Omnibus - anno I - n. 27 - 2 ottobre 1937

2 OTTOBRI;1931-XV D ■ N1BUS PAGJNÀ ,5 V 1-:RSO LA PERIFERIA, in un quartiere giardino, c'era b villetta dei gio~ani fratelli Giovanni e Carlo Morro, il primo Ji vent'anni, l'altro di quindici. La vilkll.l 1:r.1. circondata d:. un piccolo ~1ardino, e, benché nel viale da,..anti paS'-3'-.llCromolte automobili, da\'a una 1mpre~sionc di solitudine. Quella sera, una tetra sera del tardo inverno, Carlo si mise in letto senza mangiare perché non si sentiva bene. :'-Jclla camera era acce~a solo una piccola lamp3da, post::i. in un angolo dove Giovanni si sedette a leggere, per tenere comp,tgnia al fratello. li suono intermittente delle auto che passavano nel viale non bastava a diminuire il grande silenzio. La piccola casa era entrata oramai nella notte. .\ un tratto, uscito dal torpore, Carlo dom:rndò al fratello : « Dl, Giovanni, è stata chiusa la porta?>. « L'ha chiusa la Ylaria poco fa », disse il fratello, « ho sentito che l'ha ,prang:ua anche dall'interno •· e Giovanni •, insistette Carlo dopo un lungo silenzio, e fammi il piacere, \',t a vedere se è chiusa la porta, sento come una corrente d'aria >. Diceva così per trovare una scusa. ln realtà, l'aria nella camera era completamente stagnante. Eppure il ragazzo aveva una strana impressione, come se la porta fosse rimasta aperta. e È chiusa, ti dico>, ripeté Giovanni, e ma ._e non è che per questo, \·ado a vedere >. Il giovane si alzò, uscì dalla camera e si udirono poi i suoi passi nella stanza accanto, incerti finché non scattò l'interruttore della luce. Poco dopo, dall'anticamera, giunse il caratteristico rumore della porta che veniva ,prangata. Carlo, inquieto, si alzò a s:.- dere sul letto. e Hai visto che era aperta? Hai vino? > gridò il ragazzo prima ancora che il fratello rientrasse nella stanza. « ~on ~• capire>, disse Giovanni che non sembrava affatto impressionato, e :\ifaria dice di averla· chiusa alle sette e mezzo, eppure l'ho trovata aperta >. e E tu credi che non l'abbia chiusa? >. e :\,fa certo che non l'ha chiusa. Vuoi che siano entrati dei ladri? L'ha dimenticata aperta quando è venuto il lattaio, e adesso cerca una scusa. ~!a figurati ... •· Il ragazzo si distese nuovamente tra le coperte e Giovanni riprese a leggere il libro. Tutto nella casa pareva quieto e rassicurante. e Dì, Giovanni >, fece ancora il ragazzo, che andava rivoltandosi sul letto. e Ma non ci poteva essere qualcuno?•· < Qualcuno dove?>, rispose Giovan• ni distratto. < ~1a alla porta! .\1"onpuò essere sta to qualcuno ad aprirla? >. e Chi c'è?• domandò, per istintiva precauzione, e si stupì udendo uscire dalla sua bocca una voce stranamente fioca. ::'\'cssuno rispose. e: Chi c'è?> ripeté dopo qualche secondo. ).,(a ancora silenzio. Allora fece scorrere il catenaccio e tirò indietro un9 dei due sportelli. e Misericordia di Dio! » mormorò Giovanni, attraversato da un lento brivido. Sul pianerottolo, impassibile stava un uomo sconosciuto. Si capiva dall'insieme che era persona di buone condizioni sociali, benché Giovanni non riusci:,.se a concen• trare l'attenzione su alcun particolare del vestito. 11 colore del suo paltò, benché non fosse nero, dava una generica impressione di lutto. Poteva avere una cinquantina d'anni, ma era e Basta, Carlo >1 fece il fratello spa•Azientito. e Calmati, adesso, e cerca di difficile dire, perché il volto senz.1.ru• dormire. Che cosa sono queste stupide ghc pare~a staccato dal tempo. . qorie, Che fi1sazionc ti è venuta ades- >Jon d1Sse una parola, e con gelida ~ pe; la porta?>. A_e~ma. fe~e atto di entrare. Giovanni Il ragazzo invece non seppe domi- s1 urò indietro e accese la luce, rennar;,i. dendosi perfettamente conto che sa- ,r C'è qualcuno, ti garantisco, c'è rebbe stato inutile resistere. Non che oualcuno çhe vuole entrare! • escla- il visitatore fosse armato o particofl'lò con voce supplichevole. « Fammi larmente robusto. tra così, e non c'era la carità, \'a a vedere!>. nulla da fare. In ogni modo, - Gioe ~a chi vuoi che sia? da dove vuoi vanni lo comprese fin dal primo istan• che venga dentro? Se scassinassero la te, - quell'individuo sarebbe riuscito porta si sentirebbe bene il rumore! De- a entrare. vi avere Ja febbre, ecco cos'è:, ci sono Come Giovanni aveva jmuito immediatamente, l'u)mo, senza levarsi il qui . !o, in fondo... Hai sentito dei paltò, con il cappello in mano, si avpasq · •· viò a lenti passi verso la stanza del e Xo :., fece il ragazzo, e non sono ragazzo. Il fratello maggiore fece per dei passi, ma sento che c'è qualcuno >. correre avanti e prevenire Carlo, ma e Yla dove, ma dove, perdio?>. Gio- l'altro gli fece un piccolo cenno, come \'anni aveva veramente perso la pa- per dire ch'era inutile, che il ragazzo zienza. c;apeva già. 11 ragazzo non rispose, ma apriva e Oh Dio! • mormorò con doloros~ due grandi occhi nella penombra. ra ..segnazione Carlo, disteso nel letto, « Dove vuoi che sia? Avan"ti, dillo quando vide entrare lo sconosciuto. tu1 che vado ancora a vedere!• in- :'\on disse altro e abbandonò la te.sta sistette C:ovanni che cominciava a sul cuscino. \entire il bisogno di tranquillizzare an- L'uomo depose il cappello sul comò, che se ste,c;o. e, in ~ilenzio, straordinariamente come E dietro la porta, che aspetta >, posto, si sedette su una sedia di fianco fece con voce piana il ragazzo. e Die- al letto, donde cominciò a fissare il tro alla porta, lo ~o bene». ragazzo malato. Giovanni balzò in piedi, gettando il Dal suo volto, a prima vista, trasoalibro su un tavolo. e Avanti,., disse in riva un.1 specie di sorriso, ma dopo un tono di scherno, e andiamo a vedere. po' ~i riconosceva un'espressione terLa finirai poi con queste paure da ra- ribilmente 1 ironica. Negli occhi stagnal{azzctta ! >. va una spietata forza maligna. e No, no>, supplicò allora Carlo. Oh, era inutile ribellarsi! 11 ragazzo "' Fammi la carità, non aprire la por- lo guardava con aria dolorosa 1 incatJ. non aprirgli; se lui entra è finita•· pace di reagire, mentre il fratello, in Giovanni non gli diede retta. A passi piedi, appoggiato al comò, osservava irritati. uscì dalla stanza, attraversò, la scena, muto e triste. \Cnza accendere la luce, il salotto, e Quasi per un moto istintivo, a un non acce'}e neppure in anticamera certo punto Giovanni accese la lamprima di spalancare la porta. pada rrntrale, e alla viva luce si acCon il pomolo del catenaccio in ma- corse che l'uomo stava aprendo, teno, rima,c per qualche ic;tante incerto. nendola appo~giata alle ginocchia, una specie di cartella che nc~suno dei due fratelli aveva fino allora notata. Con una delle sue lunghe manii lo sconosciuto trasse fuori dalla cartella un disegno colorato, deponendolo adagio sulle coperte del letto, in modo che il r:lgazzo lo potesse osservare. Il ragazzo vi gettò un'occhiata e cercò di voltare gli occhi da un'altra parte, con un lieve lamento. ~a era. pil1 forte di lui: dopo qualche secondo, attratto irresistibilmente, ricominciò a fisc;are l'orribile foglio. Era un disegno incomprensibile, eppure di perfido fascino. Linee, cu1vc, macchie di colore, schegge di assurde immagini in cui prevalevano figura1.ioni di occhi, si intrecciavano in ridda, e, a osservarli lungamente, si vedevano ruotare gli uni entro gli altri, alzarsi dal letto. Salutandosi al mattino, nessuno dei due fratelli osò accennare per primo alla triste visita della sera prima, e si arrivò così al crepuscolo senza parlarne. Solo quando fu giunta la notte, Giovanni disse : « L'ho chiusa io stasera. sai, la porta. Sta pur sicuro che nessuno può entrare. E tu potrai fare un bel sonno•· e Oh, è inutile! > fece con rassegnazione il ragazzo. e .e inutile chiudere la porta. Se vuol venire entra lo ste~,;o•· e ).,fa non dir sciocchezze! > replicò il fratello cerçando di ridere. Eppure sape\'a anche lui che era proprio così. La notte, comunque, si consumava nella villetta senza che avvenisse nulla di nuovo. Il ragazzo, invece di donni• re1 si faceva via via più animato, al fresco soffio della speranza. Forse nesGLI OLTUU srORZI DI OlU ATLETIOA OHE SOOMPARE di un moto che pareva eterno. Sempre in piedi presso il comò, Giovanni non poteva scorgerlo. lnvece Carlo continuava a fissarlo. Passarono forse quindici minuti, e poi lo sconosciuto trasse dalla cartella un secondo disegno, quasi identico al primo, ma pure completamente diverso, per il più intenso male che ne sprigionava. e Basta, ba.sta!» supplicò allora il ragazzo, esasperato da quel tormento. e Giovanni, mandalo via! •· Lo sconosciuto, accentuando alquanto il suo sorriso mellifluo, si volse verso Giovanni e scosse il capo a esprimere compatimento, come se soltanto il fratello maggiore lo potesse comprendere. Non scuoteva il capo come fanno di solito gli uomini, bensì con un meccanico dondolio lentissimo. Giovanni non mosse ciglio, .paralizzato dalla pena di non poter aiutare il fratello. Era evidente che il ragazzo soffriva. Si rivoltava febbrilmente nel letto, con gli sguardi fhsi sui disegni e talora negli occhi del visitatore. Circa due ore passarono così nel silenzio, solcato solo dai gemiti del ragazzo. Poi Carlo cominciò .id assopirsi, con alterne riprese di agitazione. Lo sconosciuto, - nel frattempo Giovanni aveva spento la luce centrale, - riprese i suoi disegni (Giovanni con stupore non rimcì a distinguere che due fogli di carta ifnmacolata) e tutto il suo atteg~iamento assunse grado a grado la csprec;sione llell'uomo che sta per partire. Alle tre di notte, il ragazzo cadde in un sonno torbido. L'uomo <iialzò con immutabile flemma e sc-ivolòfuori dalla ~tam-a, ,;comparendo 111•! buio. Anche il giorno do~n ...:arlo non potè suno sarebbe venuto quella notte e neppure la notte dopo, e forse per sempre. ]! ragazzo ci pensava e immaginava i giorni avvenire, la scuola, il sole, la primavera, tutto un mondo felice. A poco a poco si addormentò dolcemente. :\,(a Giovanni restò sveglio a leggere, non sentendosi affatto tranquillo. Attra\'erso le fessure delle persiane scorgeva ogni tanto le ombre delle piante, in giardino, agitarsi, sebbene non soffiasse il vento. Dalle altre stanze, con la voce degli orologi, giungevano in• soliti scricchiolii. E per due volte si udì come un secco scatto metallico, di origine inesplicabile. Giovanni leggeva una storia d'amore, ma non riusciva a staccare la sua mente da quella stanza. Sul viale passavano a grande velocità automobili sempre più rare, il rombo della città si affievoliva nel sonno, passi solitari risuonavano ogni tanto sulla via, e il cuore di Giovanni cominciava a battere forte. Anche lui già si lasciava invadere dalla sonnolenza quando sentì, oh Dio, sentì, con una precisione che non ammetteva speranza, come la porta della stanza· lievemente si aprisse. Si voltò, rassegnato, e lo vide. Con la metodic:tà della sera. prima, l'uomo depose il cappello sul comò e si sedette al fianco del letto. e Per fortuna ,., pensò il fratello, e Carlo dormiva e non se ne sarebbe accorto >. .\la l'uoITlo si chinò premurosamente verso il ragaizo e gli toccò, gli sfiorò, anzi, la testa con una mano. Carlo ebbe un sussulto, spalancò gli occhi, mandò un lungo lamento. :\llora lo sconosciuto parlò, con voce inde~crivibile. e Tutti dormono >, dis""" scandendo le sillabe soavemente. " tutti dormono adesso. )folle ca._, vicine tutti sono addorment:ui, e nell'mtera città ... an• che tuo fratello>, aggiume dopo una pau~a, e non era vero, ma Carlo nella penombra non pote"a scorgere il fratello. in piedi, con le spalle appoggiate a un muro. e Tutti dormono ... >1 ripeteva ossessionante, e tutti hanno la possibilità di riposare, tutti dormono, t\l tt i dormono ... >. Qui lacque e ritornò il grande silenzio. Carlo fu ripreso dal sonno. e Fuori che te ... > proseguì a voce alta il maledetto, toccando di nuovo il ragazw e facendolo risvegliare. e Tutti donnono, dormono, dormono... > andò avanti poi a mormorare lo ~conosciuto come una litania. E appena Carlo accennava a chiudere gli occhi, lo toccava perché non dormisse. Lo tOCCa\'acon un gesto straordinariamente gentile, calcolato con precisione matematica. E « Fuori che te >, ripeteva. « Tutti dormono eccetto me>, pensava il ragazzo, « e questo sarà anche domani sera, anche dopodomani, sempre?•· Un sommesso singhiozzo disperato risuonava nella stanza. Giovanni, immobile, taceva, nell' impossibilità di far nulla per il fratello. « A che ora verrà stasera? :, doman• dava Carlo dal letto, oramai senza più angoscia, ma solo con amara rassegnazione. Erano passati ormai quindici giorni dalla prima visita dello sconosciuto, e ogni notte regolarmente egli era tornato. Una sera Giovanni lo aveva trovato seduto in attesa, nel buio, :,.ulla cassapanca in anticamera, un'altra volta lo aveva sentito passeggiar a lungo su e giù per il viale prima di entrare, ma in genere egli scivolava den1ro alla camera senza fare annunciare da alcun segno la sua imminente venuta. Ancora una volta i due fratelli lo aspettavano. Erano già ·suonate le nove. La lampada era accesa nell'angolo, la storia d'amore era già stata finita, e Giovanni stava leggendo un nuovo libro che parlava di antiche guerre. « A che ora verrà stasera? > domandava dal letto Carlo, consunto ormai dalla pena. · « Vedrai che stasera non viene>, faceva Giovanni per consolarlo. e Già ieri notte si è fermato poco. Vedrai che tutto è: passato. Domani starai meglio». Quante volte aveva ripetuto queste buone parole. Quante volte invano! .\lentre tutte le altre case della città a una certa ora parevano addormentarsi, e le finestre si spegnevano ad una ad una, e i sogni si spargevano nei mille appart.lmenti a cdnsolarc gli uomini af• f.u1cati, nena villetta si insinuava il crudele incanto. « Dici sempre così >, replicava Carlo, -i: dici sempre così e poi lui viene lo ste~..o. Oh, mamma! > e si lasciava prendere dai singhiozzi mentre Giovanni sentiva smangiar:i;i il cuore. « Sta quieto :.1 provava allora il fratello maggiore con ahre parole, e sta quieto e non pensarci. Anche lui finirà per stancar,;i. Xon bisogna pensarci, ecco, come se non fosse mai venuto ... ». t:: Giovanni! > gridava improvvU.amente il ragazzo, preso da una folle agitazione. e Giovanni, guarda quell'ombra! C'è qualcuno in giardino! F. lui che viene, ti dico!>. e ).•fa càlmati, per carità »1 pregava il fratello. « .'\Toncapisci che è il \'ento-~ :\'on senti il rumore? C'è la tramontana, che pona bel tempo•· e Oh, non è vero >, diceva il ragazzo ripiombato nel solito abbattimento, e la sua voce era vuota di vita. « Il vento fo un altro rumore, lo so bene, il ven• to non fa muovere così le piante ... E poi non senti >, riprendeva con nuova agitazione, e non senti quei passi sull.t ghiaia? •· « E: una fissazione la tua! > diceva Giovanni. e Io non sento pa~si 1 ti giuro. Sarà stato qualche topo, ecco. Lo sai quanti ce ne sono in giardino ... >. e Cc n'erano, adesso non ce ne s(mo più. Il gatto li ha distrutti ... Era pro• prio il passo di un uomo >. Tacque per qualche istante, poi ~i alzò di scatto a sedere sul letto, piegc', la testa da un lato, tendendo le orcc• chie. « Eccolo, eccolo! > esclamò . Dall'anticamera infatti un passo umano si avvicinava, risuonando nena sul pavimento di legno. Rispetto alle ~ere precedenti era però insolita.mente veloce. L'ultima sper~nza fuggì e la porta si aprì lentamente. e .\,fa è la Maria! :, gridò Giovanni, con un impeto di sollievo1 scorgendo !a testa della cameriera che si affacciava a :obirciare. e Dio sia benedetto! •· Parve :ti due fratelli di aver così guadagnato una specie di tregua. L'incubo subiva un rinvio. Ma per quanto ancora? Il ticchettìo degli orologi scandiva il procedere della notte, così faticoso nelle case rlella città. Un cuscino gettato per terra, un giornale piegato sul tavolo. la lampada centrale spenta, i libri allineati nello scaffale, tutto già navigava nel sonno. Giovanni leggeva, alza.odo ogni tanto gli occhi a salutare il fratellino, che lo guardava pen:,.osamente. Ogni tanto lo afferrava la tentazione di voltare gli sguardi alla porta, che gli pareva lì lì per aprirsi, pure si dominava, per paura di allarmare il ra• gazro. Passarono le undici 1 le undici e mezza, e ancora non veniva nessuno. Da quakhe chiesa lontana giungevano ma. linconiche le ore. A poco a poco, nella fonda notte, si ridestò debole la speranza. e E quasi mezzanotte >, diceva Carlo, che sentiva il bisogno di illudersi. e Non è mai venuto così tardi. Se almeno stanotte si fermasse poco ... •· e Vedrai che non viene. Ormai l'ora brutta è passata >, ripeteva Giovanni,. per tranquillizzarlo. Dice\'a così, ma era lui il primo a non crederci. Giovanni non ,;i faceva davvero illusioni e gii. sentiva, pur non spiegandosi come, che lo sconosciuto era vicino. Suonò mezzanotte e Giovan""· · iardò il fratello. Con la testa arrovesciata sul guanciale, il ragazzo :,.i era finalm~nte assopito e un sorriso innocente vagava sul volto. Proprio aàesso era disceso nei gorghi del sonno, proprio adesso che lo sconosciuto stava per entrare. Sì. Oramai Giovanni era sicuro che l'uomo si trovasse nell'interno della casa. Al di là delle pareti della camera ne percepiva la presenza. Oh, quanto era assurdo sperare! Alzandosi dalla poltrona, con infinite precauzioni per non far rumore, Giovanni attraversò la stan· za1 socchiuse lentamente la porta del salotto e si affacciò trepidante. Era proprio come aveva sentito. La luce era :,.tata accesa1 e seduto su una sedia stava lo sconosciuto, immobile, in atteggiamento di attesa. Giovanni lo fissò negli occhi, ma gli sguardi dell'altro lo sfuggivano, tesi orizzontalmente e fermi. Restò qualche istante sulla soglia, immaginando che lo sconosciuto si alzasse per andare a tormentare il ragazio. ln\'ece l'odiosa creatura non si mosse di un millimetro. Allora il giovane si ritrasse adagio dalla camera. La porta venne rinchiusa, la serratura fece un piccolo clic, e Carlo per il rumore riemerse dal sonno. « Dove sei stato? > chiese subito con affanno. e Sei andato a vedere di là se è: venuto? Dimmi, l'h3i visto?>. e No•, rispose Giovanni, e: sono andato a prendere un bicchiere d'acqua. :'\on ci pensavo nemmeno, a lui. Or.imai, oramai non viene >. Cn'improvvisa luce di contentezza si diffuse sulla faccia di Carlo. Quanto crudele ingannarlo così, pensò il fratello maggiore e si sedette di nuovo a leggere, senza più u11a parola. Tit tac face\'ano i vecchi orologi della casa, passavano in fila indiana i minuti, Carlo stava riaddormentandosi, un autocarro mugolava lontano. Ma si decideva o no a entrare quel maledetto? Si apriva o non si apriva quella porta? Era ormai giunto, lui, perché dunque aspettare ancora lì fuo··i? Perché illudere fino all1ultin10 il ragazzo? Bisognava tnrnare a vedere, era assolutamente necc!o:-.:rio.Giovanni \j al-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==