ANNO I , N. 28 · ROMA 9 OrTOBRE 1937-XV LAT RA .PROMESSA ID@~W®l1~~ I~\ NUOVA sollcvaz1onc 1n Palcmna è la conseguenza diretta e immc1 diata degli errori commessi dalla po-- lHH... britannica fino dal tempo della dichiarazione Balfour. Polit.ica contradditto· ria, equivoca, eminentemente egoistica, che doveva fatalmente concludere, prima alla lotta fra arabi cd ebrei, poi alla sollcvar1onc del mondo arabo contro lo Stato mandata.rio. Fu un errore storico la dichiarazione Balfour, perché non si crea uno Stato, una patria, attraverso un'emigrazione, attravcr~ l'acquisto in contanti di terreni sui quah vivono da tredici secoli popolazioni di altra razza e di altra religione. Uno Stato, una patria, sono l'opera faticosa, dolorosa, sempre cragica, di generazioni, che difendono il territorio con la guerra, con l'eroismo, col sangue. Una patria porta sempre il segno incancellabile della conquista o del martirio. E fu anche un enorc politico ~rché l'emigrazione ebraica in Palestina ,tVreb~ riwcgliato il nazionalismo arabo, che cercava nel principio di nn.ionalità un punto di raecoha e di riferimento, infranta che fu l'uniti ieratica dell'hlamismo con l'abolitionc del Califfato. Due urori ca.pitali, che non trovano una $<.'usante nemmeno nella sincerità, perché il governo ing:lese non era affatto in buona fede quando prometteva il focolare, il rifugio a tutti i perseguitati d'Israele. Non era in buona fede perché, prima e dopo la dichiarazione Balfour, Sir ~ark Syke1 e il colonnello LawTCnce andavano predicando in tutto il mondo islamico la riunione di tutti i paesi arabi, compresa la Siria e perfino i territori dell'impero otto• mano I All'indomani della guerra mondiale, il colonnello Lawrence si 1<:hicrava dalla parte degli arabi che accusavano l'Inghil1erra di ingratitudine e di tradimento. Cli scopi veri, anche se taciuti, dell'Inghilterra erano di tutt'altra natura. Si trat• cava di ottenere il mandato sulla Palestina sulla quale la dichiarazione Balfour avrcb~ pesato come una fastidiosa ipoteca. Si trat• tava puramente e semplicemente di raffor· :zare il si1tema impcri:ale. Uno 1guardo alla carta geografica. Nel sistema irnperialc la Palestina non è un complemento, ma una chiave di volta, perché l'Egitto e la Palcuina, da . ciascun lato del canale di Sue~, formano 11 naturale legame fra le colonie ingleli dell'Africa e l'impero delle Jndic. Da Sing.1porr ;11\ Capo di Buona Speranza, per l'Indostan, la Persia, l'Jrak, la Pale• stina, l'Egitto, si viaggia senza uscire mai da paesi soggetti all'Inghilterra o posti sono il suo diretto controllo. Comunque sia, all'indomani della pace, il governo di Londra. segui nei territori del mandato paleuinese una politica equivoca, che (u tacciata di doppict.za. Il Fortitn O/fict. raccomandava l'esecutionc della dichiarazione Balfour e la sollecita creazione dell'hom, 1ioniua, mentre il ColonitJI Of· fiu e l'/ntdli1eno $,ruia ostacolav:ano in ogni modo la emigrazione ebraica. La regola era questa: dfoidt. ,t imp.,a. Il governo di Londra non aveva preveduto la graviti del conflitto fra. arabi cd ebrei e le sue pouibili ripercuuioni in tutto il mondo islamico. All'atto pratico la potenia mandataria, l'esempio, il modello Ìn• signe di ogni vim) e di ogni sapienu coloni3lc, si rivelò incspace di mantenere l'or• dine pubblico, di ucrcitarc gli elementari compiti di polizia. Di fronte a\13 rivoha araba di un anno fa, non trovò nulla di meglio che fare appello all'intervento amichevole dei aovrani dcU' Arabia ptr un'opera di mediai.ione e di p:acc. Dopo qucno insuccesso che la storia re• giurerà come un 1egno della dccadenu imperiale, il governo di Londra escogitò la tripartitionc della Palestina. Essa aveva tre scopi: infrangere una volta per sempre il disegno panarabico, creando un perenne motivo di di1cordia nel mondo hlamico mediante l'ingrandutiento della Transg:ior• dania ; abbandonare gli ebrei al loro destino; occupare senia incomodi, senza troppi rischi o troppi fastidi, le e posi:,;ioni > ritenute indi1pensabili alla saldezza dell'T-. pero. Ancora un'occhiata alla carta geo• grafica: la Palestina si trova al termine della linea petrolifera che corre dall'Irak al Mediterraneo, cio~ al termine della atrada lunga mille chilome1ri che congiunge Haifa con Mo"ul, accompagnando l'olcodouo, e :assicurando la rapida marcia di truppe europee contro l'Oriente e, sopr:auutto, contro il Caucaso e i suoi giacimenti petroliferi. La tripartitione della Palestina, proposta da Lord Peel e presentata a Ginevra pochi mc,i fa, non ha altro significato: conser• vare all'Inghilterra. i vantaggi del mandato e libtr:arla dai fanidi. 2 un disegno troppo comodo perché possa riuscire. L'agitazione araba ~ la con1eguenta logica di questi errori, una riprova che nel vecchio Impero viene meno la coscienz.:>.del comando, La maniera forte contro i naz..ionalisti :arabi, la loro deportazione nelle isole, è una p:arventa. che non riesce nemmeno a nascondere l'amia di un qu2hia1i compromesso. Essa 1i ferma davanti al Gran Mufti. Non lo 1occherà. Non lo permette Ibn Saud, il puritano del deserto. Idealmente l'unità panislamica. è un fatto compiuto dal momento che il più povero dei sovrani della tura concede la propria prote:r.ione al più potente degli impc:ri MARIO MI SSrROL..,. 12 PAGINE UNA LIRA SPEDIZIONE IN ABB. POSTALl t., ~Ce~ - 2 .. LA RECENTE sessione della Società delle Nazioni passe• rà forse alla storia dell'istitu• to ginevrino come la più pit• toresca dal punto di vista del « colore locale>. Ha presieduto il Consiglio e poi I'A.s• scmblea l'Aga Khan che, essendo capo di una piccola setta musulmana scismatica, fiorente in India, rappresenta l'India a Ginevra. Ha presieduto l'Assemblea il primo giomo Negrin, il quale, essendo capo di un governo che non riesce a governare un teno della Spagna, è reputato rappresentare l'in• tera Spagna a Ginevra. .Mancava il ~egus. Abbiamo detto che l'Aga Khan è il capo di una setta religiosa; e questo è noto a tutti. Non altrettanto noto è che razza di setta sia mai codesta, e chi furono gli antenati di que5tO personaggio favolosamente ricco e obeso, che costituisce da molti anni una curio5ltà e un ornamento delle corse in Inghilterra e dei locali mondani di Parigi. Ci si permetta di procedere a una regolare presentazione del personaggio e dei suoi seguaci, sulle onne del compianto Padre Lammens, il grande islamista dell'Università di Saint-Joseph. :Maometto disse: ci La mia comu• nità si dividerà in 73 frazioni, e di queste una sola si salverà >. E in ciò fu buon profeta. La questione che diede luogo al più grave sci.sma fu quella della successione di ~aometto. A chi spettava, dopo il Profeta, la direzione della nuova comunità? Mao• metto non aveva detto niente. Alla sua morte, si fece avanti Alì, suo genero; ma a tre riprese fu messo da parte. Di qui lo scisma. Gli Sciiti sono i partigiani di Alì. Essi credono che il Califfato (o I1l1anato come cs~i lo chia• mano) dovesse essere riservato ai di• scendenti di Fatima, figlia del Profeta e moglie di Alì. Questi discendenti furono 12, e l'ultimo scomparve senza lasciare figli. Quindi, da questo puntO in poi, gli Scii'ti credono a un Imam K A misterioso, invisibile e immortale. Il sesto dei suddetti discendenti di Ali, Giafar, ebbe due figli. Uno di questi, Isma'il 1 morì prima di lui1 e, quindi, gli Sciiti non lo considerano Imam. Ma gli Ismailitii invece, riten• gono che il titolo dovesse passare al figlio di Isma'il, di nome Mohamed. Perciò e.,si contano 7 Imam visibili, e son detti e settimani »; poi succede, anche per 10~01 l'Imam invisibile. L'lsmailismo, dunque, costitui uno scisma nello scisma, e si mutò in una setta a carattere strettamente segreto e iniziatico, con 7 gradi di iniziazione (sotto i Fatimiti, 9). La massa degli adepti non sorpassava il terzo grado; i missionari e i propagandisti raggiun• gevano il penultimo. Ma gli Ismailiti praticarono anche un pa.rticolarc genere di propaganda, cui devono b. loro fama sinistra e terribile : un genere di propaganda che e.,si, con squisito eufemismo, dissero « propaganda per mezzo del fatto »; e il fatto non era altro che rassassinio. Infatti, sulla fine del secolo XI della nostra èra, l' Ismailismo fu riformato e diede origine alla setta degli Assassini, il cui nome ancora oggi suona spavent0s0 in occidente e in oriente. Esli furono detti così dall'arabo Hash• sha.shim, perché si ritenne che fossero dediti all'hashish e ad altri stupefacenti. E obbedivano allo Sheik el Gebel o Vecchio della Montagna - il Gran Maestro di Alamut - di cui eseguivano ciecamente le sentenze di morte, spesso affrontando e vincendo difficoltà dinanzi alle quali solo il fa. natismo spinto a.I delirio poteva non arrestarsi. Cosl, durante il secolo delle crociate, essi terroriz.zarono la Siria. Orbene, può sembrare un1ironia, ed è forse veramente un'ironia della sto• ria; ma proprio da questa terribile setta discendono gli inoffemivi seguaci del più inoffensivo dei profeti: PAga Khan. l discendenti degli A!sassini formano oggi, in Siria, un gruppo modesto: circa 20 mila; altri ve ne sono in Per• sia e nell'Afganistan; ma il loro centro principale è l'lndia 1 ove prendono il nome di Khogia o Mola. lvi essi for. mano delle comunità ricche, fra le quali l'emigrazione in Africa orientale è in onore. E il loro capo è l'Aga KhanJ o, per dir meglio, Sir Moliam• mad Scià ibn Aga 'Alì. Costui dunque è, agli occhi dei suoi seguaci, il 47° Imam (si risale nell'enumerazione fino ad Alì, genero del Profeta), e discende - questo è il punto umoriJtico - direttamente da Hasan ibn Sabbah, primo Gran Maestro di Alamut e iniziatore del neo-ismai)i. smo; in una parola, dal fondatore della !letta degli Assassini. Ora, che il fondatore della famiglia fosse dedito all'a"aMinio e che il di• scendente allevi cavalli, è cosa di cui non si può non rallegrarsi. Grazie al ciclo, ecco una famiglia i cui costumi, attraverso i secoli, si vanno addol• cendo. Ma che proprio il discendente del Vecchio della Montagna, proprio il discendente del Gran Maestro degli Msassini, presieda l'Assemblea della Società delle Nazioni, questo è uno degli spettacoli più umoristici e parados• sali che l'Europa si sia finora offerti. Lasciamo ora, da parte, i cupi e san• guinari antenati dell1 Aga Khan, e ve• niamo a lui e alle sue gesta. Egli è un pcnonaggio favolosamente ricco, e l'origine di questa ricchezza è nel fatto che i Khogia gli cedono la decima parte dei loro redditi. Co.sic• ché, sebbene egli non pratichi i co• stumi dell'antenato, non si può conte• stare che profitti delle sue gesta: perché, in fin dei conti, se i Khogia gli pagano un così pingue tributo, è per• ché ancora credono alla predicazione del Gran Maestro di Alamut. L1Aga Khan è, per i Khogia, un per• sonaggio divinizzato, e la visita a lui sostituisce il pellegrinaggio alla Mec• ca. Ma ora il suo prestigio comincia a essere seriamente conte.stato fra i suoi aderenti, perché egli non ha discendenti maschi; il che costituisce una difficoltà insolubile nel sistema della setta, che suppone la perpetuità di un Imam. Ma egli e s'è beato e ciò non ode». Egli trascorre una gran parte dell'anno in Europa, occupato, com'è, nei più gravi affari pubblici: come corse di cavalli, concorsi di bellezza, confc• renze internazionali, ecc.. Le sue scu• derie di cavalli da corsa (dove va a finire quella tal decima dei Khogia !) sono, forse, le più famose d'lnghi). terra; e ormai non ~i concepisce più il Derby senza l'Aga Khan. Egli è cliente molto gradito delle stazioni balneari o delle piscine alla moda, do- • ve ~ sempre molto festeggiato e ono• rato. Recentemente, anzi, questo 47° Imam ~ stato nominato Presidente del concorso di costumi da bagno alla pi• scina Molitor. Fra uno .sfolgorio di p.u• dità femminili, che avrebbe dato le vertigini a ben altri capi o .seguaci di ben altre sètte religiose, l'Aga Khan ha adempiuto il delicato incarico, che gli era stato affidato, con un tatto, con un senso di giustizia e, soprattutto, con una discrezione, di cui si parlerà a lungo sulle rive della Senna e di cui .solo un personaggio divino, come lui1 poteva e.ssere capace. E si prevede che, da ora in avanti, non ci sarà concorso di costumi da bagno senza l'Aga Khan. Per altro, non è a credere che i cavalli delle sue scuderie, o le donne della piscina Molitor, distraggano del tutto l'Aga Khan dall'adempimento dei suoi doveri religiosi, che, del resto, non .sappiamo bene in che cosa comi• .stano. Di tanto in tanto, egli si reca fra i suoi adepti del!'A.sia o del!' A· frica, e la sua presenza basta, a quel che pare, a tenerne viva la fede, se è vero quel che pubblicarono qualche armo fa i giornali : che i fedeli d' Africa gli avevano testimoniato il loro fervore, donandogli l'equivalente del peso della sua sacra persona in oro. Da notare che il penonaggio è grasso e obeso. Cosi, fra un Derby, un concorso di costumi da ba~no o di pigiama, e i suoi riti, r Aga Khan trova il tempo di prender parte anche all\~.ssemblea della Società delle Nazioni. Quest'ultima volta, anzi, l'ha presieduta. Nell'a.ssumere la presidenza del si• nedrio ginevrino, l'Aga Khan, giusta il costume societario, ha dovuto pronunziare un breve discorsetto di ringraziamento. Ne ha profittato per dire
l'flOmcnto e ci guardò con occhio poco benevolo. e Ai lati camminavano molti altri samurai e, dietro d, t·,~i, diversi paggi che portavano la !"!Ciaboladi parata, l'elmo, la corazza cd :.4tri attiezzi guerreschi del loro padrone 1 poi un attendente con un enorme ombrello chiuso e due samurai portanti ciascuno un palo con pennacchio di piume bianche; dietro a loro, tre betsutO (palar rcnieri) conducevano per la briglia il cavallo del daimi6 che era splendidamente bardato. Lo seguivano un centinaio di samurai a c~1vallo, quindi un altro plotone di soldati con L.mcia, arco e sciabola. Chiudevano la marcia numerosi facchini portanti cia\cuno, equilibrati all'estremità Ji una pertica di bambù, due bauli o casse quadrangolari laccati in nero : erano ~li effetti ed :I vestiario del nobile. L'intero corteo impiegò un buon qu:\rto <l'or3, a passare: non v'erano meno di seicento pcr,one. Quando tutti furono passa.ti, pensai al caso fortunato che, nella seconda metà del X IX secolo, mi aveva concC"'iO di vivere nlcuni i'ìttmti in pieno .Medio Evo•· L' 11 lu~lio il Governatore di Kanagawa, l onorato Haya-Kawa-Natonokanl, con un numeroso seguito di yakunin (attendenti), s'imbarcò in un fune per recarsi a far visita alla nave. Due yakuriin salirono pci primi a bordo J)C'rannunziare la visita del loro Capo. Subito dopo Haya-Kawa, accompagnato da due segretari, vestito di un chimono che aveva le armi della famiglia ricamate in bianco ,;;ui fianchi e sulle '-palle. salì a bordo, ~aiutato da due rulli di tamburo, subito ricevuto dallo Stato Ma~giore della nave. L'AGA I HAN, l1atto.ale pruldeuu della SocltU. delle NuiouJ I giapooncsi percorsero tutto il ponte della nave facendo profondi inchini, poi, seguendo le norme della più severa etichetta, deposero la più lunga delle loro kata,ie (spade) accanto all'uscio del quadrato. Subito un marinaio italiano venne mandato quale sentinella alla spada, poiché è un grave insulto per un samurai lascinr toccare cd esaminare la sua da un estraneo. E tale menomazione richiedeva allora un pronto hara-kiri. tutte le sciocchezze che può dire un orientale male occidentalizzato. « Sono estremamente fiero >, egli ha detto, fra l'altro, « dell'onore che avete reso all'India, a un paese la cui filo- .sofia dell'esistenza è modellata sui principi fondamentali che sono alla base della Società delle Nazioni >. Una sciocchezza di questo peso non si era mai udita, nonché da quando esiste la Lega, da quando l'India ha una filosofia dell'esistenza. Senza contare che, per ovvie ragioni cronologiche, potrebbe, se mai, la Lega esser modellata sulla filosofia indiana, non mai questa su quella. Poi l'Aga Khan si è cacciato in un singolare parallelo fra gli acquisti e le perdite che la Lega ha fatto negli ultimi anni, e ha detto che « se vi sono state defezioni indimenticabili, il fatto che altre nazioni siano venute a battere alla nostra porta non è senza imponanza > e, anzi, per un mu-;ulmano come lui, oggi la Società delle Nazioni è più universale, più veramente cattolica di quando Ja conobbe la prima volta. Con ciò l'Aga Khan ha inteso dire che, oggi, fanno parte della Lega nazioni musulmane in numero maggiore di una volta : come se la universalità o, come si suole dire, la cattolicità della Lega si dovesse intendere per religione! Ma il bello è venuto dopo: « Mi rallegro particolarmente- >, ha detto ancora testualmente l'Aga Khan, « d'aver avuto l'onore di partecipare all'ammissione, prim; .. della Turchia, poi, dcll'Irnk, dell' i\fganistan, <' quest'anno dell'Egitto. Sono segni di buon augurio per l'avvenire, " poiché la luce viene dall'Oriente 11 >. La quale frase finale, oltre a essere per se stessa un logoro luogo comune, privo di senso, appare in tutto il suo buon gusto quando si pensi che è stata pronunziata da un orientale di nascita e di costumi, in un'Assemblea occidentale di origine e di spirito, sebbene « modellata sui principi della filosofia indiana >. Comunque resta il fatto che, a giudizio dcli' Aga Khan, è segno di buon augut ,o, per la Lega, ricevere luce dall'Irnk o dall'Afganistan, paesi che hanno la fortuna di trovarsi a Oriente, mentre nessuna luce poteva attendersi dall'Italia e dalla Germania, paesi che hanno il torto di trovarsi a Occic!ente. E dal Giappone? Evidentemente anche dal Giappone c'è poco da sperare, perché quel paese è, sì, Oriente geografico, ma Occidente nel senso sociale e culturale. Niente luce, dunque, neanche dal Giappone. E veniamo alla conclusione dell'inverosimile discorsctto. e Vediamo quello che dobbiamo fare >, ha detto l'Aga Khan. « I compiti sono certo nume-. rosi. Se noi riwciamo a fare qualche cosa per ristabilire una situazione più equa nella vita economica e nella vita \ociale, come nella politica, il mondo si troverà meglio>. Che è come dire: se l'ammalato guarisce, starà meglio. Re.sta da domandarsi se l'Aga Khan, tra le filosofie orientali, delle quali ha vantato il carattere pacifico, abbia compreso la predicazione del suo mite capostipite, della quale egli è il depositario e il beneficiario. In base ad essa, egli è il 47° Imam infallibile e impeccabile, grazie ad essa egli riscuo.tc da! suoi "eguaci la. decima parte dt tutti i loro proventi. E, in fondo, egli ha ragione : la luce viene dall'O..ientc. Nessuno lo può direc:~~ ~iE~lNr I I ~ I I POCHE PERSONE sanno che i primi rapporti diplomatici tra l'Italia cd il Giappone avvennero nel 1865. Fu precisamente in quell'anno che il nostfo Governo, avvenuta la proclamazione del Regno, volle inviare in missione la pirocorvetta Magenta, per annunziare ai più lontani paesi la nascita del nuovo Stato. La Magenta era un bastimento in legno, dotato di una poderosa alberatura a vele quadre e di un fumaiolo bassissimo, come si usava ai qwci tempi. Dislocava 16oo tonnellate e con la sola macchina filava, al massimo, nove nodi all'ora. li viaggio della Magenta intorno ?li mondo durò tre anni. Giunta la nave in Cina, dopo aver doppiato il tempestoso Capo Horn ed attraversato il Pacifico, venne inviata a Pechino un'ambasceria per concludere un primo trattato commerciale tra l'Italia e la Cina. In tale occasione, il principe Kuang, che dirigeva allora il Waiwu-pu {Ministero degli esteri), volle mostrare al Comandante Arminjon un antichissimo trattato che si conservava negli archivi imperiali e ch'era stato stipulato tra un'ambasceria romana del tempo dell'imperatore Claudio cd il « Paese di Mezzo>, trattato eh~ concerneva l'esportazione della seta. Il 4 luglio del 1866, mentre la Magenta navigava verso il Giappone, il ciclo, coperto al mattino, si schiarì subitamente e sulla sinistra, verso prora, apparve all'orizzonte il Fuji-Yama, il « Monte della Felicità >, la più alta vetta del Nippon. A quell'epoca, il Giappone era ancora un paese chiuso e medioevale. Le cannonate fatte sparare otto anni prima del commodoro americano Perry contro Shimonosaki per ottenere l'apertura di qualche porto nipponico al commercio straniero, non avevano ancora ottenuto il loro effetto. Mancavano ancora due anni all'inizio della Mtifi (l'« Era della Luce>), iniziatasi con l'ascensione al trono del grande imperatore Mutsu-Hito. Cl'italiani della Magenta conobbero, così, un Giappone che viveva l'ultima sua vita feudale : il Giappone dei potenti shogun e degli orgogliosi daimiQ, armati di due lunghe spade ricurve e muniti di un ventaglio. La nave italiana venne ben presto circondata da sampan e da giunche, suscitando la curiosità generale dei pescatori, poiché l'apparizione di un bastimento da guerra europeo era un avvenimento piuttosto raro nel Giappone di quei tempi. Non appena scesi a terra, nel golfo di Agiré>, non lungi da Yokohama, ciò che stupì gradevolmente gli uomini della Magerita fu la cortesia, la giovialità degli 'lbitanti e la loro industriosità cd abilità artistica. Riportiamo un brano della relazione del prof. Giglioli, che fece parte dell'ambasceria italiana inviata presso lo Slioguri o Taikuu di Ycddo. allora capo del Potere Esecutivo del Giappone. « Ad una svolta ci trovammo al cospetto del corteo di un daimiO di qualche importanza a. giudicare dalla lunghezza del suo seguito. Chi avanzava era uno degli amici dello Shogu,i, giacché al comparire di alcune inseI gne le facce dei nostri fidi servi si rasserenarono. 1 nostri Takunin avevano formato circolo intorno a noi, poi scesero tutti da cavallo dopo averci pregato di mantenerci sulla sinistra ove eravamo e di non muovere un passo. Un tale incontro nel 1866 al Giappone, ma più specialmente a Yeddo, poteva e~re tra~ico per g,li.,_;Europei; il disgrazia!o Lennox R!~rdson era stato ucciso appunto m una simile occasione. e Alla testa del corteo correvano due battistrada a capo scoperto, i quali gridavano : n Soitariir6! 11 (fate largo, inginocchiatevi!}, poi due samurai i quali portavano alti pali terminati in un grosso pennacchio di piume nere, segno della presenza del grande uomo; con loro erano altri tre che portavano, ritte, lunghe lance di ferro coperte da un astuccio tinto in rosso. Se- .guiva un plotone d'arcieri e moschettieri, tutti però, seguendo un uso allora prevalente, con le armi chiuse in astucci speciali. ed un centinaio di samurai con le impugnature delle sciabole ben sporgenti cd il cappello laccato in testa. Djctro ad essi veniva il norir1011 (lettiga) del daimiO portato da dodici uomini a testa e gambe scoperte. Mentre passava di fronte a noi, il daimi6 sollevò una delle persiane della sua portantina. Lo vidi per un Il governatore giapponese fece molto onore alla colazione Offerta dagli ufficiali italiani, dopo di che venne invitato a visitare la nave che fu l'oggetto di un minuzioso esame. Al momento di sbarcare il comandante della Magenta fece dire dall'io- . tcrprcte ad Haya-Kawa che lo avrebbe volentieri s.'llutato col cannone, ~ccondo le consuetudini d'Occidente, ma per far ciò egli doveva c~ser sicuro che le salve g'li s:i.rebbero <;tate restituite prima del tramonto. Il Governatore assicurò che le batterie di Kanagawa avrebbero risposto dopo un'ora. :\{a non po~scdendo una bandiera italiann, ne chiec;c una in prc~tit9AÌiora, mentre il lungo canotto giapponese si scostava dalla nave, la Magenta issò lentamente all' :i.Ibero di maestra il fiammante vessillo del Dai Xippo,i {Grande Giappone) salutandolo, in cadcn?,a, con tredici colpi di cannone che coprirono tutt'intorno il mare di una densa nube di fumo acre. Non era trascorsa un'ora che un globo di fumo, seguito da una detonazione, avvertl l'equipaggio italiano che i giapponesi mantenevano la loro promessa. Il vessillo tricolore, inalberato dalla batteria di Kanagawa, veniva i:\- lutato con quindici colpi di cannone: due in 1>ìù.Era la prima volta che la nostra bandiera sventolava in terra giapponese, e quell'atto di cortesia della prima autorità del distretto fece concepire le più grandi speranze sull'esito della missione che il comandante della Magenta doveva svolgere presso il ~overno di Ycddo, l'antita e sacra capitale del Giappone. P. G. JANSEN 110ota hai fatto oggi?" - 11Ho lnont.o alla clutua di ftm 11 "Per la dlftH di liladrid7' 1 - 11No 1 per teuu 1u I c1lsoul" CONVENIUNRTEBUSNOMINASJEPESUIS F ll"\CH~ bombe e siluri colpirono solo navi italiane e tedesche,_ la diplomazia c la stampa dei pacai democrauci usarono designare quei fatti con la dcnom1• na71onc molto eufemistica di , incidenti>, ~lolierc avrebbe deno: • Ditu! qu't11 urmes ga- /ants c,s ehour-lò sont ditts . Quando qualche bomba cadde anche su navi di altre nazioni e dei siluri raggiunsero qualche piroscafo so~ ,,ietico, quelli 51essi fatti furono detti atti di pirateria•. Seneca disse che spesso i nomi sono adatti alle cose che indicano. La diplomazia moderna fa di meglio: tro,,a _nomi adau,i, non solo ai fatti, ma anche agli autori dei fau1, sicché la stessa cosa fatta da mc ha un nome e fatta da te ne ha un altro; e li adatta anche al tempo, alla stagione, al ,1cn10 che spira. E quest'uso è meno mgrnuo di quel che scmb~- a prima. vista. Faust disse che i~ prme1p10 fu l'azione>. È un errore. Avanti vanno le parole, gli uommi - e quindi i fatti - le seguono. E, propriamente, gli uomini non seguono che le parole. IL MISTERORUSSO SOTTO questo 1itolo, un :inonimo scrittore, che firma Bolticus, ha pubblicato, nell'ultimo fascicolo di Foreign Afforrs, un articolo in cui, in parie sottoponendo ad accurata crnica studi e documenti già pubblicati da altri periodici. in pane col sussidio di documenti e testimonianze nuove, cerca d1 dare una spiegazione del mistero Tucacevski e di ricosu-~1re _quanto fosse di vero nell'accusa di cospira1,1one e di tradimento, che condusse a morte il Maresciallo e, con lui, sette generali dell'esercito rosso. :Soi non possiamo, qui, fare neppure un breve riassunto dell'ampio studio. che crediamo sia uno dei migliori e più interessanti finora apparsi nella stampa occidentale e americana sulla tragedia dei generali so,·1etici. Ci 11.ccontentiamo d1 ri11ssumere I due documenti principali di cui l'autore si è valso, e dei quah l'uno - la Letiera d1 un ,·ecchio comunista• - era già noto, l'altro è del tutto nuo\'O cd medito. La , Lettera del vecchio comunista• apparve l'inverno scorso nel Sodalist .\lesstngu, organo del panno social-democratico russo, e ci°' dei mens-cc,·ichi emigrati a ParifCi, :-Je ~ :iutore un funtionario sovietico, comunista militante fin dai tempi del regime taris1a, SOito Il quale conobbe l:1prigione e la Siberia e che ora appartiene alla cate!(oria di quelli che Stalin chiama ~ gli ufficiali del Partilo•. (Il Pan110 bolscevico comprende: da J a 4000 • capi superiori o ,qencrali •, da 30 a 40.000 • capi mcdi• o ufficiali•; da 100 a 1 50.000 , capi mmori • o sottufficiali~). Balticus definisce questa lettera un documento di importanta fondamentale. Per noi, essa è un documento bolscevico e de,·c essere :lC• colt:1 con quello spirito critico con cui ogni documento bolscevico deve essere accolto. Comunque, ecco il passo più imporrante. r Nei primissimi mesi dopo l'a, \'cnto al poter-e di Hitler, a noi (bolscc,·ichi) sembrò che il terzo Reich sar-ebbe stato una fase meramente transitoria della stori:1 tedesca e che Hitler sarebbe potuto rimanere in .sella solo per pochi mesi, ai quali avrebbero r-:ipidamentc tenuto dietro un crollo terribile e la rivoluzione. Che gli "imperialisti" d'Inghilterra e di Francia potessero permeltcre alla G<'nnania, la loro "nemica ereditaria", di portare a termine i suoi piani di riarmamento era considerato jl'eneralmente da noi come impossibile; n~ le declamnz1oni di Hitler circa una campagna contr-o la Russia venivano !prese sul scrio. '.\la grndatamente noi cominciammo a capire che la si:uaz1one er:1 di gr:an lunga più seria di quel che pcns:anmo, che non avevamo da attenderci che misure preventive fossero prese contto Hitler dalle Potenze occidentali, e che i preparaù,·i per una campagna contro la Russia erano in pieno sviluppo. Grande imprusione produssero le indagini e le rivelazioni relative alla propaganda tedesca in Ucraina, che fu scop<'rta alla fine del 1933. Gn agen1e straniert1 a Mosca, che era un amico <' un seguace del Capitano Roehm, fece in modo di introdursi nei cir-coli di eccezione di Mosca; ivi, grttò tutta una rete di propaganda nuìonalsocialista. Le maglie di essa si stendevano nelle provincie: a Leningrado, à Charkov, a Kiev, ccc .. Molte 1 .:rsone appartenenti a circoli letterari e anistici furono coinvolte, il se'gretario privato di un gr:indissimo attore, un eminente collaboratore scientifico dell'Istinuo Lenin, ccc. Queste relazioni euno u11lii.z.ate dai tedeschi, non solo per procurarsi infor-- mazioni militari, ma anche per.'' seminare la dismtcgrazione '' nei circoli governativi e del Partito. E gli scopi di questa cospirazione andavano così lontano, che i capi della politica sovictia furono costretti a intcn·<'nirc. Cosl, ne ugul gradat:imente quel mutamento nella politica estera dei Sovictt che condusse la Russia ad entrare nella Lega delle Nazioni e a costituire il "Fronte popolare" in Francia. Naturalmente questo mutamento non ebbe luogo senza una grande quantità di discussioni. Non era facile metter d:1 parte la vecchia e radicata tendenza a una alleanza con la Germania, sia pure con una Germanìa reazionaria, allo scopo di pro"ocarc una esplosione all'interno delle na1.ioni , iuoriose. E questo fu tanto più difficile in quanto era chiaro che una nuova orientazione nella dirctione dèi partiti democratici dell'Europa occidentale avrebbe inevitabilmente implicato mutamenti considerevoli nella politica in1tn1a dell'Unione sovietica•· In conclusione, da questo documento si deduce che la nuo,•a poluica estera e interna della Russia sovietica, la sua entrata nella Lega ddle Nazioni, la costituzione del Fronte popolare in Francia furono le consegucn7e direltc di una cospirazione ... tedesca. S'intende che a questo documento non biaogna dare nessun valore probatorio. L'altro documento, come abbiamo detto, è n'uovo, cd è il racconto fatto all'autore dell'articolo da un dirigente r.ovictico; un ltt1d", che. per ovvie ragioni, deve rimanere anonimo. Costui comincia col dichiarare con strabiliante candore, che, • come è ovvio, le accuse di spionaggio e di tradimento fane ai gcnclilli non devono essere prese alla lettera; esse furono fabbricate cosi per impressionare le masse e totclierc agli amici dei cospiratori qualsiasi possibilità di agitarsi c6ntro il Governo•. Quindi dichiara che nel decennio dal 1923 al 1933 - e ci~ al tempo del riarmo tedesco segreto - vi fu unA Attiva e in1cnsa collabor.uione militare russo-tedesca: • Voi non potete sapere, ma ora io vi posso dire che, in certi momenti, una metà d_~ll'cscrcito tedesco era in territorio russo. h. non pc~ n1en1e Krupp ottenne m Ruuia delle enormi concessioni di terre•. Poi viene all'affare Tucaccnki: Anche prirna delle com·enazio~i che prepararono il Trattato di mutua assistenza con la Francia, la nostra attcnz1o~c fu aturata su Kork, il Direttore del Colleg10 militare a '.\1osca, che era accusato di avere relazioni sospette con la Germania. ~fa no· non prestammo fede alla accus~. lJn annc più tardi apprendemmo che Parigi non con• sidcrava Tucacevski come interamente dc• gno di fiducia. Noi attribuimmo l'accusa t malignità, perché egli aveva sempr_c avuto h più alta opinione della sua capacità. '.\_fa l& Francia e anche la Cecoslovacchia continua• vano ad essere a disagio. L'una e l'altra ,·o• lc~·ano, naturalmente, avere la certezza_ che la Russia non sarebbe stata un'alleata infedele a causa delle simpatie fra i generali sovietici e la Reichswehr. I nostri occhi furono impron·isamente apcrci dalla .scoperta di pro"e im:futabili ... Abbiamo noi le prove del fatto che la cont!iura contro Stalin e il Go,·erno andas:sero cosi in là da implicare tradimento della Russia e conni,·enza con la Germania? lo posso solo dirvi questo, Dopo l'arresto di Jagoda, l'ex capo della -Ghepeù, il suo. successor~ Je:i:ho,• •coprì alcuni ,nto,re11ant1 .el~mrnt1 nei fascicoli segreti. Le !!Ue successive indagini, e, inoltre, le prove ottenute dal con1rospiona~({io confermarono molte delle accuse che cr-ano state fatte a Tucaccvski e a Kork. Xoi "eninirno a sapere che il Generale Putna, 1·auad1I militare russo a Londra, godeva della fiducia dell'attochi militare tedrsco cd era l'intermediario fra '.\losca e Berlino. \'enimmo, nello stesso tempo, a sapete come il Generale Uborevic a,•e,·a speso il suo tempo durante le ,·acanze, nell'estate dell'anno scorso, 1n Germania. Oltre que11te pro,·e di fonte russa, io sospetto che il "Secondo Burtau" fnincc-se sia in possesso di fatti interessanti. Ad ogni modo, il nostro Stato MaA'J(1orcGenerale diede agli ufficiali francesi, che er.mo a ;\losca nel giugno e nel luglio d1 quest'anno, tutte le pro,·e accumulare contro Tucacevski •· Di questa esposizione, piena di reticenze e di punti sospcnsin, in cui ad ogn_i passo si parla di pr-ovc, senza che si dica d1 che'-, sembra che si possano accettare i seguenti punii essenziali: -r) che Tuace,-ski e gli ahr-i generali non erano spie. né traditori: 1:) che eSsi erano contrar-i al trattato francoSOYietico e a quello russo-cccoslo,·acco. c1 .: wencvano esiziali per la Russia. e, forse, in questo consistc:tte il loro tradimento; 3) che le autorità militar-i_, o gli uffici di spion;He-gio, francesi e cèche li denunziarono per prime e contribuirnno potentemente a perderli. Le conclusioni al k,tore ... IL RISVEGLIODELLACINA NEL ~U'.\IERO del 18 settembre di questo periodico scrivemmo: • Finora la Cina non si bauc,a. Era forse il paese più pacifico del mondo,: pacifiche le~ sue rcli~1oni, pacifica la sua civiltà, pacifica. la sua i.toria. Il popolo cinese \"Ìvc,·a in. pace e ,·ole,·a vi,crr in pace; odiava e temeva la gurrra, e spr-cgina il mestiere delle armi .. Tutto ciò è mutato ... L'attegiciamcnto mo• raie del popolo cinese di fronte al problema della guerra è mutato ... E c~c è mutato il paese, cosi è mutato l'esercito ... I cinesi, oggi, si b:ittono e resistono ,·alorosamentc. • Ou('sta profonda t rasformuione è solo in parte opera di Ciang Kai ~cek. Per una parte assai più grande è opera del Cinppone. E il Giappone che costrms:e la Cina a diventare guerriera. li caso non è nuo,·o nella storia. Furono le guer-rc napoleoniche che destarono in Germania, in lspagna e altrove quei .sentimenti nazionali che dovl \ano, poi, abbattere ~apoleonc. E a chi di ciò attribui,a i.I mer-ito :1 :-:apolcone, Tre1tschkc rispondeva con ironia: ''Oh certo! il cavallo brutalmente frustato, che s'impenna e si getta al largo, deve la libertà all'imprudenia del cavaliere">. Nell'Obun.:v del 26 settembre Gan·in ha scritto: Ed è possibile che i militari di Tokio non vedono che essi sussi stanno facendo una Cina unita dopo un periodo di dissensi interni, che è durato quasi un quarto di secolo? Fu Napoleone che rese possibile a Bismarck di unificare la Gcrman ia •. Constatiamo con soddisfazione che gli :1,·- venimcnti d'Esfrcmo Oriente hanno suggrrito u noi la stessa considerazione e per.sino lo stesso parallelo storico, che hanno poi sugger-ito a colui che consideriamo come il maggiore pubblicista d'ln(('hiherra. Per altro, il pensiero di Garvin, da un ceno punto in poi, differisce complet:11nente dal no&1r-o.Secondo Gal"\•in, il Giappone, appunto perché la sua azione provoca l'i.inificazionc delta Cina, si sarebbe dovuto astenere dall'agire. A nostro avviso, invece, il pensiero politico che ha jirUidato il Giappone è stato l'opposto: appunto perché la Cina si anda,·a unificando, era necessario agire subito. Del resto, se Carvin fosse r,.el vero, i popoli forti, nel lorn stesso egoistico interesse. non doHebbcro mai toccare i popoli deboli e divisi. È superfluo ricordare c.he, nella storia, è :iccaduto costantemrntc il contrario. OMNIBUS I ANNOI, N. 28, 9 OTTOBRE 1937,IV 11 OMNIBUS I SETTIMANALEDIATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO lN 12-16 PAGINE ABBONAMENTI Italia• Coloule1 anno L, 45, ltmutre L, 23 &tetO I aut:101/, 70, ttmutre L, 36 OGNI JIUMEB.O ll'NA LII& l:lu.010rittl, di1egnl e fotognfit, au0be 11 non pnbbllcatl, nou 11 re1tltullcouo, Dlnslou: Roma - Via del Sudarlo, 28 Telefono N. 661,656 Ammlnl•tralione: Milauo - Plua Oulo Erba, 6 TelefonoN, 24,8-'.)8 Soc.A.non. tdJtrlce "OMJfCBUS"- Milano
1, I I Comacchio, ottobre. ti ESSUNO dei pescatori che spiano nelle burrascose notti dell'autunno inoltrato la e calata» delle anguille lungo le vali.i ~i Comacchio, sa bene quale mcravtghoso romanzo sia la vita randagia e ricca di metamorfosi della Ariguzlla uulgari.s. Come si riproducono le anguille? Ecco uno dri problemi più antichi che abbiano stimolato la curiosità la sag~cia ~ la fantasia dei naturalisti greci_.,A~1'ltotel~ se ne. era occupato già p1u dt duemila anni or sono. Chi aveva m_ai visto le uova di questi pesci? _E cht era mai riuscito a distinguerne 11 sesso? Una sola constatazione era , stata fatta. Questa : che in certe stag~?ni, minu~cole angui!Ìe nere, poco p1u grosse d1 un capello, risalivano numerose i corsi d'acqua. Ma donde mai sortivano? Mistero. Non mancava chi r!teneva che pullulassero, per generazione spontanea, dalla melma dei fiumi. Era una spiegazione facile e comoda. Quante spiegazioni « scientifiche > non somigliano a questa? .N~I 1897. due illustri biologi italiani, 1I Grassi e il Calandruccio, scopriro~o la genesi vera delle piccole anguille. Trovarono in gran copia nel1~ stretto di Messina1 un pesc 1 iolino bizzarro, dalla testa minuscola, piatto? _lung~ non più di settantacinque m1lhmetn, e con una sagoma simile a quella di una foglia di salice. Completamente _trasparente, era impossibile scorgerlo 10 un serbatoio di acqua. Solo due microscopici occhi neri ne denJnciavano la presenza allo scienziato esperto. Fu battezzato col nome di leptocdalo. I due scienziati italiani ne seguirono amorosamente le vicende E si accorsero che, in seguito ad ~na metamo~fosi complicata, questo leptocefalo s1 trasformava in una piccola anguilJa. Onde formularono, un po' frettolosamente, la teoria che le anguille dei fiumi mediterranei venissero a riprodursi nelle acque profonde dello stretto di Messina e che di là ricondotte alla superficie dalle cor:enti marine, si affollassero agli sbocchi dP.i fi~mi ~ribu.tari. del M~diterraneo, per d1ssemmars11 di tappa m tappa attraverso tutti i fiumi e tutti gli st;gni di E1:1ropa. Troppo poco e troppo semplice per un animale così romanzesco come l'anguilla. IL LUNGO VIAGGIO Per descrivere iJ romanzo dell'anguilla ci voleva uno scienziato pronto anche lui a rivivere in qualche modo tale romanzo, seguendo passo passo l'itinerario del più sorprendente animale, che nasce nell' abi.sso oceanico più profondo. e più .salato, emigra nelle acque dolci, e torna dove è nato per riprodursi e morire. Qu~sto scienziato è stato Johannes Schm1dt, nato nel Seeland non lungi da Copenaghen nel a877, e morto pochissimi anni or sono a Valby, pure presso Copenaghen, nella dimora a lui riservata presso i laboratori Carlsberg, che, sussidiati dai grandi fabbricanti di birra Jacobsen, hanno favorito le i;;:randi esplorazioni marine. Lo Schmidt era stato messo in soSJ>t:ttO, circa . l'i_ncompletezza dell'ipotesi del Grassi e del Calandruccio dal ritrovamento di un leptocefalo ali; isole Faroer nel 1904. Non era in alcun modo da credersi che la larva delle F~r~r, ~unga appena settantacinque milhmetn come quelle di Messina, fosse partita dallo Stretto, avesse traversato le correnti contrarie dello stretto di Gibilterra, costeggiato tutta l'Europa occidentale, per finire a farsi catturare lassù. Lo Schmidt ne concluse piuttosto che quella larva non veniva da Messina, c~E: le anguille d'Europa hanno una ongmc completamente diversa, che le stesse anguille àei fiumi mediterranei non conoscevano affdtto Scilla e Cariddi. Quale, dunque, l'itinerario di que- ~to romanzesco e misterioso animale? .Bi~nava, per rispondere, seguire piste mcerte ed e5tremamente complicate. Lo Schmidt non si sgomentò dinanzi alle difficoltà dell'impresa. Jn lui lo scienziato si sdoppiava in un amante dell'avventura. Sarebbe stato necessario un minuto piano di crociere. Bisognava rendersi conto preliminarmente delJe condizioni nelle quali vivono i leptocefali, vale a dire della natura delle acque dcli' Atlantico, della direzione delle correnti; in una__parola occorreva redigere il più scrupolosamente possibile l'idrografia di questo (;ceano. Lo Schmidt ha dedicato venticinque anni di lavoro alla sua esplorazione. ,\ifa ha veduto il coronamento deJJa sua impresa e ha potuto chiudere i \uoi giorni essendo pervenuto alla compiuta sistemazione scientifica deJle sue scoperte. Prendendo le mosse dal rinvenimento dell'unica larva lcptoccfala catturata alle Far&r, egli congetturò che questa esiguissima creatura, sprovvista di mezzi di natazionc potenti, era funzionalmente incapace di compiere, con Je sue forze, un viaggio di lunga portata. Doveva supporsi quindi che fos- ,;e trasportata da una corrente. Ora l'unica corrente esistente nella regione delle isole Faroer viene dall'occidente, vale a dire dalla direzione dcli' America. Ne concluse che, risalendo questa corrente, non avrebbe mancato di incontrare larve sempre più piccole, mano mano che si fosse avvicinato al luogo della loro nascita. Tutte le larve raccolte per parecchi anni nelle acque europee avevano dato invariabilmente la medesima misura di settantacin• que millimetri. Si trattava dunque di una P.roporzione definitiva ed acquisita nelle larve giunte qui. Per trovarne di più esigue bisognava navigare verso ovest. Fino a dove e fino a quando? Lo Schmidt n~:mvolle saperlo in anticipo. E si mise in mare. Le crociere si susseguirono alle crociere, prima col Dana I, poi col Dana I I. Quest'ultimo, piccolo piroscafo LE ANGUILLE Dt 00.MA00HIO di 36o tonnellate appena, ha compiuto prodigi. L'ultima sua crociera, quella che precedé di poco la morte dello Schmidt, è stata veramente un romanzo, degno del romanzo.itinerario delle anguille, a cui lo scienziato danese andava a strappare il geloso seireto della loro riproduzione e del loro pellegrinaggio. FINE DI UN ESATTORE Jn questa spedizione il Dana II per• corse non meno di 121.000 chilometri, eseguendo non meno di 6oo sopraluoghi oceanografici completi, con son• daggi mediante il suono, prese d'acqua1 di temperatura e di densità e con innumerevoli pescagioni, fino a 5.000 metri di profondità. Il Dana II lasciava Copenaghen nel 1928 e vi rientrava due anni dopo, senza altri scali che quelli indispensabili al vettovagliamento. Le operazioni nei mari tropicali sul piccolo vascello infuocato, special• mente nella regione di Sumatra, non furono esenti d:. prove e da sofferenze non lievi. Tutti i partecipi alla spedizione si ammalarono più o meno seriamente. Chi sa se la morte stessa prematura dello Schmidt non fu affret• tata dallo sforzo estenuante della crociera? li Dana Il seguì rapidamente il litorale europeo, compì la consuetudinaria incursione nel Mediterraneo, poi traversò l'Atlantico, Panama e il Pacifico in linea retta, fino alle isole Marchesi. Essendo risaputo che i fiumi tributari del Pacifico mancano completamente di anguille, ricerche nel versante pacifico dcli' America erano del tutto inutili. Ripartendo dalle isole Mar• chesi, il Dana Il si indugiava in una serie di punte attraverso il Pacifico equatoriale, di cui ecco alcune mète : Tahiti, Samoa, Figi, Nuova Caledonia, un grande anello intorno alla Nuova Zelanda. Poi il Dana li, toc• cando Sydney, traversava il mare di Celebe1, fiancheggiava il nord di Borneo e risaliva fino all'Jndocina. Giungeva quindi a Formosa, a Sciangai, il punto più settentrionale toccato nel Pacifico. Scendeva di nuovo alle Filippine, esplorava le isole della Sonda, la Nuova Gulnea e penetrava nell'Oceano Jodiano. Scopriva una cavità profondissima sui bordi delJ'arcipelago delle Mentavei. Traversando, per Lcylon, l'Oceano Indiano, raggiungeva le isole Scicelle, incrociava fra Madagascar e la costa africana nel canale di Mozambico, doppiava il capo di Buona Speranza, risaliva l'Atlantico per Sant'Elena e arrivava a Gibilterra. Ricompariva nel Mediterraneo e ne riusciva per fare scalo a Boulogne e rientrare a Copenaghen. li romanzo aveva vinto il romanzo. Oramai il mistero delle anguille era ri- ~lto. Episodi drammatici non erano mancati :\Ila lunga navigazione. Nel piano del suo itinerario, lo Schmidt aveva fissato una visita ad un'isola a nord della Nuova Guinea, dove sperava di trovare indicazioni sulle anguille di quei paraggi. La visita non poté es.sere effettuata per ragioni perentorie. L'esattore delle imposte si recava ogni anno in quell'isola per le regolamentari risi::ossioni. Come in tutto il mondo, egli non vi era, di solito, ricevuto con manifestazioni di entusiasmo. Ma quell'anno, poco prima che il Dana Il vi si avvicinasse, gli indigeni, per sottrarsi più sicuramente al pagamento delle imposte, avevano ritenuto più sbrigativo mangiarsi l'esattore. Donde forti rappresaglie e divieto assoluto agli europei di sbarcare nell'isola. Lo Schmidt dové sopprimere a 'fJlalincuore una tappa del suo ordine di viaggio. La spedizione non ne soffrì nella sua raccolta scientifica. Lo Schmidt aveva onnai tutti i dati per le sue conclusioni. IL GRANDE ITINERARIO DJ:LL'ANGUILLA Quali sono i risultati della sua lunga, paziente, scrupolosa esplorazione? Ec• coli rapidamente riassunti e grafica• mente disposti. L'anguilla europea scrive la prima pagina del romanzo della sua vita molto lontano e ad una inverosimile pro• I l, r I fondità. Il suo uovo è una piccolissima sfera trasparente di circa un millimetro di diametro. t deposto a circa mille metri di profondità, in una particolare zona dcli' Atlantico. E precisamente nella zona compresa fra le isole Bermude e l'estremità occidentale di quel mare dei Sargassi, il quale occupa il centro dell'Atlantico settentrionale tropicale. Perché questo mare è il preferito dalle anguille per la deposizione delle loro uova? Lo si comprende subito quando si ricordi che questo mare, vasto per una superficie di circa cinquecentomila chilometri quadrati, deve il suo nome a$1i innumerevoli ciuffi di alghe che galleggiano alla sua superficie. Da quell'uovo microscopico esce una esigua larva trasparente. B simile ad una minutissima punta di filo di vetro, di non più che quattro mdhmetri, talmente delicata, talmente debole, talmente fragile, da non sapersi né potersi neppur nutrire nella profondità degli abissi marini. Gode di una leggerezza a pena superiore a quella dell'acqua mercé una piccola goccia d'olio che racchiude in se stessa. Questa peculiarità la fa salire lentamente verso la superficie del mare, illumi• nata e riscaldata dal sole. Pervenuta alla superficie dell'acqua, quella larva trova la sua provvidenziale alimenta,. ziorie. Comincia col nutrirsi di piccole alghe microscopiche e sulla sua testa compaiono due infinitesimali macchie pigmentate nere e argentee, che sono occhi. La larva vede. Non misura allora che sei millimetri di lunghezza. I naturalisti dicono che ha l'età di sei millimetri. E allora comincia la fantasma~orica odissea. I minuscoli leptocefah fan parte di quella moltitudine di piccoli esseri, che è trascinata verso oriente dalle correnti dell'Atlantico. Parecchie forze contribuiscono a detenninarle : estreme ramificazioni del Gulf Stream, vene salienti della trasgressione estiva, venti dominanti da ovest ad est. I leptocefali sono così sospinti a levante. E frattanto si ingrossano. Impiegano non meno di due anni per giungere al largo delle coste dell'Europa e dell'Africa settentrionale, dal sud del Marocco fino al nord della Norvegia. Molti panano lo stretto di \1 ;ioilterra e si diffondono nel Mediterraneo. Le larve hanno dunque due anni, e settantacinque millimetri di lunghezza. E:: l'età nella quale i biologi italiani le incontrano nello stretto di Messina e lo Schmidt alle isole Faroer. La prima fase, la più fortunosa e la più precaria, del grande viaggio, è compiuta. Le larve hanno percorso nientemeno che seimila chilometri. E hanno ancora la loro forma piatta e la loro indefinibile trasparenza. Non è detto che siano all'epilogo del loro travaglio. Sta per iniziarsi la prima metamorfosi. La larva comincia a cambiare forma. Perde il suo contorno foliaceo e piatto, per divenire cilindrica e sensibilmente più corta. Perde in pari tem• po la sua trasparenza. Si fa opalescente, poi opaca. Finora non aveva sangue. Ora se lo fonna. Questo sangue rosso si diffonde in sottili capillari e l'animale ne acquista un color roseo. Prende così le parvenze di un piccolo verme di terra rossiccio. Che cosa è accaduto? La larva è in certo modo morta e rinata. I suoi tessuti sono stati corrosi, divorati e annichiliti da cellule speciali, i fagociti, le quali si sono rimpinzate dei loro rfsidui, lì hanno rapidamente digeriti e hanno adoperato il materiale prO\·eniente da questo lavoro di assimilazione per ricostituire nuovi tessuti e nuovi organi. Ne è sorto un animale nuovo, su una struttura completamente diversa. J piccoli vermi rosei attendono ora al largo il momento propizio per avvicinarsi alla costa. Non diversq.mente una imbarcazione attende - l'ora conveniente all'approdo. ~•la l'ora propizia per le creature rlgionevoli non è la stessa per quelle che noi chiamiamo irragionevoli. Le piccole anguille in formazione scelgono le burrascose notti primaverili, quando il contrasto dei venti è più uraganico, per precipitarsi in massa verso gli estuari dei fiumi. .E: il momento che i nostri pescatori di Comacchio chiamano della « montata >. Le an~uillc neonate, che sono allora pescate, sono adoperate per ripopolare stagni e laghi dove, mancando le comunicazioni con ì'acqua salsa del mare, non possono riprodursi. Esse sono fra noi chiamate cieche. Sulle coste francesi della Charcnte o della Gironda sono chiamate ciuelles o piballes. Ne occorrono duemila circa per fare un chilogramma. ma sono molto ricercate dai ghiottoni sui mercati francesi e spagnuoli. Sono, del resto, appena anguille a metà. ~anca una nuova metamorfosi. La pelle di queste cieche si copre un po' più tardi di pigmento verde carico. Il loro corpo si allunga. [ loro movimenti si fanno più rapidi e snodati. Le loro pinne natatorie si sviluppano. Tutti i loro organi, in una parola, si modificano di nuovo. Ora sono veramente anguille. Non hanno da fare altro che crescere e arrotondarsi. IL VIAGGIO DI NOZZE Hanno impiegato non meno di tre anni, da quando nacquero come uova deposte nel fondo marino delle isole Bermude, per giungere a questa loro maturità di conformazione organica. Non si deve credere che siano giunte alla fine della loro sorprendente odissea. Sono appena alla metà. Sono ancora infanti che si avviano alla loro crescita, e alla loro adolescenza, in acqua dolce. Quando là avcanno raggiunto l'età adul~a1 ripartiranno per l'ultimo viaggio, culmi• nante nell'accoppiamento e nella inseparabile morte. La folla immensa di piccole anguille che si assiepa ancora nell'estuario dei fiumi si divide nettamente in due gruppi. Il primo si arresta negli stagni e negli acquitrini del litorale. Le anguille di questo gruppo si sviluppa• no e nel giro di cinque o sei anni raggiungono la rispettabile misura di cinquanta centimetri. Sono destinate a divenire maschi. Ma nulla lo dimostra all'apparenza. L'altro gruopo, in• vece, continua a risalire la corrente del fiume e si suddivide in una quantità di ramificazioni, che si disperdono nei fiumi minori, nei ruscelli, nelle acque stagnanti, nell'interno dei paesi, spesso a grandissime distanze dal mare. In capo a sei anni queste anguille in• quiete e ardimentose hanno raggiun• to uno sviluppo considerevole : fino ad un metro. La loro mobile instabilità era un eccellente presentimento del ~ro sesso : saranno le anguille fcm• mine. Si fanno notare per la loro voracità. O~ni preda animale è buona per loro. L ultimo anno, specialmente, deìla loro permanenza in acque dolci è contrassegnato da un appetito formidabile. Se ne comprende la ragione. Nulla in natura è senza scopo. Le anguille che hanno faticosamente risalito i corsi fluviali stanno accumulando nei loro tessuti riserve di grasso. Questo grasso è destinato a due fini : la formazione delle uova e l'appresta• mento della energia necessaria al compimento dell'ultima metamorfosi e dell'ultimo vìaggio. Sarà il viaggio di nozze e in pari tempo la corsa alla morte. Durante gli ultimi mesi del loro soggiorno in acqua dolce le anguille subiscono ancora una volta una trasformazione profonda. Il loro addome, fino allora verde bronzeo, diviene bianco. Di qui deriva il loro nome di anguille «argentate>, con cui sono designate sui mercati 1 dove abbondano in autunno. I loro occhi si ingrandiscono e assumono i connotati salienti dei pesci delle grandi profondità marine. Le loro pinne natatorie cambiano di forma e si sviluppano. Si tratta di un indice certissimo di un genere di vita più attivo. I loro organi ~iproduttivi si fanno appariscenti. Siamo al culmine dell'esistenza. Le anguille femmine cominciano allora ad abbandonare gli stagni e i ruscelli . .E: il tempo che i pescatori di Comacchio chiamano della « calata >. Se ne trovano perfino disperse nei campi, simili a biscie, alla ricerca di un canale qualsiasi, che le conduca al fiume più vicino. Scendono i fiumi e sfociano al rnare, spesso a gruppi considerevoli. Giunta ,sulla costa, la proces'lione delle femmine incontra, agli estuari 1 i maschi in attesa. Da cinque anni essi non hanno abbandonato quei paraggi 1 in aspettativa fiduciosa si direbbe, delle future compagne d1 viaggio e di imeneo. I due raggi:uppamenti si uniscono e partono d1 conserva per l'alto mare, nuotand? alle• gramente, sfiorando la superficie dell'abisso o fendendo le acque profonde. Qualunque sia il punto di provenienza, o le foci dei corsi d'acqua marocchini o norvegesi o quelle del Mediterraneo o dell'Europa centrale, tutto questo sterminato esercito di anguille converge verso un'unica mèta: la zona sud-occidentale delle isole Bermude, al di là del mare dei Sargassi, donde era partita. IL GRANDE CICLO 11 viaggio richiede da sei a o~to :ncsi di tempo. Ma questa volta 11v1ag- §io delle anguille è il tripudio delI amore e della mo~te. Lun~o. il. cammino le glandole nproduttnc1 s1 sono sviluppa.te a spese delle pingui riserve di grasso. Non mangiano. Non hanno altra preoccupazione che quella di. ac• coppiarsi. Quando giungono a destinazione, le femmine depongono le uova e mùoiono esaurite, forse subito dopo. Non è stata mai catturata un'anguilla che avesse deposto le uova. Le uova dal canto loro si aprono e ne esce la· larva. I 1 ciclo ricomincia, con i suoi dieci anni ·matematici di durata, e i dvdici inilJ chilometi-i di percorso fra andata e ritorno. ~on è finito così il romanzo mondiale delle anguille. Perché le anguille non sono del medesimo tipo anatomico. Agli Stati Uniti e al Canadà si pe• sca in tutti i corsi d'acqua tributari dcli' Atlantico un'anguilla (anguilla rostrata) che a prima vista non si differenzia da quella europea (anguilla vulgans). Gli esperti hanno invece riscon• trato differenze notevoli fra l'una e l'altra, specialmente nel numero delle vertebre. Entrambe le specie si moltiplicano e si riproducono per mezzo di larve leptocefale. Ma dove mai l'anguilla americana andava a rintanarsi al momento della fecondazione? Lo Schmidt ha risposto anche a questo. Egli aveva osservato che nel mare dei Sargassi si catturavano due specie di leptocefali misti, differenti nel numero delle vertebre. Seguendo di tappa in tappa il cammino delle larve mi• nutissime dell'anguilla americana, il luogo di origine è stato alla fine scoperto. Esso è un po' più a sud e ad ovest delle isole Bermude, più vicino alla costa degli Stati Uniti. Ma an• che qui sì tratta di una cavità profonda dcli' Atlantico, la quale presenta ie medesime condizioni dell'altra. Le metamorfosi dell'anguilla ameri• cana non sono, dunque, diverse da quelle dell'anguilla che possiamo chiamare nostrana. Ma naturalmente il ciclo di tali metamorfosi si compie più rapidamente, perché la larva nasce non molto lontano dal continente a• mericano e il suo viaggio non dura più di un anno. Dopo di che passa negli stadi successivi e, fatta adulta, pe: netra nei fiun;ii americani. Ma ci si pu0 domandare : perché mai le anguille si sobbarcano a viaggi di tale lunghezza per .andare a deporre le uova 1 mentre altri membri della mede• sima famiglia, i gronghi, ad esempio, compiono tragitti molto limitati o addirittura approfittano delle coste, senza spostamenti e senza migrazioni? PRIVILEGIO DI 0OMAccmo f. risultato che solamente le anguille hanno bisogno, per deporre le uova, di condizioni tassativamente specialissime delle acque marine, a cui gli altri pesci sono invece del tutto indifferenti. D'altro canto la loro giovinezza deve fatalmente trascorrere in acqua dolce. f. questa duplice esigenza che spiega e derermina la d\fplice lunga migrazione. Da prima i leptocefali intraprendono il viaggic che porterà l'anguilla adolescente nelle acque dolci. E poi l'anguilla, nutrita e nella pienezza delle forze, dovrà tornare a cercare le fosse abissali nel fondo dell'Atlantico, che assicurino alle uova le indispensahili acque ad alta temperatura e a forte salsedine. Se nei limiti consentiti dalle loro forze le ansuille non trovano queste condizioni riunite insieme, la loro riproduzione è impossibile. e proprio per questa ragione che immensi continenti, come tutto il versante occidentale dcli' America, sono del tutto sprovvisti di anguille. Nella zona americana del Pacifico, infatti, non C• :r.istonocavità in prossimità conveniente. Lo stesso dicasi dcli' Atlantico meridionale. Tutti i fiumi tributari di questo oceano ncll' America del Sud e in Africa fino al Senegal mancano di anguille. Noi siamo invece privilegiati. Le fosse delle Bermude, i venti e la Corrente del Golfo, con.sentono alle nostre acque dolci una popolazione rispettabilis~ima di anguille, che vengono a trascorrere nei nostri fiumi e nei nostn stagni l'epoca preparatoria della pubertà. Anche i nostri cieli si popolano di volatili che fanno del loro viaggio di arrivo il loro corteggio nuziale. P.. un privile~io. li quale però non ci dovrebbe far dimenticare che quando, fra l'ottobre e il . 'atale, i nostri mercati si popolano di anguille di tutte le dimensioni, quella pesca abbondante e gustosa r3ppresenta la lacerazione "iolenta di un meraviglioso ciclo vitale, che, iniziato da. dicci anni al di là dell'Atlantico, stava per conchiudersi in un trionfale viaggio di prolificazione e di rinascita .. GUIDO ZORZ!
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