rta alla fine del 1933. Gn agen1e straniert1 a Mosca, che era un amico <' un seguace del Capitano Roehm, fece in modo di introdursi nei cir-coli di eccezione di Mosca; ivi, grttò tutta una rete di propaganda nuìonalsocialista. Le maglie di essa si stendevano nelle provincie: a Leningrado, à Charkov, a Kiev, ccc .. Molte 1 .:rsone appartenenti a circoli letterari e anistici furono coinvolte, il se'gretario privato di un gr:indissimo attore, un eminente collaboratore scientifico dell'Istinuo Lenin, ccc. Queste relazioni euno u11lii.z.ate dai tedeschi, non solo per procurarsi infor-- mazioni militari, ma anche per.'' seminare la dismtcgrazione '' nei circoli governativi e del Partito. E gli scopi di questa cospirazione andavano così lontano, che i capi della politica sovictia furono costretti a intcn·<'nirc. Cosl, ne ugul gradat:imente quel mutamento nella politica estera dei Sovictt che condusse la Russia ad entrare nella Lega delle Nazioni e a costituire il "Fronte popolare" in Francia. Naturalmente questo mutamento non ebbe luogo senza una grande quantità di discussioni. Non era facile metter d:1 parte la vecchia e radicata tendenza a una alleanza con la Germania, sia pure con una Germanìa reazionaria, allo scopo di pro"ocarc una esplosione all'interno delle na1.ioni , iuoriose. E questo fu tanto più difficile in quanto era chiaro che una nuova orientazione nella dirctione dèi partiti democratici dell'Europa occidentale avrebbe inevitabilmente implicato mutamenti considerevoli nella politica in1tn1a dell'Unione sovietica•· In conclusione, da questo documento si deduce che la nuo,•a poluica estera e interna della Russia sovietica, la sua entrata nella Lega ddle Nazioni, la costituzione del Fronte popolare in Francia furono le consegucn7e direltc di una cospirazione ... tedesca. S'intende che a questo documento non biaogna dare nessun valore probatorio. L'altro documento, come abbiamo detto, è n'uovo, cd è il racconto fatto all'autore dell'articolo da un dirigente r.ovictico; un ltt1d", che. per ovvie ragioni, deve rimanere anonimo. Costui comincia col dichiarare con strabiliante candore, che, • come è ovvio, le accuse di spionaggio e di tradimento fane ai gcnclilli non devono essere prese alla lettera; esse furono fabbricate cosi per impressionare le masse e totclierc agli amici dei cospiratori qualsiasi possibilità di agitarsi c6ntro il Governo•. Quindi dichiara che nel decennio dal 1923 al 1933 - e ci~ al tempo del riarmo tedesco segreto - vi fu unA Attiva e in1cnsa collabor.uione militare russo-tedesca: • Voi non potete sapere, ma ora io vi posso dire che, in certi momenti, una metà d_~ll'cscrcito tedesco era in territorio russo. h. non pc~ n1en1e Krupp ottenne m Ruuia delle enormi concessioni di terre•. Poi viene all'affare Tucaccnki: Anche prirna delle com·enazio~i che prepararono il Trattato di mutua assistenza con la Francia, la nostra attcnz1o~c fu aturata su Kork, il Direttore del Colleg10 militare a '.\1osca, che era accusato di avere relazioni sospette con la Germania. ~fa no· non prestammo fede alla accus~. lJn annc più tardi apprendemmo che Parigi non con• sidcrava Tucacevski come interamente dc• gno di fiducia. Noi attribuimmo l'accusa t malignità, perché egli aveva sempr_c avuto h più alta opinione della sua capacità. '.\_fa l& Francia e anche la Cecoslovacchia continua• vano ad essere a disagio. L'una e l'altra ,·o• lc~·ano, naturalmente, avere la certezza_ che la Russia non sarebbe stata un'alleata infedele a causa delle simpatie fra i generali sovietici e la Reichswehr. I nostri occhi furono impron·isamente apcrci dalla .scoperta di pro"e im:futabili ... Abbiamo noi le prove del fatto che la cont!iura contro Stalin e il Go,·erno andas:sero cosi in là da implicare tradimento della Russia e conni,·enza con la Germania? lo posso solo dirvi questo, Dopo l'arresto di Jagoda, l'ex capo della -Ghepeù, il suo. successor~ Je:i:ho,• •coprì alcuni ,nto,re11ant1 .el~mrnt1 nei fascicoli segreti. Le !!Ue successive indagini, e, inoltre, le prove ottenute dal con1rospiona~({io confermarono molte delle accuse che cr-ano state fatte a Tucaccvski e a Kork. Xoi "eninirno a sapere che il Generale Putna, 1·auad1I militare russo a Londra, godeva della fiducia dell'attochi militare tedrsco cd era l'intermediario fra '.\losca e Berlino. \'enimmo, nello stesso tempo, a sapete come il Generale Uborevic a,•e,·a speso il suo tempo durante le ,·acanze, nell'estate dell'anno scorso, 1n Germania. Oltre que11te pro,·e di fonte russa, io sospetto che il "Secondo Burtau" fnincc-se sia in possesso di fatti interessanti. Ad ogni modo, il nostro Stato MaA'J(1orcGenerale diede agli ufficiali francesi, che er.mo a ;\losca nel giugno e nel luglio d1 quest'anno, tutte le pro,·e accumulare contro Tucacevski •· Di questa esposizione, piena di reticenze e di punti sospcnsin, in cui ad ogn_i passo si parla di pr-ovc, senza che si dica d1 che'-, sembra che si possano accettare i seguenti punii essenziali: -r) che Tuace,-ski e gli ahr-i generali non erano spie. né traditori: 1:) che eSsi erano contrar-i al trattato francoSOYietico e a quello russo-cccoslo,·acco. c1 .: wencvano esiziali per la Russia. e, forse, in questo consistc:tte il loro tradimento; 3) che le autorità militar-i_, o gli uffici di spion;He-gio, francesi e cèche li denunziarono per prime e contribuirnno potentemente a perderli. Le conclusioni al k,tore ... IL RISVEGLIODELLACINA NEL ~U'.\IERO del 18 settembre di questo periodico scrivemmo: • Finora la Cina non si bauc,a. Era forse il paese più pacifico del mondo,: pacifiche le~ sue rcli~1oni, pacifica la sua civiltà, pacifica. la sua i.toria. Il popolo cinese \"Ìvc,·a in. pace e ,·ole,·a vi,crr in pace; odiava e temeva la gurrra, e spr-cgina il mestiere delle armi .. Tutto ciò è mutato ... L'attegiciamcnto mo• raie del popolo cinese di fronte al problema della guerra è mutato ... E c~c è mutato il paese, cosi è mutato l'esercito ... I cinesi, oggi, si b:ittono e resistono ,·alorosamentc. • Ou('sta profonda t rasformuione è solo in parte opera di Ciang Kai ~cek. Per una parte assai più grande è opera del Cinppone. E il Giappone che costrms:e la Cina a diventare guerriera. li caso non è nuo,·o nella storia. Furono le guer-rc napoleoniche che destarono in Germania, in lspagna e altrove quei .sentimenti nazionali che dovl \ano, poi, abbattere ~apoleonc. E a chi di ciò attribui,a i.I mer-ito :1 :-:apolcone, Tre1tschkc rispondeva con ironia: ''Oh certo! il cavallo brutalmente frustato, che s'impenna e si getta al largo, deve la libertà all'imprudenia del cavaliere">. Nell'Obun.:v del 26 settembre Gan·in ha scritto: Ed è possibile che i militari di Tokio non vedono che essi sussi stanno facendo una Cina unita dopo un periodo di dissensi interni, che è durato quasi un quarto di secolo? Fu Napoleone che rese possibile a Bismarck di unificare la Gcrman ia •. Constatiamo con soddisfazione che gli :1,·- venimcnti d'Esfrcmo Oriente hanno suggrrito u noi la stessa considerazione e per.sino lo stesso parallelo storico, che hanno poi sugger-ito a colui che consideriamo come il maggiore pubblicista d'ln(('hiherra. Per altro, il pensiero di Garvin, da un ceno punto in poi, differisce complet:11nente dal no&1r-o.Secondo Gal"\•in, il Giappone, appunto perché la sua azione provoca l'i.inificazionc delta Cina, si sarebbe dovuto astenere dall'agire. A nostro avviso, invece, il pensiero politico che ha jirUidato il Giappone è stato l'opposto: appunto perché la Cina si anda,·a unificando, era necessario agire subito. Del resto, se Carvin fosse r,.el vero, i popoli forti, nel lorn stesso egoistico interesse. non doHebbcro mai toccare i popoli deboli e divisi. È superfluo ricordare c.he, nella storia, è :iccaduto costantemrntc il contrario. OMNIBUS I ANNOI, N. 28, 9 OTTOBRE 1937,IV 11 OMNIBUS I SETTIMANALEDIATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO lN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia• Coloule1 anno L, 45, ltmutre L, 23 &tetO I aut:101/, 70, ttmutre L, 36 OGNI JIUMEB.O ll'NA LII& l:lu.010rittl, di1egnl e fotognfit, au0be 11 non pnbbllcatl, nou 11 re1tltullcouo, Dlnslou: Roma - Via del Sudarlo, 28 Telefono N. 661,656 Ammlnl•tralione: Milauo - Plua Oulo Erba, 6 TelefonoN, 24,8-'.)8 Soc.A.non. tdJtrlce "OMJfCBUS"- Milano

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